- HARRY POTTER -
RAGGI DI SPERANZA
Titolo: Raggi di Speranza (cap. I, part. II)
Autore: Mistress Lay
Categoria: Drammatico, generale
Sottocategoria: Slash, PG 13, AU
Personaggi: Harry Potter,
Draco Malfoy, Tom Riddle, Ron Weasley, Hermione Granger, Tutti...
Pairing: Harry/Draco, Harry/
Tom Riddle etc...
Disclaimer; tutti i personaggi appartengono a J.K. Rowling,
i personaggi nuovi, che escono fuori direttamente dalla mia fantasia malata...
^___^;;;
CAPITOLO SECONDO
HOGWARTS, UN ANNO DOPO
(PART II)
Ufficio del preside Silente.
Davanti alla sua scrivania ci sono due ragazzi sui
diciassette anni, l'uno di statura media, piuttosto magrolino, con indosso
vestiti scuri da mago, capelli castani, occhi nocciola, niente di notevole nel
fisico o nello sguardo, uno come tanti, l'altro completamente diverso, alto più
del castano di almeno due spanne, capelli corvini lunghi, un poco ondulati,
fisico prestante, sorriso strafottente, occhi scurissimi, che non si
dimenticano, che lampeggiano di continuo.
Tom Riddle.
Un nome era uscito dalle labbra di Albus Silente. Più
involontariamente che altro.
Ma lui lo aveva conosciuto quel ragazzo attraente, molto
ricercato, elegante nei modi, ambito, un modello da prendere in considerazione,
quel ragazzo di serpeverde brillante e che aveva contribuito alla consegna
dell'Erede di Serpeverde, quel ragazzo poi divenuto il temuto Lord Voldemort,
l'Oscuro Signore.
La mano corse ovviamente alla bacchetta ma non mosse un
muscolo. I ritratti sibilarono. Lo conoscevano, Tom Orvoloson Riddle, lo
conosceva bene Armando Dippet, suo preside, lo conosceva bene Albus Silente,
suo vecchio professore di Trasfigurazione.
- O forse dovrei dire, preside? - si corresse sarcastico
Tom Riddle.
- Tom Riddle - una constatazione ripetuta dal preside.
Minerva McGranitt si spostò accanto a Silente e lui si
accorse che la professoressa aveva sempre tenuto sotto controllo Riddle con la
bacchetta, sospettosa e scossa.
- Come mai sei qui? - chiese calmo Silente.
Tom si rabbuiò: - Non di certo per una visita di piacere -
e fece cenno al ragazzo castano di intervenire.
I due professori fissarono il ragazzo castano che stava in
disparte accanto a Riddle, lo fissarono sorpresi perchè si erano dimenticati
della sua presenza silenziosa, come se riuscisse ad ammantarsi di nebbia agl
occhi e alla considerazione altrui. Chissà come faceva…
Albus Silente lo guardò con benevolenza, sospetto e
aspettativa.
Ma quello non disse niente, solo gli rivolse uno sguardo
apatico.
Però a quanto pareva l'atteggiamento del ragazzo castano
dava noia a Tom perchè gli diede una spinta leggera al fianco ammonendolo: -
Puoi anche smetterla di fare commedia -
L'altro mostrò un ghigno a Tom e poi rivolse un sorriso ai
due professori a tiro di bacchetta e ai ritratti, che non capivano l’identità
di quello strano ragazzo, chi fosse, che cosa facesse lì.
Un sorriso insignificante che subito viene dimenticato.
Poiché, sotto gli occhi sorpresi di tutti i presenti,
quello sguardo cominciò ad acquistare una nota sempre più eloquente e poco a
poco l’aspetto del ragazzo si trasformò, come una crisalide si trasforma in una
splendida farfalla: si alzò di statura, anche se rimase comunque più basso di
Tom, il fisico divenne da magrolino a prestante, il viso divenne più espressivo
e significativo e quel viso da insignificante si stampò nelle loro menti, così
tanto indimenticabile che mai sarebbe potuto essere scordato...
E videro il suo vero e celato aspetto: gli occhi verde
brillante, profondi, duri, espressivi, capelli corvini un pò ritti e un pò
arruffati e l'inconfondibile cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Lui. Lui che era tornato a Hpogwarts, che era tornato dai
suoi amici, sfuggito dai suoi nemici, vivo e vegeto.
La speranza che tornava sotto forma di ragazzo fuggito e
ritornato.
- Salve a tutti – disse con estrema semplicità.
- Harry Potter - mormorò Silente senza celare la sorpresa
nel tono di voce mentre la professoressa lasciava cadere la bacchetta a terra per
lo stupore, scossa e fremente, e tutti i ritratti, compreso Phineas, sorpresi,
meravigliati, tutti tranne Emilia, sibillina ma compiaciuta che sorrideva
dall'alto del suo scanno, si chinarono guardando in basso.
La professoressa si slanciò in avanti per abbracciare il
ragazzo ma Silente la fermò: - Aspetta, non possiamo sapere se sia veramente
lui -
Tom Riddle scoppiò in una risata fredda: - Certo, chissà
chi avrei portato, vero? -
Silente lo ignorò e si rivolse direttamente a Harry Potter,
un accento duro nella voce: - A chi appartiene la spada dorata che ti è stata
donata dal Cappello Parlante al tuo secondo anno? -
Harry Potter ghignò: - A
Godric Grifondoro -
Silente tirò un sospiro di sollievo, sentendosi inumidire
gli occhi e tolse la sua mano dalla spalla della professoressa, che, avendo
capito che quel ragazzo aveva superato la prova ed era davvero colui che diceva
di essere, lo abbracciò.
- HARRY! -
Harry sorrise e tutti poterono osservare il ritorno
dell'espressione che sempre era dipinta sul viso di quel ragazzo, fuggito e
poi, ritornato. Oh, che strana espressione… quella di un ragazzo profondamente
segnato dalla sua esistenza, dai suoi dolori e dalla sua ricerca di risposte.
Silente lo abbracciò subito dopo che la professoressa
McGranitt lo ebbe lasciato per asciugarsi le lacrime di gioia: - Bentornato,
Harry Potter - disse il preside anziano mentre i ritratti lo fissavano felici,
ammirati, sibillini ma anche sorpresi come Phineas Nigellus.
Tom Riddle guardò Harry stranito: - Hai combattuto con la
spada del fondatore? -
- Guarda caso proprio contro di te -
L'altro non disse altro ma lo guardò male come per
rimproverarlo di non avergliene mai fatta parola o forse per qualche motivo più
oscuro, più misterioso, più importante.
- Harry, Tom, sedetevi, sono sicuro che abbiate entrambi
molte cose da raccontarci - li invitò il professore - Minerva, prego, siediti
anche tu -
I due ragazzi si sedettero sulle comode poltrone di chitz
di fronte alla scrivania del preside mentre la professoressa evocava una
poltroncina accanto ai due e si metteva comoda, apprestandosi ad ascoltare di
ciò che i due volevano parlare, aspettandosi un resoconto dettagliato di
pericoli e nascondigli, della vita da fuggitivo che doveva aver trascorso in
quell’anno da quando il ragazzo era fuggito da casa Dursley.
Tom guardò Harry con aspettativa, chiedendosi che cosa
avrebbe detto e che cosa avrebbe celato e tenuto per sé.
Passare così tanto tempo con lui lo aveva portato a
conoscere la sua natura e parte dei suoi pensieri: sapeva che Harry non avrebbe
tradito il loro segreto, dove erano stati, chi li aveva aiutati, da dove lui,
Tom Riddle, fosse arrivato o, per meglio dire, come aveva fatto a tornare.
Chissà se avrebbe anche omesso come si erano conosciuti, in
quella calda serata di un anno fa quando erano stati in procinto di uccidersi a
vicenda.
Ma c’era anche da dire che Harry non sembrava molto
allettato all'idea di raccontare qualcosa. Anzi, sembrava divertirsi a
giocherellare con la bacchetta in mano, un sorriso strafottente stampato sulle
sue labbra. Forse godeva della situazione – per una volta era lui che
nascondeva qualcosa, per una volta non era lui a chiedere ad altri spiegazioni
che non sarebbero mai arrivate – forse semplicemente aspettava la domanda.
I due suoi professori pensarono di non aver mai visto Harry
così simile al padre, James Potter, quell’espressione divertita, quella posa
arrogante...
Silente spezzò il silenzio creatosi chiedendo se qualcuno
volesse un po' di tea. Tutti rifiutarono ovviamente.
- Allora, Harry -
Harry alzò lo sguardo, stringendo la bacchetta in un pugno.
- Non vuoi raccontarci cos'hai fatto in questo anno? E per
quale motivo Tom Riddle si trova qui, vivo, e con te? -
Harry sospirò ma non disse niente.
Intervenne Tom Riddle, divertito e scocciato: - Ha
trascorso tutto l'anno a non farsi scoprire nè da voi nè dall'Oscuro Signore,
che lo stava disperatamente cercando. E devo dire che il piccolo Potter sa
combattere davvero molto bene... - rise - Chiedi per quale motivo io sia in
questo mondo, Silente, quando ero stato distrutto da Harry Potter nella Camera
dei Segreti dopo che lui ha salvato la piccola rossa? Bè, non te lo dirò -
concluse con voce dura - Ma sappi che io sono vivo, in carne ed ossa e... -
- ... E non vuole uccidermi - concluse per Tom Riddle,
Harry.
Riddle lo fissò, non disse nulla, si appoggiò allo
schienale della poltroncina e si limitò a guardarsi intorno con malevolenza. Non
più almeno.
- Raccontaci, Harry - lo invitò la McGranitt.
Tom sentì che lo stava perdendo.
Harry era tornato nel luogo al quale aveva era sempre
appartenuto, nella sua scuola, dai suoi protettori e amici… quello era il
momento di separarsi, era arrivato il tempo che ognuno prendesse la propria
strada e proseguisse verso il proprio destino.
Destino, che grandissima stupidaggine.
Ma si riscosse.
Lui l'avrebbe seguito anche lì, per impedirgli di cambiare
e dimenticarsi di lui.
Guardò duramente Silente, intento ad ascoltare Harry
parlare, e pensò: "Tu non lo porterai via"
Hogwarts, Anonimo Corridoio
Draco Malfoy stava percorrendo il lungo corridoio delle
armature al quarto piano del maestoso castello di Hogwarts, passando tra i
ritratti addormentati o vuoti e dirigendosi verso il ritratto di fantasma perlaceo
che continuava a camminare su e giù per il ritratto raggiungendo un estremo di
cornice all'altro, chiaramente assorto nei suoi pensieri.
Normalmente, ogni quadro aveva un’incisione sotto la tela,
una piccola mostrina di metallo impiantata nella cornice dov’era scritto il
nome del ritratto ma in questo non c’era nessuna iscrizione, solo il segno di
una mostrina strappata molto tempo addietro, quindi, per Draco Malfoy, era
semplicemente il quadro della sua nuova sala comune, un fantasma senza nome e piuttosto…
strano, oltre che indifferente a qualsiasi cosa e muto nei confronti di tutti.
- Chiaro di luna - declamò.
Il fantasma lo guardò con occhi spiritati e tornò a
camminare avanti e indietro mentre il ritratto si scostava, lasciando passare
il ragazzo biondo.
Draco entrò nella saletta che da un anno a quella parte era
diventata la sua sala comune dove trovò Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode
chine sul divano a parlare, Tiger e Goyle che mangiavano delle Cioccorane e
Blaise Zabini che leggeva un libro di pozioni ma, alla sua entrata, tutti
sospesero le loro attività e si rivolsero a lui.
- Allora? - chiese Pansy concitata.
Draco non rispose subito e si concesse il tempo di sedersi
stancamente su una poltrona accanto al divano occupato dalle due ragazze: -
Niente -
- Come niente? - domandò Millicent.
- Niente - ripetè Malfoy - Il professor Piton ripete
solamente di stare calmi e goderci queste vacanze -
- Calmi? - chiese Blaise, sedendosi accanto a Pansy - Come
si può stare calmi in una situazione del genere? -
Draco alzò le spalle.
- Ma... è successo qualcosa? - chiese perspicace Pansy.
- Tre babbani sono stati uccisi - disse Draco.
- Tre? - era stato Tiger a fare quella domanda ma nessuno
gli rispose nè lui si aspettava che lo facessero.
- E così le morti salgono a quindici - sentenziò Blaise -
Quindici morti in meno di un anno, fantastico -
Draco non lo stava ascoltando.
Stava pensando a suo padre, Lucius Malfoy, anche se lui
ormai non lo definiva tale, anzi.
Più di due anni prima aveva rifiutato il marchio
perentoriamente e non lo rimpiangeva.
Lo aveva fatto per lui stesso, perchè non poteva
considerare genitori un padre che non gli prestava nemmeno attenzione e si
occupava solo del buon nome della famiglia e di servire un Oscuro Signore che
lo costringeva ad uccidere persone innocenti, babbane o no, che adorava vedere
le loro espressioni terrorizzate, che le torturava... durante tutta la sua vita
non si era mai considerato "figlio" quanto più un delizioso
soprammobile da esporre quando più se ne aveva voglia per paragonarlo a stupidi
mezzosangue o babbanofili.
E quando poi era giunto a Hogwarts la goccia che fa
traboccare il vaso: Harry Potter.
Harry Potter che aveva rifiutato la sua amicizia,
disdegnato la sua mano tesa, che era famoso, ricercato, ammirato, preso a
modello, a volte deriso ma sempre circondato da una schiera di amici, di
sostenitori, nel bene e nel male.
Coraggioso, intrepido, audace, fiero come un vero Grifondoro,
onesto e leale come un Tassorosso, che sempre aiutava le persone in difficoltà,
che le salvava anche dalla morte, che sempre si distingueva da tutti, che si
cacciava sempre nei guai.
Lucius Malfoy non poteva sopportare che il proprio figlio
fosse secondo al famoso Harry Potter, pupillo di Silente, il più giovane
cercatore di tutta la storia, che già al suo primo anno di Hogwarts era
famosissimo anche nel Quidditch, che ad ogni partita che partecipava vinceva.
In quegli anni Lucius era stato più severo del solito: mai
lasciarsi superare da Harry Potter o dalla mezzosangue Hermione Granger, la
migliore studentessa di Hogwarts.
Draco così si doveva mostrare odioso, sprezzante, subdolo,
provocatore.
Aveva seguito quel copione di dramma tragico per cinque
anni senza recitarlo fino in fondo, senza volerlo veramente recitare,
lasciandosi trascinare nel turpe turbinio di apatia, di desiderio di compiacere
il padre, di ricercare la sua approvazione nonostante tutto, di seguire la via
più semplice, di non ribellarsi.
Per lui Harry non era un rivale ma una preda ambita.
Si era accorto di amarlo già dal suo primo incontro da
Madama McClan e si era anche accorto di amarlo ogni giorno di più, di essere
geloso di Weasley e della Granger, suoi migliori amici, di Neville Paciock o i
gemelli Weasley, e per anni era stato furioso con le ammiratrici di Harry: con
Ginny Weasley aveva capito che veramente Harry per lui era importante e non
poteva perderlo, poi anche Cho Chang lo aveva fatto così infuriare che nel
solitudine della sua stanza spesso lanciava contro la parete qualsiasi cosa gli
capitasse a tiro, che aveva passato il quinto anno a tiranneggiare quelli del
primo per il solo gusto di sfogarsi...
Per lui Harry era importante e non aveva mai voluto vederlo
morto.
Ma come disobbedire al padre, il rispettabile Lucius
Malfoy, per lui punto insostituibile di riferimento?
La risposta la sapeva.
Non avrebbe mai potuto ribellarsi e il suo destino era
segnato: divenire un nuovo mangiamorte.
Ma al suo quinto anno di scuola aveva visto il palesarsi di
Voldemort e l'arresto dei mangiamorte in particolare di Lucius Malfoy aveva
capito veramente da che parte stare e, anche se non voleva ammetterlo a sè
stesso, ringraziava Harry Potter di aver condannato il padre alla prigione.
Ma lui era fuggito.
Poi, una volta tornato a casa, il padre era stato ancora
più fermo e deciso di iniziarlo a divenire mangiamorte e uccidere Harry Potter,
fargliela finalmente pagare.
E allora aveva capito.
Aveva capito che la vita e la salvezza di Harry Potter era
più importante anche della sua vita, dell'onore della famiglia Malfoy, del
disobbedire a suo padre. Un padre che adesso odiava.
Aveva capito che amava follemente Harry Potter ed era
disposto a tutto per salvarlo.
E poi Draco aveva capito che se rimandava ancora la sua
decisione di ribellarsi non avrebbe più avuto opportunità.
Quindi aveva deciso, nell'estate che precedeva il suo sesto
anno, di dichiararsi a Harry, di parlargli, di fargli capire che per lui era
disposto a rifiutare il marchio e schierarsi dalla sua parte.
E con quei propositi aveva potuto sopportare l'estate e suo
padre.
Ma quell'anno era stato il più terribile.
Harry non c'era.
Era fuggito.
Nessuno sapeva dove fosse, che fine avesse fatto, se fosse
ancora vivo.
E Draco si era sentito morire dentro.
Aveva parlato con Pansy, Millicent, Blaise, Tiger e Goyle
che sapeva essere titubanti ad accettare il marchio e li aveva convinti a
rifiutare l'assoggettamento al Signore Oscuro e passare dalla parte di Silente.
Li aveva rassicurati dicendogli che avrebbe cercato di
convincere Harry Potter delle loro intenzioni perchè sapeva che Harry era una
delle colonne portanti, che era dentro agli affari di Silente, che forse li
avrebbe aiutati e così tutti e sei avevano deciso di comune accordo di
parlargliene sul treno.
Ma lui non c'era.
Avevano trovato nel vagone solitamente occupato dal ragazzo
i suoi amici: Ron, Hermione, Neville, Ginny, Luna... ma di Harry nessuna
traccia.
Quello che avevano ottenuto erano state solo minacce, più
pesanti e orribili del solito, odio e una porta sbattuta così forte da essere
quasi scardinata.
E allora avevano saputo.
Harry aveva visto morire una persona a lui molto cara
nell'incursione nell'Ufficio Misteri, quando era stato di nuovo etichettato un
eroe agli occhi di tutti, e quell'estate, trascorsa dai suoi zii babbani, era
fuggito per non si sa dove e tutti lo stavano cercando, Silente e i suoi da una
parte e dall'altra Voldemort e i suoi seguaci.
E a quei sei serpeverde il mondo era caduto addosso.
Così si erano rivolti al professor Piton che sospettavano
essere un fedele di Silente infiltrato tra i mangiamorte per spiarne le mosse e
avevano cominciato a respirare: erano sotto la protezione di Silente,
dell'Ordine della Fenice.
Ma si erano sbagliati.
Non avevano seriamente considerato il ruolo di Harry
all'interno della scuola.
Avevano scoperto che aveva un ruolo cardine, di armonia tra
le case, era il capo dell'ES, Gruppo di Difesa contro le Arti Oscure che traeva
il suo punto di forza dalla coesione pacifica dai tre diversi dormitori: ma con
la sua fuga Grifondoro era divenuto ancor più altero e odioso nei confronti dei
serpeverde, gli stessi Serpeverde li snobbavano per aver scelto una strada
diversa, i Tassorosso e Corvonero erano dello stesso avviso di Grifondoro dal
momento che i loro "capi" (tra cui anche i prefetti delle case) erano
tutti fedelissimi di Harry e alleati dei Grifondoro.
E così si erano trovati isolati da tutti e la loro unica
speranza non c'era.
Avevano trascorso le vacanze di Natale e estive a Hogwarts,
protetti dai propri genitori, e assegnati in un "appartamento" sotto
la sorveglianza del professor Piton e del ritratto strano del fantasma a
sorvegliare il passaggio.
Ora stavano intraprendendo il loro settimo e ultimo anno.
Si stava preannunciando molto difficile tra le minacce e le
persuasioni dei loro genitori, tra la paura delle derisioni a cui saranno
sottoposti all'inizio dell'anno e Draco soffriva ancor di più perchè Harry
Potter non c'era.
Come poteva sopportare l'agonia?
La notte era formata di incubi raccapriccianti dove sempre
era presente il suo amato ucciso dal padre o sanguinante...
Scosse la testa per allontanare quel pensiero.
- Nessuna notizia di Potter? - chiese Pansy riscuotendolo
dai suoi pensieri.
Draco sospirò stancamente: - No. Sembra essersi dileguato -
- Ma come farà... - intervenne Blaise - In fondo quasi
tutto il mondo magico lo sta cercando... -
Draco non disse nulla. Sentiva solo una stretta allo
stomaco.
- E noi come faremo quest'anno? - chiese con voce querula
Pansy.
Millicent le posò una mano sulla spalla: - Ce la caveremo -
- Non voglio che cominci la scuola - si lamentò Pansy.
"Io voglio che Harry torni..." pensò Draco
ma non disse nulla anche perchè non ce n'era bisogno, tutti avevano capito.
Grimmauld Place numero dodici, periferia di Londra.
Una casa speciale in mezzo a tante altre, una casa di maghi
in mezzo a quelle tante babbane, una casa soggetta ad un viavai assiduo, di
persone stranissime e diversissime tra loro, persone avvolte in strani
mantelli, persone con sospetti vestiti, persone che camminavano a passo spedito
per il vialetto, persone che non suonavano mai il campanello.
L'atmosfera all’interno della casa era sempre la stessa,
tesa, soffocante a volte, con tutte quelle persone che entravano e uscivano per
rinchiudersi in una stanza a parlare, confabulare, ideare piani, e poi a volte
uscivano con circospezione dalla porta, scatenando urli furiosi da un ritratto
malevolo e disgustato, a volte rimanevano e tutti si facevano forza di sembrare
allegri e di buon umore, con un'allegria forzata e ipocrita.
Hermione Granger si sedette sul letto nella piccola
stanzetta assegnatale.
Guardava la busta che aveva tra le mani e che le era
arrivata non meno di una settimana prima: Hogwarts.
Lista dei libri, avvisi, la spilla argentata da Caposcuola.
Sospirò.
E ancora un altro anno scolastico, l'ultimo.
Ma quest'anno non ci sarebbe stato Harry.
Non lo aveva mai creduto capace di fuggire ma sapeva del
profondo affetto che nutriva per Sirius Black, il suo padrino assassinato.
Certo, nell'ultimo anno aveva capito quanto Harry era molto
emotivo ma non avrebbe mai creduto Harry capace di tanto: tanto da fuggire e
non farsi più sentire, di non confidarsi con i suoi migliori amici...
Ripensò al sesto anno: non c'era Harry, alcuni serpeverde
avevano rifiutato il marchio, altri lo avevano accettato, erano stati uccisi
maghi e babbani e in più Silente non ammetteva all'Ordine della Fenice nè lei
nè Ron nè Neville nè Ginny.
Nonostante fossero maggiorenni.
"Quando finirete la scuola..." aveva detto
il preside Silente in un tono che Hermione aveva capito indiscutibile, che
rivelava che non voleva perdere anche loro.
E così non sapevano nulla.
Solo che l'Oscuro Signore e i suoi mangiamorte stavano cercando
Harry per ogni dove, che l'arma contenuta all'Ufficio Misteri, la profezia
sulla distruzione di Voldemort, si era rotta ed era perduta ma sapevano anche
(grazie alle utilissime Orecchie Oblunghe) che Harry sapeva il contenuto della
profezia.
Era per questo che era fuggito?
Perchè non ne aveva parlato con i suoi amici?
Qualcuno bussò leggermente alla porta.
- Avanti -
La porta si aprì ed entrò Ginny Weasley, sua compagna di
stanza, le sorrise brevemente: - Hermione, ci vogliono tutti di sotto -
Hermione si alzò da letto e seguì Ginny giù per le scale
per riunirsi nel salotto dove erano presenti tutti i membri della famiglia
Weasley e altri dell'Ordine della Fenice e non si stupì nel vedere le lacrime
della signora Weasley, così sensibile a tutti gli attacchi che si erano
susseguiti durante quell’ultimo, durissimo, periodo di scontri senza esclusioni
di colpi.
Ma questa volta era diverso.
Hermione l’aveva capito nell’osservare con attenzione le
facce dei presenti, il loro atteggiamento, anche i singhiozzi di Molly Weasley
erano diversi, come pure l’atmosfera, non più satura e impaziente, ma più
serena, immobile, che aspettava qualcosa.
Ed era presente anche il preside Albus Silente, lui si
faceva vedere molto spesso a Grimmauld Place ultimamente ma non si era mai
trattenuto a parlare di argomenti non pertinenti a Voldemort, ai Mangiamorte o
alla ricerca di Harry Potter, andava e veniva, stanco in volto. Rassicurava,
cercava di dare speranze.
Ma quel giorno era là, sorridente come non lo vedeva spesso,
gli occhi azzurri più scintillanti del solito, espressione meno enigmatica e
più consona a un sorriso, meno rughe sul suo viso e un'espressione
indecifrabile sul volto.
Sapeva anche era preoccupato nonostante l’aria lieta che
aveva.
- Che succede? - chiese bruscamente Ron. In quell’estate
era cresciuto di altri tre centimetri ed era più alto persino dei gemelli
Weasley nonostante la differenza di età - Perchè ci volevate qui? -
- Pensavo voleste sapere la bella notizia subito. Harry è
tornato - disse Silente, sorridendo.
Hogwarts
I sei Serpeverde, non appena varcarono la soglia della Sala
Grande per la cena, capirono subito che c'era nell'aria qualcosa di diverso:lo
si capiva non solo dagli insegnati che confabulavano fra loro ma anche dalle
risa e i sorrisi che aleggiavano.
Normalmente la Sala Grande, durante il periodo scolastico,
ospitava i quattro tavoli dei quattro dormitori di Hogwarts e, in un piano
rialzato, il tavolo degli insegnanti, ma nelle vacanze estive i Serpeverde
avevano sempre consumato i loro pasti assieme agli insegnati in un grande e
unico tavolo circolare che ospitava i professori rimasti a Hogwarts e gli
studenti.
I Serpeverde presero posto, e istantaneamente si troncarono
a netto tutte le conversazioni dei professori, ma l’atmosfera rimase, lieve,
quieta.
Draco si sedette accanto al professor Piton, che sembrava
più arcigno che mai: - È successo qualcosa? -
I professori rivolsero uno sguardo a Silente, che si
schiarì la voce e sorrise: - Si può dire di sì -
- È un bella notizia, immagino - intervenne Blaise.
- Dipende dai punti di vista - replicò il professor Piton
con la sua voce bassa.
- Decisamente, Severus - ribattè la professoressa
McGranitt, elargendo un grande sorriso.
- Potreste dircela o no? - Draco si stava alterando.
Silente sospirò: - Quest'anno ci saranno due studenti nuovi
a Hogwarts -
Millicent stava per obiettare che è normale che ci siano
studenti nuovi ma Pansy le diede un calcio da sotto il tavolo per non farle
operare quell'osservazione e disse invece: - Che cosa intende dire? –
- Torneranno a Hogwarts due studenti che credevamo perduti
- rispose sibillino il professor Silente.
Draco Malfoy sentì la rabbia invaderlo: quanto odiava le
frasi a metà del preside!
Le odiava almeno quanto odiava dover chiedere di sapere di
più.
Dentro di sè si sentiva deluso: se fosse stato un unico
studente avrebbe già la risposta… sarebbe tornato finalmente Harry. Ma no, era
certo che l’udito non l’aveva ingannato, aveva detto due, due studenti.
Due studenti.
Chissà chi erano, si stavano chiedendo i sei ex serpeverde.
Ma dal momento che nessuno dei professori si degnò di
rispondere alla domanda sottesa e che continuavano a mangiare e guardare i
studenti con un sorriso felice, decisero di arrischiare la domanda e Blaise
quindi chiese, bruciando di curiosità: - Chi sono? -
- Harry Potter -
Pansy mentre stava bevendo un sorso d'acqua, nel sentire
quel nome, ne spruzzò metà sul tavolo, rischiando il soffocamento, Tiger e
Goyle, che stavano mangiando un dolcetto cominciarono a tossire, Millicent e
Blaise si limitarono a fissarli a bocca aperta. Ma quello che fece più scalpore
fu Draco che abbassò così velocemente il braccio che non si accorse di averlo
appoggiato sulla posata che era nel piatto e sporgeva così la fece volare al
centro del tavolo assieme a metà della sua zuppa.
Ma non vi badò e, con la camicia sul davanti mezza
inzuppata chiese, con voce roca: - HARRY? Harry Potter? –
- Sì, proprio lui - rispose Silente.
I Serpeverde si animarono: e se fosse la fine delle
angherie? Tutto dipendeva dal primo impatto che Potter avesse verso di loro.
Per la prima volta dopo che avevano rinnegato il marchio,
gli studenti mangiarono con inaspettato gusto e anche Draco, che a dir la
verità più che mangiare si cacciava in bocca qualsiasi cosa gli capitasse sotto
le mani, incurante se fosse una costoletta o un tovagliolo, ed era tutto preso
dalle sue considerazione personali sul caso: come dichiararsi? Come farsi
accettare? Come provare la sua fedeltà e devozione agli avversari del padre e
di Voldemort?
Gli altri rivolsero un sacco di domande ai professori, per
di più lasciate in bianco: Quando era arrivato? Come aveva fatto a nascondersi
in quell'anno? Serbando nel cuore pensieri, speranze… quel settimo anno forse
non sarebbe stato peggiore del precedente.
Ma tutto quello che ricevettero fu un: - Vi dirà lui se
vorrà -
E Pansy chiese poi: - Chi è l'altro studente? -
- Lo vedrete presto - disse Silente con un'ombra nello
sguardo azzurro e penetrante.
Draco si sentì pervadere da una strana sensazione, come se
presagisse un guaio all'orizzonte.
Luogo imprecisato
Tom Riddle osservava la figura dormiente del ragazzo che
riposava al chiaro di luna: il corpo che si sollevava per il respiro regolare,
gli occhi chiusi, le labbra semiaperte.
Erano mesi che condividevano la stessa stanza e Tom non si
era mai abituato nel vedere la figura del ragazzo dormiente. Si chiese per
l'ennesima volta se avesse operato la scelta giusta nel volerlo seguire ma
subito dopo si diede dell'idiota: non voleva perderlo.
Ma lui odiava Hogwarts, odiava Silente, odiava l'atmosfera
che regnava in quella scuola, odiava i grifondoro e si supponeva che odiasse
anche Harry James Potter.
No, non era più così…
"Ho smesso di odiarlo tanto tempo fa. Ho smesso di
volerlo morto. E chi lo volesse morto se la dovrà vedere con me. Potrei
combattere anche me stesso... Anzi... lo dovrò fare..." pensò.
Guardò ancora Harry che muoveva e mormorava nel sonno,
agitato e sorrise furbescamente "Una sorpresa..." pensò
reprimendo una risata all'idea che aveva in mente e che il mattino dopo avrebbe
messo in atto.
Aveva solo tutto il giorno dopo per prepararsi per varcare
nuovamente i cancelli di Hogwarts e rivedere tutti quei luoghi che pensava di
aver dimenticato, dove aveva trascorso anni felici, protetto dalle mura,
lontano dal mondo dei babbani, un mondo così odiato, quel mondo a cui
apparteneva il padre, odiato e rinnegato. Le cose non erano poi così cambiate:
non era cambiata l'avversione per il padre Tom Riddle, per i babbani, l'odio
per il professore... anzi, il preside Silente, figura elevata di uomo che
sembrava perfetto, che dava aiuto a chiunque, che dava fiducia a tutti coloro
che gliela chiedevano, che parlava in quella maniera così enigmatica da
risultare irritante, ma preservava anche dentro di sè l'amore per i purosangue,
per gli studi e per quella cosa chiamata orgoglio e ambizione.
Doveva comunque ammettere che entrava ad Hogwarts con un
qualcosa in più, senza quel sentimento che aveva costellato la vita del suo...
alter ego: l'odio per l'ultimo dei Potter.
No, lui non lo odiava.
Ricordava di averlo odiato quando l'ingenua Ginny Weasley
aveva confidato al diario segreto tutta la storia di Harry Potter e le sue
vittorie sull'Oscuro Signore, lo aveva odiato tre anni prima quando era risorto
Voldemort ma aveva cominciato a provare quel sentimento confuso, che non sapeva
bene identificare, come una rabbia mista ad avversione mista a...
Lo aveva provato quando lo aveva conosciuto, un lontano
giorno di quasi un anno prima.
La strada per la comprensione era stata irta di ostacoli ma
entrambi avevano unito di comune accordo le loro forze, avevano tolto le
proprie avversioni e poco a poco avevano scoperto di non odiarsi, permettendo all'altro
di entrare poco a poco nel proprio cuore.
Ed era per quello che Tom Riddle voleva seguire Harry
Potter nel luogo ove risiedeva la persona per lui più odiata: Hogwarts.
Sì, lo avrebbe seguito.
Per adempiere al suo giuramento, per assicurarsi che tutto
vada per il verso giusto, che il Grifondoro non lo dimenticasse e tornasse
quello di un tempo, molto diverso da quello di adesso... ma soprattutto lo
seguiva per il suo giuramento che aveva fatto senza che Harry lo sapesse.
Chiuse gli occhi e si abbandonò al mondo dei sogni.
"Ci rivediamo, Hogwarts..." pensò e, in
fondo, per Hogwarts non c'era quel gran odio.
FINE SECONDO CAPITOLO
CONTINUA...
Mistress Lay
Secondo cap finito! Che dire… non ve lo aspettavate che il
bruno era Harry, eh? ^__^
E… il TERZO capitolo sarà pubblicato moooolto presto!
Wow, non mi aspettavo tutte quelle recensioni alla mia
prima ff!!! Grazie e continuate, mi raccomando!!!
piropiro – Grazissime!!! Continua a farmi
sentire il tuo parere!!! Per quanto riguarda la fine… bè, non la prevedo molto
vicina… spero che non ti spiaccia! ^__^;
Michelle Malfoy – Ho aggiornato quasi subito…
Eccoti il secondo capitolo, che ne pensi?
Bryn – Felice che ti sia piaciuta, spero che questo
capitolo non sfiguri!!!
kristima – Chi è il castano rompicoglioni?
Presto detto: Harry Potter. Sorpresa? Ma non temere… Tom e Harry… ah, non
svelo niente ma ti consiglio di leggere il pairing! ^__-
Carina – Anche io adoro la coppia Harry/Tom in quanto al
castano… bè, soddisfatta la tua curiosità adesso?
Rowan_MayFair – Un altro ragazzo e Tom?
Ummhhh… chissà… ^__- Cmq felice di avere un’assidua commentatrice: spero di non
deludere nessuno!!!!
Un grazie va anche alle persone hanno avuto l’ardire di
leggerla!!!
Commentate, mi raccomando!!!
Lay