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Autore: Tetide    04/08/2009    3 recensioni
Oscar lavora presso una grande compagnia farmaceutica nella Parigi odierna: l'ambientazione è quella dei nostri giorni, ma i personaggi di Versailles no bara ci sono tutti, anche se in una cornice diversa e un pò insolita. E in più c'è una novità: un nuovo personaggio, dal tormentato passato, che entra a far parte della compagnia dei nostri eroi, conoscendoli meglio, e facendo conoscere anche a noi le loro vicende passate personali. Un esperimento se volete, ma ci tengo molto: ditemi se vi piace.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 CAPITOLO 4


I giorni seguenti furono assai piacevoli per tutti loro.
Madeleine stava legando sempre più con Oscar ed i suoi amici: uscivano spesso insieme la sera, andando a ballare od a cena insieme, anche se spesso all’appello mancavano i Grandier ed i Fersen, i quali non potevano sempre lasciare da soli i figli piccoli; ma Madeleine non era affatto in imbarazzo in assenza di Oscar, anzi; ne aveva approfittato per conoscere meglio gli altri.
Aveva così scoperto che Jeanne e Nicholas, a dispetto della loro aria imbronciata, erano molto amichevoli e simpatici; in particolare Jeanne, che aveva alle spalle un’infanzia da bambina povera nei sobborghi operai di Parigi e che era rimasta orfana molto presto, trovandosi così a fare da madre alla sorella minore, era una “tosta” nel senso vero del termine, ma quando c’era un qualche problema si poteva sempre contare su di lei, anche se i metodi che usava non erano sempre ortodossi.
I due architetti della comitiva, invece, cioè Bernard e Rosalie, erano i più loquaci insieme ad Oscar ed André; era stato grazie a loro se la nuova venuta aveva scoperto qualcosa di più sul passato della sua collega.
“Oscar ed André sembrano molto uniti: li invidio un pò” stava dicendo Madeleine a Rosalie, sedute al tavolino di un pub,
“Sono innamorati persi l’uno dell’altra: sono fatti per stare insieme, sono una cosa sola”,
“Che bella coppia! Come li hai conosciuti?”;
Rosalie posò il bicchiere sul tavolino davanti a sé “E’ una lunga storia” disse “ma se ti va di sentirla…”,
“Certo. Sentiamo” rispose Madeleine con aria interessata.
“Io e mia sorella siamo rimaste orfane quando eravamo molto piccole: i nostri genitori sono morti giovani, mamma di polmonite e papà per un tumore. Siamo state mandate in orfanotrofio”,
“Oh! Mi dispiace tanto, Rosalie”.
L’altra alzò una mano, con gesto di rassegnazione; poi riprese “Siamo rimaste lì per molti anni, ed abbiamo finito gli studi superiori in un istituto di suore convenzionato con l’orfanotrofio. A quell’età dovevamo andar via, a lavorare ovviamente, dato che i nostri genitori erano stati poveri, e che nessuna di noi due poteva permettersi l’università. Ma un giorno, poco prima della nostra partenza dall’orfanotrofio, arrivarono Oscar e sua madre, che erano di ricca famiglia e facevano spesso beneficenza. Oscar si accorse di me, ed iniziammo a parlare ed a conoscerci; io le raccontai tutta la nostra situazione, e lei ne rimase molto colpita; ne parlò con sua madre, dicendole queste parole: “Mamma, io studio all’università e questo fa di me una ragazza molto fortunata; ma qui ci sono due ragazze che, pur avendo gli stessi miei diritti, non hanno avuto la mia stessa fortuna. Dato che siamo venute per aiutare qualcuno, aiutiamo loro! Fallo come se si trattasse di me!”. Non dimenticherò mai quelle parole e lo sguardo severo con cui le disse”.
Rosalie abbassò gli occhi, persa nei ricordi.
“E poi?”, la risvegliò Madeleine,
“La signora Jarjeays si convinse: ci pagarono due borse di studio, una per me ed una per Jeanne, e ci offrirono anche un piccolo appartamento dove alloggiare. Mia sorella, all’inizio, non voleva accettare, era troppo orgogliosa: “Ci arrangeremo”, disse. Ma data l’insistenza di Oscar, finì col cedere, anche se preferì non andare all’università, ma frequentare l’Accademia di Belle Arti; io, invece, mi iscrissi in Architettura”.
Madeleine aveva ascoltato con attenzione tutto, lo sguardo perso in alto sopra la testa della sua interlocutrice “Una storia a lieto fine… è bello quando le storie finiscono così!”.
“E tu dove hai studiato?”,
L’altra tornò ad abbassare lo sguardo “Oh, la mia è una storia molto più banale: sono nata a Marsiglia, dove vivono ancora i miei, due avvocati in pensione; poi, finite le superiori, sono andata a studiare a Tolosa, e dopo la laurea sono stata assunta dalla Alpha-Beta, che per un po’ mi ha tenuto a Tolosa, poi mi ha spedito in America, facendomi lavorare in diverse sedi: si può dire che ho girato un po’ tutti gli Stati Uniti”.
Rosalie fischiò “Caspita! Che fortuna che hai avuto! Come piacerebbe anche a me visitarli! E’ tutto un altro mondo quello, vero?”,
“Già, proprio così” lo sguardo di Madeleine era tornato a farsi triste.
In quel mentre arrivò Bernard, insieme a Louis Saint-Just.
“Signore, che ne dite di andare a fare tutti un giro in macchina al lungosenna?”,
“Volentieri! Vieni, Madeleine?”. L’altra esitò.
“Ecco, io… non vorrei essere di troppo… magari è meglio se mi riaccompagnate a casa…”,
“E dài!” Louis la prese per un braccio “Non vorrai lasciarmi da solo con quel bestione di Alain! Finiremmo per parlare di sport e litigare!”.
La ragazza sorrise, abbassando gli occhi “Va bene. Vengo”.

                                                  **********

Un pomeriggio, Oscar e Madeleine si trovavano al lavoro, come sempre. Erano i primi di Luglio.
“Che stress, oggi!” sbottò ad un tratto Oscar,
“Lo puoi ben dire!”, rispose l’altra,
“Madeleine, scusa se te lo chiedo, ma… che hai oggi? Mi sembri più mogia del solito”,
“Trovi?” le disse quella, sollevando la testa dallo schermo del computer “Sarà una tua impressione”.
Oscar si alzò e le si fece incontro “No, non lo è. Mi sembri una di quelle statue piangenti che si trovano all’interno delle chiese barocche. Non ti senti bene?”.
L’altra continuava a tenere lo sguardo fisso sullo schermo del computer, senza guardare Oscar; a quest’ultima parve di avvertire un tremito trattenuto nelle mani della collega.
“A dir la verità, la notte scorsa non ho dormito bene: sai, a casa mia fa un caldo infernale ed ora c’è il condizionatore rotto…”.
Ma Oscar, per nulla convinta, continuava a fissarla.
“O.K.! Ho finito! Grazie per avermi prestato il tuo computer, questi dati mi erano proprio necessari”, Madeleine si alzò dalla scrivania di Oscar; dal canto suo, Oscar scosse la testa, con fare sconsolato.
“Torno al mio posto: se ti serve qualcosa, sono nel mio ufficio!”,
“Non dimenticarti dell’appuntamento di oggi!”,
“Certo che no! Ci vediamo!”, Madeleine chiuse la porta.
Quel pomeriggio infatti, come tutti i pomeriggi da un poco a quella parte, André e Louis sarebbero andate a prenderle per fare una passeggiata insieme al tramonto sul lungosenna: era una trovata di Oscar ed André per cercare di tirar su di morale la loro nuova amica, e Louis si era subito offerto di farle da cavaliere.
I due si erano piaciuti, sin dalla sera della festa, ma a parte l’amicizia non erano mai andati oltre, entrambi troppo presi dai reciproci fantasmi personali e troppo chiusi e titubanti per aprirsi di più.
Nel corridoio si udiva la voce di Victor, che sembrava stare litigando con un cliente, con toni abbastanza accesi; Oscar sorrise.
“Il caldo ti dà decisamente sui nervi, amico!”, pensò; alzò la testa verso l’orologio, e vide che mancavano venti minuti al loro appuntamento.
Si accese una sigaretta, appoggiandosi ad una mano per pensare: ma che accidenti aveva quella benedetta ragazza? Era lì da cinque mesi ormai, ma non era riuscita a cavarle una sillaba di bocca: era davvero una tosta!
Continuava a persistere nel suo atteggiamento di perenne tristezza, dissimulata a stento quando stavano tutti assieme, ma non parlava con nessuno di quali ne fossero le cause.
Devo aiutarla! Non è giusto, per una persona ancora giovane, buttarsi via così! Eppure con me non parla! E nemmeno con gli altri! Ci riuscisse almeno Louis, sembrano stare così bene assieme!

Bussarono alla porta; “Avanti!” disse Oscar. Era Lassalle.
“Scusi, dottoressa, ma c’è qui suo marito insieme ad un altro signore. Li faccio entrare?”,
“Naturalmente Gerard. Grazie”.
Subito dopo, entrarono André e Louis Saint-Just.
“Siete in anticipo!” sbottò Oscar alzandosi per andar loro incontro,
“Che ci vuoi fare? Quando si è a spasso, si va a disturbare gli altri”, rise André “I docenti, d’estate, sono disoccupati!”,
“Anche quelli universitari?”,
“Sì, se hanno completata l’ultima sessione da una settimana!”.
Oscar abbracciò e baciò il marito; Louis sorrise. Oscar si accorse di averlo messo in imbarazzo, ed andò a salutare anche lui. “Vedo se Madeleine è pronta” disse.
Così dicendo, passò nell’ufficio della collega; ma appena entrata, rimase di sale.
La ragazza era seduta alla sua scrivania, in lacrime.
Oscar le si precipitò addosso.
“Madeleine! Me che succede, per l’amor del Cielo!”,
“Nulla di importante, Oscar, non preoccuparti”, le rispose l’altra asciugandosi la faccia con un fazzoletto “I nostri accompagnatori sono arrivati?”,
“Sì, sono qui, ma… tu non stai bene, tesoro. Non vuoi parlarne?” Oscar le stava accarezzando lentamente il viso.
“No, Oscar te l’ho detto: non era niente di importante. Vado in bagno a rifarmi il trucco, poi andiamo”.
Mentre la collega si chiudeva nel bagno, Oscar ricordò di aver notato, per un istante, che mentre lei le si accovacciava accanto, Madeleine stava chiudendo in fretta una mail ricevuta. Decise allora di dare un’occhiata, per risolvere l’arcano. Si guardò intorno con fare circospetto: si sentiva una ladra, ma lo faceva a fin di bene, in fondo.
Aprì la posta elettronica della collega, e vi trovò un messaggio scritto in Inglese, che lesse agevolmente. Recava scritto:
 
 “In questo triste anniversario, ti porgo ancora le mie condoglianze, e spero che adesso tu stia bene, e ti sia rifatta una nuova vita.
                                                                         Helen.”


Oscar chiuse la posta e spense il computer appena in tempo, mentre la collega usciva dal bagno.
“Avevi dimenticato di spegnere il computer: l’ho fatto io”,
“Grazie. Allora, andiamo?”.
Le due ragazze uscirono e chiusero la porta dell’ufficio.
Un po’ più tardi, in macchina, Oscar sedeva accanto ad André che guidava, guardando l’auto davanti a loro, dove si trovavano Madeleine e Louis.
“André, comincio a capire qualcosa”,
“A che ti riferisci?”, lui si girò verso di lei,
“Parlo di Madeleine e del suo comportamento. Quando siete venuti a prenderci, prima, era in uno stato pietoso: piangeva come un rubinetto rotto”,
“Perché?”,
“Non me lo ha detto, ma io ho cercato di capirlo da sola”,
“Ed in che modo?”,
“Aprendo la sua posta elettronica”,
“Chee? Ma acci… Da quando in qua fai queste cose?”,
“Da quando c’è da aiutare un’amica che sta evidentemente così male!”,
“E che c’era, nella posta?”,
“Un messaggio di cordoglio, da una delle nostre sedi in America”,
“Tutto qua?”,
“Perché, non è abbastanza? Madeleine ha avuto una perdita, ormai è evidente! E si tratta di una perdita grave!”,
“Quand’anche fosse così, come pensi di aiutarla?”,
“Questo non lo so ancora; prima dovrei cercar di sapere di che perdita si tratta”,
“Come? Non puoi certamente dirle di aver aperto la sua posta elettronica!”,
“Troverò un modo, fidati!”.

Erano scesi a guardare il tramonto davanti a Notre Dame: Oscar guardava preoccupata la collega; lei e Louis erano abbracciati, ma sembravano così distanti l’una dall’altro! Lui timido, impacciato, lei con lo sguardo perso in qualcosa che non era la visione dei palazzi sulla Senna che aveva davanti.
Ti aiuterò, amica mia: troverò cosa ti tormenta!
  
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