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Autore: Crudelia 2_0    09/02/2020    2 recensioni
«Ginny» iniziò tormentandosi le mani e senza avere il coraggio di guardare l’amica «non metterò quell’abito, è troppo piccolo».
«Ma che dici, Hermione? Abbiamo la stessa taglia» Ginny la guardava con le sopracciglia corrugate, uno strano presentimento aveva iniziato a farsi strada nella sua mente.
«C’è un motivo se ho scelto di non frequentare Hogwarts il prossimo anno e dare soltanto gli esami».
«Lo so. Non mi hai ancora voluto dire di cosa si tratta, ma so che c’è un motivo» sussurrò Ginny. All’improvviso sostenere quella conversazione ad alta voce era diventato troppo difficile.
«A villa Malfoy, dopo che Bellatrix aveva finito con me, mi ha dato in mano a Greyback » disse Hermione con tono incolore.
«Sì» rispose Ginny con la bocca asciutta. Incrociò lo sguardo dell’amica e sentì gli occhi riempirsi di lacrime: non aveva finito, ma già aveva capito.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Capitolo 1 - Cinque anni dopo
 
 
 
Aprile 2003
 
 
 
«Non mi sembra una buona idea, Ginny» disse Hermione rigirando lo zucchero nella tazza di the.
Ginny alzò gli occhi al cielo, esasperata dalla risposta che era certa l'amica le avrebbe dato. Si porto la tazza alle labbra osservando la foto che ornava il mobiletto da salotto di Hermione: abbracciati e sorridenti, lei, Ron e Harry salutavano il fotografo agitando il diploma con lo stemma di Hogwarts. La tonaca nera la copriva, ma Ginny sapeva che la pancia di Hermione aveva già allora iniziato a mostrare la prima rotondità.
«Ci sarà anche Teddy» disse in tono distratto continuando ad osservare le fotografie. Quella accanto mostrava un'esausta, ma felice Hermione, tra le braccia stringeva un bambino dai grandi occhi neri che, contrariamente a tutte le aspettative, sorrideva.
«Sai bene quanto me quanto il suo essere un metamorfomago lo aiuti a non sentire i sintomi» rispose Hermione con lo stesso tono che usava quando doveva spiegare per l'ennesima volta qualche concetto ai suoi amici distratti. Era diventata madre, ma certe abitudini erano dure a morire
Ginny aprì la bocca per protestare, ma fu interrotta dall'entrata di Harry nella stanza.
«Uff» sbuffò buttandosi sulla poltrona «sono piccoli quanto uno snaso, ma hanno energia da vendere». Per confermare la sua teoria un urlo di vittoria provenne dalla camera vicina. Hermione sorrise condiscendente mentre la coppia si scambiava uno sguardo complice e concorde sull'avere figli un po' più in là.
«È quello che ti dico sempre, Harry» disse Hermione versando una tazza di the anche all'amico.
Harry accettò di buon grado, stava aggiungendo lo zucchero quando Ginny decise di esordire con quello che chiamava il Metodo Molly. «Hermione mi stava dicendo che sarebbe felicissima di venire alla festa di sabato.»
Harry alzò gli occhi verso di lei aprendosi in un largo sorriso. «Davvero?»
Hermione le lanciò un'occhiata che avrebbe avuto il potere di incenerire. «Veramente io-» fu interrotta da un altro urlo, questa volta seguito da inconfondibili rumori di piedi che corrono.
Teddy si fermò in scivolata a pochi centimetri dal basso tavolino di vetro, i capelli azzurri coordinati alla maglietta con un sorridente dinosauro.
«Primo!» urlo, gettando i pugni chiusi in aria in segno di vittoria. Vittoria breve: fu travolto e buttato a terra. Dopo una scaramuccia di alcuni secondi per chi riuscisse ad alzarsi prima il secondo contendente si eresse trionfante.
«Non è valido» disse scrollandosi sulle spalle i lunghi capelli neri «Tu hai le gambe più lunghe.» Lo guardò ancora un attimo con la piccola bocca atteggiata in una smorfia di disprezzo, poi scoppiarono a ridere entrambi.
«Cosa state combinando?» chiese Hermione sorridendo e spostando il vassoio più lontano, dove sarebbe stato più al sicuro.
«Siamo riusciti a fare una cosa pazzesca!» disse Teddy alzandosi con un salto. «Dai, Kat, faglielo vedere!» saltò sul posto, emozionato.
La bambina, al contrario, posò tranquilla una piccola macchina arancione sul tavolo. Sorrideva, ma l'emozione in lei si mostrava scintillando nei grandi occhi scuri e sgranati.
«Al mio tre» disse solenne incontrando lo sguardo del bambino. Teddy annuì serio, i capelli che cambiavano colore in una più profonda sfumatura di blu.
«Uno, due...» entrambi fissarono la macchinina con uguale concentrazione, le sopracciglia aggrottate e i pugni chiusi. «Tre!»
Subito non successe nulla, poi, lentamente, la macchina iniziò a muoversi. Dapprima lentamente, in un paio di secondi aveva già percorso metà della lunghezza del tavolino. Accelerò finché non andò a sbattere contro il vassoio con una vibrazione prolungata e acuta.
«Si!» entrambi i bambini gettarono e la braccia all'aria, saltando con grandi sorrisi.
«Hai visto? Hai visto, mamma?» la bambina saltò sulle ginocchia di Hermione abbracciandola stretta con le braccia esili strette al collo.
«Siete stati bravissimi!» rispose accarezzando i capelli della figlia. Differenti nel colore, aveva ereditato dalla madre gli stessi capelli ricci e cespugliosi, complici il carattere dinamico della bambina e i giochi vivaci, finivano sempre con l'apparire selvaggi.
«È stata mia l'idea, Teddy non riusciva all'inizio.» spiegò con tono emozionato che non riusciva a nascondere un pizzico di orgoglio per essere riuscita ad insegnare qualcosa al bambino più grande.
«Sei stata brava, Kathleen» intervenne Harry dal divano di fronte. «Se continui così diventerai una perfetta Corvonero, ancora più intelligente della mamma.»
Hermione sbuffò, la bambina rise felice prima di saltare sul tappeto e iniziare a correre verso la stanza. «Arrivo prima io!» urlò rivolta a Teddy che subito si precipitò sulla sua scia.
«Sei partita prima!» lo sentirono urlare dal corridoio, ormai era già sparito.
 
«Che tipetta» commentò sorridendo Harry riprendendo in mano il the, ormai raffreddato. «Ogni tanto mi spaventa.»
«Già.» sospirò Hermione, portandosi la tazza alla bocca.
Ginny fu rapida a cambiare discorso, ma Hermione non stava più ascoltando.
Kathleen era una bambina straordinariamente precoce per la sua età. Solitamente tranquilla e curiosa, aveva iniziato a imparare a leggere le prime parole molto prima dei suoi coetanei. Hermione non se n'era sorpresa: fin dalla tenera età le leggeva storie e favole, la preoccupazione era arrivata quando aveva capito che la bambina non sopportava sapere meno cose di Teddy. Le aveva spiegato che non era possibile farle iniziare la scuola con l'amico di un anno più grande, ma si era mostrata testarda: per una settimana si era rifiutata di parlare finché Hermione non si era esasperata. Il giorno dopo Kathleen si era svegliata felice come una settimana prima.
Quella fu la prima volta che Hermione si scontrò con la caparbietà della figlia, ma ancora non aveva capito la causa.
Iniziò a sospettare qualcosa nei mesi successivi, quando ciclicamente la bambina si mostrava irritata, capricciosa e quasi malata.
Ne aveva avuta piena comprensione una sera qualunque dell'anno prima quando Kathleen si era rifiutata di assaggiare una carota. Dopo l'ennesimo urlo Hermione aveva deciso una punizione e la bambina l'aveva sfidata fissandola negli occhi. Da lì se ne accorse. Le iridi verticali e una sfumatura gialla e ferina nello sguardo, aveva alzato gli occhi alla finestra e la luna piena l'aveva guardata ghignando con la sua luce eterea.
Per la prima volta quella notte Hermione ebbe paura di sua figlia.
Si era ripromessa di non averne, di non allontanare la sua bambina per una rabbia che non le apparteneva, ma a volte le risultava difficile.
Deglutì, posando la tazza sul tavolo consapevole che con lo stomaco chiuso non sarebbe più riuscita ad ingoiare nulla.
Se doveva essere sincera, temeva seguisse le orme del padre: non una perfetta Corvonero, ma una piccola, subdola Serpeverde.
Si rimproverava ogni volta dopo tali pensieri, sostenendo che nessuna madre avrebbe pensato cose tanto orribili del proprio figlio, ma una parte della sua mente - quella insolitamente ghignante, che sussurrava e insinuava con la voce sibilante del medaglione di Salazar - le suggeriva che non abortire era stata una pessima scelta.
«...emmeno venti, che ne dici?»
Hermione tornò alla realtà accorgendosi che entrambi i suoi amici la stavano fissando.
«Scusa?»
«Dicevo» iniziò Ginny umettandosi le labbra «non saremmo nemmeno venti.»
«Dai, Hermione, Teddy compie sei anni.» rincarò la dose Harry.
Li guardò ancora un attimo scettica, indecisa.
«Non so...» si morse un labbro.
«Non puoi farla vivere per sempre in una campana di vetro.»
Incontrò gli occhi nocciola di Ginny. Non c'era bisogno di parole, fra loro.
«Va bene» asserì, tuttavia poco convinta. Dall'altra stanza arrivarono tonfi e un lamento. «Ah, i miei libri, Teddy!»
 
 
 
Hermione indossò gli occhiali da sole mentre usciva dalla metropolitana. La primavera era arrivata presto, offrendo un sole caldo combattuto da una fresca brezza.
Non era la prima volta che portava la figlia a Diagon Alley, ma la bambina saltava emozionata a pochi passi da lei, le trecce che dondolavano simmetriche sulla schiena fasciata dal vestito verde pastello.
Arrivata alle strisce pedonali si fermò e aspettò la madre, come le era stato insegnato.
«Mamma, a Teddy piacerà il nostro regalo?» chiese prendendo la mano che Hermione le stava tendendo.
«Lo scopriremo presto, amore» rispose.
La bimba annuì. «Io lo spero, a me piace»
«Sicuramente gli piacerà il tuo biglietto» disse Hermione. Kathleen la ricompensò con un sorriso smagliante e fiero. Aveva lavorato tutta la settimana per fare un biglietto d'auguri per l'amico, "deve essere il più bello" aveva deciso. Aveva disegnato loro due intenti a volare su manici di scopa persi nel cielo, i cappelli di Teddy gialli come il sole. Sullo sfondo: Hogwarts.
Raggiunsero il Paiolo Magico leggermente in ritardo, ma Hermione ovviò il problema dirigendosi lesta verso il camino, dedicando a Tom un saluto frettoloso, ma cordiale.
«Ricorda...»
«Bocca e occhietti chiusi» finì per lei la figlia con una risatina. Non era la prima volta che si spostavano usando la Metropolvere.
Hermione prese una manciata di polvere e con l'altro braccio sollevò Kathleen, appoggiandola su un fianco con le sue braccia strette al collo.
Entrò nel camino e guardò la figlia. Kathleen era già pronta: le labbra strette tra loro e gli occhi serrati. Non resistette e scoccò un bacio sul nasino della figlia, facendola ridere.
Con il suono della risata della figlia nelle orecchie aprì la mano e gettò la polvere.
«La Tana!»
 
 
Il salotto era già gremito di gente, il tappeto sporco di cenere e fuliggine.
Kathleen si dimenò tra le sue braccia per scendere e correre a giocare.
«Non dimenticare di salutare Molly e ringraziarla» si raccomandò mentre posava la figlia a terra e le sistemava la gonna.
«Sì, mamma» rispose, ma stava già correndo verso il cortile.
Hermione la guardò con l'ombra di un sorriso finché non sparì, poi iniziò a farsi strada con lo sguardo tra tutti i presenti. Ginny le aveva detto non più di venti persone, ma doveva immaginare che non sarebbe stato vero: i Weasley - specialmente quelli imparentati con i Potter - non erano capaci a fare feste intime.
Salutò Charlie, ben felice di avere una scusa per allontanarsi dalla logorroica cognata francese. Si fermò ad informarsi degli affari di George e discutere dell'ultimo caso che aveva creato scalpore al ministero con Percy. Finalmente vide Harry tra la folla, ma lo perse quando fu fermata da Minerva.
Dopo svariati minuti riuscì ad entrare in cucina, dove Molly ancora sistemava gli ultimi dettagli per la cena.
«Oh, Hermione, cara» la salutò mentre con un colpo di bacchetta mandava un paio di piatti a lavare. «Benvenuta! E dov'è la piccola Kathleen?»
Hermione posò il pacchetto per Teddy sulla piccola montagnola che si era creata sul tavolo. «L’ho persa subito, è scappata a giocare non appena siamo arrivate»
Le due donne condivisero un sorriso che solo le madri che combattono quotidianamente con i propri figli possono conoscere.
«Harry e Ginny sono di là» disse come se avesse percepito la sua domanda.
«Grazie, Molly» rispose sorridendo.
Trovarli tuttavia fu di nuovo una piccola avventura.
«Hermione!» Si girò verso la voce in tempo per vedere Ginny che si avvicinava nella sua direzione con due bicchieri in mano. «Sei arrivata finalmente»
Accettò il bicchiere bevendo un sorso. «Sono arrivata già da un po', ma non riuscivo a trovarvi fra tutta questa gente»
Lo sguardo di vago rimprovero fu ignorato con naturalezza. «Oh, ecco Harry. Harry, Harry! Siamo qui!» chiamò alzandosi sulle punte.
Hermione soffocò il sorriso nel bordo del bicchiere.
 
 
La cena arrivò e passo in un'atmosfera felice e rilassata. Nonostante i membri dell'Ordine trovassero ogni occasione come buona per riunirsi e festeggiare, era sempre bello passare del tempo insieme.
Hermione stava partecipando attenta ad una conversazione su un articolo uscito da poco su Trasfigurazione Oggi con Minerva quando Victorine, i grandi occhi sgranati e pieni di lacrime urlò con voce indignata. «Mammaaa, Kathleen mi ha morso!»
Kathleen spuntò all'improvviso al suo fianco: i capelli spettinati dai giochi, le guance accese e in viso l'espressione che indossava ogni volta che era pronta a combattere.
Hermione gettò uno sguardo al cielo e non si stupì di vedere la luna già sorta.
«Non è vero, ha iniziato lei!» iniziò a difendersi cercando con lo sguardo la madre lungo il tavolo. Teddy comparve rapido al suo fianco e subito annuì solidale.
Fleur corse dalla figlia e iniziò a guardarle il braccio, senza mancare di lanciare uno sguardo altezzoso sopra la spalla nella direzione di Hermione.
«Mamma, non è vero!» Kathleen venne nella sua direzione «Lei non voleva farmi giocare»
«E tu l'hai morsa?» chiese Hermione alzando le sopracciglia. Non avrebbe difeso la figlia per partito preso.
Kathleen si tormentò l'orlo della gonna, segno che aveva torto e ne era consapevole.
«Sì» bisbigliò con voce lieve.
Hermione sospirò. «Kathleen, sai che è sbagliato»
«Lo so!» disse alzando la testa e incrociando i suoi occhi neri.
Hermione aprì la bocca, ma la bimba la precedette. «Ma lei diceva di non posso giocare alla famiglia perché non ho un papà e non so come fare»
Hermione la guardò senza parole. Kathleen sapeva ogni cosa: chi era suo padre e perché non potevano stare insieme. Sapeva che ne soffriva, nonostante sapesse che il padre faceva parte dei "cattivi", ma sperava che nessun bambino sarebbe mai stato così crudele da farglielo pesare.
«Vieni qui» disse con tenerezza facendo salire la bambina sulle sue ginocchia. «Sai che non è vero»
La bimba tirò su con il naso. «Sì, ma lei ha detto che non posso»
Hermione le catturò una lacrima approfittandone per stringerla a sé. «Kat, solo perché non hai un papà non vuol dire che non puoi fare qualcosa»
«Mamma...»
«Sì, amore?»
«Anche Teddy non ha un papà, ma lui ha Harry»
Minerva accanto a loro con molto tatto distolse lo sguardo, lasciando a madre e figlia lo spazio di cui avevano bisogno. Hermione quasi non se ne accorse: niente faceva male come veder sua figlia soffrire.
«Amore, ascoltami» iniziò facendo alzare il viso alla bambina per incrociare i suoi occhi. «Ti prometto che appena risolviamo il problema con la luna penseremo anche a questo, d'accordo?»
La bimba annuì, facendo un sorriso lacrimoso, poi gettò le braccia al collo di Hermione e la strinse stretta. Se la mamma faceva una promessa era sicura l'avrebbe mantenuta.
Hermione ricambiò l'abbraccio con lunghe carezze sulla schiena della bambina. Come la faccenda del padre, era stata costretta a spiegarle anche i sintomi che sentiva ogni mese allo spuntare della luna piena. "Il problema con la luna", l'avevano chiamato. Un modo carino per indicare la sgradita e ingombrante eredità paterna.
«Guarda, Kathleen, Teddy sta iniziando ad aprire i regali» la chiamò Minerva.
Hermione ringraziò la donna con un sorriso mentre la figlia si sistemava meglio sulle sue ginocchia e si sporgeva curiosa verso il punto dove Teddy scartava i regali.
Teddy aprì entusiasta una nuova scopa giocattolo da parte del padrino, un maglione di Molly, il libro sui dinosauri di Kathleen e Hermione e una scatola con alcuni scherzi di George. Alla fine del cumulo e molti sorrisi e ringraziamenti dopo era rimasta una sola scatola. Semplice e di legno intagliato, stonava un po' fra tutta la carta da regalo colorata.
Teddy la aprì con espressione seria alzando semplicemente il coperchio. Guardò il contenuto in silenzio per un paio di secondi prima di cercare Harry e chiedere «Che cos'è?»
Lasciò cadere il coperchio scoprendo così tante sfere nere e lucide, piccole come la capocchia di uno spillo.
«Biglie» disse Kathleen, protesa il più possibile sulle ginocchia della madre.
«No, amore. Sono occhi di scarafaggio» la corresse Hermione, le sopracciglia corrugate e perplesse per lo strano regalo.
Minerva, al suo fianco, sfubbò una risata. «Tipico si Severus» iniziò sorridendo «fare un regalo che nessun bambino al mondo apprezzerebbe»
«Severus?» chiese Hermione girandosi nella sua direzione «Intende il professor Piton?»
«Proprio lui» annuì Minerva.
«C'ho sempre detto che era brav'uomo» disse Hagrid con tono pericolosamente commosso «Mandare regali al piccolo Teddy».
Hermione lo guardò stranita.
«Ero convinto fosse ancora in Amazzonia» intervenne Charlie «È già tornato, Minerva?»
«Oh, no. Sta ben attento a tenersi alla larga da me dal nostro ultimo incontro»
Con la sempre più pressante sensazione di essersi persa molte cose - l'ultima volta che Hermione aveva visto Piton era stata in una stanza d'ospedale, l'ultima volta che aveva sentito il suo nome l'uomo aveva appena scritto e pubblicato un libro di pozioni - si convinse a chiedere spiegazioni.
«In Amazzonia?» chiese quindi, alternando lo sguardo tra Charlie e l'anziana professoressa.
«Sì,» confermò quest'ultima «si è deciso a fare il ricercatore quando gli ho proposto di tornare a Hogwarts. E così ho perso il miglior insegnante di pozioni che abbia mai avuto» finì in tono amaro.
«E quando tornerà?» chiese ancora, di getto.
Minerva la guardò stupita. «Se lo conosco bene avrà già raccolto tutti gli ingredienti di cui aveva bisogno, ma starà lontano finché non avrà la certezza che io abbia già trovato un nuovo professore»
Hermione non rispose e la conversazione proseguì.
Fissò la scatola di legno contenente quello strano regalo mentre una mano, inconsapevolmente, accarezzava i capelli di sua figlia. Un'idea aveva iniziato a farsi strada nella sua mente, doveva solo ottenere tutte le informazioni per realizzarla.
   
 
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