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Autore: Chiisana19    26/01/2020    2 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 19 ~ Lies  

 


Tsunade camminava sicura lungo un sentiero sterrato e polveroso. Sakura, che l’affiancava con indosso la sua mantella beige e il cappuccio alzato, osservava distratta gli alberi che le attorniavano. Ormai era da circa tre quarti d’ora che le due avevano intrapreso quell’assurda escursione che la rosa non sapeva neanche dove le avrebbe condotte.

Shizune non si era unita a loro, con la scusa di pulire l’intera casa, in merito alla loro assenza, ma Sakura sapeva che c’era qualcos’altro sotto, lo aveva capito quando aveva scorto lo sguardo serio delle due donne che si erano scambiate prima di salutarsi.

Tutte le verità scoperte sul passato di suo padre e della sua terra natia l’avevano completamente scombussolata, soprattutto la vera identità di Tsunade. A quanto pare il Re si era dimostrato un uomo dalla mente chiusa e ristretta, intenzionato ad ascoltare solo e soltanto il suo ego. Dire che Sakura era rimasta ferita da tale comportamento era poco.

Com’era possibile non credere alle parole della propria sorella, sangue del suo sangue? Forse suo padre aveva semplicemente paura di perdere la corona – altro punto a suo sfavore -, ma Tsunade, come da lei detto, non era mai stata interessata ad ottenere quel ruolo, perciò.. perché suo padre aveva agito così? In questo modo aveva ferito non solo degli uomini innocenti, ma anche lei e sua madre, che ha differenza sua non era riuscita a scampare dalla morte.

Infine, aveva constatato che i Ninja che avevano affiancato Tsunade durante la guerra civile erano sicuramente stati i genitori di Neji, Hinata, Ino e Shikamaru, che oramai vivevano nel Paese della Cascata. Era sicuramente così, l’unica cosa che non le tornava però era perché avessero nascosto quella storia ai propri figli. Anche Fugaku e il nonno di Naruto avevano preferito tacere; che ancora una volta ci fosse lo zampino di suo padre? A quel punto non aveva altre opzioni per poter rispondere a quelle domande decisamente troppo ardue.

Posò stanca una mano sulla fronte. Quella giornata stava divenendo sempre più assurda e sperava che finisse presto. I suoi pensieri volarono verso gli amici d’infanzia; chissà se Naruto aveva raggiunto Sasuke, ma soprattutto se fosse riuscito a farlo ragionare. Sasuke sembrava essere rimasto accecato da quelle vicende che li avevano tormentati dal giorno del suo compleanno, senza mai dargli tregua.

Poteva capire il suo stato d’animo, anche se i loro caratteri erano totalmente diversi. Lei tendeva ad accumulare tutto, cercando di nasconderlo da sorrisi e lacrime silenziose, mentre lui da un atteggiamento freddo e risoluto, usando ogni tanto lo sfogo fisico, come aveva attuato quella mattina.

Un leggero rossore ricoprì le sue guance quando ricordò il disagio che era nato tra loro dopo l’episodio della sera precedente. La sua mano andò a sfiorare con leggerezza le labbra, immaginando che a farlo fosse l’Uchiha dagli occhi eterocromi. Da quando aveva capito i suoi reali sentimenti aveva completamente mutato le sue immaginazioni, rendendole molto più appassionate e profonde nei confronti del moro, chiedendosi come sia possibile che l’avesse capito solo in quel momento. Erano nati improvvisamente, oppure erano sempre stati nascosti da qualche parte nel suo cuore? Chissà..

Scosse energicamente la testa cercando, almeno in quel momento, di non pensarci. Alzò leggermente lo sguardo, notando che Tsunade l’aveva distanziata di qualche passo. Si apprestò a raggiungerla e, una volta fatto, decise di parlare, dato che da quando erano partite non vi era mai stata possibilità.

«Manca ancora molto?» domandò con aria stanca.

La donna si voltò sorridente verso di lei «No, siamo arrivate»

Sakura si morse seccata l’interno guancia, dato che quella era classica risposta che veniva rifilata alla gente per farla tacere, peccato che dovette ricredersi quando Tsunade le indicò col dito, oltre alcuni cespugli, un punto preciso.

Aguzzò meglio la vista, lasciando che la donna scansasse alcuni rami che le coprivano la visuale.

Davanti a loro si mostrava un grande villaggio in mezzo alla foresta, circondato da alte e spesse mura a forma circolare. Nella parte Nord era ben visibile un maestoso castello, attorniato da tante altre piccole abitazioni di diverso tipo e colore.

«È bellissima» sibilò rapita, mentre Tsunade la scortò fino alle alte porte completamente spalancate, permettendo ai cittadini di entrare e uscire a loro piacimento.

«Benvenuta a Tanzaku, l’unica città presente nella zona. Viene molto utilizzata dai viaggiatori quado hanno bisogno di un posto per dormire, ma soprattutto per gli amanti del gioco d’azzardo»

Una volta entrate, Sakura si voltò sorpresa verso la donna, che respirava a pieni polmoni l’aria col naso, come se le fosse mancata quella sensazione di civilizzazione.

«Le piace scommettere soldi signorina Tsunade?» domandò ingenua, facendo scappare alla bionda un sorriso canzonatorio.

«E bere contemporaneamente tanto sakè» affermò felice, scrutando attenta le vetrine dei tanti negozi che incontravano lungo la strada.

Una risata divertita sfuggì dalle labbra di Sakura «L’avevo notato» mormorò, guardandosi poi curiosa attorno.

La maggior parte degli abitanti aveva un’aria molto trasandata e rallegrata; sicuramente non erano dei contadini. Alcuni uomini sistemavano delle bancarelle per il mercato, mentre alcuni bambini correvano gioiosamente attorno ad una piccola fontana. Sakura era molto curiosa di conoscere quella particolare città che a primo impatto sembrava molto diversa da Suna – anche se alla fine non l’aveva realmente visitata nella sua completezza. Interessata, osservò alcune donne dai comportamenti lusinghieri, con indosso abiti decisamente provocatori, attirando così i diversi uomini che adocchiavano con i propri occhi le loro manifeste scollature.

Sentì le guance accaldarsi quando uno di questi posò lo sguardo vizioso su di lei e Tsunade, che lo incenerì immediatamente, la trascinò lontano. Raggiunsero una zona più tranquilla, anche se la maggior parte delle locande erano esageratamene adornate da diversi colori e striscioni; sembrava che quella città fosse nel pieno di una grande festa, oppure era semplicemente così.

«Come mai mi ha portata in questo posto?» interpellò, sempre più smarrita.

Tsunade le regalò un altro sorriso eufonico, mostrando addirittura la dentatura perfetta «Prima dobbiamo fare alcune compere»

Senza darle il tempo di replicare, la donna dai lunghi capelli biondi l’afferrò da un braccio, cominciando a trasportarla lungo le vie della città, piena zeppa di persone esaltate.

«Che genere di compere?»

Tsunade lasciò andare il suo arto non appena il numero delle persone diminuì notevolmente, stando comunque al suo fianco «Nulla di particolare»

Continuarono a camminare per diversi minuti e Sakura se ne approfittò per continuare a studiare quel bizzarro capoluogo. Per un attimo si sentì allegra; passeggiare così, di fianco a Tsunade, la spingeva a credere di essere quasi in una semplice situazione di una mamma – o meglio zia - che si godeva la compagnia della propria figlia, per passare un po’ di tempo insieme. Non aveva idea di cosa si provasse ad avere una madre, ma decise comunque di trarre beneficio da quella piacevole sensazione.

Fin dal primo giorno Tsunade si era dimostrata gentile con lei, salvandole addirittura la vita e senza conoscere i reali fatti che aveva spinto lei e i suoi amici di arrivare fin lì. Era una donna forte e cocciuta, ma allo stesso tempo onesta; aveva ragione Shizune.

La rosa di morse appena le labbra, trattenendo il desiderio di stringere il braccio della donna per quanto era felice.. per quanto lei la stava rendendo felice – anche se inconsapevolmente.

Rimase in silenzio per tutto il tempo, fino a quando non vide Tsunade fermarsi di fronte ad uno dei tanti negozi presenti lungo la via. L’edificio era abbastanza consumato e dai colori spenti rispetto agli altri. Sakura notò una piccola insegnata scritta su legno, ma era troppo rovinata per capire cosa vi fosse scritto, inoltre, sembrava di una strana lingua che non conosceva. La vetrina esponeva una serie infinta di articoli diversi: da abiti logori a oggetti per la casa o accessori.

Non appena Tsunade aprì la porta di vetro, seguito subito dopo dal suono di un campanello, Sakura si decise a seguirla silenziosa. Il suo naso si arricciò appena quando percepì l’odore di chiuso misto a polvere e buffa. Non era molto grande e gli oggetti in vendita erano di tutti i tipi.

Tsunade si approssimò con passo sicuro verso il bancone, dove un ragazzo dall’aria annoiata sfogliava una rivista. Non appena notò di sfuggita la loro presenza sbadigliò appena.

«Salve e benvenut..» si bloccò all’istante quando riconobbe la donna che si era avvicinata con un sorriso inquietante verso di lui, poggiando entrambi i gomiti sul ripiano ed evidenziando così il suo sovrabbondante décolleté.

«Ciao Sora»

Sakura osservò che il giovane era più o meno un suo coetaneo. I suoi abiti rispecchiavano perfettamente l’area del negozio, mentre i capelli, di un colore simile al blu scuro, erano tagliati da un caschetto preciso, un pochino più corto rispetto al suo. L’espressione del suo viso era dura, forse per colpa del taglio degli occhi o delle sopracciglia.

«Ancora tu? Non ti sono bastate le ultime minacce che quei tipi ti hanno fatto? So che sono andati a cercarti dopo che te ne sei andata» disse con voce scocciata, poggiando il mento su una mano.

A Sakura piacquero poco i suoi modi scontrosi, a differenza di Tsunade, che non sembrava farci caso. Forse perché lo conosceva ed era semplicemente abituata, visto che lo aveva chiamato addirittura per nome.

«Sì, credo di averli incrociati, ma non sono qui per questo» proferì velocemente divertita, scuotendo appena la mano, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa.
Il ragazzo sbuffò ancora di più, incrociando le braccia «Non mi interessano i tuoi sporchi giochetti, vai a infastidire qualcun altro brutta anziana»

Sakura tentennò immediatamente quando la schiena di Tsunade si irrigidì per colpa di un fremito. Alzò appena una mano per intervenire e dire a quel Sora di essere più gentile, peccato che la donna in sua compagnia l’avesse preceduta, utilizzando un metodo.. decisamente molto più violento.

Un grande tonfo riecheggiò dentro il povero negozio non appena il ragazzo venne letteralmente scaraventato contro il muro solido, creando un’enorme crepa. Sakura sbarrò gli occhi, così come Sora, che iniziò a tremare terrorizzato in direzione di una Tsunade furibonda.

«La mia pazienza ha un limite moccioso. Chi sarebbe un’anziana?!» gridò questa, caricando un pugno nella sua direzione, senza ripensamenti.

Completamente scioccato, Sora alzò le braccia davanti al viso e chiuse gli occhi «V-volevo dire una bella signorina!»

Sobbalzò intimorito quando sentì perfettamente il pugno di Tsunade sfiorare la sua guancia e colpire al posto della sua faccia la parete su cui era stato scagliato, distruggendola ancora di più, come se fosse carta. Sudò freddo quando il volto minaccioso di Tsunade si avvicinò al suo.

«Una bella signorina, eh?» ripeté lei, sospettosa.

Ingoiando rumorosamente il groppo alla gola, Sora annuì energicamente «Sì, sì, sì.. d-davvero graziosa»

Cambiando completamente espressione, la bionda raddrizzò soddisfatta la schiena, scrollandosi di dosso il pulviscolo che aveva cagionato «Bene, vedo che sai fare i dovuti complimenti, bravo. Ora torniamo a noi» disse appagata, tornando dietro il bancone.

Sakura, che era rimasta totalmente scombussolata dalla scena, guardò preoccupata Tsunade, poi Sora, che per rimettersi in piedi aveva posato una mano tremante sopra il ripiano dove pochi minuti prima stava leggendo tranquillamente la sua rivista.

Tsunade, incrociando le braccia, guardò il ragazzino tornato al suo posto leggermente dolorante «Dato che tu sei considerato il migliore informatore e brigante della città volevo semplicemente sapere se l’abitazione dei coniugi scomparsi misteriosamente anni fa fosse ancora intatta»

«E tu mi hai distrutto il negozio solo per sapere questo?!» esclamò irritato, continuando a massaggiarsi la nuca indolenzita per il colpo ricevuto, ma sussultò spaventato quando vide l’espressione della donna divenire nuovamente intimidatoria «C-comunque non è più usufruibile. Hanno provato a metterla in vendita, ma nessuno si è mai offerto, così ora è abbandonata»

Sakura, dato che non capiva bene di cosa stessero parlando, decise di guardarsi un attimo attorno. Sicuramente quel luogo era utilizzato per vendere e ricomprare oggetti usati, dato che la maggior parte di questi erano vecchi e impolverati. I suoi occhi verdi si posarono curiosi su un piccolo scaffale, ornato da alcuni libri.

«Hai la chiave per caso?» domandò intanto Tsunade, ma il giovane negò col capo.

«No. Non sono mai riuscito a procurarmela, ma alcuni miei informatori mi hanno detto che non avevano nulla di valore, quindi ho lasciato perdere»

Tsunade rimase un attimo in silenzio, grattandosi appena il mento col dito smaltato, rivolgendosi poi con spensieratezza «Bene, grazie dell’indicazione» pronunciò allegra, voltandosi successivamente verso la ragazza rimasta alle sue spalle «Tu vuoi qualcosa Sakura?»

La rosa, presa alla sprovvista, sussultò appena, smettendo di leggere i titoli dei libri esposti «Eh? N-no.. sono a posto»

Gli occhi color cioccolato della donna si assottigliarono appena, ma le regalò comunque un sorriso molto più sincero e dolce rispetto a quelli che aveva rivolto a Sora «Ok. Andiamo allora, ma prima, se non ti dispiace, prendo anche questo» aggiunse, rivolgendosi al ragazzo, prendendo una piccola bottiglia di vetro posta lì vicino, contenente del buon sakè.

Il ragazzo boccheggiò «Ma non puo..»

«Ci vediamo!»

Tsunade salutò il commesso, raggiungendo la ragazza e abbracciando le sue spalle minute - che si trovava ancora vicino lo scaffale -, intimandole di raggiungere la soglia che portava all’uscita, facendo nuovamente suonare la campanella.

Una volta fuori, la bionda continuò a trascinarla lontano, fino a raggiungere un piccolo vicolo abbandonato.

«Ecco, tieni» disse allegra, tirando fuori dal suo kimono verde un tomo logoro e intatto.

Sbigottita, Sakura lo prese tra le mani, notando che si trattava del libro che aveva attirato prima la sua attenzione, nel negozio. La sua copertina era di un colore blu scuro, mentre il titolo era ben scritto nella parte centrale: ‘Abilità Magiche: Arti Mediche’.

Rimase statica, a contemplare l’oggetto che le era appena stato donato «Ma come..»

«Ho i miei metodi» ghignò divertita la donna, posando la mano su un fianco e ondeggiando le sue lunghe codine bionde, guardandola poi seriamente «La prossima volta non mentirmi Sakura. Odio le persone che lo fanno»

Sakura trasalì sorpresa, finché le sue gote non si tinsero di imbarazzo «Grazie. Nessuno mi aveva mai fatto un regalo» ammise appagata, offrendole un sorriso che subito dopo divenne un risolino «Anche se tecnicamente l’ha rubato»

Tsunade fece schioccare rumorosamente la lingua sul palato, ruotarono appena gli occhi «Tutto quello che c’è lì dentro è rubato, credimi» borbottò, portando poi i bordi delle labbra carnose verso l’alto, ammorbidendo la sua espressione «Comunque se sei intenzionate a perfezionare le tue doti puoi anche contare su di me»

Sakura la guardò sconcertata, mentre lei alzò leggermente le spalle.

«Ho sempre desiderato avere un allievo»

Sobbalzò meravigliata quando Tsunade avvertì una sottile presa circondare la sua vita, cogliendola di sorpresa. Sakura si era lanciata senza esitazioni su di lei, regalandole un caloroso, quando grato abbraccio, poggiando il capo coperto dal cappuccio sul suo petto.

Il volto della donna diventò paonazzo, non sapendo che fare. Le sue mani indugiarono un attimo, ma poco prima di posarle sulla sua schiena per ricambiare esitante la stretta, la ragazza si staccò da lei, rivelando i suoi occhi licidi, ma il viso sereno.

«Grazie mille» dichiarò compiaciuta, chiudendo gli occhi e piegando appena il viso di lato.

Le braccia della giovane strinsero simultaneamente al petto quel semplice oggetto offerto, divenuto importante quanto speciale – almeno per lei.

«F-forza andiamo» balbettò impacciata la donna, riprendendo a camminare.

Sakura, felice, fece una leggera corsetta per raggiungerla.

«Dove andiamo adesso?» domandò curiosa, tenendosi il tomo ancorato al busto.

Tsunade sospirò appena, serrando gli occhi color nocciola «In un posto che non visito da anni» mormorò, senza guardare la ragazza che la studiava circospetta.

«È lì che spera di trovare le risposte che cerchiamo riguardo alla mia improvvisa guarigione?» domandò curiosa e quando vide la donna annuire appena, sorrise contenta, portando poi l’attenzione sul libro, intenzionata a sfogliarlo un po’.

Tsunade la scrutò con la coda dell’occhio, senza farsi vedere.

“Da una parte.. spero di no”.



**



Anche se a primo impatto non sembrava, Tanzaku era una città notevolmente estesa, forse perché ricca di tante piccole e grandi strade che la faceva sembrare quasi un immenso labirinto. Se fosse stata da sola, Sakura si sarebbe sicuramente persa, Tsunade invece sembrava orientarsi alla perfezione.

La rosa aveva notato che la zona vicino l’entrata delle mura e al grande palazzo, famoso per i viaggiatori che venivano in visita, erano solamente dedicati ai mercati, negozi e svago, mentre la parte Est e Ovest, che era esattamente la direzione che avevano intrapreso – Ovest per essere esatti - era riservata per le abitazioni.

Gli edifici erano molto più piccoli, ma curati, facendo capire a Sakura che l’eccentrico villaggio era particolarmente vivibile, oltre che turistico. Era incredibile come una città, senza l’aiuto e il sostegno di un Re, riuscisse a vivere così agevolmente, prima d’ora non l’aveva mai creduto possibile, ma a quanto pare si era sbagliata.

Ormai il sole era nella fase finale della giornata. Il colore rosso accesso dipingeva con estrema precisione il cielo e le poche nuvole presenti, mentre qualche volatile sopra le loro teste raggiungeva felice il proprio nido lungo il bosco, pronto a fare una bella dormita.

Durante la passeggiata, Tsunade si era fermata ad uno dei tanti chioschi che servivano pietanze calde e deliziose, offrendo a Sakura una copiosa cena che aveva consumato su una panchina. Poteva ritenersi soddisfatta del pasto, peccato che non appena aveva ripreso a camminare, la rosa aveva scorto un ulteriore baracchina che preparava i suoi dolci preferiti. Improvvisamente, la sua pancia si era come svuotata e dopo tante preghiere, Tsunade l’accontentò, dato che non era riuscita a resistere al suo bel faccino implorante.

«Questi Takoyaki sono deliziosi!» esclamò la rosa infervorata, divorando l’ultima pallina zuccherata rimasta, infilzata da uno stecchino di legno.

Buttò dentro un cestino il contenitore di carta ormai vuoto, ma quando tornò al fianco della bionda, notò immediatamente la sua aria smarrita, quasi assente. Insicura, si morse l’interno guancia.

«Signorina Tsunade si sente bene?»

L’interessata sbatté diverse volte le palpebre, come se si fosse improvvisamente svegliata «Sì, andiamo»

Le due imboccarono una delle tante vie presenti, che portavano ad altre abitazioni utilizzate dalle famiglie. Si poteva infatti scorgere i chiarori giallastri che filtravano dalle finestre, dato che la luce stava cominciando a scarseggiare.

Ad un certo punto, Sakura constatò che la sua compagna continuava a camminare dritta e sicura fino ad una vecchia casa, che rispetto alle altre era quasi decaduta. Una parte del tetto era crollato, mentre i muri, che un tempo erano stati sicuramente di un colore più bianco, erano pieni di crepe. Tutte le finestre erano rotte, il giardino smorto e rovinato.

«Sembra abbandonata» ipotizzò Sakura, studiandola curiosa.

Non era molto grande, ma qualcosa le diceva che a suo tempo era stata una casetta davvero confortevole e graziosa. Aggrottò le sopracciglia quando vide Tsunade attraversare il giardino e raggiugere l’uscio di un legno rovinato, mangiato quasi del tutto dalle termiti.

La donna posò una mano sulla maniglia, intenzionata ad aprirla, ma come aveva intuito la trovò chiusa. Esaminò circospetta dietro di lei, controllando che non vi fosse nessuno e, senza un attimo di esitazione, sfondò la porta con una semplice spallata.

«M-ma che sta facendo?»

Sakura sbiancò e istintivamente strinse di più il libro a sé, guardandosi anche lei attorno, sperando che quel fracasso non avesse attirato l’attenzione di qualcuno. Non voleva essere scambiata per una comune ladra.

Tsunade mosse un passo verso l’ingresso, ma prima di entrare del tutto di voltò verso di lei, lasciandole lo spazio necessario per passare «Avanti entra»

La giovane scrutò ancora sconvolta lo sguardo della donna, appurando che era particolarmente serio, proprio come la sua voce.

“Cosa le prende?” pensò scossa, decidendo comunque di addentrarsi.

Una volta fatto, girò su stessa al centro di quello che un tempo, probabilmente, era stato il salotto. Tsunade raggiunse una delle tante finestre, spostando con un movimento veloce le lunghe tende, permettendo così alla luce del tramonto di illuminare l’abitacolo invecchiato.

Sakura arricciò lievemente il nasino, per cercare di trattenere uno starnuto causato dall’eccessiva polvere presente, che rispetto al negozio di Sora era decisamente più forte. Notò che gli unici mobili rimasti lì dentro erano un tavolino, sul quale depose il tomo, tre sedie, di cui due erano a terra, e un mobile dall’aria antica, su cui vi erano poggiati alcuni oggetti di abbellimento, rivestiti da polvere e ragnatele, altri invece erano ruzzolati sul pavimento scricchiolante.

«Cosa ci facciamo qui?» domandò improvvisamente la rosa, sempre più smarrita.

«Stamani non ho finito di raccontarti tutta la mia storia Sakura» disse improvvisamente Tsunade, raggiungendo l’unica sedia rimasta in piedi, sedendosi a peso morto.

Per un attimo, Sakura ebbe paura che questa non riuscisse a reggere il suo peso, ma per fortuna non accadde. Indugiò in silenzio, rimasta notevolmente curiosa dalle parole che aveva appena pronunciato la donna.

«Prima di incontrare Shizune e raggiungere questo luogo sono stata aggredita dallo stesso viaggiatore che ha causato tutti i miei problemi, scoprendo che uno dei suoi obbiettivi ero divenuta io» iniziò a raccontare.

Sakura, per rispetto, non disse nulla, continuando ad ascoltarla.

«Voleva ottenere le mie doti mediche che in passato aveva già rubato ai nostri simili. Sono riuscita a difendermi come potevo, ma rimasi comunque gravemente ferita e priva di chakra per riuscire a guarirmi da sola, ma per fortuna riuscì a spingermi fino a questa città.
Nessuno sembrava intenzionato a soccorrermi, ma per fortuna, lungo la strada, incontrai due persone meravigliose, che non esitarono ad aiutarmi. Mi accolsero nella loro piccola casa che condividevano da poco dato che erano recentemente sposati, venendo a scoprire che anche la donna possedeva il chakra curativo, anche se lieve.
Mi donarono per diverso tempo una casa e una famiglia che in poco tempo avevo perso, dimenticando quasi tutte le vicende che mi erano accadute. Finalmente ero di nuovo felice.
Quando poi incontrai Shizune decise di andare a vivere fuori questa città insieme a lei, rimanendo comunque in buoni rapporti con loro»

«Come si chiamavano?» domandò improvvisamente Sakura, bloccando il flusso delle sue parole.

La ragazza aveva usato istintivamente il passato, perché aveva compreso che ormai quella coppia non c’era più, lo capiva dalla sofferenza che fino a quel momento aveva percepito.

«Mebuki e Kizashi Haruno» rispose questa, con un lieve sorriso nostalgico.

La rosa, addolorata, raggiunse Tsunade, piegandosi sulle ginocchia e sfilandosi il cappuccio. Posò successivamente le mani delicatamente sulle sue ginocchia, accarezzandole appena, guardandola dal basso verso l’alto. In questo modo poteva scorgere il suo viso contratto dal dolore.

«Perché mi sta raccontando questo?» sussurrò, aspettando che la bionda riprendesse il suo discorso.

Tsunade sospirò rumorosamente «Devi sapere che dopo tanti tentativi, alla fine Mebuki rimase incinta. Chiesi sia a lei che a Kizashi di assisterla durante il parto, dato che avevo già avuto esperienze a Konoha e con loro immensa gioia nacque una bambina.. una bambina dai particolari capelli rosa»

Le dita di Sakura si appigliarono sulle sue gambe. Tsunade non la stava guardando, ma lei non ci fese caso dato che avvertì il suo cuore aumentare pericolosamente i battiti, fino a diventare dolorosi. Il respiro affannato.

«Non li avevo mai visti così felici e ogni tanto venivo a trovarli insieme a Shizune. Dire che mi era affezionata a quelle peste è poco. Un giorno però, il viaggiatore tornò.. e non era solo.
Erano tornati per me e Mebuki, così li aiutai a scappare, dato che a differenza mia non avevano mai imparato l’arte del combattimento e per lunghi giorni ci siamo spinti oltre le terre dei Re. Io persi le loro tracce quando siamo riusciti a raggiungere il Paese del Vento, cercando di rallentare i nostri inseguitori, ma fallì.
Pensavo comunque che Mebuki e Kizashi fossero riusciti ad allontanarsi abbastanza così ingannai il viaggiatore, interpretando la mia morte, in questo modo mi avrebbe finalmente lasciata in pace. Decisi comunque di andare a cercare i miei amici, ma..»

La voce di Tsunade si incrinò. Sakura vide due gocce salate cadere dal suo viso rimasto tutto il tempo chinato, e una di queste bagnò la sua mano. Anche i suoi occhi ormai erano divenuti lucidi.

«Ricordo che era notte quando raggiunsi il Paese del Fuoco, trovando nel cuore della Foresta i cadaveri di alcuni nostri inseguitori e in mezzo a loro anche quelli di Mebuki, Kazashi e.. della loro bambina. Fui costretta ad allontanarmi e lasciarli lì perché la rabbia e il dolore che avevo provato mi spinsero a sfogare come mio solito la mia notevole forza, attirando così l’attenzione di alcuni passanti.
Dopo quell’episodio sono tornata qui, emotivamente persa e distrutta. Forse sarei anche morta se non ci fosse stata Shizune, che all’epoca era solo una ragazzina di quindici anni, ma molto più sveglia e matura di me»

Non era psicologicamente pronta ad affrontare tutto quello. Il suo cuore, la sua testa, la pancia, le braccia, le gambe, sembravano pronte e scoppiare o cedere da un momento all’altro. Voleva comunque mantenere la calma, cercando di controllare quelle stesse emozioni che le stavano continuamente martellando con rabbia dentro il cervello, spingendola ad uscire immediatamente da quella casa sporca e consumata, divenuta improvvisamente troppo stretta e priva di aria di quanto già non fosse.

Le sue ginocchia riuscirono per miracolo a reggere il suo corpo, divenuto esageratamente pesante, lasciando da sola Tsunade ad affrontare quei ricordi. Ad ogni passo, il pavimento scricchiolava, ma lei continuava a camminare senza una meta precisa, non sapendo neanche che cosa stesse realmente facendo.

Continuava a negare quella realtà che era entrata prepotentemente dentro di lei, sperando che tutto quello fosse un semplice quanto madornale errore.

I suoi occhi scattarono spaventati verso il basso quando sentì il suo piede calpestare qualcosa e un fastidioso rumore di un vetro che si sgretolava la costrinse ad abbassarsi ai piedi del mobile. Prese tra le mani la piccola cornice ovale scura rivolta verso il pavimento, scoprendo che questa conteneva una piccola fotografia. La liberò dal suo contenitore, scrutando i tre protagonisti della carta istantanea.

«Questo è Kizashi» sussurrò appena, osservando l’uomo robusto e sorridente.

«Questa è Mebuki» continuò, accarezzando delicatamente con i polpastrelli il volto della donna bionda che veniva abbracciata dal compagno.

La voce le tremava «M-mentre lei..»

Chiuse gli occhi, permettendo ad alcune lacrime di uscire con violenza dagli occhi divenuti gonfi e rossi, rendendo il suo viso simile ad un quadro malinconico. Sentiva che l’oscurità la stava pian piano inghiottendo, mentre osservava con la vista offuscata quella bimba di circa tre anni spensierata e in braccio alla propria madre. Un fiocco rosso legato sulla sua testa lodava ancora di più i suoi particolari capelli rosa e, rapidamente, altre gocce salate uscirono senza che lei volesse davvero fermarle.

Perché quella bambina doveva assomigliare particolarmente a lei?

«Hai gli stessi occhi di tua madre»

Sakura trattenne un singhiozzo, cercando di non badare al mormorio di Tsunade che si era alzata, ma senza raggiungerla, forse per darle lo spazio necessario per affrontare da sola quella sofferente verità.

Ma lei non voleva crederci.

«N-no.. non.. non è vero»

Non riusciva neppure a parlare. La sua testa non era neanche in grado di esternare un discorso sensato da quanto era confusa, oppure perché semplicemente non era possibile crearne uno.

«Sakura..»

«Non sono io!» tuonò infine, voltandosi verso la donna, sprigionando tutta la rabbia che provava.

Tsunade, notevolmente esitante, tentò di avvicinarsi con passi lenti e rassicuranti «So che è difficile. Anch’io ho ancora molti dubbi, ma le coincidenze sono così palesi» mormorò addolorata.

Sakura negò violentemente col capo, permettendo così ai ciuffi di quella dannata chioma rosata di spettinarsi appena.

«Pensaci: quando hai battuto la testa avevi sei anni, la stessa età della figlia di Mebuki e Kizashi quando cercammo di scappare. I tuoi capelli rosa li riconoscerei ovunque, ma soprattutto.. sei riuscita a guarire dal veleno perché in realtà non l’hai mai avuto! Non sei mai stata la figlia di mio fratello!»

Il volto sconvolto dalla delusione e dal dolore aveva preso il posto di quello che era solita rivolgere ad altrui, anche quanto le cose andavano male, ma stavolta non ci riusciva; non era umanamente possibile. I due piccoli smeraldi, sempre accesi e brillanti pronti a regalare un poco di conforto o amore, erano feriti a sangue da una verità che non era pronta ad accettare in nessun modo.

«Smettila» mormorò infine, con fievole voce.

Le mani andarono a pressare le tempie, incuranti di stropicciare quella piccola immagine che raffigurava un tempo una famiglia unita e felice.

«Hai detto che la bambina era morta..»

Tsunade annuì appena, ma anche stavolta aveva la risposta pronta «Si è vero, ma a quanto pare tu possedevi già il chakra curativo, ed è stato quello che ti ha salvata» spiegò con voce talmente sicura che le testa di Sakura tornò a pulsare violentemente «Forse quella stessa notte qualcuno ti ha soccorso e Nawaki ha voluto tenerti come sua figlia»

Era troppo, non riusciva ad ascoltare più niente.

[…] Ecco dove si era cacciato il mio fiorellino! […]

Un padre sempre amorevole, sorridente, che credeva nella pace, ma anche un padre che non aveva mai nascosto i suoi difetti, ma che per tutti i suoi ventuno anni era sempre stato perfetto. Come era riuscito ogni giorno a guardarsi allo specchio e a non provare disgusto per se stesso? Come era riuscito a guardarla ogni giorno negli occhi e ha dirle che l’amava, nonostante lei non fosse realmente quella che credeva?

Perché.

Perché.

Perché.

«Perché..»

Ormai una sola parola martellava nella sua testa.

«Perché ha voluto mentirmi? Tutta la mia vita, il mio destino.. accaduti per una bugia!»

Il Destino è un insieme d'inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale soggetta alla necessità che portano ad una conseguenza finale prestabilita’(*).

Lo aveva letto una volta in un libro, ma quello.. quello non era destino, ma falsità. Una semplice ipocrisia.

Le sue labbra si schiusero, alla ricerca di aria, ma la polvere, l’odore di chiuso e la sensazione di panico non glielo permettevano. Doveva uscire da quel luogo divenuto un piccolo cimitero di ricordi. Corse senza riflettere verso la porta rimasta aperta, sforzando i suoi occhi a focalizzare la strada davanti a lei; non si era neppure accorta di stringere ancora la fotografia e di aver dimenticato sul tavolo il libro che Tsunade le aveva regalato.

«Sakura!» esclamò la donna, prendendo il tomo tra le mani e iniziando un inseguimento impavido.

«Lasciami in pace!»

Il sole era del tutto calato. Le strade erano completamente diverse da come le aveva viste non appena erano giunte in quello strano luogo. Un silenzio spettrale era ricoperto dai frastuoni dei loro passi pensati, che riuscivano a marciare senza difficoltà grazie all’illuminazione di qualche lampione. Il numero delle persone era pressoché assente, sicuramente in casa a godersi un buon pasto caldo e il calore confortevole dei propri cari.

Non aveva idea di come ci fosse riuscita ma, senza alcun senso dell’orientamento, Sakura aveva raggiunto il centro della città ornata dalla fontana, dove alcune ore prima era attorniata da radiosi bambini giocherelloni.

Si fece strada impetuosamente tra le persone che le sbarravano la strada, senza curarsi dei loro sguardi curiosi o scocciati, distogliendo così la loro attenzione dalle divertenti esibizioni che quella sera il villaggio aveva preparato.

Superati gli ultimi ostacoli, Sakura corse decisa in direzione del grande portone, sempre rimasto aperto. Ormai non aveva più fiato. La sua milza chiedeva riposo, mentre le sue guance bruciavano nonostante la presenza dell’aria fredda che continuava a respirare con la bocca; i suoi polmoni si erano quasi congelati.

Continuò comunque la sua corsa quando uscì definitivamente dalla città, seguendo l’unica strada presente che l’avrebbe condotta fin dentro la tetra foresta. In altre circostanze avrebbe esitato ad addentrarsi da sola.

«Sakura fermati, è pericoloso!»

Solo grazie a quel grido disperato Sakura capì che per tutto il tempo, Tsunade aveva mantenuto il suo passo e lei non se ne era neppure accorta. Rallentò notevolmente la sua veloce andatura, fino a fermarla del tutto non appena giunse all’avviamento del bosco.

Iniziò finalmente ad imboccare più aria possibile, lasciando che questa gonfiasse notevolmente il suo petto. Anche la donna si presentava nella sua stessa situazione, restando comunque dietro di lei di qualche passo.

Sakura strinse forte le mani in due pugni stesi lungo i fianchi, questa volta stando attenta a non spiegazzare la fotografia, già di per sé rovinata, mentre altre lacrime amare minacciarono nuovamente di uscire «Tsunade.. lei pensa che odiare mio padr.. Nawaki, mi renda un’egoista?»

Non riusciva ad evitare quest’emozioni dure e cruenti. In tutta la sua vita non le aveva provate per nessuno, neppure per Sasori, che aveva assistito senza battito di ciglia alla morte di Nawaki, o Sasuke, che aveva preferito evitarla e ferirla, piuttosto che mostrarsi vulnerabile di fronte a tutti quegli avvenimenti.

Percepì i passi di Tsunade avvicinarsi, fino a percepire sul suo braccio sinistro lo stesso calore che spargeva il suo corpo accaldato per colpa di quella folle fuga «Sei umana Sakura, come tutti. Sicuramente ti ha amato come se fossi stata la sua reale figlia, ma questo non lo giustifica»

Tenne gli occhi chiusi, anche quanto riconobbe il suo tocco gentile sulla spalla, obbligandola a voltarsi verso di lei «Come ti ho già detto: odio le persone che mentono»

La prima cosa che notò non appena riaprì le sue iridi smeraldine fu il lieve quanto sincero sorriso che abbelliva il volto ben tenuto della donna.

«Se poi lo fanno anche alle persone a cui vogliono più bene, sono i bugiardi della peggior specie»

Sakura lasciò che i pollici della bionda accarezzassero le sue guance, per cancellare ogni traccia umida con gesti piacevolmente materni, facendole scaldare il suo cuore sanguinante.

«So che stai soffrendo e che hai bisogno di tempo per accettare tutto questo, ma ci tengo a dirti che non sarai da sola. Puoi contare su di me e anche su Shizune»

Il suo sguardo verde tremò e, sebbene questo avesse esaurito per un attimo le lacrime, le scapò in ogni caso un singhiozzo. Guardò confusa quella persona che per un attimo aveva creduto una zia, che si era dimostrata sincera e diretta. A differenza di come avrebbero fatto altre persone però, Tsunade non si era messa a difendere a spada tratta suo padre, anzi, lo aveva addirittura insultato, per farle capire che quella era la realtà, ma che alla fin fine, sarebbe riuscita ad accettarla, con o senza il suo aiuto.

Un lieve sorriso spuntò dalle sue labbra arrosate, usando il torso della mano per strofinarsi il naso leggermente gocciolante «A-avrei preferito che quella notte fosse stata lei a salvarmi»

Tsunade le circondò amorevolmente le sue spalle con un braccio, strofinandole appena.

«Qual era il mio vero nome?» sussurrò improvvisamente Sakura, scrutandola con curiosità.

Una leggera risata risalì dalla gola della donna «Non credo che questo sia importante» mormorò nostalgica, ricambiando il suo sguardo «E poi credo che Sakura ti si addica perfettamente»

Sakura sfiorò istintivamente e distratta la sua ciocca rosea, quando la sua visuale fu tappezzata da una copertina blu. Riconoscente, recuperò il libro che Tsunade le aveva appena recapitato, mettendo all’interno della prima pagina la piccola fotografia che aveva fino a quel momento stretto nella sua mano con possessione.

Tsunade l’attirò ancora di più a sé prima di rivolgerle amorevolmente il suo sguardo ambrato «Vieni, torniamo a casa»



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* Wikipedia

Salve a tutti!
Finalmente la verità è venuta fuori! Allora che ne pensate? Immagino che molti di voi si erano già fatti un’idea, ma spero comunque che la storia di Tsunade e i genitori di Sakura, per quanto tragica, sia stata apprezzata. Vorrei precisare che sono una persona insopportabilmente perfettina infatti, per dimostrarvelo, vi consiglio di andare a rileggere il primo capitolo e scoprirete infatti che il convoglio che Nawaki e Fugaku avevano visto erano proprio loro, inoltre, il fracasso che avevano sentito era stata proprio provocato da Tsunade (altro dettaglio presente). Lo so, sono un pazza, ma è più forte di me essere così maledettamente attenta ai dettagli xD
Spero che l’idea di voler dedicare questo capitolo solo a Sakura e Tsunade sia stato apprezzato, ma tranquilli! I nostri Ninja preferiti ritorneranno nel prossimo con tante succose novità, ma soprattutto: Sakura e Sasuke si rivedranno! Chissà come avverrà il loro incontro, soprattutto dopo quello che ha scoperto Sakura..
Me ne approfitto per ringraziare di cuore tutte le persone che continuano a seguire, aggiungere la storie nelle proprie liste, ma soprattutto coloro che trovano il tempo di lasciarmi un commento e rendermi ancora più felice e orgogliosa di questa fanfiction**
Vorrei per di più farvi notare, per chi non l’avesse notato, che finalmente, a distanza di mesi, il fandom mi ha cambiato il Nick, anche se il numero 19 è rimasto lo stesso, per me è intoccabile (e guarda caso questo è il capitolo 19.. se questo non è destino xD)
Vi auguro buona Domenica miei cari lettori! Il prossimo appuntamento si terrà Domenica 9 Febbraio (O Dio, già a Febbraio siamo)! Grazie infinite ancora per essere arrivati fin qui con la vostra benamata pazienza!!
Alla prossima :*

Marti
  
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