Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    30/01/2020    4 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luce-e-ombra-III-mod
 
 
Capitolo XLIII

Sentieri d’amore e incertezze

Un mattino calmo e d’oro, un gioco di sguardi, e una notizia data in silenzio. Pochi dettagli utili a riassumere ciò che era accaduto negli momenti appena trascorsi. Ancora seduta in cucina, non osavo muovermi, e persa in una miriade di pensieri tutti miei, non guardavo più né mia madre né mia sorella. Ad ogni modo, se io sembravo congelata negli istanti di un tempo immobile almeno tanto quanto me, loro avevano già ripreso le loro mansioni e le loro abitudini. Finalmente calma dopo il crollo emotivo avuto quasi senza una ragione, cessato solo quando avevo scelto di stringerla fra le mie braccia, ora mia madre era impegnata a preparare la colazione per noi e il caffè per sé stessa. A quella vista, un debole sorriso mi spuntò sul volto, e poco dopo, a una speranza accadde lo stesso. Piccola e quasi invisibile, germogliò piano nel mio cuore e prese posto nella mia anima, e nonostante avessi sempre pensato a questa come a una metafora, ora scoprivo che forse per noi fate non era così. Una volta tanto non provavo dolore, e la leggera stretta al petto che mi colse di sorpresa fu piacevole, simile a quella che sentivo ogni volta che Christopher mi regalava un bacio o un momento tutto nostro. Sempre al mio fianco, rafforzava la stretta sulla mia mano ancora al sicuro sotto la tavola, e rischiando di arrossire, abbassai lo sguardo. “Chris?” lo chiamai, tranquilla. “Sì?” rispose appena lui, lo sguardo fermo sul panorama visibile appena fuori dalla finestra. Nulla di diverso dalla natura che eravamo abituati a vedere anche dalla nostra casa a Eltaria, ma in ogni caso bellissimo. Forse sbagliavo a ripetermi, forse ero di parte dato il mio elemento, ma per ora non importava. Cercando l’aiuto di Marisa ero tornata alle mie radici qui a Primedia, ero davvero felice, e attendevo solo il momento più giusto per raccontare una verità tutta mia, o come trovavo più corretto dire, nostra. Sì, nostra. Tale in quanto mia e di Christopher, che come sapevo e non avrei mai avuto il coraggio di negare, era il padre dei miei bambini. Esseri ancora non nati e fortunatamente al sicuro sotto al mio cuore, anche dopo quello che era successo con quei maledetti spiriti. Ad essere sincera, ero sicura che non avrei mai dimenticato nulla di quel giorno, né di quelle strane possessioni, ma come avrei potuto? Scuotendo la testa, mi costrinsi a farlo almeno per il momento, e tornata alla realtà, guardai Christopher. “Credi che abbia capito?” azzardai, con il benessere dei piccoli come primo pensiero fisso in mente. “Tesoro, è tua madre, e gliel’hai appena detto, dovrebbe essere sorda per non sentirti e cieca per non vederlo, avanti.” Mi rassicurò lui in risposta, tranquillo. Rinfrancata dalle sue parole, sospirai di sollievo, e in silenzio, mi rilassai. Totalmente ignara della mia conversazione con il mio amato, mia madre rimase concentrata sulla colazione, e dopo un tempo che non riuscii a definire, la vidi voltarsi e posare in tavola ben tre piatti. Uno per me, uno per Christopher, e l’altro per Sky. Silenziosa come e forse più di me, cincischiava con i waffle appena ricevuti, trascinando appena la forchetta sul piatto senza alcuna traccia di fame. Senza una parola, si sforzava di sorridere, ma per sua sfortuna, nonostante sperasse di non destare sospetti, ogni suo tentativo non raggiungeva i suoi occhi. Era mia sorella, la conoscevo bene, e capivo quando qualcosa non andava. Dopo quello che ci era successo da bambine, era come stata costretta a crescere prima del tempo, e qualcosa mi diceva che anche dopo anni, soffriva ancora. Incrociando il suo sguardo, le chiesi mutamente cosa non andasse, ma come mi aspettavo, lei non rispose. “Non ho niente.” Mi diede modo di capire, pur mentendo e sapendo di mentire. Preoccupata, mi concessi una leggera insistenza, e già seccata, lei sfuggì dai miei sguardi, sicura che non potevano inseguirla. Aveva paura, si notava moltissimo, e benchè non sapessi davvero di cosa, potevo senza alcuno sforzo immaginarlo. Anche per quello attendevo a parlare, ad aprirmi e a raccontare ciò che nascondevo e covavo nel cuore, proprio per non ferirla ulteriormente. “Sky?” sussurrai appena, sperando che la sua rabbia si dissolvesse come la nebbia di poco tempo prima. Sempre senza aprire bocca, lei tornò a guardarmi, e fu allora che finalmente la rividi sorridere. Stavolta era sincera, lo vedevo bene, e contenta per lei, le regalai un nuovo sorriso. Nonostante tutto quello che la turbava, lei riuscì a imitarmi, e vicina a Christopher, mi feci coraggio. È ora, non credi?” indagai, incerta sul da farsi. “Solo se sei tu a volerlo, fatina.” Mi rispose lui, sincero e innamorato, ma con la voce bassa perché io fossi l’unica a udirlo. “Va bene.” Lasciai intendere, annuendo lentamente e lasciando le posate sul tovagliolo accanto al mio piatto. Cauta, mi alzai in piedi, e a quella vista, Sky sgranò gli occhi. Sorpresa, nostra madre finì per imitarla, e non riuscendo a smettere di sorridere al solo pensiero di ciò che stavo per dire, rischiai nuovamente di diventare rossa in volto. “Puoi farcela. Sono la tua famiglia.” Mi disse, parlando con il solo uso di uno sguardo dolce e pieno d’amore. Fidandomi ancora una volta di colui che amavo, mi preparai a parlare, e respirando a fondo, attesi che il mio cuore si calmasse. Per quanto ne sapevo, parlare in pubblico non era mai stato un problema, ma lo stesso non valeva per la mia timidezza, l’unica cosa che nel tempo mi aveva quasi impedito di essere me stessa e avvicinarmi a Christopher. non volendo neanche pensarci, non ne parlavo, ma a volte mi fermavo a pensare, immaginando cosa sarebbe potuto accadere se quel giorno, proprio nel bosco in cui ero nata, passando da sfera luminosa a pixie, trasformandomi solo anni dopo in fata a tutti gli effetti, io e lui non ci fossimo incontrati. Avrei davvero trovato l’amore in un folletto, in un’altra creatura magica o in qualcuno di diverso da lui? Avrei potuto formare con lui quel legame esclusivo e dettato dalle leggi che insieme, rifuggivamo? Non lo sapevo, e anche riflettendo non avevo modo di esserne sicura, e fra i mille dubbi che si rifiutavano di lasciare la mia mente, c’erano anche le mie certezze, tutte nascoste, o meglio, custodite nel mio presente. Diviso in mille attimi della vita che vivevo con lui, in un noi al quale pensavo quotidianamente, che ora, stando a ciò che nascondevo dentro, stava per espandersi e crescere ancora di più. “Sky, mamma, io…” tentai, ritrovandomi a balbettare e a farmi pena da sola. “Pixie, va tutto bene?” azzardò proprio lei, preoccupandosi come ogni madre. Ridotta al silenzio, annuii soltanto, e scambiandomi con Chris una singola occhiata d’intesa, ottenni da lui la spinta necessaria a continuare. “Nasconderlo non ha più senso, e per me, per noi questo è un giorno importante. Sono incinta.” Rivelai in quel momento, lasciandomi prendere la mano dalle emozioni. A riprova di ciò, sentii la voce spezzarsi proprio su quell’ultima parola, e nulla potè prepararmi alle reazione di mia sorella. Colta alla sprovvista, nostra madre già piangeva di gioia, ma lei, muta, si limitò ad avvicinarsi per abbracciarmi. Felice, non mi sottrassi al suo affetto, e lasciandola fare, ebbi appena il tempo di sentirla sussurrarmi qualcosa all’orecchio. “Congratulazioni, sorellina, spero davvero che tu possa essere felice.” Una frase semplice alle orecchie di altri, ma bellissima alle mie, in quanto anche piena di significato. Emozionata, non negai alla donna che mi aveva cresciuto la possibilità di stringermi, e così, in quel mattino ormai sfumato in pomeriggio, mi crogiolai nell’affetto della mia famiglia, sentendomi sempre più tranquilla con ogni secondo che passava. Certo, Marisa e sua madre Zaria non erano lontane, proprio per colpa di quest’ultima gli spiriti e il mio passato cercavano vendetta, ma con le lacrime agli occhi, mi imposi la calma, e attimi dopo, agognati istanti di felicità. Ancora una volta, vivere accanto a chi amavo era come camminare seguendo ogni volta sentieri diversi, che con ogni passo scoprivo essere fatti d’amore e d’incertezza.



Come capita spesso, auguro buonasera ai miei cari lettori. Torno dopo quasi un mese con un nuovo capitolo di questa storia, e malgrado non sappia quando riuscirò a scrivere e farvi leggere il prossimo, per ora vi lascio questo, in cui la nostra cara fata, per alcuni fuorilegge, ha finalmente il coraggio di rivelare una verità a lungo taciuta. Per sua fortuna, la famiglia la sostiene, ma sarà così anche oltre le mura domestiche? Lo scopriremo insieme, ma per ora grazie davvero a ognuno di voi, e al prossimo capitolo,

Emmastory :) 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory