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Autore: alessandroago_94    09/02/2020    5 recensioni
Altra raccolta di componimenti poetici molto semplici.
Genere: Generale, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piange, la regina

PIANGE, LA REGINA DI SABA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Adesso piange, la Regina di Saba.

 

Piange, proprio lei che non ha temuto

le piaghe, il caldo rovente dei deserti,

le tempeste di sabbia;

lei che ha amato nel luogo in cui il cuore l’ha portata.

 

Aveva sentito parlare di un altro sovrano

che viveva sotto il segno benevolo di un unico Dio;

pellegrinando, la scoperta che quel Dio

era anche dentro di lei,

era parte di lei.

 

E quel Dio

le fece i doni più belli del mondo,

dopo la sua assorta preghiera.

Per gli etiopi, anche un amatissimo figlio,

futuro primo imperatore.

 

Ma adesso la Regina di Saba piange,

nel vedere la miseria umana;

l’amore, la voglia di mettersi alla prova,

dove è finito tutto questo?

 

Se la Regina di Saba,

pellegrina in cerca di liete novelle,

giungesse presso le porte del mio cuore,

le troverebbe divelte;

e piangerebbe ancor di più

al cospetto di una devastazione completa,

dove niente alla fine è stato ricostruito.

 

Prego, Regina, l’accoglierei;

non resta più niente qui,

non un seme da interrare,

non un fertile terriccio buono da far letto alla vita;

mi guardi, anche io sono rattoppato.

 

E lei piangerebbe ancora,

perché la voglia di credere, di avere fiducia,

di amare il futuro, la vita e il prossimo

sono svaniti del tutto.

 

Il peggio è che io mi crogiolo tra queste rovine,

mi fingo vittima e allo stesso tempo anfitrione,

illustro tramite parole quello che mi porto dentro,

e non ne piango, sapete? Ne rido.

 

Il mio è un teatro dal sipario strappato,

ed io le catene me le metto da solo,

tutto pur di portare avanti lo spettacolo!

Fossi un uomo diverso da quello che sono,

o, meglio ancora, fossi un uomo…

e non sono nemmeno nato uomo

bensì pecora, per lo sterminato gregge umano

che bruca e che sa tacere, e così farà fino alla fine dei giorni.

 

Ma la Regina di Saba questo lo sa,

che ormai i figli non vogliono più credere ai padri,

e che i padri stessi non sono più un sostegno,

con le madri ci hanno lasciato soli nelle culle.

 

Lei, nell’eternità, spera ancora, anche se piange;

io non spero perché non sono forte come lei,

ma forse in un certo senso sto bene così,

immerso nelle mie sabbie mobili;

questo è il mio spettacolo e le catene me le metto da me,

forse essere e fare la vittima perpetua mi sta anche bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Poesia tristissima. Però… l’ho letta con un sorriso. Tutto passa e il male e la sofferenza fortificano l’animo.

L’ho scritta qualche settimana fa, durante un momento di sconforto, tanto per cambiare.

La dedico a chiunque soffre, in qualunque modo.

E… tutto passa, ciò che resta alla fine è… forza. Non è vero che non rimane nulla; resta tutto, dentro, se lo vogliamo.

 

   
 
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