Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Mari_Criscuolo    15/02/2020    1 recensioni
Leila (Ella) ha 22 anni e vive a Napoli, ma, dopo la laurea triennale in psicologia, si trasferisce a Roma, per continuare il suo percorso di studi.
Sofia, sua amica da otto anni, ha deciso di seguirla.
Entrambe mosse dalla stessa chimera: lottare per la propria felicità.
Ella ha compiuto una scelta che ha fatto soffrire molte persone.
Nonostante non ne se ne sia mai pentita, sa che ogni decisione comporta delle conseguenze e lei sta ancora scontando la pena che le è stata imposta.
È convinta di essere in grado di affrontare ogni difficoltà la vita le metterà sul suo cammino, perché l'inferno lo ha vissuto, deve solo trovare il modo di non ritornarci.
Una ragazza con le sue piccole manie e le sue paure.
Una ragazza che usa il sarcasmo e l'ironia per comunicare il suo affetto e, allo stesso tempo, proteggersi da chi si aspetta, da lei, cose che non può e non vuole fare.
La sua famiglia, Sofia con suo fratello Lorenzo e, infine, un incontro inaspettato, la sosterranno nella sua scalata verso la tanto agognata libertà.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ella si aggirava tra i tavoli del pub come un’anima in pena alla ricerca della beatitudine.
 
Verso le sei di sera era uscita di casa nel tentativo disperato di fuggire dall’angoscia, che, da due giorni, la stava perseguitando.
 
Dopo quell’indimenticabile pomeriggio in piscina, Gabriele era sparito, ricordandosi, però, di lasciarle un misero e inconcludente messaggio il martedì sera. Le sue intenzioni erano state, evidentemente, quelle di non farla preoccupare, ma non era riuscito particolarmente bene.
 
Oramai, anche il mercoledì stava giungendo al termine, portando via con sé il primo giorno di aprile.
 
Ella non poté negare di aver sperato che Gabriele sarebbe potuto apparire alle sue spalle in un qualunque momento della giornata, urlando: “Pesce d’aprile”, ma la sua parte razionale sapeva con certezza che non sarebbe accaduto.
 
Si era forzata ad andare all’università per avere la mente impegnata, ma non era servito a molto e nemmeno provare a studiare.
 
I suoi pensieri venivano sempre convogliati in un’unica domanda: “Cosa gli era successo?”.
 
«Ella, ci sei?» La voce di Luca richiamò la sua attenzione.
 
«Cosa?» chiese, alzando il viso nella sua direzione, guardandolo con un’espressione confusa.
 
«La superficie di quel tavolo non è mai stata così pulita. La stai lucidando da cinque minuti», rispose, sorridendole comprensivo, come se in realtà sapesse esattamente su cosa stesse riflettendo con così tanta intensità.
 
Ella, sorpresa dalla sua affermazione, abbassò lo sguardo, osservando il legno lucido quanto bastava per capire di essersi estraniata dalla realtà.
 
«Scusami, ero sovrappensiero. Mi hai chiesto qualcosa?» gli domandò, mentre prendeva posto su una sedia accanto a lui.
 
Luca quella sera si era reso disponibile allo zio per aiutarlo al locale, così aveva deciso di accompagnarla, portandosi i libri, evitando di perdere un’ora di studio.
 
«Se avessi avuto sue notizie», ripeté Luca, posando la penna nera che aveva in mano sul quaderno degli appunti.
 
«Ieri sera mi ha mandato un messaggio dicendomi di stare tranquilla e che non era sparito, ma aveva avuto dei problemi da risolvere e me ne avrebbe parlato da vicino quando si sarebbe liberato», rispose Ella, sospirando sconsolata.
 
«Non poteva anticiparti qualcosa?» domandò, rattristato dall’espressione afflitta dell’amica.
 
Ricordarle che tutto sarebbe andato bene avrebbe solo aiutato a innervosirla più di quanto già non fosse, quindi c’era veramente poco che potesse fare per farla stare meglio.
 
«Se avesse potuto, sono sicura che lo avrebbe fatto, ma quando torna gli farò vivere i dieci minuti più brutti della sua intera esistenza.»
 
Ella stava incanalando tutta la preoccupazione, trasformandola in rabbia. Quella era una tipica situazione su cui non aveva nessun tipo di controllo e stava diventando così frustrante da credere che avrebbe potuto raccogliere le sue cose per fuggire su un’isola sperduta nel nulla, prima che le venisse un esaurimento nervoso.
 
Uno sputo di terra sconosciuto all’uomo.
 
L’idea non sarebbe stata da buttare, se non fosse per la sua coscienza che le ricordava la presumibile e possibile presenza di animali viscidi e striscianti e di ragni enormi.
 
«Adesso si spiega il tuo deficit di attenzione. Sei preoccupata per lui, non per te.» Luca sorrise, sollevato nello scoprire che Ella non era spaventata dall’idea che Gabriele fosse scomparso nel nulla di nuovo, tuttavia le circostanze restavano comunque poco piacevoli.
 
Dalla sua reazione, sembrava lo avrebbe preferito al vagare con la fantasia, ricreando immagini degne del miglior film di Tarantino.
 
«Mi scrive che gli è successo qualcosa di brutto, ma non mi dà spiegazioni. Secondo te come dovrei stare? Insomma, ma quel ragazzo dove ha il cervello?» sbottò Ella, non preoccupandosi di contenere il tono di voce.
 
Luca pensò che nelle vesti della preoccupazione, era di gran lunga più pericolosa di quanto non lo fosse quando indossava il costume da iena rabbiosa.
 
«Fammi capire. È un idiota, perché ha avuto la premura di rassicurarti del fatto che non fosse fuggito in Messico, ma è altrettanto idiota, perché non ha specificato il motivo della sua sparizione?» le chiese divertito.
 
Non avrebbe dovuto ridere, ma il suo comportamento era così surreale da risultare comico.
 
Era la prima volta da quando si erano conosciuti che non si preoccupava di nascondere emozioni così forti che non fossero destinate a Sofia, Cristina o Bianca.
 
Gabriele aveva su di lei un potere di cui, a suo avviso, nemmeno Ella era consapevole.
 
«Esatto. Mi ha avvertito che mi deve parlare, ma che lo farà in un altro momento perché era occupato. È da stronzi», commentò esasperata, gettando, con poca delicatezza, le spalle sullo schienale della sedia.
 
«Mi spieghi come noi poveri uomini ci dobbiamo comportare con voi donne?» chiese, sperando che cambiare argomento potesse bastare a distrarla un po’ da tutta quell’ansia che la stava assorbendo.
 
«Tu potresti cominciare con l’invitare Sara a cena fuori», propose Ella.
 
Luca non era un ragazzo timido, ma con le donne per cui provava interesse si mostrava abbastanza insicuro, lo facevano sentire esposto e di conseguenza si paralizzava.
 
Per se stessa non avrebbe potuto fare nulla al momento, ma pensò che aiutando Luca e impiegando le proprie energie in qualcos’altro le sarebbe stato di grande aiuto.
 
«Non credo accetterebbe», rispose in un sospiro, tirandosi indietro i riccioli corti per allontanare la frustrazione.
 
Gli esseri umani avevano questa innata tendenza a sfogarsi con i propri capelli, di fatto anche Ella si lisciava le ciocche, tirandole con le mani, quando ripeteva gli argomenti per un esame.
 
Dopo diventavano un disastro, un ammasso informe né riccio né liscio, ma ne valeva la pena.
 
«Ecco qual è il vostro problema: siete sempre convinti di sapere cosa pensiamo, non capendo che non potrete mai prevedere le nostre risposte. Il mio consiglio è che devi prendere tutte le tue convinzione e buttarle nella spazzatura. Insomma, ma la mia esperienza con Gabriele non ti ha fatto capire niente?» domandò, con tono carico di troppo nervosismo.
 
Luca stava per diventare il suo antistress, solo che lui ancora non ne era a conoscenza. Su qualcuno, purtroppo, avrebbe dovuto sfogarsi e, per quanto le potesse dispiacere, le serviva un capro espiatorio.
 
«Non è così semplice.»
 
Luca si paralizzava ogni volta che provava anche solo a pensare a quali parole rivolgerle per chiederle un appuntamento. Sara era di una bellezza disarmante e il suo temperamento era così vivace da fargli credere che in quella ragazza potesse essere racchiuso lo splendore del Sole.
 
Non voleva rischiare di bruciarsi, se si fosse avvicinato troppo ai suoi raggi.
 
«Forse no, ma trova il coraggio se non vuoi perderla. Gabriele era convinto che non provassi nulla per lui e mi ha lasciata, credendo che entrambi avremmo sofferto di meno se lui se ne fosse andato, interrompendo ogni contatto con me. Gli ultimi cinque anni sono esistiti a causa della sua immaginazione, perché se mi avesse parlato, se avesse rischiato, le cose sarebbero andate diversamente.»
 
Ella capiva i suoi sentimenti più di quanto potesse immaginare, ma, con il senno di poi, poteva con estrema convinzione affermate che fossero tutte una marea di stupidaggini.
 
Non era facile convincere una persona a mettere da parte la paura per spingersi a tutta velocità contro quello che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto essere un muro di cemento e non un morbido cuscino di piume.
 
Le incognite facevano parte del gioco, bisognava solo capire se rischiare di sfracellarsi ne valesse la pena
 
«Magari anche noi ci incontreremo tra cinque anni», mormorò, sconfitto dalla sua codardia.
 
Luca non si rendeva minimamente conto di quanto tutto quel tempo perso inutilmente l’avesse devastata. Non aveva idea di cosa significasse provare a convivere con i rimpianti, a non lasciarsi soffocare da tutti i periodi ipotetici di cui era piena la sua vita.
 
Potevano apparire in ogni stante della sua giornata e avevano il potere di fermarla, bloccarla, facendole rivivere di continuo tutti i momenti vissuti in passato e tutti quelli che invece aveva mancato.
 
Un dolore che diventava fisico, che fermentava fino a farle marcire l’anima.
 
Lui sono poteva sapere, nessuno avrebbe dovuto, ma a qualcuno purtroppo era successo.
 
Lei e Gabriele erano stati uniti sia dall’amore che dal dolore e, adesso poteva solo sperare che i loro pezzi non avessero bordi tanto diversi da impedirgli finalmente di combaciare.
 
«Pensi davvero che possa essere una bella consolazione? Io la mattina mi sveglio e sono costretta a darmi un pizzico sul braccio, solo per avere la certezza di non stare sognando. Dopo anni trascorsi a chiedermi dove si trovasse e se fosse felice, ci siamo ritrovati e non cambierei nulla di ciò che è accaduto, ma a volte mi chiedo se tutta quella sofferenza sia stata davvero necessaria. Credimi, meglio convivere con i rimorsi che con i rimpianti. Non commettere anche tu questo errore, perché te ne pentiresti come Gabriele, che adesso non riesce a contrastare il senso di colpa e si limita a compensarlo con una finta perfezione.»
 
Ella era davvero il fantasma del suo passato.
 
L’incarnazione del suo fallimento, il vaso di Pandora che aveva nascosto per anni e che era stato aperto inavvertitamente.
 
Alla luce di quei pensieri, probabilmente la sua presenza gli faceva più male che bene.
 
Era straziante vederlo soffrire ogni volta che lei gli rivelava qualcosa, perché sapeva che, inevitabilmente, la sua coscienza alimentava la sua colpa.
 
Si stava deteriorando sotto il suo sguardo e non aveva la minima idea di cosa potesse fare per aiutarlo.
 
Aveva detto a Gabriele che coloro che amavano avevano sia il potere di ferire sia quello di lenire il dolore, ma si chiedeva in che modo avrebbe potuto intervenire se la causa del suo male era proprio sé stesso.
 
«Te lo ha detto lui?» domandò Luca, riportandola alla realtà.
 
«No, ma lo conosco meglio di quanto conosca se stesso. Nonostante mi sia aperta, Gabriele non è riuscito a fare lo stesso con me, almeno non del tutto. Si è messo da parte in queste settimane, fin quasi ad annullarsi. Ha praticamente vissuto nel mio riflesso, credendo che caricarsi di tutte le mie sofferenze e soffocare le sue fosse una punizione sufficiente a controbilanciare il peso della sua colpa. Una sorta di legge del contrappasso. Mi ha ferita in passato e, di conseguenza, adesso cerca di rimediare rendendo suo il mio dolore, nella speranza che possa servire a farlo stare meglio. Si comporta come un’autolesionista e solo domenica sono riuscita a creare una crepa nel muro di convinzioni che si è costruito attorno.»
 
Aveva capito le sue intenzioni quando lo aveva incitato a raccontargli qualcosa sulla sua vita. La risposta che le aveva dato non era stata convincente, perché tutti avevano qualcosa da raccontare e dubitava fortemente che in cinque anni non fosse accaduto nulla.
 
A questo si era aggiunta la sua ammissione di colpa e allora aveva fatto due più due, ma avrebbe decisamente preferito che il risultato di quella somma fosse cinque, perché si sarebbero risparmiati ulteriori sofferenze.
 
«Solo tu puoi aiutarlo», commentò Luca.
 
Aveva ragione, ma come si proteggeva una persona dai suoi stessi pensieri? Come avrebbe combattuto un demone che non riusciva a vedere?
 
«Lo so, ma il senso di colpa è un sentimento estremamente difficile da trattare. Si comporta come un’infiltrazione di acqua e, se non ci si accorge subito del danno e si provvede alla riparazione, inizieranno a formarsi macchie di umidità e muffa sull’intonaco. Gabriele ha ignorato questa infiltrazione per cinque anni e adesso si è ritrovato costretto ad affrontarne le conseguenze. È disperato perché sa che potrebbe crollargli tutto addosso da un momento all’altro e purtroppo, almeno per ora, non posso fare molto se non limitare l’estensione del danno.»
 
Si sarebbe improvvisata idraulico e anche muratore se necessario. Avrebbe fatto tutto il possibile pur di salvarlo da quel crollo che sembrava incombere su di loro.
 
«Ma puoi sicuramente fare in modo che non venga seppellito sotto le macerie», le rispose, rivolgendole un sorriso rassicurante e fiducioso nelle sue capacità.
 
«Come mai ti interessa così tanto?» gli chiese, guardandolo con perplessità.
 
«Per lo sguardo preoccupato che avevi prima. Se lui si facesse male, il suo dolore ferirebbe anche te. L’ho visto solo una volta e di lui so solo ciò che mi avete raccontato voi, ma una cosa l’ho capita.»
 
«Luca, la suspense lasciala ai film», lo riprese Ella che non amava particolarmente le attese.
 
«Hai una vitalità e una felicità nuova riflessa negli occhi. Sei sempre la solita Ella sarcastica e impaziente, ma sei serena, più aperta e fiduciosa nei confronti del mondo.»
 
Gli occhi chiari di Luca sembravano sinceri, eppure lei non aveva pensato che tutte le emozioni positive che sentiva crescere dentro di sé fossero così evidenti anche all’esterno.
 
Quella consapevolezza la fece sorridere, perché se anche i suoi amici si accorgevano di quanto fosse felice, allora non era solo un’illusione, era tutto reale.
 
«Tu credi?» domandò Ella, in cerca di un’ulteriore conferma.
 
«Chiedilo anche a Sofia e a Cristina, vedrai che ti diranno le stesse cose.»
 
La sua risposta le diede da pensare che dovevano aver discusso molto del suo rapporto con Gabriele. Non ne fu particolarmente stupida, perché era normale che si creassero una propria opinione riguardo tutta quella situazione.
 
Dopo quanto era accaduto con Matteo Ella si era ripromessa di dare più ascolto alla propria famiglia e agli amici, perché, osservando da una prospettiva diversa, avevano una visione più distaccata delle cose.
 
«Organizzate comizi segreti quando sono a lavoro per fare del gossip sulla mia vita?» chiese sarcastica.
 
«No, lo facciamo mentre riposi il pomeriggio», commento sorridendo.
 
«E no ora basta!», esclamò con veemenza, alzandosi in piedi e puntandogli contro l’indice. «Disonore! Disonore su tutta la tua famiglia! Disonore su di te, disonore sulla tua mucca!»
 
Dalla serietà del tono e dell’espressione di Ella, Luca aveva immaginato l’inizio di un monologo di quindici minuti su quanto fossero ingrati e pettegoli, ma la sua esclamazione l’aveva spiazzato.
 
Dopo uno scambio di sguardi, entrambi scoppiarono in una fragorosa risata che riempì il silenzio di quella sala ancora vuota.
 
«Ciao ragazzi.» Quella voce gentile e squillante attirò la loro attenzione.
 
«Ciao Sara. Stavamo giusto parlando di…»
 
«Della sua mucca», intervenne Luca, prima che Ella potesse terminare la frase e metterlo in imbarazzo.
 
«Hai una mucca?» chiese Sara, con uno sguardo alquanto confuso.
 
«In realtà è un cavallo ed è di Mulan, ma sono dettagli», rispose Ella, sventolando la mano destra per sminuire l’importanza della sua stessa precisazione.
 
Sara scosse leggermente la testa, sorridendo di fronte alle stranezze che quella ragazza riusciva a tirare fuori ogni volta che apriva bocca.
 
Il giorno in cui non avrebbe più trovato nulla di eccentrico e bizzarro da dire, sarebbe stato l’inizio dell’apocalisse.
 
«Credo sia meglio che mi vada a mettere la divisa. Vi lascio alla vostra fattoria», disse infine, congedandosi.
 
Ella rivolse un’occhiata veloce a Luca, che si era completamente ammutolito e imbambolato a osservare i movimenti dei capelli sciolti di Sara che ondeggiavano al ritmo dei fianchi.
 
«Che screanzato, non si guarda il sedere di una signorina. Tieni, asciugati la bava», lo riprese Ella, porgendogli lo strofinaccio con cui aveva pulito i tavoli.
 
«Questa me la paghi», la rimproverò con uno sguardo che avrebbe dovuto essere truce, ma che in realtà non avrebbe spaventato nemmeno Leone il cane fifone.
 
«Eh no mio caro. A questo giro ho lasciato che mi fermassi, ma se non ti deciderai a fare nulla, la prossima volta mi trasformerò in cupido e, fidati, userò qualcosa di più doloroso di un arco e qualche freccia per colpirti», ribatté Ella, facendogli apertamente intendere che non aveva nessuna intenzione di cedere di fronte ai suoi inutili capricci.
 
«Tu sì che sai come convincere le persone», commentò rassegnato.
 
«Che ti posso dire. Ho delle capacità persuasive che superano i limiti dell'umana comprensione», rispose fiera di sé.
 
«Le parlerò oggi stesso, ma prima volevo sapere una cosa.»
 
Entusiasta all’idea che si fosse arreso, annuì senza preoccuparsi di cosa avrebbe potuto chiederle.
 
«Come va con Lorenzo?»
 
Non appena la domanda fu registrata ed elaborata dal suo cervello, si rese conto che avrebbe dovuto immaginarlo.
 
«Se c'è una cosa che si diffonde più velocemente di un raffreddore sono i pettegolezzi», affermò caustica.
 
La sola idea di essere stata incastrata ad affrontare una conversazione del genere la stava già facendo innervosire.
 
«Si è solo confidato, aveva bisogno di un consiglio», si giustificò Luca.
 
«Mi fa piacere sapere che confessiate i vostri peccati, è elettrizzante. Illuminami, te lo ha detto prima o dopo aver consumato un intero pacco di fazzoletti?» chiese Ella, infastidita dal suo atteggiamento.
 
Se la sua intenzione era di rubare il ruolo di avvocato del diavolo a Keanu Reeves, doveva sapere che sarebbe cambiata anche la sceneggiatura e, alla fine del film, non si sarebbe svegliato nel bagno di un tribunale consapevole di aver vissuto solo un incubo, perché lei lo avrebbe reso molto vivido.
 
«Ella, potresti evitare di fare del sarcasmo per cinque minuti e rispondere seriamente?» la supplicò Luca in difficoltà.
 
«Ah, ma quindi questa è una conversazione seria! Potevi dirlo prima, pensavo fossimo stati catapultati in una telenovela spagnola di secondo ordine.»
 
Era evidente che la sua risposta fosse decisamente negativa.
 
«Mi dispiace per te, ma ci troviamo ancora nel mondo reale e, che ti piaccia o no, la questione va affrontata.»
 
Luca non aveva intenzione di arrendersi e, se Ella non avesse fatto un passo indietro, sarebbero rimasti impantanati in quel cumulo di fango per tutta la sera.
 
«Non sei tu a doverti scusare, ma un buzzurro che non mi sembra di vedere da queste parti.»
 
Era trascorsa una settimana dal giorno in cui Lorenzo aveva dato fondo a tutta la sua arte oratoria e aveva tentato goffamente di avvicinarla solo una volta. Ella non aveva avuto nemmeno il tempo di rispondere al suo scarno e veloce: “Mi dispiace” che le aveva voltato le spalle, catapultandosi fuori dall’appartamento come se avesse appena visto il diavolo.
 
Ci era rimasta male, perché avrebbe almeno voluto dargli un valido motivo per scappare. L’aveva privata di quella soddisfazione.
 
«Lo hai messo in soggezione.»
 
Ella si chiese come potesse esordire con affermazioni del genere e aspettarsi anche che lei lo prendesse sul serio e non gli ridesse in faccia.
 
«Quanti anni ha? Cinque?» ribatté incredula.
 
«Considerando il tuo sguardo omicida quando l’ho nominato e la profonda cordialità delle tue risposte, non posso biasimarlo», commentò, inarcando il sopracciglio destro come se volesse sfidarla a contraddirlo, ma sapeva bene che non avrebbe potuto, perché sarebbe stata una bugia.
 
«Ci mancherebbe altro, la solidarietà tra pene-dotati prima di tutto.»
 
Sbuffò, annoiata da tutta quella situazione.
 
«Allora dimmi come gli avresti risposto, se te ne avesse dato l’occasione.»
 
Non avrebbe mentito, sarebbe stato uno spreco di energie inutile negare l’evidenza e per di più avrebbe perso di credibilità, tanto valeva essere sinceri fino in fondo.
 
«Che poteva prendere le sue scuse e infilarsele dove quel giorno gli si era incastrato il manico della scopa.»
 
Non poté negare a se stessa la soddisfazione di assaporare quelle parole, che tanto avrebbe voluto dirgli, prendere forma.
 
«Appunto», constatò Luca, con espressione afflitta.
 
Era quasi ora che perdesse ogni speranza, considerando che aveva avuto tempo sufficiente per intuire il suo modus operandi.
 
Se le avesse dato semplicemente della stronza, ci avrebbe riso sopra, ma si andava ben oltre quello e non poteva accettare passivamente che qualcuno le parlasse in quel modo, perché se lei, in primis, non avesse avuto rispetto per se stessa, nessun’altro glielo avrebbe dimostrato.
 
«Luca, Lorenzo non è un bambino, ma un uomo e come tale dovrebbe saper affrontare le conseguenze delle proprie azioni e, soprattutto, delle proprie parole», rispose con più calma.
 
«Mi ha riferito ogni frase che ti ha rivolto e non sto cercando di giustificarlo, perché hai perfettamente ragione a essere arrabbiata, ma è solo preoccupato per te. Ha visto sia te che Sofia soffrire quando Gabriele se n’è andato senza darvi uno straccio di spiegazione e ha i suoi motivi per metterti in guardia, anche se ha ovviamente sbagliato i modi.»
 
Ella sapeva cosa stesse facendo Luca, ma non aveva ancora capito che lei era a conoscenza delle intenzioni, decisamente ben nascoste, dietro tutte le frasi infelici che aveva avuto il coraggio di rivolgerle.
 
Se le avesse parlato con calma, spiegando il suo punto di vista e i suoi timori, sarebbe stato diverso, ma aveva deciso di intraprendere una strada che con Ella, avrebbe dovuto immaginare, lo avrebbe portato dritto a baciare il fondo di un dirupo.
 
«So perfettamente il motivo per cui ha detto quelle cose e so anche che, quando percepisce come minacciose delle presenze che circolano attorno alle persone a cui vuole bene, si trasforma in un cavernicolo con il tatto di un orso grizzly, ma non posso fare io il primo passo e nemmeno lasciar correre non appena riuscirà a mettere insieme una frase di senso compiuto.»
 
Non biasimava la sua preoccupazione, perché ricordava bene lo stato di profonda tristezza e sofferenza in cui era precipitata per mesi e mesi dopo quanto accaduto.
 
Tutto era colato a picco: le sue certezze, la sua felicità, la voglia di interagire con altri esseri umani. Ogni aspetto della sua vita sembrava aver preso le distanze da lei ed era stato esattamente in quel momento in cui aveva iniziato a osservare il mondo con più rabbia e diffidenza e meno fiducia e pazienza.
 
Le esperienze non facevano che accentuare lati della personalità poco sviluppati o lasciati riposare troppo a lungo.
 
«Ricordi quante ne disse a Sofia quando venne a sapere che era tornata con la sua ex, dopo che questa l'aveva tradita?»
 
Ella non aveva idea di dove volesse arrivare Luca, ponendole quella domanda, ma di sicuro farle ricordare determinate cose non aiutava la sua causa.
 
«Ti riferisci a quando le disse che si meritava le corna, dal momento che non le importava se riuscisse a passare o meno dalla porta?»
 
Era stato un bastardo a dirle quelle cosa, ma, a modo suo, Ella doveva ammettere che aveva ragione.
 
«Già», rispose Luca con tono piatto della voce.
 
«Non dimenticherò mai il pianto di Sofia e tu non dovresti aiutarmi a ripescare dalla memoria certi ricordi, riescono solo ad alimentare i miei istinti omicidi.»
 
Sofia si era disperata, ma le parole del fratello la aiutarono anche a fare chiarezza nei suoi pensieri.
 
«Voglio solo farti capire che ha sbagliato allora come adesso, ma in entrambi i casi lo ha fatto solo in nome di un bene che, purtroppo, gli taglia molto spesso il filo che collega il cervello alla bocca. Alla fine, con Sofia, si è rivelato avesse ragione e lei è riuscita ad aprire gli occhi.»
 
il ragionamento di Luca aveva senso, ma il punto che ancora a lui sfuggiva era che lei e Sofia erano troppo diverse su alcuni aspetti. A Sofia bastava davvero il nulla per riuscire passare sopra a delle parole troppo pesanti o ad un’ingiustizia, mentre per Ella il solo pensiero era inconcepibile.
 
«Forse, ma io non sono come lei. Non ho perdonato facilmente Gabriele per ciò che ha fatto e non lo farò nemmeno con Lorenzo, perché, in un modo o in un altro, entrambi mi hanno delusa. Prima dovrà soffrire e capire cosa ho provato sentendomi dire che è sufficiente che nella mia vita ritorni un nuotatore di un metro e ottanta perché inizi a ragionare con la vagina.»
 
Quella frase stava ancora bruciando in lei, facendo ribollire il suo sangue nelle vene. Non avrebbe dovuto permettersi di pensarla, figuriamoci pronunciarla ad alta voce alla diretta interessata.
 
Rispetto a qualche giorno fa, la rabbia stava iniziando a scemare, ma, in ogni caso, come minimo Lorenzo non avrebbe più dovuto guardarla negli occhi per il resto della sua vita.
 
«Su questo non posso dirti nulla, cerca solo di non essere troppo dura, Sofia gliene ha già dette di tutti i colori.»
 
Ella fu colta di sorpresa da quella affermazione, perché non aveva idea che Lorenzo le avesse raccontato tutto, considerando che lei non lo aveva fatto per evitare che litigasse anche la sorella.
 
Evidentemente aveva trovato il modo per metterlo alle strette e farlo confessare, sapendo che da lei non avrebbe ottenuto nulla.
 
«Devo assicurarmi che una situazione del genere non si ripeta, quindi farò solo ciò che ritengo necessario», asserì convinta.
 
Riconosceva che fosse una situazione nuova per Lorenzo, perché non l’aveva mai vista così arrabbiata con lui e, di conseguenza, non sapeva come trattarla, ma tutto ciò che avrebbe potuto fare per andargli incontro era provare ad ascoltarlo senza soccombere all’istinto di staccargli la testa a morsi.
 
«Luca, non fraintendere questo mio atteggiamento», continuò, vedendo un’espressione afflitta scurire i tratti del suo viso. «Mi comporto così perché gli voglio bene e ho capito le sue intenzioni, ma la comprensione non basta quando feriscono i tuoi sentimenti. Credimi, per come sono io, sarebbe molto peggio se mostrassi indifferenza invece che rabbia, perché significherebbe che non mi importa.»
 
«Lo so, è solo che vorrei fare qualcosa.» La voce di Luca non si preoccupava di nascondere il senso di impotenza e tristezza per tutta quella situazione.
 
In fondo lo capiva, perché tutta quella situazione si riversava anche su di lui e su Sofia, visto che entrambi lo avevano rimproverato, ma le scocciava l’idea di dover essere lei a fare il primo passo anche quando non aveva fatto assolutamente nulla.
 
«Va bene piccione viaggiatore, se proprio ci tieni, digli che può venire a scusarsi e che non mutilerò nessuna parte del suo corpo. Ricordagli che nessuno sbaglio è irreparabile, ma soprattutto che dovrà parlarmi dei suoi dubbi su Gabriele con calma, in modo che gli possa spiegare una volta per tutte come stanno le cose. Gli basterà strisciare ai miei piedi per un po’ e poi tutto ritornerà alla normalità.»
 
Se qualcuno di loro avesse continuato a dire quanto fosse poco paziente e intrattabile, non avrebbe avuto più alcuna pietà per le loro miserabili vite.
 
«Lo farò. Tra il tirocinio e l’esame di stato che si avvicina siamo davvero sotto pressione, abbiamo bisogno di un po’ di calma», sospirò stanco, accasciandosi sullo schienale della sedia.
 
«Sai già cosa devi fare per ritrovarla», gli ricordò Ella, rivolgendogli un sorriso di incoraggiamento.
 
«Tu pensi davvero che accetterà?» chiese timoroso.
 
Ella avrebbe potuto dirgli la verità, ovvero che anche Sara avesse un debole per lui, ma, primo, avrebbe tradito la fiducia della sua amica e, secondo, avrebbe negato loro le emozioni della felicità inaspettata.
 
Non avrebbe mai insistito così tanto, se non avesse avuto la certezza che le cose tra loro sarebbero andate a buon fine.
 
«L’unica cosa che so è che se non rischi non avrai mai vissuto veramente, quindi ora ti alzi e vai da lei, prima che ti prenda a calci.» Si limitò a rispondere.
 
«Prima o poi mi svelerai il segreto del tuo successo con le persone.»
 
Ella rise di gusto di fronte all’ingenuità di Luca, dal momento che lei era tutt’altro che capace di interfacciarsi con altri esseri umani.
 
«Il segreto è che non le sopporto.»
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Mari_Criscuolo