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Autore: Alice_Carter    12/02/2020    0 recensioni
Nahlock è la capitale della provincia di Ghern nel regno di Ithra, che negli ultimi vent'anni ha affrontato due guerre, tre cambi ai vertici e una teocrazia durata solo una primavera. Finalmente la città ha ripreso a vivere, tornando a essere il centro di un'intensa rete commerciale grazie al suo porto sull'estuario del fiume Ahm, al quale approdano genti da tutte le nazioni e di tutte le razze.
In quale altro luogo una landruncola mezzelfa con un esercito di piccoli straccioni al suo comando e il Gran Consigliere del Governatore, unico mago della città, avrebbero potuto stringere un'improbabile amicizia, tenendo sotto controllo le cose che arrivano dall'entroterra e dal mare insieme ai mercanti, mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini?
[Un nuovo capitolo ogni venerdì]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La fresca brezza primaverile soffiava da oriente, portando dal mare odore di salsedine.

Inginocchiata sul colmo del tetto dell'alto edificio che fiancheggiava il cantiere navale, Rowan osservava le quattro navi farsi sempre più grandi, mentre entravano nell'estuario del fiume Ahm; dietro di loro il sole sorgeva pigramente oltre la linea dell'orizzonte.

La giovane mezzelfa socchiuse gli occhi e strinse le labbra, osservando i vascelli ammainare le vele nell'apprestarsi a fare il loro ingresso in porto.

Le snelle imbarcazioni procedevano in formazione, tre di esse, costruite con un insolito legno chiaro che appariva quasi rosato alla luce dell'alba, avanzavano in testa in formazione a punta di freccia, sventolando il vessillo bianco e dorato di Vör, mentre la quarta, più piccola e nera come la pece, rimaneva in coda, esibendo la bandiera grigia ricamata di verde delle paludi di Braggh.

Rowan conosceva bene i rapporti tra i popoli che giungevano a Nalhock e si sorprese nell'assistere all'arrivo simultaneo di quei quattro vascelli che, a giudicare dai vessilli, trasportavano tre delegazioni di elfi chiari dell'arcipelago di Vör e una di elfi oscuri di Braggh. Lucius le aveva insegnato la storia quel tanto che bastava perché sapesse che tra i due popoli vi erano stati molti meno conflitti di quanti agli umani piacesse raccontare e che negli ultimi secoli tra essi era regnata la pace, ma era anche a conoscenza del fatto che non correva una grande stima tra le due razze e che conducevano la loro vita nel reciproco evitamento, il che rendeva sospetta quella visita congiunta.

Il vento passò lieve fra i suoi lunghi capelli rossi, spazzando via le ciocche disordinate dal delicato viso a cuore della mezzelfa; i tetti della città cominciavano a tingersi della luce rosata dell'alba e il mare iniziava a brillare di riflessi dorati.

Non era mai contenta quando giungevano navi da Vör e men che meno da Braggh, si portavano sempre dietro qualcosa di spiacevole che avrebbe infestato le vie di Nalhock e della quale sarebbe toccato a lei occuparsi, ma in quel momento ciò che l'assillava era il motivo di quella strana alleanza.

Il battito d'ali di un falco la strappò dai suoi pensieri, sebbene i suoi occhi, di un insolito grigio perla, continuassero a indugiare sugli snelli vascelli in arrivo dal mare.

Appena arrivato in prossimità delle tegole rosse di terracotta, il rapace mutò forma in una ragazza esile dai capelli bianchi come la neve e le iridi del colore del fuoco. La nuova arrivata si sedette sul tetto accanto a Rowan senza dire una parola, alzando solo meccanicamente il braccio per fornire appoggio a una piccola civetta albina.

-Quattro navi elfiche.- la informò la mezzelfa piano -Tre da Vör e una da Braggh.-

Erin non rispose, si limitò a fissarla con attenzione: era sempre stata di poche parole.

-Vascelli di rappresentanza con vessilli diplomatici.- riprese Rowan -Tre delegazioni di Vör di tre diversi regni: elfi del mare, una sirena bianca che salta fuori dall'acqua in campo blu, elfi dei fiumi, un'ondina bianca che rovescia un'anfora in campo azzurro, e elfi delle foreste, driade rosa che sta mutando in albero in campo verde. E poi ci sono i drow di Braggh, testa di gorgone nera in campo verde acido.-

Non avrebbe saputo dire come mai, ma era sempre stata affascinata dall'araldica e il tempo avevo dimostrato l'utilità di quella sua passione, bizzarra per una pezzente come lei.

Rowan sbuffò pensierosa.

-Drow ed elfi che fanno fronte comune.- commentò infastidita -C'è qualcosa nell'aria e dubito siano liete notizie.-

Un tonfo leggero annuncio l'arrivo di un felino albino di media taglia che si strofinò brevemente contro la mezzelfa prima di andare a posare la testa sulle gambe della giovinetta dai capelli bianchi, producendo fusa molto rumorose.

Erin gli grattò distrattamente la testa e il mento, mentre la civetta sulla sua spalla si puliva le ali col becco, arruffando le piume.

-Vai a parlare con Lucius?- chiese sottovoce.

-Non credo di avere alternative.- dichiarò Rowan, mettendosi in piedi e stiracchiandosi per sgranchire gli arti irrigiditi -Puoi occuparti tu di organizzare i ragazzi?-

L'altra annuì.

-Bene.- decretò la mezzelfa -Dì loro di concentrarsi sugli elfi di Vör: sono imbarazzantemente ricchi e troppo presuntuosi per prestare attenzione a qualche moccioso cencioso. Dai drow invece è meglio che si tengano alla larga: non si sa mai cosa si può trovare nelle loro borse e, se dovessero sorprenderli a rubare, non si farebbero problemi a tagliare mani e teste.-

Erin annuì ancora con maggiore convinzione.

-Ci vediamo alla Tana appeno torno.- si congedò Rowan, saltando giù dal tetto.

Atterrò leggera come una piuma sul colmo del cantiere navale e da lì balzo su quello adiacente.

Sotto di lei Nalhock si stava risvegliando: le strade si animavano di vita e colori e le voci salivano sempre più numerose e concitate dalle piazze e dai vicoli.

La mezzelfa conosceva bene la sua città: aveva mendicato per quelle vie fin da quando aveva memoria e sempre lì aveva imparato a sfilare monete e gioielli dalle borse degli ignari passanti. Affinare la sua arte le aveva dato di che sopravvivere e di che sfamare le decine di piccoli orfani di cui si era riempita la città quando, vent'anni prima, la guerra aveva portato a Nalhock morte, fame e miseria. E da allora non aveva più smesso di raccogliere i bambini cenciosi che la povertà abbandonava per le strade, dare loro un tetto e del cibo e ovviamente insegnare loro l'arte del borseggio.

Il vento freddo trasportava odore di pane, dolci e fiori recisi, ma anche di fumo, pesce ed escrementi, trascinandoli per le strade e i vicoli della grande città. Sulle cime dei tetti quel variegato aroma arrivava appena, spazzato via da quella gelida corrente d'aria che soffiava decisa dal mare.

La mezzelfa si calò dalla grondaia, atterrando nel vicolo in penombra che costeggiava la residenza del gran consigliere del governatore.

Batté fra di loro le mani, per togliere la polvere dai guanti senza dita col dorso in cuoio e percorse rapida la stradina, che fiancheggiava l'elegante edificio in pietra fino alla porticina di legno spesso della cucina con la sua graziosa grata in legno battuto, per bussare con decisione con le nocche della mano.

Una ragazzina piccola e lentigginosa, con un fazzoletto candido a coprire le trecce castane, si affacciò all'uscio con curiosità, per poi esibirsi un un largo sorriso quando vide la mezzelfa.

-Ciao, Ro!- la salutò con entusiasmo -Che ti porta da queste parti?-

-Buongiorno, Eglenti.- rispose lei, cercando di emulare l'entusiasmo della piccola aiuto-cuoca -Sono qui per vedere Lucius. È sveglio?-

Eglenti annuì energicamente e spalancò la porta, facendosi da parte per lasciarla passare.

-Naturalmente, il signore si sveglia sempre prestissimo.- rispose -Vuoi che ti faccia annunciare?-

Rowan gli scoccò un'occhiata eloquente, mentre un ghigno divertito le solcava la faccia.

-Indovina.- la sfidò.

La ragazzina rise.

-Immagino gli farai una sorpresa.- indovinò.

-Esatto.- confermò, la mezzelfa, avviandosi verso la porta in fondo alla cucina camminando a ritroso -Sempre che Herbert non mi rovini la festa.-

Il suono di uno schiarirsi la voce alle sue spalle e l'improvvisa preoccupazione sul volto di Eglenti le fecero capire che la sorpresa era già rovinata.

-È dietro di me, vero?-

 

***

 

Lucius, seduto a capotavola nelle sue eleganti vesti da consigliere e intento a leggere un grosso libro rilegato in pelle, sollevò la testa sorpreso quando sentì la misurata bussata di Herbert alla porta della sala da pranzo, bussata studiata che annunciava l'arrivo di un ospite. Era abbastanza sicuro di non aspettare visite quel giorno e di certo non le aspettava a quell'ora, ma col tempo aveva fatto l'abitudine a ricevere in qualsiasi momento della giornata, quindi la cosa non lo infastidiva più di tanto.

Si aggiustò i piccoli occhiali dalle lenti rotonde sul naso e tornò alle pagine del voluminoso tomo che teneva poggiato sulle ginocchia, affrettandosi a finire il paragrafo prima di essere interrotto da qualche fastidioso funzionario.

-Avanti.- disse ad alta voce.

La porta si aprì e un uomo sulla sessantina, troppo alto e con le spalle curve, si fermò sulla soglia.

-C'è la signorina Rowan per voi, signore.- annunciò Herbert con un'espressione stanca e rassegnata sul viso lungo e squadrato -Senza appuntamento.-

Lucius ridacchiò, divertito dalla piccola guerra in corso tra il rigido maggiordomo e la caotica mezzelfa.

-Non è un problema, Herbert, falla entrare.- rispose sereno.

L'uomo alzò gli occhi al cielo e sospirò rassegnato, sparendo oltre la porta e lasciando entrare Rowan che lo ringraziò con una linguaccia.

-Buongiorno, gran consigliere.- proclamò la ragazza, esibendosi in un inchino volutamente esagerato.

Lucius sollevò lo sguardo dal suo libro e le sorrise rallegrato al ridicolo saluto della ragazza; era decisamente sollevato nello scoprire che l'inatteso ospite fosse la giovane mezzelfa e non qualche borioso nobile, scontento del suo operato.

-Buongiorno a voi, signora dei ladruncoli.- ricambiò, togliendosi dal naso i piccoli occhiali con la montatura in oro -Ti unisci a me per la colazione?-

-Oh, sì, ti prego!- esclamò lei, raggiungendolo con passi rapidi -È da ieri a pranzo che non tocco cibo. Sono stata totalmente assorbita da una nuova indagine.-

Si lasciò cadere sulla sedia alla destra del mago, dopo aver afferrato un panino dolce dal cestino, mentre lui la fissava con crescente curiosità.

-Abbiamo dei problemi?- domandò Lucius, chiudendo il pesante volume e posandolo sul tavolo di fronte a lui.

Rowan non l'avrebbe ammesso, ma amava il fatto che il gran consigliere del governatore fosse sempre disposto a mettersi sul suo stesso piano, nonostante l'evidente differenza sociale, e il mago non era tipo al quale piacesse porsi su un piedistallo solo perché nella vita aveva avuto più fortuna di altri: per quello la loro collaborazione funzionava così bene da tanti anni.

-Ancora non lo so.- confessò lei pensierosa, staccando un boccone dal soffice panino con le dita sottili -Per il momento sono solo racconti di ubriachi, ma potrebbe esserci qualcosa di più sotto la superficie.-

Lucius annuì d'accordo: si fidava del giudizio della mezzelfa in fatto di livello del pericolo, aveva visto abbastanza bizzarrie da sapere di cosa stava parlando.

La ragazza si voltò verso di lui e il consigliere lesse una certa preoccupazione nei suoi brillanti occhi grigi.

-Quattro navi elfiche sono appena entrate nel porto.- annunciò infine, infilandosi in bocca un boccone del panino dolce.

-Tre da Vör e una dalle paludi di Braggh, lo so.- precisò il mago con un sospiro, piegandosi in avanti per afferrare la caraffa e versare il succo Giaja nel bicchiere di Rowan e poi nel suo.

-Perché sono qui?- indagò lei, sporgendosi per prendere la bevanda.

-Per via della battaglia di Anassa.- spiegò lui, sorseggiando il succo zuccherino.

La mezzelfa aggrottò le sopracciglia evidentemente perplessa.

-La battaglia di Anassa si è svolta quasi un anno fa e noi non vi abbiamo neppure preso parte.- ribatté, osservando il mago da sopra il bicchiere.

Lucius si appoggiò allo schienale, passandosi le dita fra i capelli castani brizzolati sulle tempie, e sospirò paziente.

-È vero, ma capita che certi avvenimenti impieghino molto tempo per esplicitare i loro effetti, quasi un anno nel caso della battaglia di Anassa.- dichiarò con quel tono lento e serio che era solito usare quando le impartiva una lezione -Ora che Thenf e Anassa sono sotto il controllo dei Saicri, le loro navi stanno rendendo impossibile il commercio sia agli elfi di Vör che ai drow di Braggh attraverso la pirateria e i blocchi navali. Ovviamente a meno di non pagare un dazio esageratamente oneroso. Capirai bene che questo danneggia entrambi i popoli e indirettamente anche noi, per cui il governatore ha indetto un consiglio straordinario per discutere la questione e trovare una soluzione definitiva al problema.-

La ragazza posò il bicchiere sul tavolo, mentre un'espressine contrariata induriva i suoi lineamenti.

-Nalhock non è in grado di affrontare un'altra guerra, Lucius.- sentenziò in tono grave -Ci siamo appena ripresi dalla precedente e l'inverno è stato duro, un nuovo conflitto mi lascerebbe senza di che sfamare i miei ragazzi.-

Il consigliere annuì consapevole.

-Neppure io voglio una guerra.- la rassicurò -I Saicri hanno paura del regno e di certo non sono in grado di fronteggiare un'azione congiunta delle flotte reali, elfiche e dei drow. Se sono saggi, abbasseranno i dazi e risolveranno la faccenda diplomaticamente.-

Rowan sbuffò nervosamente.

-Se sono saggi.- sottolineò -E se non lo fossero?-

-In tal caso sarà una guerra molto breve, ma sarà comunque una guerra.- ammise il mago rassegnato.

La mezzelfa chinò la testa e Lucius la guardò dispiaciuto: capiva la sua preoccupazione, per lei e i suoi ragazzi una guerra sarebbe stata una condanna a morte, e per quanto lo riguardava avrebbe fatto tutto il possibile per convincere i diplomatici saicriani a scendere a patti, ma purtroppo il conflitto era un'eventualità che non poteva essere ignorata.

-Non ho visto vascelli saicriani in porto.- osservò Rowan, appoggiandosi allo schienale.

-Arriveranno in serata.- la informò lui -E a tal...-

Le sue parole furono interrotte dalla comparsa dei gemelli, scesi per la colazione.

-Salve, Rowan.- la salutò allegro Leax, nel suo abito da apprendista mago -Porti buone nuove?-

La ladruncola rise.

-E quando mai è capitato?- chiese ironica.

Lucius nascose un sorriso, bevendo un sorso di succo di Giaja: era a conoscenza della forte infatuazione che suo figlio nutriva nei confronti di Rowan e lo divertiva il modo goffo con cui provava ad attirare la sua attenzione. Peccato per lui che la mezzelfa non fosse affatto interessata a un ragazzino quattordicenne.

Lynn, che si era limitata a un caloroso cenno di saluto, giro intorno al tavolo per baciare il mago sulla guancia.

-Buongiorno, padre.- sussurrò con un dolce sorriso, a cui l'uomo rispose con una carezza affettuosa.

Quei due ragazzi dai capelli di un rosso aranciato non erano davvero suoi figli, ma, dal momento che li aveva cresciuti da quando avevano quattro anni, gli era impossibile non considerarsi loro padre.

Non era difficile capire che non erano legati da un legame di sangue: anche senza considerare il diverso colore di capelli, le guance lentigginose e il contrasto tra gli occhi chiari dei ragazzi e quelli scuri del gran consigliere, i morbidi lineamenti del visto dei fratelli e la loro altezza decisamente nella norma suggerivano agli eventuali osservatori che i due giovani dovevano essere stati adottati, dal momento che il mago superava il metro ottanta, cosa decisamente non comune nel regno di Ithra, e presentava lineamenti spigolosi e un'insolita magrezza.

Lynn si sedette sulla sedia alla sinistra di Lucius e aprì a metà un panino al latte per spalmavi della marmellata di ribes, mentre Leax si accomodò accanto a Rowan e si versò del latte da una caraffa di ceramica.

-Come mai da queste parti?- domandò curioso alla mezzelfa.

-Approdi sospetti.- rispose lei sibillina.

Il gran consigliere lanciò un'occhiata eloquente al figlio.

-Stiamo parlando di una faccenda importante.- gli disse in tono calmo, ma fermo.

-Scusa, padre.- si scusò il giovane.

Lucius tornò a rivolgersi a Rowan, mentre Leax seguiva in silenzio la conversazione tra la ladruncola e primo mago della città.

-Stasera si terrà un ricevimento in onore delle delegazioni elfiche e saicriane.- riprese il consigliere -Con tanti elfi in giro non penso di poter ricorrere alle arti magiche per ottenere informazioni utili a impedire il conflitto, se sé ne accorgessero rischieremmo uno incidente diplomatico. Per questo mi chiedevo se volessi accompagnarmi e sfruttare le tue abilità per capire che aria tira tra i nostri ospiti.-

Rowan soffocò un sorriso dietro un biscotto al miele: evidentemente doveva aver intuito cosa intendesse Lucius quando faceva riferimento alle "sue abilità".

-Le mie tariffe per questo genere di servizio sono piuttosto elevate.- lo informò con un sorriso malizioso, divertita da doppio senso che aveva inserito nella frase.

-Come se non lo sapessi.- ribatté l'altro -Anche se potresti fare uno sconto a un vecchio amico.-

-E poi dai tu da mangiare ai miei ragazzi?- replicò lei con un sorriso, nonostante quel finto battibecco non fosse che uno scherzo tra buoni amici.

-Beh, in realtà potr...- intervenne Leax, che probabilmente non aveva inteso la natura goliardica della conversazione.

-Leax, gli adulti stanno parlando.- lo zittì il mago con voce calma, ma decisa.

Il giovane chinò la testa imbarazzato; Lucius sapeva bene che stava solo cercando di attirare l'attenzione di Rowan, ma dal momento che il ragazzo intendeva seguire le sue orme sia nel campo della magia che della politica, era necessario che imparasse a comportarsi in modo opportuno con gli ospiti, a prescindere che si trattasse di figure nobiliari o solo di una carissima amica.

-Comunque direi che si può fare.- accettò lei, mettendo fine a quelle facezie -Ma dovrai procurarmi un vestito adatto.-

Lucius aggrottò le sopracciglia, preso alla sprovvista.

-Che fine ha fatto quello che ti ho comprato a gennaio?- domandò perplesso.

-Te l'ho detto.- dichiarò lei, alzandosi in piedi -È stato un inverno duro.-

Avviandosi verso la porta scompigliò i capelli del giovane apprendista, ancora chino sulla sua colazione per l'imbarazzo.

-Ci vediamo stasera.- si congedò, con un cenno del braccio, uscendo dalla sala da pranzo.

-A stasera.- replicò il mago con un sorriso.

Poi si rimise gli occhiali sul naso e aprì il grosso volume alla pagina su cui aveva posto il segnalibro di stoffa.

 

***

 

Lucius sfogliò pigramente la pagina del grosso volume rilegato in pelle, sulla copertina del quale spiccava il titolo in lettere dorate: "Alchimia: un compendio di formule avanzate a cura di Aloserius Bercus".

Sapendo che presto avrebbe dovuto raggiungere il governatore a palazzo per presiedere all'incontro con le delegazioni di Vör e Braggh, aveva insistito perché Leax iniziasse la sua lezione subito dopo colazione, me era evidente che fosse un po' presto per il ragazzo. Infatti dall'altra parte del tavolo l'apprendista si agitava nervosamente sulla sedia, leggendo svogliatamente il suo catalogo di erbe e polveri: una lezione noiosa, ma fondamentale per un aspirante mago, che tuttavia sarebbe stato meglio affrontare a un orario più consono.

-Pensi che la Pavimita si trovi anche nelle paludi di Bragh?- domandò d'un tratto il giovane al suo maestro, probabilmente più nella speranza di trovare uno spunto di conversazione che gli consentisse una breve pausa, che per un vero interesso verso quella stupida alga.

Lucius alzò gli occhi dal suo libro e si stropicciò la fronte con le dita lunghe e ossute.

-Le paludi di Bragh sono molto ricche di nutrienti e molto povere di sale, non proprio l'ambiente adatto alla Pavimita.- spiegò, chiedendosi dove volesse andare a parare.

Il ragazzo annuì lentamente.

-Crescono molte piante dalle proprietà magiche nelle paludi di Braggh?- domandò ancora, cercando di assumere un'aria interessata.

Il mago sorrise.

Sapeva bene che il giovane stava solo tergiversando, ma non se la prese; era stato un apprendista anche lui e sapeva quanto tediosa potesse apparire la teoria.

-Una gran quantità in effetti.- ammise l'uomo, prendendo il libro dell'allievo e cercando la pagina che gli interessava -Ma al contrario della Pavimita che ha deboli proprietà curative, dalla maggior parte di esse si ricavano veleni e sonniferi.-

Spinse il volume sul tavolo verso Leax, indicandogli il disegno del planisfero di Otherian con a fianco un elenco di piante divise per provenienza.

Il ragazzo lo osservò per qualche secondo con attenzione.

-Pensavo al fatto che gli elfi sono dei grandi esperti di erboristeria.- osservò Leax -Se mi consentissi di venire al ricevimento stasera, potrei porre loro delle domande...-

Ora era chiaro dove volesse andare a parare.

-Non se ne parla.- lo interruppe Lucius -Devi concentrarti sullo studio, senza contare che la situazione è già abbastanza tesa senza che tu ti metta ad importunare dei diplomatici elfici con le tue domande.-

Il mago aveva pronunciato quelle parole col sorriso sulle labbra, ma l'allievo lo guardò affranto.

-Potrei studiare più tardi.- provò a protestare il ragazzo -Una volta tornati a casa. Tu fai sempre tardi sui libri, potrei farti compagnia.-

-Ti ringrazio per la premura.- lo ringraziò il mago, più orgoglioso del dovuto dell'astuzia del figlio -Ma la risposta resta no. Sei troppo giovane sia per partecipare a una cena diplomatica che per passare la notte sui libri.-

-Ma padre, tu dici...- tentò ancora Leax in tono piagnucoloso.

Tuttavia la comparsa della sorella nel mezzo della stanza lo interruppe.

-L'hanno eletto!- esclamò Lynn, saltellando verso il mago con un bigliettino piegato in quattro e chiuso dalla ceralacca, recante il sigillo del governatore.

Gli occhi dell'uomo si accesero di curiosità e interesse.

-Hanno eletto il bibliotecario di Biorj?- chiese speranzoso, per essere certo di aver capito bene, mentre prendeva il messaggio dalle dita di lei.

La ragazza annuì energicamente.

-Or ora! - esclamò entusiasta.

La biblioteca di Biorj, strettamente legata alla chiesa di Abjan, era un'istituzione nel regno di Ithra: non solo era la seconda biblioteca per grandezza in tutta Otherian, seconda solo a quella leggendaria di Vör, che nessun occhio umano aveva mai visto, ma custodiva testi così antichi e preziosi che era impossibile reperirne copia in qualunque altro luogo. E poi certo era la prima biblioteca dell'ordine di Biorj, ma quello poco interessava al mago.

Ormai da tre settimane Lucius aspettava impaziente di poter tornare alle sue ricerche, che erano state bruscamente interrotto dalla morte del vecchio bibliotecario, a seguito della quale, come tradizione, la biblioteca era rimasta chiusa.

-Chi è stato eletto?- domandò Leax, osservando curioso il mago aprire il biglietto del governatore.

-Bisognerà aspettare la cerimonia d'investitura per saperlo.- rispose distrattamente l'uomo, leggendo le poche righe.

Come da tradizione, l'unico a sapere il nome del bibliotecario, oltre al gran sacerdote e al suo vicario, era il messo del tempio che lo avrebbe rivelato solo al governatore: chiunque altro l'avrebbe udito al termine della sfarzosa cerimonia d'investitura. Piuttosto seccante vista l'assoluta mancanza di considerazione che nutriva nei confronti dell'intero culto di Abjan e dei suoi ministri, ma non era così sciocco da mettersi contro le tradizioni, soprattutto se c'era di mezzo la religione.

Il mago si alzò per andare a sedersi allo scrittoio, prese un biglietto di carta pregiata e intinse la penna nel calamaio, vergando le poche parole di risposta per il governatore. Poi piegò i quattro angoli e vi fece colare sopra la ceralacca, imprimendovi il sigillo che portava al dito.

-A te, cara.- disse, passando il messaggio a Lynn -E quando sarai tornata vai a cambiarti, è opportuno indossare qualcosa di più elegante per la cerimonia.-

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo eccitato all'idea di partecipare alla cerimonia d'investitura, mentre Lucius lasciava la stanza, preparandosi all'idea di dover sopportare l'interminabile rito, prima di poter ascoltare il nome del nuovo bibliotecario di Biorj.

   
 
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