PIANGE, LA REGINA DI SABA
Adesso piange, la Regina di Saba.
Piange, proprio lei che non ha temuto
le piaghe, il caldo rovente dei
deserti,
le tempeste di sabbia;
lei che ha amato nel luogo in cui il
cuore l’ha portata.
Aveva sentito parlare di un altro
sovrano
che viveva sotto il segno benevolo di
un unico Dio;
pellegrinando, la scoperta che quel
Dio
era anche dentro di lei,
era parte di lei.
E quel Dio
le fece i doni più belli del mondo,
dopo la sua assorta preghiera.
Per gli etiopi, anche un amatissimo
figlio,
futuro primo imperatore.
Ma adesso la Regina di Saba piange,
nel vedere la miseria umana;
l’amore, la voglia di mettersi alla
prova,
dove è finito tutto questo?
Se la Regina di Saba,
pellegrina in cerca di liete novelle,
giungesse presso le porte del mio
cuore,
le troverebbe divelte;
e piangerebbe ancor di più
al cospetto di una devastazione
completa,
dove niente alla fine è stato
ricostruito.
Prego, Regina, l’accoglierei;
non resta più niente qui,
non un seme da interrare,
non un fertile terriccio buono da far
letto alla vita;
mi guardi, anche io sono rattoppato.
E lei piangerebbe ancora,
perché la voglia di credere, di avere
fiducia,
di amare il futuro, la vita e il
prossimo
sono svaniti del tutto.
Il peggio è che io mi crogiolo tra
queste rovine,
mi fingo vittima e allo stesso tempo
anfitrione,
illustro tramite parole quello che mi
porto dentro,
e non ne piango, sapete? Ne rido.
Il mio è un teatro dal sipario
strappato,
ed io le catene me le metto da solo,
tutto pur di portare avanti lo
spettacolo!
Fossi un uomo diverso da quello che
sono,
o, meglio ancora, fossi un uomo…
e non sono nemmeno nato uomo
bensì pecora, per lo sterminato
gregge umano
che bruca e che sa tacere, e così
farà fino alla fine dei giorni.
Ma la Regina di Saba questo lo sa,
che ormai i figli non vogliono più
credere ai padri,
e che i padri stessi non sono più un
sostegno,
con le madri ci hanno lasciato soli
nelle culle.
Lei, nell’eternità, spera ancora,
anche se piange;
io non spero perché non sono forte
come lei,
ma forse in un certo senso sto bene
così,
immerso nelle mie sabbie mobili;
questo è il mio spettacolo e le
catene me le metto da me,
forse essere e fare la vittima
perpetua mi sta anche bene.
NOTA DELL’AUTORE
Poesia tristissima. Però… l’ho letta con un sorriso. Tutto
passa e il male e la sofferenza fortificano l’animo.
L’ho scritta qualche settimana fa, durante un momento di
sconforto, tanto per cambiare.
La dedico a chiunque soffre, in qualunque modo.
E… tutto passa, ciò che resta alla fine è… forza. Non è vero
che non rimane nulla; resta tutto, dentro, se lo vogliamo.