Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: C_Totoro    18/02/2020    2 recensioni
Questa storia nasce dalla volontà di approfondire il rapporto tra le sorelle Black. Davvero Bellatrix, Andromeda e Narcissa non si sono più viste dopo che Dromeda ha “tradito” i Black sposandosi con un Nato Babbano? Davvero da quel giorno si sono solo odiate?
“Sapeva bene quanto Dromeda, nonostante tutto, amasse le sue sorelle. Odi et amo, diceva Catullo, ed erano proprio questi i sentimenti contrastanti che, Ted lo sapeva, alloggiavano nell’animo della moglie. Non aveva nessuna importanza che non vedesse Bellatrix da quasi dieci anni, che quest'ultima non avesse mai mostrato nessun interesse per Andromeda o Ninfadora da allora. Certi sentimenti non si possono cancellare neanche volendolo.”
I personaggi potrebbero risultare leggermente OOC, ma immagino dipenda dall'idea che ci si è fatta dei personaggi.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ninfadora aveva deciso che sarebbe diventata una Auror già dopo il suo primo anno a Hogwarts. Per quanto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse scomparso e, con Lui, tutti i suoi Mangiamorte la paura era ancora palpabile nella comunità magica e l’ascendenza di Ninfadora era risaputa: figlia di una Black e i Black, si sapeva, erano Mangiamorte.

Sirius Black, il traditore della peggior specie, omicida e psicopatico.

Regulus Black, Mangiamorte codardo ammazzato dal suo stesso padrone.

Bellatrix Black in Lestrange, la seguace più fedele del Signore Oscuro, la seguace che gli aveva dichiarato eterna lealtà.

Narcissa Black in Malfoy, mai effettivamente indagata… ma che dire del marito?

Per non parlare poi di Druella e Cygnus Black, se non Mangiamorte di fatto, sicuramente babbanofobi simpatizzanti.

No, tutta la famiglia Black era, in un modo o nell’altro, invischiata nelle Arti Oscure e con il Signore Oscuro. Poteva Andromeda essere molto diversa? Vero che aveva sposato Ted Tonks, il Nato Babbano, ma era andata a trovare Bellatrix prima del processo, al quale, poi, aveva anche deciso di presenziare…

Scontrarsi con il “mondo vero” era stata dura per Ninfadora: per lei la sua mamma era solo la sua mamma e, sia Ted che Andromeda, avevano cercato di proteggere il più possibile Dora dalla verità, dalla situazione complicata che aveva vissuto Andromeda. Il risultato era stato che, prima di andare a Hogwarts, Ninfadora aveva avuto poche idee e confuse, era abbastanza ignara e ignorante circa una parte della sua famiglia. Hogwarts era stata la sua doccia fredda.

Aveva imparato a conoscere ogni membro Black e a odiare ognuno di loro in modo diverso. Aveva avuto un rigetto completo e, più in là con gli anni, era arrivata a dire a sua madre che si vergognava di essere in parte una Black e che non poteva esistere niente di peggiore. Andromeda era rimasta molto ferita da quell’uscita della figlia, tanto più che era successo proprio sul finire delle vacanze estive e quindi si erano dovute separare senza essere riuscite a chiarirsi del tutto. Come sempre, Ted era stata la figura fondamentale che aveva fatto sì che Andromeda riuscisse a capire il punto di vista della figlia. Non che Andromeda e Ninfadora avessero un brutto rapporto, anzi. Madre e figlia erano sempre state complici ma, Andromeda lo percepiva chiaramente, Ted e Ninfadora avevano un rapporto speciale, si capivano al volo e senza parlarsi e avevano un carattere molto più simile e compatibile, forse perché entrambi Tassorosso. Tuttavia, anche lui come Dromeda, la sera in cui Ninfadora aveva dichiarato che avrebbe voluto diventare una Auror non l’aveva presa benissimo.

“Ma sei sicura, Dora?” le aveva chiesto allungandosi sul tavolo per prendere le mani della figlia tra le sue. Il tono di voce preoccupato. “E’ una strada molto impegnativa”

“Lo so papà, ma combattere contro i maghi oscuri… la sento come se fosse la mia missione, capisci?”

Andromeda ascoltava in disparte e si sentiva quasi presa in causa. Lei non aveva mai avuto nulla a che fare con le Arti Oscure, anzi, eppure si sentiva responsabile per la scelta di sua figlia. Forse se non si fosse sentita legata ai Black, e di conseguenza alle Arti Oscure, non avrebbe sentito la responsabilità di dover combattere l’Oscurità, di dover dimostrare di essere diversa da quella parte di famiglia a cui, suo malgrado, era imparentata.

“Mi sembra davvero troppo pericoloso, ci sono altri mestieri altrettanto nobili e importanti, altrettanto fondamentali”

Dora scosse la testa, avrebbe dovuto iniziare il suo quinto anno, fare i G.U.F.O. e i colloqui per l’orientamento professionale. I suoi genitori erano tutta l’estate che provavano a capire quale fossero le sue intenzioni per il futuro ma lei, ben sapendo che non avrebbero accolto con entusiasmo la sua scelta, aveva sempre sviato il discorso rimandando il più possibile l’inevitabile confronto.

“Lo so mamma che ci sono altri mestieri belli e tutto quello che vuoi. Ma io voglio fare l’Auror! Silente è sicuro che Tu-Sai-Chi non sia morto e che sia solo una questione di tempo prima che torni… io dovrò essere in prima linea per combatterlo!”

Ted scosse la testa con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Non capisci che è proprio questo che ci preoccupa? Il fatto che sarai in prima linea?”

“Capisco che siate preoccupati, ma è quello che voglio fare” rispose Ninfadora, cocciuta. Non vedeva davvero altro nel suo futuro, non aveva mai neanche pensato a un’altra possibile carriera. Tutti dovevano sapere che lei, pur avendo sangue Black, non era una Black.

“Va bene Dora, se hai deciso, allora ti appoggeremo” le disse quindi Andromeda cercando di essere comprensiva e rivedendo in Ninfadora se stessa. Quanto aveva penato a suo tempo per poter lavorare al San Mungo! E non aveva potuto iniziare effettivamente il tirocinio fino a quando non aveva deciso di andarsene di casa perché i suoi genitori non potevano sopportare che loro figlia – una donna! - lavorasse. Lo trovavano insensato… che cosa avrebbero detto se avessero saputo che era lei ad avere lo stipendio più alto e non Ted? Disonore!

No, non voleva essere la madre che Druella era stata per lei e quindi, pur non piacendole per nulla l’idea di sua figlia a combattere contro maghi oscuri, contro persone come Bellatrix, doveva sostenerla. Doveva sapere che lei sarebbe stata lì sempre e in ogni caso, qualsiasi cosa sarebbe successa.

“Grazie, grazie, grazie!” aveva urlato Ninfadora abbracciando contemporaneamente entrambi i suoi genitori. Una parte di lei aveva sempre saputo che in qualche modo sarebbe riuscita a convincerli e che, alla fine, l’avrebbero appoggiata. Non poteva essere altrimenti. Perché le era sempre stato evidente: anche Andromeda pur essendo una Black non era una Black

E così erano passati anni, Ninfadora aveva passato i suoi G.U.F.O. con il massimo dei voti e poi non aveva più smesso di studiare e impegnarsi. I M.A.G.O. erano arrivati e passati tutti con Eccezionale ma non era finita. Aveva fatto domanda per iniziare l’accademia e, a quel punto, le cose si erano fatte sempre più complesse. Lo stress era alle stelle, non erano ammessi errori e, per concentrarsi al meglio, aveva preso un piccolo appartamento in centro a Londra, insieme ad altri aspiranti Auror, proprio a fianco al Ministero della Magia.

La notizia dell’evasione di Sirius Black arrivò proprio pochi mesi dopo essere diventata, a tutti gli effetti, una Auror. Il Ministero era come impazzito, i Dissennatori erano stati interrogati e si cercava di trovare una pista.

“Come diavolo è riuscito a evadere da Azkaban?”, “Come mai non ha portato con sé gli altri suoi amici Mangiamorte?”

Queste erano le domande che serpeggiavano tra i corridoi del Ministero.

Dora, appena appresa la notizia, era sbiancata. Si ricordava molto bene la mattina in cui la notizia dell’imprigionamento di Sirius Black era arrivata a casa sua. Sua madre aveva pianto e continuava a ripetere a suo padre che non poteva essere vero. Sapeva bene che la notizia, per quanto top secret, sarebbe trapelata presto e la Gazzetta del Profeta l’avrebbe subito sbattuta in prima pagina. Non voleva che sua madre venisse di nuovo a conoscenza del tutto tramite i giornali, non poteva sopportare di vederla soffrire per quella famiglia che l’aveva rinnegata e maledetta. Alla fine del turno, quindi, si era subito smaterializzata immediatamente fuori dalla casa dei genitori: sarebbe stata lei latrice di quella brutta notizia.

“Ninfadora!” esclamò sua madre con le guance arrossate dalla gioia. Dora roteò gli occhi “Non chiamarmi così, ti prego, che nome orribile…”

Andromeda le diede un leggero schiaffetto sulla spalla “Non dire sciocchezze, è un nome particolare e altisonante. Perfetto per te”

Dora si volse verso Ted che era arrivato correndo con un gran sorriso stampato in volto.

“Avresti dovuto opporti papà, avresti dovuto salvarmi” gli disse Dora con un finto tono di rimprovero. Ted l’abbracciò, “Sai che non sono capace di negare nulla a tua madre! E poi ha ragione, è un bel nome particolare…”

Dora represse un gemito. Sarebbe dovuta andare all’anagrafe e farselo cambiare. Come avevano potuto chiamarla Ninfadora…

“Qual buon vento? Come stanno andando i tuoi giorni da Auror?” le chiese Ted indicandole di sedersi sul divano. Dora sospirò, cercando il modo migliore per sganciare la bomba.

“Be’… diciamo che da oggi saremo molto più impegnati” iniziò amareggiata. Ted corrugò la fronte e anche Andromeda si sedette, attenta: non era da Dora essere seria e pessimista.

“Che succede tesoro?”

“C’è stata un’evasione ad Azkaban” iniziò a spiegare Dora, Ted trasalì. Andromeda era silenziosa, fissava sua figlia in tralice. “Chi è evaso?” chiese a bassa voce.

“Sirius Black”

La stanza per Andromeda iniziò a girare e le salì subito un senso di nausea. Chiuse gli occhi e premette forte le dita sulle palpebre. Mille luci bianche iniziarono a danzare. Sirius era evaso. Il suo cuginetto Grifondoro, quello che aveva tappezzato la sua cameretta di poster Babbani solo per fare arrabbiare sua madre Walburga, quello che a quindici anni se n’era andato via di casa, stufo di essere un Black. Suo cugino, quello che aveva tradito i Potter, ucciso Peter Minus, sterminato Babbani… Sirius il Mangiamorte…

“Dromeda?”

La voce sembrava provenire da un altro mondo. Sospirò e aprì gli occhi. Ted e Dora la guardavano fisso.

“Mi dispiace mamma… non sappiamo bene come sia successo. Stiamo seguendo diverse piste e…” fece ancora un sospiro “… dovresti ricevere a breve una lettera in cui verrai convocata per un interrogatorio…”

Lo sguardo di Andromeda cambiò di colpo, da vacuo e sperso a inviperito, pervaso di alterigia.

“E perché mai?!” sbottò, alzandosi in piedi “Sono stufa di essere trattata come una criminale senza aver fatto nulla per meritarmelo!”

Anche Ninfadora si alzò e abbracciò la madre.

“Non ti vogliamo accusare di niente. È solo routine, tu e Narcissa siete i suoi parenti più stretti in vita, vogliamo solo farvi qualche domanda, nulla di più…”

“Vogliamo?” chiese Andromeda guardando storta la figlia.

Ninfadora scosse la testa. Parlare con sua madre era sempre molto complicato.


 

Il giorno dopo la foto di Sirius svettava in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta. Andromeda era seduta nel corridoio del Dipartimento degli Auror, si rigirava la prima pagina del Profeta tra le mani, lanciando sguardi torvi alla foto di Sirius.

Sirius… ancora non poteva crederci. Un Mangiamorte, lui! Scosse il capo. Non doveva pensarci. Non doveva pensare a lui, a Regulus, a Bellatrix e neanche a…

Narcissa sbucò dall’angolo del corridoio.

L’ultima volta che aveva visto la sorella era stato al funerale della madre. Non che avesse ricevuto un invito ad andare ma, in quell’occasione, aveva deciso che se ne sarebbe fregata di ciò che era giusto per gli altri e avrebbe fatto ciò che era giusto per lei. I rimorsi per non essere andata al funerale del padre ancora la perseguitavano. È vero, loro l’avevano rinnegata, loro probabilmente non l’avrebbero voluta lì. Proprio questi pensieri l’avevano fatta desistere dall’andare al funerale di Cygnus ma, alla morte di Druella un anno dopo, non aveva ripetuto quell’errore. Si era fatta forza ed era andata da sola, ben sapendo che la presenza di Ted avrebbe solo creato scandalo. Per tutto il rito era rimasta in disparte ma, quando nei pressi della tomba era rimasta solo la sorella Narcissa, si era avvicinata silenziosamente ed era rimasta accanto a lei senza dire una parola.

“Ha sofferto?” sussurrò Andromeda, guardando fisso la lapide della madre. Era morta e non avrebbe più potuto parlarle, come non avrebbe più potuto parlare a suo padre, morto un anno prima, che giaceva lì a fianco. Se ne erano andati e non l’avevano più cercata da quando se n’era andata di casa. Da quando l’avevano rinnegata e insultata. Ora non avrebbero più potuto chiarirsi, fare pace… non erano di certo stati due genitori modello, ma allora perché sentiva un nodo in gola al pensiero di non sentire più il profumo alle rose di sua madre? Perché i suoi occhi iniziavano a lacrimare al pensiero di non sentire più l’odore di tabacco del padre?

“No, sembra se ne sia andata in pace” le rispose Narcissa, muovendo appena le labbra. “Perché sei qui?”

“Era mia madre, nonostante tutto. Io non dimentico, io non sono come voi” rispose Andromeda a voce più alta. “Ha chiesto di me?”

Narcissa sospirò e si voltò verso la sorella scuotendo leggermente il capo. Si erano incrociate di sfuggita qualche volta a Diagon Alley dopo quel famoso disastroso pranzo ma si erano sempre cordialmente ignorate. Ora eccole lì, di nuovo l’una accanto all’altra. Narcissa vide alcuni capelli bianchi danzare tra quelli castani, vide alcune rughe, lo sguardo stanco. Sua sorella era invecchiata lontano da lei, lontano dalla sua famiglia. Ormai erano come due estranee. Poteva ancora dire di conoscere Andromeda? Non sapeva più cosa le piaceva, non sapeva più quali fossero le sua aspirazioni. Non conosceva sua figlia e non conosceva il marito. La guardava e quasi non la riconosceva. Non era più sua sorella Andromeda, era cresciuta, si era trasformata in una donna, in una mamma, e lei non conosceva più sua sorella.

“Hai avvertito Bellatrix?” le chiese ancora Andromeda con un nodo alla gola. Non si aspettava davvero che i genitori avessero pensato a lei nei loro ultimi istanti ma ci aveva sperato, quello sì. Perché loro erano riusciti a cancellarla e lei invece proprio non poteva fare a meno di volere loro bene? Perché non passava un giorno senza che si chiedesse come stessero le sue sorelle? La famiglia Black continuava a essere la sua famiglia, era qualcosa di viscerale e che proprio non poteva combattere. Ted diceva che provava quei sentimenti perché, per quanto facesse la Serpeverde altezzosa, in realtà non era altro che una Tassorosso coccolosa. Andromeda, invece, fondamentalmente, pensava solo di essere una sciocca. Una sciocca ingenua. Una sciocca ingenua e sentimentale. Il peggio del peggio, avrebbe detto Bellatrix.E il modo in cui la guardava Narcissa, con distacco, con superiorità, ne era la dimostrazione. Perché Narcissa la odiava così, proprio non riusciva a spiegarselo. Il senso di abbandono? Forse…

“Ho provato a mandarle una lettera ad Azkaban ma il Ministero ce l’ha rispedita indietro: non possono esserci comunicazioni con lei, di nessun tipo, per nessun motivo”

“Quindi non lo sa? Non sa né di papà, né di mamma?” chiese sgomenta Andromeda. Possibile che il Ministero permettesse ciò? Si è davvero superiori a trattare i criminali con la loro stessa moneta? A privarli di ogni tipo di diritto? A torturarli? A condannarli al Bacio del Dissennatore…?

“Non sa. E suppongo non saprà mai” rispose laconica Narcissa, senza guardarla.

Rimasero a lungo l’una accanto all’altra, rigide, senza scambiare una parola ma solo godendo l’una della compagnia dell’altra, immaginandosi la vita che fino ad allora dovevano avere condotto, così lontane eppure così vicine. Dopo ore, o forse erano stai solo pochi minuti, - Andromeda non sapeva dirlo – Narcissa se ne andò facendo ad Andromeda un rigido segno di saluto con il capo.

“Stammi bene”

Andromeda non avrebbe saputo dire se quelle parole erano state effettivamente dette da Narcissa o se erano invece solo state sussurrate dal vento, frutto dell’immaginazione e della speranza di recuperare almeno un rapporto tra tutti quelli che aveva perduto.


 

E ora eccole di nuovo lì, l’una accanto all’altra, sedute rigide e a disagio nel silenzio. Ad Andromeda sembrava incredibile che, una volta, la donna seduta accanto a lei, fosse stata sua sorella, sua amica, sua complice. Ora erano due estranee e Narcissa era così diversa da come la ricordava… era così seria, così ingessata nella posizione, aveva sempre quell’aria così altezzosa di superiorità. Le ricordava incredibilmente la madre; Druella era così, identica a lei non solo nell’aspetto ma anche nell’atteggiamento.

“Tu ne sai qualcosa?” le chiese senza guardarla “Di Sirius, intendo”

Narcissa sorrise, un sorriso falso che non arrivava agli occhi.

“Io non ho nulla a che fare con i Mangiamorte”

Andromeda roteò gli occhi. No, non conosceva davvero più la piccola Cissy. Era sempre sulla difensiva, così incredibilmente arrabbiata con lei, ancora, dopo tutti quegli anni. Sperava che con il tempo sarebbe arrivata a capirla, a comprendere nel profondo la scelta che aveva fatto. D’altra parte si era anche lei sposata, aveva un figlio. Poteva capire, non aveva più sedici anni. Eppure, ad Andromeda diventava sempre più evidente, Cissy non voleva capire.

“Nemmeno io, se è per questo. Eppure eccoci qua” disse Andromeda, alzando le spalle.

“Cissy, eccoti!”

Un uomo alto dai lunghi capelli biondi arrivò a passò svelto.

“Sono stato da Caramell fino a ora, gliel’ho detto che tutto questo non ha senso…” arrivò trafelato e si bloccò di fronte alla moglie, per poi notare subito dopo chi fosse la donna seduta a fianco a lei.

“Ah, Andromeda Tonks” disse facendo un inchino ironico verso Andromeda e calcando in modo particolare sul cognome.

“Lucius” rispose Andromeda in tono piatto. Lucius Malfoy non fece in tempo a ribattere che la porta dell’ufficio degli Auror si aprì e ne uscì uno degli Auror che Andromeda riconobbe come compagno di Dora: Dawlish.

“Signori Malfoy, il Primo Ministro Caramell ci ha appena contattati e… insomma…” lanciò un’occhiata imbarazzata ad Andromeda che fissava la scena disgustata. “Ha detto che tutte le informazioni necessarie gliel’avete già date a lui e quindi, sì, ecco. Potete andare…”

Narcissa si alzò, impettita, senza dire neanche una parola.

“Signora Tonks…” la chiamò Dawlish. Andromeda si alzò in piedi, dando le spalle a Narcissa e Lucius.

“Eccomi, sono pronta”.

***

Un anno passò in fretta e il ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato divenne realtà. Non per il Ministero, ovviamente, ma per qualsiasi persona che avesse fiducia in Silente e Harry Potter sì.

“Io non mi nasconderò!” urlò Ninfadora, scuotendo la testa.

“Nessuno ti chiede di nasconderti, sei un Auror” le disse pazientemente Ted “Ma non puoi neanche buttarti in prima linea così…”

“Certo che posso e, anzi, lo farò”

“Ninfadora, tu non ti rendi conto…”

“No, siete voi a non rendervi conto. A essere codardi. Come potete non prendere una parte? Se siete contro Voi-Sapete-Chi avete il dovere morale di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice. Silente dice…”

“Silente non è il detentore della verità assoluta e, checché ne dica, ci sono diverse scelte… diverse opzioni…”

“Contro l’Oscurità l’unica opzione possibile è combatterla. E comunque non è più come una volta… Ora l’Ordine è più preparato, più forte…”

“Abbiamo sempre cercato di capirti e di appoggiarti. Ma fare parte dell’Ordine della Fenice è come avere una condanna a morte sulla testa” le spiegò Ted, paziente “Ti fa onore voler combattere in prima linea ma, ogni tanto, bisognerebbe imparare a fare un passo indietro”

“Voi dovreste imparare a fare un passo avanti” e così dicendo Ninfadora si smaterializzò.

Andromeda e Ted si guardarono negli occhi per qualche secondo.

“Forse non ha tutti i torti” sussurrò Ted “Io sarò tra i primi a saltare se Tu-Sai-Chi dovesse riprendere il potere. Dovremmo schierarci, dovremmo prendere le armi ed ergerci a difensori della libertà”

Andromeda alzò il sopracciglio.

“Noi Serpeverde guardiamo alla sopravvivenza, non alla giustizia. Posso capire il discorso di Dora ma non credo si renda davvero conto. Non credo sappia in cosa si sta imbarcando. La guerra non è un gioco, i Mangiamorte non sono i criminali da quattro soldi con cui ha avuto a che fare fino a oggi” rispose. Era preoccupata per Dora. Molto preoccupata. Era entrata in casa come un uragano pieno di determinazione ed entusiasmo: Malocchio Moody l’aveva avvicinata e, fiducioso in lei, le aveva detto che sarebbe stata un ottimo acquisto per l’Ordine della Fenice. Aveva quindi cercato con tutte le sue forze di convincere i genitori a seguirla in quell’avventura. Entrambi erano due ottimi maghi e, Silente era stato chiaro, qualsiasi bacchetta in più poteva fare la differenza. Ma Andromeda e Ted non avevano avuto la reazione che Ninfadora si era aspettata: entrambi si erano dimostrati freddi e disinteressati, non intenzionati a esporsi in prima persona. Né Ted né Andromeda, d’altra parte, erano due eroi. Ted era un ottimo mago, un uomo in gamba e generoso, un gran lavoratore e sempre disposto ad aiutare il prossimo ma, tra le sue tante qualità, non compariva il coraggio né, tanto meno, l’abilità nei duelli. A nulla erano valse le rassicurazioni di Ninfadora.

“Papà, non devi combattere se non vuoi. Ci sono diverse mansioni che potresti fare, ognuno collabora come può. Pensa che ci sono anche dei Maghinò che fanno parte dell’Ordine!”

“E come si renderebbero utili, di grazia?” domandò scettica Andromeda. Le sembrava solo che Ninfadora si stesse arrampicando sugli specchi per convincerli. Lei, d’altra parte, non avrebbe mai deciso di fare parte dell’Ordine e, sì, probabilmente Dora aveva ragione: era una codarda ignava. Sapeva molto bene che, schierarsi con l’Ordine della Fenice, significava schierarsi, ancora una volta, contro la sua famiglia. Se davvero il Signore Oscuro era tornato (e su questo Andromeda non aveva proprio alcun dubbio) avrebbe ben presto liberato Bellatrix da Azkaban. Lo sapeva, se lo sentiva.

“Anche Sirius fa parte dell’Ordine” aveva detto Ninfadora, in tono piatto. Andromeda alzò le spalle con un sorrisetto forzato “Be’, lui è stato smistato tra i Grifondoro”.

Sì, alla fine su Sirius aveva sempre avuto ragione ed era innocente. Quanto le sarebbe piaciuto abbracciarlo e rivederlo! Da una parte aveva timore, quanto poteva averlo segnato Azkaban? E poi anche lui avrebbe provato a convincerla a entrare a far parte dell’Ordine della Fenice…

“Dora si caccerà nei guai” sussurrò Andromeda “E la cosa peggiore è che noi la stiamo allontanando. Alle volte mi domando se siamo poi così diversi rispetto ai miei genitori”

Ted strabuzzò gli occhi.

“Ma che dici! Non devi neanche pensarlo. Noi discutiamo, abbiamo vedute diverse, è vero, ma rispettiamo le scelte di Ninfadora. Abbiamo sempre provato ad aiutarla, l’abbiamo sempre sostenuta. Anche ora. Lei potrà anche essere arrabbiata con noi, considerarci ignavi… ma noi siamo qui per lei e, ne sono sicuro, lei ci sarà sempre per noi”.

Con il passare dei mesi Ninfadora era stata più sfuggente e poco presente. Era sempre impegnata, sempre di fretta. Se prima passava da loro almeno due o tre volte alla settimana, le sue visite andavano via via diradandosi e Andromeda non poteva fare a meno di chiedersi se davvero fosse così impegnata oppure la poca stima che stava iniziando a serbare per loro c’entrasse qualcosa. Secondo Ted, Andromeda si stava semplicemente facendo troppi problemi.

Fu in una sera di metà gennaio del 1998 che Ninfadora si presentò di nuovo da loro, trafelata e preoccupata come non l’avevano mai vista.

“Dora!” urlo Ted abbracciandola “Che succede? Stai bene? È morto qualcuno?”

Ninfadora era scossa, i suoi capelli, di solito rosa color gomma da masticare, erano color dell’ebano, segno che era profondamente turbata.

“E’ successa una cosa terribile” sussurrò tra le braccia del padre. “Non so neanche da che parte cominciare…” proseguì, guardando la madre dritta negli occhi.

“Mamma, forse è meglio se ti siedi”

Andromeda la osservò per qualche secondo. Lo sapeva che sarebbe successo, lo sapeva. Prima di andarsene di casa, prima di sposare Ted, era stata profondamente legata a Bellatrix. Si erano sempre rivelate tutto… be’, più o meno tutto. Ma Bellatrix non aveva mai fatto mistero di ciò che provava per quell’uomo e Andromeda stessa li aveva spesso visti interagire insieme durante gli eventi mondani dei Purosangue prima che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si desse alla macchia. Sapeva che, rinato Lui, non poteva passare molto prima che…

“L’ha liberata, vero?” chiese laconica.

“Chi?” chiese ingenuamente Ted, voltandosi verso la moglie.

“Voi-Sapete-Chi… ha liberato Bellatrix” spiegò Andromeda senza nessuna inflessione particolare nella voce. Un brivido le percorse la schiena. Bellatrix… era di nuovo libera. La Mangiamorte che aveva ucciso innumerevoli persone, quella che aveva portato alla follia Frank e Alice Paciock… sua sorella, quella che la sosteneva sempre, quella che si prendeva le colpe davanti ai loro genitori per risparmiare a lei le punizioni…

“Come lo sapevi?” le chiese sospettosa Ninfadora “Si è messa in contatto con te?”

Andromeda sbuffò e si alzò la manica del braccio sinistro “Sì, tramite il mio Marchio Nero invisibile, ovvio no?” le rispose aggressiva. Ninfadora abbassò lo sguardo.

“No, mamma, scusa, non volevo insinuare… solo che non è proprio la prima cosa a cui qualcuno andrebbe a pensare, no? Un’evasione di massa da Azkaban…”

“Evasione… di massa…?” domandò Ted, con voce tremante. Aveva sentito bene?

“Sì, oltre alla cara zia Bella sono evasi Rodolphus e Rabastan, Rookwood, Dolohov… e altri…”

Ted represse un gemito.

“Ma com’è successo?”

“Noi pensiamo che i Dissennatori siano entrati al servizio di Voi-Sapete-Chi ma non sappiamo ancora i dettagli, chiaramente. Una squadra di Auror è sul posto, l’Ordine sta cercando di fare chiarezza…”

Andromeda l’interruppe “Mi chiameranno di nuovo per essere interrogata, suppongo, come era successo con Sirius”

Ninfadora scosse il capo amareggiata.

“Oh no, non credo proprio. Caramell vuole cercare d’insabbiare tutto, vuole dare la colpa a Sirius… dubito che, insomma, ti chiameranno. Vogliono sminuire, non gli interessa davvero sapere come sono andate le cose, cercare di capire. Ma invece a noi, a noi dell’Ordine, interessa. Per questo sono qui. Mamma…” la richiamò, piano, dolcemente, mettendole una mano sul braccio.

“Lo so che per te è difficile, ma tu sei tra le persone che conoscono meglio Bellatrix. Secondo te dove potrebbe essersi nascosta? A Villa Lestrange? Dai Malfoy? O forse avevate un nascondiglio, un posto speciale in cui andavate da bambine…?”

Andromeda scosse la testa e un sorriso triste le si formò sul viso. Com’erano ingenui! Sua figlia e anche Silente che l’aveva mandata da lei a farle quelle domande!

“Non la troverete” affermò, convinta. “I Dissennatori possono averla lasciata andare, ma per chi ha passato quattordici anni ad Azkaban? È con Lui. Ne sono certa, potrei scommetterci. Non si sta nascondendo, appena è stata liberata è andata da Lui, è sopravvissuta per Lui… Voi non l’avete vista subito dopo essere stata arrestata, continuava a chiamarlo, a invocarlo...”

“Lui… intendi… Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?”

“Chi altri?”

“Secondo Malocchio prima di richiamare gli evasi a sé li farà recuperare presso persone di fiducia… per questo pensavo a Narcissa…” le spiegò Ninfadora, ignorando completamente le parole della madre.

“Non so dirti per gli altri evasi, ma posso parlare per quanto riguarda Bellatrix. È con Lui, lo so che è così, non potrebbe andare in nessun altro posto, dopo tutti questi anni lontani…”

Ninfadora abbozzò una risata.

“Ne parli come se fossero due amanti!”

Andromeda alzò un sopracciglio e annuì, convinta. Dora si voltò di scatto verso Ted che osservava la moglie con un’espressione indecifrabile.

“E’ uno scherzo, vero?”

“Mi hai chiesto il mio parere e te l’ho dato, se lo ritieni valido riferiscilo a Silente o a chi per lui, altrimenti, non so proprio che dirti” rispose Andromeda, piccata.

Quindi erano di nuovo insieme. Bellatrix, la più fedele e Lui, Lord Voldemort, il Mago Oscuro più potente che fosse mai esistito. Andromeda guardava sua figlia, la sua Ninfadora, e capì, realizzò, cosa fosse effettivamente avvenuto. Ninfadora era più in pericolo che mai, Bellatrix non si sarebbe fermata di fronte a nulla. Nella foga di ritrovare il suo amato non si era fermata di fronte a due genitori e, Andromeda ne era certa, nella foga di compiacerlo e renderlo fiero, non si sarebbe fermata neanche di fronte alla nipote. Andromeda già lo vedeva, vedeva Dora combattere contro Bella. E lei lo sapeva bene, sapeva bene quanto Bellatrix fosse una guerriera nata, quanto fosse imbattibile e irraggiungibile. Una stella luminosa che non avrebbe mai collassato, estinguendosi. La paura per Ninfadora la fece tremare, traballò, quasi cadde.

Sarebbe riuscita a smettere di essere ignava? Per la sua Dora, sarebbe riuscita a prendere una decisione, a schierarsi? Non poteva più nascondersi dietro al famoso odi et amo, o sì? Forse sarebbe tutto finito ancora prima d’iniziare, forse Bellatrix era impazzita e non avrebbe potuto nulla contro la sua Dora, forse avrebbe potuto rimandare la decisione ancora un po’.

Ancora per poco, solo un altro po’.


 

Questo misero modo

tegnon l’anime triste di coloro

che visser senza ‘nfamia e senza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro

de li angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,

ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.

(La Divina Commedia, Canto III dell’Inferno, Dante)

----

Eccoci quindi qua con un nuovo capitolo, leggermente in ritardo rispetto al solito. Questo risulta (almeno a mio avviso) essere più che altro un capitolo di transizione.

Vediamo Ninfadora cresciuta prendere in mano la propria vita e cercare di convincere Andromeda e Ted a seguirla. Ora, personalmente ho sempre trovato bizzarro non vedere (ma nemmeno sentire nominati) né Ted né Andromeda durante l’Ordine della Fenice. Sarebbe stato sicuramente interessante e, visto che non compaiono, neanche minimamente, sono arrivata a credere semplicemente che all’epoca non ne facessero parte ma che siano entrati dopo, probabilmente alla fine del sesto libro o giù di lì (nel settimo mettono a disposizione la propria casa, il che mi fa pensare che fossero parte dell’Ordine).

Quindi per ora sì, da me e da Dora sono considerati ignavi XD ma avranno tempo per rifarsi, dai ;)

Il rapporto con Narcissa mi sembra abbastanza chiaro: Cissy al momento è ancora offesa con Dromeda perché continua a credere che la sorella abbia preferito Ted a lei e quindi si dimostra distaccata e fredda ma, nonostante tutto, il legame tra le due continua a esserci.

Bene, detto ciò, ringrazio tutti voi che leggete e anche chi, molto carinamente, mi ha fatto sapere cosa ne pensasse lasciandomi un messaggio privato! Grazie davvero :)

Nel prossimo capitolo ci saranno un bel po’ di cose, stay tuned!

Clo


 


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: C_Totoro