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Autore: Dira_    04/08/2009    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Prologo (III parte)
 
 
 
19 Dicembre 2006.
Ufficio Auror, Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia.


 
“Certo che mangia il piccoletto, eh?” aveva commentato bonariamente Flannery.
Si erano materializzati davanti ai bagni pubblici, dove c’era l’entrata per il ministero della magia, l’entrata per gli addetti perlomeno. Da lì era stata una corsa per non farsi scoprire dai colleghi: fortuna voleva fosse quasi ora di cena, e si trovavano in quel lasso di tempo in cui chi doveva andarsene se n’era già andato, e quelli del turno serale dovevano ancora attaccare.
Harry teneva tra le braccia il bambino, che succhiava soddisfatto il latte che Stump si era incaricata di comprare ad un supermercato babbano di fronte al Ministero. Aveva trasfigurato un calamaio in un biberon e adesso tutti assistevano rapiti, compreso Paulson, al pasto del bambino.
“E’ veramente minuscolo…” aveva borbottato Ron. “Jamie non era così piccolo quand’è nato, eh?”
“No, in effetti… credo sia denutrito, o forse addirittura prematuro.”
“Un bambino dovrebbe pesare circa tre chili.” Aveva borbottato Paulson, scolandosi l’ultimo goccio della fiaschetta.
“Questo ragnetto ne peserà al massimo due!” aveva sghignazzato Flannery, beccandosi un’occhiataccia da Ron.
“Non è un ragnetto.” Aveva replicato il rosso, irritato dall’accostamento tra la sua più grossa paura e il trovatello.
Harry aveva sospirato, posando il biberon, e mettendosi la testolina del bambino posata sulla spalla per farlo digerire.
“Lei è proprio un papà, capo.” Aveva esclamato colpito Flannery.
Aveva sorriso, inorgoglito. “Ho fatto pratica con quella carognetta di mio figlio… non sta certo buono come…”
Silenzio.
“Come… lui.” Aveva concluso, imbarazzato.
Stump si era schiarita la gola. “Ehm… ma non ha un nome… no?”
“No, ma non credo sia il caso di dargliene uno.” Li aveva anticipati. “Prima di tutto perché potrebbe già averlo, nel caso Coleridge l’abbia rapito alla sua famiglia… e comunque… non voglio che vi affezionate a lui, ragazzi. Dovremmo comunque segnalarlo al San Mungo. Se l’abbiamo portato qui è stato solo perché aveva bisogno di mangiare e stare fuori dal casino per un po’…”
I quattro compagni di squadra l’avevano fissato silenziosi.
“Harry, ma tu ci credi veramente a quel che dici?” era sbottato Ron, burbero. “Non vorrai mica affidarlo a qualche medimago del cavolo, che lo schiafferà chissà dove, da solo, in attesa che qualcuno gli faccia gli esami e lo studi perché… insomma, è senza…?”
“Ragazzi, è questa la procedura.”
Ancora silenzio.
Li aveva guardati: erano brave persone e capiva il loro punto di vista… Però…
Fare ciò che si ritiene giusto o ciò che si deve?
Questione annosa da dipendente pubblico. Magico e non.
Stump si era messa le mani sui fianchi. “Capo. Lei sta per avere un bambino, come Weasley… Lascerebbe suo figlio nelle mani di sconosciuti, affidato ad una sorte incerta? Voglio dire… sappiamo come vanno queste cose. Diamo il bambino al San Mungo, facciamo il nostro rapporto al dipartimento, e adieu, storia finita. Non potremo più vederlo. Né avere sue notizie. E… non è giusto.” Aveva concluso, con il viso acceso e la voce che tremava.
Harry le aveva sorriso.
Se ci fossero state auror come Stump quando mi hanno portato via da casa dei miei genitori chissà se le cose sarebbero state diverse.
Probabilmente no: Silente avrebbe comunque preso in mano la situazione ed avrebbe deciso di spedirlo lo stesso dai Dursley.
“Hai ragione Art. Ma tranne nasconderlo da qualche parte non mi vengono in mente altre soluzioni… e sai, sarebbe, come dire… illegale. E considerando che noi siamo tutori della legge magica…”
La ragazza si era morsa le labbra, annuendo. “Sì… ma ci deve essere pure un modo per aggirare la procedura!”
Flannery l’aveva guardato, leggermente titubante. “Capo… lei conosce un sacco di gente ai piani alti, voglio dire… lei è Harry Potter…” Occhiata alla sua cicatrice. “Non potrebbe…?”
Ron aveva schioccato le dita. “Cavolo Harry, Flannery ha ragione! Possiamo scavalcare il diparimento e chiedere direttamente… direttamente… a Kingsley!”
“Kinglsley Shacklebolt?” aveva esalato Stump. “Il primo ministro?”
Harry aveva accennato un assenso, pensieroso. Certo, non era corretto, ed era abusare chiaramente della sua posizione… ma Royal¹ non avrebbe rifiutato un incontro con lui.
Paulson li aveva guardati. “Il primo ministro? Per chiedergli cosa? Se possiamo inscenare tre scapoli e un bebè?” aveva borbottato.
Tutti l’avevano guardato perplessi, meno Harry che aveva represso una risatina.
“E’ un vecchio film babbano… mia madre ne andava pazza.” Aveva confessato infastidito. “Comunque, non possiamo certo occuparcene noi.”
“No, questo è vero…” aveva confermato Harry. “Ma potremo evitare al bambino esami e trafile burocratiche che lo confonderebbero e lo spaventerebbero. Potremmo anche… controllare, a chi verrà affidato.”
Ron aveva sorriso: ora sì che riconosceva il suo vecchio amico! Mai tirarsi indietro, quando c’era da aiutare qualcuno, specie un innocente. Hermione a volte ventilava l’ipotesi che quello non fosse altruismo, quanto piuttosto un certo egocentrismo, ma in fondo, accidenti, era il Prescelto!
“Io sono d’accordo!” aveva esclamato infatti, dandogli una pacca sulla spalla. Il bambino, disturbato dal movimento, si era messo a piagnucolare. L’uomo allora l’aveva cullato gentilmente, facendolo smettere quasi subito.
“E’ un marmocchio in gamba… non piange granchè, dico, per aver passato quell’inferno…” aveva proferito Paulson, con un inattesa benevolenza. “Voglio dire, quel figlio di cagna di un mangiamorte non doveva essere il paparino dell’anno.”
“Già…” Harry gli aveva accarezzato la testolina. “Comunque per stasera è meglio mettersi d’accordo così. Il bambino lo porterò con me alla Tana, e domattina chiederò un colloquio con il primo ministro, al Paiolo Magico.”
“Come mai proprio lì? È una locanda…” Art sembrava perplessa.
“Perché se gli chiedessi un colloquio ufficiale sarebbe difficile spiegare ai suoi segretari il motivo della visita. È una nostra vecchia abitudine, Art, in voga durante il ritorno di Voldemort…” le aveva spiegato con un sorrisetto ironico. Ricordava ancora i suoi incontri con l’allora ministro Caramel. Decisamente spiacevoli.
La ragazza aveva annuito. “Allora io resto a compilare il rapporto. Liam, rimani con me?”
“Sicuro dolcezza.”
“Vi terrò informati ragazzi. In gamba, e buonanotte.”
 
****
 
Harry e Ron sapevano che sarebbero stati accolti da ben due esemplari di moglie inferocite. E perlopiù, incinta. Si erano guardati con muto e fraterno sostegno, prima di varcare la porta di casa.
“Vi sembra questa l’ora di tornare?” Aveva iniziato Ginny, con le mani sui fianchi, in una perfetta imitazione di Molly Weasley. Semplicemente terrificante. Aveva visto il migliore amico farsi piccolo piccolo davanti a lui.
“Sono le nove passate, sbaglio o il vostro turno finisce vediamo… tre ore fa?! E neanche un gufo, né un messaggio con la metropolvere!”
“Volete mandarci una strillettera?” aveva proposto Ron, frapponendosi con la sua mole tra le donne e il bambino. Una cosa per volta. Prima calmarle, poi mostrarle il risultato dell’impresa pomeridiana.
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo. “Santo cielo, Ronald! A volte sei così … così…”
“Adorabilmente canaglia?” aveva proposto.
“Stavo per dire idiota, veramente.”
“Ah…” Silenzio “Ehi!”
Harry aveva spostato l’amico, mostrandosi alle due donne.
“E tu…” Ginny era rimasta con il dito a mezz’aria. “Aspetta, ma… Quello è… è… un?”
“Neonato. Bambino. Infante.” Aveva snocciolato Ron con aria petulante. “Sì, sorellina. Ed anche il motivo del nostro ritardo.”
“Che ci fate con un bambino?” aveva mormorato perplessa Hermione.
“Avranno finalmente deciso di adottare. Me lo aspettavo, a dire la verità, da molti anni…” Ginny si era fatta ironica: una volta passato lo sgomento era la regina delle riprese mentali.
“Oh, dai Gin!” aveva borbottato il rosso, senza capire il sottointeso, come invece aveva fatto Harry, impallidendo leggermente all’immagine mentale propinatagli.
Hermione aveva incrociato le braccia al petto, per nulla divertita dalla situazione.
“Ronald Weasley. Cosa ci fate tu e…”
“Harry Potter…” le aveva suggerito con un sorrisetto l’amico, immediatamente fulminato.
“… e Harry…” Aveva ripreso con un’occhiata ammonitrice. “… con un bambino in braccio? Di chi è, prima di tutto?”
“L’abbiamo… ecco, trovato.” Ron si era schiarito la voce. “Potremmo entrare in casa? Fuori è un tempo da troll, si gela!”
Le due donne si erano guardate, poi Hermione aveva fatto un’imperioso cenno affermativo.
La porta era stata chiusa e i due mariti fatti accomodare in salotto. Harry continuava a tenere tra le braccia il bambino, che coperto dal mantello dell’uomo, dormiva placidamente.
“Questo bambino.” Affermazione da parte di Hermione.
“Eravamo in missione… stavamo tentando di catturare un ex-mangiamorte, un tipo latitante da anni. L’abbiamo preso, ma quello si è ammazzato prima che potessi capire che diavolo ci faceva con lui…” Ron aveva indicato il piccolo. “… Ecco tutto. Non è che l’abbiamo rapito o cosa, cacchio, Herm!”
La giovane l’aveva guardato severamente, ma dopo pochi attimi le si era addolcito lo sguardo. L’aria arruffata e confusa di Ron aveva il potere di irritarla e intenerirla in misure uguali.
“Così l’avete salvato da quel tipo…” ci aveva riflettuto un po’, poi aveva snocciolato a raffica, con naturalezza. “Ma, correggetemi se sbaglio, la procedura impone, in caso di coinvolgimento di minore, di portarlo al San Mungo per essere identificato e riportato alla famiglia, o in caso non ne avesse una, dato in affidamento.”
Ineffabile Hermione: impossibile fregarla.
Harry si era umettato le labbra: c’erano dei momenti in cui una burrobirra gli sembrava quasi d’obbligo. Ma aveva le mani ingombrate da quel frugoletto e non poteva certo chiedere alla moglie di andargliene a prendere una in dispensa.
Probabilmente gli avrebbe staccato la testa.
“Già… ma…” Ron aveva guardato disperato l’amico, in cerca d’aiuto.
Harry aveva tirato fuori il sorriso più innocente e spensierato del suo repertorio, a dire il vero non granchè ampio.
“Così abbiamo deciso di portarlo con noi. Non ci fidavamo a lasciarlo da solo…”
Da solo? Non dovevate fargli prendere un treno, dannazione, Harry!” era sbottata Hermione, mentre Ginny lo guardava incredula. “Avete volontariamente occultato un minorenne, anzi, un neonato, ignorando la procedura! Siete impazziti per caso?”
Ron era arrossito, torcendosi le mani. “Non potevamo lasciarlo da solo! È così piccolo dannazione, e guardatelo! Sembra… sembra…”
“Un ragnetto.” Aveva suggerito Harry.
“Un ragnetto no!” replica furibonda. “Sembrava mezzo morto, ecco… e sbatterlo subito in mezzo ad una corsia, con gente che urla, ferite ovunque, e con un personale che se ne frega di un bambino perché ha troppo lavoro, ecco…” Si era fermato, sprofondando in un cipiglio cupo, prima di concludere. “Non ci sembrava giusto.”
Le due donne si erano guardate brevemente, poi Hermione aveva messo una mano su quella del marito, parlandogli con dolcezza.
“Ron, capisco cosa provi… tra pochi mesi avremo una bambina… è chiaro che avete pensato entrambi a questo, quando avete deciso di mettervi nei guai, come vostro solito.” Frecciatina obbligata. “Ma non è così che si fa… al San Mungo c’è un ottimo personale medico, attento e scrupoloso. Non verrebbe abbandonato a se stesso, ma nutrito e curato.”
Harry aveva esitato, poi aveva liberato il bambino dal mantello, mostrandolo alla moglie e alla migliore amica.
“Io non credo che sarebbe stato così semplice se avessero visto questo…”
Hermione era scattata in piedi, mentre Gin era impallidita, sconcertata.
“Dov’è…” Hermione l’aveva persino cercato con lo sguardo, scettica fino all’ultimo.
“Dov’è il suo ombelico?” Ginny aveva visto molte cose strane e fantastiche nei suoi ventiquattro anni di vita… ma da lì a vedere un bambino senza ombelico
Beh, quello andava oltre l’abitudine alla magia, decisamente.
“Di sicuro non l’ha perso…” aveva ironizzato Ron, alzandosi per andare a prendere una bottiglia di whiskey incendiario. Se ne era versato una dose, ed aveva fatto lo stesso per gli altri tre.
Hermione aveva ignorato il drink, chinandosi sul bambino.
“E’ incredibile… Senza ombelico non può esserci cordone ombelicale e…” aveva guardato i tre.
Ginny aveva bevuto un sorso dal bicchiere, inspirando. “E’ nato da una donna?”
Era quella una domanda che anche loro si erano fatti: ma presi da problemi più immediati non se l’erano subito posta. Ora però balzava all’occhio.
Harry aveva sospirato. “Coleridge, il nostro uomo, stava cercando di fuggire con lui, ma non ce l’ha fatta… quindi ha tentato di bruciare tutto. Stavo per uscire quando l’ho sentito piangere, e l’ho portato via… era avvolto in una coperta sudicia, da due soldi, senza monogrammi o neanche un’etichetta. Sembrava quasi strappata da una coperta più grande…”
“Era suo figlio allora?”
Ron aveva fatto una smorfia. “Non credo Herm… insomma, quale padre tratterebbe così il proprio figlio?”
Harry aveva coperto di nuovo il bambino. “Non ci risulta che Coleridge fosse sposato o avesse figli… né tantomeno una compagna. Era una specie di solipsista patologico. Anche durante Voldemort lavorava da solo.”
“Allora l’ha rapito.” Aveva concluso Ginny. “Non credo che nessuno affiderebbe spontaneamente il proprio figlio ad una specie di psicopatico in fuga.”
“Perché no?” Harry aveva scosso la testa. “Pensaci Gin… magari era solo un corriere. Lo stava portando da un posto all’altro. Coleridge sapeva fabbricare una pozione polisucco potenziata, capace di fargli mantenere una falsa identità per giorni interi. Cambiare aspetto è un’assicurazione niente male sull’imprendibilità di un corriere con una consegna così delicata. Supponiamo quindi lo dovesse consegnare a qualcuno. Questo spiegherebbe perché era tornato a Londra…” si era rivolto a Ron, che aveva annuito. “… ma poi siamo arrivati noi. Forse aveva l’ordine di ucciderlo, nel caso qualcosa fosse andato storto.”
“Ma non ha senso! Se qualcuno voleva che quel tipo glielo consegnasse, perché farglielo uccidere?”
“Perché…” aveva esitato, poi aveva scosso la testa. “Non lo so amico mio, non ne ho idea. Non abbiamo prove, uno straccio di indizio. Solo supposizioni e…”
“… e un bambino trafugato.” Aveva rimbeccato Hermione, ma meno veemente. “Adesso cosa pensate di fare, eroi?”
Harry si era passato una mano trai capelli, guardandosi con Ron. “Pensavamo di tenerlo qui, per stasera, se Molly era d’accordo… e poi domattina volevo chiedere un colloquio con Kingsley.”
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo. “Harry, Kingsley non è più la nostra balia, è il primo ministro!”
“La balia di tutto il mondo magico.” Aveva rimbeccato il marito.
“Comunque sia stai approfittando della tua posizione, Harry. Dovresti seguire la procedura, come tutte le altre volte…”
Harry aveva serrato le labbra. “Questa non è tutte le altre volte. Si tratta di un bambino, Herm, solo e abbandonato da tutti, senza identità. E vista la sua particolarità credo sia il caso di sottoporrre la questione direttamente a Kingsley. È più sicuro.”
“Per il bambino o per voi?”
Ron l’aveva guardato allarmato. Se Hermione si impuntava erano guai per tutti. Per lui soprattutto, ma anche per gli altri per proprietà transitiva. E Ginny non sembrava essere disposta ad essere loro d’aiuto, anzi, sembrava dare totalmente ragione alla cognata.
“Herm. So che abbiamo sbagliato.” Aveva iniziato Harry, seriamente. Ispirato. “Hai ragione, abbiamo infranto le regole. Ma è stato per una buona causa. Quando eravamo ad Hogwarts eri con noi, siete sempre state entrambe con noi…” aveva guardato la moglie e la vecchia amica. “Vi chiediamo di darci fiducia… Per favore.”
Le due donne si erano lanciate un’occhiata, poi Ginny aveva sbuffato esasperata.
“E va bene. Tanto mamma sarà felicissima di avere un altro Jamie di cui occuparsi e da vezzeggiare stasera. Ma domani mattina dovrai andare a parlare con Kingsley. Ora venite a cena, prima che si freddi del tutto…”
Ron aveva strizzato l’occhio all’amico, quando le due donne avevano lasciato il salotto.
“Sei stato gran-…”
“Ehi.” Hermione si era affacciata di nuovo. “Non pensererte di cavarvela così a buon mercato, vero? Ne riparleremo chiusa questa faccenda.”
La porta si era richiusa. Harry aveva dato una pacchetta alla schiena del bambino, che aveva emesso un gorgoglio soddisfatto.
“… dicevi Ron?”
“No… niente.”
 
****
 
Erano seduti in una stanza del Paiolo Magico, spoglia, ma pulita e ben areata. Tra di loro avevano un tavolino sbeccato su cui erano stati messi una pila di sandwich e una caraffa di succo di zucca. Harry James Potter e Kingsley Shacklebolt, l’Uomo del Cambiamento. Colui che aveva cacciato i Dissennatori da Azkaban e promulgato con l’aiuto di validi collaboratori leggi contro la discriminazione tra razze magiche.
E che al momento sembrava piuttosto perplesso.
“Vi rendete conto di quello che avete fatto?” aveva chiesto, pacatamente. La sua voce era come una mano su un tessuto di seta. Densa, rassicurante, profonda.
Non era un mistero che fosse acclamato come il mago più attraente dal Settimanale delle Streghe.
Harry non si era scomposto. “Sì, ne siamo perfettamente consapevoli. Per questo ho deciso di chiederti un parere su come procedere.”
“Harry, cosa vuoi che ti dica?” aveva sospirato l’uomo. “Avete infranto le regole, e le regole vanno rispettate. Anche dal Salvatore del Mondo Magico.”
“Tuttavia esistono casi particolari, e tu lo sai meglio di me, primo ministro.” Aveva sorriso Harry, dandogli del tu. Poteva permetterselo, e lo sapeva bene, e lo rimarcava con un certo compiacimento, perché no?
L’uomo aveva ricambiato leggermente il sorriso, facendo un gesto evasivo.
“Non siamo più in guerra, giovane Potter.”
“Ti ho spiegato la particolarità del bambino…”
“Sì, e l’ho perfettamente compresa.” Aveva annuito, pensieroso. “Sono d’accordo sul fatto che non sia un caso da trattare come tanti altri.”
“Allora…”
“Allora cosa vuoi da me, Harry?” si era rigirato il bicchiere di succo di zucca tra le mani, prima di berne un sorso. Mai bere in servizio: era un vecchio adagio che aveva imparato negli auror.
“Voglio sapere cosa succederà a quel bambino…”
“O piuttosto vuoi suggerirmelo tu?”
“Non ho questa presunzione.” Aveva immediatamente replicato, serio. “Voglio solo che sia seguito come si deve.”
“Ti sei affezionato a lui, dunque…”
“Se l’avessi visto capiresti perché.”
L’uomo aveva sorriso. “Sì, penso di sì.”
Rivedi in lui te stesso, non è vero, Harry Potter?
Harry era arrossito, indovinando il suo pensiero, ma non aveva obbiettato alla silenziosa domanda. “Cosa gli verrà fatto?”
Kingsley aveva riflettuto. “Non sono a conoscenza di tutte le tappe della procedura, ma immagino che verrà prima di tutto esaminato al San Mungo, per controllare che non abbia tracce di magia oscura in sé… capisci bene che l’assenza di ombelico da da pensare sulla natura della sua nascita.”
Harry aveva annuito.
“Poi saranno fatte delle ricerche, per rintracciare eventuali genitori, parenti o tutori. Se non vi saranno risultati, allora verrà affidato ad un istituto predisposto…”
“Orfanotrofio…” Harry si era irrigidito. Una sensazione spiacevole gli aveva gelato la nuca.
“Sì, i babbani credo lo chiamino così.”
“No, Kingsley… non mi sembra la soluzione adatta.”
L’uomo aveva inarcato le sopracciglia. “E’ la…”
“Procedura, lo so.” L’aveva interrotto, alzandosi in piedi, nervosamente. “Ma non deve finire in uno di quei posti. Lo so, io non posso parlare, mi dirai che non conosco certe realtà, ma … credimi, so che non deve finire lì.” Si era passato una mano trai capelli, guardandolo in tralice. “Non prendermi per pazzo, ma è una sensazione. Una sensazione che non posso ignorare.”
Il primo ministro si era seduto meglio sulla poltrona lisa, ma comoda, accanto al fuoco.
“Harry, io mi sono sempre fidato delle tue sensazioni, come molti hanno fatto prima di me… ma qui non si tratta di…”
“Coleridge. Coleridge ha detto che Voldemort sarebbe risorto. Erano sicuramente i vaneggiamenti di un pazzo, certo. Abbiamo distrutto gli horcrux, tutti, e abbiamo seppellito il suo corpo con tutte le precauzioni del caso. Lo so. Eppure…”
“Pensi che quel bambino possa essere in qualche modo legato a… Lui?” l’aveva guardato attento. Kingsley non era un uomo stupido, e, dote non comune tra le alte cariche dello stato, sapeva ascoltare.
Harry aveva scosso la testa, appoggiandosi al ripiano del caminetto, guardando il fuoco.
“Non lo so… non so nulla, perché le prove… la verità è morta con Coleridge. Quell’uomo si era bruciato tutti i ponti. Non aveva più nessuno, non un contatto, niente. Solo quel bambino.”
“Allora cosa proponi di fare?” Kingsley aveva intrecciato le mani sotto il mento, osservandolo. “Seguiamo la procedura. Facciamo esaminare, vediamo se è stato contaminato dalla magia oscura. Cerchiamo i suoi genitori. Ma se fosse pulito… e orfano… voglio…” aveva esitato, poi si era corretto. “Vorrei poter essere io a scegliere la famiglia a cui verrà affidato.”
C’era stato un breve silenzio, interrotto solo dallo scoppiare di un ciocco al calore del fuoco.
“Hai già qualcuno in mente?”
Harry aveva annuito. “Sì.”
“E chi, se posso saperlo?”
“Dudley Dursley, mio cugino.”


****


 Note:
1 – Royal è lo pseudonimo usato a Radio Potter (in inglese: Potterwatch) sotto cui si nascondeva Kingsley durante la repressione di Voldemort. Un nome di battaglia, se volete. :P




Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno messo trai loro preferiti o 'seguiti' (categoria di cui ho appreso l'esistenza solo adesso O_o). Ragazzi, ho visto che ci sono un sacco di letture, ma solo un commento. Dai, basta un piccolo sforzo per farmi sapere se sto andando bene! E' la mia prima fic su HP ed ho bisogno di sapere se non scrivo una sequela di cavolate!
Per Marty McGonnagal: Grazie mille per il commento! Mi fa davvero piacere che la storia ti abbia incuriosito! E' un terreno nuovo per me. Fino a questo momento non avevo mai scritto fiction, solo originali. ^^ Quindi mi fa piacere sapere di poter interessare ed essere in grado di delineare come si deve i Pg. Ho una paura fottuta di andare in OOC. Continua a seguirmi!
 
  
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