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Autore: Ciuffettina    30/01/2020    4 recensioni
Come scoprire che Giobbe era davvero retto e giusto come tutti dicevano e non lo faceva per interesse? Ma con tre Prove!
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Quando Gabriel atterrò, Lucifer non era ancora tornato ed Elihu stava ancora parlando quasi senza riprendere fiato, mentre Giobbe lo fissava stranito, sempre grattandosi con un coccio. Riferì il messaggio a Meti che si limitò ad annuire.
Dopo qualche secondo, ritornò Lucifer. «Oh, finalmente quel ciarliero ha finito la sua tiritera! Che lagna! Avresti dovuto lasciarmi fare, sai? Tocca al lecchino adesso?» chiese vedendo che Metatron si avviava verso l’umano. «Speriamo che sia meno prolisso e più divertente, dopo posso parlargli io? Ho in mente un po’ di cose…»
«Oh Lucy!» lo interruppe Gabriel angosciato. «Mi dispiace tanto dirtelo… ma Giobbe ha vinto, in realtà…»
«Che COSA? È impossibile! Quello ha detto che nostro Padre è ingiusto! Ha bestem…» s’interruppe, si voltò verso Metatron, poi esclamò compiaciuto: «Wow! Senti, senti che cosa sta dicendo lo scribacchino a quell’ameba!»
Infatti, lo scriba divino, dopo aver scatenato un turbine di tuoni e fulmini, stava (anche lui!) bacchettando Giobbe: «Chi è costui che pronuncia parole prive di senno? Dov’eri tu quando venivano poste le fondamenta della Terra? Certo, tu c’eri, perché allora eri già nato e il numero dei tuoi anni è assai grande! Quali sono le sue dimensioni? Dillo, se hai tanta intelligenza! Da quando vivi, hai mai comandato che giungesse il mattino…?»
«Senti come lo sta umiliando! Però… che cosa c’entra la Creazione della Terra con il fatto che da semplice verme è diventato un verme con la rogna? Perché non dirgli la verità? “Oh, sai… Papino ti ha torturato perché aveva fatto una scommessa con Suo figlio… hai presente Lucifer? Quello che voi umani chiamate Satana? Ecco proprio lui”». Mentre Metatron dava addosso a Giobbe, Lucifer pregustava sorridendo il momento in cui sarebbe tornato in Paradiso circondato da tutti gli onori.
Certo che Paparino aveva commesso un errore madornale nel creare quegli esseri abbietti. Quelli sì che sarebbero stati da annientare subito, non i Segugi Infernali; per fortuna lui era riuscito a salvare almeno Ramsey che aspettava dei cuccioli, con la complicità, seppur restia, di Gabriel…
Di certo Dio non avrebbe mai ammesso di fronte alla Corte celeste che aveva sbagliato a creare gli umani: Lui era perfetto, Onnisciente, bla bla bla… ma magari in privato… la fantasia di Lucifer si scatenò: non solo suo Padre ammetteva pubblicamente che aveva commesso un errore a creare quelle scimmie parlanti e lo ringraziava per averglieLo fatto capire ma addirittura abdicava al trono, lasciandolo a lui, Lucifer la Stella del Mattino, l’unico, in mezzo a tutte quelle pecore, che L’aveva amato al punto da sopportare millenni di esilio pur di farGli aprire gli occhi…
«Il censore vorrà ancora contendere con l’Onnipotente? L’accusatore di Dio risponda!» terminò la requisitoria Metatron.
Giobbe rispose contrito: «Ecco, sono ben meschino: che Ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca e non dico più niente.»
«Bleah!» esclamo Lucifer disgustato. «Quel verme stava ritrovando una parvenza di dignità invece era soltanto un ruggito da coniglio, è bastato che uno stupido angelo si spacciasse per Paparino perché ricominciasse a strisciare da quel verme che è. Ho dimostrato che avevo ragione io: non gliene frega niente dei figli! Fa il devoto solo per interesse, spera così di rabbonirLo e di tornare ricco e in salute! Cavoli, tu e i tuoi scherzi!» Scosse la testa, sorridendo. «Per un attimo ci avevo creduto, sai? Ehi Gabe, mi sembri turbato, non sei felice che sto per tornare a casa?»
«Vorrei tanto che fosse uno scherzo» replicò tetro, «ma la prova riguardava te, non Giobbe, nostro Padre voleva vedere fino a che punto ti saresti spinto se Lui ti avesse lasciato le briglie sciolte…»
«Sì, sì, tanto non ci casco più… Domandati una cosa, fratellino, perché prima ci dona il Libero Arbitrio e poi s’incavola se decidiamo con la nostra testa? Crea questi vermi e pretende che noi ci sottomettiamo a loro ma stiamo scherzando? A me non andava, gli ho espresso il mio punto di vista e Lui, invece di prendere atto del mio garbato dissenso, mi ha cacciato come se fossi un cane rognoso. Accidenti, non sentivo una reprimenda simile da quando quei due idioti si son fatti cacciare dall’Eden! Se davvero avesse vinto quell’aborto, mi dici perché il nanerottolo lo starebbe massacrando così?»
Difatti, Metatron non aveva ancora finito di far sentire Giobbe una completa nullità di fronte all’Altissimo: «Oseresti cancellare il giudizio Divino per avere ragione tu? Hai un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla Sua? Allora rivestiti di maestà e splendore; diffondi i furori della tua collera, scova ogni superbo e umilialo, schiaccia i reprobi ovunque si trovino; se riesci a farlo, anch’io ti loderò, perché hai trionfato. Sei tu che hai fornito le piume allo struzzo? Hai mai visto il behemoth? È la migliore delle opere di Dio…»
«Ah, ah, ah!» rise Lucifer. «Finalmente lo ammettono che l’opera migliore di nostro Padre non sono quelle scimmie parlanti, anche se sinceramente preferivo il banamora(1)
Gabriel era sconcertato: ma Metatron aveva capito che l’umano aveva vinto? Inoltre o era davvero perfido o si era scordato che quel formidabile animale, che secoli dopo gli archeologi avrebbero chiamato brachiosauro(2), si era estinto milioni di anni prima: come poteva Giobbe averlo visto?
L’umano rispose umilmente: «Ho esposto senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.»
«La sua sottomissione è un vero insulto all’intelligenza!» sbuffò Lucifer.
«Ma si può sapere che cosa pretendi da Giobbe?» gli chiese Gabriel esasperato. «Se avesse pronunciato ingiurie contro nostro Padre, avresti detto che è un essere abbietto e se…»
«Sai che cosa avrebbe dovuto dire? “E sia! Ti perdono per quello che mi hai fatto passare ma i miei poveri figli Ti perdonerebbero? Giustificando le Tue ingiustizie, diventerei Tuo complice. Esigo giustizia per loro, che il processo continui!” Sì, avrebbe dovuto fare un discorso del genere, dimostrando un po’ di spina dorsale, invece non ha detto niente, pensa solo a sé stesso. Ne ho abbastanza, riportami in Paradiso che Papà mi deve ripristinare le ali… fra le varie cose.»
«Lucy, mi piacerebbe molto… ma quello che ti ho detto non era uno scherzo, la prova era per te… e l’hai fallita.»
Vedendo che Gabriel era più serio che mai e sentendo che Metatron, dopo aver guarito quel pustoloso, aveva preso a reprimere anche i tre sedicenti amici, asserendo che solo l’intercessione del “Suo servo Giobbe” avrebbe potuto salvarli dall’ira Divina, per aver detto su di Lui cose sbagliate, capì che la propria speranza di tornare in Paradiso, alle proprie condizioni, gli era svanita da sotto il naso. «Era per me? Avrebbe dovuto dirmelo! E poi che cosa pretendeva Paparino? Che m’inchinassi davanti a delle scimmie? Nessuno di loro Lo ascolta! E Lui vuole metterle sopra di noi! Brucerò anche il Paradiso per impedirlo! Unisciti a noi, facciamo tornare tutto com’era prima delle scimmie, quando eravamo noi i Suoi preferiti.»
«Vuoi scatenare un’altra rivolta? Non contare su di me, me ne è già bastata una, grazie tante» replicò in tono leggero, «inoltre…»
«Tu lo sapevi!» lo accusò. «Lo sapevi e non mi hai avvisato! Hai sempre preferito quegli esseri inferiori a me, tuo fratello, per questo non me l’hai detto!» Gli si illuminarono gli occhi di rosso e Gabriel si ritrasse spaventato.
«Ma come ti salta in mente! Credevo che la prova riguardasse esclusivamente Giobbe, lo sai che ti voglio bene…»
«Allora dimostramelo! Unisciti a me! Riprendiamoci quello che è nostro!»
«Non… non posso…» farfugliò. Come faceva a spiegargli che gli voleva bene ma che unirsi a lui significava voltare le spalle a suo Padre, agli altri suoi fratelli e, peggio ancora, cercare di corrompere gli umani per farli condannare all’Inferno?
Lucifer non gli diede il tempo di giustificare il suo rifiuto e cominciò a urlargli contro che era sleale, che era patetico, che era un ingrato, che aveva perso il proprio tempo a insegnargli a volare, che era come piombo nelle ali…
Davanti a quello scoppio d’ira, Gabriel rimase annichilito. «Lucy, non… non dire così… io…»
Ma Satana svanì senza più ascoltarlo.
«Così impara quell’umano a pretendere di parlare direttamente con l’Onnipotente» gli disse Metatron, qualche minuto dopo, recuperando le sue pergamene, senza notare l’espressione stravolta dell’arcangelo. «Si era montato la testa ma ora l’ho rimesso al suo posto, però che bella requisitoria ho pronunciato, non trovi? Devo volare subito in Paradiso a trascriverla.» Svanì, lasciandolo solo.
Gabriel stentava ancora a credere a quello che era appena successo: Lucy era stato l’unico fratello che l’aveva costantemente difeso e aiutato, spesso l’aveva preso in giro ma sempre con affetto ma in quella sfuriata gli aveva riversato addosso solo odio e disprezzo, probabilmente se l’avesse colpito con una lama arcangelica gli avrebbe fatto meno male… Avrebbe tanto voluto ritrovarlo ma che cosa gli avrebbe potuto dire? «Ti voglio bene ma non intendo stare dalla tua parte»?
Sentì una voce: «È stato un bene per me essere stato umiliato, perché impari a obbedirTi... Signore, so che giusti sono i Tuoi giudizi e con ragione mi hai umiliato.»
Oh già, era Giobbe che, inaspettatamente, dopo esser stato maltrattato da Metatron, stava lodando Dio proprio per le prove che aveva dovuto sopportare perché, a suo dire, l’avevano migliorato.
Dopo aver ascoltato quei tre barbogi avevo quasi dimenticato che alcuni umani conservano ancora la bellezza e l’innocenza di quando erano appena stati creati” pensò Gabriel. Si sentì assurdamente in colpa per quello che Giobbe aveva dovuto patire a causa di suo padre e suo fratello però c’era qualcosa che poteva fare per rimediare. “Dalla loro parte, sempre.” Si rimise in piedi, cercando di riprendersi dalle ferite morali che gli aveva inferto Lucifer.
Comparve con le ali spalancate davanti agli umani. «Begli amici che siete!» esordì rivolgendosi a Elifaz, Bildad e Sofar. «Il vostro amico Giobbe chiedeva solo un po’ di umana comprensione e voi gliel’avete negata, accusandolo di ogni nefandezza. A volte le cose brutte succedono anche ai giusti e non per loro colpa! Come sapete, Giobbe ha perso tutto ma voi potete aiutarlo, anzi vi consiglio vivamente di farlo, adesso tornate a casa e poi ognuno di voi torni qui con 10 pecore, 10 bovini, 10 cammelli e 10 asini e li regali a Giobbe. Se per caso pensate di non tornare più, vi avviso che so dove abitate e che verrei a cercarvi. Hop, hop andate!» disse agitando le mani. «Prima partite e prima tornate.»
Mentre i tre sedicenti amici si affrettavano a partire seguiti da Elihu che si chiedeva perché nessuno avesse lodato il suo bellissimo discorso, nemmeno Dio, Gabriel si rivolse a Giobbe: «Per la cronaca, tua moglie non ti ha mai tradito, ha accettato di farsi tagliare i capelli proprio per procurarti il pane.»
«Oh!» replicò Giobbe costernato. «Ho giurato che, se fossi guarito, le avrei dato 100 frustate ma come posso farlo?»
«Non si può rompere un giuramento» Gabriel sorrise furbescamente, si chinò, strappò un filo d’erba e glielo porse, «perciò ora va’ da lei e dacci dentro!»
 
*****
  1. Non conosco l’ebraico ma con Google Translator ho cercato di tradurre in ebraico “bestia spaventosa” per indicare il tirannosauro
  2. Molti studiosi hanno tradotto “behemoth” con “elefante” o “ippopotamo”. Altri obbiettano che questi animali hanno code sottilissime, non paragonabili ai cedri, ai quali sono confrontate nel libro, al contrario delle code dei brachiosauri, brontosauri o diplodochi e l’idea mi ha affascinato.
   
 
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