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Autore: satakyoya    08/02/2020    0 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dopo le sue parole mi infilai dentro il futon e mi addormentai. Nessuno di noi si svegliò fino all’ora di pranzo del giorno dopo. Non appena svegli ci alzammo tutti e tre in piedi, ci demmo il buongiorno e ci spostammo nella stanza a fianco dove trovammo il signor Dana seduto davanti al tavolino. Sopra di esso c’erano quattro ciotole di riso, del sashimi e del tè verde per tutti. Sia io che Aki ne rimanemmo in po’ stupiti per quello che avevamo appena visto.
“Oh, ben svegliati. Avete dormito bene?” chiese Dana.
“Buongiorno signor Dana.” Dissi io.
“Oh, c’è il cibo, fantastico! Avevo proprio fame!” disse Aki con tono contento e avvicinandosi al tavolino.
“Aki, ma che fai! Prima si saluta.” Dissi io.
“Hai ragione. Buongiorno e buon appetito!” disse Aki. subito dopo lui si mise a mangiare molto velocemente mentre io mi avvicinavo a loro.
‘Non c’è niente da fare, è sempre il solito.’ Pensai io.
Mi sedetti per terra insieme ad Urushi e lentamente mangiammo una ciotola di riso. Una volta finito bevemmo una buonissima tazza di tè. Aki fu il primo a finire e tutto contento distese la schiena all’indietro. Qualche minuto dopo finimmo anche noi, Aki si alzò e il signor Dana ci disse di prepararci perché saremmo usciti. Poi io lo aiutai a portare le ciotole e i bicchieri usati di tè, cosa che in un paio di minuti facemmo. Vi riuscimmo tutti e quattro ed uscimmo di casa.
Girammo a sinistra, due volte a destra, a sinistra, a destra e, percorrendo una lunga strada, arrivammo in una piazza grande e con un giardino al centro. Ci fermammo un attimo e mi guardai intorno. C’erano tante persone che camminavamo in diverse direzioni e molte andavano verso una porta in legno di una casa. Ci dirigemmo ed entrammo anche noi all’interno della casa.
Non appena entrati vidi al centro della sala uno scalino alto dieci o quindici centimetri con tante persone intorno ad esso. Guardai in alto e vidi che il soffitto aveva diversi buchi da cui entrava la luce del sole che illuminava diversi punti della stanza.
“Voi andate in quell’angolo là e no spostatevi finché non è finita.” Disse Dana prima di allontanarsi da noi per unirsi agli altri.
Io feci cenno di sì con la testa e, insieme ad Aki e Urushi, mi spostai nell’angolo indicato da lui che era alla mia sinistra. c’era un fascio di luce che veniva dal soffitto che illuminava a una decina di centimetri di distanza da noi. Continuai a guardarmi intorno stupita di dove mi trovavo e di tutta la gente che c’era davanti a me. tutte loro si misero a chiacchierare creando un gran rumore.
All’improvviso un giovane ragazzo salì sullo scalino. Aveva i capelli neri, i vestiti di colore marrone chiaro e gli occhi marroni.
“Signore e signori, silenzio un attimo per favore.” Disse il ragazzo.
Alle sue parole tutti si azzittirono subito e volsero i loro sguardi verso di lui.
“Oggi siamo qui per decidere chi sarà la prossima ragazza che dovrà essere portata dal capo villaggio. Se qualcuno vuole proporre un nome non deve fare altro che nominarla e si deciderà.” Disse il ragazzo.
Tutti si misero a bisbigliare guardandosi l’un l’altro. Tante voci, tanti nomi sussurrati che si faceva fatica a distinguere che cosa dicevano.
“Ormai sono rimaste poche della nostre figlie che non sono state portate dal capo villaggio. È difficile decidere.” Disse un uomo.
“L’ultima persona è stata la figlia del signor Amane.” Disse il ragazzo.
“Io propongo Aya.” Disse una donna.
“Io propongo Chica.” Disse un’altra donna.
“Ayumi, Emi, Eri…” dissero altre voci.
“State tutti dicendo i nomi di coloro che sono già state portate.” Disse il ragazzo che era salito sopra lo scalino e che agitando le mani cercava di calmare tutti.
“Saranno rimaste più o meno una decina di ragazze, ma nessuno di loro rispecchia la descrizione fatta dal capo villaggio.” Disse un uomo.
“Ma allora chi potrebbe essere la ragazza adatta a lui?” disse un altro uomo. Ci furono dei mormorii tra le persone.
“Aspettate. Leggiamo attentamente la descrizione e pensiamoci.” Disse il ragazzo. Dopo alcuni secondi lui continuò:
“ ‘Cara gente del villaggio, vi comunico che la ragazza che
mi avete portato qualche giorno fa si è rivelata inutile e per questo
vi chiedo di portarmene un’altra. Lei dovrà essere magra e avere
i capelli lunghi e neri. Il giorno stabilito è tra due giorni.’
Questo è ciò che vuole il capo villaggio e lo ha mandato ieri pomeriggio.”
La gente rimase in silenzio mentre lui parlava, ma non appena finì ripresero a mormorare. Nessuno propose dei nomi, così mi venne ciò che il signor Dana mi aveva detto ieri sera e della mia idea. Mi ricordai che lui aveva accennato alla possibilità di proporsi al posto di qualcun altro, così presi una forte decisione.
Feci un passo avanti e, venendo illuminata dalla luce solare che passava dal soffitto, dissi: “Ci vado io dal vostro capo villaggio.”
Tutti mi fissarono e si chiesero chi fossi. Quelle loro espressioni confuse e stupite erano ben comprensibili, visto che non mi avevano mai vista. Aki e Urushi ne rimasero molto increduli per quello che avevo detto e ci impiegarono alcuni secondi prima di riprendersi.
“Che cosa hai detto?” chiese Aki.
“Ho detto che vado io dal capo villaggio.” Risposi io.
“CHE COSAAAA?” disse Aki.
“Ho detto che….” Dissi io ma venni fermata da lui.
“Lo so che cosa hai detto ma tu sei matta. Anzi no, pazza!” disse Aki tutto agitato.
“Che vuol dire pazza?” chiesi io.
“Una persona con problemi di mente o che dice cose strane.” Disse Urushi con tono tranquillo.
“Io non sono pazza. Ho deciso di voler aiutare queste persone e se per farlo devo andare dal loro capo villaggio, allora ci andrò.” Dissi io.
“Ma Iris, è pericoloso andarci. Non dovresti farlo perché non sai come può essere e cosa può succederti.” Disse Dana facendosi avanti tra tutta la gente.
“No, assolutamente no. Non ti permetto di farlo.” Disse Aki.
“Aki, ormai ho deciso e non torno indietro sulla mia decisione.” Dissi io. Lui si agitò ancora di più e, non riuscendo a stare fermo, camminò avanti e indietro di alcuni passi sulla faccia e tra i capelli.
“Iris, sei sicura di voler andarci tu? ti ricordo che è rischioso.” Disse Dana.
“Sì.” Dissi io.
“Allora è deciso. La signorina Iris verrà portata domani dal capo villaggio.” Disse il ragazzo che era salito sullo scalino.
Tutte le persone sorrisero, applaudirono e urlarono dalla gioia che provavano. Poi si avvicinarono a noi per ringraziarci ma io, no aspettandomelo, mi spaventai un pochino, feci un passo indietro  e stringendo la maglia di Aki.
“Grazie per la tua decisione. Tu dove vivi?” chiese una donna che era davanti a me.
“Al momento siamo nella casa del signor Dana, ma noi non siamo di questo villaggio.” Dissi io.
“Bene, domani io e lei verremo e ti prepareremo per andare dal capo villaggio.” Disse lei indicando la signora che aveva a fianco.
Avevano tutte e due i capelli neri e gli occhi castani. L’unica differenza tra le due era che la signora che aveva parlato era magra e quella che era stata indicata era un po’ paffuta. Ne rimasi un po’ stupita perché non capivo bene che cosa voleva dire, però annuii.
Alcuni minuti dopo si allontanarono tutti dal luogo in cui eravamo.  Tutti a parte noi tre e il signor Dana che si avvicinò a noi.
“Venite, torniamo a casa.” disse Dana.
Prima di partire guardai per un attimo Aki e lo vidi con le mani tra i capelli e un’espressione scioccata.
“Aki, va tutto bene?” chiesi io.
“è senza parole.” disse Urushi.
“Perché?” chiesi io.
“Per quello che hai detto poco fa.” Disse Urushi.
Uscimmo dalla casa in cui eravamo e ci incamminammo verso quella del signor Dana che durò alcuni minuti.
Aki non mi parlò, non mi guardò e aveva un’espressione seria. Io lungo la strada continuai a chiamarlo ma non mi rispose nemmeno una volta finché non entrammo in casa.
“Aki, perché non mi vuoi rispondere! Eddai, dì qualcosa!” dissi io.
Lui si girò verso di me e mi disse: “Rispondi a questa domanda. L’idea che ieri sera non mi volevi dire era quella di offrirti per andare dal loro capo villaggio?”
“Beh…” dissi io esitando.
“Allora?” chiese Aki.
“Sì…”
Lui si girò e camminò avanti e indietro per la stanza. Era arrabbiato.
“Voglio a tutti i costi aiutarli però non ero sicura di quello che potevo fare finché non ho visto tutte quelle persone borbottare.” Dissi io mentre lui camminava.
“E questo è il tuo motivo? Io no ci credo.” Disse Aki.
“può sembrare strano ma è così. E non intendo tirarmi indietro.” Dissi io.
“Beh, io non accetto questa tua scelta.” Disse Aki.
“Sì lo so.” Dissi io.
“Quando sarai là domani, che cosa farai?” Chiese Urushi.
“Questo non lo so… Non ci ho pensato.” Dissi io.
Aki era molto arrabbiato e per tutta la giornata lui non mi disse nulla. All’ora di cena ci sedemmo tutti a tavola e mangiammo una ciotola di riso e 5/6 onigiri a testa. erano molto buoni e saporiti. In circa un quarto d’ora finimmo tutti di mangiare e come sempre Aki fu il primo a finire. Mentre lui aveva lo sguardo puntato in alto, notai che del riso che aveva davanti ne mangiò metà. La sua porzione di onigiri era vuota. Li aveva mangiato tutti.
Aiutai il signor Dana a portare nella stanza accanto tutto quello che avevamo usato, poi mi diressi verso la stanza in cui avevo dormito la notte precedente. Nello spostarmi non mi accorsi che Aki e Urushi mi avevano seguito e prima di entrare mi sentii toccare la spalla destra facendomi fare un passo indietro. Girai la testa per vedere chi mi aveva toccato e proprio in quel momento, senza che me lo aspettassi, Aki mi baciò.
Era un bacio intenso che durò un paio di minuti e percepii un senso di preoccupazione.
Non appena lui staccò da me mi disse: “Iris, io ti amo e non voglio che ti accada nulla. Per favore, non andare là domani.”
“Non posso farlo. Ma se fra tre giorni non sarò tornata, allora potrete entrambi venirmi a cercare.” Dissi io.
Ad Aki non mi piaceva l’idea, ma cercò in tutti i modi di farsela piacere.
“Va bene, ma lascia che ti stia vicino mentre vai là.” Disse lui.
Dopo quelle parole ci addormentammo. La mattina dopo io fui la prima a svegliarmi. Mi alzai, mi spostai nella stanza a fianco e ci rovai il signor Dana insieme alle due donne con cui avevo parlato ieri. Loro avevano in mano un qualcosa fatto con del tessuto e un paio di scarpe basse.
“Buongiorno Iris. Noi siamo pronte a prepararti per andare dal capo villaggio, quindi ti chiediamo di seguirci.” Disse una delle due signore.
“Tranquilla, non ti succederà nulla. Informerò io gli altri non appena si sveglieranno.” Disse il signor Dana.
Io ero confusa e non capivo bene che cosa stava succedendo, però le seguii. Andammo in una stanza poco illuminata, lasciai leggermente aperta la porta e mi chiesero di spogliarmi. Io dissi subito di no, ma loro insistettero.
Mi tolsero la maglia e i pantaloni grigi che portavo. Mi misero come prima cosa le scarpe, piccole e perfettamente adatte ai miei piedi. poi presero il tessuto, lo aprirono e notai che il tessuto che tenevano in mano era un lunghissimo vestito azzurro che dalle spalle arrivava fino a terra.
“Bene, ora sei pronta.” Disse una delle due signore.
Tornammo nella stanza di prima dove vidi Aki e Urushi. Si erano appena svegliati. Loro girarono lo sguardo verso di me e l’unico che fece un’espressione stupita e con la bocca aperta fu Aki. Urushi mi guardò ma non disse nulla.
“C-come sto?” chiesi io arrossendo un po’. Aki non mi rispose.
“Uao…” disse Urushi.
“Adesso è ora di andare. Ciò che ti porterà dal nostro capo villaggio è davanti a casa.” Disse la signora più paffuta.
Mi incamminai verso la porta quando, proprio nel momento in cui ero a fianco ad Aki, lui mi prese il braccio e mi fermò.
“Ti prego non andare.” Disse Aki.
“Non posso. Ma ricordati, se fra due giorni non sarò tornata allora potrai venire a cercarmi.” Dissi io.
“Allora ti accompagnerò e ti starò vicino per tutto il tempo.” disse lui.
Fece cenno di sì con la testa, uscii di casa e mi dissero che dovevo sedermi all’interno della carrozza di legno che avevo visto usare due giorni prima. Una volta salita quattro uomini mi sollevarono e iniziarono a camminare, mentre io tenevo la mano ad Aki che era alla mia sinistra.
Il tragitto durò circa dieci minuti e durante la strada mi sentii un po’ spaventata e preoccupata per ciò che mi sarebbe successo. La carrozza era chiusa sia davanti sia dietro di me e per questo non potevo in alcun modo vedere la strada che stavo facendo.
A un certo punto sentii la carrozza in cui ero appoggiarsi a terra. I quattro uomini  che la guidavano si allontanarono di alcuni passi e rimasero fermi. Aki venne allontanato da due di loro. Rimasero in quella posizione finché io non scesi dalla carrozza di legno. Lo feci e davanti a me vidi una casa in legno grande quasi il doppio di tutte le altre case del villaggio. I quattro uomini dietro di me si avvicinarono  per prendere la carrozza e ad andarsene molto velocemente. Aki se ne andò con loro anche se non era molto d’accordo. In questo modo rimasi da sola e, per essendo un po’ spaventata, mi feci coraggio e mi avvicinai alla casa.
‘Che strano, sembra non esserci nessuno…’ pensai.
Avanzando vidi una ragazza bionda che portava un cesto con dei panni.
“Ehi, scusa. Io sono la nuova ragazza per il capo villaggio, mi chiamo Iris.” Dissi io.
“Io sono Cenette ed ero l’ultima arrivata. Il capo villaggio vive là dentro e puoi chiamarlo padrone visto che è lui che ci dà gli ordini.” Disse la ragazza.
“C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?” chiesi io.
“Sì, dovresti andare a preparare da mangiare per il padrone. Il cibo glielo porterò io e lui mangia ogni due ore. Non ha preferenza sui cibi.” Disse lei.
“E la cucina dove si trova?” chiesi io.
“Oh sì, devi andare là in fondo, girare a destra, vai avanti e te lo trovi al primo scalino alla mia destra.” disse lei.
“Va bene.” dissi io.
Seguii le indicazioni che mi aveva dato e mi trovai davanti alla cucina. Al suo interno c’erano dei mobili su entrambi i lati delle pareti  c’era un lavandino.
Mi misi subito a cucinare e a preparare qualcosa per il padrone della casa. Partii con delle cose semplici come una ciotola di sushi e degli onigiri, per poi fare qualcosa di un po’ più difficile. Passai l’intera giornata e l’intera nottata senza mai allontanarmi da quella stanza e l’unica persona che veniva a prendere il cibo per portarlo via era Cenette. Non vidi nessun altro che lei, eppure questo mi sembrava strano perché il signor Dana aveva detto che erano venute qui molte altre ragazze pima di noi due.
Il secondo giorno di lavoro in cucina senza sosta e il mio corpo iniziava a sentire e un pochino di affaticamento  e stanchezza. In più ero molto curiosa di vedere dove si trovava e com’era il capo villaggio. Così preparai una ciotola abbondante di riso con in mezzo dei piccoli pezzi di salmone, la tenni con entrambe le mani e, cogliendo un momento in cui lei non veniva e avendo visto che strada faceva Cenette, la feci anch’io. alla fine del percorso mi ritrovai davanti a una stanza con la porta spalancata e una persona molto paffuta in mezzo alla strada.
A fianco a lui c’erano due vassoi piccoli e rotondi. Uno aveva sopra una ciotola completamente vuota e rovesciata, mentre l’altro aveva un bicchierino piccolo e sei bottiglie di sakè, tre delle quali erano distese per terra e vuote.
“Chi c’è?” chiese la voce maschile davanti a me.
Aveva un tono forte ed era tutto fasciato da delle bende bianche da cui si intravedevano solo gli occhi e il naso. Io non risposi alla sua domanda perché vedendolo mi venne paura.
“Chi c’è là?” chiese di nuovo.
Mi feci coraggio e, tenendo ben stretta la ciotola di riso, mi avvicinai a lui.
“S-salve capo villaggio, volevo dire padrone. I-io solo la nuova ragazza inviata dalle persone del villaggio.” Dissi io.
“Ragazza? Oh sì, come ti chiami?” disse lui.
“Sono Iris. Vi è piaciuto il riso?” chiesi io.
“Non male, ma hai moltissime cose da migliorarlo. Io sono il capo villaggio Eishi, ma devi chiamarmi  padrone.” Disse lui.
“Vi… vi ho portato del riso.” Dissi io.
“Bene, lasciala lì e vattene.” Disse lui.
Lo appoggiai delicatamente per terra e poi mi allontanai di corsa. Tornai dentro la cucina dove appoggiai la schiena contro il muro. Mi sentivo agitatissima e sentivo il cuore battermi molto, molto forte. Ero anche molto spaventata per ciò che avevo visto, non mi immaginavo che il suo aspetto fosse quello che avevo appena visto.
Impiegai un paio di minuti prima di potermi rilassare del tutto quando arrivò Cenette che si avvicinò a me.
“Iris, stai bene? Che ti è successo?” chiese lei.
Non volevo raccontare nulla di quello  che avevo appena fatto, così mi inventai una scusa.
“Eh? Oh niente, sono solo un po’ stanca.” Dissi io.
“Davvero? Veni con me, ti porto nella stanza in cui tutte noi ragazze dormiamo.” Disse lei.
Annuii con la testa e la seguii. Bastava solo uscire dalla cucina, girare a sinistra ed entrare alla seconda porta che avevo alla mia sinistra. non appena lei aprì la porta vidi dodici o quindici  ragazze, alcune sedute per terra ed altre in piedi. Rimasi un po’ stupita di vedere tutte quelle ragazze in quella stanza poco pulita e obbligate a  dormire per terra. erano tutte magre, alcune più di altre, ed erano vestite con degli abiti molto semplici, sporchi e bucati.
Dormii solo alcune ore visto che all’alba fui la prima a svegliarmi. Mi guardai attorno e notai che tre o quattro ragazze non c’erano più. la cosa mi incuriosii molto e mi chiesi dove potevano essere finite, ma non ero in grado, ma non ero in grado di trovare una risposta e lasciai perdere.
Mi alzai in piedi e tornai in cucina dove preparai del tè verde. Lo misi su un vassoio e, facendomi coraggio, andai nella stanza del capo villaggio. Lui non stava dormendo, anzi era seduto con diversi cuscini dietro di sé. Mi avvicinai a lui e gli misi davanti la tazza di tè.
“Grazie. Da oggi in poi sarai tu a portarmi tutti i cibi che verranno fatti e dovrai rimanere al mio fianco per diversi minuti tutte le volte che mi porterai da mangiare.” Disse Eishi.
“S-sì, v-va bene.” Dissi io.
Lo guardai meglio per alcun minuti e notai che intorno agli occhi si vedeva un pochino di pelle. Era verde scuro. Mi faceva impressione e mi spaventai , ma rimasi lì qualche minuito per poi scappare via finendo in cucina dove c’era Cenette.
“Iris, che c’è? No dirmi che sei andata dal padrone?” chiese lei. Io non risposi.
“Ho capito, sei rimasta spaventata dal suo aspetto. Adesso è bendato ma ci sono delle volte in cui lui se le toglie e quando lo fa nessuno può vederlo. Non so il perché, ma puoi comunque rilassarti che non ti succederà nulla.” Disse lei.
Mi ci vollero un paio di minuti per potermi rilassare anche se l’immagine di lui mi rimase impressa nella mente per diverso tempo. passai l’intera giornata a cucinare e a preparare dei cibi semplici e per questo decisi di non avvicinarmi più al capo villaggio. Fu Cenette a portargli il cibo, però lo sentii  due volte urlare con ton arrabbiato senza ben capire ciò che diceva.
Alla notte tornai nella stanza in cui c’erano tutte le ragazze e coricandomi per terra cercai di dormire. Ci riuscii per poco perché la mia mente era in parte in pensiero per Aki e Urushi. Pensai a come potevano stare, dove potevano essere e cosa stavano facendo.
Il giorno dopo mi svegliai presto e guardandomi intorno vidi che di tutte le ragazze che c’erano erano rimaste solo in due. Oltre a me. Cenette invece non c’era più e questo mi spaventò. Una ragazza, dal gran che era disperata, si inchinò per terra e si mise a piangere.
‘Dov’è Cenette?’ pensai io.
“Ma che fine hanno fatto tutte?” chiesi io.
“Non lo sappiamo.” Disse una ragazza.
“Io ho paura. Voglio tornare a casa dalla mia famiglia.” Disse la ragazza che piangeva.
Mi spostai in cucina dove preparai tre tazze di tè. Ne presi due in mano e le portai alle due ragazze che erano con me. Poi presi l’altro e lo portai al capo villaggio insieme a un bicchierino e delle bottiglie di saké.
Lo appoggiai a una ventina di centimetri di distanza da lui ma proprio nell’istante in cui io mi girai per andare via, lui mi fermò.
“Aspetta! Non andartene.” Disse Eishi.
Io iniziai a tremare. Avevo paura che potesse succedermi qualcosa di brutto, o peggio, sparire come ha fatto Cenette.
“Tranquilla, voglio solo parlarti.” Disse lui. Mi avvicinai e mi sedetti a fianco a lui.
“Versami del tè.” Disse di nuovo lui.
Feci esattamente ciò che lui aveva detto, ma mentre lo feci mi accorsi che mi tremavano le mani. Riuscii un po’ a fatica a  versarlo.
“Rilassati.” Disse lui.
“S-sì.” Dissi io.
“Dimmi, come ti trovi qui? ti piace?” chiese lui.
“Sì, padrone.” Dissi io.
“Sono contento di saperlo.” Disse lui.
“Ehm… padrone?” dissi io.
“Sì?” chiese lui.
“Ho visto che avete chiamato molte giovani ragazze del villaggio. Però alcune di loro stanotte sono state portate via dal posto in cui dormiamo. Dove sono adesso?” chiesi io.
Lui buttò a terra con molta forza il bicchierino vuoto di saké. Così tanto che lo ruppe in tanti pezzi.
“Tu non hai bisogno di saperlo!!” disse lui con tono arrabbiato e muovendo le mani in alto e in basso.
Con quel suo gesto io mi impaurii moltissimo, al punto che mi spostai all’indietro e tremai come una foglia.
Mi inchinai in avanti e dissi: “Per favore scusatemi… se sono così curiosa.”
Lui si spostò di alcuni passi e dandomi le spalle. Fui così spaventata che mi alzai in piedi di scatto e corsi più veloce che potevo. Avevo l cuore che batteva molto agitato e temevo che mi potesse succedere qualcosa.
Mi rifugiai all’interno della cucina, appoggiai la schiena contro il muro e mi lasciai andare finendo per sedermi a terra. misi le mani diverse volte sia sul peto sia tra i capelli e il cuore batteva così forte che per diverso tempo non riuscivo a sentire altro.
“Mamma mia che paura. Avevo uno sguardo spaventoso.” Dissi tra me e me.
Le mie mani non smettevano di tremare. Mi ci vollero un paio di minuti prima di potermi rilassare.
‘Da adesso in poi non mi avvicinerò più di tanto a lui.’ pensai.
Mi spostai nella stanza a fianco dove c’erano le altre due ragazze e, avvicinandomi a una di loro, chiesi di portare al signor Eishi i piatti che avrei preparato per il resto della giornata. Lei acconsentì e tornando in cucina mi misi a cucinare facendo del sushi, degli onigiri e del ramen. Sin da quando ero arrivata mi ero chiesta come mai avesse tutto quel cibo, ma sapendo che era il capo villaggio, poteva avere ogni genere di cibo e condividerlo con gli altro abitanti.
Alla fine della giornata lasciai la cucina e andai a sedermi in un angolo della stanza in cui dormivo. Poco dopo di me arrivò la ragazza e mi aveva aiutato e si sedette a fianco a me.
“Grazie, era da molto tempo che non lo servivo. Io sono Tsuki.” Disse lei.
“Molto tempo? Ma tu da quant’è che sei qui?” chiesi io.
“Da tanto, io sono stata la quinta ragazza ad essere  stata portata qui. Ma dopo pochi giorni arrivò un’altra ragazza che mi sostituì ed io venni lasciata da parte.” Disse lei.
“Senti, posso farti una domanda?” chiesi io.
“Certo.” Disse lei.
“Hai mai visto lo sguardo di Eishi sotto tutte quelle bende?” chiesi io.
“No, mi dispiace. Però so cosa gli è successo per avere un aspetto così.” Disse lei.
“Cosa?” dissi io.
“Ora ti spiego. C’è stato un giorno di diverso tempo fa che lui girava per la piazza centrale del villaggio. In un angolo c’era un pozzo usato per raccogliere l’acqua. Lui si avvicinò e si mise a guardare in basso, curioso di vedere quanto era profondo. Ne rimase così sbalordito che senza accorgersene aprì la bocca e gli entrò qualcosa di verde. La inghiottì. In poco tempo lui cambiò di aspetto e corse direttamente qui a casa sua. Da quel giorno si chiuse in casa, si coprì con le bende più che poté e iniziò la sua richiesta di avere noi vicino a lui.” disse lei.
“Cavolo…” Disi io.
“Beh, ormai è notte ed io ho sonno. Buonanotte.” Disse lei il momento prima di coricarsi.
Dopo alcuni minuti mi coricai anche io, anche se mi ci vollero alcuni minuti prima di addormentarmi. In quei pochi minuti mi chiesi come mai volesse tutte quelle donne e perché una volta che ne aveva una ne chiedesse subito un’altra.
Il problema però venne dopo perché dall’istante in cui mi addormentai non ricordai più nulla di quello che mi successe. O meglio, sentii solo il mio corpo venire sollevato e venire portato via, ma non sapevo dove.
[Il secondo giorno in cui io ero dal capo villaggio, Aki e Urushi erano dal signor Dana. Aki era molto agitato e continuava a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Mmh… Mmh…. Mmh….” Disse Aki.
“Aki stai tranquillo. Lei sta bene.” disse Urushi.
“Ma come posso stare tranquillo se non ho nessuna notizia di come sta Iris! Può esserle successo di tutto e noi non lo sappiamo perché siamo qui.” Disse Aki.
“Ha ragione, dovresti stare tranquillo. E poi lo sai che non ci è permesso di chiedere nulla sul capo villaggio e sulle ragazze che sono là da lui.” disse Dana.
Ma Aki non lo stava ascoltando.
“Ho deciso. Vado da lui e mi riprendo Iris.” Disse Aki.
“Fa di testa sua come sempre.” Disse Urushi.
“Invece io ci andrò. I due giorni che lei aveva setto di aspettare sono passati e visto che non è tornata, vado io da lei.” disse Aki.
“Vengo anche io con te.” Disse Urushi alzandosi in piedi.
“Aspettate, non potete andare. Non vi è permesso entrare là.” Disse Dana.
“Io invece ci andrò e nessuno mi fermerà.” Disse Aki.
Aki ed Urushi uscirono di casa. il signor Dana li seguì e continuò a ripetere di fermarsi e di tornare indietro. Però nessuno dei due si fermò, con sguardo convinto continuarono ad avanzare distanziandosi sempre di più dal signor Dana.
Cinque o dieci minuti più tardi si trovavano a un centinaio i metri di distanza dalla casa. si fermarono di scatto ed Aki aveva la sensazione di essere osservato ma non sapeva da dove proveniva.
“Perché ti sei fermato?” chiese Urushi.
“C’è qualcuno che ci osserva.” Disse Aki.
Diede un primo sguardo intorno a sé ma non vide nessuno. Eppure si sentiva osservato. Si guardò di nuovo intorno e vide la testa sbucare da dietro un albero.
“Chi c’è là! Fatti vedere!” Disse Aki.
“Vieni fuori! Non ti facciamo nulla.” Disse di nuovo lui.
La persona si spostò dall’albero e si avvicinò a loro due. Era un ragazzo giovane, magro, alto una decina di centimetri in meno rispetto ad Aki, gli occhi marroni e i capelli neri. Indossava un vestito blu.
“E tu chi sei?” chiese Aki.
“Mi chiamo Oda e sono amico di una delle ragazze che è stata portata qui.” disse il ragazzo.
“Che cosa ci fai qui?” chiese Aki.
“Sono qui nella speranza di vedere la mia amica Cenette e di tornare a casa con lei.” disse Oda.
“Non è vietato avvicinarsi?” disse Urushi.
“Avvicinarsi no, ma entrare sì. E poi non posso smettere di pensare ciò che le sta succedendo. Vorrei tanto entrare per vederla un’altra volta… Voi che ci fate qui?” disse Oda.
“Noi stiamo per entrare là dentro, prenderemo la nostra compagna di viaggio e la porteremo via.” Disse Urushi.
“Non potete entrare!” Disse Oda.
“Noi lo stiamo per fare.” disse Urushi.
“Allora voglio venire anch’io.” disse Oda.
“No, non c’è bisogno che tu venga.” Disse Aki.
“Io conosco la casa. Vi prego, fatemi venire con voi.” Disse Oda.
“Mmmh… E va bene, puoi venire con noi. Ma solo se farai ciò che ti diciamo.” Disse Aki.
“sì certo. Grazie. Però come entriamo se la porta è chiusa?” disse Oda.
“Oh, io lo so.” Disse Aki fissando Urushi.
“Ehi, perché mi fissate in quel modo? Non pensate che accetto la tua idea, usare le mie ali per volare e portarvi dall’altra parte della casa.” disse Urushi.
“Dai, fallo per il bene di Iris.” Disse Aki.
Urushi si rassegnò all’idea, aprì le ali e avvolgendo i fianchi intorno ai fianchi degli altri due, iniziò a muovere le ali sollevandosi in cielo. Quando fu poco più su del tetto, lui si spostò in avanti per poi scendere esattamente dall’altra parte della casa. Aki si guardò intorno e non vide nessuno.
“Bene, nessuno ci ha visto. Forza, entriamo.” Disse Aki.
Entrarono nella casa e iniziarono a percorrere un corridoio con delle stanze ai lati. Sembravano tutte buone , ma poi videro una donna distesa a terra.
“Cenette!” disse Oda avvicinandosi a lei e alzandole la testa.
“È lei?” chiese Aki.
“No.” disse Oda con le lacrime agli occhi. Poi continuò: “eppure deve essere qui. aspetta, dov’è Eishi? Dov’è?”
“Eishi? Chi è?” chiese Aki.
“È il nome del capo villaggio.” Disse Oda.
Appoggiò a terra la donna, si alzò in piedi, tornò nel corridoio e si mise a guardare in tutte le stanze. Aki e Urushi lo seguirono.
Lo cercò dappertutto quando a un certo punti si sentì una voce da lontano. Si avvicinò e aprì la porta della stanza alla sua sinistra. se lo ritrovò davanti, rivolto di schiena e seduto per terra.
“Eishi, ti ho trovato! Fermo lì!” disse Oda avvicinandosi.
Lui appena lo sentì parlare lo sguardò, si alzò in piedi e corse via. Oda cercò di seguirlo, ma era molto veloce e fece fatica a seguirlo. Aki e Urushi ovviamente lo seguirono.
All’improvviso Eishi si fermò davanti a una porta dove lo videro entrare. Quella stanza li incuriosiva molto e per questo si avvicinarono. Ciò che trovarono dentro però non fu una bella cosa, anzi era spaventosa.
La stanza era piuttosto buia e davanti a loro c’erano delle grandi sfere contenenti i corpi delle ragazze tenute là. C’ero anche io. Erano tante le sfere e lui ne stava accarezzando una, proprio quella tra me e Cenette. Quel momento scioccò tutti e tre che non sapevano cosa dire e cosa fare, Oda più di tutti. Aki invece aveva un sguardo irritato.
“No… Cenette…” disse Oda.
“Ha ha ha ha (risata)! Che stupidi sono stati quelli del villaggio a portarmi le loro figlie. Adesso però non possono più riaverle.” Disse Eishi.
“Tu… Ridammi Cenette!” Disse Oda avvicinandosi.
Urushi lo prese per i fianchi e cercò di tenerlo fermo mentre lui si dimenava.
“Lasciami andare! Lasciami! Devo dargli una lezione!” disse Oda.
“Non risolvi nulla.” Disse Urushi.
Aki iniziò a fare qualche passo in avanti vero Eishi, poi diventò una corsa. Aveva una mano a forma di pugno vicino a un fianco, pronto non appena gli fu vicino a darglielo in faccia. Quando fu a 15 o 20 centimetri di distanza concentrò più forza che poté sul pugno e lo mosse in avanti, convinto di riuscire a colpirlo. Ma proprio in quell’istante Eishi spostò il corpo alla sua destra evitandolo facilmente. Aki continuò ad avanzare, aprì la mano e con entrambe le mani prese la sfera in cui io ero dentro spingendomi il più vicino possibile ad Urushi. La sfera si fermò, Urushi la tagliò con le sue unghie ed io uscii. Mi ci vollero un paio di minuti prima di svegliarmi.
“Tu rimani con lei.” disse Aki rivolgendosi a Oda.]
Non appena aprii gli occhi vidi Aki, Urushi e un ragazzo che non conoscevo.
“Sono Oda, piacere di conoscerti.” Disse il ragazzo.
“Mmh… dove mi trovo? Che mi è successo?” Chiesi io.
“Iris, meno male che stai bene.” disse Aki.
Lui alzò la testa, la girò verso Eishi e lo guardò con espressione arrabbiata. Poi mise da una parte l’arco e le frecce che aveva sulla schiena, prese una freccia, si alzò in piedi e si diresse verso di lui.
“Ha, che cosa vuoi farmi con quella! Non mi ferirai mai!” disse Eishi.
Aki gli andò contro e lo toccò, ma con la sola spinta di una mano lui venne spinto indietro. Nell’istante in cui lui lo toccò riuscì a fare un taglio lungo e profondo su una spalla con la freccia.
“Ahia, mi hai tagliato! Oddio, morirò!” disse Eishi.
“Non dire cose stupide. Non morirai per un taglio come quello. Ma morirai con quello che ti farò.” Disse Aki. però lui non lo ascoltava.
“Morirò! Morirò! Anime, venite a me! Venite!” disse Eishi.
Io a quel punto mi ero completamente ripresa, quando notai due cose, una più spaventosa dell’altra e tutte e due cin contemporanea. La prima era Oda che si trovava alla mia destra. era distante circa una trentina di centimetri rispetto a me e con una freccia che aveva preso da noi, si avvicinò alla sfera in cui si trovava Cenette e la aprì. Lei uscì e dopo poco si svegliò.
“Cenette!” disse Oda.
“Uh… Oda…” disse Cenette.
“Cenette, meno male che stai bene.” disse Oda.
Loro due rimasero fermi a parlare. In contemporanea, invece, avvenne una secondo cosa che fece sconvolgere tutti noi che stavamo guardando Eishi. Mentre lui aveva parlato prima, si tolse le bende che aveva in testa e teneva una mano in alto, come se volesse chiamare qualcosa. Infatti era così, 3 o 4 delle anime di quelle povere ragazze all’interno delle sfere vennero fuori ed entrarono nella bocca di Eishi. La pelle del suo corpo era verde scuro.
Grazie a questo lui si rigenerò completamente le ferite e questo gesto fece arrabbiare Aki e Urushi.
“Ecco, così è meglio. Adesso mi sono completamente ripreso.” Disse Eishi.
“Aki, tu resta con lei.” disse Urushi.
“Cosa vuoi fare? Ehi!” disse Aki.
Urushi però non rispose e continuò ad avanzare verso di lui. Quando fu a una quindicina di centimetri di distanza da Eishi si fermò e lo guardo dritto negli occhi con sguardo serio. Lui prese paura. Poi con la mano destra nel fianco e a forma di pugno, la spine con tutte le forze nella pancia di Eishi. Questo gli fece sputare fuori una strana sostanza verde e piccola e la sua pelle diventò rosa come la mia.
“Eh? Ma che… che cosa è successo?” chiese Eishi guardandosi intorno. poi continuò: “Che cosa sono queste? Io… tutto questo l’ho fatto io?”
 “Huh? Non fingere di non sapere, tu hai preso tutte loro e anche la nostra Iris.” Disse Aki.
“Questa… è la vera voce del capo villaggio.” Disse Cenette.
“Che spaventosa cosa che ho fatto! Anche se avevo ingerito qualcosa di verde e ho commesso queste cose… ma finalmente sono tornato come ero prima. Finiscimi!” disse Eishi.
“Eh?” chiese Urushi.
“Altrimenti rischio di fare del male a qualcun altro di loro.” disse Eishi.
Io mi alzai in piedi e mi misi tra Aki ed Eishi più in fretta che potevo e dissi: “No, non ucciderlo!”
“E perché non devo farlo?” chiese Aki.
“Perché lui è una persona come noi e merita di vivere.” Dissi io.
“Va bene, non gli farò nulla.” Disse Aki.
Gli corsi incontro, lo abbracciai e gli dissi: “Grazie.”
Mi staccai da lui e guardando Eishi vidi che stava piangendo. Urushi gli passò dietro e con le unghie tagliò dall’alto al basso tutte le sfere che aveva vicino a lui. man mano che lui lo faceva, le ragazze una alla volta uscirono e dopo circa un minuto si svegliarono e si alzarono in piedi.
“Venite, andiamo.” Disse Aki.
Urushi si avvicinò a me e ad Aki, tutte le ragazze di avvicinarono ed anche Oda e Cenette. Ci incamminammo tutti intorno alla casa. Urushi aprì la porta, fece uscire tutti e poi la richiuse. Quello che mi trovai davanti erano tante donne e tanti uomini, i genitori delle ragazze che non appena le videro le chiamarono e le abbracciarono forte. Alcuni di loro si misero a piangere dalla felicità.
Anche il signor Dana si avvicinò a noi e abbracciò Cenette ringraziando il cielo che lei era ancora viva. Poi abbracciò sia me sia Aki ringraziandoci per averla riportata da lui.
“Grazie infinite per ciò che avete fatto. Avete salvato mia figlia e tutte loro.” disse Dana.
“Non serve che ci ringrazi, non abbiamo fatto nulla di che.” Dissi io.
“E invece io voglio farlo, perché senza di voi nessuno le avrebbe mai portato indietro.” Dissi Dana.
“Diciamo che noi siamo andati in loro soccorso, ma sì, è stata bravissima.” Disse Aki.
Tutte le altre donne vennero a ringraziarci per le loro figlie stringendoci le mani. Lo fecero per diversi minuti ed io non avevo idea di come rispondere. Dopo tutti i ringraziamenti loro ci aprirono la strada, il signor Dana ci invitò a casa sua a riposare e a festeggiare, così lo seguimmo.
La strada durò 5 o 10 minuti e tutte le persone ci seguirono continuando a dire quanto siamo stati bravi e coraggiosi a salvarle. Aki però tenne un’espressione arrabbiata fino a quando non entrammo in casa di Dana.
“Grazie per avermi riportato da papà. Lasciate che stasera vi prepari una cena speciale.” Disse Cenette. Si girò ed andò in cucina dove rimase per molto tempo insieme a suo padre.
Aki non disse neanche una parola e mantenne un’espressione arrabbiata ed irritata. Io non capivo il motivo per cui all’improvviso si era irritato e non disse nulla per tutta la giornata, anche se provai a chiederlo diverse volte.
“Aki, che cos’hai? Perché sei arrabbiato?” chiesi io.
Lui però non mi rispose e si incamminò verso la stanza in cui di solito dormivano. Io lo seguii insistendo.
“Aki, perché non rispondi? Sei arrabbiato?” chiesi io.
“Io non sono arrabbiato, sono solo un po’ irritato.” Disse Aki.
“E perché?” dissi io.
“Io… non ho voglia di parlarne adesso. Posiamo farlo domani?” disse Aki.
“Oh… va bene…” dissi io.
Poi lui rilassò e ci andammo a sedere vicino al tavolino, dove Urushi era già seduto. Qualche minuto dopo arrivarono il signor Dana e Cenette con le mani piene di piatti. C’erano onigiri, un piatto di riso a testa, rotolini di uramaki e un piatto a testa con 5 o 6 sushi fatti di riso e salmone.
“Uaaaoooo!!!! Che buon cibo! Buon appetito!” disse Aki con un enorme sorriso. Subito dopo si mise a mangiare.
Anche noi ci mettemmo a mangiare ma era tutto così buono che lo finimmo molto alla svelta e senza nemmeno riuscire a gustarlo. Non appena finito ci alzammo tutti in piedi ed io mi offrii di aiutare Cenette a portare in cucina e a pulire i piatti. Questo mi permise di pensare a ogni cosa che mi era successa oggi. Mi sentii di dover ringraziare Aki per essere venuto in mio soccorso e per aver mantenuto ciò che avevo detto prima di andare via.
“Grazie Iris, per essere venuta dal capo villaggio e per averlo lasciato vivo.” Disse Cenette.
“Oh, di nulla, figurati. In realtà non ho fatto nulla di speciale.” Dissi io.
“Invece hai fatto un gesto bellissimo e sei stata molto coraggiosa. Senti, ti va di restare qui anche nei prossimi giorni?” Disse lei.
“Beh, ecco… noi tre in realtà pensavamo di andare via domani mattina.” Dissi io.
“Oh… che peccato.” Disse lei con tono triste.
Notai che erano rimaste solo due o tre cose, così dissi: “Vedo che ti è rimasto poco, per questo vorrei andare a riposare.”
“Sì certo, nessun problema. Buona notte.” Disse lei.
Mi spostai nella camera a fianco dove c’erano già Aki e Urushi, stesi il mio futon e mi ci sedetti sopra. Guardai Aki con l’intenzione di dirgli qualcosa, ma visto che stava parlando con Urushi, non lo disturbai, mi distesi dentro il futon e mi addormentai. Loro due lo fecero poco dopo di me e nessuno di noi si svegliò fino al giorno dopo.


Angolo autrice: dopo una lunga attesa ecco a voi il seguito del precedente capitolo!! Tante cose inaspettate sono successe ed io spero che vi piaccia. Se è così, allora lasciatemi pure un commento qui sotto, non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate!
   
 
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