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Autore: Chiisana19    09/02/2020    1 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 20 ~ Close to You  

 


Erano partiti al sorgere del sole.

Naruto e Sasuke erano rimasti per tutta la notte all’interno della caverna che per mesi era divenuta il covo segreto di Itachi e Kakashi, sfruttandola per nascondersi e raccogliere più informazioni possibili riguardo all’Akatsuki.

Negli ultimi due anni avevano scoperto che si trattava di un gruppo criminale fondato molto tempo addietro da un uomo sconosciuto, di cui faceva nome Tobi, che decise di radunare tutti gli uomini e le donne che avevano tradito il proprio Paese, puniti successivamente dall’esilio. Il loro unico scopo era quello di vendicarsi e il solo modo per farlo era uccidere i Re e invadere tutte le terre; il classico cliché dei cattivoni insomma.

Dopo aver raccattato diversi scagnozzi però, Tobi aveva accolto tra loro anche un altro uomo di origini sconosciute e, a quanto pare, per ottenere il controllo dell’Akatsuki, questo aveva ucciso il leader senza ripensamenti. Il suo nome era Orochimaru.

Le sue intenzioni erano più o meno le stesse, anche se il suo obbiettivo principale era proprio il Paese del Fuoco – e ancora oggi non avevano compreso il perché -, ma una cosa era certa: era stato lui a causare la Notte della Strage.

Sasuke, a tale rivelazione, aveva tentennato. In un attimo la sua mente era volata a quel giorno, quando aveva incrociato quegli occhi gialli e inquietati che per diverso tempo aveva finalmente eluso e smesso di invadere i suoi incubi.

In quei pochi anni Itachi e Kakashi li avevano intercettati e affrontati, riuscendo ad uccidere qualcuno di loro, ma per quasi un anno avevano perso le loro tracce, supponendo che Orochimaru si fosse ritirato per preparare qualche nuovo e mefistofelico piano diretto al loro Paese natio, per questo li avevano avvertiti scrivendo loro una lettera.

Erano riusciti ad uccidere il Re, certo, ma grazie a Naruto e Sasuke avevano perso altri quattro uomini e questo dava a loro una possibilità di vantaggio, dato che da quel momento in poi Itachi e Kakashi non avrebbero più agito da soli; ormai dovevano accettarlo.

Infine, dopo lunghi e ragionati discorsi, il biondo era crollato in uno dei suoi insopportabili riposini rumorosi, obbligando Kakashi a ristorarsi dall’altra parte della grotta, donando così un po’ di quiete alle sue povere orecchie. Itachi invece si era avvicinato al fratello, con uno strano quanto gradevole sorriso sulle labbra.

«Vedo che hai ottenuto il Rinnegan»

«Ancora non capisco perché mi sia stato donato»

«Non devi dubitare dell’Eremita delle Sei Vie Sasuke»

«Lo meritavi te, non io»

«Sai, papà non te l’ha mai detto, ma era sicuro che un giorno saresti diventato un Ninja migliore di lui.. e anche di me»



«Io sono fiero di te, Otouto»

Quelle parole Sasuke le avrebbe per sempre impresse all’interno del suo cuore. Era convinto che Itachi, una volta scoperto, avrebbe provato soltanto invidia e rabbia e invece la sua reazione era stata esattamente l’opposta. Ancora una volta il fratello si era dimostrato un guerriero perfetto, senza paura e senza rancore. Rispetto a lui aveva ancora molto da imparare, ma qualcosa gli diceva che una volta finita quella avventura che avrebbero condiviso insieme – per la prima volta – ne sarebbe uscito più forte e sicuro.

«Non mi sembra ancora vero che siamo riusciti a trovarvi!» esclamò radioso Naruto, stiracchiandosi le braccia verso l’alto, per poi incrociale dietro la nuca «Finita questa storia voglio una vacanza»

Sasuke roteò gli occhi, mentre il quartetto continuava a camminare lungo la valle rocciosa, per giungere alla foresta poco distante.

«Quindi la principessa si trova ospite da questa donna?» domandò Kakashi pensieroso.

Anche i due giovani Ninja la sera precedente avevano sfruttato il momento di pace e privacy per raccontare loro tutti gli avvenimenti accaduti. Itachi era rimasto come al solito impassabile, mentre il più grande del gruppo si era complimentato con i suoi ex-allievi per il loro temperamento degno di un perfetto Ninja.

«Sì! L’andiamo a prendere e poi torniamo a Suna?» chiese Naruto, senza abbandonare il suo gioioso sorriso, lanciando un’occhiata ai due fratelli Uchiha, che camminavano dietro di lui e Kakashi.

Il maggiore chiuse lentamente gli occhi, sistemandosi il colletto alto e largo della sua mantella, tanto da nascondergli le labbra secche e pallide «Non abbiamo altra scelta»
Malgrado il suo tono basso seguito da un sospiro, Naruto lanciò un’esclamazione di gaiezza, aumentando notevolmente il passo, restando vicino a Kakashi. L’uomo intanto leggeva con spensieratezza uno dei suoi irresistibili libri che si portava sempre appresso.

Sasuke, col volto chinato, pensò all’amica che avrebbe presto rivisto. Il giorno prima l’aveva trattata nei peggiori dei modi, non solo nel bosco quando era venuta a cercarlo con la sua inconfondibile premurosità, ma anche dopo quella “piccola” discussione con Naruto, quando si era intestardito nell’andare a cercare Itachi. Se ci fosse stato lui al suo posto avrebbe utilizzato senza ripensamenti uno dei suoi temperamenti migliori: la stronzaggine, peccato che non si stava parlava di lui, ma di Sakura.

«Stai bene Otouto?» domandò improvvisamente il fratello al suo fianco «Ti vedo pensieroso»

Il minore si voltò leggermente alla sua sinistra, scrutandolo col suo Rinnegan, riportando subito dopo l’attenzione alla polvere che calpestavano ad ogni passo.

«Sto bene»

Itachi mantenne i suoi occhi vigili, così simili ai suoi, ma allo stesso tempo differenti; erano molto più sottili e allunganti, mentre le ciglia lunghe e folte. A primo impatto sembrava lo sguardo di un uomo dolce e armonioso e invece era schietto e glaciale; sì, proprio uguale.

Restò diverso tempo a studiare ogni minimo particolare del moro, specialmente la sua espressione taciturna. Un attimo dopo un lieve ghigno ornò la sua bocca nascosta.

«Ora capisco» bofonchiò divertito, annuendo appena e attirando così l’attenzione del fratello.

«Cosa?»

Itachi mantenne lo sguardo davanti a lui, dove i loro due compagni continuavano a precederli di qualche passo.

«A quanto pare la mamma aveva ragione» sussurrò, più o se stesso che a al minore dei due Uchiha, che gli lanciò un’occhiata ancora più perplessa e scocciata; odiava quando Itachi lo trattava come un bambino.

Una leggera risata scappò al maggiore, che si volse fulgido verso di lui «Niente, lascia stare»

Sasuke roteò gli occhi, ma decise comunque di lasciar perdere; certe volte Itachi era molto più complicato di lui.

Il gruppo continuò per circa due ore ad attraversare il bosco. Kakashi guidava sicuro i propri compagni, seguendo una strada molto più semplice e veloce rispetto a quella che i due giovani Ninja avevano percorso il giorno prima, anche se Naruto non aveva smesso un solo attimo di protestare. Poco distante avevano scorso persino una – l’unica – città, che il Ninja Copia aveva spiegato di chiamarsi Tanzaku, famosa per il suo divertimento e il gioco d’azzardo.

Riconoscendo la zona valicata da un ruscello, Naruto aveva iniziato a correre entusiasta, udendo un attimo dopo il suono familiare di una cascata che schiaffeggiava con forza e prepotenza dei grandi massi. I suoi occhi azzurri brillarono quando finalmente distinse da lontano la casa delle due donne.

Fregandosene altamente della buona educazione, il biondo spalancò la porta prima che Sasuke riuscisse a fermarlo, raggiungendo con passi veloci il centro del salotto.

«Ehi Sakura! Siamo tornati!» disse esaltato, guardandosi attorno elettrizzato.

Un’ombra di delusione ricoprì il suo viso quando costatò che nella stanza non vi era nessuno, mentre i suoi compagni erano rimasti fuori, a scrutarlo con diverse espressioni. Naturalmente quello più adirato era Sasuke, che lo aveva diffamato come suo solito.

«Possibile che tu debba sempre urlare? Sei fastidioso»

I presenti si voltarono curiosi in un’unica direzione: l’entrata della cucina.

Tsunade scrutava scocciata e con braccia incrociate il biondo che aveva appena fatto capolino dentro la casa come un uragano, rischiando addirittura di sfondare la porta. Naruto sussultò appena quando vide sia lei che la minuta Shizune - che spuntò timida dietro le spalle dell’amica.

Solo in quel momento il giovane ricordò l’esagerata sfuriata della donna, al tal punto che aveva aggredito per ben due volte il suo compagno. Anche stavolta non sembrava contenta della loro presenza, ma a differenza del giorno precedente i suoi occhi non erano più ornati da una rabbia cieca.

«Nonna?»

I denti di Tsunade ci misero pochi secondi a digrignare frustrati «Ti ho già detto di non chiamarmi nonna!»

Grattandosi una guancia e fregandosi altamente della sua intimidazione, Naruto la guardò confuso «Non.. non sei più arrabbiata con noi?» domandò spontaneo, notando con la coda dell’occhio che Sasuke era entrato circospetto nella piccola abitazione, dopo essersi accertato di non essere nuovamente in pericolo dalla follia della bionda.

Questa sbuffò appena, ma accennò un riso maligno «Ieri mattina ero solo un po’ nervosa, tutto qui» spiegò con un’alzata di spalle, portando poi la sua attenzione ai due nuovi ospiti, che erano entrati cauti dopo Sasuke «Vedo che avete trovato i due famosi Ninja»

Un imbarazzante silenzio calò nella sala, anche se i tre adulti continuavano a scrutarsi con occhiate curiose.

«Tsunade.. pensavo fossi morta» disse ad un certo punto Kakashi, mantenendo il suo solito tono basso, mentre una mano andò ad accarezzare il mento coperto.

Tsunade ridacchiò «Pensavi male Kakashi»

Abbastanza sorpresi, Naruto e Sasuke continuarono ad osservare le amichevoli battute che i due conoscenti si scambiavano con tranquillità. Dai loro modi si capiva che si conoscevano da parecchio tempo.

«Asp.. voi vi conoscete?!» vociò Naruto, indicando col dito indice gli interessati, con movimenti alternati.

Tsunade, senza staccare gli occhi nocciola da Kakashi, ghignò intrattenuta, scuotendo la testa «È una storia lunga moccioso, e non ho voglia di raccontarla»

«Dov’è Sakura?»

Tutti i presenti si volsero velocemente verso Sasuke, che aveva posto la domanda con accento freddo e conciso. L’assenza della rosa lo aveva allarmato dal momento in cui erano entrati e, dato che la ragazza non aveva risposto al richiamo animalesco del biondo, si era leggermente agitato, soprattutto quando aveva individuato la figura di Shizune. Se non era in loro compagnia, allora dov’era?

«È in camera» rispose seria la donna, indicando col mento la stessa porta che accompagnava alla stanza che nei giorni precedenti l’amica aveva potuto avvalersi liberamente.

«Bene! Vado a chiamarla per darle la buona notizia!» proferì felice Naruto, raggiungendo la soglia.

«No» il ragazzo bloccò immediatamente le sue intenzioni, voltandosi confuso verso Tsunade, che aveva parlato in maniera sorprendentemente autorevole «Ha bisogno di stare sola adesso»

Shizune si strinse nelle spalle, dispiaciuta. Sasuke irrigidì la schiena; una brutta sensazione tormentò prontamente il suo stomaco.

«E perché? Che le è successo?» domandò Naruto, con una lieve punta di preoccupazione.

Tsunade studiò entrambi i ragazzi, che solo con i propri occhi esigevano delle risposte ben evidenti e questo le fece intuire tutto, ma volle comunque tentare. Prese un grosso respiro, abbassando le palpebre lentamente.

«Voi non sapevate niente della sua reale identità?»

Naruto e Sasuke si studiarono, solo per un attimo, riportando poi l’attenzione sulla donna. Nessuno dei due ebbe il coraggio, o meglio dire i vocaboli giusti per rispondere a quell’assurda domanda. Di che diavolo stava parlando adesso? Cosa intendeva con la vera identità di Sakura?

«Noi si»

Sasuke - così come Naruto - si voltò sorpreso verso Itachi, che si era rivolto per la prima volta e con disinvoltura a Tsunade, che scrutò interamente la figura del giovane senza vergogna. Sicuramente aveva capito che anche lui era un membro della famiglia Uchiha, dato che aveva arricciano il naso e le labbra carnose.

«Di che state parlando Itachi?» mormorò Sasuke, corrucciando il volto.

Mentre Kakashi portava atterrato i palmi dentro le tasche, il maggiore dei due Uchiha si volse verso il fratello, mantenendo il suo peculiare distacco.

«Sakura non è mai stata la vera figlia del Re»

Sei persone occupavano quella stanza e, sebbene il numero elevato, tutto taceva, almeno in quel momento. Sasuke non aveva idea di che espressione avesse assunto, ma di una cosa era certo: una rabbia indeterminata stava prendendo il controllo del suo corpo, iniziando proprio dalle mani, che avevano iniziato a tremare spaventosamente.

«Non capisco» sussurrò Naruto, che cominciò a guardare confuso e agitato tutti i presenti, che non sembravano intenzionati a ribattere quell’irrazionale attestazione.

Itachi chiuse con pigrizia le sue iridi scure, cercando di essere più pertinente possibile «È stata trovata la stessa notte in cui morì la vera figlia del Re e, approfittando della malattia che aveva sempre costretto la bambina a rimanere nella propria camera, l’ha spacciata per sua figlia»

«Ma Sakura aveva sei anni.. se fosse davvero così se lo sarebbe ricordato» esclamò Naruto, con voce bassa.

«Quando l’avevano trovata presentava una grave ferita alla testa che probabilmente le ha provocato una specie di  amnesia. Nawaki ha sfruttato anche questo vantaggio»

Naruto bofonchiò frasi disconnesse, mentre Tsunade elaborò immediatamente quell’essenziale spiegazione; finalmente i pochi pezzi mancanti del puzzle erano stati ritrovati.

Sasuke invece strinse gli occhi, lasciando che i suoi arti di trasformassero in due pugni idrofobi, finché le sue corte unghie non si conficcarono prepotentemente nella carne. Le nocche divennero vistosamente bianche. Non aveva idea se quell’intollerabile dolore che attanagliava il suo petto fosse per colpa della sofferenza che si stava strascinando Sakura oppure l’ennesimo comportamento cinico da parte di suo padre e del fratello nei suoi confronti; forse entrambi.

«È stato nostro padre a rivelarmelo pochi mesi dopo e dato che Kakashi è da sempre stato il mio mentore non ho voluto tenerglielo nascosto» disse Itachi, continuando a squadrare la collera trattenuta di Sasuke, che aveva immediatamente chinato il viso, consentendo alle sue lunghe ciocche di coprire le sue iridi sporche d’ira.

«Ma io sono tuo fratello» sussurrò appena, anche se il silenzio che albergava la stanza permise comunque ai presenti di udirlo perfettamente.

Naruto sentì un leggero brivido lungo la schiena quando colse le parole funeste, ma soprattutto addolorate dell’amico, anche se Itachi non sembrava curarsene, anzi, pareva tranquillo come suo solito.

«Tu eri ancora troppo piccolo Sasuke e nostro padre non ha mai avuto la possibilità di rivelartelo, oppure ha semplicemente deciso di non farlo»

Sapeva a cosa si riferiva: la Notte della Strage, ma ormai non voleva più prestargli fede. All’epoca aveva quindici anni mentre Itachi – facendo un rapido – ne aveva tredici quando ne era venuto a conoscenza, perciò non credeva minimante alle sue parole. Non voleva presupporre che Fugaku non avesse mai trovato anche una sola dannatissima opportunità per dirglielo entro sette anni!

Suo padre aveva semplicemente deciso di non dirglielo.

Naruto, cercando di calmare le acque, decise di intervenire, grattandosi la testa e liberando un sospiro «Io non ho capito un accidente» si lamentò, sperando che questo potesse bastare per non far scoppiare una nuova guerra in quella casa.

Ricambiò serio lo sguardo quando incrociò quello grato di Sasuke.

Improvvisamente, Shizune tossicchiò appena, attirando così l’attenzione di tutti «Forse è meglio che ti sieda Naruto, così potremo raccontarti meglio tutto e anche a voi. Vero Tsunade?» enunciò serena, anche se l’ultima parte era divenuta molto più minacciosa, mentre i suoi occhi si posarono sulla figura della donna, che naturalmente sbuffò, ma non ribatté.

Prese annoiata una delle sedie presenti, sedendosi al contrario e nel posto a capotavola, intimando così gli altri di fare lo stesso, a differenza di Shizune, che sparì in cucina, sicuramente per preparare qualcosa ai loro numerosi ospiti.

Solo Sasuke rimase in piedi al centro della stanza, continuando a indagare le punte dei suoi piedi. Guardò un’ultima volta irato Itachi e successivamente Naruto, per poi dirigersi verso la porta che alcuni minuti prima aveva indicato Tsunade.

«Dove vai? Ha bisogno di stare sola» disse pigramente la bionda, anche se un leggero ghigno soddisfatto era ben visibile sulla sua bocca.

 Sasuke aveva bloccato i suoi passi, ma rimaneva imperturbabile a guardare dritto l’uscio di mogano che distava a pochi centimetri dal suo naso. La mano già alzata pronta a poggiarsi sul pomello freddo.

«L’ho già abbandonata due volte. Non ho intenzione di farlo ancora»

Senza attendere risposta, il moro sparì dentro la stanza. Naruto sorrise soddisfatto; finalmente quello zuccone si era svegliato. Lanciò uno sguardo alla sua destra e sorprendentemente notò che non era l’unico a provare compiacimento: Itachi sorrideva brioso dietro il colletto.

Non appena Sasuke si chiuse la porta dietro di sé, controllò attentamente la piccola stanza avvolta nel buio, per colpa non solo delle minacciose nuvole che fin da quella mattina avevano intimidito i raggi caldi, ma anche dalle tende tirate.

Notò che l’unico letto presente era sfatto e vuoto, ma non ebbe bisogno di usare lo Sharigan per trovare la ragazza. Il suono di piccoli e trattenuti singhiozzi gli fecero da guida, direzionandolo verso l’altra parte della branda, di fronte alla finestra tappata dal telo scarlatto.

Una piccola e rannicchiata Sakura continuava a far tremare la schiena ricurva, a forza di bloccare il suo amaro pianto. Le gambe erano portate al petto e abbracciate strette, la testa chinata su di esse, permettendo alle lacrime di infrangersi sulle ginocchia dalla carnagione chiara.

Sasuke, in piedi di fronte a lei, nel vederla così sofferente, si era ritrovato a sopprimere ogni impulso omicida nei confronti della persona che aveva causato tutto questo – anche se tecnicamente era già era morta -, convogliando tutte le sue attenzioni sulla sua figura.

Con movimenti lenti e attenti, occupò il posto di fianco al suo, non prima di essersi liberato della sua katana, così che potesse liberamente poggiare la schiena sul materasso, seguita dalla testa. Una gamba era rimasta distesa, mentre l’altra piegata, permettendo al suo gomito di avere un appoggio.

Sapeva che l’amica aveva colto la sua presenza, perché nel momento in cui si era seduto alla sua destra aveva smesso, solo per un misero attimo di respirare, ma a quanto pare la sua angoscia era talmente vigorosa che non riusciva in ogni caso ad arrestarla, riprendendo subito dopo a piangere nella maniera più raccolta possibile.

Sasuke rimase immobile a contemplare qualcosa di inesistente di fronte a lui, lasciando che quei lamentii ferissero le sue orecchie. Erano quelli i momenti in cui voleva essere come Naruto; avere la sua spontaneità, il suo temperamento, la sua mitezza. Forse era stato un errore entrare in quella stanza. Come poteva pretendere di aiutare una persona se non sapeva neanche come fare?

Voleva anche solo tentare di rasserenare Sakura, ma sorprendentemente non fu lui a prendere l’iniziativa. Aveva sentito quelle sue piccole e fredde dita stringergli con notevole intensità il braccio ciondoloni, facendogli immediatamente bloccare il respiro.

Il suo piagnisteo era ancora odierno, ma stavolta era intenzionata a sprigionarlo su un corpo caldo e accogliente e questa volta Sasuke voleva sfruttare appieno quell’occasione. Guardandola brevemente negli occhi non appena alzò il viso nella sua direzione, le aveva preso una mano con delicatezza, spingendola lentamente verso di lui.

La fece posizionare tra le sue gambe, rinchiudendola in un caloroso abbraccio, mentre il suo unico arto inferiore steso prese esempio dall’altro. Avvolse entrambe le braccia attorno alla sua schiena e poggiò fiacco la fronte sulla sua nuca, permettendo alla sua inconfondibile fronte di trovare più comodità nel suo petto burrascoso.

Appagata da quelle piacevoli attenzioni, Sakura si strinse ancora di più al suo corpo vigoroso, lasciando che le sue gocce salate bagnassero la sua maglietta nera priva di armatura – tolta prima assieme alla sua fedele arma. Lasciò che quell’amplesso le infondesse l’amore necessario di affrontare tutto quello, anche se tecnicamente le era bastata la semplice presenza di Sasuke che era tornato da lei per farla stare meglio.

Percepì i suoi polpastrelli callosi scostare le sue corte ciocche, per poi essere sostituiti da qualcosa di più morbido e umido. Sasuke le aveva appena posato un sottile bacio sulla nuca, che immediatamente fu l’artigiano di tanti piccoli brividi che si diffusero in un qualsiasi angolo del suo corpo.

«Non mi importa di chi tu sia Sakura» sussurrò intensamente, vicino al suo orecchio «Io starò sempre al tuo fianco. Non ti abbandonerò più»

Quelle, in quel momento, erano le uniche parole che Sakura avrebbe voluto ascoltare. Ammansita da tale confessione, il suo corpo non ebbe ripensamenti nel rifugiarsi più notevolmente possibile in quella corporatura ospitale.

Sasuke la lasciò fare, sfruttando quella convenienza per drogarsi di quel profumo che fin da bambini lo aveva stregato come una maledizione, una bellissima maledizione. Ancora una volta si chiese perché era stato così stupido da far soffrire in quel modo ignobile una persona così speciale.

«Mi dispiace»

Nel dirlo aveva affondato più del dovuto il volto, coprendo così la sua voce tra i suoi capelli, ma sapeva che la giovane l’aveva comunque sentito, perché scosse la testa, seguito da un movimento sereno sulle sue labbra che percepì da sopra la maglietta umida.

«Non devi scusarti»

Sasuke restò statico.

E comunque non ti preoccupare, anche se ti sei comportato da stronzo lei ti avrà sicuramente già perdonato.

Sasuke sorrise; ancora una volta quella testa quadra aveva ragione.





**



La pioggia aveva iniziato implacabilmente a cadere dal cielo, percuotendo con brutalità il tetto e la finestra chiusa, ricoprendo l’aria di un piacevole e rilassante picchiettio, seguito dal violento rumore di tuoni lontani.

Fu proprio uno di questi che fece svegliare Sakura di soprassalto, che si ritrovò a guardarsi attorno confusa e spossata. Senza rendersene conto si era assopita tra le braccia di Sasuke. Sopra le sue spalle era stata adagiata la calda coperta del letto, mentre il suo capo era rimasto poggiato sul petto del ragazzo, che non aveva staccato un attimo le sue iridi – o meglio l’unica iride - ossidiana da lei.

Si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo meglio nel viso, finché una mano era andata a stropicciarsi un occhio.

«Scusa, mi sono addormentata» mormorò a testa china, ponendo completamente il peso del suo corpo sopra le ginocchia flesse «Quanto ho dormito?»

Sasuke, che aveva mantenuto per tutto il tempo la stessa posizione, scrutò con attenzione la sua figura intimidita. Quando l’aveva sentita abbandonarsi completamente su di lui aveva capito che la giovane si era addormentata profondamente, ma non era comunque intenzionato ad andarsene.

Era rimasto ad ammirare il suo viso rilassato, dopo averla posizionata meglio tra le sue braccia. Le sue labbra erano schiuse, e la voglia di assaggiarle era tanta. La sua mano si era addirittura avvicinata ad esse per poter godere di quel contatto, ma l’insicurezza e la paura di svegliarla lo bloccarono un attimo prima di farlo. Strinse appena gli occhi e rimase in attesa, mentre il suo olfatto fiutò l’odore di umidità nell’aria, segno di un’imminente pioggia.

«È appena passata l’ora di pranzo» rispose pacato, cercando di trovare una posizione più comoda; il suo corpo si era intorpidito.

Grazie alla sua risposta, Sakura poté appurare che aveva riposato per circa due ore. Per tutto quel tempo Sasuke era rimasto lì insieme a lei?

«Stai bene?» domandò subito dopo il ragazzo, attirando la sua attenzione, facendole alzare il volto lentamente.

Quindi non era un sogno. Sasuke era lì, era tornato da lei, con tutte le intenzioni di rimanerci. Sorrise grata, fino al momento in cui il suo braccio si alzò piano verso di lui, fino ad accarezzare con gesta mansuete la sua guancia pallida e liscia, priva di imperfezioni.

«Sei tornato..» sussurrò, lasciando che i suoi smeraldi si beneficiassero di quella bellezza tetra.

Sasuke rimase fermo, incapace di fare qualsiasi cosa, totalmente stregato da quel tocco apparentemente semplice, ma intenso, almeno per la sua pelle e il suo cuore.

Non disse niente, lasciando che fossero i suoi occhi a parlare.

Sospirò appena quando l’arto della giovane si ritirò «Abbiamo trovato Itachi e Kakashi»

Sakura sbatté diverse volte le palpebre a tale avviso «Davvero?»

Il ragazzo annuì, aiutandosi con le braccia per rimettersi in piedi, anche se lei rimase al suo posto confusa, guardandolo dal basso verso l’alto.

«Vieni, andiamo da loro»

Contenta, la ragazza accettò la mano dell’amico e una volta aiutata a rizzarsi raggiunsero insieme la porta della camera.

«Sakura-chan!»

Il tempo di mettere un piede in salotto Sakura fu immediatamente travolta da una bufera bionda, che le circondò in una presa decisamente soffocante la vita sottile, facendole addirittura mancare la terra ai piedi per diversi secondi.

Una volta ripreso il proprio equilibrio, la ragazza sorrise, non prima di aver ricambiato l’abbraccio «Ciao Naruto-kun»

Naruto posò impensierito entrambe le mani sulle sue spalle, guardandola dritto negli occhi «Stai bene?»

A vedere il suo sguardo, Sakura si sentì in colpa. Non era sua intenzione farlo preoccupare, ma fino a poche ore prima non era proprio in vena di vedere nessuno. L’unico di cui aveva effettivamente bisogno era solo Sasuke, ma questo desiderio decise di tenerselo per sé.

Annuì timida, portandosi una ciocca dietro l’orecchio «Sì, tranquillo»

Il biondo le fece l’occhiolino, indicando con un cenno del capo il tavolo alle sue spalle, che ancora accoglieva tutti gli ospiti e le padrone di casa. Sakura allungò leggermente il collo, ma l’unica che riuscì a scorgere fu Shizune che stava raccogliendo sopra un vassoio diverse tazze.

«La nonna mi ha raccontato tutto, mi dispiace»

Per fortuna Tsunade si era presa la briga di piegare ogni cosa al suo amico. Anche se rispetto al giorno prima aveva elaborato meglio quelle spiacevoli informazioni non si sentiva ancora pronta ad affrontarle nuovamente a voce alta.

Si avvicinò all’amico riconoscente, posandogli un lieve bacio sulla guancia «Non ti preoccupare, ora sto meglio»

In risposta Naruto rise soddisfatto, specialmente dopo aver scorto il volto diffidato di Sasuke.

«È un piacere rivederti»

Sorpresa, Sakura trasalì appena e Naruto si scansò, per permetterle di vedere l’uomo che aveva parlato. Un sereno Kakashi osservava la giovane con il suo inconfondibile occhio cicatrizzato verticalmente, le mani sempre immerse all’interno delle tasche laterali dei pantaloni scuri.

«Kakashi!» esclamò la rosa felice, raggiungendolo.

Il Ninja ricambiò senza ripensamenti l’abbraccio, rendendolo quasi paterno. Il legame che era nato con Sakura era pari a quello dei suoi ex-allievi. Anche se con la ragazza non aveva avuto modo di condividere ore e ore di allenamento, sudore e fatica, aveva sempre provato una sorta di divertimento nel doverli controllare quando erano ancora dei bambini – su richiesta di Fugaku quando il tempo glielo permetteva.

Quando si incrociavano lungo i corridoi del palazzo o nel giardino, quella bizzarra marmocchia dai capelli rosa lo salutava calorosamente, cercando costantemente di capire perché indossava fisso quella strana maschera che gli copriva il volto.

Secondo me hai le labbra siliconate o i denti sporgenti, per questo ti nascondi” gli diceva ogni volta, facendolo scoppiare in una fragorosa risata.

Posò affettuosamente la mano sulla sua singolare capigliatura, scompigliandola appena «Sei cresciuta molto»

Sakura gonfiò appena le guance, guardandolo imbronciata dalla sua scarsa altezza, dato che gli arrivava massimo alle spalle e quell’attestazione le sembrava più una battura che un complimento.

Rimase comunque a contemplare con gradevolezza la sua presenza quando il suo verde adocchiò un’ombra lì accanto. Non aveva neanche sentito il rumore dei suoi passi avvicinarsi per quanto era stato cauto e silenzioso.

Tipico di Itachi Uchiha.

La sua immagine tenebrosa e a primo impatto minacciosa si proponeva a pochi passi da lei e Kakashi. La copia sputata del defunto Fugaku Uchiha, anche se diverse caratteristiche fisiche erano praticamente simili a quelle del fratello minore, e non parlava dei capelli, la carnagione o gli occhi. Il labbro non troppo carnoso assumeva la stessa identica piega di Sasuke quando era serio o concentrato, mentre le sopracciglia si arricciavano nella medesima linea retta. L’altezza leggermente più elevata, ma il fisico meno muscoloso.

La sua espressione cambiò. In passato non aveva mai avuto modo di legare con il grande Itachi, pupillo e figlio fidato degli Uchiha, destinato a grandi cose. Forse era stato il suo pensiero insicuro di dover scambiare due parole con un ragazzo così talentuoso e ricco di valore, oppure il suo continuo sguardo freddo e distaccato - che mutava solo in presenza dell’amato fratello – a non averle mai permesso di trovare una strada per insinuarsi in quel cuore così distinto.

Ormai però non era più una bambina e quei pensieri erano ridicoli. Per la prima volta aveva una possibilità di conoscere meglio quel giovane, ormai divenuto uomo, e non intendeva sprecarla.

«Ciao Itachi-san» disse infine, nella maniera più naturale possibile, regalandogli addirittura uno dei suoi tipici sorrisi.

Naturalmente non notò il sopracciglio di Sasuke alzarsi dubbioso, dato che tutte le sue attenzioni erano rivolte al maggiore per cercare di scorgere una minima reazione. Infine l’interessato, di tutta risposta, si era limitato in un leggero e semplice cenno che sembrava quasi forzato, ma Sakura se lo fece comunque bastare; era pur sempre un inizio, no?

Naruto, che stranamente era rimasto in silenzio per buoni minuti tornò alla carica, raggiungendo l’amica con lunghe falcate «Sakura ora sappiamo ogni cosa! Sia dell’Akatsuki che della guerra civile scoppiata anni fa nel Paese del Fuoco!» enunciò gesticolando frettolosamente, rischiando addirittura di colpire il povero Kakashi.
Sakura rimase in silenzio, ascoltando ogni singola parola.

«Dobbiamo tornare a Suna e grazie a Gaara riusciremo a salvare la nostra terra!»

La giovane annuì, ma lo sbuffo seccato di Sasuke costrinse entrambi a voltasi verso di lui «La fai troppo facile Naruto. Per uccidere Hidan e Deidara abbiamo rischiato grosso, o te lo sei già dimenticato?»

Le labbra del biondo si arricciarono infastidite «Ma questa volta non saremo soli!»

«Quelli con cui avete avuto a che fare erano solamente i pesci piccoli. Nessuno di noi è a conoscenza delle vere abilità di Orochimaru e neanche dei suoi fedeli uomini»

Tutti i presenti prestarono la loro attenzione su Tsunade, che si era appena messa in piedi tenendo le mani poggiate sul ripiano in legno, indagando con i suoi occhi simili al miele i tre amici con austerità. Sakura ripensò a quello che aveva appena detto la donna: fedeli uomini.

«Parlate di Sasori?» domandò improvvisamente, guardando singolarmente tutti e quattro i Ninja.

Ricordare dopo tanto tempo il rosso le provocava una sorta di rabbia e non spavento o insicurezza come avrebbe pensato, come ogni volta quando aveva avuto l’opportunità di incrociare in passato il suo sguardo. Quel viaggio si stava dimostrando sempre più utile per lei.

Solo Kakashi sospirò affranto «Non solo..»

«Perché questo nome non mi è nuovo?» domandò improvvisamente Tsunade, più a sé stessa che ai presenti, scrutando con disinteresse un punto indefinito, mentre il suo indice si era posato sul mento, strofinandolo appena.

Per Sakura fu istintivo rispondere con un’alzata di spalle «Si tratta del cugino di Re Gaara»

Come se qualcuno l’avesse appena fulminata, la donna sussultò, tornando nuovamente impensierita «Ma certo.. il nipote di Chiyo»

Le labbra di Sakura si schiusero appena; ricordava perfettamente la vecchia Chiyo, quando la conobbe la prima volta nel castello, insieme a Sasori. A primo impatto non le aveva fatto una buona impressione, l’aveva considerata addirittura pazza per quelle bizzarre dicerie che aveva cominciato a proferirle.. che fin da subito conoscesse la sua reale identità? No, era impossibile.

«Lei la conosce signorina Tsunade?»

La bionda annuì sicura, lanciando uno sguardo preoccupato ai presenti «È stata lei a realizzare i veleni che hanno ucciso la Regina e la figlia di Nawaki»

Sakura trattenne il respiro per cercare di non tossire rumorosamente, dato che le era andata di traverso la sua stessa saliva. Anche Naruto iniziò a farfugliare frasi sconnesse.

«Come fai a saperlo nonna?»

«Quando Orochimaru tornò per me e la madre di Sakura c’era anche lei. Aveva cercato di fermarci utilizzando su di noi una tossina paralizzante, ma sono riuscita contrastarla grazie ad una cura che ho creato personalmente. Ne ho una scorta piena in cantina, anche per altri tipi di veleno di natura semplice» spiegò Tsunade sicura, controllando comunque con aria preoccupata la rosa che fissava assorta il pavimento – non era sua intenzione rivelare tale informazione così improvvisamente.

Sakura scosse la testa, cercando di non pensarci e collegare infine tutte quelle notizie «Aspetti.. quindi questo Orochimaru si tratta dello stesso viaggiatore?» ipotizzò infine, anche se ormai la risposta era più che scontata.

Tsunade annuì seria «Parlando con Kakashi e Itachi siamo arrivati a questa conclusione. Le coincidenze sono innumerevoli»

Sakura tentennò, cercando di mettere in ordine tutti i pezzi raccolti «Quindi tutto quello che è accaduto a lei e a noi.. è sempre stato lui?» ipotizzò infine, con voce sconvolta, guardando tutti i presenti, specialmente Sasuke, che era rimasto in silenzio e immerso nei suoi pensieri.

La Notte della Strage.. era stato quindi quell’uomo ad uccidere i genitori del suo amico e tutte quelle persone innocenti? Perché? A che scopo? Com’era possibile che al mondo esistessero persone così maligne?

«Una ragione in più per prenderlo a calci nel culo!» tuonò improvvisamente Naruto, richiamando la sua attenzione, mentre un suo pugno colpì rumorosamente il palmo aperto dell’altra mano.

La fronte corrucciata e lo sguardo deciso, tipico di Naruto Uzumaki quando si intestardiva.

Sasuke roteò gli occhi, a differenza degli altri che risero divertiti, ma allo stesso tempo sicuri delle sue parole determinate: Orochimaru la doveva pagare. Nel frattempo, solo Itachi era rimasto impassabile alla scena, volgendo leggermente il volto verso la finestra vicino la porta, con lo Sharingan attivo.

«C’è qualcuno»

Tutti i presenti irrigidirono i muscoli alle sue parole. Naruto, così come Kakashi, estrassero istintivamente un kunai dalle loro cinture, Sasuke stinse velocemente l’elsa della sua katana presente dietro la schiena, ma senza estrarla. Uscirono cauti dall’abitazione, mentre Tsunade obbligò Shizune e Sakura a rimanere all’interno della casa dietro di lei, anche se quest’ultima allungò lievemente il collo per capire meglio la situazione.

Con entrambi il potere oculare attivo, i due Uchiha si avvicinarono cauti alla folta foresta, guidando i loro compagni, disinteressati della pioggia che li bagnava, troppo impegnati a esaminare la barcollante e lenta ombra che continuava ad avvicinarsi loro.

Sakura assottigliò gli occhi confusa; non sembrava qualcuno di minaccioso. Affiancò Tsunade per cercare di vedere meglio la persona che era appena giunta e quando riconobbe la carnagione diafana e i lunghi capelli scuri il suo cuore sussultò, così come quello di Naruto.

«Hinata?» sussurrò Sakura, raggiungendola con una lieve corsa, nonostante le proteste della bionda.

Naruto, stento ancora a crederci, scosse la testa, riportano la sua arma al proprio posta nella cinta «Hinata!» esclamò sorpreso, ma non appena mosse un passo nella sua direzione vide la ragazza cadere in avanti.

Senza pesarci il biondo si buttò verso di lei con uno scatto, riuscendo ad afferrarla prima che questa colpisse violentemente il terreno «Hinata! Hinata, mi senti?»

Naruto scrutò preoccupato il volto candido nella giovane sporco di terra e sangue, ricoperto da innumerevoli tagli superficiali. Anche gli abiti erano in diversi punti strappati, ma per fortuna Hinata sembrava solo spossata.

Sakura raggiunse preoccupa i due amici, inginocchiandosi sul terreno per accertarsi delle condizioni dell’amica. Il resto del gruppo rimase leggermente distante, per lasciare alla mora un attimo di respiro.

Le sue palpebre batterono diverse volte, fino a mostrare le sue pozze perlacee e lucide. Le sue labbra si incresparono in un lieve sorriso quando focalizzò l’immagine di Naruto che la stringeva preoccupato tra le braccia.

«N-Naruto-kun.. t-ti ho trovato»

«Non sforzarti» disse serio, cercando di controllare la rabbia che sentiva pian piano divampare dentro di lui «Come sei arrivata qui? Che ti è successo?»

Alla sua domanda, l’espressione della giovane divenne atterrita, tanto che il suo corpo cominciò a tremare esageratamente e Sakura strinse spontaneamente una sua mano, per infonderle maggiore sicurezza.

«D-degli uomini hanno attaccato il nostro villaggio» mormorò con difficoltà, per poi riprendere «Mio cugino Neji e gli altri sono stati catturati»



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Prossimo aggiornamento Domenica 23 (:

Marti
  
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