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Autore: Dan13la1995    15/02/2020    2 recensioni
Liam torna nella sua città natale dopo anni, quando sua madre decide di risposarsi. Il suo più grande shock è scoprire che il figlio del suo nuovo patrigno è lo stesso ragazzo che all'epoca della scuola elementare era solito bullizzarlo, rendendo la sua vita letteralmente un inferno...
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"Qualcuno potrebbe dire che non dovrebbe voler amare la persona che lo ha distrutto. Però lui vuole amare la persona che lo ha rimesso insieme. Lo vuole, davvero, ma non può."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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4. Solo i deboli piangono

Era un placido noioso sabato pomeriggio, e Liam se ne stava seduto alla scrivania di Theo a fare i suoi compiti, approffittando del raro silenzio che c'era in casa dal momento che tutti erano fuori. Sua mamma e Paul erano andati a fare compere, Mason e Corey sarebbero usciti per un appuntamento, Theo era chissà dove, quindi non è che avesse di meglio da fare.

Questo finchè all'improvviso la porta della stanza si aprì con uno slam da far tremare le cornici appese alla parete. Liam alzò la testa quasi esasperato per urlare a Theo di fare piano almeno, ma incontrò una vista che gli fece sbarrare gli occhi inorridito.

Davanti a lui c'erano Theo e Tracy avvinghiati in un bacio disordinato, inciampando nella stanza, prima di cadere in un mucchio contorto sul letto. Liam restò a guardarli scioccato, troppo imbarazzato per trovare qualcosa da dire o da fare. Quella non era sicuramente una cosa che capitava tutti i giorni.

Probabilmente Tracy avvertì gli occhi di qualcuno su di lei – il famoso intuito femminile – perchè mentre Theo le baciava il collo, voltò la testa di lato incontrando gli occhi di Liam e assumendo la sua stessa espressione scioccata.


"Ehm Theo" biascicò lei debolmente

"Uh?" mugugnò lui, ancora preso dal suo collo.

Tracy spostò le mani dal collo di Theo alle spalle per spingerlo via. Theo alzò il viso per guardarla seccato "Che c'è?!" sbuffò.

Quando vide che Tracy guardava da un lato, seguì il suo sguardo. Trasalì incontrando gli occhi di Liam, spalancati e il viso in fiamme. Questo sarebbe stato difficile da spiegare.

"Cosa ci fa Liam Dunbar nella tua camera da letto?" chiese Tracy con tutta la calma possibile che riuscì a radunare, tornando a guardarlo dal suo posto ancora sotto di lui

"Uhm" tentò Theo tornando a guardarla "Tu ignoralo e basta"

Liam inarcò un sopracciglio allibito. Davvero, Theo?

Tracy parve della stessa opinione. "Theo!" esclamò spingendolo indietro e mettendosi seduta.

"Ugh" protestò Theo roteando gli occhi scivolando di lato e tirandosi a sua volta a sedere, evitando accuratamente di guardare Liam e concentrandosi sulle cornici appese per le stanza con una faccia indecifrabile.

"Allora volete spiegare?" chiese però Tracy, spostando lo sguardo dall'uno all'altro.

"Uhm io credo che me ne andrò, sì" fece Liam, alzandosi velocemente e puntando alla porta a testa bassa.

"Aspetta stronzo, non puoi filartela così!" protestò Theo.

"E' la tua ragazza, non la mia"

"Questa è colpa tua, che cavolo ci fai qui poi?"

"Questa è anche casa mia, ti ricordo-"

"Perchè non sei in giro con Mason o chissà chi come qualsiasi altra persona normale fa di sabato?"

"Scusa se avevo da studiare" ribattè Liam acido roteando gli occhi.

"Chi studia di sabato pomeriggio?!" Theo strinse gli occhi nella sua direzione, incredulo

"Qualcuno che non è un idiota"

"Ho i miei dubbi su-"

"Aspettate, aspettate-" esclamò Tracy zittendoli, lo sguardo che si muoveva freneticamente tra l'uno o l'altro "Voi due vivete insieme?!" Nessuno rispose. "No, questa non è nemmeno la mia prima domanda" Tracy li guardò con gli occhi sbarrati "Voi due... siete amici?!"

"No" "Ci stiamo lavorando" fecero Liam e Theo contemporaneamente.

Theo roteò gli occhi. E la guardò. "Appunto. Ci stiamo lavorando" aggiunse con una smorfia.

"Oh mio dio" rise Tracy scuotendo la testa.

"Okay, me ne vado" decretò Liam, completamente rosso e fiondandosi fuori dalla stanza prima che Theo potesse fermarlo. Si chiuse la porta alle spalle e si fiondò di sotto, chiudendosi nel salone, per non ascoltare. Una volta seduto sul divano, tirò fuori il cellulare incerto. Poi scrisse a sua madre.

Per curiosità, quando vengono i traslocatori?

*

"Oh mio Dio, questo è folle" Tracy stava ancora ridacchiando.

L'espressione di Theo però era tutt'altro che divertita, sembrava teso, perso, le labbra serrate, mentre fissava un punto lontano oltre la finestra. "Chi l'avrebbe mai detto che tuo padre avrebbe risposato proprio la madre di Liam Dunbar?! C'era una possibilità su un milione!"

Quello sembrò riscuotere Theo, che si voltò di nuovo verso di lei, ancora seduta accanto a lui. "Senti, non devi dirlo a nessuno, mi hai capito?"

"Scherzi? Oh mio Dio impazziranno tutti-" Tracy estrasse il cellulare, come se avesse davvero intenzione di scriverlo a tutti in quel momento.

Theo le afferrò bruscamente il polso che teneva il cellulare. "Non sto scherzando" aggiunse brusco, l'espressione corrucciata.

Tracy si lasciò sfuggire un gemito, strattonando via la mano. Theo la lasciò, un'espressione ora turbata. "Sei impazzito?" esclamò lei, guardandolo con gli occhi sbarrati. Theo non rispose, ma distolse lo sguardo, mordendosi il labbro quasi colpevole. "Qual è il tuo problema?" chiese poi lei sconcertata. "Perchè non vuoi che si sappia? Theo, le persone si lasciano e si rimettono insieme in continuazione. Non c'è niente di male in questo" aggiunse, rilasciando un verso tra l'esasperato e il divertito.

Theo fece uno sbuffo irritato, scattando in piedi e cominciando a camminare su e giu' per la stanza. Tracy lo seguì con lo sguardo. "O forse è perchè si tratta di Liam? Ti vergogni che sia lui?" chiese dopo qualche secondo, ad un tratto quasi disgustata.

"Non è questo" Theo si affrettò a dire, voltandosi di scatto verso di lei, ora quasi arrabbiato. "Vorrei che tutti smetteste di pensarlo! Non c'entra Liam in tutto questo!"

"Allora cos'è?" esclamò Tracy esasperata, alzandosi a sua volta e allargando le braccia. Theo non rispose di nuovo, guardando testardo di nuovo fuori dalla finestra, mordendosi l'interno della guancia quasi al punto da farsi male.

"E' per tua madre?" sussurrò poi lei piu' dolcemente, dopo secondi che parvero un'eternità. Theo trasalì come se l'avessero improvvisamente pugnalato, e Tracy capì di aver colto nel segno. "Non parli mai di lei, non sapevo nemmeno che lei e tuo padre-"

"Se n'è andata!" esclamò Theo brusco coprendo la sua voce. "Non c'è niente da dire, non c'è niente di cui parlare"

"E' questo allora? Non vuoi che le persone sappiano che tua madre ti ha abbando-?"

"Ora basta" sbottò Theo, camminando verso la porta e spalancandola. Si fermò, tenendola aperta, e voltandosi verso Tracy, ancora in piedi in mezzo alla stanza. Lui distolse lo sguardo "Ora è meglio che tu vada" disse con tutta la calma che riuscì a radunare.

"Seriamente?!" esclamò Tracy sconcertata. "Mi stai cacciando?" Theo non rispose, continuando a guardare terra e a tenere la porta aperta.

Tracy sbuffò irritata, prima di allungarsi per prendere la borsa sul letto e camminare verso la porta. Si fermò davanti a lui, guardando il suo viso chino "Sai Theo? Se continuerai ad allontanare le persone, prima o poi resterai da solo" E se ne andò.

Tutti se ne andranno comunque, pensò Theo mentre chiudeva la porta dietro di lei.

Sette anni prima, terza elementare

"Papà, papà!"
Theo saltò sul divano accanto a suo padre, seduto col portatile sulle ginocchia e gli occhiali sul naso. L'uomo era così impegnato a digitare che non sembrò nemmeno notarlo. Almeno finchè Theo non gli piazzò davanti un foglio di carta. Paul trasalì, voltandosi verso il bambino.

"Cos'è questo, tesoro?" chiese con un sorriso esasperato.

"Devi firmarlo, papà. Ci verrai vero? Ci verrai?" esclamò Theo entusiasta, afferrandolo per la manica e saltellando sul posto. Paul raccolse il foglio, strizzando gli occhi dietro le lenti per vedere meglio. "Open Day? Cos'è?"

"La maestra ha detto che è un giorno in cui possiamo portare i genitori a scuola, potranno fare lezione con noi e stare con noi tutto il giorno! Non vedo l'ora! Verrai vero?!"

Paul fece un sorriso triste, abbassando il foglio e mettendo una mano tra i capelli di Theo con fare paterno. "Tesoro, mi dispiace, ma lo sai che il tuo papà deve lavorare, vero?"

Il sorriso scivolò lentamente via dal viso di Theo. "Ma non puoi non andarci, per una volta?"

"Tesoro, lo sai che non posso" Paul scosse la testa, debolmente.

"E la mamma?" chiese Theo, suonando quasi disperato, le sopracciglia corrucciate, come se cercasse di trattenere le lacrime.

"Tesoro-"

"Quando torna?! Ha detto che sarebbe tornata, ma sono passati tanti giorni, se la chiamo lei ci verrà sicuramente"

"Theo" Paul allontanò il portatile, girandosi di lato e prendendo Theo per le spalle. "Ascoltami bene, tesoro... La tua mamma..." Theo guardò angosciato gli occhi di suo padre, verdi e profondi come i suoi. "...lei non tornerà piu' da noi"

"No..." Theo scosse la testa. "Lei tornerà!" aggiunse testardo, strizzando gli occhi per liberarsi delle lacrime. Guardò suo padre determinato, prima di recuperare il suo foglio e correre via.

*

Un'ora più tardi, Theo si rigirava nel letto inquieto. Sapeva che non era vero. La sua mamma non poteva essersene andata. Non poteva averli lasciati. Theo ricordava quel giorno di due settimane prima, seduto di nascosto in cima alle scale, aveva visto sua madre, una grossa borsa da viaggio in mano, uscire dalla porta. L'aveva fatto spesso, ma era sempre tornata. Ogni volta. Theo sapeva che sarebbe tornata. Sarebbe tornata sicuramente per lui.

Infilò le mani sotto il cuscino, tirando fuori il foglio piegato che gli aveva dato la maestra quella mattina. Guardò gli spazi vuoti in cui si chiedeva di inserire i nominativi dei genitori e sospirò. Poi scivolò goffamente fuori dal letto, riponendo il foglio sotto il cuscino come se fosse un tesoro. E sgattaiolò al piano di sotto. Mentre camminava in punta di piedi per non disturbare suo padre che stava ancora lavorando nello studio, fece per dirigersi in cucina per bere. Quando un rumore lo fece fermare sui suoi passi. Erano... erano singhiozzi? Sorpreso, Theo cambiò direzione avvicinandosi allo studio. La porta era socchiusa, e sì, i singhiozzi venivano da lì. Suo padre... stava piangendo?

Solo i deboli piangono. Promettimi che non piangerai mai, tesoro, puoi farlo?

Theo spiò suo padre, chino sulla poltrona, le spalle che tremavano mentre piangeva, incapace di fermare le lacrime, il viso sepolto tra le mani, mentre la voce di sua madre gli ripeteva quelle parole che aveva sentito così spesso da essere diventate quasi un mantra.

Quasi inorridito, si allontanò dalla porta ed entrò in salone. Afferrò una sedia e l'avvicinò al mobile del telefono. Vi si arrampicò per poterci arrivare e aprì l'agenda che suo padre teneva accanto con tutti i numeri importanti. Quello di sua madre era facile da trovare. Era sempre stato il primo della lista. Theo lo inserì portandosi la cornetta all'orecchio con la mano tremante. Lei sarebbe venuta. Sarebbe venuta, avrebbe risposto e sarebbe corsa da loro...

Il telefono emise un bip. Siamo spiacenti, il numero da lei chiamato è inesistente.

Theo per poco non lasciò cadere la cornetta in terra. Inesistente... inesistente...

...lei non tornerà piu' da noi

Se n'è andata.

Inesistente.

Theo saltò giu' dalla sedia correndo in camera sua. Si nascose sotto le coperte, i singhiozzi di suo padre che ancora gli risuonavano nella testa. Non piangere, solo i deboli piangono.

Non tornerà.

Inesistente....

Presente, seconda superiore

Liam aspettò ben trenta minuti dopo che sentì Tracy sbattersi la porta di casa alle spalle. Voleva dar tempo a Theo di metabolizzare la cosa. Sapeva quanto sapeva essere meschino, soprattutto quando era già nervoso di suo. Solo quando ritenne che fosse sicuro, risalì in camera. Entrò tranquillamente, notando Theo seduto sul letto, le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi, mentre tornava ai suoi compiti.

Theo sentì Liam rientrare in camera. Chiuse gli occhi concentrandosi sulla musica che gli rimbombava nelle orecchie, per evitare ulteriori conversazioni scomode. Erano state già abbastanza per una giornata. Dopo qualche minuto osò aprire un occhio per controllare, e vide Liam intento a scrivere qualcosa. Probabilmente i suoi stupidi compiti. Seriamente, chi studiava di sabato pomeriggio? Stava decidendo se prenderlo in giro per questo e tornare alla solita routine, quando Liam si girò sulla sedia girevole, tirandogli in grembo una palla di carta. Theo scattò preso alla sprovvista, guardandolo poi con gli occhi spalancati, mentre con una mano la raccoglieva. Si tolse le cuffie mentre Liam finiva il giro su stesso tornando alla scrivania.

"Cos'è questo?" chiese Theo confuso, aprendo la pallina quando notò che c'era scritto qualcosa.

"Il mio numero di telefono" rispose Liam. Theo guardò il foglietto ancora piu' confuso, vedendo che sì, effettivamente, c'era scritto un numero di telefono. "Sai, così non dovrai piu' rapirmi quando dovrai dirmi qualcosa. E potrai avvertirmi quando non devo essere in casa. Ecco, non vorrei mai piu' assistere a una cosa del genere" aggiunse titubante, tornando a guardarlo.

"Pff, e io che pensavo che saresti rimasto lì a guardare se Tracy non ti avesse notato" ghignò Theo, guardando Liam arrossire.

"Sai, aggiungerò 'avermi bloccato la crescita' alla lista dei traumi che mi hai causato" borbottò in risposta.

"Credo che quella si sia bloccata anni fa" fece Theo con un sorriso ancora piu' grande

Liam lo guardo impassibile "Sai che la storia della tregua dovrebbe presumere basta insulti?"

"Non posso smettere di essere me" rispose lui tranquillamente, tornando a mettere le cuffie.

"Immagino di no" rispose Liam scuotendo la testa.

Caddero di nuovo in un silenzio tranquillo. Liam riprese a leggere, però notò Theo con la coda nell'occhio che salvava con attenzione il suo numero sul suo cellulare.

*

Quel lunedì finalmente i traslocatori riuscirono a consegnare la camera di Liam, e così la settimana seguente passò rapidamente tra sua madre che lo costringeva a un'intensa pulizia della stanza, e Theo che fingeva di aiutarlo a riporre le cose, quando in realtà ne approffittava per oziare e ridere di ogni singola foto o vecchio giocattolo che trovava.

Nel frattempo, era uscito spesso con Mason e gli altri ragazzi, ogni tanto aveva anche pranzato con Hayden e Tracy, a cui a quanto pare Theo aveva chiesto di mantenere il segreto, perchè la ragazza si comportava come se non sapesse nulla, e di certo non sembrava averne parlato con nessuno, nemmeno con Hayden.

Mason era comunque la persona con cui Liam aveva legato particolarmente. A parte Theo, certo, anche se Liam trovava ancora difficile inquadrare il loro strano rapporto e dargli un nome. Reciproca sopportazione, l'aveva definita Mason un giorno che erano seduti in mensa. Forse sì, era la definizione che ci si avvicinava di piu'.

"E che mi dici di Hayden?" chiese Mason, mentre lui, Liam e Corey se ne stavano ai piedi del letto, davanti al loro violento gioco preferito, una ciotola di patatine e una bottiglia di coca cola davanti a loro.

"Hayden cosa?" chiese Liam, confuso, senza distogliere lo sguardo dalla tv, i lampi degli spari che si riflettevano nei suoi occhi azzurri, nella penombra della stanza.

Mason roteò gli occhi. Corey ridacchiò scuotendo la testa debolmente "Dai, ti sbava dietro!"

Fu il turno di Liam di roteare gli occhi. "Ricordate che Hayden ha già il ragazzo?"

"Ragazzo, appunto. Non ha mica firmato un contratto matrimoniale" Mason gli fece l'occhiolino.

Liam sbuffò. "Sì, ok, non ci tengo ad essere coinvolto in un turbinoso e scandaloso triangolo amoroso" fece con un mezzo sorriso.

"Sarebbe intenso" commentò Mason con un sospiro emozionato.

"Non credo Gabe sarebbe d'accordo" commentò Corey dal suo posto, pigiando violentemente sui tasti, prima che il suo giocatore cadesse sotto i proiettili di Mason. Corey imprecò, buttandosi sconfitto indietro contro il letto.

Mason rise. "Ti amo, ma fai schifo in questo, tesoro"

Liam ridacchiò, mentre la partita si concludeva. Si voltò poi verso Mason seduto alla sua sinistra. "Gabe è il ragazzo di Hayden?" Mason annuì. "Theo ha detto che è alle medie, è vero?" chiese curioso, ricordandosi del disastroso primo pranzo insieme.

"Sì, ha ripetuto un anno. In realtà, ha solo un anno meno di noi" spiegò Corey, tirandosi di nuovo seduto e prendendosi una patatina.

"Ha ripetuto un anno?" chiese Liam alzando un sopracciglio.

"Oh sì" Mason spalancò gli occhi, mentre ricordava qualcosa. "Una volta in seconda media litigò con Theo, di brutto. Non so perchè, ma se le diedero di santa ragione." raccontò. "Il giorno dopo Gabe si presentò a scuola con un coltello"

"Davvero?!" fece Liam sconcertato.

"Già, credo Theo abbia ancora una cicatrice. Non mi dimenticherò mai quel giorno" Mason scosse la testa al ricordo "Gli insegnanti, i genitori... fecero un gran casino"

"Be' è il minimo" commentò Liam, pensieroso.
"Mi chiedo cosa gli avesse fatto Theo" Corey roteò gli occhi scettico.

"Non credo fosse colpa sua quella volta" Mason fece, riprendendo il controller, quando riapparve il menu' di start. "Allora, facciamo un'altra partita? Liam?"

Liam trasalì uscendo dai suoi pensieri. "Uhm- sì, facciamone un'altra" Liam afferrò il controller cominciando a scorrere i vari scenari.

"Hey Li" fece Mason qualche secondo dopo "il tuo telefono sta squillando" spostò lo sguardo sul telefono che vibrava sul pavimento tra loro due.

"Uh?" mormorò Liam distratto

"Chi è Stiles?" chiese Mason con un sorriso, alzando lo sguardo su di lui.

Liam sussultò al nome, mollando il controller sulle ginocchia e afferrando di fretta il telefono. "Nessuno" fece, portandosi velocemente il telefono vicino e chiudendo la chiamata, lanciando poi il telefono sul letto. Mason gli rivolse un'occhiata confusa. "Non rispondi?" Alzò le sopracciglia.

"No... no-non è importante" Liam balbettò.

"Ah-ah non dirmi che è il tuo ragazzo?" L'espressione di Mason si fece divertita.

Liam arrossì "N-no che dici..."

"Ex allora" Mason sghignazzò

"Non è come pensi, Mase" Liam si affrettò a dire brusco, distogliendo lo sguardo e tornando alla tv.

"Dai a noi lo puoi dire, Li" Mason ridacchiò di nuovo, dandogli una gomitata. "E' della tua vecchia scuola-?"

"Non è nessuno!" sbottò Liam irritato. Mason trasalì all'improvviso tono brusco. Liam fece un mezzo respiro, ritraendosi colpevole. Chiuse gli occhi, calmandosi "Scusa- solo- non voglio parlarne"

Mason lo guardo' preoccupato "Okay, mi dispiace" Il ragazzo si scambiò un'occhiata preoccupata con Corey da sopra le spalle di Liam, Corey scrollò le spalle confuso.

"Mi dispiace" ripetè Liam, arrossendo lievemente.

"No.. non ti preoccupare, non... dovevo insistere, scusa"

Liam fece un sospiro profondo. Corey li guardò turbato, prima di cambiare strategicamente argomento "Allora questa partita?"

"Uh... sì"

"Sì giochiamo" concordò Mason in fretta

Liam si concentrò sulla partita, il cuore che gli pulsava violentemente nel petto, le mani intorpidite attorno al controller, un peso doloroso nello stomaco. Poteva quasi ancora sentire il cellulare vibrare dietro di lui. Si diede dell'idiota, stringendo le labbra, e aumentando la presa sul controller. Cosa diavolo stava facendo?

*

Quando Liam rientrò a casa, notò subito che l'auto di Paul non c'era. C'era solo il pick-up di Theo parcheggiato nel vialetto. Quando entrò, posò le chiavi di casa sul mobile del telefono e fece qualche passo avanti "Sono a casa?" disse incerto se ci fosse qualcuno che potesse effettivamente sentirlo

"L'avevo notato, idiota" rispose la voce sarcastica di Theo dalla cucina. Liam roteò gli occhi, mentre entrava trovando Theo chino sui libri.

Liam gettò lo zaino in terra, lanciando a Theo una sola occhiata scettica, prima di sorpassarlo per andare in cucina e prendersi un bicchiere d'acqua. "Dove sono mamma e Paul?" chiese, rientrando.

"Ristorante" disse soltanto Theo senza alzare lo sguardo e sfogliando freneticamente le pagine.

"Okay" rispose Liam lentamente, indeciso su cosa fare.

Theo stappò un'evidenziatore sottolineando tutto quello che leggeva. Gli occhi di Liam indugiarono sulla sua mano, dove una piccola cicatrice era abbastanza evidente se ci facevi caso. Era quella di cui parlava Mason, senz'altro.
"Se devi dire qualcosa dillo, o altrimenti lasciami studiare. Sto impazzendo qui" Theo borbottò.

"Non.. devo dire niente" fece Liam, indugiando ancora qualche secondo "Cosa stai studiando?" Si sedette poi nella sedia accanto alla sua. Theo lo guardò confuso per un attimo, come se non capisse perchè si fosse seduto.

"Storia. Ho un test domani" fece tornando al libro. Poi sembrò ricordare qualcosa. "Hey anche tu sei nella mia classe di storia"

"Caspita che occhio" sbuffò Liam divertito.

"Idiota" Theo roteò gli occhi "perchè tu non stai studiando?"

Liam lo guardò stringendo gli occhi. "Ricordi quando sabato mi hai preso in giro perchè stavo studiando?" Theo annuì con una scrollata di spalle "Ecco, ora rido io"

Theo fece uno sbuffo, tirandosi indietro sulla sedia e portandosi una mano tra i capelli. "Okay, sapientone" sospirò alla fine. "Magari allora puoi spiegarmi tu com'è possibile che ci fosse un tizio metà uomo e metà toro che viveva in mezzo a un labirinto nel bel mezzo di una città divorando vergini e a nessuno sembrava strano?"

Liam sbuffò divertito. "Quella era solo una leggenda, per spaventare i nemici e tenerli lontani. Non c'era nessun Minotauro"

"Questo è scioccante" fece Theo fingendo sconcerto.

Liam rise di nuovo, stavolta per davvero. Guardò Theo scuotendo debolmente la testa "Sei un idiota" commentò, ma non c'era nessun morso dietro quelle parole. Sembravano quasi affettuose, e il cuore di Theo perse un battito, quando gli occhi di Liam incontrarono i suoi. Si schiarì la gola, distogliendo in fretta lo sguardo, e avvicinando il libro. "Uh- allora, qual'era la scopo del labirinto?" chiese riportando la discussione all'argomento iniziale.

"Uhm era un diversivo." Liam si schiarì la gola. E cominciò a spiegare "Costruirono tutte quelle strade strette e tortuose attorno alla città... gli invasori vi si perdevano, non trovavano piu' una via d'uscita, non riuscendo mai a raggiungere la città e permettendo ai soldati di stanarli-"

Theo restò a guardarlo, gli occhi di Liam brillavano come se stesse parlando della cosa piu' incredibile del mondo, e Tho non riusciva a distogliere lo sguardo. Le sue labbra s'inclinarono in un mezzo sorriso, mentre il ragazzo continuava a straparlare. Liam si fermò notando il suo sguardo e arrossì leggermente. "Che c'è?"

Theo scosse la testa "Niente, solo- sono colpito"

Liam arrossì ancora di piu', chinando il capo per nasconderlo. Il cuore di Theo perse un altro battito.

"Io..." Liam lo guardò con un piccolo sorriso, le guance ancora spolverate di rosso e gli occhi luminosi "Mi piace la storia"

Theo si bloccò per un attimo, le parole che si facevano strada nella sua mente prepotentemente. Aveva... uno strano senso di dejà-vù. Come se fosse qualcosa che aveva già sentito da qualche parte....

Sette anni prima - Terza elementare

Theo guardò dalla porta il gruppo allegro di bambini accompagnati dai loro genitori. Ricacciando dentro un cipiglio e con l'espressione fredda e distante, camminò fino al suo banco, accanto a quello di Josh, buttando a terra lo zaino. "Hey T" lo salutò Josh con un sorriso, mentre sua mamma era distratta a parlare con i genitori di Hayden e Tracy. "Dov'è tuo papà?"

"Lavoro" Theo disse soltanto, tirando fuori i quaderni e le penne.

"Uh, sì anche mio papà non è potuto venire" mormorò Josh comprensivo. Theo si guardò intorno e notò che infatti molti genitori erano lì da soli. O c'era solo il padre o solo la madre.

Poi il suo sguardo cadde sul bambino che sedeva sempre in prima fila. Theo non ci aveva mai parlato. A malapena lo si notava di solito. Era sempre silenzioso, sempre chino su qualche libro o fumetto, nascosto dietro i suoi occhiali spessi. Non ricordava nemmeno il suo nome. Ma anche lui come Theo era solo. Non c'era nessuno accanto a lui. E sembrava a disagio. Si torceva le mani in grembo, lanciando ogni tanto occhiate tristi ai bambini intorno a lui che parlavano allegramente coi loro genitori, mostrandogli soddisfatti i lavori che avevano fatto durante l'anno. Sembrava quasi sul punto di piangere.

Hayden e Tracy si avvicinarono a Liam, probabilmente notando che era solo "Liam, cosa leggi?" chiese Tracy. Liam trasalì guardandole, mentre Hayden si sporgeva sul banco. "I Vichinghi?" lesse a fatica.

Liam, a quanto pare così si chiamava, annuì tremante, arrossendo leggermente.
"E' bello?" chiese ancora Hayden.

"Uh-uh" Liam mugugnò. "Io- mi piace la storia" disse lui piano. "Me l'ha regalato il mio papà"

"Forte. E non verrà oggi il tuo papà?" chiese Tracy. Gli occhi di Liam si riempirono di lacrime improvvisamente, e lui chinò il capo, mentre scuoteva la testa. Hayden e Tracy si scambiarono un'occhiata compassionevole. "Hey, puoi stare con noi se vuoi" disse Hayden velocemente.

Liam singhiozzò, annuendo.

Theo sentì un'ondata di stizza. Solo i deboli piangono. Non c'era bisogno di piangere. Lui non era affatto come lui. Odiava l'idea che qualcuno potesse guardare anche lui con quegli sguardi pietosi. A lui non importava. Non avrebbe pianto solo perchè era lì da solo.


"Dov'è tua mamma, T?" La voce di Josh lo distrasse. Theo lo guardò, l'espressione dura e impassibile.

"Lei non verrà"

"Mi dispia-"

"Non m'importa, sto bene da solo, non mi serve... nessuno di loro" lo interruppe Theo bruscamente, aprendo poi il suo quaderno. Lanciò un'occhiata di fuoco a Liam, circondato ora anche dagli altri bambini, ora tutti improvvisamente compassionevoli.

Io non sono così debole.

Presente – seconda superiore

"-eo...Stai bene? Theo?"

Theo trasalì tornando alla realtà. "Uh- sì.. credo di sì"

Liam lo guardò quasi preoccupato. "Sei sicuro?"

"S-sì... sto bene" Avvicinò di nuovo il libro. "Continuiamo?" chiese schiarendosi la gola.
Liam annuì. E riprese a spiegare allegramente "Alla fine però Teseo riuscì a superare il labirinto. La legenda dice che riuscì grazie al filo di Arianna, ma anche quella è una metafora. E' un modo poetico per dire che fu Arianna stessa a guidarlo..."

Theo non era certo di star ascoltando davvero. Si era ricordato finalmente. Sì, era stato quello il giorno. Il giorno in cui tutto era cominciato. Ora lo ricordava. Non aveva mai associato le cose, probabilmente perchè non era stato in grado di capirlo da bambino. Ma quello era stato il giorno in cui aveva deciso che era piu' facile attaccare l'essere debole di Liam piuttosto che venire a patti con il suo. Che era piu' facile dimostrare di essere forte e sicuro di se' attaccando chi non lo era.
Crescendo poi, prendersela con Liam era diventata una routine, era diventata la normalità, al punto da scordare perchè era incominciato.

Theo guardò Liam accanto a lui che continuava a parlare di storia, col sorriso sulle labbra. Ora, col senno di poi, capiva quanto fosse stato stupido, perchè se c'era stato un debole lì, quello era stato solo lui. E se uno di loro era sempre stato forte, forse quello era proprio Liam.

 

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