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Autore: Storytime_Love    17/02/2020    1 recensioni
Alec si trasferisce in un nuovo liceo, uguale a tenti altri tranne che per la presenza di un gruppo di ragazzi speciali, la corte dei dorati, guidati da un Re e una Regina. Bellissmo, carismatico, forte e inavvicinabile per Alec Magnus Bane non è un re ma un drago, il suo drago.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fight! - 3.3


Isabelle e Jace guardavano il fratello dall'altra parte del tavolo.
“Sei andato dove?”

“A vivere da Magnus”, ripeté il ragazzo per la terza volta in cinque minuti.
“Aspetta fammi vedere se ho capito bene...” Jace lo guardava come fosse impazzito. “Vedi in televisione un tizio del liceo che ti aveva spezzato il cuore sei anni fa, molli tutto e parti per Parigi. State insieme per quanto, quattro giorni?”
“Cinque”.
“Cinque giorni. Poi lui sparisce per un mese senza chiamarti né niente...” si intromise Isabelle.
“Tu un altro po' impazzisci per cercarlo - eravamo lì, ti abbiamo visto...”
“... e, appena lo trovi, ti trasferisci da lui?”
Alec fece di sì con la testa: “Magari se smetteste di finire uno le frasi dell'altra sarebbe meno strano”.
“Non cambiare discorso, qui di strano ci sei solo tu. Ma non eri tu il fratello responsabile, riflessivo, che prende sempre in considerazione ogni aspetto di un problema prima di agire?” lo incalzò Jace.
“Ti farà del male Alec, te ne ha sempre fatto! Siamo solo preoccupati per te,” aggiunse Isabelle poggiando la sua mano sopra quella del fratello.
“Ragazzi, speravo foste felici per me. Mi spiace che non sia così, ma non posso farci niente” disse Alec alzandosi. “Ora devo andare, scusate ma abbiamo un appuntamento per cena e devo ancora cambiarmi”.
Quando il fratello fu uscito Jace e Izzy si guardarono:
“Sta facendo una cavolata”.
“Speriamo bene...”

Con il suo ritorno all'atelier la notizia dell'incidente di Magnus divenne di pubblico dominio trasformandosi in una storia fantastica: giovane stilista rischia la vita a cause di un incidente in cui perde un occhio ma si rialza dalle ceneri più carismatico che mai, anche grazie all'amore dell'uomo misterioso che aveva ispirato la sua precedente collezione... Una favola moderna.
Almeno all'apparenza. Per Alec era un'altalena continua che lo stava logorando: nei momenti in cui il drago lo teneva accanto a sé sentiva che la sua vita non poteva essere più perfetta di così ma proprio per questo la distanza fisica imposta da Magnus pesava ogni giorno di più. Il rapporto impari fra loro lo disturbava, essere l'unico a spogliarsi, a farsi toccare lo faceva sentire... non proprio un oggetto ma di certo non bene. Ogni volta si diceva che sarebbe stata l'ultima eppure appena Magnus lo sfiorava si rendeva conto che, finché gli avesse sorriso in quel modo, gli avrebbe permesso qualsiasi cosa.

I problemi di cuore parevano perseguitare la famiglia Lightwood. Il giorno seguente Isabelle lo chiamò preoccupata per Max e Alec corse subito da lei.
“Devi parlargli tu, a me non da retta, dice che una ragazza non può capire e cavolate simili. E Jace... è Jace”

“A me non ha detto nulla... Cosa gli è successo?”
“Non so, all'inizio pensavo non fosse niente di che, ma adesso... C'è questa ragazza a scuola, un po' più grande, bellissima, bionda, curve al posto giusto, praticamente perfetta, almeno a sentire il fratellino. Ovviamente ha un ragazzo, il capitano della squadra di football, ma Max continuava a guardarla, sognare, sai”.
“La cotta per la ragazza più grande è normale alla sua età”.
Izzy annuì: “Solo che non finisce lì. Sai che Max ha il club di atletica il lunedì, lei anche, cioè non so cosa faccia ma finisce tardi. Le sue amiche prendono la corriera, lei invece fa la stessa strada di Max. Fatto sta che si è accorta di questo ragazzino che la idolatrava e ha cominciato a parlare con lui...”
“Beh, mi sembra bello, che problema c'è?”
“C'è che lo illude, gioca con lui, si piega in avanti e gli chiede se il top le sta bene, gli dice che è carino, poi un bacio prima di salutarsi, cose così. E lui è sempre più innamorato, non pensa ad altro. Però a scuola lei non lo considera, finge di non conoscerlo, sta sempre attaccata alle labbra del suo ragazzo...”
Mentre Isabelle parlava lo sguardo di Alec diventava sempre più cupo.
“... Se qualcosa non va come dice lei, si sfoga con Max, su Max. E nostro fratello abbassa la testa e si prende tutte le sue scenate, su cose che non hanno nulla a che fare con lui. Mamma dice che torna a casa a pezzi”.
“Izzy, non ti preoccupare, Max è in gamba, sono sicuro che ha solo bisogno di vedere il quadro completo... Adesso lo chiamo e vediamo di farlo ragionare. Non può... una così non vale niente...” disse Alec prendendo il cellulare.
Isabelle sorrise mentre posava la mano sul telefono di Alec e lo abbassava piano.
“Alec, lascia perdere Max, lui non c'entra”.
“Scusa?”
“Questa storia è la tua fratellone. Non l'hai riconosciuta? Magnus ti ha trattato così, e tu l'hai lasciato fare e ora... Io e Jace ne abbiamo parlato l'altro giorno, quando sei andato via: devi smetterla, vedere il quadro completo, come dici tu”.
“Magnus ha bisogno di me e io di lui”.
“Certo che ha bisogno di te!” Isabelle quasi gridava. “Lui ti cerca solo quando ha bisogno, quando nessun altro gli starebbe vicino”.
Alec rivide la disperazione di Magnus, la cicatrice sulla faccia, la benda sull'occhio, il terrore di restare solo, di non valere più niente per nessuno. Le ferite all'interno dei polsi.
Gli occhi si fecero di ghiaccio: “Izzy adesso basta. Lui avrà sempre qualcuno vicino”. La voce si addolcì appena: “Tu non capisci, non lo conosci, è la persona più generosa, altruista e dolce che abbia mai incontrato. E poi è forte, ironico, intelligente... Non hai idea di cosa ha passato, ci sono cose che i giornali non dicono”.
“Allora dimmelo tu Alec perché hai ragione, non capisco”.
Alec si portò la mano alla testa, erano cosa private, che diritto aveva di parlarne con qualcuno, fosse anche sua sorella? E come poteva spiegare. Però Isabelle era preoccupata per lui, glielo doveva.
“Per anni non ha avuto nessuna storia seria, nessuna persona su cui contare, un po' come me, ma lui non aveva fratelli accanto. Si è buttato nel lavoro, un lavoro in cui doveva brillare sempre di più, osare sempre di più. Cosa che adora, non dico di no, lui è fatto così, è nato per essere al centro dell'attenzione. Ha messo a frutto il suo talento e il suo carisma e ha sfondato. Ma l'incidente lo ha devastato, vedersi sfregiato, avere intorno solo gente che lo compativa... Non riusciva neanche a immaginare di tornare alla sua vita, di trovarsi di nuovo sotto i riflettori”.
E ora la parte più difficile.
“Ha ceduto Izzy, si è tagliato le vene. In qualche modo l'ha superata, forse ha avuto bisogno di una piccola spinta, ma ce l'ha fatta. Il drago è tornato a brillare, almeno in pubblico. Ti rendi conto di quanto coraggio ci vuole per sorridere e dire guardatemi in una situazione del genere? Tu ce la faresti?”
“Io non...”
“Ma a casa ci sono ancora momenti in cui lo vedo fissare il vuoto... ci sono cose che ha paura di fare, di mostrare. Quindi sì, ha bisogno di avermi accanto e sì, ne vale la pena”.

Parlare con Isabelle era stato stranamente utile, gli aveva permesso di mettere insieme pezzi che era abituato a considerare singolarmente. A volte quando Magnus gli parlava il suo sorriso sembrava forzato, quando si baciavano c'era un ombra interrogativa nel suo sguardo. Gli serviva un'ultima spinta, il drago doveva spiccare il volo.
Alec sapeva che Magnus sarebbe rimasto allo showroom fino a tardi, doveva incontrare alcuni nuovi modelli e definire quali accessori usare per il servizio fotografico di Vogue. Raccolse le sue cose e si spostò nella stanza degli ospiti.

Quando Magnus rincasò trovò Alec sulla poltrona intento a leggere un libro.
“E' tardissimo cucciolo, dai vieni a letto”.
Alec sorrise appena: “Magnus ti devo parlare...”
“Domani? Sono stanchissimo”.
“Mi sono trasferito nell'altra camera”.
Lo vide portare di riflesso la mano alla benda, per un attimo gli parve di scorgere un di lampo terrore nell'occhio buono. Poi Magnus squadrò le spalle: “Nessun problema. E' casa tua, dormi dove preferisci”.
A volte l'orgoglio di quell'uomo lo sorprendeva ancora. “Certo che c'è un problema! Come fai a dire che non c'è?”
“Alexander, ti capisco, davvero. Non so come hai fatto finora”.
“Non lo so nemmeno io, passo le notti accanto all'uomo più sexy che conosco e non posso toccarlo. Dormo da cani”. Si passò una mano nei capelli spettinati: “Ti amo Magnus Bane, prima o poi te ne renderai conto e forse comincerai a fidarti di me. In quel momento saprai dove trovarmi”.
La camera degli ospiti era grande quasi come quella padronale anche se leggermente più sobria. Alec si era fatto la doccia e ora indossava solo i pantaloni del pigiama. Sedeva sul letto in attesa: il suo uomo sarebbe venuto da lui, doveva crederci.

Magnus aprì la porta dopo quarantasette minuti esatti - non che Alec li stesse contando. Aveva un sorrisetto sbilenco: “Sotto quell'aspetto angelico sei proprio prepotente, lo sai?”
Appena l'aveva visto Alec si era illuminato: “Magnus”.

“Per un sorriso così suppongo che potrei posare nudo in qualche rivista per adulti”.
“Sciocco, vieni qui”.
“Sei sicuro?”Alec non rispose, preferendo fargli scivolare dalle spalle la vestaglia di seta rossa. Sotto Magnus indossava solo i boxer. Il suo corpo perfetto era solcato da numerose cicatrici ormai guarite che nulla toglievano alla sua bellezza.
“Prima o poi ti ammazzo Magnus, mi hai fatto aspettare per questo? Quasi non si vedono!” disse passandogli la mano sugli addominali. “Adesso me la paghi..” aggiunse tirandolo verso di se. “Oggi sarai tu a non potermi toccare, vediamo quanto ti piace...”
Fece sdraiare Magnus sotto di sé e cominciò la sua lenta tortura. Seguì ogni segno della sua pelle, sfiorandolo piano, la delicatezza delle dita in netto contrasto con la bocca che assaggiava, mordeva, leccava. Mise in pratica ogni fantasia delle ultime settimane, il profumo di Magnus lo inebriava. Quando decise che il suo uomo aveva supplicato abbastanza gli sfilò i boxer, poi fece lo stesso con i propri.
“Io sto ancora aspettando che tu mantenga la tua promessa..”
Magnus ci mise molto poco a capire a quale promessa si stava riferendo, quando si dice sintonia...
“Ai suoi ordini”, rispose con un sorriso. “Prometto di fare piano.. se riesco a resistere”.

   
 
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