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Autore: sunonthesea    17/02/2020    0 recensioni
Essere un adolescente è abbastanza complicato. Tra la scuola che pare una gabbia, compagnie di amici abbastanza discutibili e nomi di battesimo talmente strani ed inusuali da sembrare quasi scherzi si cerca di sopravvivere come si può.
Soprattutto se alla lista si aggiungono anche un corso di teatro trasformato in una guerra tra fazioni rivali per decidere i dettagli di una trasposizione di "Romeo e Giulietta", cerchie di conoscenze che non decidono ad ampliarsi e qualche insidioso serpente già familiare che decide improvvisamente di mettersi tra i piedi.
Ma infondo, non è forse vero che nella notte più scura si vedono le stelle più brillanti?
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aziraphale era davanti al distributore di merendine, scrutando la sua immagine nel vetro pieno di manate di gente arrabbiata.
La divisa lo faceva sembrare decisamente più grosso di quello che era, con quell'imbarazzante giacca blu alla marinaretta strettissima sui fianchi e quella cravatta che proprio non aveva la minima intenzione di starsene dritta sulla camicia bianca.
Si voltò, guardando i pantaloni con fare nervoso: anche se erano neri, anche se erano più dritti di spaghetti crudi, lo facevano comunque sembrare alto un metro e un tappo di bottiglia.
Sospirò, guardando poco sopra la sua testa. Il corridoio vuoto, che si si sarebbe riempito di gente tra poco più di una trentina di minuti, gli faceva paura, con quelle centinaia di porte che parevano occhi chiusi di una bestia pronta a svegliarsi per divorarlo improvvisamente.
Non era più abituato a stare a scuola, dopo aver passato tutti i mesi estivi rinchiuso in casa a leggere un po' per piacere e un po' per costrizione da parte dei suoi genitori paranoici. Sospirò: mancavano ancora due anni prima del diploma. Prima dell'università, del lavoro e dell'indipendenza.
Si appoggiò alla macchinetta, socchiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro profondo. Quest'anno sarà speciale, continuava a ripetersi come un mantra nella testa. Sarà speciale. Sarà speciale. Sarà...
-Buongiorno, Azi!- una voce viscida si sentì per tutto il corridoio, facendolo sbalzare sui suoi stessi piedi: dal corridoio vide arrivare una figura, coperta dalla penombra creata dai raggi del sole mattiniero che non riuscivano ad entrare attraverso le strette finestre. Strisciava appoggiato alla parete, con un ghigno stampato in volto e le mani infilate nei pantaloni, avvicinandosi sempre di più al ragazzo.
-Buongiorno anche a te, Crowley- Aziraphale strinse le braccia al petto, riconoscendo il nuovo arrivato con un minuscolo sorrisetto sul volto. -Sei arrivato mezz'ora in anticipo, perchè? Per sabotare il sistema antincendio? Di nuovo?- lo guardò con sfida, per poi sentire il uo corpo affusolato affianco a lui sul vetro.
-Sei proprio un bastardo, quando vuoi- gli soffiò addosso l'altro in risposta, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso. Ovviamente, non c'era il minimo motivo per cui dovesse avere addosso degli occhiali da sole in una scuola, però era una sua abitudine fare azioni inaspettate e totalmente prive di senso. -E comunque, potrei farti la stessa domanda, angioletto-.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?- esclamò stizzito Aziraphale, grattandosi la testa. Distolse lo sguardo, imbarazzato al solo pensiero di dover dire la verità ad un tipo come lui. -I miei hanno aperto prima la libreria, e visto che oggi è il primo giorno ho deciso di prendermi del tempo per pulire l'armadietto...il portapenne...-
-Sei arrivato in anticipo perchè a casa non hai specchi e volevi accertarti di non sembrare un insaccato prima dell'inizio delle lezioni- Crowley sospirò, staccando la schiena dalla macchina e piazzandosi esattamente davanti all'altro, gli occhi particolarmente divertiti sbattevano sotto gli occhiali. -Ci conosciamo da dieci anni, pensi che io non sappia riconoscere le tue bugie?- si passò una mano tra i capelli rossi, facendo restare in piedi il ciuffo laccato che portava fiero come una corona.
Aziraphale, di rimando, alzò la testa in modo da cercare del rispetto (anche se con tutti gli sforzi del mondo restava una testa più basso di chiunque, una e mezzo nel caso di Crowley), alzandosi sulle punte per guardarlo bene negli occhi, o meglio, degli occhiali specchiati, dove poteva benissimo vedere la sua faccia paffuta. -Tu non mi piaci- scandì bene le parole, puntando il dito grassoccio contro la giacca di pelle dell'altro (le uniormi erano state rese facoltative due anni prima con l'ascesa della nuova perside, che le considerava "denigratorie e atte ad eliminare l'individualità degli allievi". Ovviamente, i genitori di Aziraphale lo obbligavano a metterla ancora) e digrignando i denti in una smorfia che doveva sembrare aggressiva, ma che lo faceva sembrare un cagnolino arrabbiato. -E non mi sei mai piaciuto- aggiunse con fare altezzoso, mentre l'espressione dell'altro era un misto tra totale confusione e divertimento.
-Sì certo, come no- alzò gli occhi al cielo, abbozzando una smorfia ricca di tenerezza. -Amico, non c'è bisogno di essere così aggressivi per un po' di verità- si piegò per arrivare alla sua altezza, dandogli un buffetto sul naso a cui Aziraphale rispose con un mugolio infastidito. -Posso tentarti con un mars per farti passare la rabbia?- gli propose subito dopo, senza usare un tono di scherno o altro. Soltanto una genuina richiesta accompagnata da un ampio gesto della mano verso il distrubutore, abbastanza teatrale.
Aziraphale guardò prima lui, poi la macchinetta. Essa era stata la sua amante per anni, il suo unico rifugio sicuro e infine la sua stessa distruzione. Si resse la testa con due dita, prendendo un respiro profondo. Doveva usare l'autocontrollo, quelle ultime gocce rimante doveva sfruttarle al meglio. -No, scusa- mormorò colpevole, rigirandosi i pllici nervosamente. La parte più complicata era andata, adesso mancava soltanto il resto. -Sono...tipo a dieta. Ma non dieta dieta, dieta tipo "non ho più pantaloni da mettere perchè sono tutti troppo stretti allora evito di mangiare dolci". Tutto qui- aggiunse. Crowley lo osservò stranito, togliendosi di colpo gli occhiali e lasciando la bocca semi aperta in segno di sgomento. -Cosa?!- esclamò, alzando le braccia al cielo per poi posarle sulle spalle del biondo. -Non eri tu quello che andava assolutamente fiero del suo grasso? Che si aveva chiamato la sua grossa pancia Mister Butterbelly? Vuoi uccidere Mister Butterbelly? Faresti davvero una mostruosità simile?- il tono sconvolto del rosso si trasformò presto in una risata, una di quelle acide che facevano ghiacciare il sangue nelle vene, a cui Aziraphale rispose scivolando ai suoi piedi, stringendo le ginocchia al petto e appoggiando la testa sul pugno appoggiato alla gamba.
-Già- sorrise sornione, guardandolo dal basso con un'espressione quasi dolce ma al contempo malinconico. Non era fatto per rimanere arrabbiato a lungo. -Niente mars, grazie. Non mi tenterai, questa volta-.
-Come vuoi, angelo- Crowley comprò quello che voleva, sedendosi affianco a lui. -La vita è tua, non mia. Se hai voglia di ingrassare, ingrassa. Se hai voglia di dimagrire, dimagrisci- morse la barretta, per poi offrirgliene un pezzo. -Resterai comunque una buona persona, l'aspetto fisico è soltanto una mascherata colossale-
-Facile dire queste cose quando si è il più bello della scuola, Anthony- borbottò, cedendo alla tentazione e prendendone un morso. Crowley sorrise tutto contento nel vedere Aziraphale finire il mars, per poi guardarlo dritto negli occhi.
-Chi ti ha detto che devi dimagrire?- chiese curioso, portandosi indietro un ciuffo di capelli che gli era finito davanti agli occhi ambra, molto diversi da quelli della madre che invece erano neri come le più brutte notti d'inverno.
-Nessuno- rispose evasivo il biondo, guardando il pavimento.
-Sei un pessimo bugiardo, Zira-
-Okay, okay. Dirò la verità- si mise in bocca l'ultimo moncone di cioccolata in bocca, prendendo un bel respiro. -C'è un gruppo di ragazzi qui a scuola, la maggior parte è nella mia sezione, che i miei vogliono che io frequenti. Abbiamo iniziato a vederci questa estate e visto che loro sono tutti bellissimi e intelligentissimi e magrissimi, voglio diventare come loro, tutto qui- infossò la testa tra le braccia, mentre Crowley lo guardava abbastanza confuso: erano davvero così infuenti per lui, quei tipi? Scrollò le spalle, per poi dare un paio di pacche sulla schiena del biondo.
-Pensa, io devo stare assieme ai figli degli amici del liceo di mia madre- borbottò il rosso, come a dire "non avere paura, nella vita ci sarà sempre qualcuno messo peggio di te". -Un branco di idioti, davvero. Non si laverebbero manco sotto tortura ed inoltre usano dei soprannomi imbarazzanti, tipo una che si chiama Britney si fa chiamare Beelzebu manco fosse la principessa dell'inferno stessa salita in terra- sbottò tutto d'un fiato, appoggiando la testa sulla spalla del biondo, nello stesso modo in cui aveva fatto per anni. Aziraphale trattenne il fiato per un minuto che gli sembrò una vita eterna, per poi sfiorargli il braccio. -Cos'è 'sta storia del più bello della scuola?- gli chiese improvvisamente Crowley, con un ghigno impertinente stampato sul viso lungo. Sentì Aziraphale deglutire.
-È un fatto obbiettivo- farfugliò il biondo, vagamente imbarazzato. Aveva detto una cosa stupida? Sì. L'aveva detta sinceramente? Anche. Crearsi la fossa da solo era uno dei suoi hobby preferiti. -Hai dei bei capelli, i ragazzi rossi hanno sempre un certo fascino, sei magro come un chiodo e hai un colore degli occhi inusuale- sputò distogliendo lo sguardo e aspettando trepidante un qualche insulto da parte dell'altro, ma tutto quello che ricevette fu una semplice occhiata interessata.
-Complimenti per la sincerità- rise Crowley di gusto, alzando la testa. Aziraphale sentì uno strano vuoto sulla sua spalla. Gli fece la linguaccia, emettendo un aspro grugnito odioso: -mi sembravi troppo etero, infatti-.
-Smettila- Aziraphale gli diede una pacca sulla spalla, arrossendo tutto d'un colpo. Su Aziraphale bisognava sapere tre cose, principalmente. Numero uno, odiava quando le persone lo prendevano in giro. Numero due, non dormiva praticamente niente per scelta personale. Numero tre, era l'unico ragazzo apertamente omosessuale in tutta la scuola. Quindi, la prima cosa e la terza erano strettamente collegate.
-Smettila? Ma dai, era uno scherzo- borbottò Crowley dopo aver sbuffato. Non sembrava nemmeno troppo cresciuto da quando era un bambino pieno di tatuaggi finti e una gonnellina nera come la pece. I capelli avevano mantenuto lo stesso identico colore, anche se avevano cambiato taglio svariate vote ( quello che aveva tenuto di più era il taglio anni sessanta, quello che lo faceva assomigliare in modo imbarazzante a Paul McCartney) a causa del suo essere perennemente annoiato dalla sua stessa immagine, mentre gli occhi, quei piccoli occhietti ambrati sempre coperti dalle lenti specchiate, non erano mutati nemmeno di una virgola.
-Non mi è piaciuto- mormorò il biondo, iniziando a mangiucchiarsi istintivamente le unghe. C'era una quarta cosa da sapere su Aziraphale: quando era nervoso si mangiava le unghie, ecco perchè le sue dita erano praticamente distrutte da anni di masticamenti selvaggi.
-Certo, tu odi le mie battute- Crowley si alzò, pulendosi i pantaloni e stiracchiando la schiena, che emise una serie di inquetanti schiocchi. Potremo dire benissimo che era palese che Cfrowley fosse magro, fin troppo magro. Non a rasentare l'anorerssia, certo, però Aziraphale non lo aveva mai visto mangiare qualcosa, o meglio, mangiare qualcosa per intero. Per un po' di anni (i primi quattro anni di elementari, solamente) pensava che lui non mangiasse, che fosse una sorta di demone. Esattamente come dicevano i suoi genitori.
-Hai mangiato qualcosa a colazione?- chiese all'improvviso, sentendosi ancora più piccolo data la sua posizione. Non era abituato a fare la mamma della situazione, però nell'intravedere le ossa del ragazzo fare capolino dalla maglietta con il faccione di Freddie Mercury stampato sopra gli aveva messo in subbuglio l'intero apparato digestivo.
-Uh?- nel sentire la domanda Crowley abbassò lo sguardo, sorpreso. Aziraphale non era suo amico, quindi perchè preoccuparsi? -Sono affari miei- borbottò in risposta, iniziando a sfiorarsi le perfette sopracciglia in maniera nevrotica. Le dita scivolavano sui peli rossastri, per poi tornare a tamburellare nervosamente sui suoi pantaloni rigorosamente attillati.
-Ti vedo più magro dell'anno scorso-
-E io ti vedo con occhiaie ancora più scure dell'anno scorso- esasperato, Crowley si portò al suo livello, inginocchiandosi. Si guardarono dritti l'uno negli occhi dell'altro per un tempo che sembrava davvero incalcolabile, le mani lunghe di Crowley pericolosamente appoggiate sulle spalle di Aziraphale. Entrambi sembravano non respirare, nel sentire le loro bolle di insicurezze spezzarsi con poche parole. Aziraphale girò la testa di scatto dopo qualche altro secondo, arrossendo. Il rossore sulle sue guance faceva letteralmente a pugni con la sua carnagione, come quelle profonde borse scure sotto gli occhi azzurri.
-Allora? Passi ancora notti senza dormire?- lo incalzò Crowley, allontanandosi e incrociando le braccia al petto. Non sembrava nemmeno caustico come al solito, soltanto preoccupato. Era palese che Aziraphale avesse qualche problema nel gestire la sua routine notturna non solo al rosso, ma anche a praticamente ogni persona che lo conosceva personalmente. Molti tra i suoi compagni delle medie avevano fatto una serie di scommesse sul perché Aziraphale fosse in grado di rispondere ai messaggi spediti alle cinque del pomeriggio alle quattro del mattino creando anche discorsi sensati, o di come ogni mattina fosse sempre stanco. Ovviamente le opzioni sconce non si sprecavano, anche se tutti nel profondo del cuore sapevano perfettamente cosa faceva un tipo come lui tutta la notte: leggeva. Passava ore intere chino sui suoi libri, ad immaginare luoghi che non avrebbe mai visto mai visto, provando emozioni a lui sconosciute con persone mai incontrate. Mai immaginate. E quelli per lui erano motivi più che sufficienti per passare notti totalmente insonni. Sospirò profondamente, per poi aggiustarsi il colletto della giacca con una rigidità che poteva avere soltanto lui. -A volte- rispose vago, alzandosi. Si pulì i pantaloni, guardando il corridoio con sguardo terrificantemente pensoso: stavano già iniziando ad entrare persone, che ovviamente si disperdevano subito in quell'immenso dedalo.
-A volte non è una buona risposta- Crowley, d'altro canto, si mise le mani nelle tasche, guardandosi anche lui intorno. Non è che non amasse le persone, odiava solo quando tanti rumori si sovrapppnevano tutti l'uno sopra l'altro impedendogli di pensare, esattamente come in quel momento. Da un paio di voci, l'aria si riempì di centinaia di parole diverse, centinaia di timbri diversi che lo mettevano in confusione. Quel ronzio che si faceva sempre più prepotente intorno a lui gli stava facendo esplodere il cervello. Grugnì infastidito, abbassando le spalle e guardando Aziraphale con i suoi grandi occhi ambrati, del colore della birra, come diceva sua madre.
-Dormire è una cosa importante- mormorò alla maniere di un cane bastonato, quando sentì la mano tozza di Aziraphale sfiorargli la spalla.
-Anche mangiare è importante- sentì uscire dal sorriso dolce del bondo, uno di quei sorrisi che sembravano perfino non totalmente umani.
-Possiamo parlarne in un altro momento?- rispose evasivo il rosso. Dall'entrata aveva visto arrivare tre figure, tutte e tre con un'aria inquetantemente sporca e infastidita da tutta quella confusione da primo giorno di scuola e uno skateboard sotto il braccio. Una dei tre, quella con lunghi e sporchi capelli neri come la pece e oleosi come un piatto di patatine, sniffava l'aria come fosse stata una delle mosche che erano disegnate sulla sua vecchia di qualche decennio. Era palesemente la leader di quella mini gang.
Crowley posò la mano sopra quella di Aziraphale, spostandola dalla sua spalla con un gesto delicato. Era il minimo sindacale per evitare di urlare come un matto.
-Oh- Aziraphale fissò il suo palmo, come se fosse rimasta una traccia indelebile della pelle di Crowley, per poi guardare anche lui l'ingresso. Poco prima dell'ingresso della sua classe di inglese -la sua prima materia della mattinata, secondo il programma- era stanziato un altro gruppetto, totalmente diverso dal precedente: quattro ragazzi in divisa scolastica si guardavano attorno, puliti nei loro completi perfettamente stirati e i loro capelli pettinati a puntino sembravano emettere luce propria. Un tipo alto un metro ed un armadio decise che era il momento per tutti di entrare nell'aula, e difatti tutti scomparvero.
-Forse è ora di andare- una goccia di sudore solcò la sua guancia, mentre emetteva una risatina nervosa. Non era fatto per quei momenti, quelli dove bisognava solo attendere una cosa che sembrava non voler arrivare mai.
-Già- Crowley si grattò il retro del collo, per poi fare un occhiolino nervoso al biondo. -Ci becchiamo a mensa?- chiese con il suo solito tono pungente. -Ci becchiamo a mensa- rispose Aziraphale, accennando un sorrisetto soddisfatto. Mangiare con Crowley era sempre stato il suo posto felice a scuola, soprattutto quando al vecchio bancone le due inservienti, antiche guardie del tesoro, servivano con i lunghi mestoli la torta al cioccolato che tanto amava. Crowley gli voltò le spalle, facendo un paio di passi verso i suoi nuovi amichetti. Più Aziraphale lo guardava allontanarsi, più gli sembrava riluttante. Conosceva Crowley da letteralmente una vita, ma in certi momenti gli pareva un perfetto sconosciuto. Nessuno sapeva mai cosa gli passava nella testa.
-Aspetta!- trovando un briciolo di coraggio Aziraphale gli prese la spalla, facendolo fermare. Crowley si voltò di scatto, sorpreso. Aveva gli occhiali da sole in mano, pronti per essere appoggiati sul suo naso e quindi coprire i suoi bellissimi occhi. -Non mi hai ancora detto perché sei venuto prima a scuola-. Anthony sbattè le palpebre, aprendo leggermente la bocca. Ma non aveva detto che non gli piaceva? Che non erano amici? Ingoiò della saliva, sentendo di nuovo il calore della mano di Aziraphale sul suo corpo.
-Perché sapevo che ti avrei trovato. Volevo solo parlarti in privato, tutto qui- gli diede un buffetto sul naso, sorridendo imbarazzato. -Non ti conviene farti strane idee, angioletto-. Dopo aver finito la frase girò i tacchi, lasciando la stretta di Aziraphale. Il biondo, di rimando, scrollò le spalle, avviandosi anche lui verso la classe di inglese. Forse, quello sarebbe stato davvero il suo anno fortunato.
   
 
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