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Autore: la luna nera    04/02/2020    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Signori, ben arrivati!” Attese qualche secondo perché l’attenzione dei ragazzi fosse totale. “Permettetemi di presentarmi: io sono Joseph Cowen, direttore della Duke of Kente Music Academy, siate i benvenuti. Siete stati selezionati fra i migliori talenti del paese per un semestre che, come sapete, culminerà con un evento di portata mondiale volto a celebrare i più grandi nomi della musica. Ognuno di voi dovrà studiare i brani che vi assegneremo in base alle vostre caratteristiche, ci saranno brani da eseguire singolarmente, in coppia o in più elementi. Tutte le musiche che suonerete sono state arrangiate dai nostri insegnanti che le hanno adattate ad un’esecuzione orchestrale. Come certamente saprete, la nostra accademia può vantarsi di essere forse la più prestigiosa del paese, da qui sono usciti grandi nomi e dovete essere orgogliosi di indossare la nostra uniforme. Esigiamo il massimo impegno dai nostri studenti, massima serietà e disciplina. Nelle vostre stanze avete trovato, assieme all’uniforme, il dépliant con il regolamento dell’accademia: per i trasgressori sono previste dure sanzioni, inclusa l’espulsione immediata. Se avete domande, dubbi o perplessità, i nostri maestri sono a vostra disposizione. Ed ora prendete posizione nell’emiciclo che andiamo ad eseguire l’inno nazionale. Direttore Brown, a lei il podio.”
Charlotte si sedette con gli altri tre studenti che come lei suonavano il flauto traverso: c’era un ragazzo dalle evidenti origini africane e l’aria estremamente simpatica, una ragazza dai capelli rossi raccolti in una lunga treccia ed il viso punteggiato di lentiggini ed un’altra ragazza dall’aspetto sofisticato che si guardava attorno con aria schifata. Sophie invece si sedette fra i violinisti a non molta distanza dal direttore, accanto ad un ragazzo dal sorriso luminoso e cordiale.
Pochi istanti dopo l’aria si riempì delle note di God save the Queen.
 
 



 
 
“Dunque…noi del flauto traverso dobbiamo recarci nella sala prove numero 14, dovrebbe trovarsi quasi a fine corridoio.” Affermò la ragazza dalla lunga treccia.
“Oh, a proposito, io sono Oliver, lieto di conoscervi ragazze.”
“Charlotte, il piacere è mio.” Gli strinse la mano. “Tu invece sei?”
“Emily, lieta di conoscervi.” Il suo viso si colorò leggermente, segno di una lieve timidezza.
Poi si voltarono verso l’altra ragazza che era rimasta in silenzio e in disparte. “Iris Johnson di Oxford. Studio flauto traverso da quando avevo quattro anni, ho suonato con la Royal Junior Orchestra e dopo questa esperienza frequenterò un corso a Los Angeles per la musica in ambiente cinematografico.”
I tre la guardarono senza battere ciglio.
“Ah-ehm… Complimenti Iris, un curriculum eccellente davvero.” Charlotte si espresse con un sorriso accennato. Già le stava antipatica.
“Coraggio, troviamo questa sala quattordici e vediamo il vostro livello preparatorio.” Girò sui tacchi dirigendosi verso la stanza indicata.
Passarono davanti alla sala numero dieci la cui porta era aperta: si trattava della sala del pianoforte ed era una delle più grandi. Seduto allo strumento c’era un ragazzo dai capelli neri che, eseguendo gli ordini del maestro, iniziò a suonare Don’t look back in anger degli Oasis in versione acustica. Charlotte si soffermò un istante, tanto era rapita dall’eleganza e dall’armoniosità della melodia. Suonava in maniera sublime, incantevole, e le piccole digressioni che si concedeva apparivano naturali, come se fossero la normalità.
“Mamma mia, ma quanto è bravo quello!” Esclamò piena di ammirazione.
“Mh!” La schernì Iris. “Ma da dove vieni tu? Non dirmi che non conosci Gary!”
“Gary?” Le venne poi l’illuminazione, ricordandosi di ciò che aveva letto dai social. “Gary Ascott intendi?”
“E chi altrimenti? Nessuno è capace di suonare il pianoforte come lui.”
Effettivamente era fenomenale, in tanti anni non aveva mai sentito niente di simile.
“Andiamo, non voglio far tardi per colpa tua.”
Charlotte alzò gli occhi al cielo: Iris le avrebbe dato del filo da torcere, non tanto per la sua capacità musicale, piuttosto per il suo carattere insopportabile e antipatico.
 
 
 




 
Sophie e Charlotte rientrarono nella loro camera dopo aver consumato la cena assieme agli altri studenti, dalla finestra potevano osservare la torre con l’orologio che svettava sulla facciata principale dell’accademia. Era illuminata da alcuni riflettori che le conferivano un aspetto piuttosto sinistro, creando giochi di luci ed ombre non troppo rassicuranti.
“Mi domando perché non vogliono farci andare liberamente lassù.”
“Ma che t’importa di salire sulla torre?  Sarà pure piena di ragni e scarafaggi!”
“No, non sulla torre.” Rispose Charlotte senza distogliere lo sguardo dall’edificio. “Intendo al piano superiore dell’accademia dove sono gli uffici e le stanze da letto dei prof.” Restò con gli occhi fissi sull’esterno. “E se andassimo a dare un’occhiata?”
“Che cosa?! Ma ti vuoi far espellere dopo neanche un giorno?!”
Si alzò, avvicinandosi a piccoli passi alla porta. “Voglio solo dare un’occhiata in giro, nel dépliant non è vietato passeggiare in giardino. Dai, non essere fifona e vieni con me.”
“Io non sono fifona!” Rispose l’altra scherzosamente.
“Dai, andiamo.”
Charlotte aprì la porta: nel corridoio non c’era nessuno. L’ambiente era illuminato in modo soffuso dalle piccole luci calde appese alle pareti, sembrava che pure esse non volessero disturbare. Il silenzio era totale e c’era proprio quell’aria strana, silenziosa e apparentemente calma tipica dei luoghi di culto. Eppure erano anni oramai che le monache non vi abitavano più, sebbene tracce di quel passato fossero ancora presenti: infatti lungo le pareti erano state lasciate delle nicchie che ospitavano statue di Santi che parevano sorvegliare chiunque passasse di lì.
Le due ragazze chiusero la porta della loro stanza senza fare rumore e si avviarono con passo felpato verso l’uscita.
“Psss, secondo te finiamo nei guai?”
Charlotte si voltò. “Non ne ho idea, ma questo luogo mi eccita tantissimo! Sembra di stare in certi film ad alta tensione! Un figata!”
“Se lo dici tu…. A me sembra che quella Madonna lì mi guardi male.” I giochi di luce ed ombra in effetti regalavano un volto non troppo rassicurante alla statua, rendendola quasi inquietante. Si voltò e non vide più Charlotte. Un brivido le percorse la schiena da cima a fondo, poi sentì un rumore provenire dal fondo del corridoio che le causò ulteriore ansia. E Charlotte pareva scomparsa. Non si sentiva troppo al sicuro a starsene lì tutta sola con lo sguardo inquietante della statua della Madonna, per cui preferì tornare in camera, ma proprio appena voltata per tornare indietro, una mano sulla spalla sinistra la bloccò, impedendole di proseguire. Il suo urlo terrorizzato fu soffocato da un’altra mano che le chiuse la bocca. “Sh, zitta! Vuoi farci beccare?!”
Riconobbe la voce di Charlotte, si voltò leggermente per sincerarsi che fosse davvero lei e sussurrarle un profondo vaffa. “Idiota! Mi hai fatto prendere un infarto!”
“Io?!”
“Sì, tu!” Respirò profondamente. “Cristo Santo, ti ho detto che questo ambiente mi mette ansia e tu che fai? Sparisci e ricompari all’improvviso alle mie spalle!”
“Va bene, va bene! Scusa! Mi ero avvicinata alle scale e non ti ho vista più, perciò sono venuta a cercarti.” Si giustificò l’altra. “Possiamo andare adesso?”
Annuì in silenzio e seguì l’amica scendendo le scale senza fare rumore. Appena furono all’esterno, percepirono all’istante un brivido gelato lungo la schiena, sebbene l’aria fosse tutt’altro che fredda. Pure esternamente gli edifici apparivano quasi sinistri e non troppo rassicuranti, forse erano i colori scuri delle pareti debolmente illuminate da alcuni lampioncini, forse erano quelle tre finestre accese al piano di sopra, quello proibito agli studenti, forse erano i versi di alcuni animali notturni, forse era la luna piena che diffondeva la sua fredda luce sul parco dell’accademia rendendolo simile ad uno scorcio di pianeta alieno? E fu proprio grazie alla luce lunare che le due ragazze riconobbero le sagome di due individui, di cui uno intento a fumare una sigaretta. Si trovavano ai margini del laghetto, evidentemente non erano le uniche a voler curiosare in giro: quelli erano studenti come loro, non erano insegnanti, altrimenti non si sarebbero mai mossi con la complicità della notte per girovagare nel parco.
“Che dici? Vediamo chi sono?” Charlotte pareva propensa a incontrarli e stringere qualche nuova amicizia.
“Guarda, stanno venendo verso di noi.” Sophie indietreggiò di qualche passo. “Aspetta, quello è Ethan. Suona il violino ed era seduto accanto a me oggi.” Avendo riconosciuto il ragazzo, si fece coraggio facendosi incontro con il volto più rilassato. “Ehi, Ethan!”
Questi si voltò. “Sophie, ciao! Che fai in giro a quest’ora?”
“Oh, niente di speciale, io e la mia amica davamo solo un’occhiata in giro.”
“Ciao, io sono Charlotte.”
“Piacere. Ah, lui è Gary.”
Lo osservò per qualche istante. “Il famoso Gary Ascott…” Charlotte finalmente si era trovata faccia a faccia con quel famigerato talento che aveva sentito suonare Don’t look back in anger in maniera divina.
“Beh, famoso forse non proprio, ma Gary Ascott sì.” Rispose in modo molto amichevole lui. “Lieto di conoscervi, ragazze.” Osservò per qualche istante Charlotte. “Sbaglio o tu suoni il flauto traverso assieme ad Iris Johnson?”
“Sì, esatto.”  Fantastico, il talentuoso è amico della’antipaticona.
“L’ho incontrata alcuni anni fa quando stavamo alla Royal Junior Orchestra ed è molto brava. Tu che ne pensi?”
“Beh, se la cava bene.” Omise di riferirgli quanto la trovava simpatica. “Ad ogni modo non potrebbe essere diversamente dato che anche lei è qui.”
“Giusto. Spero di poter suonare presto anche con te e sentire quanto sei in gamba.”
“Ragazzi, mi spiace interrompere la vostra conversazione, sicuramente avrete modo di conoscervi meglio ma… Credo sia ora di tornare nel dormitorio, ci sono troppe luci accese al piano di sopra, non vorrei ci avessero visto.” Ethan aveva notato la stranezza e si incamminò verso l’ex convento seguito dagli altri.
“Però è strano.” Osservò Charlotte un attimo prima di rientrare. “Le finestrelle con la luce accesa sembrano essere quelle del sottotetto, dubito che i prof dormano lì.”
“Hai ragione.” Confermò Gary. “Guardate, quella si spenge e si riaccende di continuo!”
“Ragazzi, questa storia non mi piace.” Sophie iniziava ad avere la tremarella alle gambe.
“Oh! Chi c’è sul tetto?!” Ethan indicò una figura bianca che stava camminando sul cornicione.
Erano tutti a bocca aperta: all’improvviso la figura scomparve, poi riapparve sopra la torre dell’orologio, aprì le braccia e si lanciò nel vuoto. Pochi istanti dopo sparì definitivamente inghiottita dalla notte.
I quattro ragazzi non sapevano cosa dire, né tantomeno sapevano dare un senso a ciò che avevano visto.
“Incredibile…”
“Ma che cos’era?”
“Non lo so, ma credo sia meglio non farne parola con nessuno.” Sentenziò Ethan trovando tutti d’accordo.
Poi ognuno di loro fece ritorno nelle proprie stanze da letto in totale silenzio.
 
 
 







 
 
Hello everybody!
Permettetemi di dire un GRAZIE enorme ad Emmastory e KarenHumbert che hanno commentato il precedente capitolo: mi state dando fiducia per questa nuova avventura e spero di incontrare ancora il vostro favore.
In questo nuovo capitolo incontriamo altri personaggi che, chi più e chi meno, ci faranno compagnia. Poi sul finale ecco che appare qualcosa di insolito: un’apparizione capace di lasciare tutti senza parole. Cosa potrà mai essere?
 
Vi auguro una buona giornata e, mi raccomando, commentate!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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