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Autore: Nuel    07/02/2020    4 recensioni
La pace è tornata a Dante’s Cove dopo che le Ombre sono state ricacciate nella loro prigione secolare, ma di Toby e Adam non c’è traccia.
Mentre i ragazzi sono intrappolati nella Casa delle Ombre, il mondo morente da cui le malvagie entità che li hanno attaccati hanno avuto origine, le streghe e i maghi del Treesom rimasti sull’isola cercano un modo di riportarli a casa.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam, Ambrosius Vallin, Grace Neville, Kevin Archer, Toby Moraitis
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IV

Contatto

 

«Adam!» La voce di Toby era carica d’angoscia mentre lo chiamava, fuori dalla casa. Non aveva idea di quale direzione avesse preso, altrimenti, Adam ne era certo, sarebbe corso fuori a cercarlo.
     Adam aveva la fronte imperlata di sudore e la vista offuscata, ma camminava in linea più o meno retta verso il recinto. Strada facendo, doveva aver perso una o due noci di cocco, ma credeva di tenerne tra le braccia ancora a sufficienza per un paio di giorni. In realtà si sentiva gambe e braccia pesanti, e non era sicuro di riuscire ad arrivare alla staccionata, ma sentire la voce di Toby che lo chiamava lo riempiva di gioia. Avrebbe voluto piangere di gioia.
     
«Toby…». La sua voce non fece molta strada fuori dalle sue labbra, ridotta a un mormorio impastato, ma Toby lo vide, saltò la recinzione e gli corse incontro.
     
Adam fece un profondo sospiro di sollievo e lasciò cadere le noci, sperando che rotolassero fino oltre i paletti di legno. La vista gli si offuscò e per un istante si rese conto che le ginocchia impattavano col terreno, ma Toby era con lui, gli sorreggeva la testa e lo chiamava.


Al termine del suo black out, Adam si risvegliò a letto. Toby era seduto accanto a lui, con l’espressione più spaventata che gli avesse mai visto sul viso. Aveva persino gli occhi arrossati.
     
«Sto bene». Si sforzò di sorridere, e questa volta seppe che Toby l’aveva sentito, perché gli occhi di lui scattarono subito a cercare i suoi.
     
«Adam!». La voce di Toby era così carica di apprensione che ancora tremava. «Perché sei uscito? Dove sei stato? Cos’è successo?». Si piegò su di lui, accarezzandogli il viso con le mani calde sulla sua pelle gelata. Si chinò a baciargli la fronte. «Ho avuto paura di perderti». Le labbra. «Non farmi più spaventare così. Ti amo, Adam. Ti amo». Nascose il viso nell’incavo del suo collo, e Adam sollevò un braccio per stringerlo a sé, anche se era ancora debole.
     
«Scusa. Ero arrabbiato e non volevo litigare».
     
«È questo posto». Toby sollevò il capo per guardarlo. «Mi dispiace per come ti ho trattato. Io…».
     
«Ti amo». Adam sorrise di nuovo, accarezzandogli il viso. «Non piangere, Toby. Ti amo».
   
Toby si chinò a baciarlo ancora, stavolta con urgenza. Le sue labbra scivolarono sulla gola di Adam e sorrise. «Come stai adesso? Sono state le Ombre?».
     
Adam deglutì a vuoto, gli strascichi di un incubo da Saint ancora vividi nella memoria. Non era sicuro di poter dire la verità. Toby non avrebbe capito. Avrebbe pensato soltanto che fosse ricaduto nella dipendenza. «Meglio, ora che sono qui. Non sento più le voci nella testa».
     
Le dita di Toby si infilarono tra i suoi capelli in una carezza decisa, e finalmente lo vide sorridere.
     
«Come sono venute le lenzuola?».
    
L’espressione di Toby si riempì di orgoglio. «Giudica tu stesso». Allargò le braccia, e Adam si accorse di essere sdraiato su lenzuola pulite e asciutte.
     
Stava sorridendo quando, con la coda dell’occhio vide Bro comparire nello specchio, e Bro stava picchiando sul vetro.
     
Toby dava la schiena allo specchio, non poteva vederlo, e Adam decise in fretta, con la lucidità con cui il Saint gli permetteva di vedere le cose. «Adesso mangerei volentieri un po’ di cocco». Inclinò il capo verso la porta e sporse il labbro inferiore come un bambino che fa i capricci, strappando a Toby una risata carica di sollievo.
     
«L'ho messo in cucina. Dopo mi dirai dove l'hai trovato». Il ragazzo si alzò continuando a tenergli la mano fino a quando le loro braccia tese non furono sufficienti a coprire la distanza fino alla porta e dovette lasciarlo per uscire dalla camera.
     
Appena fu certo che Toby non lo vedesse, Adam si alzò dal letto. Era affaticato e gli girò la testa, ma l’effetto intossicante dello starflower stava passando. Non sapeva se rischiava di avere una crisi d’astinenza, ma in ogni caso, prima che gli capitasse qualcosa, che il suo corpo o la sua mente cedessero di nuovo, doveva riuscire a comunicare con Bro, e non voleva che Toby si facesse false speranze.
     
Si spostò davanti allo specchio e vi posò la mano, sperando che davvero Bro lo stesse vedendo. Quando il warlock annuì e mise la mano sulla sua, Adam fu certo che, in qualche modo, fosse riuscito a stabilire un contatto.
     
Bro prese un fiore bianco, da qualche parte, oltre il campo visivo concessogli dalla cornice dello specchio, e glielo fece vedere. Fu il suo turno di annuire e di estrarre dalla tasca i licheni. L’espressione di Bro su sorpresa, ma annuì di nuovo. Si sporse un’altra volta e prese un foglio e una penna. Scrisse freneticamente e girò il foglio verso di lui. “Dove siete?”.
     
Adam scosse il capo, ma ebbe un’idea: fece cenno a Bro di attendere, aprì la finestra e spostò lo specchio in modo che il mago potesse vedere l’esterno.

)o(

Grace continuava a fare avanti e indietro per la stanza, irritando Ambrosius più di quanto l’uomo avrebbe creduto possibile. Il ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento di legno sembrava una goccia cinese che scavava nella sua mente. Forse non avrebbe dovuto dire niente.
     
Purtroppo, però, non sapeva dire di no a Kevin subito dopo il sesso, e il suo diabolico Aspirante aveva tolto l’accappatoio dallo specchio autoportante davanti al letto, facendogli presente con tono scherzoso che non era un attaccapanni.
     
«No, è un portale, infatti». Avrebbe dovuto stare zitto.
   
«Quindi, fammi capire bene». Grace si fermò davanti allo specchio che avevano avuto la premura di spostare in salotto. Non avrebbe sopportato di avere quella strega nella propria camera da letto dopo aver rischiato seriamente di sposarla. «Il potere dello starflower ha attivato il portale?».
     
«Non è quello che ho detto». Bro incrociò le braccia sul petto. L’aveva già spiegato due volte: la prima a Kevin, omettendo il dettaglio dello starflower, e poi a Grace e Diana, che erano arrivate pressoché assieme dopo che il ragazzo le aveva chiamate.
     
«Io credo che lo starflower ti abbia solo permesso di riconoscere il portale per quello che è», intervenne Diana, districando la matassa. «Per qualche motivo deve essere stato schermato. Probabilmente perché non era più necessario».
     
«Perché non c’era più nessuno dall’altra parte», ipotizzò Grace, con aria assorta.
     
«Spiegherebbe perché dall’altra parte sia aperto. Chiunque lo usasse dall’altro lato, non l’ha chiuso», concordò Ambrosius.
     
«Dobbiamo trovare il modo di aprirlo se vogliamo riportare indietro i ragazzi», ricordò loro Diana.
    
«Ma come?». Nemmeno Kevin riusciva a stare fermo. Tutta quella sua energia giovanile scalpitava per fargli fare qualche idiozia.
    
«Hai detto che Adam non sembrava troppo sorpreso di vederti, vero?». Lo sguardo di Grace era preoccupato. «Pensi sia possibile che dall’altro lato il portale sia aperto?».
    
«Direi che era più sollevato che sorpreso. Ho avuto la sensazione che avesse fatto uscire Toby dalla stanza, prima di comunicare con me, come se non volesse che mi vedesse».
     
«Come se avesse il controllo della situazione». Grace riprese a camminare. Due passi, poi si fermò. «Ritieni che abbia sempre potuto vedere attraverso lo specchio, in tutto questo tempo?».
     
«Santo cielo, Grace! Come faccio a saperlo?». Ambrosius stava davvero perdendo la pazienza. «Aveva del Saint con sé. Può darsi di sì».
    
Kevin fece una faccia strana: per un attimo incrociò gli occhi e gonfiò le guance. «Intendi che avrebbe potuto vederci scopare?».
      
«E allora?». Bro si strinse nelle spalle, la cosa non gli dava nessun fastidio.
    
Le labbra di Kevin si piegarono verso il basso mentre sporgeva il labbro inferiore, e Ambrosius rimase ad aspettare una risposta che non arrivò.
     
«Se il portale è aperto, dal loro lato, entrambi possono avervi visti». La precisazione di Diana fu come una secchiata d’acqua fredda per il ragazzo; Ambrosius lo vide impallidire. Probabilmente non gli importava di dare spettacolo davanti a Adam, ma il pensiero che Toby potesse averlo visto fare sesso con qualcun altro lo metteva a disagio.
     
«Sentite», Bro interruppe tutti quei discorsi senza senso, «adesso sappiamo che sono vivi e che stanno bene. Non potremmo calmarci?».
     
«Calmarci?». Kevin scattò, i suoi occhioni azzurri dilatati dall’incredulità. «Dobbiamo riportarli a casa, Bro!».
     
Ambrosius sospirò e alzò le braccia in segno di resa. «Come?».
    
«Aprendo il portale». Gli sguardi di tutti si focalizzarono su Diana che, reggendo un cristallo appeso a una catenella nella mano, teneva gli occhi chini sul libro del Treesom.


)o(
 

«Togli le mani dal mio libro!». Ambrosius diventava nervoso quando altri maneggiavano il libro del Treesom.
     
«Non è tuo, Ambrosius», lo redarguì Diana con voce melodiosa. «È il nostro libro, e dal momento che non ne esistono altre copie, dobbiamo condividerlo».
     
«Senza contare che l’hai trafugato dalla casa di Griff mentre lui non c’era». Grace aveva sempre adorato infierire.
   
«Questo non è vero», si difese lui. «L’ho preso mentre era distratto. Eravate tutti distratti dalle vostre smancerie, e l’avete lasciato incustodito».
    
«Oh!». Sembrava che Grace stesse per mettersi a ridere. «E quale rischi correva nella casa di un emissario del Consiglio, circondato da streghe e maghi?».
    
«Volete finirla?». Kevin aveva esaurito la pazienza. Le sue mani sembravano sul punto di rilasciare una palla di fuoco per quanto erano contratte e tese. «Diana?».
     
Diana raccolse nel palmo della mano la catenella d’argento e infine anche il cristallo scomparve tra le sue dita affusolate. Con un movimento lento, come se ancora stesse leggendo le ultime sillabe di una frase, sollevò il capo e lo sguardo, e guardò tutti loro con espressione seria.
     
Per un istante Diana si compiacque di se stessa, dell’attenzione degli altri su di sé. Se le cose fossero andate secondo il disegno di suo padre, sarebbe sempre stato così, ma nulla era andato nel verso giusto, sin dalla sua morte.
    
«So come aprire il portale per permettere il transito, ma non è così semplice. Il portale permette di comunicare grazie a un incantesimo piuttosto semplice, ma il passaggio da un mondo all’altro è molto più complicato, soprattutto se quel mondo è una prigione sigillata da secoli dai più potenti Avatar del Treesom».
     
«Sigillato?». Kevin faceva fatica a seguire il discorso. Era un neofita, non conosceva la storia, non era cresciuto nel culto come loro.
     
Diana gli sorrise comprensiva. «Il Treesom era composto dalla Casa della Luna, quella del Sole e quella delle Ombre, ma chi si specializzava nel potere delle Ombre era incline all’oscurità e al male». La sua voce tremò; per un momento abbassò lo sguardo. Un freddo che proveniva dall’interno si impadronì di lei, ma non era reale, non più. Si umettò le labbra e ricominciò a parlare. «E io lo so molto bene, ho sentito il loro odio e la loro… disperazione, mentre mi possedevano».
     
«Ciò accadeva così tanto tempo fa», intervenne Grace, «che per molti la Casa delle Ombre era diventata solo una leggenda». Scoccò uno sguardo di sufficienza ad Ambrosius, quasi a sottolineare che lui era tra quelli. Lui reagì facendole una smorfia, due bambini che si facevano i dispetti.
     
Diana annuì e, per una volta, decise di non intervenire nel battibecco tra la sorella maggiore e il suo ex fidanzato. «Quello che devi capire, Kevin, è che le Ombre non appartenevano al nostro mondo. Sono esseri immateriali, richiamati dalla magia in tempi così antichi che nessuno di noi ne conosce l’origine o la storia. Quando gli accoliti del Treesom si accorsero di quale grave errore fosse stato accogliere le Ombre, cercarono di rinchiuderle nel loro mondo, ma alcune erano ormai sfuggite da questa parte e per loro venne costruita la prigione, il baule che Brit ha recuperato a Sodoma Reef».
     
Osservò il viso di Kevin contrarsi, le sopracciglia che si avvicinavano mentre sulla fronte compariva una ruga profonda. Sapeva che non avrebbe impiegato molto a capire.
     
«Significa che ci sono delle Ombre nel posto dove si trovano Toby e Adam?».
     
«È probabile». Lo disse con la voce più calma di cui era capace, ma non cambiava il fatto che i ragazzi fossero potenzialmente in pericolo.
     
Kevin sussultò. «Dobbiamo riportarli qui!»
    
«E lo faremo». Diana si alzò in piedi, tenendo tra le braccia il libro. «Ma uno di noi, prima di tutto dovrà andare dove si trovano loro».
     
«È inaccettabile!». La voce di Ambrosius si alzò alta e decisa.
     
«Come?», gli fece eco Grace.
     
«Vado io!». Kevin ancora non sapeva di cosa stesse parlando, ma già si era proposto.
     
Lo sguardo di Ambrosius si spostò all’istante sul suo giovane compagno. «Tu non vai da nessuna parte. Piuttosto andrò io».
     
Kevin sorrise, ma scosse il capo, e Bro gli si parò davanti. «Credi che non salverei Toby?».
   
Diana immaginò che fosse proprio quella la paura del ragazzo, che Ambrosius avrebbe riportato indietro Adam, ma avrebbe lasciato Toby a morire, trovando una scusa qualsiasi per giustificare il mancato salvataggio. Lo vide digrignare i denti, ma alla fine Kevin sorrise.
     
«No, ma so che ti costerebbe salvarlo. Lo faresti per me, e io non voglio che tu rischi solo per proteggere me. Posso farlo. Lo sai».
     
Stando con Ambrosius, Kevin aveva imparato a mentire o, quanto meno, aveva perso parte di quell’ingenuità che lo aveva portato tra le braccia di uno stregone che voleva uccidere il suo ragazzo, meno di due anni prima.
     
«Dovrai prima imparare come aprire il portale». Grace non si lasciava distrarre facilmente dalle smancerie, a meno che non si trattasse di Griff, e riportò l’attenzione di tutti sulla questione principale.
   
Diana annuì con convinzione. «Nel libro c’è scritto come fare. Ambrosius, dovrai aprire tu il portale e far passare Kevin. Servirà lo starflower per accrescere il più possibile il tuo potere. Grace, a meno che un’Ombra non cerchi di passare da questa parte, non dovrai intervenire: sarebbe rischioso nel tuo stato».
     
Grace si portò le mani al ventre e fece una piccola e rapida smorfia, come se non fosse contenta di non poter partecipare all’azione.
     
«E immagino che tu non sia abbastanza forte da renderti utile». Il tono di Ambrosius sembrava rimproverarla, ma era la verità, quindi Diana si limitò ad annuire.
     
«Tu e Kevin siete legati, quindi per voi sarà più facile mantenere il contatto una volta che Kevin sarà passato dall’altra parte. Toby e Adam dovranno passare, e poi, Kevin, dovrai sigillare nuovamente il passaggio e tornare da questa parte prima che si richiuda. Pensi di riuscirci?».
     
«Se mi insegni come fare». Kevin sorrise, e Diana sperò che la sua fiducia fosse ben riposta.
 

______________________________


Eccoci al penultimo capitolo!
      Come vedete, le cose procedono in fretta e questa storia sta già per finire (insomma, sopportatemi ancora per poco).
     Come sempre, ringrazio tutti i lettori silenziosi, ma soprattutto quelli che, coi loro commenti mi invogliano a continuare a scrivere, e quindi grazie 
Vickyvitto86shilyssFuuma G RAFFA uwetta.
     Vi aspetto sulla mia pagina FB. ^^


 

 

   
 
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