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Autore: NyxTNeko    16/02/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Londra, 3 febbraio

Il trentatreenne William Pitt, primo ministro inglese, chiamato il giovane per distinguerlo dal padre omonimo, si era tenuto informato circa la situazione oltre manica. Era rimasto colpito dalla decapitazione del re di Francia, seppur non dovesse esserlo tanto, in quanto erano stati loro i primi ad uccidere il loro sovrano, Carlo I.

Tuttavia nessuno, nel Continente, sembrava ricordare l'evento e fu un elemento a favore per il giovane e scaltro ministro, il quale stava pensando a come battere la Francia, approfittando, cioè, della loro debolezza militare e, soprattutto, navale. Nonostante fosse Giorgio III il re, effettivamente chi deteneva il potere, da quasi dieci anni, era lui, a causa dell'instabilità mentale sempre più evidente del re.

Mugugnava sulla decisione da prendere in merito, anche se, fino all'ultimo, voleva evitare di scendere in battaglia al fianco delle altre nazioni, in quanto non era interessato alle loro sciocche dispute tra dinastie. Se si intrometteva nelle loro politiche era solamente per tutelare i propri interessi ed estendere la propria influenza ed ergersi, così, a potenza mondiale.

Il segretario del primo ministro bussò energicamente alla porta, ridestandolo dai suoi pensieri - Avanti - emise subitamente il giovane uomo.

- Signor primo ministro - esordì l'uomo preoccupato, dopo essere entrato nella stanza da lavoro, affannato e tremante. Pitt lo scrutò e si allarmò, intuì che la fonte della sua ansietà fosse la Francia. Mise le mani sotto il mento e, mostrando una pacatezza invidiabile, lo invitò a riferirgli il tutto e a consegnargli quel documento che stringeva tra le mani con timore.

Gli occhi marroni e penetranti, sicuri di Pitt incrociarono quelli incerti del segretario, ingoiò la saliva e si fece coraggio - La...la Francia ci ha appena inviato la dichiarazione di guerra... - riferì balbettando.

Pitt non si scompose, chiuse solamente gli occhi per pochi secondi e li riaprì, poi si poggiò sullo schienale della sedia e spostò lo sguardo verso il grigio cielo londinese - Sapevo che sarebbe successo - disse solamente il giovane primo ministro - Se è questo che vogliono, non mi tiro indietro... i francesi hanno l'intera Europa contro e non credo proprio che possano avere qualche speranza di vincere, con l'esercito che si ritrovano...

Il segretario annuiva, confermando i suoi ragionamenti. Nonostante la giovane età, Pitt possedeva un'intelligenza fuori dal comune ed era davvero abile nella gestione del regno, come ogni uomo al potere aveva degli avversari: essendo un Tory non poteva che scontrarsi con i Whigs. Era stato educato fin dai primissimi anni dal padre, pure lui primo ministro negli anni precedenti, in maniera eccellente.

- Avete ragione, signor primo ministro, nessuno li sostiene - ridacchiò l'uomo, risollevato dalle sue parole. I francesi sarebbero stati schiacciati dalle nazioni europee e tutto sarebbe tornato come prima. 
- No, qualcuno c'è - soffiò il giovane alzandosi di scatto, il segretario gli rivolse nuovamente uno sguardo timoroso, senza fiatare - In Corsica i repubblicani hanno grande sostegno, quelli farebbero di tutto pur di non allearsi con noi e con Pasquale Paoli - il ministro degli esteri gli aveva riferito che la situazione sull'isola non era delle migliori.

- Ma i corsi non contano nulla tra le fila dell'esercito francese - fece il segretario, ridacchiando sotto i baffi - Inoltre Paoli ha il consenso di gran parte della popolazione

- Non sottovalutateli - lo ammonì Pitt, guardandolo dritto negli occhi scuri, non aveva dimenticato la lezione che gli ex coloni americani avevano dato all'intero Regno Unito - Altrimenti verremmo sconfitti di nuovo, com'è successo in America - strinse i pugni lentamente, quella sconfitta subita 10 anni prima bruciava ancora, perché aveva intaccato l'immagine della potente nazione insulare a capo del mondo.

La Gran Bretagna ambiva, bramava il dominio, diretto o indiretto che fosse non importava, in più angoli del globo aveva ancora tante colonie, ma avevano perso quella più importante. Se non potevano più controllare l'oceano dovevano farlo con il Mediterraneo: il mare dei Romani sarebbe diventato il loro mare, dimostrando così, all'Europa, di essere i degni successori dell'antico e potente popolo dominatore.

- I rampolli delle famiglie più ricche e influenti dell'isola hanno studiato nelle più prestigiose scuole francesi, non dimenticatelo - aggiunse poi il primo ministro, dopo un lungo silenzio, si avvicinò al camino per scaldarsi un po' - Per cui hanno una mentalità francese, nonostante l'attaccamento alla patria, e sostengono appassionatamente gli ideali francesi, sono disposti a qualunque cosa pur di diffonderla capillarmente in tutta la Corsica... - detto ciò, dopo aver sfregato energicamente le mani infreddolite, si sistemò la cravatta bianca che avvolgeva il collo e si tolse della polvere dalla mussola.

Il suo pensiero ritornò alla Francia continentale, all'isola avrebbe pensato successivamente. Una volta sistematosi andò immediatamente dal re, per riferirgli ogni cosa e ottenere la sua approvazione. Il cinquantaquattrenne Giorgio III non appena seppe del suo arrivo lo accolse subito, si fidava di quell'uomo, al pari del padre, era ricco, amato, stimato dal popolo e grande nemico del Whig Charles James Fox, di cui non sopportava la tracotanza e il sostegno alla Rivoluzione.

Due alte guardie nel vederlo sopraggiungere ed essendo a conoscenza dell'ottimo rapporto tra i due uomini, aprirono la porta e lo annunciarono - Vostra maestà, il Primo ministro William Pitt - il giovane uomo dal viso delicato entrò e s'inchinò rispettoso - Maestà - pronunciò umilmente, tenendo la testa bassa.

- Ministro Pitt - esordì il re a letto, indebolito dall'ennesimo attacco di quella malattia mentale che lo aveva colpito da quasi trent'anni, ebbe un momento di lucidità e riuscì, con parecchio sforzo, a mettersi seduto, in modo da poter comunicare più comodamente con il suo uomo migliore - Ho sentito che sono giunte gravi notizie dalla Francia

Il giovane uomo annuì, rimanendo a debita distanza più per rispetto che per timore, oramai conosceva il re, era una figura familiare, ma restava a tutti gli effetti il sovrano e per quanto avessero costruito uno splendido rapporto, non si sarebbe mai permesso di prendersi delle libertà non concesse - Sì, maestà - confermò Pitt con la sua voce calma e ferma - La Francia, o meglio la Repubblica Francese, come si fa chiamare adesso, ha dichiarato guerra a noi e all'Olanda

Il re emise un profondo sospiro, una mossa del genere, in un momento come quello, non ci voleva. All'inizio aveva visto di buon occhio la Rivoluzione, perché avrebbe potuto  dimostrare che il liberalismo poteva essere applicato anche in maniera pacifica. Essendo stati a contatto con i coloni americani, i francesi avevano assorbito i loro ideali e avevano sentito il bisogno di proporli nel loro Paese.

Da quando, però, avevano rivelato le loro vere intenzioni, ossia un'aggressiva politica espansionistica spaventosa, il re Giorgio, rammaricato, aveva cambiato posizione e si era impegnato per spegnere ogni scintilla rivoluzionaria in Gran Bretagna. Ne avevano già avuto abbastanza di sconvolgimenti nei secoli precedenti nel regno, ed ora che avevano, più o meno, raggiunto una stabilità politica non poteva permettere che venisse compromesso.

- Signor Primo ministro - espose Giorgio III dopo un lungo silenzio. Il tono deciso giunse alle orecchie di Pitt, che rimase immobile, in ascolto - Lascio tutto nelle vostre mani, mi fido di voi, della vostra fedeltà e serietà, so che non mi deluderete...

- Vi ringrazio per la fiducia, maestà - ringraziò profondamente grato Pitt, chinando il capo nuovamente - Farò in modo che la Gran Bretagna e i suoi interessi siano tutelati, la Francia verrà sconfitta con ogni mezzo, ha l'intera Europa contro, nonostante ciò, non la sottovaluto, perciò se voi mi darete la possibilità, utilizzerò qualsiasi risorsa per questa guerra!

- Eccellente! - esclamò il re, entusiasta dalla sua fermezza risoluta di Pitt, aveva scelto l'uomo perfetto per la gestione del regno - Vi nomino anche ministro della Guerra, per cui potete adoperare liberamente i fondi per reclutare uomini e mezzi...

Pitt alzò bruscamente la testa, fissando incredulo il re, non si aspettava che quest'ultimo gli affidasse una carica così delicata e potente. "Si fida di me fino a tal punto" disse fra sé.

- Non esiste nell'intero Regno Unito una persona più adatta di voi - affermò Giorgio III intuendo il suo pensiero e il suo improvviso imbarazzo. Era certo della sua scelta, lo aveva visto all'opera ed era rimasto folgorato dalle sue capacità. La Gran Bretagna sarebbe arrivata in alto con un uomo come lui.

- Non so come ringraziare la vostra estrema generosità nei miei riguardi, maestà, non vi deluderò... - s'espresse trattenendo faticosamente la commozione che in quel momento lo invase, doveva avere il sangue freddo, specialmente in un momento simile. S'inchinò ancora una volta e si congedò dal re, dirigendosi verso la Camera dei Comuni, pronto a mettersi all'opera per contrastare la minaccia, entrando a far parte della coalizione antifrancese assieme alle potenze europee.

Aveva in mente cosa fare ed era sicuro che il re gli avrebbe dato tutto il supporto per portare avanti il suo progetto: aumentare le tasse, allargare il numero di reclute e punire tutti i simpatizzanti della Rivoluzione, in particolare il suo acerrimo rivale Fox.

Ajaccio, 17 febbraio

Napoleone stava preparando la piccola valigia per partire, aveva preso le mappe dettagliate su alcune isole settentrionali della Sardegna, qualche strumento di misurazione, tra cui un compasso, il suo immancabile cannocchiale e dei libri che avrebbe letto sulla nave, durante il viaggio. Non poteva credere che Paoli gli avesse dato un'opportunità professionale di quel calibro.

"E se fosse una trappola fratello?" Aveva insinuato Luciano udendo quella notizia, pochi giorni prima. Nel rimembrare quella frase Napoleone non poté trattenere un ghigno di rabbia, non sopportava quando suo fratello gli parlava con quel tono arrogante, lo faceva sembrare lo stupido che non era. - Oh Luciano perché non impari a tenere a freno quella lingua - mormorò tra i denti, poi respirò profondamente per calmarsi.

Pasquale Paoli gli aveva affidato un comando significativo: avrebbe guidato il reparto dell'artiglieria nella spedizione che il patriota aveva progettato per conquistare, più che liberare, tre piccole isole sarde che erano nelle mani del Regno di Piemonte e Sardegna, il cui comandante supremo era Pier di Cesari Rocca, nipote del Paoli.

Inizialmente Napoleone fu sospettoso e per un attimo ebbe la stessa reazione del fratello, ossia credette che si stesse burlando di lui. Però, riflettendo, comprese che quella fosse l'occasione che i Buonaparte, e in particolare il giovane tenente colonnello, stavano aspettando per tornare ad essere una delle famiglie più potenti della città, addirittura dell'intera isola. Il loro prestigio sarebbe stato grande. 

- Luciano non capisci, Paoli vuole testare le mie capacità, vuole vedere se sono in grado o meno di essere uno dei suoi alleati più affidabili! - ribadì il ragazzo più per autoconvincersi che per altro. Ne aveva bisogno, perché gli ultimi eventi e l'inattività lo stavano rendendo più inquieto, dedicandosi a qualcosa, incanalando la sua inesauribile energia alla realizzazione di uno scopo ben preciso, lo avrebbe non solo motivato, tranquillizzato, ma anche reso diverso agli occhi degli oppositori.

- Sarà - aveva emesso Luciano titubante, facendo spallucce - Io continuo a credere che sia tutta una farsa, anche perché ha messo alla guida della spedizione quell'incapace del nipote...

- Appunto per questo dico - affermò testardamente Napoleone, battendo i palmi sul tavolo - Cesari Rocca è solo un manichino, un fantoccio che può essere facilmente manovrato, basterà dirgli come agire e il gioco è fatto, la sua debolezza sarà la mia forza e la nostra vittoria... - gli occhi del fratello erano brillanti, ardevano di ambizione e desiderio di rivalsa. Luciano, ancora scettico, spostò lo iridi chiare verso Giuseppe che, gesticolando, gli fece intendere che fosse meglio dargli ragione e sospirò. 

Napoleone, accortosi della loro tacita intesa, rivolse uno sguardo furibondo ad entrambi - Continuate a dubitare dunque? - sbraitò Napoleone, stringendo i pugni con una forza incredibile.

Per Luciano quell'atteggiamento fu la conferma delle supposizioni che aveva elaborato nelle settimane precedenti, cercando di capire l'intricata mente di quel fratello così complessato. Il suo comportamento permaloso e irritabile era tipico di una personalità dispotica e autoritaria, che non amava essere contraddetta e presa in giro. "Egli mi sembra assai incline a diventare un tiranno" rifletté tra sé, osservando il fratello crucciato, a braccia conserte, convinto della sua idea, mentre Giuseppe tentava di calmarlo "E lo sarebbe, mi pare, se divenisse re e il suo nome diventerebbe per i posteri e per i patrioti sensibili, un nome d'orrore".

- Anch'io nutro dei seri dubbi sull'operato di Paoli, né ho dimenticato ciò che ha fatto direttamente o indirettamente a me e a voi - affermò fissandoli affilato, accavallò le gambe e d'improvviso mutò, divenendo impassibile, freddo - Ma sono disposto a soprassedere per il bene comune, per la Patria, fratelli, so quello che faccio e se nel caso questa spedizione dovesse essere una burla delle sue - trattenne un fremito d'ira, digrignando ferocemente i denti, era sul punto di scoppiare - Giuro su ciò che ho di più caro al mondo che gliela farò pagare per il resto della vita, gli rovinerò l'esistenza, assieme ai suoi alleati - disse infine con la voce colma di astio e rabbia.

Giuseppe sbiancò, terrorizzato da quella rivelazione, Napoleone lo avrebbe fatto, lo conosceva troppo bene da poterlo affermare con assoluta certezza, aveva manifestato più volte il suo lato vendicativo e rancoroso. Sperò in cuor suo che la missione andasse a buon fine, altrimenti nessuno avrebbe potuto fermarlo, nemmeno la madre, sarebbe andato avanti fino a quando non lo avesse distrutto o messo in ginocchio. 

Pure la madre era rimasta turbata da tali parole, conosceva il carattere burrascoso del suo Napoleone ed era sinceramente preoccupata per lui "Paoli, vi prego non giocate con la pazienza di mio figlio, potreste pentirvene per tutta la vita" supplicò in cuor suo, sperando che, come una preghiera, potesse giungere a destinazione. Si era messa sull'uscio della porta della camera del figlio, rimasta semiaperta e lo stava tenendo d'occhio, scorgendo i suoi continui cambiamenti d'umore. "Signore, ora mi rivolgo a te, dagli una mano, ha bisogno più che mai di un supporto, non chiedo nulla, se non questo" sentendo poi i passi nervosi del figlio, si allontanò dalla stanza per ritornare alle sue faccende. 

 

 

   
 
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