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Autore: xShieru    03/02/2020    0 recensioni
“Quindi come in Step Up?”
Allura scrollò le spalle. “Se la metti così… Sì. Immagino che sia proprio come in Step Up.”
Il sorriso che rivolse a Shiro, accompagnato da un timido cenno della mano, ugh, era a dir poco stomachevole e Lance ancora non credeva nei corsi di danza.
-
La carriera di danza di Lance McClain inizia e finisce con Keith.
Keith vuole solo scoprire che cosa nasconde Lance.
Genere: Angst, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allura, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della traduttrice: Quasi non ci credo, ma siamo arrivati all'ultimo capitolo di questa ff...! Grazie ancora alla mia beta CrispyGarden a tutti voi magnifici lettori per averci seguite in questa avventura, spero che questa storia vi sia piaciuta!

Ne approfitto per ricordarvi che la traduzione del primo capitolo di Life after Death di taylortot è disponibile sull'account EFP da me creato per l'autrice. 
Per quanto riguarda Shut Up and Dance with Me di wittyy_name, ho deciso di pubblicare la traduzione solo sul mio account di Ao3. Un altro traduttore su EFP aveva già creato un account per wittyy e volevo aspettare una sua risposta per poter usare il suo account in maniera congiunta, rispettando così la policy del sito. Quindi non temete, la traduzione sbarcherà anche qui su EFP, ma le tempistiche saranno leggermente più lunghe.

Grazie ancora per averci seguito fino alla fine.
E ora... buona lettura!
 


Lance si prese la responsabilità di inventarsi almeno qualche mossa esclusiva da poter infilare nei piccoli spazi che rimanevano nella loro routine di ballo. Ci avevano pensato come team, ma la parte di Keith era innegabilmente più grande e questo non andava bene. Dovevano dividerle in maniera più equa per dimostrare ai giudici che sapevano davvero quello che stavano facendo – non esattamente, nel caso di Lance, almeno.

Quando buttò fuori a calci Keith per concedersi una pausa moooolto lunga per bere, ripassò qualche powermove di breakdance. “Nah, sono troppo per questa canzone.”

Poi un paio di drop. “Nope, sembrano strane.”

E poi un’idea brillante emerse dalla sua mente annebbiata, distraendo momentaneamente le tre scimmie che controllavano il suo corpo. Cazzo, era un genio, dovevano dargli una medaglia. Avrebbero fatto una strage sul palco.

“Oh-kayyy.” Sbuffò Lance e si aggiustò il cappellino, calcandoselo indietro. “Si può fare.”

Ascoltò la canzone un po’ di volte e scelse il timing migliore, facendo freestyle goffamente, cercando di mettere insieme le idee.

18…20…24.

Trenta secondi. Perfetto.

Tirò fuori la sua cara vecchia playlist per gli allenamenti e scrollò quella lista infinita piena delle sue cantanti preferite fino a quando non trovò la canzone che gli serviva, abbassando il volume per precauzione.

‘Make it shake’ gli suonò dannatamente familiare e iniziò a far muovere il suo corpo senza una singola esitazione nel ritmo. Non si ricordava esattamente l’ultima volta che l’aveva ballata – sicuramente ci aveva provato dopo l’incidente al ‘Black Lion’? In ogni caso, quel ricordo era così sfocato che ormai non riusciva più a ricordarsi niente. Si ricordava la frustrazione accecante e le parole ‘mai più’.

Incrociò le braccia davanti al petto, tenendole parallele alle spalle, il peso che si spostava da un piede all’altro in una morbida onda. La mossa gli venne con facilità. Era ancora in forma!

L’avrebbe usata sì; ci stava alla perfezione in quella routine. Poteva anche inserire alcune delle mosse scelte da Keith, richiamare quella memoria vivida di un anno fa, tenerla viva.

Forse Keith si sarebbe ricordato di lui questa volta. Era un pensiero che faceva paura, ma su cui tornava comunque una volta ogni tanto. Voleva disperatamente una replica di quella festa in maschera, soprattutto ora che sapeva che sarebbe andata diversamente, era inevitabile.

A meno che l’opinione di Keith non fosse cambiata, scoprendo che era lui lo stronzo misterioso con il cappellino. Si era proprio fottuto da solo, non c’è che dire.

Lance continuò ad allenarsi, togliendosi la maglietta ed eseguendo una serie diversa di combinazioni, un po’ spaventato dal poco tempo che gli rimaneva. Keith aveva riposto la sua fiducia in lui, però, e non l’avrebbe deluso una seconda volta.
 

 
Nel frattempo, Keith si teneva fuori dal suo campo visivo, il corpo rigido e congelato. Probabilmente assomigliava a una statua di ghiaccio estremamente realistica.

Aspetta un attimo.

Riconosceva quelle mosse e quella canzone, no, cancella tutto – le riconosceva eccome. E se i suoi ricordi sbiaditi lo ingannavano, quel cappellino no.

Scivolò lungo il muro e chiuse gli occhi, nascosto dietro alla tenda spessa.

Bene. Ora tutto aveva decisamente più senso. Soprattutto quello strano sogno, con un figo sconosciuto come protagonista in un night club senza nome, vestito di blu elettrico, arti slanciati e abbronzati e… la voce sicura di Lance.

Alla faccia del destino e dei dejà vu, huh.

“Merda.” Keith esalò fino a quando non ebbe più aria nei polmoni. “Mi ha preso in giro alla grande.”
 

 
>> Hunk G.
Posso chiederti un piccolo favore?
>> Cinnamon roll
Spara!!! ; )
>> Hunk G.
So che ti sembrerà un po’ strano ma potresti-
 
Hunk ridacchiò e tirò fuori il suo kit di chimica.
 

 
“Yooo, Keith, uh, da quanto tempo sei lì?”

Era nervoso. Bene.

“Sono appena arrivato. Continuiamo.”
 

 
Lavorare con Lance e cambiare le parti fondamentali di quella coreografia fece assottigliare rapidamente la sua pazienza, soprattutto considerato il fatto che non era tipo da socializzare ed era stato circondato da persone per quattro giorni di fila. Quattro lunghi, estenuanti giorni.

Lui e Lance si trovavano d’accordo su molte cose, ma l’atteggiamento inflessibile di Keith non era facile da cambiare nell’arco di pochi giorni, soprattutto quando si ricordò quanto quella canzone fosse importante per lui.

La sua ultima canzone, la loro ultima canzone, prima della sparatoria, prima che tutto quello per cui avevano lavorato prendesse fuoco, l’ultimo ballo che non era mai stato provato. Era stato il suo primo tentativo di fare qualcosa per Shiro per una volta, invece di chiedergli continuamente consiglio sulle mosse da inserire nelle loro routine.

E ora quella cosa con Lance stava scombinando completamente il tutto. Inutile dire che non lo apprezzava per niente.

“Senti, che cosa non ti va giù?” Sbottò Lance qualche ora dopo, il sopracciglio in preda a un tic. Era esausto e sembrava il diavolo in persona. Aveva zero tempo per riposarsi e sistemarsi, e cazzo, come aveva potuto dimenticarsi quel piccolo particolare – il tempo era agli sgoccioli. “Proviamolo un’ultima volta e facciamo una pausa prima che tu decida di entrare in ‘modalità omicidio’-”

“Non è divertente, McClain.” Urlò Keith, scacciandosi una ciocca di capelli arruffati via dagli occhi. “Non cercare di svignartela con queste stronzate; non abbiamo molto tempo.”

“Dio, amico, stavo solo scherzando.”

“E come ho detto – non è divertente. Per una volta fai la tua maledetta parte senza lamentarti, okay?! Non sono qui per accompagnarti con la manina.” Keith bevette un sorso d’acqua da una bottiglia e scacciò un gruppo di persone con un’occhiataccia. Batterono in ritirata immediatamente, spaventati. “Sarebbe tutto molto più facile se l’avessimo lasciata come l’avevo pensata. Shiro non si sarebbe lamentato, prendilo come esempio se vuoi stare al passo con me.”

Quelle parole taglienti gli sfuggirono di bocca prima che potesse redimersi, ma era troppo incazzato. Voleva che facessero male, voleva sfogare la sua frustrazione sul povero e ignaro Lance.

Le spalle del moro si abbassarono, la bocca aperta. Sembrava un cane buttato fuori a calci nella/sotto la pioggia, le sopracciglia leggermente aggrottate.

Lance fece un respiro tremante, esaminando il pavimento come se fosse la cosa più fantastica del mondo. Come se potesse trovarci una spiegazione valida per l’orrendo comportamento di Keith. Non si curò nemmeno di fingere un sorriso, si limitò a sospirare uno sconfitto “Mi dispiace di non essere Shiro”, raccolse le sue cose e se ne andò.

Keith avrebbe voluto prendere a pugni lo specchio fino a frantumarlo. Era meschino, perfino da parte sua.

“Che cazzo di problemi ho…” Sibilò, passandosi una mano tremante sul volto.
 

 
Em gli lanciò un’occhiataccia come se avesse voluto dare fuoco al suo mullet, le labbra rosa strette in una linea.

“Dov’è Lance?” Chiese Keith cautamente, sentendosi rinsecchire dallo sguardo intenso della ragazzina.

Em lo squadrò con sospetto, come se stesse considerando se rispondere alla sua domanda o mandarlo a cagare. Le sue spalle si rilassarono leggermente quando ritenne che Keith sembrava avere un’aria sufficientemente colpevole. “Terzo piano, credo. Non è una buona idea andarlo a cercare adesso.” Borbottò, la voce tinta da una sfumatura di tristezza per suo fratello.

Era lui quello dalla parte del torto. Lo sapeva. “Grazie comunque.”

La ragazza sbuffò, improvvisamente irritata. “Piaci molto a Lance, sai. Se ferisci i suoi sentimenti, ti picchio.”

“Mi sembra giusto.”

Em gli diede davvero un calcio negli stinchi. Abbastanza forte. “Chiedigli scusa, non essere una merda.”

Beh, se Lance avesse voluto ucciderlo per averlo cercato, almeno poteva dare la colpa alla sorella terribilmente intimidatoria, che lo guardava come se volesse vedere uno stormo di corvi tirargli fuori i reni a furia di beccate.

Shiro sembrava altrettanto deluso da lui, ma non disse niente. Stava in piedi dietro a Em e continuò a guardarlo fino a quando non girò l’angolo.
 

 
Keith osò mettersi a cercare il moro per davvero solo un paio d’ore più tardi, quando rimanevano solo sei ore alla prova finale.

Proprio come aveva detto la sua sorellina, Keith trovò Lance nella hall del terzo piano, che era naturalmente zona vietata, ma tenere l’istruttore lontano era impossibile. Cercò di rendere i suoi passi il più silenziosi possibile, pronto a vedere prima come stava e solo dopo decidere se avrebbe dovuto concedergli un altro paio di ore in più. Ore che non avevano.

Non ebbe il tempo di dare neanche un’occhiata perché trovò Lance raggomitolato per terra che si massaggiava la caviglia, pestando il pugno sul pavimento e soffocando imprecazioni ogni volta che saggiava troppo la parte dolorante.

Keith fu subito al suo fianco. “Stai bene?!” Si inginocchiò, le mani che sfioravano la gamba ferita.

Lance indietreggiò, facendo una piccola smorfia. Affondava i denti nel labbro inferiore in modo fin troppo doloroso. “Fresco come una rosa!”

“Una rosa appassita. Lasciami dare un’occhiata!” Keith era stanco di ragionare con lui come se fosse un bambino petulante.

“Ha ha, che ridere.” Sibilò Lance a denti stretti, le sopracciglia aggrottate. “Ho un consiglio per te, Mullet, non azzardarti a toccarmi. Ho tutto sotto controllo.” Disse, quando non aveva per niente ‘tutto sotto controllo’. Sembrava che avesse proprio bisogno di un antidolorifico e di una fascia elastica.

“Smettila di muoverti, ti farai solo più male. Lascia che-” Allontanò con uno schiaffo le dita di Lance e tastò la gamba con delicatezza, ricevendo un sibilo in risposta.

“Sembra che tu abbia sforzato troppo una vecchia storta.” Keith gli lanciò un’occhiataccia. “Fammi indovinare – ti sei rinchiuso da qualche parte e ti sei allenato troppo.”

Le narici di Lance fremettero di indignazione. Cercò di strisciare lontano dalla portata di Keith. “Sto bene, okay?! Facciamola finita, dieci minuti di riposo e sarò come nuovo.” Mentì spudoratamente, sapendo perfettamente che sarebbe potuto solo peggiorare. Non avrebbe mai dovuto imitare gli RB, ecco cosa succedeva. Un trauma ai legamenti per la vita e ora l’umiliazione di fronte ai giudici, ancora una volta. Yay! “Io faccio la mia parte, tu fai la tua, facciamo finta di essere i Bonnie e Clyde della danza, facciamo un’esibizione della madonna, sperando di non farci accoltellare a parole, andiamocene a casa e non vediamoci mai più. Un piano perfetto, no?”

“Lance-”

“Voglio dire, non sono altro che un peso per te! Non so cosa mi stessi aspettando, ah. Non mi sarei mai dovuto immischiare. Probabilmente pensi che sono un ostacolo incompetente che ti blocca-”

“Lan-”

“So di non essere Shiro e che non sarò mai Shiro, ma non voglio mandarti tutto a puttane, argh! È solo che non posso essere come voi due, va bene?! Sono solo lo stupido Lance con i suoi grandi sogni, ugh, ora Allura mi odierà! Estúpido, estúpido, estúpido-” Sembrava sul punto di colpirsi la gamba per la frustrazione e la pazienza di Keith si spezzò come un ramoscello.

“Per l’amor di! Vuoi stare zitto?!” Afferrò le esili mani di Lance, la sua stretta era forte abbastanza da causare un livido. Fissò gli occhi in quelli spiritati dell’altro. “Ma ti stai ascoltando? Sei davvero così tardo? Lance, potrai anche non essere Shiro, ma è per questo che sei bravo. Sei te stesso.”

Il moro fece un respiro secco, gli occhi lucidi per le lacrime che non aveva pianto. Keith continuò. “Me la sono presa con te ed è stata una bastardata e mi dispiace, ma cazzo. Smettila di paragonarti agli altri. Hai il tuo stile di ballo che è unico e se riusciamo a farcela vedrai quanto siamo una coppia che funziona! E funzioniamo davvero bene, Lance, lo so dal primo giorno. Avrei potuto scegliere chiunque, ma ho scelto comunque quel tuo culo arrogante! E sai perché? Perché ho visto del cazzo di potenziale.”

“Lo dici solo per farmi stare meglio.” Lance si soffocò, una lacrima che gli scendeva lungo la guancia abbronzata. Le spalle gli stavano tremando senza controllo.

Keith si sentiva la gola stretta in una morsa e addolcì la presa, catturando la lacrima solitaria con il pollice, la voce gentile. “No… Non lo direi mai se non credessi ad ogni singola parola. Shiro... è Shiro, okay? È bravo, è innegabile, ma devi ricordare che tu sei tu. Altrettanto bravo a modo tuo.” Appoggiò la sua fronte a quella di Lance, dandogli dei colpetti imbarazzati sulle ciocche brune. “Me la sono presa con te per cose personali. Questo- questo è l’ultimo ballo a cui ho lavorato davvero con impegno.

Sarebbe dovuto essere per me e Shiro, vero, ero arrabbiato perché stavi rovinando quell’ideale, immagino, ma questo. Anche questo va bene. Possiamo farlo funzionare. È solo che io- io mi sento sempre così in colpa perché non può più ballare. Potrebbe e invece si è preso quelle pallottole per me.”

Il respiro di Lance esitò contro le labbra umide di Keith e i suoi occhi annegarono in nuove lacrime, un muto singhiozzo che gli scuoteva il corpo. “Mi dispiace davvero tanto, non lo sapevo, io-”

Braccia forti avvolsero le spalle irrigidite di Keith e il ragazzo dai capelli corvini rimase fermo, lasciando che l’altro piangesse sulla sua spalla e tracciando dei piccoli cerchi sulla schiena per calmarlo. “Va tutto bene ora, shhh.”

“No! Sono stato un egoista.” Pianse Lance, strofinando la punta del naso sulla stoffa morbida.

“È tutto okay.”

“Perché sei così gentile con me? Non me lo merito.”

Keith rimase in silenzio. In tutta onestà, non lo sapeva.

Aveva dei forti sentimenti riguardo al ‘perché’, però, soprattutto dopo quella serata al pub.

Si districò con delicatezza dall’altro quando i sussulti e i rumori del pianto scemarono. Keith gli allungò una mano per alzarsi. “Riesci a stare in piedi? Muoverti?”

“S-sì. Ci sono abituato, sarà solo una rottura dove usare le gambe un po’ troppo.”

“Allora non farlo.” Disse Keith e lasciò che Lance usasse la sua spalla come sostegno, guardandolo mentre spostava il peso, i denti affondati nel labbro inferiore per soffocare un mugolio di fastidio. “Rimani qui per un po’, vado a prendere delle cose nella stanza dello staff. Non voglio che gli altri ti vedano K.O. e pensino di avere meno concorrenza.”

Lance si sforzò a ridere, saltellando su una gamba e appoggiandosi con fare impacciato a una colonna. “Vinceremo.” Rassicurò se stesso piuttosto che Keith.

Il ragazzo dai capelli corvini gli diede una pacca sulla spalla prima di correre via.
 

 
“Grazie.” Sussurrò Lance ancora una volta mentre Keith gli bendava la gamba, il suo tocco estremamente attento.

“Mi hai già ringraziato.” Keith non distolse lo sguardo dal suo lavoro. La punta delle orecchie era di un rosso intenso.

“Non sarà mai abbastanza.” Gemette Lance e un’altra ondata di lacrime gli riempì gli occhi.

Le sue emozioni erano più disastrate della sua camera da letto.
 

 
[18:42] Nome della chat di gruppo cambiato in: klance è canon sì vs no
pornbot justice (Pidge Gunderson): Signore.
Questa è l’ultima sera per piazzare le vostre scommesse e vincere una somma da capogiro.
Le scommesse sono aperte fino alle 20:00 aka l’orario dello spettacolo.
Beach hunk (Hunk Garrett) ha inviato itsthefinalcountdown.mp3
Sono stati cinque giorni fantastici ma tutte le cose belle hanno una fine!! O un continuo, immagino che si vedrà
30 dollari che lance e keith si mettono insieme alla fine di tutto. 20 in più è una sfida
sirlancealot (Lance McClain): una sfida dici tu
Sto ascoltando
pornbot justice (Pidge Gunderson): 35 dollari se tu e keith vi scambiate le mosse e ci date un po’ di fanservice
Beach hunk (Hunk Garrett): Quello che ha detto Pidge!!
sirlancealot (Lance McClain): volevo farlo comunque abbiamo avuto delle difficoltà tecniche quindi è inevitabile ma grazie per i soldi facili amici
per quanto riguarda il metterci insieme mi terrei stretti i vostri soldi se fossi in voi
non credo che succederà l’ho accettato
pornbot justice (Pidge Gunderson): Perché menti, amico?
sirlancealot (Lance McClain): no pidge ascolta non importa se non ci mettiamo insieme il punto è che mi sono fatto degli amici qui
persino jellybean mi ha augurato buona fortuna
credo che si sia fritto il cervello in qualche modo perché che cazzo era inquietante
pornbot justice (Pidge Gunderson): Parli come se ti avesse già rifiutato, amico.
sirlancealot (Lance McClain): non proprio è solo che non mi dà ~il vibe~. a un certo punto pensavo che mi avrebbe baciato dio era il perfetto momento da commedia romantica ma con meno commedia e più piccante
dun dun dun non l’ha fatto
che notiziona
accetto la mia morte se la mia gamba non mi uccide prima che tutto sia finito
pornbot justice (Pidge Gunderson) ha inviato sadnessandsorrow.mp3
Beach hunk (Hunk Garrett): Sai cosa chi se ne frega, 60 dollari che vi mettete insieme ricordati le mie parole, lance
sirlancealot (Lance McClain): apprezzo l’entusiasmo fratello orso ma lascia stare amico stai solo mettendo il dito nella piaga del mio dolorante cuoricino in pezzi
pornbot justice (Pidge Gunderson): Io@Keith: “non rompere il suo cuore, il suo dolorante cuoricino in pezzzzi~”
È la maledizione del mullet di Billy Ray Cyrus, amico, ecco cos’è.
Beach hunk (Hunk Garrett): Io@lance: al diavolo le tue vibe negative, amico >: ( a testa alta!!!
 

 
Lance mise insieme l’outfit migliore che poteva avere in quel momento, tirando fuori i suoi pantaloni della tuta migliori e mettendo la camicia azzurra sopra la maglietta nera per l’estetica. Keith lo raggiunse qualche momento più tardi nella hall affollata, divino come sempre nei suoi jeans attillati e in un crop top rosso.

“Anche se non devi insegnare.” Cercò di scherzare Lance, aggiustandosi il cappello nervosamente. La sua camminata era leggermente zoppicante, cazzo.

Keith si limitò a scrollare le spalle. “In realtà un po’ sì. Insegno agli altri a restare al loro posto.”

“Questa brucia, amico.” Lance ridacchiò e si fecero strada verso la hall principale dell’evento.
 

 
Lance ripassò le loro mosse, imitando la forma di Keith con braccia ferme, il viso inespressivo quando si guardavano negli occhi. Cercò di essere impersonale, pensando a cosa avrebbe potuto cambiare per lasciare a bocca aperta i suoi amici.

Hunk e Pidge si intrufolarono dietro le quinte. Hunk trascinò subito via Keith, ficcandogli qualcosa nelle mani. Qualche portafortuna, probabilmente.

Em gli aveva dato il suo, un braccialetto intrecciato con un piccolo pendente a forma di delfino. Aveva abbracciato quella peste recalcitrante, ringraziandola per il fatto che gliene importasse davvero qualcosa in quel momento.

“Stendici, amico, e tutto sarà finito.” Pidge gli batté la mano sulla spalla un paio di volte, ghignando. “Forse avrai sia la fama che il ragazzo.”

“Nei miei sogni, ah.” Sospirò Lance, cercando di non sembrare troppo acido, lanciando un’occhiata furtiva alla silhouette sinuosa di Keith. Bellissimo come sempre. Un cratere sulla superficie del suo fottuto dolorante cuoricino in pezzi.

“Vedremo.” Disse Pidge gongolando come se fosse a conoscenza di qualcosa che Lance non sapeva. Poi dovette trascinare via Hunk. Il ragazzo più grande alzò i pollici nella sua direzione prima che il sipario tornasse al suo posto.

Keith nascose l’oggetto di Hunk nelle pieghe della felpa prima che Lance potesse vedere che cosa fosse. “Pronto?”

“Non proprio.” Rispose il moro con onestà, l’ansia che iniziava ad affiorare. Il brusio della folla era alquanto minaccioso, nemmeno la musica riusciva a coprirlo.

Keith non disse niente, probabilmente provava lo stesso.

Quando fu il loro momento di uscire, Lance gli afferrò il polso, facendolo girare. “Solo perché tu lo sappia, non lo sto facendo per te.”

“Non mi sarei aspettato il contrario.” Annuì Keith secco, ma la stretta di Lance si fece più forte.

Ora o mai più.

“No, ascoltami… Posso anche non farlo per te, ma solo perché sia chiaro- questo è per noi. Come team.”

Keith non ebbe il tempo di rispondere perché chiamarono i loro nomi ed entrarono sotto i riflettori per la seconda volta in quel maledetto campo di ballo d’inferno e paradiso insieme.

Immagino che non ci chiariremo mai, huh.
 

 
Saltarono i convenevoli e le prime note della canzone riempirono l’aria. Lance si tirò su le maniche pregando tutte le divinità del mondo, sperando che la sua gamba e le sue cazzate reggessero fino alla fine, e Keith molleggiò con leggerezza per testare la sua mobilità, raccogliendo le forze.

Le prime mosse lasciarono a Lance una sensazione di felicità, qualcosa basato più sul suo stile che su quello di Keith. Keith gli stava dietro con facilità – totalmente in sincrono, notò Lance con la coda dell’occhio – spostando il peso senza difficoltà verso destra, facendo delle mosse potenti con le braccia,i lock al momento giusto come se avesse danzato quella canzone in particolare per anni.

Le luci non erano più abbaglianti. Anzi, erano quasi piacevoli.

Il loro ultimo ballo. Dovevano renderlo grandioso.

Vedeva Keith perfettamente, che gli faceva l’occhiolino nel momento giusto quando non erano girati verso il pubblico e affrontarono gli squat bassi seguiti dai movimenti di fianchi. Lance rese i suoi giocosi, riflettendo il suo stile, facendo un passo in fuori a ritmo.

Iniziò a contare alla rovescia i secondi che mancavano alla parte di improvvisazione.

‘Fulfill my fantasies-’

Lo sguardo che gli lanciò Keith quando tirò fuori le mosse della vecchia coreografia in quella parte era strano, ed era dire poco. Continuò comunque.

La sua mente era un alveare ronzante di conti alla rovescia quando vide l’occasione perfetta, le braccia di Keith alzate, pronto a fare quel fantastico cambio. Invece
Lance lo prese alle spalle, portando il braccio dell’altro sulla sua spalla e Keith non dovette nemmeno guardarlo mentre si mosseero verso il basso, come se fosse sempre stato così. Come se fossero una persona sola.

Il pubblico esplose in un boato e Lance ghignò. Non riusciva a credere a quanto bene stessero lavorando insieme. Era come se Keith leggesse il suo linguaggio del corpo come un libro aperto senza nemmeno guardarlo.

Si trovarono l’uno di fronte all’altro, quasi ridendo, il braccio di Lance che avvolgeva morbido i suoi fianchi, le gambe larghe e si tuffarono verso il basso di nuovo, un tributo personale allo sculettare esagerato della loro piccola ‘sessione di ballo’. Oh, avrebbero lasciato qualcuno a bocca aperta.

Keith lo salutò beffardamente mentre rotolavano sul palco – non da copione, ommioddio, eppure funzionò alla perfezione, Keith stava facendo davvero freestyle, la vita di Lance non aveva più senso – e il moro gli porse la mano, pronto per fare la presa con piroetta.

Normalmente quella sarebbe stata la parte in cui avrebbero finito la loro routine, ma Lance si sentì un po’ una merda, sussurrando “Ora ti faccio fare un casquè.”

Keith reagì a malapena, piantando saldamente i piedi sul terreno prima che Lance lo facesse, entrambi ghignando verso la folla, che impazzì.

Gli applausi furono assordanti.

Lance si tolse il cappello e alzò la sua mano libera, imprimendosi a fuoco negli occhi l’immagine del suo sorridente ex-istruttore. Chissà quanto tempo avevano ancora – erano una delle ultime performance del giorno.

Chissà se si sarebbero visti ancora?

Lance poteva solo sperare che rimanessero buoni amici anche se a quel pensiero il suo stomaco si aggrovigliò per il disagio. Pensava che ci fosse davvero qualcosa tra loro. Una scintilla, qualcosa.

“Abbiamo spaccato!” Ululò Lance e tirò indietro la mano quando Keith cercò di dargli il cinque. “Troppo lento!” Lo prese in giro, cercando di soffocare l’inizio di una sorta di tristezza che lo stava per buttare giù.

Lasciarono il palco. Lance si avviò verso il lato sinistro, Keith verso quello destro.
 

 
A Lance sarebbe piaciuto rimanere e guardare il resto delle performance – sfortunatamente Em non ce l’aveva fatta, ma non era così arrabbiata – ma doveva raccogliere le sue cose. Pidge e Hunk l’avevano sommerso di complimenti e gli avevano promesso che l’avrebbero aspettato nella hall per aiutarlo a portare i bagagli.

Per la prima volta dopo tanto tempo, sentiva di aver bisogno di un momento solo per sé.

La tristezza gli stava fiorendo nel petto come una pianta velenosa, diramandosi nel suo corpo come viticci d’edera.

Se qualcuno avesse detto a Lance McClain che un giorno sarebbe finito a un campo di ballo con gli RB e che se la sarebbe spassata salvo qualche intoppo e un inizio difficile, gli avrebbe riso in faccia e avrebbe detto qualcosa come ‘che battuta noiosa, impegnati di più’.

Beh, alla faccia dello scherzo.

Sentiva che avrebbe dovuto cercare Keith e ringraziarlo per il suo tempo e la sua infinita pazienza – a giudicare da come Keith era scoppiato, doveva avergli logorato i nervi – ma sapeva per certo che probabilmente sarebbe scoppiato a piangere prima di riuscire a metterlo a parole. Era stato abbastanza terribile, non poteva negarlo, ma nemmeno Keith era stato gentile con lui. Non poteva tornare indietro ora. erano un team, un duo, e anche se non erano gli RB, sarebbero sempre stati qualcosa – Lance e Keith, il team delle meraviglie, rosso e blu, fuoco e acqua, due facce della stessa medaglia.

“Te ne vai senza dire niente? Non ti facevo quel tipo di ragazzo.”

Lance si fermò e si girò verso di lui, la faccia impassibile. Tanto impassibile quanto poteva permettersi mentre lottava disperatamente per reprimere le fitte di dolore che gli percorrevano il corpo. “Ho molte cose da mettere in valigia. Ti avrei salutato meglio dopo.” Forse. Non proprio.

Keith si avvicinò a lui e osservò il suo cappello, strizzando gli occhi. Era quello che aveva indossato quella notte di una vita fa. “Ricordi quello stronzo di cui ti ho parlato? Quello con il cappellino vistoso.” Keith gli rubò il cappello da maledetto flirt qual era. Lance voleva scoppiare a ridere per l’ironia del momento. Lo guardò mentre se lo metteva in testa. “Se l’è svignata anche lui. Quindi beh, non mi fido troppo di te.”

Lance tossì nel pugno, spostando il peso a disagio. La sua gamba lo stava uccidendo. “I miei migliori auguri per ritrovare quel bastardo. Non ti merita se ti ha piantato in asso a quel modo.”

Keith intrecciò le dita dietro la schiena, incrociando le caviglie. “Oh, sono d’accordo. Gli chiederò perché l’ha fatto quando lo vedrò di nuovo, insieme ad altre cose. Ero decisamente curioso, sai.”

Lance era senza parole, provava un rimorso amaro e una rabbia verso se stesso per essersi comportato così da codardo. Non voleva rovinare ulteriormente la sua immagine agli occhi di Keith. Si era già comportato come un bambinone in cerca di attenzioni.

Era meglio che quella storia rimanesse irrisolta.

“Io, uh, devo davvero andare ora. Ci si vede nella hall, amico.” Lance gesticolò vagamente alle sue spalle, muovendo qualche passo indietro verso la grande scalinata, la testa bassa in segno di sconfitta.

I tre secondi successivi furono un ammasso confuso.

“Ehi, Lance, attento!” Disse il ragazzo dai capelli corvini e Lance sentì una sostanza fredda e viscosa spiaccicarglisi in faccia, colando in rivoli blu elettrico.
Figlio di puttana, bruciava!

“Keith, ma che cazzo?!” Tossì Lance, sputando un po’ di quella roba fuori dalla sua bocca aperta, il naso arricciato per il sapore. Vernice. Era una stracazzo di vernice.

“Che ti è preso-”

Sentì il palmo fresco di Keith strofinargli la parte inferiore del viso e, con uno smorzato senso di orrore nelle viscere, lo vide ritrarre la mano, completamente ricoperta di sbavature di vernice blu elettrica.

Oh. Oh no.

Il cappello ritornò sulla sua testa e Keith fece un sorriso compiaciuto quando parlò di nuovo. “Sapevo che eri tu. Quelle mosse sono inconfondibili. Sei tu il ragazzo misterioso, Lance.”

Gli occhi di Lance erano grandi quanto piattini da tè e aprì la bocca un paio di volte per poi chiuderla stupidamente. Si sforzò di fare un ghigno, allargando le braccia.

“Bam! Sorpresa!” Cercò pateticamente di riguadagnare un po’ della sua dignità perduta. “Sono io, lo stronzo misterioso col cappello, del team Voltron nel caso in cui te ne fossi dimenticato. E ora me la devo filare. È stato fichissimo ballare con te, Keith!” Gracchiò, la voce acuta, e cercò di svignarsela – oh, che ironia, di nuovo – ma Keith lo afferrò per la manica, lasciando delle vivaci impronte blu impresse nel tessuto.

“Non così in fretta! Ho delle cose da chiederti.”

“No, ti prego.” Gemette Lance, coprendosi il volto con la mano libera e spalmandosi ancora di più la pittura in faccia. “Lo so già che questa è stata una pessima idea e che sono scappato e che mi dispiace! Non volevo, io-”

“Non importa, sei tornato e quindi posso circa perdonarti.” Le dita di Keith si strinsero attorno al collo della maglia di Lance, e i suoi occhi indaco si posarono un momento sulle sue labbra. “A una condizione – ti perdono se questa volta mi baci sul serio. È passato praticamente un anno.”

Lance inciampò in avanti, le ginocchia troppo deboli per sostenere il suo peso. Stava succedendo davvero, ma che cazzo, oddio-

Keith gliel’aveva chiesto davvero?

“A meno che tu non voglia…?” La voce del ragazzo dai capelli corvini si affievolì, leggermente confuso, e Lance si limitò a scuotere la testa rapidamente da nerd disperato quale era, la tristezza rimpiazzata da un sentimento caldo e rassicurante che minacciava di strabordare.

“No, no no no, non mi rimangio la parola, ora arrivo.” Balbettò nervoso, sporgendosi in avanti. Keith rise quando il cappello di Lance li intralciò sbattendo goffamente contro la sua fronte e spinse la visiera blu elettrico di lato, incontrando finalmente le sue labbra.

Lance morì e andò in paradiso una cosa come tre volte di fila, una delle sue gambe tirate su come se fosse un film romantico per teenager. Un errore perché ouch!

I baci di Keith erano un po’ impacciati e inesperti, ma Lance gli avrebbe insegnato tutte le sue tecniche se glielo avesse lasciato fare. Gli avrebbe insegnato anche un sacco di altre cose in futuro.

“Vuoi forse farmi fare un casquè? Per dare un tocco sdolcinato finale?” Sussurrò Lance contro quelle sue morbide labbra.

Keith lo accontentò.
 

 
Beach hunk (Hunk Garrett): Li farò piovere quei dollari B)
McDonald gratis per tutti voi amici miei
[22:01] Nome della chat di gruppo cambiato in: Hunk ha SEMPRE ragione
Beach hunk (Hunk Garrett) ha aggiunto Valoroucious (Keith Kogane)
 

 
Non vinsero il primo posto, ma Lance uscì sentendosi il re del mondo lo stesso.

“Sai,” Disse Keith, prendendo un morso della sua patatina “Dovresti davvero prendere in considerazione l’idea di iniziare un canale di coreografie.”

“Ommioddio, sì!” Strillò Pidge, che per poco non fece cadere il suo gelato. “Potremmo essere tipo, così famosi! Soprattutto se Keith e Shiro accettano di farci un po’ di promo.”

“O posso essere semplicemente un ospite frequente.” Il ragazzo in questione scrollò le spalle. “Voglio dire, qualcuno deve tenere a bada Lance. La fama potrebbe darti troppo alla testa, McClain.”

“Vuoi che andiamo fuori, bellezza?!” Ruggì Lance, il sopracciglio in preda a un tic. Come osava-

“Oh, certo che sì. Fatti sotto!”

“Sì, certo che andiamo fuori, ma per un fottuto appuntamento!”

“Questo è il nostro appuntamento!”

Hunk finì la sua coca-cola, guardando Pidge e scrollando le spalle. “Tutto è bene quel che finisce bene.”

Tutto andava bene, sì.

A parte il fatto che vennero buttati fuori a calci per aver lanciato patatine fritte.
 

 
“Smettila di tirarti giù il maglione così. È solo una cena di famiglia, non un matrimonio, cavolo.” Lance rimproverò il suo ragazzo, allontanando con uno schiaffo le sue dita da un filo scucito che sporgeva dalla manica. “Ma’ ha cucinato un casino: potremmo sfamare metà della popolazione americana.”

“Niente panico, non è vero, McClain?” Borbottò Keith con aria imbronciata, aggiustandosi i capelli. Lance poteva vedere cosa c’era dietro a quella calma facciata, era nervoso all’inverosimile.

“Mi chiamerai comunque McClain quando condivideremo lo stesso cognome?” Cinguettò Lance e suonò di nuovo il campanello.

“Cosa?”

“Niente, niente.”

“Sai cosa, sei- sei insopportabile!” Sbuffò Keith, la faccia leggermente arrossata. Lance avrebbe voluto un po’ baciarlo. No, si corresse – voleva proprio baciarlo.

Quindi lo fece.

Di solito era così che terminavano i loro stupidi litigi di recente.

Pidge aprì la porta, la faccia contorta in una smorfia quando vide Lance spingere Keith contro il muro. “Ma’, fanno i piccioncini di nuovo!” Urlò Pidge ed Em urlò da qualche punto del corridoio. “Usa lo spray, con me funziona. Dovrebbe calmarli.”

“Non puoi prendertela con me perché sono romantico. Sei solo gelosa.” Rise Lance, dando un ultimo breve bacio sulla guancia a Keith e trascinandolo dentro.

Quello era il ragazzo per cui avrebbe mangiato tutto il formaggio alle noci del mondo, pensò, quando ne vide una forma enorme sul tavolo della cucina.

Quello era il ragazzo che era suo eguale e che lo sarebbe sempre stato.
 


Note dell'autrice:
E non li lasciarono mai più entrare in quel McDonald, fine.
Lance aprì il suo canale YouTube, però, e divenne una celebrità, ma non si fece prendere la mano… non troppo.
Abbiamo raggiunto la fine, gente! Di solito non scrivo lunghi messaggi di chiusura, ma sento che questa fic ne meriti uno. A tutti coloro a cui è piaciuta questa fic, vi mando tutto il mio amore! Sono felice che abbia ispirato delle persone a tornare a ballare e cavolo, sono solo felice che siate rimasti con me fino alla fine.

Un ringraziamento speciale a Em (sì, la sorellina si chiama come il mio bro) e Jack, che sono stati di grande aiuto quando ho avuto a che fare con alcuni… commenti negativi. Un messaggio finale offerto da Em: se siete rimasti fino alla fine e non avete giudicato l’intera trama dopo le prime tre frasi, ne siete degni. Questa la chiamiamo la tattica dell’estirpare i deboli.
E Jack, scusami per la scarsità di OAMS e battute metatestuali. Volevo davvero mettercene dentro qualcuna.
https://www.youtube.com/watch?v=XlB6gDWy16A il ballo finale!

La quantità di ricerca che ho dovuto fare è stata tipo hrghhghrhgh\
In tutta onestà, l’intero capitolo rappresenta la costruzione graduale della trama.
   
 
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