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Autore: rosa__espinosa    14/02/2020    6 recensioni
Anastasia piomba nella vita di Cristian, e proprio come farebbe un fulmine nella notte, all'improvviso dove prima credeva ci potesse essere solo oscurità e freddo, arriva invece luce e calore.
Si ritroverà ben presto a mettere in discussione anche quei limiti assoluti che credeva non sarebbe mai riuscito a superare, perchè Anastasia sarà capace di mettere in subbuglio ogni parte di lui: testa, cuore ed anima.
Anche per Anastasia non sarà facile, perchè Cristian entrerà nella sua vita con la forza di un uragano inaspettato, rimescolando tutte le sue certezze.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte!
Prima di lasciarvi al capitolo, permettetemi di dirvi che i vostri commenti sono stati una bella iniezione di fiducia, soprattutto considerando che non è da molto che mi sono innamorata di questa coppia e che perciò ancora potrei non rappresentarla al meglio!
Detto questo, spero comunque che la mia storia continuerà a piacervi.
Aggiungo che se vorrete lasciarmi altri commenti, sarà mia premura rispondervi dalle prossime volte nell'apposito spazio.
Ciao e buona lettura.

Ps: adoro questa loro foto insieme!


Risultato immagini per anastasia e cristian



 
Non riesco ad impedirmi di vagare da un punto all’altro dell’appartamento, in cerca di qualcosa che mi distragga dall’idea che tra meno di venti minuti, mi troverò di nuovo a stretto contatto con un uomo che ha il potere di mandarmi in confusione e insieme eccitarmi, semplicemente fissandomi negli occhi.
- Ana, te lo ripeto, se vuoi glielo dico io che non sei disposta ad incontrarlo. Sai bene che non ho problemi a fare arrivare il messaggio forte e chiaro a chiunque. Anche se si tratta di uno tra i più fighi multimilionari che ci siano in circolazione!
La voce di Kate è seria, ma non arrogante come forse le sue parole potrebbero far pensare. O forse, dal momento che io la conosco molto bene, so che la mia migliore amica è davvero così: tosta e sicura di sé al cento per cento.
Neanche a dirlo, vorrei possedere almeno un quarto della sua autostima, sicuramente avrei saputo gestire meglio in generale tutta la mia vita, invece di rimanere sempre un passo indietro per la troppa timidezza e insicurezza, e di sicuro non starei così nemmeno adesso, come se fossi in procinto di fare letteralmente un salto nel vuoto!
Che poi… lo sto facendo davvero, perché aver pensato di accettare questo invito, è l’equivalente di una pazzia che una ragazza posata e riflessiva come me non avrebbe dovuto nemmeno prendere in considerazione.
- Ana, stai facendo un solco nel pavimento, e io rivorrei indietro la caparra quando lasceremo questo appartamento.
Okay, ecco un altro pregio di Kate: riesce sempre a farmi ridere, anche in momenti di estrema agitazione come adesso.
- Okay… ora va meglio, almeno ti è tornato un po’ di colore in viso.
Mi sento in effetti un pochino meglio, parte della tensione che mi stringeva lo stomaco se ne è andata, perciò faccio un respiro profondo e fisso la mia migliore amica.
- Vorrei che la serata fosse già finita e io fossi qui a raccontarti di come un pezzo di insalata gli si è incastrata tra i denti, facendolo sembrare molto meno perfetto di quanto invece sembra!
Kate scoppia a ridere di nuovo, e io la seguo, perché di situazioni così a lei ne sono capitate davvero parecchio, dato che può vantare di essere uscita con un gran numero di ragazzi.
Tanto io sono timida e introversa, tanto lei è aperta e solare. Oltre che incredibilmente bella e bionda! Mentre io sono pallida come un fantasma e mora… e si sa… gli uomini preferiscono le bionde procaci, giusto?
- Ehi, smettila subito!
A riprova che mi conosce anche lei molto bene, ha già capito dove sono finita con i pensieri, perciò mi guarda male.
- Sei uno schianto, Anastasia Steele, con quel vestito!
- Merito del vestito, che guarda caso, è tuo Kate!
Mi viene vicino e agita il dito indice proprio come una mamma pronta a sgridare la propria figlia.
- Sul serio, piantala! Indossi quel vestito mille volte meglio di me, e Mr. Grey non potrà fare altro che sbavarti dietro tutta sera, scervellandosi ad immaginare che tipo di biancheria indosserai sotto. Perizoma o tanga? Pizzo o seta?
Arrossisco inevitabilmente, perché in realtà indosso un completo piuttosto semplice, che ha degli inserti in pizzo, ma che di certo non si può definire sexy nel vero senso della parola!
- Oh, Ana, se soltanto riuscissi ad arrossire come te! Non ti rendi conto dell’effetto che fai agli uomini! Persino Josè ne è stregato!
- Josè?
Josè il nostro migliore amico? Colui che costituisce il terzo elemento di un triangolo indissolubile nato tra le aule universitarie sin dai primi giorni che ci siamo incontrati?
- Sì, proprio il “nostro” Josè! Non dirmi che non te ne sei accorta che ha una cotta per te!
- Scusa? E me lo dici così, proprio adesso?
- No davvero, sei un caso senza speranza, Miss Steele! Dovrei impedirti di uscire stasera, perché è come se stessi mandando Cappuccetto Rosso dritta, dritta nella tana del Lupo Cattivo!
Solo che non ho il tempo di ribattere che non sono poi così ingenua come sembro, perché il citofono mi sorprende con il suo suono acuto, facendomi sobbalzare. Lo sguardo mi vola all’orologio sulla parete: sono le otto meno due minuti!
- Accidenti, un uomo davvero puntuale, il tuo Mr. Grey!
Adesso sono troppo agitata per dirle di risparmiarmi le sue battutine stupide, infatti sto girando su me stessa in cerca del soprabito e della borsa, che sembrano essersi volatilizzati, accidenti! Ho anche il cuore che sta andando a mille, tanto che mi domando se sia possibile avere un infarto alla mia età!
- Respira, Ana, e pensa che non hai niente di meno rispetto alle donne che sarà abituato a frequentare di solito.
Fortunatamente Kate mi sta porgendo borsa, soprabito e una buona dose di solidarietà, perché dopotutto non è poi così normale uscire con qualcuno che è decisamente al di sopra delle tue possibilità!
- Certo. Assolutamente. In fondo è un appuntamento come un altro, no? Magari in una cornice migliore, ma la sostanza non cambia, si tratterà di cenare e scambiare quattro chiacchiere in generale.
Intanto infilo in qualche maniera il soprabito, allaccio la cintura che quasi mi soffoco e cerco di sorridere a Kate in maniera naturale, chiedendole implicitamente se sono a posto e posso andare.
Lei accenna di sì con la testa, poi però decide di essere sincera al cento per cento, portando la mia ansia alle stelle.
- No, Ana, inutile prendersi in giro. Potrebbe essere tutto, tranne che un appuntamento qualsiasi! Sarei stata nervosa anch’io, il che è tutto dire, però sono sicura di una cosa: te la caverai alla grande!
Poi mi stritola in uno dei suoi abbracci, mi volta verso la porta e mi dà la sua ultima benedizione.
- Quindi adesso vai, e stendilo!
 
XXXXXXXXXXXXX
 
Nel momento stesso in cui premo il bottone corrispondente sul citofono, realizzo che grazie ad Anastasia – o dovrei dire per colpa? – mi ritrovo a vivere un’altra prima volta, perché non mi era mai capitato infatti, in precedenza, che venissi personalmente a prendere una probabile nuova sottomessa.
E con questa sono a quota cinque.
Già, perché da quando l’ho incontrata, ci sono state altre quattro “prime” volte, e mi ritrovo ad elencarle involontariamente nella mia testa, proprio come si sono succedute:
la prima: non ero mai rimasto fulminato da una donna semplicemente guardandola negli occhi, come invece è successo con lei non appena ho incrociato i suoi, così incredibilmente innocenti ed espressivi;
la seconda: comportarmi come il peggiore tra gli stalker, appostandomi fuori dal suo lavoro e dall’università che frequenta, per obbligarla ad incontrarmi;
la terza: non solo pensare di invitarla fuori a cena, ma farlo veramente, infrangendo la ferrea regola con cui ho sempre mantenuto il rapporto con una sottomessa su di un piano decisamente non confidenziale;
la quarta: insistere perché una donna – anzi una ragazza – accettasse il suddetto invito a cena da parte mia.
Sul serio, ma che cosa mi sta succedendo? Chi è Anastasia, per farmi agire in questa maniera?
Taylor, che è rimasto accanto alla macchina come sempre vigile e discreto, mi lancia uno sguardo che interpreto come un “tutto bene, Mr. Grey?”, perché di sicuro avrà notato il nervosismo con cui sto attendendo l’arrivo di Anastasia, riconoscendolo come qualcosa di veramente insolito per me, dato che sono sempre controllato e sicuro in ogni mia azione o decisione.
- Che ore sono, Taylor?
Mi basterebbe sollevare il polso e controllare l’ora sul mio Piaget, il cui meccanismo di precisione lo rende uno degli orologi più affidabili ed esclusivi al mondo, ma sono talmente irrequieto, che penso non riuscirei a decifrare le lancette, e questo la dice davvero lunga su quale sia il mio attuale stato d’animo.
- Le otto e zero sette, signore.
Dannazione! E’ in ritardo di almeno cinque minuti! Se fosse mia… le costerebbe una punizione di quelle che le ricorderebbe a lungo l’importanza di rispettare un orario!
Stringo i denti e torno verso il portoncino con l’intenzione di citofonare nuovamente, ma proprio nello stesso momento sento la serratura scattare, e dopo due secondi mi appare una visione che ha il potere di provocarmi un’erezione istantanea.
Cazzo, ma quanto è bella stasera?
Non che non lo fosse anche le volte precedenti, ma l’avevo sempre vista in jeans e maglione, mentre ora indossa stivali, collant trasparenti e un soprabito che lascia intuire che sotto ci sia un vestito che di sicuro metterà ancora più in risalto il suo fisico snello e ben proporzionato.
- Ehm… b-buonasera. Scusi per l’attesa, ma… non trovavo il soprabito.
Capisco da come tentenna che devo avere scritto in faccia quanto mi abbia infastidito la sua scarsa puntualità, ma fortunatamente nessun segno che le faccia immaginare come con il pensiero l’abbia già spogliata e poi scopata in almeno dieci modi diversi, tutti però con un’unica conclusione in comune: un orgasmo che non potrà mai più dimenticare.
Cazzo, Cristian, datti una calmata! Non sei più un quattordicenne arrapato, giusto?
No, accidenti, sono un dominatore in grado di giocare anche tutta la notte con la sua sottomessa, prima di portare entrambi ad un orgasmo liberatorio.
- Di solito, Anastasia, ci si premura di avere tutto a portata di mano prima di un appuntamento, e proprio per evitare di arrivare in ritardo, anche soltanto di pochi minuti.
Mi ritengo un padrone severo, ma corretto, per cui la punizione sarebbe stata sicuramente proporzionata alla colpa, perciò sarebbero state sette le sculacciate che avrebbe dovuto contare la bellissima Miss Steele per chiedermi scusa, una per ogni minuto di ritardo, invece di essere qui a rivolgermi un’occhiata molto più trasparente di quanto forse vorrebbe che fosse, dove ci leggo chiaramente un’unica parola: stronzo.
Sì, la ragazza timida ed impacciata, ha lasciato momentaneamente spazio a quella più ribelle ed insolente, che sta chiaramente pensando che sette minuti non possono costituire un vero ritardo, e che pertanto io sia soltanto uno stronzo paranoico.
Su una cosa ha ragione: posso essere effettivamente stronzo, ma sul paranoico… siamo lontani da quello che sono veramente.
La definizione corretta per la mia natura, infatti, è quella di “maniaco del controllo”.
Non c’è niente di peggio, perciò, che mostrarsi ribelli ed insolenti ai miei occhi, per scatenare tutte e cinquanta le sfumature di tenebra che mi porto dentro.
- Mi dispiace, Mr. Grey. Se l’ho offesa con il mio ritardo e vuole annullare la nostra cena, la capirò.
Peggio di mostrarsi ribelli ed insolenti, c’è solo il perseverare in questo atteggiamento proprio come sta facendo lei, che dietro a quello sguardo innocente, mostra di possedere un animo tutt’altro che sottomesso con questa sua sottile ironia!
E la cosa più incredibile è che… ne sono completamente attratto! Contrariamente a quanto avrei mai pensato, sono stimolato dall’idea di misurarmi con lei, per vedere se riuscirei a “domare” questo suo lato ribelle.
- Ho come l’impressione che potrei farti quasi un favore se annullassi il nostro appuntamento, o mi sbaglio, Anastasia?
Ho il piacere di vederla arrossire di botto, perché di una cosa sono certo su di lei: non è capace di mascherare le sue emozioni. Tutto quello che le passa per quella bella testolina, si riflette sul suo viso altrettanto delizioso.
- In ogni caso… non aggiungiamo ritardo su ritardo, sarà meglio andare.
Non mi trattengo e allungo una mano sulla sua schiena, posandola proprio al centro e invitandola a seguirmi verso la macchina, dove Taylor si è già premurato di aprirle la portiera.
Non mi sfugge il brivido che la coglie al mio contatto, e segretamente me ne compiaccio molto, perché ho abbastanza esperienza da capire che tra di noi c’è una chimica naturale impossibile da ignorare.
Inoltre, c’è un aspetto che credevo avrebbe influito negativamente sulla mia attrazione per lei, e che invece inaspettatamente l’ha solamente accentuata: la sua verginità.
L’idea di poter essere io la sua prima volta, mi fa regredire ad uno stato che definire cavernicolo forse ben rappresenta quello che si agita dentro di me all’idea di essere il primo uomo che conoscerà in senso “biblico”.
- Buonasera, Miss Steele.
Siccome non sono cieco, è ovvio che non mi sfugge come abbia squadrato Taylor di sottecchi, mentre ricambiava educatamente il suo saluto, catalogandolo sicuramente nella categoria “soggetto degno di nota”, proprio come lo definisce anche mia sorella Mia.
La cosa più assurda, però, non è che mi sia ritrovato a notarlo, quanto piuttosto il fatto che mi abbia infastidito ad un tale livello da classificarlo come un sentimento di… gelosia!
Come faccio ad essere geloso di una ragazza che conosco da meno di una settimana?
Ma soprattutto, io… geloso?
Mentre faccio il giro per salire dall’altra parte, cerco di convincermi che devo assolutamente darmi una calmata, altrimenti di questo passo non so cosa possa succedere questa sera.
Devo ricordarmi che questa uscita ha un unico scopo: esplorare quanto Anastasia sia veramente “innocente” e capire, di conseguenza, come non farla fuggire ancora prima di averle “illustrato” che tipo di rapporto vorrei instaurare con lei.
Come se non l’avessi già capito che cerca un tipo di uomo ben diverso da te, ossia il principe Azzurro!
C’è questa maledetta vocina che è tornata a farmi visita nella mia testa, e che secondo il mio analista è quella che dovrei imparare ad ascoltare di più, invece di sforzarmi di relegarla nel profondo della mia anima.
Intanto osservo il modo in cui Anastasia si è premurata di sedersi ben distanziata dal sottoscritto, forse per evitare altri contatti casuali, comunque in grado di accendere reazioni che forse la spaventano, vista la sua inesperienza.
L’attrazione sessuale, in effetti, può essere qualcosa di dirompente se non la si è mai sperimentata prima, e a quanto ho capito, il fatto che lei sia arrivata vergine alla sua età, è proprio dovuto al fatto che non ha mai incontrato nessuno in grado di “accenderla” nella maniera corretta.
E speri tanto che sarai tu ad accenderla, giusto? Peccato che quando le mostrerai la tua stanza dei giochi, invece, è più probabile che si renda conto di come non sarai nemmeno tu quello giusto a cui donare la sua prima volta!
Mi ritrovo a stringere i denti per ignorare ancora la vocina che stasera sembra non volermi dare tregua, e qualcosa della mia tensione deve trapelare, perché Anastasia si agita sul sedile chiaramente a disagio.
Per l’ultima volta, Cristian, datti una calmata! E’ soltanto una ragazza, possibile che tu non sappia gestirla?
- Ehm… spero che il mio abbigliamento sia consono per dove stiamo andando.
E’ chiaro che la domanda ha il solo scopo di rompere un silenzio che probabilmente non riusciva più a sopportare, anche se l’ho vista osservarmi di sottecchi, valutando forse con un po’ troppa ansia il completo scuro che indosso, e che ho scelto appositamente perché è uno dei miei preferiti.
Decisamente io e lei apparteniamo a due mondi completamente differenti, ed è altrettanto ovvio che sia lei quella a sentirsi in difetto nell’entrare in contatto con il mio.
- Sei bellissima, Anastasia, non hai motivo di sentirti a disagio, credimi.
Eccola che arrossisce in quella maniera che mi fa desiderare cose che non credo di aver mai provato in vita mia, tipo il bisogno di stringerla tra le braccia o accarezzarla dolcemente.
E’ tenerezza quella che provo per lei?
Stasera i miei stati d’animo sembrano più fuori controllo che mai! Un attimo prima ero infastidito dal suo ritardo, poi eccitato vedendola semplicemente comparire, subito dopo stuzzicato dalla sua insolenza e per finire, intenerito davanti alla sua insicurezza.
- La ringrazio, Mr. Grey.
Per l’ennesima volta le sento usare il mio cognome, anche se stavolta non in modo ironico o insolente, ma dal momento che voglio sentirle pronunciare il mio nome, decido di negoziare con lei per indurla ad usarlo.
- Cristian, e prima che tu dica un’altra volta che preferisci Mr. Grey, fammi aggiungere che sono disposto a darti una di quelle risposte che ti ho negato mentre ti improvvisavi “giornalista”, se accetterai di chiamarmi per nome.
Il riferimento al nostro primo incontro, quando si è presentata per intervistarmi appunto al posto della sua amica, la fa arrossire ancora una volta, e credo sia dovuto al fatto che è tornata anche a lei con il pensiero a quel paio di domande imbarazzanti che mi ha posto e che io ho bellamente ignorato dato che riguardavano assolutamente la mia sfera privata come uomo, e non quella pubblica nel mio ruolo di imprenditore di successo.
- Uhm… ecco…
Si schiarisce la voce evidentemente imbarazzata anche dalla presenza di Taylor, a cui lancia una breve occhiata, prima di tornare a fissare me direttamente negli occhi.
Quello che succede quando i nostri sguardi si incontrano ha dell’incredibile, perché arrivo a percepirlo quasi come un contatto fisico, tanto risulta intenso.
- Taylor?
Quello che considero a tutti gli effetti il mio uomo di fiducia, capisce subito cosa voglia da lui, e si premura di infilarsi nelle orecchie le cuffiette che aveva già precedentemente preparato proprio per l’evenienza, rivolgendo un cordiale sorriso di circostanza verso Anastasia che lo sta guardando a sua volta.
Non riesco ad impedirmi un nuovo moto di gelosia, e mi ritrovo a richiamare la sua attenzione proprio come un qualsiasi ragazzino insicuro.
- Ora che abbiamo sistemato Taylor, sentiti pure libera di farmi la tua domanda, Anastasia.
Mi piace il suo nome, tanto che mi ritrovo a pensare che ancora non ho trovato un difetto fisico o un aspetto di lei che non eserciti un fascino irresistibile su di me.
- Allora… vediamo…
Sembra davvero che stia riflettendo seriamente su quale domanda voglia pormi, e quasi mi ritrovo a sperare che sia la più scontata perché è anche la più semplice a cui rispondere, anche se in un certo senso vorrei che lei mi sorprendesse, decidendo per la più scomoda a cui dovrei dare conto.
- Ti sei mai innamorato veramente, Cristian?
La mia piccola dea, perché sì, a discapito di tutta la distanza che vorrei mantenere nel nostro rapporto, le ho già dato invece addirittura un nomignolo come non ho mai fatto con nessun’altro, non mi ha affatto deluso, dimostrandosi acuta ed intelligente nel rivolgermi l’unica domanda in grado di obbligarmi a scoprire già tutte le mie carte.
- No, mai. Quello che voglio da un rapporto con una donna può essere definito in una maniera soltanto: fottere.
Se l’ho sconvolta, le va dato il merito che è riuscita ad incassarlo bene, perché a parte un lieve rossore, non si è premurata di chiedermi subito dopo di riportarla a casa, ma è rimasta a fissarmi come in attesa di qualcos’altro che possa chiarire meglio il concetto.
- E lo so fare anche molto bene. Se me ne darai l’occasione, sarò molto felice di dimostrartelo coi fatti, più che con le parole, Anastasia.
 
 
XXXXXXXXXXXX
 

“Fottere. E lo so fare anche molto bene. Se me ne darai l’occasione, sarò molto felice di dimostrartelo coi fatti, più che con le parole.”
 
- Anastasia?
La voce di Cristian mi riporta al presente, inducendomi ad arrossire come se mi avesse appena letto nel pensiero, ritrovando quella sua frase che mi si è praticamente incisa a fuoco nella mente.
- Scusa, credo di essermi distratta un attimo.
Per un attimo temo voglia scoprire cosa mi abbia distratto da lui e dalla sua conversazione peraltro molto brillante, e mi affretto a pensare ad una scusa qualsiasi almeno un po’ plausibile, ma poi la sua espressione muta in un sorrisetto divertito barra malizioso, e allora sì che mi sento arrossire ancora di più, perché ho quasi l’impressione che possa aver intuito da solo la direzione presa dei miei pensieri, soprattutto perché sembra possedere un sesto senso nel decifrare tutti i miei stati d’animo, sebbene non mi conosca affatto!
- Spero qualcosa di piacevole, almeno.
Afferro il bicchiere di vino, e cerco di riprendere il controllo sul mio corpo, che pare essersi accesso tutto d’un botto alla sola idea di provare ad immaginare cosa potrebbe voler dire essere “fottuta” da lui.
- Signori, posso?
In mio aiuto giunge anche il cameriere, che fissa i nostri piatti ormai vuoti, in attesa del permesso per poterli portare via.
Cristian si limita ad accennare un sì con la testa, senza però distogliere lo sguardo dal mio. Dovrebbe sembrarmi un gesto arrogante, una mancanza nei confronti del gentile cameriere che sta procedendo a sparecchiare, ma la verità è che mi sento oltremodo lusingata dal vedere come la sua attenzione sia rimasta concentrata su di me.
Cosa che, in realtà, è avvenuta sin da quando siamo entrati in questo lussuoso e raffinato ristorante, dove ho potuto assaporare per la prima volta il concetto di “deferenza” che tutti sembrano provare istintivamente al cospetto di Mr. Grey.
Mi sono fatta l’idea che non sia dovuto solo al suo status di multimilionario di successo, ma sia qualcosa legato alla sua naturale propensione ad apparire autorevole e autoritario in ogni suo aspetto.
Anch’io ne sono in un certo senso intimorita, sebbene abbia cercato di non farmi sopraffare da alcuni suoi atteggiamenti piuttosto… intransigenti, che mi danno l’impressione che abbia la tendenza piuttosto innata a voler esercitare un ferreo controllo su tutto ciò che lo circonda, me compresa, ovviamente.
- Anastasia?
Ecco che mi ritrovo di nuovo a scuotermi dai miei pensieri, ritrovando Cristian a fissarmi con quell’intensità che sembra capace di leggere esattamente tra i miei pensieri.
- Lo stai facendo di nuovo, e non credo mi piaccia.
Stavolta non riesco a capire cosa voglia dire, perciò mi ritrovo a guardarlo interrogativamente.
- Pensare a me, invece di godere del fatto che sono qui, in carne ed ossa.
Oh, bè, cavoli! Non avrebbe potuto essere più diretto ed esplicito di così, tanto che mi trovo ad agitarmi sulla sedia per cercare di smorzare la pulsazione che mi si è accesa improvvisamente tra le gambe alla sola idea di godere con lui!
E tu che pensavi di tenerlo alla larga, eh? Sei proprio la coerenza fatta persona, Anastasia!
Vorrei ignorare la vocina dentro la mia testa, però ha ragione. Questa cosa con Cristian – qualsiasi cosa sia – ha scritto la parola “disastro” da ogni parte la si voglia guardare.
Io e lui siamo su pianeti diversi, c’è poco da fare.
Per quanto mi ecciti, non posso dimenticare che lui, con le donne, si limita a fottere e non ha certo cercato di nascondermelo, anzi direi che me l’ha sbattuto in faccia con molta franchezza, probabilmente intuendo l’animo romantico che non posse negare di possedere.
Dopotutto, se ho scelto di studiare letteratura, è perché sono cresciuta accompagnata da eroi romanzeschi, che mi hanno fatto quindi innamorare di loro e dell’idea dell’amore… quello però con la “a” maiuscola!
- Credo sia arrivato il momento di concludere la nostra serata, Anastasia.
Per la terza volta la voce di Cristian mi riscuote, ma stavolta non c’è nessun divertimento o malizia sul suo viso, anzi la sua espressione si è fatta inaspettatamente seria, se non addirittura cupa.
Questo improvviso cambio d’umore mi spiazza abbastanza da farmi domandare cosa abbia fatto di sbagliato, visto che sino a qualche attimo prima stavamo… flirtando?
Sicura che stavate flirtando? Forse non hai abbastanza esperienza per poterlo dire con sicurezza, almeno, non abbastanza esperienza con un uomo come lui.
No, in effetti non sono sicura di niente, men che meno del perché mi trovi qui con lui, che adesso pare avere fretta sul serio di concludere la serata, tanto che si è già premurato di fare un cenno al cameriere che si è fiondato subito qui per ritirare la sua carta credito e poi sparire velocemente, lasciandoci di nuovo soli.
La freddezza che sento provenire improvvisamente da lui, mi porta a scrutare fuori dalle ampie vetrate, per cercare di alleviare la tensione che mi attanaglia lo stomaco.
Che cosa sta succedendo?
- Non girerò intorno alla cosa, Anastasia. Mi sono sentito subito molto attratto da te, tanto da spingermi a volerti rivedere ad ogni costo.
Torno a fissarlo, sentendomi molto più mortificata e confusa di quanto non dovrei, dal momento che sapevo che permettergli di avvicinarsi sarebbe stato pericoloso per me.
- E dopo stasera, ho capito che potrei averti davvero, perché mi hai confermato che anche tu sei molto attratta da me. Solo che…
Si interrompe, sospira proprio come se faticasse a trovare le parole, poi scrolla le spalle e riprende a parlare con una voce ancora più tesa.
- Solo che io, a differenza tua, so per certo che non potrei mai, e poi mai, essere l’uomo giusto per te.
Il cameriere decide di tornare proprio in questo momento, per completare il pagamento con una firma che Cristian appone con un certo fastidio, forse perché ci ha sorpresi nel momento più delicato.
Questo mi da il tempo di capire cosa stia per dirmi, e di conseguenza di prepararmi al duro colpo… perché sì, sono proprio una stupida, dal momento che mi è bastata questa cena con lui per ritrovarmi completamente infatuata.
Stupida, stupida, stupida!
Lo sono davvero, perché sapevo che la mia prima scelta era quella giusta, e invece gli ho permesso di mostrarmi che oltre alla sua indiscutibile bellezza, c’è anche molto altro da apprezzare!
- Anastasia…
Il cameriere è sparito di nuovo, Cristian mi guarda come se sapesse esattamente quale sia il mio stato d’animo, e in uno scatto di amor proprio, prendo io la parola e mi difendo nell’unico modo possibile, cioè attaccando.
- Discorso chiarissimo, Mr. Grey. Non credo ci sia da aggiungere altro. Mi spiace soltanto una cosa, cioè che l’avevo capito prima di lei che non saremmo stati affatto compatibili, e se non avesse insistito tanto, stasera avremmo potuto entrambi risparmiare tempo e denaro, quello che le ridarò non appena mi farà sapere a quanto ammonta la mia parte di conto.
Mi alzo in piedi, sfoggiando una sicurezza che mai pensavo avrei tirato fuori proprio davanti a lui, che mi ha intimidito sin dalla prima volta che ci siamo incontrati per quella maledetta intervista che l’ha portato ad incrociare la mia strada!
- Non si disturbi a riaccompagnarmi, come forse avrà intuito, preferisco prendere un taxi per tornare a casa. E conto anche sul fatto che si dimentichi di me altrettanto in fretta come io farò con lei.
Si è alzato subito in piedi anche lui, con un’espressione in volto così cupa e tirata, che per un momento fa vacillare la mia sicurezza, dato che sembra sul punto di… esplodere?
- Anastasia, per cortesia, rimettiti a sedere e calmati.
Nonostante quel “per cortesia” è chiarissimo invece dal suo tono di voce e dal suo sguardo, che mi abbia appena invece ordinato di tornare a sedermi.
Non mi sfugge, come del resto neanche a lui, che siamo oggetto di alcuni sguardi incuriositi, che saranno il motivo per cui Mr. Grey è così contrariato: ovvio che non ami fare brutte figure.
Ma dal momento che io la mia dose di umiliazione me la sono già beccata – sono stata giusto appena scaricata da un famoso e sexy multimilionario, direi che non esiste colpo più duro per il mio amor proprio! – mi pare giusto che almeno un piccolo disagio lo viva anche lui, perciò ribadisco la mia intenzione.
- Non ce n’è bisogno, Mr. Grey. La nostra serata finisce qui, come ha detto anche lei poco fa. Perciò la saluto e la invito a non insistere nel volere che rimanga, se non vuole che la situazione diventi sì ancora più imbarazzante per lei.
Anastasia Steel, ma dove la nascondevi tutta questa grinta?
Veramente non lo so, anzi, ho paura che si esaurirà presto, trasformandosi in uno di quei pianti che hanno bisogno di chili di gelato e la privacy della tua casa, dove ci sarà anche la tua migliore amica pronta a sorbirsi lo sfogo emotivo più lungo della storia, per cui mi affretto a prendere la borsa e fare quello che ho detto, cioè dirigermi verso l’uscita, passando per il guardaroba dove recupererò il mio soprabito.
Non so esattamente cosa sperassi, forse che Mr. Grey si volatilizzasse come nebbia, però purtroppo non succede, anzi mi sento afferrare da una presa salda sul braccio – che maledizione mi provoca comunque un brivido incontrollabile! – e sento la sua voce sussurrare appena un “piccola dea ribelle e impertinente” che mi fa pensare di aver capito male, perché non ha alcun senso che si rivolga a me in tali termini, soprattutto non come dea!
Intanto siamo giunti davanti al guardaroba, dove troviamo già pronti i nostri rispettivi capi, dal momento che la gentile addetta deve averci visto arrivare, ma prima che riesca ad afferrare il mio, l’ha già fatto lui, spiegandolo per aiutarmi ad infilarlo.
Ovviamente, Mr. Grey mi sta “scaricando” senza dimenticare le buone maniere! La cosa, se possibile, mi fa sentire ancora più male, perché a questo punto preferirei che facesse qualcosa di sbagliato per permettermi di iniziare ad elencarne i difetti, visto che al momento avevo segnato soltanto dei pregi nella lista stilata nella mia testa su di lui!
- Buonasera, Mr. Grey. Miss.
Veniamo salutati rispettosamente dalla gentile ragazza, e subito dopo vengo riafferrata con decisione per un gomito, per poi essere indirizzata verso l’uscita del ristorante. Sto pensando di puntare i piedi – letteralmente – quando vengo fulminata da un’occhiata che non lascia spazio a fraintendimenti, nel senso che sta dicendo “non ci provare nemmeno!”.
Ancora una volta mi trovo a pensare che la sua non sia una vera e propria prepotenza, quanto più la naturale attitudine a credere che la sua volontà non debba essere messa in discussione in quanto giusta e pertinente.
Decido di non fare veramente una scenata – nonostante tutto la mia timidezza non me lo permetterebbe mai! - perciò gli permetto di accompagnarmi fuori dove, con mio grande disappunto, vedo già Taylor in attesa, con tanto di portiera spalancata per farci salire.
Ma che cavolo! Essere un po’ meno efficienti, Taylor, no?
Osservo l’imperturbabilità che mantiene nonostante sia abbastanza sicura che abbia intuito che non sia “felice” di averlo appena visto, anche se non sa perché motivo.
- Signore…
Ha già spostato l’attenzione sul suo capo, che ancora mi sta tenendo saldamente per il gomito, quando decido che è il momento di puntare davvero i piedi, in senso fisico e letterale.
- Mr. Grey, non salirò su quella macchina.
Mi sono bloccata a diversi passi da Taylor, il cui sguardo prende a scrutare sia me che Cristian, forse per capire a cosa debba prepararsi.
- Anastasia, se pensi che ti farò prendere un taxi per rientrare a casa, sei completamente fuori strada.
Come è già successo, le sue parole risvegliano quel lato ribelle di me che non sapevo di possedere e così ribatto con prontezza.
- Per lei, sono Miss Steele. E prenderò un taxi per tornare a casa.
Per sottolineare la mia decisione, apro la borsetta per prendere il cellulare, ma una mano si sovrappone alla mia, impedendomelo.
- Niente taxi, sarà Taylor a portarti a casa. E non è negoziabile questa soluzione, Miss Steele.
Il modo in cui pronuncia il mio cognome mi fa sollevare gli occhi nei suoi, trovandoci dentro una vera e propria tempesta.
Accidenti se è arrabbiato!
Forse dovrei averne paura, ma non succede perché senza sapere nemmeno io come, sono certa che di tutta quella rabbia solo una piccola parte sia a causa della mia testardaggine di voler tornare a casa da sola, e il restante sia frutto di una battaglia che lui sta portando avanti con sé stesso.
Forse è proprio questo a farmi desistere dall’insistere, o forse perché a questo punto desidero veramente tornare al più presto a casa, dove metterò subito in atto il piano “divano+gelato+Kate” per cercare di elaborare al più presto questa breve – ma intensa – parentesi con lui e poi andare avanti con la mia vita, come se non ci fosse mai entrato!
- Va bene, accetto. Allora… addio Mr. Grey.
Forse suona un po’ troppo melodrammatico come saluto, ma rende l’idea di come – nello spazio di una sola cena, accidenti! – mi fosse già entrato nel sangue quest’uomo.
- Addio, Miss Steele. Taylor, riaccompagnala a casa, io prenderò un taxi.
Senza aggiungere altro lascia andare la mia mano, che ancora tratteneva, e mi affida a Taylor, che in tutto questo è rimasto perfettamente impassibile in attesa di capire come si sarebbe risolta la situazione.
Non ho più niente da aggiungere nemmeno io, così salgo in macchina e non mi concedo di guardarlo per un’ultima volta, fissando dritta davanti a me.
 
XXXXXXXXXXX
 
Sono passati tre giorni da quando ho detto “addio” a Mr. Grey, e forse questo è il primo in cui intravedo un po’ di normalità, dato che mi è tornata la voglia di fare festa insieme ai miei amici, ed è il motivo per cui ci troviamo in questo pub affollato, mentre beviamo e ci divertiamo come se non ci fosse un domani!
Ad un certo punto ho la necessità di andare in bagno, così mi ci avvio su gambe decisamente malferme, che mi fanno ridacchiare della mia condizione euforica di ubriaca.
Sono in coda, quando sento le due ragazze di fianco a me parlare di come una delle due abbia spiattellato in faccia al suo ex tutti i difetti che non sopportava di lui, e questo accende una lampadina dentro di me, facendomi tirare fuori il cellulare mentre non riesco a smettere di ridacchiare per la brillante idea che mi è venuta in mente.
E’ giusto che Mr. Grey sappia esattamente cosa penso del suo regalo e del biglietto che lo accompagnava!
Faccio partire la chiamata e dopo qualche squillo sento la sua voce.
- Anastasia?
Allora anche lui non mi aveva ancora cancellato dalla sua rubrica!
- In persona, Mr. Prepotente.
- Mr. Prepotente? Mi hai davvero chiamato così?
Rido da sola per il soprannome che gli ho appena affibbiato – azzeccatissimo tra l’altro! – e ignoro la sorpresa che ho sentito nella sua voce, proseguendo con il discorso che galleggia nella mia testa e che ho paura svanisca se non lo caccio fuori subito! Non è che in questo momento sia proprio al meglio della mia capacità intellettiva, questo va detto!
- Sì, esatto, Mr. Prepotente. Ha deciso tutto lei, da quando ci siamo conosciuti. Anastasia prendiamo un caffè, Anastasia ti voglio conoscere meglio, Anastasia andiamo a cena, Anastasia ti voglio scopare, anzi no, non voglio più scoparti, perché non sono l’uomo giusto per te! Anastasia accetta il mio regalo prezioso così mi sentirò meno in colpa per averti scaricato!
Mi interrompo ridacchiando, perché non è che nel biglietto ci fosse scritto proprio così, ma il sottotesto era chiaramente quello, dato che mi ha mandato due prime edizioni dei miei libri preferiti!
Se non è lavarsi la coscienza, questo, non so cos’altro sia!
- Anastasia, hai bevuto, sei ubriaca!
Caspita, davvero arguto Mr. Grey! Per forza che è riuscito a fare tutti quei soldi…
- Anastasia, smettila di dire scemenze e dimmi dove sei!
Oooopppssss mi sa che quell’ultima cosa sui soldi non l’ho solo pensata ma gliel’ho proprio detta, e ovviamente mi fa ridere ancora di più!
- Così mi delude… dove vuole che sia una persona ubriaca? In un bar, no? Ritiro che lei sia arguto, comunque l’ho chiamata per dirle che il suo regalo non lo voglio e…
- Anastasia non ti muovere da lì, sto venendo a prenderti.
- In bagno?
Ma non c’è risposta, deve essere caduta la linea, e la cosa mi fa ridere, perché quella ubriaca sono io, eppure anche lui ha detto un paio di scemenze, tipo quella che mi raggiunge, peccato che io sono a Portland e lui a Seattle!
- Ragazze, stavo per mettermi con uno che dice un saaaaaacccco di scemenze!
Le due ragazze mi guardano senza capire molto, però per solidarietà femminile mi dicono che ho fatto bene a mollarlo, allora.
Già, ho fatto proprio bene e domani gli rispedisco anche i suoi preziosi libri!
 
XXXXXXXXXX
 
Busso insistentemente alla porta, e finalmente dopo un paio di minuti si apre e appare mio fratello Elliot.
- Cristian, il fatto che tu non dorma la notte, non vuol dire che…
- Vestiti, mi devi accompagnare in un posto.
Mi guarda come se fossi impazzito, e forse lo sono davvero, ma adesso non ci voglio pensare, mi preme di più raggiungere quella pazza sconsiderata!
Piccola dea, non hai idea di quello che ti farò quando sarai al sicuro con me.
Perché è proprio questo quello che ho sentito subito il bisogno di fare, non appena ho capito che era ubriaca, assicurarmi che non le capiti nulla di male.
E che nessuno si approfitti di lei, soprattutto!
- Cristian, ma è mezzanotte e mezza, dove cavolo devi andare a quest’ora?
E’ ovvio che Elliot sia sconvolto, perché sa che non sono di certo uno che va in giro di notte a fare baldoria come lui. Il fatto che fosse in camera a dormire è dovuto solo al fatto che domattina presto saremmo dovuti ripartire per Seattle, dopo che mi ha raggiunto qui per scroccarmi appunto un passaggio, dato che odia guidare.
- Lo vedrai, vestiti e basta.
Non aggiungo altro, tanto so che lo farà, non fosse altro che deve soddisfare la sua curiosità adesso.
Dopo cinque minuti appena, mi raggiunge giù nella hall e quando usciamo, Taylor è già lì che ci aspetta, ovviamente.
Lui non ha fatto domande, come sempre si è limitato a dare prova della sua efficienza, motivo per il quale spero continuerà a rimanere al mio servizio molto a lungo.
- Allora, vuoi dirmi qualcosa, o rimarrà una sorpresa sino all’ultimo?
Io e lui siamo proprio come la notte e il giorno, cioè agli opposti, questo però non toglie che ci vogliamo bene come se fossimo davvero fratelli di sangue.
- In un locale, devo recuperare una persona. Taylor, l’indirizzo è confermato?
Rispondo una mezza verità, mentre mi assicuro che il cellulare di Anastasia abbia fornito una posizione esatta.
- Sì, signore, l’indirizzo corrisponde ad un locale, l’Irish Pub.
- Irish pub… e chi è la persona che dobbiamo recuperare?
Elliot non molla ovviamente, d’altronde non gli sembrerà vero di vedermi così… ansioso ed incazzato nello stesso tempo.
- Una ragazza.
Lo dico sputandolo fuori contro voglia, perché già so cosa comporterà.
- Wow, una ragazza? Cristian sei sicuro di quello che stai dicendo?
Stringo i pugni, forse per non rifilargliene uno, e lui sembra capirlo, perché se la ride anche di più.
- Per avere voglia di picchiarmi, deve essere una cosa seria!
Per un attimo incrocio lo sguardo di Taylor nello specchietto, e a mio fratello non sfugge, ovviamente.
- Ah, quindi tu l’hai già vista, Taylor! E dimmi è carina? Mora, bionda rossa… tette grandi, piccole…
- Piantala, Elliot!
Lo ringhio fuori, mentre lui solleva le mani come a dire che viene in pace.
In pace un cazzo, si sta divertendo come uno stronzo!
- Okay, okay, la pianto! Dimmi almeno perché mi stai trascinando con te! Cosa devo aspettarmi? Un fidanzato geloso con amici grandi, grossi e rissosi?
- Quanto manca, Taylor?
Fulmino mio fratello con uno sguardo che lo faccia desistere dal dire altre scemenze, mentre continuo a pensare che devo arrivare da lei il prima possibile!
- Tre minuti, signore.
Elliot ridacchia, ma decide di darmi tregua, tanto tra poco vedrà esattamente chi ha avuto tanto potere su di me, da farmi fare qualcosa di così insolito.
Anastasia, prega che ti trovi sana e salva, altrimenti…
Già così ho un estremo bisogno di punirla per la sua avventatezza, ma se dovesse anche succederle qualcosa, credo proprio che non risponderei di me.
Elliot, a riprova che siamo davvero fratelli, ha capito il mio reale stato d’animo, e seppure col sorriso, non si esenta dal rassicurarmi.
- Vedrai che la tua ragazza starà bene, qualsiasi cosa pensi le sia successa.
Tralascio di pensare a come mi sia sentito nel sentirgli dire “la tua ragazza”, e mi concentro sulla strada che scorre via troppo lentamente per i miei gusti.
Finalmente arriviamo davanti al locale, e quasi Taylor non ha fermato la macchina, che sto già scendendo, ordinando a mio fratello di fare lo stesso.
Una volta dentro il locale, pieno di gente che beve, balla e si diverte, mi metto a cercarla, e alla fine individuo il tavolo dove dovrebbe essere, perché riconosco nella bionda che sta parlando con un’altra ragazza, la sua amica nonché coinquilina: Kate Kavanaugh. Non l’ho mai vista di persona, ma la foto della sua tessera universitaria mi rendo conto adesso che è molto veritiera, perciò faccio segno a mio fratello di seguirmi.
Quando piombiamo al loro tavolo, la vedo sgranare gli occhi dalla sorpresa, anche se poi si riprende piuttosto in fretta, soprattutto perché li sposta su Elliot, e passa un lampo di curiosità oltre che di apprezzamento femminile.
- Dov’è Anastasia?
A discapito della buona educazione, di cui adesso sinceramente me ne frego, le faccio l’unica domanda che mi interessa veramente. Prima ancora che possa parlare, però, non so se per mandarmi al diavolo per la mia maleducazione o se per darmi la risposta voluta, è mio fratello ad intervenire.
- Ciao, sono Elliot, suo fratello. Mi scusi per i suoi modi poco gentili, ma ti saremmo molto grati se volessi dirci dove possiamo trovare la tua amica.
Ovviamente, non poteva che sfoggiare il suo famoso sorriso, quello che ha fatto capitolare non so quante donne già al primo colpo, e che sembra funzionare anche sull’amica di Anastasia, perché ignorandomi completamente – credo sia il suo modo di farmela pagare – gli risponde con un pari sorriso in versione femminile, mentre però rivela ciò che voglio sapere.
- Piacere, io sono Kate. Anastasia è uscita a prendere una boccata nel giardino sul retro con il nostro amico Josè.
Mi sto già fiondando verso la porta che ha indicato, mentre mi domando chi cazzo sia quel Josè, se soltanto un amico o magari qualcosa di più.
Mi ha detto che non c’era nessun ragazzo, spero per lei che non mi abbia mentito!
Stasera la lista delle cose per cui Anastasia potrebbe ritrovarsi in guai seri con me sono parecchie, e spero per lei che saprà darmi una spiegazione per ognuna di loro!
Forse, però, stai dimenticando un particolare importante: lei non è tua!
Adesso non è il momento per quella vocina del cazzo! Apro la porta, metto piede fuori e la vedo, peccato che sia proprio quello che temevo, perché il tizio che è con lei, ce l’ha scritto in faccia che sta per baciarla, peccato che lei stia chiaramente facendo segno di non essere d’accordo!
- Ha detto di no, lasciala stare!
Intervengo afferrando il tizio e strattonandolo via da lei, che prima impallidisce e poi sussurra un “sto per vomitare” che mi fa scattare immediatamente in suo aiuto, dato che si è appena piegata su stessa per rimettere.
Piccola dea, non hai idea di quello che mi stai facendo nel vederti ridotta così.
Sono incazzato e nello stesso tempo preoccupato per lei, per quello che le sarebbe potuto succedere se non fossi arrivato, e se mi sto trattenendo dal picchiare il suo “amico” è soltanto perché devo badare a lei.
Quando si rialza, è la personificazione dell’imbarazzo e della confusione, mentre le porgo il mio fazzoletto.
- C-cosa ci fai qui?
- Come ti senti?
Non rispondo alla sua domanda, perché non ho nessuna intenzione di svelarle i motivi che mi hanno spinto qui, almeno non ora, prima ho bisogno di assicurarmi che stia bene del tutto, e a giudicare dal suo colorito, ne è ben lontana.
- Come hai fatto a trovarmi?
Prosegue con le sue domande inutili, invece di darmi la risposta che mi preme più di tutto, perciò decido di passare direttamente ai fatti.
- Andiamo.
La prendo per mano e mi incammino verso la porta, con lei che tenta di fare un minimo di resistenza, facendomi innervosire ancora di più.
- Anastasia la mia pazienza è già al limite, non provocarmi oltre.
Mi guarda come se fossi impazzito – e una parte di me è effettivamente impazzita – ma ancora una volta non voglio soffermarmi a pensarci, se non quando non potrò più farne a meno.
- Ma…
- Niente ma. Ti porto via di qui, punto e basta.
So che le apparirò proprio come mi ha soprannominato – Mr. Prepotenza! – ma credo che dovrà farci l’abitudine, perché per certi versi lo sono veramente.
Ho bisogno di avere tutto sotto controllo, e in particolar modo, adesso ho bisogno di controllare la mia piccola dea, perché voglio essere sicuro che non le succeda niente di male.
- Non sono da sola, sono qui con Kate e altri amici.
Mi sta seguendo solo perché non le sto lasciando altra scelta, visto che le ho passato un braccio intorno alla vita e la tengo stretta al mio fianco, mentre ci facciamo spazio nel locale che adesso mi sembra ancora più affollato di prima.
- Lo so, c’è mio fratello con lei, in questo momento.
La confusione sul suo viso aumenta, ovviamente.
- Sei venuto qui con tuo fratello? Perché?
Non le rispondo neanche stavolta e mi avvicino al bancone, richiamando con un gesto imperioso il tizio che sta preparando da bere.
- Dell’acqua, subito per favore.
“Per favore” l’ho aggiunto più a beneficio di Anastasia che non quella del tizio, che è già intento a soddisfare la mia richiesta. Forse è per via della mia faccia che rispecchierà ciò che mi si agita dentro, o forse magari mi ha riconosciuto, in ogni caso l’importante è che mi stia già tendendo ciò che ho chiesto e che mi affretto a mettere in mano ad Anastasia, impartendole l’ennesimo ordine.
- Resta qui e bevilo tutto. Vado ad avvisare mio fratello che ti ho trovata e che ce ne andiamo.
Con il bicchiere stretto tra le mani e quell’aria un po’ smarrita, sembra quasi una bambina, e il mio istinto di protezione barra possesso nei suoi confronti subisce un’ulteriore impennata.
Cristo, piccola dea, non hai la minima idea di come stai sconvolgendo tutto il mio mondo!
- Hai capito, Anastasia? Resta qui!
Voglio essere sicuro che non si dilegui appena mi volterò, così le riservo la mia espressione più severa, quella che a detta di mia sorella farebbe tremare chiunque, e che fortunatamente le strappa un cenno di assenso.
La fisso ancora per un attimo, poi mi volto e individuo Elliot che sta ballando con la sua amica, così mi dirigo verso di loro a passo spedito, facendomi spazio tra la gente che balla.
Quando li raggiungo, mi chino verso mio fratello per informarlo del mio programma, con Kate che vorrebbe anche intervenire, ma che non lo fa, perché riservo anche a lei un’occhiataccia che spero la faccia sentire abbastanza colpevole del fatto che ha permesso di fare ubriacare in quella maniera la sua amica.
Di sicuro non succederà più, e mi accerterò che sia così, dovessi metterle alle costole qualcuno che la sorvegli ventiquattro ore su ventiquattro.
Il mio analista ha sempre avuto ragione nel definirmi un “maniaco del controllo”, e temo che la presenza di Anastasia nella mia vita, abbia appena portato questa mia caratteristica ad un livello superiore.
Abbandono i due ballerini – che hanno già l’aria di aver stabilito una grande intesa tra di loro non solo sulla pista da ballo – e ritorno dalla mia piccola dea che, fortunatamente, ha deciso di comportarsi bene come una brava bambina, rimanendo lì dove l’ho lasciata.
- Possiamo andare.
Le sfilo il bicchiere di mano – è stata brava anche perché ha bevuto tutto – e la riprendo per mano.
- Così quello è tuo fratello. Mi sembra che vada già molto d’accordo con Kate.
E’ chiaramente ancora sbronza, perché nel guardare Elliot e la sua amica, le è comparsa in viso un’espressione maliziosa e buffa insieme, propria di chi è alterato ed euforico.
- Sì, così sembra. Adesso andiamo.
Mi incammino con lei dietro, ma solo dopo un passo mi sento tirare, così mi volto spazientito, e incontro un sorriso così ampio e aperto che per un attimo mi spiazza.
- Anastasia…
- Sai che sei proprio carino?
Che cosa?
Ha negli occhi un’espressione talmente languida e sincera, da indurre il mio corpo a risponderle con un’erezione istantanea, peccato che due secondi dopo la vedo sbiancare mentre mi rivela con estrema calma che sta per svenire, dandomi giusto il tempo di afferrarla al volo per non farla cadere a terra.
E’ la goccia che fa traboccare il vaso, e mentre la sollevo tra le braccia per portarla fuori, mi rendo conto di aver perso definitivamente la battaglia contro me stesso.
Piccola dea, ci ho provato a fare la cosa giusta, ma la verità è che mi sei entrata nel sangue, perciò dovremo trovare il modo di far funzionare le cose tra di noi.
Qualcuno mi apre la porta, lanciando occhiate curiose per il fatto che ho tra le braccia una ragazza chiaramente svenuta, però a nessuno viene in mente di fermarmi o di chiedermi se sono o meno il suo fidanzato, o magari un amico.
Un’altra lezione che dovrà imparare a tutti costi è che non dovrà mai più mettersi in pericolo come ha fatto stasera, quando chiunque avrebbe potuto approfittarsi di lei!
Taylor mi vede arrivare e si affretta ad aprire la portiera, mentre con solo un’occhiata gli faccio capire che sta bene, anche se è svenuta.
E’ abbastanza leggera da permettermi di salire con lei in braccio – mi domando se mangerà a sufficienza, un’altra cosa da stabilire con certezza – e una volta seduto, la sistemo meglio sul mio grembo, di modo che possa riposare comoda, dato che sarà un viaggio più lungo di quanto avevo previsto mentre venivo qui.
Taylor, intanto ha preso posto dietro il volante e mi cerca con lo sguardo nello specchietto retrovisore.
- Dove andiamo, signore?
Non ho dubbi nel rispondere.
- A casa, Taylor.
Esatto, è proprio a casa mia che voglio portare Anastasia, perché è arrivato il momento di mettere tutte le carte in tavola, dal momento che ho deciso di non rinunciare a lei.
  
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