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Autore: Shikayuki    08/02/2020    1 recensioni
!!!ATTENZIONE SPOILER MANGA!!!
Alla fine del terzo anno, Shouyo prende una decisione e Tobio deve accettarla di buon grado.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

 

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT" di Lande di fandom

• Settimana: Prima

• Missione: M1

• Prompt: ''A volte le cose buone devono finire perché le cose migliori abbiano inizio. Ogni storia ha una fine, ma nella vita ogni fine è sempre un nuovo inizio.''

• Numero Parole: 1002

 

 

 

Farewell and see you soon

 
«E così hai deciso di andare.»

Quelle parole interruppero un silenzio che si protraeva ormai da quella mattina, da quando come al solito si erano incrociati fuori al cancello della scuola, sfidandosi come sempre a chi avrebbe raggiunto per primo la palestra. Non si erano dati il buongiorno e a stento si erano guardati, per poi dividersi e ritrovarsi diverse tediose ore dopo, a cerimonia e saluti conclusi. Non si erano messi d’accordo, eppure si erano ritrovati là davanti, con le scarpe da pallavolo in mano, come avveniva ormai da tre anni. La porta della palestra aveva cigolato leggermente aprendosi, ma il movimento era stato comunque fluido. Non c’era nessun altro, solo loro e il sole del pomeriggio primaverile entrava pigro e tiepido dai vetri, illuminando i granelli di polvere che vorticavano pigri a mezz’aria. Era tutto calmo, fin troppo, considerando l’aria che si respirava di solito.

Non avevano le divise, quelle le avevano dovute riconsegnare per i prossimi che sarebbero venuti e adesso erano tutti sudati nelle loro camicie da cerimonia e pantaloni rigidi, ma il fiato non si era appesantito per niente, neanche dopo gli innumerevoli passaggi che avevano fatto.

Shouyo ricevette la palla per un ennesima volta, rimandandola precisamente sulla testa di Tobio, che gliela rimandò senza neanche guardarla, gli occhi blu risoluti puntati in quelli ambrati dell’altro.

«Già. Parto la prossima settimana.»

Continuarono in silenzio per un po’, forse per qualche minuto o per quella che parve un’eternità. Il sole era sceso da poco e la mancanza di luce iniziava a farli sbagliare. Shouyo ricevette male la palla, che finì ben oltre la testa di Tobio, prima di rimbalzare a terra qualche volta e fermare la sua corsa rotolando lenta contro il muro. La guardarono per un attimo, sempre in silenzio, per poi guardarsi di nuovo intensamente, blu che si mischiava con l’ambra, ambra che si scioglieva in quel blu. Non era stato facile, ma delle decisioni dovevano essere prese e tanto era stato.

«So che non verrai in aeroporto, non pensavo neanche di chiedertelo...»

«Possiamo scriverci...»

Hinata scosse la testa, sorridendo appena, un sorriso amaro.

«Sai meglio di me come andrà a finire, vero?»

«Mi scriverai lo stesso però.»

«Certo! Ti manderò tante foto e tutti i miei progressi! E poi il cibo e le foto delle cose strane, e le spiagge! Ti manderò tutto e tu non mi risponderai mai, ma sbufferai al telefono e farai vedere tutto a Ushijima-san, vero?»

«Già.»

Tobio borbottò quell’ultima parola, odiava così tanto che Shouyo lo conoscesse così bene.

«E so anche che tu non farai lo stesso e quindi saprò le cose tramite i giornali o gli altri.»

Tobio si avvalse della facoltà di non rispondere, limitandosi ad osservarlo. Fece scorrere lo sguardo su quei lineamenti che tanto aveva imparato a conoscere per poi alzare una mano, che infilò delicatamente tra i ciuffi morbidi e ribelli che incorniciavano quel volto piccolo e ben disegnato. Shouyo increspò le labbra in un sorriso dolce, uno di quelli che riservava solo a lui, ma per la prima volta da tre anni a quella parte, non raggiunse gli occhi, che rimasero velati di un sentimento che Tobio mai ci avrebbe voluto vedere.

«Due anni. Due anni e ci rivedremo dalla parte opposta di un campo come questo, ma più grande, più importante. È una promessa.»

Tobio non avrebbe mai voluto uscire da quella palestra, ma l’aria era cambiata, la penombra si stava trasformando in notte e sapeva che quel momento sarebbe dovuto arrivare. Attirò il suo schiacciatore a sè e lo baciò, dolcemente, cercando di non pensare che quello sarebbe stato l’ultimo bacio che si sarebbero scambiati, cercando d’imprimere per sempre quel sapore e quel calore che per lui erano casa. Shouyo si aprì a quel bacio, il cuore che gli batteva nel petto come non mai, gli occhi che gli pizzicavano per le lacrime che non voleva lasciare andare.

Si baciarono fino a quando non decisero che era abbastanza, che si erano saziati per bene l’uno dell’altro e allora si separarono, lentamente. Gli occhi di Shouyo erano rossi, ma entrambi fecero finta di nulla.

«Tobio, mi alzi una palla?»

L’alzatore non se lo fece ripetere due volte e anche nel buio, alzò la palla al suo piccolo schiacciatore, per un’ultima volta. L’atmosfera si distese, ma comunque rimisero tutto a posto in silenzio, il tempo a loro disposizione era finito e dovevano riconsegnare le chiavi, quella palestra che li aveva litigare, innamorarsi, crescere insieme e con gli altri, era un luogo che ormai non gli apparteneva più.

La porta cigolò di nuovo nel chiuderla, ma non ci fecero caso, entrambi distratti dallo stesso pensiero. Camminarono in silenzio poi per tutta la strada fino all’incrocio dove si sarebbero divisi, il rumore dei loro passi e delle ruote della bici di Shouyo come unica interruzione al loro silenzio.

«Quindi questo è un addio?»

Shouyo fece di no con la testa, ingoiando di nuovo le lacrime, prima di alzare il volto e sorridergli radioso.

«Te l’ho già detto: è un arrivederci. E la prossima volta saremo avversari, aspettami.»

«Continuerò comunque ad andare avanti, lo sai, vero?»

«Ti raggiungerò ad ogni costo.»

«È l’unica cosa che voglio.»

In realtà Tobio avrebbe voluto molte altre cose, e lo stesso Shouyo, ma per il bene di entrambi, fecero finta di nulla.

«Ti amo, Bakageyama.»

«Ti amo anche io, Hinata-boke.»

Si sorrisero per un’ultima volta, prima di prendere ognuno la propria strada, guardando avanti e senza voltarsi mai indietro, come si erano ripromessi silenziosamente di fare. Sarebbe solo stato più difficile altrimenti.

Delle scelte erano state prese, dei sogni e degli obiettivi erano da seguire e quello era stato solo uno dei capitoli che li avrebbe portati dove sognavano. Era stato un capitolo bellissimo, dolce, pieno di crescita, ma si era concluso e ora per entrambi se ne apriva uno nuovo, tutto da scoprire, e chissà se non li avrebbe portati di nuovo a stare insieme, in fondo era stato un addio, ma non tutti gli addii sono per sempre.
  
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