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Autore: ChrisAndreini    11/02/2020    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Introduzioni e scommesse

 

Opening

 

Giovedì 3 Gennaio

Amabelle non era mai stata una cima a scuola. Aveva superato il liceo per il rotto della cuffia, e sebbene l’11 Gennaio avesse il primo esame del suo primo semestre universitario, aveva passato la notte precedente, e quella prima ancora, in piedi fino a tardi a stilare dei piani tanto dettagliati quanto infattibili per trovare a ognuno dei suoi amici il compagno di vita perfetto. Questo perché, per quanto una pessima alunna, c’era qualcosa in cui Amabelle si applicava con costanza e decisione: fare da matchmaker.

La sua carriera era iniziata alla tenera età di otto anni, quando aveva aiutato la sua migliore amica dell’epoca a mettersi con il bambino che le piaceva. Certo, si erano lasciati dopo tre giorni e subito dopo lui ci aveva provato con Amabelle stessa, ma era piccola allora, era solo all’inizio della sua carriera, che era poi continuata con tatti piccoli consigli ai suoi compagni di classe spesso fallimentari ma con dietro tanto cuore.

Il suo primo vero successo era avvenuto a tredici anni, quando aveva aiutato suo padre a conquistare la sua attuale nuova moglie. Il piano aveva funzionato fin troppo bene, dato che adesso era talmente innamorato che scriveva alla figlia solo occasionalmente, e si vedevano una o due volte l’anno.

Il prezzo del vero amore, dopotutto… o forse no.

Aveva tentato invano di sistemare sua madre con il vicino, il signor Sleefing, il padre vedovo di Denny e Max, ma non aveva ottenuto alcun successo.

Questa volta, però, era decisa più che mai a tener fede ai suoi propositi, a costo di venire bocciata in ogni materia del semestre. Il suo sogno di entrare nel mondo del cinema, dopotutto, era in secondo piano rispetto al rendere il mondo un posto più romantico, e i suoi amici più felici. Era quello il vero scopo della sua vita.

Il risultato delle sue notti in bianco, però, al momento era solo la presenza di due profonde occhiaie e una consapevolezza dei suoi dintorni quasi inesistente.

Anche se aveva un piano per Clover, piano che avrebbe iniziato a mettere in atto proprio quel giorno, a ora di pranzo.

Sempre che Diego acconsentisse a venire.

Diego Flores, anni 24. Ragazzo simpatico e molto sarcastico. Amabelle lo aveva conosciuto all’inizio del semestre, a Ottobre, alla disperata ricerca dell’aula giusta per la sua primissima lezione. Aveva poi scoperto di aver sbagliato edificio e di aver inavvertitamente preso l’indirizzo di medicina invece del DAMS. Aveva perso la prima lezione, ma aveva guadagnato un amico. E questo era stato un risultato più che soddisfacente. 

Prima delle vacanze si era appuntata di aggiungerlo nel gruppo, e dato che era single e un ottimo partito per Clover, la ragazza aveva trovato opportuno affrettare i tempi e farlo integrare il prima possibile.

Per questo, nonostante fossero ancora in vacanza, teoricamente, aveva organizzato una sessione di studio in biblioteca come scusa per parlargli, e grazie al cielo lui era ritornato in città il giorno prima, dato che la sua famiglia abitava poco lontano da lì, a qualche ora di autobus.

Arrivata al luogo dell’appuntamento, Diego l’accolse ridacchiando tra sé.

-Sembri uno zombie, mi hai chiamato per infettarmi con qualche strano virus?- chiese, indietreggiando di un passo e coprendosi il volto con la sciarpa e con fare enfatico.

-Nah, non saresti la mia prima scelta di contagio. Adotterei dei topi, mi farei mordere, e poi li distribuirei in tutta la città, in modo da infettare più persone possibili- spiegò pratica, sbadigliando sonoramente.

-Non so se sono più ammirato o inquietato- la squadrò lui, colpito dalla prontezza di riflessi mentali.

-In ogni caso, ho solo dormito molto poco- spiegò lei, stiracchiandosi.

-Studio?-

-Una specie. Senti, sei libero a pranzo?- chiese poi lei, sorridendo civettuola.

-Penso di sì. Perché, qualche proposta interessante all’orizzonte?- Diego piegò la testa, interessato.

-Yup. Dato che sei un traditore della patria e vai sempre al Quatrefoil Bar, pensavo che finalmente potevo istruirti e invitarti a pranzo al Corona Café. E presentarti finalmente al mio gruppo- spiegò lei, guardandolo con occhioni da cucciolo.

-Wow, non mi aspettavo che il momento arrivasse così presto. Quale onore. Non so quanto sia meglio del Quatrefoil, ma penso di poter dare un’occasione al Corona. Verso che ora?- acconsentì Diego, alzando le spalle.

Il sorriso di Amabelle si allargò talmente tanto da farle male alle guance.

-A mezzogiorno e mezzo. Sarà fantastico! Sono certa che andrai davvero d’accordo con Felix, Max… Clo- Amabelle disse l’ultimo nome sottovoce, tra sé e cercando di non tradire lo sguardo malizioso.

Era così impegnata a pensare ai due ragazzi insieme che non si rese minimamente conto dell’espressione scura che si era andata a formare sul volto del ragazzo sentendo quel nome.

Non fece però commenti, e lasciò parlare a vanvera la ragazza, in attesa che interrompesse i suoi scleri.

La notizia sembrava averle ridato completamente energia, come se si fosse iniettata un barile di caffè dritto in vena.

-Oh, ma sto parlando troppo- si rese conto dopo un paio di minuti di farfugliamenti, e tornò a rivolgersi al compagno, che nel frattempo si era seduto su un muretto e la guardava divertito, con il naso arrossato dal freddo -Vogliamo andare in biblioteca?- propose, tornando al motivo ufficioso per cui lo aveva chiamato lì.

-Mi sembra un buon piano- acconsentì lui, alzandosi e togliendosi la neve dai pantaloni.

-Per curiosità… hai un proposito per l’anno nuovo?- chiese poi Amabelle all’amico, mentre iniziavano a camminare in direzione dell’edificio, accanto all’università.

-A dire il vero non ci ho pensato- ammise lui, pensieroso, aprendo la porta dell’edificio per farla entrare, da bravo gentiluomo. 

-In realtà c’è una cosa che vorrei fare- aggiunse poi, dopo qualche metro.

-Spara, sono tutta orecchi- lo incoraggiò lei, incuriosita.

-No, non è niente di che. Insomma, da quando sono tornato vorrei rivedere una persona, ma non sono del tutto certo che sia una buona idea- ammise, giocherellando con il piercing che aveva sul sopracciglio.

Amabelle aveva scoperto, in quei mesi di conoscenza, che era cresciuto lì e poi i suoi genitori si erano trasferiti quando lui era piccolo. Non pensava che avesse ancora delle conoscenze. Poteva essere un problema per il suo piano.

-Una ragazza per cui hai una cotta?- suppose, cercando di non risultare troppo invadente ma morendo di curiosità.

-Oh, no! Assolutamente no! Che io sia dannato se dovessi mai prendermi una sbandata per questa persona!- esclamò Diego, storcendo il naso.

Amabelle tirò un mentale sospiro di sollievo. 

-Capisco la situazione. Beh, se mai deciderai di affrontare questa persona e hai bisogno di supporto, non esitare a chiedere. Io e i miei amici abbiamo una sfida in corso dove ognuno ha un proposito da realizzare per la fine dell’anno- spiegò, orgogliosa.

-Il tuo qual è?- indagò Diego, mentre si sedevano al solito posto in biblioteca e tiravano fuori i rispettivi libri. La differenza tra il manuale di storia del teatro e i compendi da settecento pagine l’uno di medicina erano evidenti, ma nessuno dei due aveva mai fatto commenti al riguardo.

-Diciamo… aiutare i miei amici a non essere più soli, se sai cosa intendo- gli fece un occhiolino complice.

Diego intese e ridacchiò.

-Molto singolare. Sono compreso tra questi amici?- chiese, per curiosità.

-Se entri nella Corona Crew sicuramente. Altrimenti ci sono comunque buone probabilità- confessò, in tono serio, mentre cercava la pagina dove si era fermata a studiare.

-Mia madre ti adorerà, allora. Sono anni che mi chiede di sistemarmi con qualcuna- si lamentò lui, facendo altrettanto con due tomi.

-Silenzio in biblioteca!- arrivò il severo monito dalla sezione accanto, facendoli sobbalzare.

-Beh, mettiamoci a lavoro- cambiò quindi argomento Diego, indicando i libri.

Amabelle gli fece un cenno, ed entrambi si misero a studiare.

 

L’ora di pranzo arrivò piuttosto in fretta, un po’ troppo per Denny, che aveva passato la mattina a studiare e non aveva apprezzato troppo il messaggio di Amabelle che incoraggiava tutto il gruppo a riunirsi al Corona per accogliere un possibile nuovo membro. Aveva un esame il 14, perdiana!

Era quindi uno degli ultimi ad essere arrivato, e nonostante le regole del gruppo stabilissero che durante le riunioni era vietato studiare, aveva il naso nel libro, cercando di ricordare più leggi possibili. Diritto privato era davvero difficile. E giurisprudenza forse non la facoltà migliore per lui. 

Anche se voleva davvero diventare avvocato.

Le riunioni organizzate all’ultimo momento, però, non glielo stavano rendendo tanto facile.

-Denny, togli il libro dal tavolo, è poco igienico- lo riprese Mirren, col classico tono da mammina del gruppo.

-Finisco il capitolo! Amabelle non è ancora arrivata, dopotutto!- provò ad obiettare, leggendo il più in fretta possibile e non assimilando assolutamente nulla di quanto era scritto sulla carta.

-Manca anche Clover, in effetti- commentò Petra, che nell’attesa si era messa a giocare al telefono e battere col piede la gamba del tavolo.

-Clover ha scritto che arriva dopo pranzo perché ha un impegno- rivelò Mirren, mostrando al gruppo il messaggio ricevuto.

-Aspetta, era un’opzione?!- chiese Denny, sollevando del tutto lo sguardo dal libro, incredulo. Se l’avesse saputo prima si sarebbe creato una scusa anche lui.

-Se eri impegnato sì, ma tu non eri impegnato- gli fece notare Felix, senza guardarlo. Controllava il menù con la concentrazione di chi stava disinnescando una bomba.

-Ho l’esame di Diritto Privato il 14! E l’esame di Diritto Romano il 24! Inoltre il 7 Febbraio ho Filosofia del Diritto. Potete definirmi impegnato!- obiettò Denny, in tono acuto.

-Almeno ti aiuta con la postura- commentò Felix, sempre intento a fissare il menù.

Mirren fu l’unico ad esibirsi in un facepalm.

-Che significa?!- osò chiedere Denny, troppo in ansia per comprendere che stava facendo una battuta di dubbio gusto.

-Beh, sei sempre diritto, quindi… ahia!- la spiegazione della suddetta battuta venne interrotta da un calcio sulla gamba proveniente da Petra, che gli lanciò un’occhiataccia.

-Non è strano che Amabelle non sia ancora arrivata? Ormai è quasi l’una- commentò Norman, parlando per la prima volta, nel tentativo di stemperare la tensione, o alzarla, effettivamente.

-Ciao ragazzi! Ci siete tutti?- precisa come se stesse aspettando che la chiamassero, Amabelle entrò come una furia nel café, in fretta e furia. I suoi capelli rossi scompigliati dal vento invernale, e accompagnata da un ragazzo più grande, che la seguiva con le mani nelle tasche, cercando di mascherare l’evidente disagio.

-Scusate il ritardo! Studiando non ci eravamo resi conto dell’orario!- esordì la ragazza, affrettandosi a raggiungere gli amici -Ci siete tutti?- chiese poi, facendo un conto mentale.

-Manca…- iniziò a spiegarle Mirren, in tono pratico, ma lei lo interruppe immediatamente.

-A parte Clo, ho letto il suo messaggio, spero davvero che ci raggiungerà. Oh, a proposito… lui è Diego- indicò il ragazzo in modo teatrale, e lui sollevò la mano in segno di saluto.

Il primo pensiero di Denny, oltre ad una mentale lamentela sul fatto che Amabelle aveva studiato fino a quel momento e a lui era stato impedito, fu che quel Diego era un bel ragazzo. Un pensiero oggettivo, perfettamente accettabile e parecchio irritante, perché c’erano già troppi bei ragazzi nel gruppo, e Denny non credeva di reggere il confronto e si faceva un sacco di paranoie al riguardo.

Inconsciamente si sistemò i capelli pieni di gel, per darsi un certo tono.

-È un piacere incontrarti, Diego. Amabelle ci ha parlato molto di te. Prego, siediti pure- lo accolse formalmente Mirren, prendendo la parola per primo e indicando la sedia accanto a Felix.

-Lui è Mirren, io sono Felix. Sta tranquillo, non mordiamo- Felix presentò sé e l’amico, in tono molto più gioviale, e Diego prese posto, sorridendo.

Amabelle gli si sedette accanto, molto orgogliosa di sé, per qualche motivo.

Denny non aveva mai compreso la sua intraprendenza, e non riusciva a capacitarsi che fosse così tranquilla nelle relazioni sociali.

-Allora, oltre a loro ci sono anche Petra, Norman e Denny. Poi Max, che è cameriere qui, e Clo, che conoscerai dopo pranzo. Sto morendo di fame, Felix, hai scelto? Posso guardare il menù?- dopo aver fatto delle veloci presentazioni, Amabelle sfilò il menù dalle mani di Felix senza aspettare la sua risposta e iniziò a scegliere il piatto.

-Tanto prenderò il solito- alzò le spalle lui, iniziando a dondolarsi sulla sedia nell’attesa.

-Tieni, noi abbiamo avuto abbastanza tempo per decidere- Mirren porse il menù che lui e Petra avevano condiviso fino a poco prima verso Diego, che lo prese e iniziò a darci un’occhiata.

-Sei in città da molto?- cominciò a chiedere Felix, in tono rilassato, per farlo sentire incluso.

Ogni volta che un nuovo membro veniva introdotto veniva sempre fatto sedere vicino a Felix. Poteva sembrare un idiota irritante pieno di pessime battute, ma era amichevole, buffo e simpatico. Non era ufficiale, ma veniva considerato il padre rilassato del gruppo. E visto il suo rapporto stretto con Mirren, la mamma del gruppo, veniva spontaneo pensare che potessero essere una bella coppia.

Denny era forse l’unico che non li aveva mai visti come tali, anche se il motivo era più perché non era bravo in generale a capire sentimenti ed emozioni di chi lo circondava, e di se stesso. Soprattutto di se stesso.

Dopo qualche domanda tranquilla, parecchie risposte e una presentazione veloce a Max, arrivato per prendere le ordinazioni, Diego sembrava già un membro ufficiale del gruppo. E risolto il problema principale, Amabelle si rese conto di Denny, che zitto zitto aveva continuato a provare a studiare senza farsi notare troppo.

-Denny, caro, qual è la prima regola della Corona Crew?- gli disse all’orecchio, facendolo sobbalzare. Non si era accorto che fosse così vicina.

-Ehm… non ci sono regole?- provò a suggerire Denny, pur consapevole della reale risposta.

-Quando si è in riunione non si studia!- gli ricordò Amabelle, in tono zuccheroso e sguardo assassino, rubandogli senza sforzo il libro dalle ginocchia.

-Bella regola, mi piace- commentò tra sé Diego, guadagnandosi e un sorriso soddisfatto di Amabelle.

-In qualità di fondatrice ho stilato tutte le regole. Sono poche ma questa è la più importante- spiegò, orgogliosa -Se entrerai ufficialmente nel gruppo di darò l’opuscolo- 

-Ti prego, Amabelle! Volevo solo finire il capitolo!- provò ad obiettare Denny, cercando senza successo di recuperare il libro senza però dare spettacolo di sé per non attirare l’attenzione di tutto il café.

Iniziando a sentire gli sguardi, decise di lasciar perdere, e si ritirò sulla sedia, a disagio.

-Va bene, tienilo. Ma dopo la riunione ridammelo- cercò di cessare le ostilità. Amabelle lo mise in borsa.

-Va bene, ma solo perché mi fai pena- poi, mentre aspettava il cibo, si rivolse a tutto il gruppo.

-Allora, ragazzi, come procedono i propositi?- chiese, in tono malefico.

-Sono viva. Quindi alla grande- Petra alzò le spalle.

-Il tuo vero proposito non è quello ma per il momento te la darò per buona- Amabelle le tirò una pallina di carta, prontamente afferrata al volo dall’amica, che non fece però ulteriori commenti.

-Io sono nei tempi, quindi penso proceda bene- anche Norman alzò le spalle, con una certa indifferenza.

-Sono passati solo tre giorni, ma posso dire con orgoglio che… il mio proposito va uno schifo. Ma sono passati solo tre giorni, dopotutto- ammise Felix, massaggiandosi il collo imbarazzato.

-Sul serio, Durke?! Non sei riuscito a stare neanche tre giorni senza fumare?- si lamentò Mirren, sospirando deluso.

-In mia difesa posso dire che ho iniziato a stilare un piano per smettere entro la fine dell’anno- raccontò pomposo, gonfiando il petto carico di orgoglio.

-Fammi indovinare, farai come ti pare per tutto l’anno e le ultime due settimane di dicembre smetterai per poi ricominciare allo scoccare della mezzanotte- Mirren scosse la testa, irritato.

Felix evitò il suo sguardo, rimase zitto qualche secondo, e poi lo spinse giocosamente.

-Senti, prometto che ci lavorerò, ma tu non hai cominciato lezioni di guida mi sembra- lo sfidò, con sicurezza.

-Mi sono iscritto alla scuola guida e comincerò il 14 Gennaio- lo sorprese invece Mirren, sistemandosi gli occhiali con un celato dito medio e tradendo un sorrisetto sogghignante. 

Felix rimase a bocca aperta, e si portò teatralmente la mano sul petto.

-Okay, hai vinto. Sono completamente abbattuto. Ma la guerra non è ancora finita- 

Mentre il battibecco continuava, Denny sentì Diego piegarsi verso Amabelle e sussurrarle qualcosa all’orecchio.

Nessuno era abbastanza vicino, oltre a lui, quindi Denny fu l’unico a sentirlo, e fu una fortuna, secondo il suo parere.

-Ma loro due stanno insieme?- chiese infatti. Se Felix e Mirren l’avessero sentito avrebbero smesso immediatamente, si sarebbero allontanati, ci sarebbe stato il solito mezzo imbarazzo che Denny detestava e soprattutto Amabelle avrebbe chiesto a lui come andava il suo proposito, e Denny non voleva ritornare al succo del discorso.

Amabelle rispose con un sogghigno malizioso.

-No, non ancora- 

L’arrivo del cibo portato da Max interruppe la discussione ed evitò ulteriori domande.

Il gruppo mangiò con foga, perlopiù in silenzio ma con qualche commento, domanda o battuta. 

Diego sembrava aver legato splendidamente.

Quando ormai la pancia era piena, e Diego era impegnato con Felix in una conversazione sulle rispettive numerose famiglie, Denny iniziò a pensare di andarsene, dato che aveva conosciuto il nuovo arrivato e aveva la scusa di dover studiare.

Purtroppo, Amabelle aveva una memoria da elefante, ed aveva lo straordinario potere di avvicinarsi e mettersi a parlare sempre con le persone leggermente più isolate ed escluse dalla conversazione generale. 

-A te, Denny, come va il proposito?- chiese, arrivandogli a pochi centimetri e fissandolo con sguardo di fuoco.

Doveva giocarsela bene.

-Oh… eh… quale proposito?- 

Ok, non così.

-Cioè… va alla grande!- mentì, cercando di recuperarsi.

-Sul serio?- chiese Amabelle, poco convinta.

-Sì, sono deciso a buttarmi in qualcosa senza farmi paranoie. Solo che non è ancora arrivata l’occasione perfetta, quindi, sai, aspetto il momento. Ma sono davvero deciso- continuò la sua farsa, ostentando una sicurezza che non gli apparteneva… o almeno provandoci.

Il sopracciglio inarcato di Amabelle gli suggerì che non ci fosse proprio riuscito.

-Se vuoi posso darti un suggerimento- si propose, sbattendo le lunghe ciglia con tono ammaliante.

Denny sbiancò.

-No, te ne prego! …cioè… non ce n’è bisogno. Ho tutto l’anno davanti- provò a tirarsi indietro, iniziando a frugare nella borsa in cerca dei soldi per pagare la sua parte e scappare da lì il più in fretta possibile.

-Lo sai che è un piacere. Allora…- Amabelle si guardò intorno, e il suo sguardo si fermò sulla porta.

Il suo viso si illuminò.

Quello di Denny sbiancò ulteriormente.

-Ti sfido a chiedere un appuntamento alla prima persona che entra nel café!- esclamò, indicando Denny e poi la porta.

Il gruppo si zittì e guardò Denny con curiosità.

-Ma sei impazzita?!- esclamò lui, isterico e arrossendo di botto, alzandosi in piedi stizzito e incredulo.

-Hai paura per caso?- lo punzecchiò (letteralmente) Amabelle.

-Non ho paura, ma è una follia! Non posso chiedere un appuntamento alla prima che passa. È troppo imbarazzante, e se poi entrasse un’anziana, o una donna sposata, o una ragazzina minorenne? Finirei in prigione per una stupida scommessa. E poi…- Denny iniziò ad illustrare le sue paranoie, ma Amabelle gli mise un dito sulla bocca, zittendolo.

-Stai già fallendo. Devi buttarti senza temere le conseguenze- gli ricordò, incrociando le braccia.

-Già, e poi se va male puoi sempre dire che si trattava di una scommessa- gli suggerì Diego, in tono conciliante, e guadagnandosi parecchi punti per Denny. Anche se non tanti quanti ne perse per essere comunque dalla parte di Amabelle.

-Giusto, anche se solo dopo aver fatto la domanda, e solo se ti risponde no!- dettò le condizioni Amabelle.

-E se dice di sì?- Denny iniziò ad essere più preoccupato per questa seconda possibilità. E non capiva perché, dato che non aveva la minima intenzione di acconsentire a quella follia in primo luogo.

-Andrai ad un appuntamento, e sarà fantastico, e se non sarà così non rivedrai più questa persona. Non ti costa nulla. E mancheranno solo due azioni spericolate da eseguire in tutto l’anno. Non è un’ottima occasione?- provò a convincerlo Amabelle, battendo le mani incoraggiante.

Denny sapeva di essere condizionabile, soprattutto quando si trattava di Amabelle, ma sebbene una parte due lui stesse iniziando a cedere, decise di restare irremovibile.

-No! Non ci penso nemmeno! Ho ancora una dignità- provò a protestare, cercando di fare la voce grossa ma facendosi uscire solo un pigolio spaventato.

-Cocco cocco coccodé!- lo prese in giro Amabelle, imitando il verso della gallina e gesticolando come tale.

-Pollo fifo!- le diede man forte Felix, seguendola a ruota nell’imitazione della gallina, e attirando l’attenzione di metà café.

-Okay! Okay!- cedette infine Denny, cercando di farli smettere, sotto pressione, e facendosi piccolo piccolo.

-Grande! Allora, andrai dalla primissima persona che entrerà da quella porta, a prescindere dal sesso, dall’età e dall’aspetto fisico….- cominciò a dettare le condizioni Amabelle.

-Aspetta, come “a prescindere dal se…”- l’obiezione di Denny venne interrotta immediatamente.

-…a partire da… ORA!- diede il via la ragazza, fissando la porta.

L’intero gruppo, ad eccezione di Petra, che mangiava il suo hot dog ignorando completamente l’ambiente circostante, fissò con attenzione la porta, in attesa.

E dopo un paio di minuti dove non stava succedendo assolutamente nulla, Norman starnutì rumorosamente, allertando tutti quanti.

-Scusate, ho solo un po’ di raffreddore…- provò a scusarsi lui, ma proprio mentre l’attenzione iniziava a diradarsi, il campanello sopra la porta suonò, e un giovane dai tratti asiatici fece il suo ingresso, infreddolito, ignaro delle sei paia di occhi puntati su di lui (escludendo Petra).

Amabelle si illuminò, Denny impallidì più di prima.

-No!- disse prima che Amabelle potesse fare un qualsiasi commento.

-Hai accettato! Devi farlo!- obiettò lei.

-È un ragazzo! Non posso chiedergli un appuntamento!- provò ad obiettare lui, osservando di sottecchi il ragazzo in questione, che si stava sedendo in un tavolo isolato fuori dalla portata d’orecchio ma non di vista. 

-Avevamo detto a prescindere dal sesso e dall’età!- insistette Amabelle, puntando i piedi.

-L’hai detto tu! Io questa regola non l’ho mai approvata- il cuore di Denny batteva troppo forte, l’ansia era alle stelle. Ma una parte di lui era quasi sollevata che ad entrare fosse stato un ragazzo. Non perché preferisse i ragazzi, anzi, si considerava decisamente etero, ma si trovava più sicuro a parlare con loro, dato che le ragazze il più delle volte lo spaventavano (e come dargli torto visto che era sempre a stretto contatto con Amabelle, Petra e Clover) e poi sperava davvero di evitare in generale la scommessa, ora che al centro era finito un ragazzo.

-Vedila così, con un ragazzo le probabilità che accetti sono inferiori, quindi è più probabile che non dovrai andare ad un appuntamento e che potrai rivelare la storia della scommessa, uscendone completamente pulito e senza conseguenze- gli fece notare Diego. Denny lo prese ulteriormente in antipatia perché stava riuscendo a convincerlo.

-Statisticamente ha ragione. Le probabilità che ti dica di sì sono notevolmente inferiori- annuì Mirren, pensieroso.

E se lo diceva Mirren, 30 e lode in tutti gli esami di statistica sostenuti in cinque anni (e praticamente tutti gli esami sostenuti in generale, ma dettagli) Denny poteva effettivamente stare tranquillo.

Sospirò profondamente.

-Okay… ci sto- ammise, stringendo i pugni e cercando di farsi coraggio.

Amabelle lo guardò a bocca aperta.

-Sul serio?!- chiese, sorpresa e incredula.

-Sì!- rinvigorito dall’essere riuscito a sorprendere l’amica, e punto sul vivo dal fatto che lei non lo credesse capace di tener fede a una scommessa, Denny si alzò con sicurezza, e si diresse verso il ragazzo, cercando di contenere il tremore che gli stava scuotendo il corpo.

Arrivato a poco meno di un metro, il ragazzo si girò verso di lui, e gli sorrise.

SOS!

SOS!!

Missione da abortire immediatamente!

Non c’era possibilità che Denny riuscisse nell’impresa.

Rimase congelato sul posto, e fu lì lì per tornare al tavolo, nascondersi sotto e dondolarsi avanti e dietro in preda alla vergogna, al diavolo la scommessa.

Purtroppo, o per fortuna, il ragazzo gli parlò.

-Hey!- lo salutò, agitando amichevolmente la mano, e incoraggiandolo ad avvicinarsi ulteriormente.

-Non lavoro qui!- gli fece presente Denny, nel panico, dandosi mentalmente dello stupido per la pessima prima frase che era riuscito a tirare fuori nell’ansia.

Era ovvio che non lavorasse lì, i camerieri avevano la divisa ufficiale e il grembiule.

Il ragazzo ridacchiò tra sé.

-Lo so. Ma dato che sono l’unico da questa parte immagino tu abbia qualcosa da dirmi- indovinò, indicando la sedia vuota davanti a lui.

-Non… non vorrei disturbare- cercò di tirarsi indietro Denny, torturandosi le maniche del maglione e iniziando ad indietreggiare.

-Nessun disturbo, siediti pure. Non aspetto nessuno- lo incoraggiò il ragazzo.

Alla faccia della statistica! Quel tipo era la persona più aperta che Denny avesse mai incontrato… esclusa Amabelle. Che fossero in combutta?

Sarebbe stato preoccupante e confortante insieme.

-Oh… eh… io… okay- Denny si sedette titubante, mentre la sua mente iniziava a fare associazioni che lo portavano in luoghi sempre più preoccupanti.

E se fosse stato un assassino? Magari stava finendo dritto nella sua trappola. O uno psicopatico, o uno stupratore, o un…

-Mi chiamo Mathi, Mathi Yagami- si presentò il ragazzo, sollevando la mano, e sorridendo innocentemente.

-Daniel Sleefing, ma puoi chiamarmi Den…- cominciò a presentarsi lui, per poi bloccarsi di scatto.

Un momento… Yagami?

YAGAMI?!

Non riuscì a trattenersi dallo sbarrare gli occhi e ritirarsi leggermente sulla sedia, preoccupato.

Il ragazzo scoppiò a ridere.

-Tranquillo, non sono Kira. Anche se sono gay se te lo stai chiedendo- gli fece un occhiolino giocoso.

Cavolo!

Era meglio se fosse stato Kira, almeno l’avrebbe ucciso e tolto da quell’imbarazzo incredibile.

-Non ho mai supposto che tu lo fossi!- esclamò Denny cercando di tirarsi indietro. Da come formulò la frase non si capiva cosa avrebbe dovuto supporre, se la questione Kira o la questione gay.

-L’ho detto per via di come il cognome si legge al contrario, sai. Ci sono parecchie battute sul mio cognome- spiegò il ragazzo.

Ahhhh, okay, ora si spiegava meglio.

Quindi non l’aveva detto perché pensava che Denny volesse rimorchiarlo, o perché volesse rimorchiare Denny. Era decisamente rassicurante.

Anche se… Denny doveva effettivamente rimorchiarlo.

-Ehm… ah ah ah- cercò di ridere della battuta, senza successo.

Perché diamine aveva accettato quella scommessa?! Era troppo difficile!

-Allora, fammi indovinare. È una scommessa, vero? Che devi chiedermi?- andò al punto il ragazzo, sistemando la tovaglietta.

Come poteva chiedergli… un momento.

Denny sollevò di scatto la testa verso di lui, sorpreso.

-Hai capito che è una scommessa?- chiese, incredulo.

-Senza offesa, ma tu e i tuoi amici non siete molto discreti. Voi sette mi fissate da quando sono entrato, era un po’ difficile non notarvi…- ammise il ragazzo, massaggiandosi il collo divertito e lanciando un’occhiata al tavolo di Denny, dove tutti continuavano a fissare i due. Amabelle agitò la mano e fece il gesto del pollice in su, per incoraggiare Denny.

-…E visto che tu non sembri proprio il tipo che verrebbe da me per fare conoscenza, immagino che sia una scommessa, giusto?- finì di assumere Mathi, guardando Denny in attesa di assicurazioni e chiarimenti.

-Sì, è una lunga storia… no, anzi, è una storia breve, in realtà, e piuttosto banale. Praticamente abbiamo fatto dei propositi e la mia amica Amabelle vuole che io li rispetti e… lasciamo perdere. Dovevo chiedere un appuntamento alla prima persona che entrava nel bar- ammise Denny, seppellendo il volto rosso come un peperone tra le mani.

Mathi lo fissò ad occhi sgranati, poi guardò nuovamente il tavolo, dove Amabelle era talmente protesa verso di loro, cercando di sentire cosa si stavano dicendo, che era quasi caduta dalla sedia. Tornò poi su Denny, che non osava guardarlo negli occhi.

E scoppiò a ridere.

-Che amici intensi- commentò -Immagino di doverti dire di sì per farti vincere- suppose poi, pensieroso.

-No!- esclamò Denny, un po’ troppo precipitoso, forse. Si schiarì la voce e continuò con più calma.

-In realtà penso di aver già perso, perché non dovresti sapere che si tratta di una scommessa. Quindi… uff, è probabile che Amabelle mi chiederà di rifarlo con la prossima persona che entra nel bar- Denny iniziò a sbattere la testa contro il tavolo, abbattuto.

Non riuscì a vederlo, ma Mathi lo guardava intenerito.

-Senti, se vuoi posso fingere di non sapere nulla della scommessa e accettare- cercò di rassicurarlo.

Denny lo guardò incredulo, di nuovo.

Certo che quel ragazzo era strano. E pieno zeppo di sorprese.

-Non… non sono gay- gli fece notare, con un filo di voce. Mathi sbatté le palpebre, ma non si scompose.

-E allora? Sarà un appuntamento tra amici. Ho due esami di fila questi giorni, quindi sarò sommerso dallo studio fino al 17, ma potremmo fare quella sera, o nel weekend. Dimmi tu- alzò le spalle, rilassato, per poi oscurarsi leggermente in volto.

-A meno che tu non abbia problemi con il fatto che io sia gay- aggiunse poi, un po’ preoccupato.

-No! Assolutamente no! Io sono pro LGBT! Nel modo più assoluto degli assoluti! Per me è davvero uguale. Ho parecchi amici gay, e bisex, tipo mio fratello… in realtà credo che io e Clover siamo gli unici del tutto etero nel gruppo- si spiegò, imbarazzato per l’impressione sbagliata che gli aveva dato.

Per un attimo, Mathi assunse uno sguardo scettico, ma si aprì subito in un ampio sorriso, perciò Denny pensò di esserselo solo immaginato.

-Fantastico allora!- esclamò, prendendo una penna dalla tasca e un tovagliolo dal tavolo.

Scrisse qualcosa che Denny non vide bene, e gli porse il tovagliolo.

-Scrivimi il giorno allora. E l’ora, e il luogo eccetera. Sarà divertente- gli fece un occhiolino.

Denny controllò il tovagliolo, ci aveva scritto il suo numero e il suo nome, con un cuore.

Arrossì fino alle punte delle orecchie.

-Dato che dobbiamo fingere sia un appuntamento ho messo il cuore per fregare i tuoi amici- spiegò Mathi, in tono confidenziale.

-Io… eh… beh… grazie, grazie davvero. Sei stato…- Denny fece per alzarsi e andarsene, ma si fermò di scatto, e si avvicinò nuovamente al nuovo… amico? Poteva davvero considerarlo tale avendolo appena conosciuto?

-…Come mai ti fidi e mi stai aiutando? Non mi conosci- chiese, confuso.

Mathi ci rifletté per qualche secondo.

-Perché no?- disse poi, alzando le spalle.

Da quando quell’incontro surreale era cominciato, a Denny sfuggì un sorriso, appena accennato, della durata di pochi secondi.

-Grazie- disse solo, prima di voltarsi e tornare al suo tavolo, stringendo il tovagliolo con forza e iniziando a farsi tantissime paranoie sul tipo di appuntamento, il luogo, l’orario, come infilarlo nel suo programma di studio, come vestirsi, se doveva fare qualcosa di particolare.

Tornò al tavolo quasi del tutto dissociato dal proprio corpo, senza neanche rendersi pienamente conto di cosa fosse successo. Una cosa era certa, aveva avuto una fortuna spaziale.

-Allora, allora, come è andata?!- gli chiese Amabelle saltellando sulla sedia e rischiando seriamente di cadere.

-Eh?- Denny si svegliò come da una trance, e la guardò senza vederla del tutto.

-Che ha detto? Che ha fatto? Ho visto che rideva molto e che tu eri estremamente impacciato. Ha detto di no e hai rivelato che era una scommessa?- iniziò ad interrogarlo lei.

-Non ci sarebbe niente di male, sei pessimo a rimorchiare- Felix gli diede qualche pacca sulla spalla.

Denny strinse i pugni, punto sul vivo. 

Anche se era una verità inoppugnabile.

-Se volete saperlo ha detto di sì, e mi ha dato il suo numero! Usciremo probabilmente il 17 sera- mostrò il tovagliolo, con orgoglio.

Sul tavolo calò il silenzio. Fissarono tutti il tovagliolo come se venisse dallo spazio.

Tranne Petra, che aveva ripreso a giocare al telefono.

-Wow, inaspettato. Dal punto di vista statistico questa era la possibilità meno probabile- commentò Mirren, sistemandosi gli occhiali, sorpreso quanto gli altri ma cercando di mantenere un certo contegno.

-Sì, qualcosa come lo 0.00000000000000001% di probabilità- gli diede man forte Norman, che però aveva visto parecchie situazioni come quelle, e non ci faceva più tanto caso.

-Ti ha dato…. il suo… numero…?- Amabelle era bianca come un fantasma.

-Sì… sì… Oh cielo! Mi ha dato il suo numero!- Denny sembrò rendersi conto solo in quel momento di quanto la situazione fosse effettivamente inverosimile, e tenne il tovagliolo con attenzione, come una bomba pronta a scoppiare.

Lanciò un’occhiata verso il tavolo, per assicurarsi che non fosse stata un’allucinazione, ma Mathi Yagami era lì, intento a parlare amichevolmente con Max, accorso a prendere l’ordinazione.

Si accorse del suo sguardo e gli fece un cenno con la mano.

-Ha funzionato…?- Amabelle continuava ad essere completamente incredula, come uno zombie.

-Amabelle, ti vorrei ricordare che sono etero! Quindi sarà un appuntamento e basta. Non credere di avermi combinato con una persona conosciuta random!- le ricordò, in tono acuto.

Questo sembrò sbloccarla.

-AAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!- proruppe in un acuto eccitato spaccatimpani che attirò l’attenzione di tutta la sala, ma che del gruppo fece sobbalzare solo Diego, che cadde dalla sedia, preso completamente in contropiede.

-Sono così fiera di te. Hai affrontato la tua paura e hai ottenuto un risultato. Chi è questo Mathi? Dobbiamo unirlo al gruppo. È all’università? Quanti anni ha? Aspetta che segno il numero sul telefono e…- fece per prendere il tovagliolo dalle mani di Denny, ma lui lo strinse al petto con fare protettivo.

-Non avrai il suo numero. Lo ha dato a me!-

-Awwwww, come fai il protettivo. Va bene, tieniti il tuo ragazzo. Ma devi tenerci al corrente sull’appuntamento, perché devi dimostrare che avverrà o la scommessa perde di valore- lo minacciò, sfregandosi le mani.

-La scommessa era solo chiederglielo, non necessariamente uscire- provò a protestare lui, senza troppa forza.

A dire il vero non era male la prospettiva di uscire con lui, come amici. Sembrava una persona con cui era facile andare d’accordo, e si era sentito effettivamente bene e al sicuro con lui, e non giudicato o guardato dall’alto in basso per la sua evidente agitazione.

Magari potevano davvero diventare amici.

Magari.

-Farò finta che tu non l’abbia detto. Tienici al corrente sul gruppo Whatsapp- Amabelle prese il libro scolastico precedentemente requisito e glielo restituì.

-Sei libero di andare- lo congedò poi, in tono sacrale.

Denny prese il libro, e mise il muso.

-Certo, mi usi per i tuoi piani e poi ti liberi di me quando non sono più divertente- borbottò tra sé, iniziando a sistemare lo zaino e prendendo i soldi per pagare il suo pranzo. Ripose con cura il tovagliolo nel portafogli, per evitare che si rovinasse.

-Come hai detto?- indagò Amabelle, che non l’aveva sentito.

-Nulla, nulla!- si affrettò a negare Denny, mettendo i soldi sul tavolo e scappando via dal café, proprio nell’esatto istante in cui entrava Clover.

Denny ridacchiò tra sé pensando a cosa sarebbe successo se fosse stata lei ad entrare, invece di Mathi, durante la scommessa. Avrebbe pagato per vedere la faccia di Amabelle.

Peccato.

 

A dirla tutta era stata una fortuna, per Denny, che Clover non fosse entrata, perché se si fosse ritrovata Denny davanti a chiederle un appuntamento sarebbe stata molto più sgarbata e spietata del solito, cosa che avrebbe fatto scendere di parecchie spanne la sua autostima già di per sé bassissima.

Infatti era nervosa, stanca e con una voglia incredibile di prendere a pugni qualcuno. Purtroppo prima di andare in palestra doveva necessariamente partecipare almeno alla fine di quella riunione straordinaria.

Era stata una mattinata stressante per lo studio. E il pranzo in famiglia, organizzato perché Blossom, una delle sue sorelle maggiori, stava per tornare a casa sua in un’altra città, era stato ancora più devastante.

Due ore e mezza dove suo padre l’aveva punzecchiata, Aloe, la primogenita, aveva preso le sue parti, e inutili erano stati i tentativi di sua madre di deviare l’attenzione verso Blossom, la presunta protagonista della mattinata, che però era sempre messa da parte.

Ciliegina sulla torta, a metà pranzo si era unito a loro Richard “Dick” Choi, il suo ex, che il padre tentava sempre, in ogni modo, di far tornare nella vita della figlia minore.

Insomma, la giornata non poteva assolutamente andare peggio di così.

Si sedette al tavolo, nel posto precedentemente occupato da Denny, senza neanche salutare, e chiamò immediatamente Sonja, la cameriera più vicina.

-Portami un caffè nero come il mio umore in questo momento!- le ordinò, quasi aggressiva.

-Subito signorina- annuì con foga, e un po’ di paura, la nuova cameriera, sfrecciando in cucina a consegnare l’ordinazione.

-Ehi, non trattare male la futura ragazza di Max- la rimproverò Amabelle, facendole alzare gli occhi al cielo.

-Non sono dell’umore di essere educata. È stato il pranzo più stressante della mia vita- bofonchiò la ragazza, massaggiandosi le tempie. Era talmente impegnata ad essere rabbiosa che non si era neanche accorta della faccia nuova, né ricordava il motivo per il quale era imperativo che si presentasse.

Le tornò alla mente quando tale motivo parlò, ridacchiando tra sé.

-Vedo che sei molto decisa nel tuo proposito, Amabelle- notò infatti una voce familiare a Clover, appartenente ad un ragazzo accanto ad Amabelle, che osservava la porta della cucina in quello che sarebbe quasi sembrato un tentativo di non girare lo sguardo verso Clover, se questo avesse avuto un minimo senso.

Ma senso non lo aveva, dato che Clover non aveva mai visto quel ragazzo in vita sua… o almeno, non le sembrava.

Anche se aveva qualcosa di estremamente familiare.

Iniziò a squadrarlo, cercando di ricordare dove potesse averlo visto. Forse in palestra? O all’università? 

-Oh, a proposito…!- Amabelle sembrò rendersi conto solo in quel momento che Clover era finalmente arrivata ed era ora di fare le presentazioni ufficiali.

-A proposito...?- ripeté tra sé Diego, guardandola sospettoso.

-…Clover, ti presento Diego Flores, che vorrei integrare nel gruppo. Diego, lei è Clover Paik. L’ultimo membro del gruppo che ancora non hai conosciuto- Amabelle li introdusse l’uno all’altro, con uno scintillio negli occhi.

Diego finalmente posò lo sguardo su di lei.

E la consapevolezza la colpì come un fulmine.

Diego Flores?

Diego Flores!!

Non lo vedeva da anni! Cosa ci faceva lì? Quando era tornato? Perché non l’aveva contattata? Come aveva conosciuto Amabelle?

Era seriamente intenzionata a fargli tutte quelle domande, con tono anche piuttosto risentito, ma lui fu più veloce di lei.

-Piacere, Clover. Sono Diego- le fece un cenno e un sorriso di cortesia.

Un momento… non si ricordava di lei? Certo, come no! Non poteva essersi scordato! Forse voleva ignorarla? Ovviamente, dopotutto era quello che aveva fatto negli ultimi quindici anni! Beh, in due potevano fare quel gioco.

Gli fece il più ampio e falso sorriso del proprio repertorio.

-Il piacere è mio, Diego- disse, sentendo un nodo formarsi nello stomaco.

Ecco, la giornata era ufficialmente andata peggio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Uhhhh, che aggiornamento rapido. Chissà se riuscirò a tenere un tale ritmo, al momento sono molto ispirata. 

Dopo questo capitolo di presentazione e passaggio, preparatevi perché dal prossimo iniziano le cose serie.

Avete idee, teorie, consigli, coppie preferite, personaggi preferiti e altro? Non esitate ad informarmi con un commentino.

 

 

Nel prossimo episodio: Una sessione di studio viene organizzata a casa di Mirren e Petra, ma una bufera approccia Harriswood.

   
 
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