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Autore: Alice_Carter    13/02/2020    0 recensioni
Nahlock è la capitale della provincia di Ghern nel regno di Ithra, che negli ultimi vent'anni ha affrontato due guerre, tre cambi ai vertici e una teocrazia durata solo una primavera. Finalmente la città ha ripreso a vivere, tornando a essere il centro di un'intensa rete commerciale grazie al suo porto sull'estuario del fiume Ahm, al quale approdano genti da tutte le nazioni e di tutte le razze.
In quale altro luogo una landruncola mezzelfa con un esercito di piccoli straccioni al suo comando e il Gran Consigliere del Governatore, unico mago della città, avrebbero potuto stringere un'improbabile amicizia, tenendo sotto controllo le cose che arrivano dall'entroterra e dal mare insieme ai mercanti, mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini?
[Un nuovo capitolo ogni venerdì]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rowan varcò l'arco di pietra che sanciva il confine tra la città e il porto.

L'odore sgradevole di pesce e alghe unito a quello del legno marcio e degli escrementi, scaricati in acqua dalle fogne della città, riempì le sue narici risvegliandola bruscamente dal torpore che l'aveva colta mentre attraversava Nalhock seduta clandestinamente sul retro di un carretto di suppellettili in ceramica.

Negli ultimi giorni aveva messo eccessivamente alla prova la sua capacità elfica di rimanere sveglia per buona parte delle ore notturne, eredità di cui non conosceva minimamente limiti ed effetti collaterali, e ora si ritrovava esausta di prima mattina con la prospettiva di una lunga giornata davanti a sé.

Ripromettendosi di riposare un paio di ore prima di presentarsi a casa di Lucius per il ricevimento, spinse la sgangherata porta di legno della taverna "Il porto", luogo dal nome tutt'altro che originale che rappresentava il principale ritrovo per i più poveri marinai di Nalhock e anche per tutti quegli stranieri che cercavano alcol a buon mercato a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Se fuori dalla locanda l'odore era sgradevole, all'interno era quasi rivoltante: all'aroma tipico della banchina si univa un tanfo acre di vomito, urina e pessima cucina locale che ammorbava l'aria stantia. Rowan non tentò neanche di combatterlo; il buon mago le aveva insegnato che l'olfatto era il senso che si abituava più in fretta ai cambiamenti, così, anziché tapparsi il naso, prese qualche profondo respiro sperando che le sue narici si adattasseroz rapidamente.

L'ambiente era scuro e umido, riscaldato da un grande ma vecchio camino in pietra nell'angolo a destra. I tavolacci logori in legno occupavano buona parte dello spazio disponibile insieme alle panche traballanti e alle sedie pericolanti: conosceva più di un grasso ubriaco che si era trovato col culo per terra dopo che, accomodatosi con ben poca grazia, una delle gambe della seduta aveva improvvisamente ceduto.

Nonostante fosse solo la seconda ora del mattino* la taverna era già affollata dai pescatori tornati dalla battuta notturna, stranieri appena sbarcati dalle navi mercantili e bevitori abituali svenuti sui tavoli dalla sera precedente. In un angolo un po' in disparte la mezzelfa individuò anche un paio di elfi oscuri intenti a parlare sottovoce, bevendo avidamente dai loro bicchieri di peltro ammaccati: dovevano essere arrivati con la delegazione diplomatica di Braggh, dal momento che, prima di quella mattina, erano settimane che non giungevano navi drow in porto.

Rowan si sedette su uno sgabello davanti al bancone e l'oste, un uomo pingue e barbuto di nome Bardolph, le fece un cenno di saluto con la testa, mentre finiva di parlare con un giovane dinoccolato che, a giudicare dall'abbigliamento, doveva venire dalle regioni meridionali della magicrazia di Kesseft.

La ragazza appoggiò il gomito sul piano di legno consunto e posò la guancia sul palmo aperto della mano, tendendo le orecchie per ascoltare i discorsi degli altri avventori: erano per lo più chiacchiere tra pescatori sul bottino di quella notte e noiosi racconti di lunghi viaggi per mare, mentre per quanto riguardava i due drow non avrebbe saputo dire quale fosse l'argomento della loro conversazione, dal momento che stavano parlando nell'idioma del loro popolo.

Si trattava di un elfico aspro e imbastardito, quasi raschiante in certe espressioni. Nonostante lo scetticismo di Rowan, il gran consigliere insisteva a sostenere che somigliasse molto al Vöriano, nonostante la diversa pronuncia, e che di fatto lui l’avesse appreso basandosi sulla somiglianza tra le due lingue, ma lei comprendeva a stento qualche parola nell’idioma paterno e di certo non era portata quanto il mago per lo studio in generale.

Con la coda dell’occhio vide Bardolph congedarsi dal logorroico avventore e avvicinarsi, gettandosi lo strofinaccio sporco sulla spalla. Tutto sommato non c’era voluto molto.

-Cosa ti porto?- le domandò l’uomo con un ghigno, conoscendo già la risposta.

-Diciamo che passo.- rispose lei -È troppo presto per bere qualcosa di abbastanza alcolico da neutralizzare tutte le malattie che rischio di beccarmi portandomi alla bocca qualsiasi cosa tu tenga qua dentro.-

Il grosso oste ridacchiò.

-Ti sorprenderà sentirlo, ma le faccio lavare, le stoviglie.- ribatté, per nulla offeso da quel commento.

Lei alzò un sopracciglio.

-Ah, si? Quindi se te lo chiedessi berresti un bicchiere della tua birra qui davanti a me?- lo punzecchiò in tono di sfida.

-Non sono così folle.- replicò quello ridendo.

Lei fece cenno con la testa verso la più vicina finestra, chiusa da grossolani scuri in legno e fermate da una sbarra in metallo.

-Potresti almeno aprire le finestre ogni tanto, si soffoca qui dentro.- commentò con una smorfia.

-Preferisco che i miei clienti si dimentichino della luce del sole.- spiegò quello, facendole l’occhiolino -Vuoi sapere quello per cui sei qui o preferisci continuare a denigrare la mia locanda?-

-La parola giusta è "bettola".- lo concorresse lei -Ma mi interessano più le novità.-

Bardolph, dietro al bancone, trascinò il suo sgabello davanti a quello di Rowan e vi si accomodò, sporgendosi poi sul piano in legno verso la mezzelfa.

-Poco dopo che te ne sei andata ieri sera, Hardwin, l'erborista, ha cominciato a sentirsi male.- raccontò in un bisbiglio, per non farsi sentire dagli altri avventori -Sfido io, aveva bevuto quasi un barile di birra e non di quella buona, ma di una schifezza che ho preso da un mercante di Thenf per un prezzo ridicolo.-

Lei roteò gli occhi al cielo, ma non commentò.

-Insomma, l'ho lanciato fuori prima che vomitasse sul pavimento.- continuò lui -Non posso passare le serate a scrostare il vomito da terra. Ad ogni modo, dopo un po' Lucan, il nuovo apprendista di Nigel, il fabbro, è andato a vedere come stava. Ha detto di averlo visto risalire dalla banchina con uno sguardo strano e che, quando ha tentato di informarsi su come stesse, quello ha proseguito come se nulla fosse, quasi non l'avesse neanche sentito.-

Rowan aggrottò le sopracciglia concentrata, fissandolo con interesse.

-Che ne è stato di Hardwin?- indagò.

-Pare sia stato via per un po'… un paio di giri di birra per intenderci, forse qualcosa in più, e poi è tornato al molo con una grossa sacca.- le riportò Bardolph - L'hanno visto gettarla in acqua e poi si è gettato anche lui.-

-Ma Hardwin non sa nuotare.- obiettò la mezzelfa, che conosceva abbastanza bene la gente di Nalhock da sapere che l'erborista aveva rischiato di annegare nel fiume da bambino e che d'allora era terrorizzato dall'acqua.

-Giusto appunto.- mormorò l'oste -Per fortuna un paio di marinai di Balf l'hanno visto e sono entrati a dare l'allarme. Lucan, che era appunto in procinto di tornare a casa, è uscito di corsa e si è tuffato per salvarlo, altrimenti a quest'ora staremmo cercando un nuovo erborista.-

La ragazza annuì: una bella fortuna, perché con la biblioteca chiusa da tre settimane, se fosse pure morto l'erborista, Lucius avrebbe finito per dare di matto. 

-Hardwin ti ha detto nulla su quanto è successo?- lo incalzò lei.

-Eh, non molto.- ammise l'uomo, accarezzandosi la barba brizzolata -Dopo che Lucan l'ha tirato fuori dall'acqua, non la finiva di delirare, così gli ho assestato un ceffone ed è svenuto. Quando si è ripreso non ricordava nulla. Ma nel delirio, prima di perdere i sensi, insisteva a parlare di una musica a cui doveva obbedire... piuttosto senza senso per me.-

-Una musica... - sussurrò lei pensierosa -Sei sicuro che abbia alla detto musica e non canto?-

Il volto di Bardolph si illuminò.

-Ma certo, un canto!- esclamò un po’ troppo ad alta voce, facendo girare buona parte dei presenti.

L'uomo incassò la testa nelle spalle imbarazzato e si fece piccolo piccolo, un'immagine curiosa da vedere, vista la sua stazza.

-Un canto, esatto.- ripeté in un bisbiglio -Ti dice qualcosa?-

-Forse.- rispose lei meditabonda -Avrei biso... -

In quel momento la porta si aprì di schianto e Barnabas, il figlio di dodici anni dell'oste, entrò correndo all'interno.

-L'hanno eletto! - gridò in direzione del padre -Hanno eletto il bibliotecario di Biorj!-

Rowan si raddrizzò sullo sgabello fissando il ragazzino magrolino col volto rotondo saltellare eccitato davanti al bancone, imitata da quasi tutti gli avventori della taverna che cominciarono a parlare concitatamente tra di loro.

La mezzelfa sapeva perché era così contento: quando veniva eletto un nuovo bibliotecario, dopo la cerimonia d'investitura, gli allievi sacerdoti di Abjan e gli apprendisti saggi di Biorj sfilavano per le strade della città distribuendo monete e dolci ai passanti. Il che era un grande evento anche per lei e i suoi ragazzi.

-Beh, questa è una buona notizia.- osservò Bardolph, per poi rivolgersi alla ragazza -impaziente di leggere qualche bel libro?-

-Non aspettavo altro.- commentò lei sarcastica.

Saltò giù dallo sgabello e sgranchì la schiena.

In realtà il più entusiasta per quella notizia sarebbe probabilmente stato Lucius, anche se, prima di tornare ai suoi amati libri, gli sarebbe toccato assistere alla cerimonia di investitura, cosa della quale, se lo conosceva bene, non sarebbe stato affatto contento.

-Vedrò di occuparmi del nostro misterioso problema al più presto.- disse sottovoce all’oste -Ma per il momento è meglio che tieni i tuoi clienti lontano dall'acqua... procurati un secchio per il vomito.-

Detto questo si diresse verso la porta, dando un buffetto affettuoso al trepidante Barnabas, e uscì nella fredda mattina invernale.

***

-Cos'è questo casino?- chiese Ethan, avvicinandosi al bordo del tetto dal quale Rowan scrutava la città brulicare di vita sotto di loro.

Il giovane di circa vent'anni si passò un piccolo sacchetto pieno di monete sonanti da una mano all'altra; era uno dei più vecchi tra i ladruncoli che erano rimasti con lei ed era ormai diventato uno dei suoi uomini più fidati, sempre che si potesse definire uomo un ragazzo di quell'età.

-Una buona mattinata?- domandò lei, alzando lo sguardo su di lui.

-Discreta in effetti.- gongolò lui orgoglioso -Ma che succede?-

-Festeggiamenti al tempio di Abjan.- spiegò Rowan, tornando a osservare le guglie appuntite del tempio che svettavano verso il cielo, bianche dita su un fazzoletto azzurro -Hanno eletto il bibliotecario di Biorj.-

Dopo la sua chiacchierata con Bardolph, era andata dritta a parlare con l’erborista, per evitare la calca che si sarebbe scatenata dopo la cerimonia d’investitura, ma non era riuscita a ottenere niente di più di quello che già non aveva saputo dall’oste. Di fatto Hardwin non ricordava nulla della sera precedente, dal momento in cui era stato cacciato da quella bettola puzzolente.

Rowan non ne era né sorpresa né delusa, in verità quella storia confermava solo la veridicità delle due che aveva sentito precedentemente da altri avventori de “Il porto” e le forniva una debole pista da seguire per risolvere il mistero.

-Era ora!- esclamò il ragazzo con entusiasmo.

Si aggiustò l'armatura in cuoio un po’ troppo larga, che aveva sgraffignato a un mercante, e si sedette accanto a lei, lasciando penzolare i piedi nel vuoto.

-Il mago ne sarà entusiasta.- aggiunse poi.

La mezzelfa si voltò nella sua direzione con un mezzo sorriso sul viso.

-Dimentichi che Lucius detesta le cerimonie del tempio, per lui sono solo "una tediosa farsa".- osservò.

-Beh, si consolerà con i festeggiamenti che seguiranno.- commentò il giovane -È difficile rimanere arrabbiati con la pancia piena.-

La mezzelfa non lo contraddisse: in linea di massima era d'accordo con lui, ma loro avevano passato la maggior parte della loro infanzia a mendicare un boccone di pane per strada, mentre Lucius non aveva mai avuto di quei problemi e le sue preoccupazioni erano incentrate su un livello diverso rispetto al mero riempirsi lo stomaco.

Ethan si sistemò gli spallacci: quell'armatura era pensata per un uomo ben più muscoloso e con le spalle più larghe di quel ragazzetto mingherlino, ma era così orgoglioso del suo bottino che, da quando se n'era appropriato, non l'aveva più tolta.

-Piuttosto.- si rinvenne -È per andare dal mago che non ti sei fatta vedere per colazione?-

-Erin non te l'ha detto?- chiese Rowan.

-Ha solo detto che avevi un impegno.- asserì lui con un sospiro.

Lei allargò le braccia con rassegnazione, roteando gli occhi al cielo.

-Tipico di Erin.- dichiarò rassegnata.

-Almeno sono buone notizie?- domandò lui curioso.

La mezzelfa si strinse nelle spalle: non erano affatto buone notizie, se si considerava che il fallimento di quella mediazione diplomatica avrebbe potuto portare a una nuova guerra, ma decise che non c'era motivo si dargli delle inutili preoccupazioni.

-Ha un lavoro per me per questa sera.- si limitò a dire -E a tal proposito, ho sentito che il vecchio Jonas ti ha offerto un posto sulla sua nave. È un ottimo posto, Jonas paga molto bene.-

Ethan scrollò le spalle con aria annoiata.

-Vero, ma che noia, tutto il giorno in mezzo al pesce e alle reti.- borbottò, sbuffando -E poi io soffro il mal di mare.-

La mezzelfa gli sorrise: sapeva che le sue erano solo scuse per non lasciarla sola a gestire un esercito di marmocchi. Di solito i suoi ragazzi lasciavano la Tana intorno ai quindici anni, si trovavano un lavoretto sulle navi mercantili e spesso lasciavano la città per sempre, eppure Ethan non sembrava affatto intenzionato a seguire quella strada.

-Dovrai andartene prima o poi.- lo avvertì lei, più per punzecchiarlo che perché lo pensasse davvero.

-Nah.- ribatté il ragazzo -Continuerò ad addestrare ragazzini nell'arte del borseggio anche quando sarò un vecchiaccio inquietante. Sono troppo pigro per cercarmi un lavoro o spostarmi altrove. E poi, quando ti deciderai a vedere il mondo, avrai bisogno di un braccio destro che si occupi dei pargoli.-

Lei rise divertita.

-E dove mai dovrei andare?- chiese perplessa.

-Beh, chi lo sa, magari un giorno ti verrà voglia di esplorare il continente e visitare le città magiche di Yutrell e Kesseft.- ipotizzò lui vago.

Rowan tornò a fissare il punto in lontananza da cui arrivava la musica ritmica e vivace che accompagnava la cerimonia d'investitura.

C'era stato un tempo, sette anni prima, in cui aveva pensato che un giorno avrebbe potuto lasciare Nalhock almeno per un po' ed esplorare le altre terre di Otherian, ma quel sogno si era infranto contro la dura realtà, ricordandole da dove veniva.

La ragazza si mise in piedi sulle tegole di terracotta.

-Direi che per il momento non ho intenzione di andare da nessuna parte.- commentò, stiracchiandosi -Ma non ti costringerò ad accettare quel lavoro se non lo vuoi.-

Ethan si alzò, un po' goffo per via dell'armatura fuori misura.

-Perderesti solo tempo.- la informò con sufficienza -Tu che hai la vista degli elfi, ti pare che vada tutto bene alla bancarella dello speziale?-

-Temo di no.- dichiarò lei, aguzzando la vista -Credo che un paio dei ragazzi si siano cacciati nei guai, meglio che scendiamo a dare un'occhiata più da vicino.-

-Sperando di non dover intervenire...- precisò lui, facendosi preoccupato.

***

Il suono ritmico dei tamburi riempiva il cortile del tempio di Abjan, accompagnato dai flauti e dai campanelli cerimoniali, mentre le giovani sacerdotesse danzavano leggiadre nei loro abiti leggeri di veli e seta.

Il gran consigliere si trattenne a fatica dallo sbadigliare annoiato, fingendo di seguire il tedioso spettacolo: quell'inutile farsa andava avanti da quasi due ore e il suo interesse si era spento ormai da un'ora a cinquanta. Tuttavia non poteva andarsene, avrebbe significato offendere il gran sacerdote, e i loro rapporti erano già abbastanza tesi.

Si voltò appena per controllare cosa stesse facendo il governatore Eluard de Lacy, seduto sul suo scranno sopra la pedana rialzata alle sue spalle con la consorte, Celina le Roux, alla sua destra e il figlio maggiore, Everard, alla sua sinistra. Lo vide sussurrare qualcosa all'orecchio della moglie, rapita dalle danze rituali delle sacerdotesse.

Celina era una fervente sostenitrice del gran sacerdote e un'ardente credente da quando, tre anni prima, quest'ultimo aveva salvato il suo primogenito di soli sette anni da una terribile polmonite; in realtà a guarire il bambino era stata una pozione a base di estratto di Atalia, detta anche erba del fuoco, che il mago aveva personalmente preparato per il bambino malato. Tuttavia quando Faramond, il gran sacerdote, si era preso il merito, Lucius non aveva protestato; l'età e la sua professione gli avevano insegnato il valore di passare inosservato.

La musica si intensificò, preannunciando il gran finale, mentre il sole si spostava verso la sommità del cielo, illuminando con la sua luce fulgida la facciata candida del tempio, scolpita nel marmo pregiato e adornata dalle statue dorate di otto esperidi, ospitate nelle loro nicchie di pietra, che sorreggevano il più grande dei satelliti di Otherian, rappresentato in otto diverse fasi del suo ciclo lunare. In piedi sopra il grande portone spalancato, con le braccia aperte e lo sguardo rivolto al cielo, l'effige di Abjan, la luna, luccicava, sotto i raggi del mezzogiorno, simbolo di misericordia, bontà e amore materno, dea del focolare e della guarigione.

Il gran consigliere pensò con malinconia al tempo in cui la direzione del tempio era affidata al saggio Alisander, prima che l'attuale gran sacerdote facesse ripristinare gli antichi riti, rendendo un supplizio ogni cerimonia pubblica.

Oltre a essere un uomo estremamente colto e incredibilmente saggio, Alisander era un guaritore di grande abilità e potere, al contrario del suo successore, che conosceva appena qualche incantesimo minore di scarsa utilità. Quando cinque anni prima era venuto a mancare a un'età assai più avanzata di quanto avesse fatto credere, Lucius si era seduto al suo capezzale e aveva dialogato a lungo con lui di magia, come erano soliti fare, finché il suo vetusto amico non era pacificamente spirato. Poco prima che giungesse il suo momento, il vecchio sacerdote gli aveva fatto dono del suo prezioso libro di formule e pozioni di cura, tramandandogli tutto cioè che aveva appreso su quell'antica arte nel corso dei secoli.

Se Alisander avesse potuto scegliere, non avrebbe mai lasciato che quell'incapace di Faramond salisse ai vertici del tempio, ma il culto di Abjan era vasto e diffuso in tutto il regno di Ithra, e quello della città di Nalhock non era che un piccolo santuario, spettava al sommo sacerdote della dea, che risiedeva a Ruck, la capitale del regno, prendere quel genere di decisioni.

Tra le altre cose, anche se il gran sacerdote evitava di porvi l’accento, all'interno nel panorama più esteso della chiesa di Abjan, il titolo di bibliotecario di Biorj era molto più prestigioso del suo.

-Per le sette lune di Otherian, durerà ancora a lungo questo supplizio?- bisbiglio la voce mentale di Leax nella testa di Lucius.

Il mago sospirò nascondendo un sorrisetto divertito.

-Se Abjan è davvero misericordiosa come sostiene il culto, terminerà presto.- rispose telepaticamente il gran consigliere -Ma forse vuole punirci per la nostra mancanza di fede.-

Il ragazzo ridacchiò nel suo cervello, accompagnato dalla sorella che, evidentemente, aveva incluso nella conversazione mentale.

-Siete i soliti esagerati, la musica è piacevole.- osservò Lynn -E la danze sono molto belle.-

-Hanno smesso di esserlo circa un'ora fa.- ribatté il gemello seccato.

-Non è il genere di spettacolo che riesco a trovare d'intrattenimento.- commentò il mago diplomaticamente -E di certo è un pessimo motivo per rimandare un importante incontro diplomatico al pomeriggio.-

Gli occhi di Lucius si spostarono sulla delegazione di Vör, che aveva deciso di assistere alla cerimonia; i drow erano stati decisamente più scaltri e avevano declinato cortesemente l'invito, adducendo come scusa che i loro dei ne sarebbero stati contrariati.

Dai volti dei diplomatici elfici era difficile comprendere quale genere di sentimento provassero per quella pagliacciata, ma lui conosceva l’ambasciatore degli elfi del mare abbastanza bene da sapere che il movimento, che stava compiendo con le dita della mano destra e che sembrava un modo per seguire il ritmo della musica, era da imputarsi a un molto elementare incantesimo di illusionismo, con in quale stava sfogliando un libro invisibile agli occhi dei più.

-Probabilmente no, padre, ma agli elfi piacciono questo genere di cose, magari saranno più ben disposti dopo.- suggerì la ragazza col suo solito ottimismo.

-Siamo in pubblico, Lynn.- le fece notare lui quasi a malincuore.

-Ma è una conversazione telepatica, chi può sentire?- la difese Leax.

-Una conversazione telepatica è come un pensiero e vorrei evitare di farvi passare dei guai per un pensiero troppo rumoroso.- ribatté lui.

-Hai ragione, maestro.- ammise il ragazzo.

-Scusa, consigliere.- si scusò la sorella.

Lucius sospirò amareggiato.

Per quanto fosse il primo a considerare i gemelli come suoi figli e loro ricambiassero quel sentimento, le leggi della città non consentivano loro di definirsi una vera e propria famiglia: in pubblico il mago non era che il loro custode e loro i suoi protetti e usare altri appellativi durante un evento pubblico avrebbe potuto avere pesanti ripercussioni, soprattutto considerato il loro status sociale. Quando un giorno l'uomo sarebbe morto, i suoi beni terreni sarebbero passati ai ragazzi ma non il suo titolo o i suoi privilegi “di famiglia”, perché secondo le norme di Nalhock solo il legame di sangue dava origine a una discendenza.

Il gran consigliere aveva più volte tentato di far modificare quelle vecchie leggi ormai desuete, non solo per amore di Lynn e Leax, ma anche perché rendevano molto difficile trovare una casa alle decine di orfani che vivevano per le strade, i quali finivano per morire di fame e di stenti, almeno fintanto che Rowan non li aveva raccolti e dato loro una casa.

La musica si interruppe di colpo, strappandolo ai suoi malinconici pensieri, e le sacerdotesse si disposero in modo da formare un corridoio tra la parte anteriore del cortile e il palco con le sedute degli alti prelati del tempio; il gran sacerdote si alzò dal suo alto scranno dorato e il suo vicario alla sua destra lo imitò, subito seguito dall'uomo alla sua sinistra. Quest'ultimo, al contrario dei due chierici agghindati in ricchi abiti da cerimonia, indossava una semplice camicia di lino sopra i pantaloni di spessa stoffa scura e una vistosa maschera dorata, raffigurante una specie di sole: Biorj, il consorte di Abjan, dio della conoscenza e della saggezza e, qualche volta, della magia.

L'uomo dal volto coperto percorse il selciato fra le due file di sacerdotesse, seguito dai due sacerdoti, e si inginocchiò per terra, davanti agli spettatori in attesa.

Il vicario posò sulle sue spalle la mantella blu e oro che simboleggiava la sua carica, dopo di che toccò al gran sacerdote mettergli al collo la catena con appesa la chiave della biblioteca.

Poi, con un gesto teatrale, Faramond si rivolse al suo pubblico trepidante.

-Davanti a noi si erge Aros di Trand, bibliotecario di Biorj.- declamò solenne.

Solo allora il neo-eletto bibliotecario si alzò in piedi togliendosi la maschera.

Lucius si sporse un poco in avanti, studiando attentamente l'uomo, mentre intorno a lui la folla applaudiva e la musica riprendeva a suonare: aveva all'apparenza poco meno di quarant'anni e di certo era molto bello, con lucenti capelli castani lunghi fino alle spalle e raccolti in una corta coda che ricadeva morbidamente sulla sinistra. Aveva lineamenti eleganti, forse appena un poco spigolosi, zigomi definiti, mascella scolpita e naso sottile e un taglio di occhi particolare che ricordava vagamente quello elfico. Aveva un bel portamento e un fisico snello e tonico, quello di un uomo che nella sua gioventù doveva essere stata addestrato nell’arte delle armi.

Il mago socchiuse gli occhi e strinse le labbra in una linea sottile.

-Va tutto bene?- bisbigliò la voce mentale di Leax nella sua testa.

-Ancora non lo so.- rispose telepaticamente il gran consigliere.

Ed era vero, non lo sapeva, ma aveva l’assoluta certezza che il nuovo bibliotecario di Biorj non fosse umano.

____________________________________
 

*a Nalhock il tempo è suddiviso in 3 momenti diversi: Mattina (dal sorgere del sole al momento in cui il sole è più in alto nel cielo), Pomeriggio (dal momento in cui il sole è più in alto nel cielo al tramonto) e Sera/Notte (dal tramonto al sorgere del sole). In questo momento dell'anno la seconda ora della mattina corrisponde all'incirca alle 7 del mattino.

   
 
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