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Autore: Rumenna    06/02/2020    0 recensioni
La vita di Jennifer è difficile a causa delle radiazioni che hanno colpito il pianeta dopo la terza guerra mondiale. Il Governo ha progettato di colonizzare un nuovo pianeta abitabile scoperto da poco e Jennifer è stata convocata per essere una dei procreatori della nuova razza umana.
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bestia contaminata aveva stritolato la bomboletta spray al peperoncino sotto i denti? Sì. Era servito a qualcosa? No. Chissà quali dolori pativa il suo corpo per non sentire nulla. Per fortuna Jennifer era magra ed agile e con un grande salto riuscì ad aggrapparsi alla sua bicicletta fuori dal bosco prima di essere colpita dalla bestia che, raggiunto il confine naturale, si ritirò nel suo territorio.

Jennifer era salva dalla contaminazione, anche se si fece un lungo tragitto della collina rotolando insieme alla sua bicicletta, che aveva spinto con sé durante lo slancio, illudendosi di riuscire a salirci in volo come nei film d'azione. 

La caduta le aveva salvato la vita ma non la pelle, rimasta sollevata e graffiata qua e là. Con la schiena dolorante si tolse la bicicletta ammaccata di dosso, con le ferite aperte che le pulsavano sulle articolazioni di ginocchia e gomiti, risistemandosi subito la mascherina sul viso: sentendo troppa brezza arieggiare sul naso, prese lo specchietto che aveva nel marsupio e vide la vistosa ferita circolare e rossa. «Ciao Rudolph.» La pelle le mancava sul dorso e sul setto. Sbuffò, toccandosi una ciocca del caschetto rosso fuoco che le circondava il viso ovale «Adesso c'è troppo rosso.»

Quando rientrò a casa, a sua madre Caroline quasi venne un mancamento: vedendola in quello stato credeva si fosse contaminata. Jennifer le disse che era caduta dalla bici, ma le raccontò una bugia sul perché, dicendole di aver inciampato perché si era appoggiata alla bicicletta mentre cercava smaniosamente di fotografare le nuvole.

«Va bene, ti credo. Sei una brava ragazza... stramba sì, ma sempre stata onesta. Non mi mentiresti mai su una cosa così pericolosa.»

«Ma secondo te ho cinque anni? Ma dico io... che fai?» Jennifer seguiva tesa i movimenti della madre con la cassetta del pronto soccorso tra le mani.

«Cerco di medicarti, no? Avanti, spogliati.» Prese la figlia tra le mani ed iniziò a sfilarle la giacca ormai consunta, poi la maglietta. Sulla schiena vi erano dei lividi, mentre i rigagnoli di sangue provenienti dalle ferite sui gomiti le avevano sporcato tutte le braccia. «Ma che razza di caduta hai fatto, si può sapere?»

«Ero sulla collina e... ahi, piano!»

«Cos'è questo?» Sua madre le picchiettò la parte bassa della schiena, indicando il disegno sbiadito di una donna con il volto a teschio, una rosa tra le labbra ed un cappello da cowgirl. 

«Stavo... è finto, okay? Stavo cercando ispirazione perché volevo farne uno vero...»

«Siamo sicuri che sia finto?» 

«Mamma, non si vede neanche più! E se proprio vuoi saperlo quella è già la quarta prova! Vedi tracce degli altri? No, quindi stai tranquilla se ti dico che è tutto finto!»

«Jennifer. Io lo so che sei creativa e tutto quanto, ma ti rendi conto di cosa ti mettono nella pelle?»

«Inchiostro...» sbuffò seccata, pronta ad una ramanzina, mentre si lamentava della gelida pomata che sua madre le spalmava sui lividi.

«E fosse solo quello il problema... usano gli aghi per farti quella roba, Jennifer! Ti bucherellano la pelle, ti fuoriesce del sangue! Potresti venir contaminata!»

«Mamma, non esageriamo! Allora potrei venire contaminata anche da questi gomiti sbucciati? O dal naso?» Jennifer realizzò in quel momento quanto le dolesse il naso e quanto fosse estesa quella ferita. «Mamma, ho il naso tutto trucidato, che faccio adesso? Devo andare in giro così come se fossi un'appestata? O peggio ancora con una maschera antigas sul viso per nascondere la crosta?» Iniziò a piagnucolare rumorosamente, facendo svegliare il fratellino che dormiva al piano di sopra.

«Andiamo, Jennifer! Non ti succederà niente, basta coprire tutto per bene con della garza ed un cerotto!»

«Sì, così poi mi viene il naso a forma di melanzana! E poi scusa ma anche il tatuaggio viene coperto, vabbè lasciamo stare.»

«Sono finiti i cerotti normali. Va bene questo?» Caroline le sventolò davanti agli occhi un cerotto con il disegno di un supereroe di quelli che amava guardare in TV suo fratellino Miky di un anno.

«Ma... mamma, è rosso!»

«Sarà coordinato con i capelli, no? E poi se si sporca di sangue almeno non si vede l'alone, dai.»

«Devo assolutamente cambiare il colore dei capelli.»

«Fai come ti pare, ho rinunciato a capire il tuo criterio sulla scelta dei colori. Perchè invece non te li fai crescere? Ti stavano così bene finché non hai deciso di tagliarteli corti dopo il diploma.»

«Perchè corti sono comodi.» Jennifer pensò a quello che sarebbe potuto accadere se quello scoiattolo contaminato le avesse afferrato una ciocca di lunghi capelli svolazzanti da dietro la schiena: scosse la testa, fiera della giusta scelta di stile che aveva compiuto un paio d'anni prima.

 

Nel pomeriggio, mentre si preparava per andare al lavoro, ricevette una mail sul cellulare: era Nick, che la invitava ad una festa dove avrebbe suonato con la band di cui faceva parte. Fortunatamente ricadeva nel giorno in cui la pizzeria era chiusa, quindi accese la radio ed iniziò a ballare sul canale dedicato al liscio, dove in quel momento davano una polka, prendendo in braccio il piccolo Miky e facendolo roteare per aria, finché non gli fece sbattere i piedi su una piccola statuina in argilla che aveva sulla mensola, mandandola in frantumi.

«Jennifer, sei impazzita del tutto? Che stai facendo?»

«Mamma! Stavamo ballando, vero Miky?» Miky le rispose ridendo contento e sbattendo le mani mentre si divertiva a ballare la polka da seduto, sul letto.

«Non so se sei più tu a creare problemi o Michael» Disse sua madre ridendo «Aspetta, prendo la scopa. Poi dimmi il perchè di tanta contentezza» le fece un occhiolino e sparì dalla loro vista. 

Jennifer si sedette sul letto e tutta contenta si mise a giocare con il fratellino: «Miky, ti rendi conto? Nick mi ha invitata, Nick, Nick! Capisci?»

Michael non capiva, ma era felice comunque. 

«La cosa più bella è che si esibiranno, capisci? Ed io potrò vederlo dal vivo!»

Michael inclinò la testa, non capendo.

«Ma senti questa! C'è qualcosa di ancora migliore in tutto ciò! Ovvero... che mentre tutti staranno lì a sbavare sul cantante ed il chitarrista, io potrò mandare occhiate languide del tutto indisturbata!»

«Ma che bel piano, mi sembra perfetto.» Entrò Caroline, con scopa e paletta alla mano, sorridendo molto interessata alla faccenda.

«Mamma, Nick mi ha invitata ad una festa venerdì, si esibisce con la band! Secondo te dovrei andarci pesante, tipo una gonna super mini e una scollatura super profonda?»

«Jennifer, se ti presentassi alla mia festa vestita in quel modo e con quei bei cerotti e bendaggi in vista, mi sembreresti di più la zia appena ritornata dalla convalescenza all'ospedale. Sii te stessa e se gli piaci, è meglio che sia per la vera te stessa, no? Non ti ho mai vista indossare una gonna prima d'ora e non sapresti neanche dove andare a comprartelo un vestito del genere.» Caroline le accarezzò il viso dolcemente, mentre le scostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Hai ragione. Ma sai... ci saranno un sacco di oche ed io voglio mettermi in competizione.»

«Quale competizione migliore di essere l'unica non oca in un posto affollato di oche? Vedrai, venerdì ti divertirai tantissimo.»

«Lo spero... senti, ma la ferita sarà guarita per venerdì?»

«Jennifer... venerdì è dopodomani.»

 

   
 
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