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Autore: Miryel    28/01/2020    20 recensioni
Peter Parker potrebbe catalogare quella giornata come la peggiore mai vissuta di tutta la sua vita; ha un esame importante, lo stomaco vuoto e il destino avverso, e la mattinata è appena iniziata. Eppure, in quel mosaico infinito di sfighe e colpi incassati, qualcosa sembra destinato a cambiare per sempre la sua vita. E se questo qualcosa, paradossalmente, fosse dato proprio da una delle peggiori prospettive che possano capitare nel traffico urbano? Tipo... un tamponamento?
[ Tony Stark x Peter Parker - 23yd!Peter - No Superhero!AU - Fluff/Romantico ]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  [ Tony Stark x Peter Parker - 23yd!Peter - No Superhero!AU - Fluff/Romantico - wc: 2999 ]

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Come Innamorarsi 
Dopo Un 

Incidente Stradale

 
~
Guida Di Peter Parker
 


 

Capitolo III

 

Quando Peter si presenta al luogo dell’incontro, ha le mani gelate. Non riesce a capacitarsi del perché, visto che sono ancora nel pieno dell’autunno ma, dentro di sé, sa benissimo che è un ripieno d’ansia e di farfalle che gli svolazzano nello stomaco; le vorrebbe abbattere, una ad una, con un fucile, con un insetticida… con qualsiasi cosa, purché la smettano di dargli quella sensazione di dolore e benessere e, se continua così, è convinto che quando vedrà Tony Stark arrivare, probabilmente vomiterà. 

Sente un rombo di marmitta da lontano; un’auto sportiva: è di certo lui. Guarda a sinistra, verso la carreggiata e, poco dopo, l'ormai familiare Audi si ferma di fronte al marciapiede, dove Peter ha piantato i piedi, sicuro di esser diventato un tutt’uno con l’asfalto. Spera che si schiodino presto, o farà la figura del deficiente, anche se ormai è praticamente la prassi. Tony Stark scende dalla portiera posteriore. È vestito così bene che Peter si sente uno straccione, con i suoi jeans scoloriti e la sua maglietta di Final Fantasy VI. Vorrebbe aver messo più cura nel suo outfit, ma dopotutto quello non è un appuntamento, anche se vorrebbe decisamente che lo fosse. Il signor Stark fa cenno ad Happy – che lo saluta con la mano da dentro la vettura – che può andare, poi gli si avvicina con un sorriso troppo gagliardo per non srotolare la mascella per terra per colpa dell’incantesimo che è in grado di infliggergli; specie quando si allaccia il bottone centrale della giacca blu con l’ausilio di una sola mano. L’altra la tende verso la sua per stringerla.

«Parker! È molto che aspetti?»

«No, no! Sono qui da qualche minuto. L-la trovo bene!», dice, deglutisce e si scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

«Ovvio che mi trovi bene! Tu invece sembri un po' teso, ragazzo. Ancora ti imbarazzi di fronte una persona famosa?», chiede, e un sorriso scaltro gli si allunga sul viso. 

Peter si agita. «B-be’, diciamo che con lei è peggio che con chiunque altro. Le ricordo che sono un suo fan.» E che ho la sua foto ritagliata da un giornale nel mio armadietto…

Tony Stark reclina la testa all’indietro e scoppia a ridere, palesemente lusingato da quel commento, poi gli posa una mano sulla spalla – che lo fa sussultare – e lo invita ad entrare nel bar dove si sono dati appuntamento. Non c’è particolare caos, quel giorno. Dopotutto è un buon orario e, serpeggiando tra i tavoli, ne trovano uno abbastanza tranquillo, accanto alla vetrata che dà sulla strada. Un buon posto dove parlare di chissà cosa. Peter nel frattempo cerca di ricordare come si respira.

La cameriera non ci mette molto a raggiungerli. Mastica rumorosamente un chewingum e, annoiata, prende le loro ordinazioni. Tony si butta su un caffé ristretto; Peter sceglie un frappé alla fragola che lo fa sentire un adolescente ancora in fase di svezzamento. Si chiude nelle spalle, ma il caffé proprio non lo fa dormire… e già non dorme normalmente di suo. 

«È senza lattosio?», domanda, timidamente.

«Si può fare senza lattosio, seh», mastica la ragazza, poi picchietta la penna contro il blocchetto delle ordinazioni, impaziente di andar via. Peter odia dover specificare ogni sua intolleranza quando si ritrova in certi posti, specie perché sembrano tutto fuorché informati sulle allergie, anche se dovrebbero. 

Deglutisce, a disagio, ma non può rischiare di sentirsi male proprio ora che è con Tony Stark. «Me lo può fare in un posto che non sia vicino a farinacei, cereali, molliche di pane… insomma, tutto ciò che trasuda glutine?» 

«Lo dico al barista», sbuffa la ragazza.

«La prego, gli dica di metterci una certa attenzione! Se mi contamino, è la fine per tutti», supplica; quella se ne va, alzando le spalle e, quando si volta, probabilmente anche gli occhi al cielo. Peter vorrebbe sprofondare, specie quando il signor Stark scoppia a ridere.

«Cosa sei, Parker? Il pacchetto completo delle intolleranze alimentari?» 

«Non me ne parli… mi manca solo l’allergia al nichel e sono a posto», sospira, e sa di aver messo su un’espressione a dir poco contrariata, «Anche se sono più che certo che prima o poi mi verrà anche quella, fortunato come sono…»  

Il signor Stark ride ancora, poi poggia i gomiti al tavolino e congiunge le mani tra loro. Peter lo guarda arricciando le labbra, in attesa, sperando che il discorso viri altrove. «Insomma ti laurei. E manca decisamente poco. Hai già deciso la tesi?» 

«Sì, ci sto lavorando già sopra. Io e il mio rettore abbiamo optato per una cosa un po’ particolare sull’energia rinnovabile, la nanotecnologia e altri argomenti sull’impatto ambientale», annuisce.

«Non male. Sei uno che fa la raccolta differenziata, almeno?» 

Peter ridacchia, e si sente un po’ più leggero. «Sì, e mi muovo anche un po’ nel campo. Ogni tanto io e il mio migliore amico facciamo volontariato. Cerchiamo di fare del nostro per la salvezza del pianeta.» 

«Quindi, se un giorno trovassi un impiego dove ti verrebbe richiesto di dedicarti, che ne so, al riscaldamento globale, ne saresti felice», deduce il signor Stark e Peter annuisce di nuovo, anche se non è esattamente questo, che vorrebbe fare nella sua vita. In verità non lo sa ancora bene, e non perché non ha le idee chiare, ma perché ha troppe ambizioni. Solo che è convinto di non riuscire a coronarle tutte.

«Ne sarei felice, sì ma… signor Stark, non è semplice darle una risposta a una delle domande più inflazionate che una persona della mia età si sente rivolgere praticamente ad ogni cena di natale.» 

«Ovvero: che vuoi fare da grande?», chiede Tony, e ha già compreso tutto, a quanto pare. Peter annuisce un’altra volta, e l’uomo sospira. Poggia la schiena contro la sedia, quando la cameriera arriva con le loro ordinazioni e le lascia sul tavolino. «È una domanda comune, e non tutti la pongono nell'intento di sapere davvero cosa vuoi dalla vita. C’è chi lo fa solo per fare conversazione.» 

«E lei perché lo vuole sapere?» 

«Perché mi interessa capire cosa vuoi fare della tua vita una volta uscito dall’università», spiega Tony, poi prende in mano la sua tazzina di caffé e, dopo secondi interminabili ad affogare lo sguardo nel suo – dove Peter tenta in tutti i modi di non farsi venire un infarto – infine continua. «Parker, non prendiamoci in giro. Sarò sincero con te: ho fatto qualche ricerca. Conosco delle persone, alla Columbia, e mi hanno raccontato che sei una specie di genio ineguagliabile, che te la cavi bene in tutto, che hai vinto borse di studio ogni anno e hai rifiutato di studiare all’estero per motivi che nemmeno loro si spiegano.»  

Peter arriccia il naso. Non sa cosa prova, ora che ha saputo che l’uomo ha fatto ricerche su di lui, sa solo che sa che dovrebbe arrabbiarsi perché la sua privacy è stata violata, ma non lo fa. Un po’ perché l’idea che l’uomo nutra interesse nella sua carriera scolastica lo lusinga, un po’ perché Tony Stark gli piace e non può negare che quelle attenzione siano piacevoli. Solo che è difficile spiegare certe cose, a chi magari non può capire.

«Avrei voluto andar via – studiare all’estero, perché sarebbe potuta essere una grande esperienza ma… non posso, signor Stark. Non ho i genitori e vivo con una zia vedova. Io sono tutto ciò che ha, e non voglio darle dei dispiaceri. Mi permette di studiare, lo ha sempre fatto. Andarmene sarebbe un affronto e comunque ormai mi sto laureando, quindi sarebbe inutile piangere sul latte versato, no?», ammette, e cerca di sorridere. 

«Latte versato senza lattosio», ironizza l'uomo, poi alza le sopracciglia, «Molto nobile. Ammetto che non avrei fatto lo stesso, che sarei partito senza farmi scrupoli ma… be’, io sono io. Di scelte discutibili ne ho fatte anche troppe. E mi dispiace per la tua situazione familiare», continua, e sorseggia il suo caffé; la sua bocca sparisce dietro la tazzina di ceramica e ne riemerge poco dopo, leccandosi le labbra per togliersi un residuo di caffé. Peter non riesce a smettere di fissarlo come se avesse davanti un angelo sceso in terra, o Michael Jackson in persona. 

«Non si preoccupi. Sono orfano praticamente da sempre. E zia May… lei semplicemente ha bisogno di me. Comunque, questa è la mia situazione. Mi sto per laureare e non so cosa fare veramente della mia vita. Troppe ambizioni.» 

«La vita è una, Parker.» 

«Lo so, dovrei sceglierne una e dedicarmi a quella e basta, ma è la scelta finale il vero problema.» 

«Il tuo rettore pensa che tu possa variare su più fronti, e cambiare a seconda delle tue necessità», gli rivela il signor Stark. Dunque ha parlato anche col suo rettore…

«Trovo un po’ insensato dedicarmi a più canali, e saltare da un mestiere all’altro senza risultare un pazzo.» 

«A volte ci vuole un po’ di pazzia, per dimostrare chi siamo, no?», ammicca l’uomo, e Peter si ammutolisce. Dopotutto, con quel modo di fare, Tony Stark si è creato un impero. La Stark Industries si occupa di molte cose e lui è supervisore di tutto. Non ha un unico campo dove eccelle, se la cava in tutti quanti e… Peter pensa che sarebbe bello, svegliarsi il mattino, e decidere a quale delle sue scienze preferite dedicarsi quel giorno. Solo che lui è un insicuro. Solo che lui non è Tony Stark.

«La fa facile, lei…», cerca di sorridere e sorseggia finalmente il suo frappé. Poi ne riemerge, dopo aver tentato, inutilmente, di riordinare le idee, «Mi mancano le palle, per buttarmi in una cosa così e sperare che vada tutto bene.» 

«Ed è per questo che siamo qui, Parker. Perché il coraggio viene dopo e… be’, ti sto proponendo di lavorare per me, una volta che avrai finito. Ti laurei e entri alla Stark Industries. Non pensi che sarebbe una buona gavetta, per poi mettersi in proprio, un giorno?», chiede, ed è la richiesta più allettante che gli sia stata fatta in vita sua, ma si sente come in quel periodo in cui lo avevano accettato in sette facoltà diverse e doveva scegliere dove andare. Spaesato, impaurito dal futuro. Eppure, fino ad ora, le sue scelte sembravano aver dato i loro frutti. 

Solo che Tony Stark lo vuole con sé perché si è impicciato degli affari suoi. Perché ha indagato su chi è, cosa fa e quanto è bravo in quel campo, scoprendo che sì, Peter è un genio e che voti come i suoi li si vede davvero raramente. Si sente lusingato, certo, ma anche dannatamente deluso dal fatto che Tony Stark lo veda come una risorsa – un numero, e non un essere umano interessante. 

Abbassa la testa e distoglie lo sguardo. «È una buona proposta, sì.» 

«Dling dlong, bugia!», canticchia l’uomo, lapidario e quando Peter alza lo sguardo sul suo, lo trova con un sopracciglio alzato e la tazzina di caffé a mezz’aria, pronta a toccare le sue labbra. 

«N-no! Quale bugia? Perché dovrei mentirle?»

«Guarda, Parker, che se non hai voglia di venire a lavorare per me serve solo che tu lo dica. Ho fatto la mia proposta, saresti un buon acquisto, ma questo non significa che tu debba farlo controvoglia. Nessuno ti sta costringendo con la forza.» 

«Signor Stark, se penso al me di qualche mese fa, mi rivedo a fantasticare su una conversazione del genere, con lei che mi chiede di lavorare alla Stark Industries e mi dà l’opportunità che cerco da tempo. Mi vedo io, che prendo lei come punto di riferimento e che desidero crearmi un futuro che sia almeno la metà di quello che è riuscito a creare lei. Come potrei mentirle?» 

«E ora cosa è cambiato? Cosa è cambiato dal Parker di qualche mese fa?», domanda ancora l’uomo, e Peter lo sente, che è rimasto male per qualcosa, anche se non vuole darlo a vedere. 

«È cambiato che ora sta succedendo e non ero pronto. Posso aver fantasticato quanto vuole, ma per me tutto questo non sarebbe mai successo. Poi lei mi ha tamponato e… be’, sembra quasi che il destino ci abbia messo lo zampino, ma forse è più un modo crudele di confondermi le idee», cerca di alleggerire la cosa, ma non ci riesce, perché Tony Stark ha distolto lo sguardo, e si è ammutolito. «Mi dispiace se non ho ancora una risposta; capirò se non vorrà più dar-» 

«Facciamo una cosa, Parker. Un patto. Sei confuso ed è legittimo ma… voglio darti il tempo di metabolizzare e comprendere che, lavorare per me, significa poter dar sfogo al mosaico infinito di potenzialità che hai, senza doverne scegliere una e basta. Ci stai?» 

«L'idea è allettante quanto spaventosa... di che patto si tratta?», chiede Peter e alza le spalle.

Stark sorride sornione, poi finisce il suo caffé in un sorso solo. Ne riemerge e gli mostra la mano. «Se prenderai un voto finale disparo, potrai scegliere. Se ne prenderai uno pari, lavorarei con me per tre mesi. Dopodiché potrai scegliere se andartene o no. Ci stai?» 

«Che razza di pat-»  

«Ci stai?», ripete l’uomo e non ammette repliche. Peter non sa che fare, ma in entrambi i casi avrebbe modo di pensarci e non chiudersi in una gabbia dimostrando solo di essere un numero. Nella peggiore delle ipotesi lavorerà con lui per forza e scoprirà quanto è deludente infatuarsi di qualcuno che lo vede solo come un cervello con le gambe, che porta altri profitti. Dunque gli allunga la mano e la stringe. Gli sembra un patto equo, sebbene la cosa gli puzzi di inganno. 

«Ci sto!» 

«Bene, allora per accertarmi che il patto venga rispettato, sarò lì, quel giorno. Non mi fido di te!», ironizza l’uomo e Peter vorrebbe dirgli che, se c’è qualcuno che non si fida, è proprio lui ma, dopotutto, quel piccolo accordo che hanno preso ha del paradossale, ma lo ha un po’ risollevato. Sì, magari è un numero, un omino qualunque che lavora e non ha volto, però il fatto che Tony Stark sarà alla sua laurea e che quindi dedicherà il suo tempo a lui e a uno dei giorni più importanti della sua vita, un po’ lo fa sentire diverso… importante
 

 


 

Il giorno della sua laurea infine, arriva. Peter è un fascio di nervi, mentre attende che il suo collega di studi esca dalla sala e gli ceda il posto. Gli tremano le gambe. Tamburella un piede a terra, e ha già risposto male a zia May – seduta accanto a lui – per ben tre volte, tanto che la donna si è zittita. Dopo le chiederà scusa, ma ora come ora ha voglia di vomitare e dare un pugno al muro, solo per trovare un po’ di pace nel suo sistema nervoso. Stringe la tesi al petto e tutto ciò che pensa e che lì dentro, seduto tra gli spettatori, potrebbe esserci Tony Stark. Non lo vede da quel giorno al bar, e ormai sono passate più di due settimane, ma l’uomo gli ha mandato qualche sms. Ogni tanto per chiedergli come andava, ogni tanto per ricordargli che la sfida è ancora aperta e che pretende di vincere. L’idea di Peter è che si sia dimenticato e che non si sia presentato, ma con quell'uomo le sorprese non sono mai troppe, e quel pensiero lo fa sorridere leggermente. 

Si avverte un applauso, all’interno della sala. Poi il silenzio e, qualche minuto dopo, il compagno di università esce. 

«Com’è andata?», chiede, quando lo incrocia sulla porta. 

«Il massimo dei voti, non lo avrei mai sperato! In bocca al lupo, Parker. Non hai idea di chi c’è, in quella stanza!», esclama quello, e il suo entusiasmo è dato sicuramente dall’emozione; ancora trema e Peter spera di poter sfogare la stessa felicità, tra qualche minuto, quando avrà finito… sebbene ha capito perfettamente a chi si riferiva, quando ha parlato di qualcuno nella stanza. Dunque Tony c’è. Si è davvero presentato alla sua tesi. Non sa cosa pensare, sa solo che ora è più teso di prima.

Entra dunque in aula. Zia May prende posto sulla prima fila di sedie. Mentre lei gli augura buona fortuna, Peter ne approfitta per guardarsi intorno tra la folla di gente, ma Tony Stark non c’è. Forse non riesce a vederlo o, forse, ha davvero sperato in qualcosa di impossibile. Sospira e si volta verso la cattedra che lo attende per discutere la propria tesi. Respiri lunghi e sguardo basso; pugni stretti, ginocchia che tremano. Alza poi gli occhi, quando incontra la sedia sulla quale dovrà sedersi e per poco non gli viene un infarto al miocardio. Seduto tra il professor Brooks e la professoressa Danforth, c’è Tony Stark. L’uomo gli sorride e, gagliardo, gli fa cenno di prendere posto di fronte a lui, con una certa soddisfazione che gli attraversa gli occhi. 

«Signor…», esordisce il professor Brooks, scorrendo i nomi su un registro, ma il signor Stark sbuffa divertito.

«Parker. Peter Parker, giusto?», chiede, e Peter abbassa la testa. Non sa se è più arrabbiato o colpito o stupito o imbarazzato o felice, di trovarlo lì. 

«S-sì. Peter Benjamin Parker.», risponde, e annuisce. 

«Avverto il tuo stupore, Parker. Il signor Stark si è proposto come esterno. Il suo voto sarà importante tanto quanto il nostro; dovresti sentirti lusingato all’idea che, sulla tua laurea, comparirà anche la sua firma, tra le nostre!», esclama la professoressa Danforth, e Peter non riesce a smettere di guardare Tony, che ricambia il suo sguardo, senza mai distoglierlo. Senza mai spegnere quel sorriso trionfante, che un po’ lo diverte. 

Stira le labbra all’insù, e spera di non essere arrossito troppo. «Lo sono. Sono molto lusingato.»  

«Bene, di cosa ci parla, signor Parker?»

Peter inizia la sua discussione e, paradossalmente, la presenza di Tony Stark quasi lo tranquillizza. Non sa come andrà, sinceramente, ma di una cosa è certo: il voto sarà pari, perché quell’uomo farà di tutto per renderlo tale e, dopotutto, a Peter non dispiace che si batta così tanto, per averlo con sé. 


 

Fine Capitolo III
 

 

 

♥ Note Autore ♥


 
Buonsalve a tutti!Come procede la vita? Qui, tutto okay! Peter sta meglio di tutti, penso XD oddio, quando ho scritto la parte dell'esame mi sono divertita da morire ad immaginarlo mentre alzava la testa e si ritrovava Tony Stark come professore d'esame. Insomma, se potessi tornare indietro, anche io vorrei discutere la mia laurea così, con un ricco industriale fascinoso che mi offre un lavoro in cambio di un voto pari.
Ah, in tal proposito, la parte dei voti è totalmente romanzata e basata sul sistema d'esame italiano, in America mi pare di aver capito che vadano per lettere anche all'università e siccome nella mia testa ci stava questa sfida, ho deciso di lasciarla così, anche se non è culturalmente esatta. Vi prego di perdonarmi, in tal caso, ma mi sono presa una licenza poetica non da poco. Che dite? Gli darà un voto pari o Peter farà di tutto per prenderne uno disparo? Lo scopriremo solo vivendo con il quarto e ultimo capitolo. Chissà, magari Peter scopre che sarebbe stato meglio fare il CID, piuttosto che farsi coinvolgere da un milionario annoiato XD
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,

La vostra amichevole Miryel di quartiere.


 

 
   
 
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