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Autore: Greynax    27/01/2020    3 recensioni
Una torta al lampone, uno scoppio di magia infantile e un tentativo di cena in famiglia (allargata). A volte c'è un po' di successo anche nel fallimento più catastrofico.
Storia partecipante a "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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lampone
«Non è andata poi così male» osservò Dudley, ripulendosi con una certa flemma il viso dai frammenti di torta al lampone che l'avevano raggiunto, dopo l'esplosione improvvisa del dolce. Harry aprì bocca, con un epiteto poco grazioso sulla punta della lingua - ma serrò subito i denti, vittima di un dubbio atroce. Era una battuta? Big D - sempre più "big", ora che col matrimonio e due figli ogni idea di dieta era andata a farsi benedire - aveva appena fatto una battuta? Dopo una torta esplosa a mezz'aria?
«È stato un incidente abbastanza buffo» aggiunse Dudley, con una scrollata di spalle e senza l'ombra di un sorriso. Harry avrebbe voluto scuoterlo un po' di più, urlargli nelle orecchie che era magia - involontaria, la magia di un bambino, ma sempre magia era - e che non aveva più senso fingere che non esistesse, non ora che zia Petunia era morta. Invece contò fino a dieci, annuì, forse appena appena rigido. «Sì. Credo di sì» concesse, a malincuore.

Con tre figli alle spalle, Harry finalmente capiva perché il Ministero fosse stato tanto veloce ad arrivare alle conclusioni sbagliate durante l'estate dei suoi dodici anni. Tra torte intatte e magia involontaria infantile c'era un rapporto quasi magnetico: una cosa semplicemente non poteva esistere, in presenza dell'altra. Ovviamente, per via della sua solita fortuna, della torta si erano occupati i Dursley. Il che aveva, probabilmente, reso l'esplosione del dolce una faccenda più drammatica di quanto non fosse. Quello, e il fatto che fosse la prima cena tutti insieme: le aspettative erano alte, il fallimento era ovviamente dietro l'angolo.
Ginny aveva preso in consegna il colpevole - James, ovviamente, anche se Harry per un attimo aveva avuto i suoi sospetti su Lily, tirata su in braccio da Ginny in via precauzionale e portata via a sua volta. I figli di Dudley erano stati strattonati via dalla moglie, istantaneamente seguita dalla benintenzionata e molto adatta Hermione, ovviamente seguita dall'ancora più benintenzionato ma molto inadatto Ron. Quando le urla della signora Dursley e i pianti dei bambini non si erano placati, Rose aveva deciso di andargli a "spiegare tutte le cose", con piglio deciso, e Hugo l'aveva seguita con una corsetta un po' esagerata, involontariamente buffa.
Questo aveva lasciato Harry con Albus aggrappato al polpaccio, che lo fissava con occhi enormi e molto solenni. Almeno fino a qualche istante prima, quando aveva chiesto cortesemente se poteva "andare in bagno, per favore". Lasciando, così, suo padre da solo con Dudley. Che non sembrava particolarmente turbato, bisognava ammetterlo: si era alzato e aveva chiesto dov'erano i piatti per il dolce. Harry gliel'aveva fatto vedere. E la conversazione era più o meno morta lì.

«Non vuoi andare da tua moglie?» chiese Harry, cauto, dopo un certo lasso di tempo.
«Non credo che ce ne sia bisogno. Mi farebbe solo salire in macchina e poi partirebbe con il pedale a tavoletta, se gliene dessi l'occasione. In qualche maniera si sistemerà, la tua amica mi sembra molto competente.»
E Harry che credeva che Dudley avesse paura delle parole formate da più di due sillabe. Sorrise, annuì. «Lo è.»
«Ed è una... com'era? Babbea?» chiese, iniziando a sporzionare il dolce, in realtà già fin troppo diviso dall'esplosione di James.
«Ehm. Babbana. Babbana di nascita. Cioè, è una streuna saicosa, ma la sua famiglia non lo è. Quindi è... una persona piuttosto normale, ecco» si ritrovò a spiegare, con la sensazione di essere finito nel sogno più strano del mondo, ma senza il coraggio di comportarsi di conseguenza, di rompere le vecchie abitudini.
Dudley annuì molto solennemente, con il doppiomento che cercava di nascondersi nel colletto inamidato della camicia. Finì di spalare la torta distrutta nel piatto, tentò di darle la forma di una fetta integra con movimenti stranamente precisi della forchettina, così minuscola nella mano enorme. Arrivò al punto di posizionare con molta attenzione un lampone in cima, poi esitò. Esitò abbastanza a lungo. Alla fine, allungò il piatto verso Harry. Che quasi sobbalzò, come se il cugino stesse per servirgli di nuovo un bel sandwich di nocche sulla faccia, invece di una fetta di torta ricomposta alla meno peggio.
«Vuoi?»
«Io - sì, grazie» capitolò Harry, alla fine, spingendosi gli occhiali sul naso prima di allungare la mano verso il piatto. Aspettò che anche Dudley si servisse, con tutta la calma di questo mondo, prima di iniziare a mangiare. Una vecchia abitudine, anche questa: mai iniziare a mangiare prima di Diddino caro, non dove lo potevano vedere. Creava problemi.
Ma il cugino non sembrava pensare a niente di particolare, mentre spalava piccoli bocconi dalla torta al piatto e poi dal piatto alla bocca. Alla fine, Harry lo imitò. Non era male, pensò. E, alla fine, lo disse anche.
«Buona. L'ha fatta tua moglie?» osò chiedere, giusto per fare conversazione.
Dudley sorrise appena sotto i baffi molto chiari, scosse piano il testone.
«No. L'ho fatta io.»
Ed Harry, con la forchetta a mezz'aria, non seppe cosa replicare. Così le fece finire il viaggio verso la bocca, masticò anche se non ce n'era molto bisogno, poi annuì.
«Molto buona.»

E continuarono a mangiare in silenzio.
  
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