Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: LilithMichaelis    18/02/2020    2 recensioni
Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare
una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.
(Efraim Medina Reyes)
____________________________________
Una raccolta di One shots, senza pretese. Persone diverse, tempi diversi, luoghi diversi, la musica come unico denominatore.
1. Broken - Johnlock
2. No Time To Die - Sherlock Version
3. No Time To Die - John Version
4. The Only - Mystrade
5. I will go to you like the first snow - Mystrade
6. Melted - Eurus
7. All I Want - Johnlock
8. My Flower - Johnlock (angst)
9. Demons - Johnlock
10. Orbit_ - Parentlock
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Song: No Time To Die - Billie Eilish
Link: https://www.youtube.com/watch?v=HYgBgs-fuEk

I should've known
I'd leave alone
Just goes to show
That the blood you bleed is just the blood you owe

John avrebbe dovuto prevederlo. Avrebbe dovuto capirlo nell'istante esatto in cui il bagagliaio della macchina della signora Hudson si era aperto per rivelare uno Sherlock fragile e sconvolto, che dopo ben poco si sarebbe ritrovato alla guida di quella stessa auto, in una corsa contro il tempo per salvare quello stesso detective.

Ma era sempre stato Sherlock quello bravo a prevedere le cose. Così come aveva previsto il suo cambio di terapista, la chiamata a Molly, Mrs. Hudson e il suo rapimento.

Ora John era lì, solo, schizzando per le strade di Londra. Sherlock era abile a circondarsi di persone brillanti, ma nessuno di loro sarebbe corso in suo aiuto se ne avesse avuto bisogno. Nessuno tranne John. Il soldato era sempre stato consapevole del suo ruolo nella vita di Sherlock, ma rifletterci in quel momento lo ferì più di ogni altra cosa.
Inizialmente fu la rabbia per dover essere sempre lui a correre in soccorso. Per doversi calare nella parte del salvatore, quando era lui a dover essere salvato. Perchè tutti credevano che quello fosse il compito di John. Persino Mary.
Dall'altra parte, però, John riflettè che essere l'unico passeggero di quell'auto, in quella situazione, era la più grande conferma di come Sherlock non avesse nessuno al suo fianco, oltre a John. Finanche Mycroft, quell'onnipotente - e opprimente - fratello maggiore, si era rivelato incapace di tenerlo al sicuro. Per un secondo, John si rese conto di quanto dovesse aver sofferto Sherlock, dopo a morte di Mary, senza la rete di supporto che lui, invece, aveva avuto la fortuna di avere. Solo per un attimo, John comprese le motivazioni di Sherlock, ciò che lo aveva portato a un gesto così estremo.

Ma come ho detto, fu solo un attimo. Fulmineo, fugace, cancellato in fretta dalla rabbia per la morte ingiustificata di Mary.
Durante una delle sue notti insonni, mentre John era sul divano con un bicchiere di whisky in mano e la bottiglia semivuota nell'alta, John aveva riflettuto sul loro passato. Quanti erano rimasti feriti - letteralmente e figurativamente - durante le loro scorribande? La conclusione che John aveva tratto era che il sangue che ognuno di loro aveva versato era semplicemente il tributo richiesto affinchè Sherlock, quell'uomo così brillante, degnasse tutti loro, comuni mortali, della sua attenzione. Quasi fosse una divinità ed il loro dolore non fosse altro che il sacrificio richiesto a coloro che si affacciavano al culto.
Tuttavia, mentre pregava di arrivare in tempo in ospedale, John notò il particolare che da sempre gli sfuggiva: Sherlock non aveva mai chiesto a nessuno di sacrificarsi per lui.
Non lo aveva fatto nella piscina, con il mirino di un cecchino puntato in testa. Non lo aveva fatto sul maledetto tetto del St. Barth's. Non lo aveva fatto quando si era preso un proiettile da parte di Mary. Non lo aveva fatto quando aveva ricambiato il favore, piantandone uno nella fronte di Charles Augustus Magnussen. Non lo stava facendo ora, affidandosi alle mani di uno psicopatico.
Non lo aveva fatto quando Mary gli era saltata davanti.

Tutti coloro che avevano sanguinato per Sherlock Holmes, lo avevano fatto di propria sponte.
John compreso.

We were a pair
But I saw you there
Too much to bear
You were my life, but life is far away from fair


Dov'era finito quel duo infallibile? Sherlock Holmes e John Watson, i formidabili detective di Baker street. Erano riusciti in alcune delle più straordinarie imprese, la loro leggenda era immortale, incisa da John nei racconti per il suo blog. La gente credeva fossero invincibili... se solo avessero saputo.
Era l'impresa più facile ad aver avuto la meglio su di loro, alla fine: prendersi cura l'uno dell'altro.

La colpa era in entrambi, di questo John era convinto. Seppure Sherlock avesse chiuso il loro rapporto in una bara, era stato John a piantarci i chiodi.
Una parte di lui provò a giustificarsi. Sin da quel giorno nell'acquario, John non era riuscito a guardare Sherlock negli occhi. Il suo sguardo, pieno di scuse e di risentimento, lo perseguitava, portandolo a rivivere quegli ultimi, angoscianti istanti di vita di sua moglie. Ed il colore di quegli occhi - che nel profondo John aveva sempre un po' ammirato, per la loro vispezza, per il barlume che li pervadeva ad ogni caso risolto - era troppo simile a quello delle acque che avevano circondato lo scenario dell'omicidio di Mary.

Tutto ciò era troppo perchè John potesse anche solo pensare di elaborare.
L'uomo a cui, solo poche ore prima, avrebbe donato la sua vita, aveva ucciso sua moglie. John colse l'ironia di tutto ciò: l'uomo che gli aveva dato tutto era lo stesso che gli aveva tolto l'unica cosa avesse mai chiesto per se stesso.
Non è stato Sherlock a premere il grilletto, fece una voce nella sua testa - Mary? Se stesso? John non sapeva dirlo.

Was I stupid to love you?
Was I reckless to help?
Was it obvious to everybody else

Mentre la rabbia iniziava a pervaderlo, John ricordò di come Donovan lo avesse avvertito già il primo giorno, di come Sherlock lo avrebbe sempre lasciato indietro. Di come, ad affezionarsi a lui, ci sarebbe rimasto ferito.
John lo aveva fatto lo stesso, ma non rimpiangeva neanche un istante del tempo passato con Sherlock.
Eppure non poteva fare a meno di sentirsi ingannato, sin dal giorno in cui lo aveva visto precipitare dal tetto. Si sentiva ingannato da Sherlock, da Molly, da Mycroft, da Mary, ma in realtà anche da se stesso.
Era stato davvero così stupido da affezionarsi a quel tipo di pericolo?

Persino Mary aveva capito quanto fosse attratto dall'azione, quanto fosse fisicamente incapace di chiedere aiuto, mentre bramava quella scarica di adrenalina che solo il salvare le persone poteva dargli.
Si chiese se fosse davvero così evidente, così prevedibile. Sherlock gli aveva fatto capire di sì, anche Mary.
Si chiese se fosse lo stesso per Mycroft, Molly, Greg e tutti gli altri.

That I'd fallen for a lie?
You were never on my side
Fool me once, fool me twice
Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die


Era stato ingannato dalle persone che più amava, e questo lo feriva più di ogni cosa, come se lo avessero spellato vivo, centimetro per centimetro e poi lo avessero lasciato così, nudo, esposto al freddo.
Si chiese chi fosse mai stato davvero onesto con lui. Chi non lo avesse mai tradito, neanche una volta. Chi non lo avesse mai sfruttato.
Nessuno, si disse. Da sua sorella a Sherlock, tutti avevano sfruttato il meglio di lui.
 

Sherlock, in particolare, lo aveva ingannato due volte.
Sul tetto del St. Barth.
Ora.

D'improvviso, le ferite sulla mano iniziarono a bruciare. Fu come se pensare al tradimento di Sherlock nei suoi confronti potesse spingere il suo corpo a ricordargli del suo tradimento nei confronti di Sherlock.
Di come lo avesse colpito mentre lui era lì, inerme, sul pavimento, con il corpo attraversato di tremiti, - droga? paura? per John? di John? - incapace di difendersi, mentre lo guardava, chiedendogli perdono con lo sguardo. Il sangue che gli colava sul viso era sembrato, in quel momento, il perfetto contrappasso: sanguinava lui, come aveva sanguinato Mary.
Ora, quel sangue sembrava macchiargli le mani, mentre stringeva il volante un po' più forte. Era la macchia indelebile del crimine più efferato che John avesse mai compiuto. Ferire un innocente era ben oltre il suo codice morale.
Ma Sherlock non è innocente. O sì? fece ancora quella voce.

John premette più a fondo l'acceleratore, mentre l'inesorabile scorrere del tempo gli ricordava quale fosse la posta in gioco.
Superò ogni limite di velocità consentito - il suo pensiero volò a Mycroft, sperando stesse seguendo gli autovelox, quasi a dirgli che sarebbe dovuto essere lui quello che sfrecciava al salvataggio di suo fratello - con un solo pensiero in mente.
Non avrebbe permesso a Sherlock Holmes di morire.

I let it burn
You're no longer my concern
Faces from my past return
Another lesson yet to learn

Fu in quel momento che il vecchio John, per la prima volta dalla morte di Mary, cominciò a risvegliarsi dal suo letargo. Non capiva se la chiave fosse stato il ticchettio dell'orologio o la consapevolezza che ogni secondo perso era un secondo che avvicinava Sherlock alla morte. O forse era proprio l'idea della morte del detective a essere così insopportabile per John.
Solo poche settimane prima, John non avrebbe permesso a Sherlock di ingaggiarsi in un'altra missione suicida, per nessun motivo al mondo. Eppure, la ragione per cui ora rischiava la vita era proprio John stesso. La parte di lui che conosceva Sherlock meglio di se stesso comprese la profonda verità che si celava dietro quel gesto: se anche non ci fosse stata Mary a "dargli il permesso" di togliersi la vita, Sherlock lo avrebbe fatto lo stesso. Non era mai stato bravo nell'osservare i dettagli quanto il detective, ma aveva notato diversi elementi che gli suggerivano che la vita di Sherlock iniziava e finiva ogni qual volta John varcava la soglia della porta del 221B, per entrare o uscire. Senza di lui, Sherlock non mangiava, si lanciava alla ricerca del pericolo. Si drogava fino a stordirsi.
Per John, tutto questo non era altro che la cronaca di una tragedia annunciata, ma l'unica persona in grado di cogliere i segni era anche il catalizzatore che l'aveva scatenata. Il famoso battito di ali di farfalla.

John affondò ancora più il piede sull'acceleratore quando si rese conto di averlo quasi condannato. Di essere stato vicino a lasciarlo perdere. A bruciarlo, come aveva detto Moriarty in quella maledettissima piscina.
D'altronde, Sherlock non era più un suo problema. Aveva smesso di esserlo quando si era lanciato da quel cazzo di tetto e aveva decisamente perso ogni appiglio della sua attenzione quando aveva ammazzato sua moglie. Ma meritava di morire? Era davvero lui il giudice adatto a pronunciare quella sentenza?
La preghiera che gli affiorò sulle labbra, affinchè potesse arrivare in tempo a salvarlo, era la risposta di cui John aveva bisogno.

Il tormento per aver abbandonato Sherlock lo affliggeva da prima di vedere il viso di Mary nel video. Forse era nato nel momento stesso in cui Sherlock era uscito dall'acquario, ma John aveva iniziato a distinguerlo dal dolore per Mary solo quando gli aveva lasciato il suo bastone da passeggio. Era stato un codardo a dirgli addio in quel modo, a non guardarlo negli occhi mentre lo faceva, a non dargli la possibilità di obbiettare.
Sapeva benissimo che, se lo avesse fatto, se gli occhi di Sherlock avessero trovato i suoi, sarebbe tornato sui suoi passi immediatamente. Lo avrebbe stretto tra le braccia e avrebbe singhiozzato fino a farsi venire i conati. Avrebbe rimesso in quel modo il dolore, la paura, la rabbia, la tristezza, la nostalgia, la mancanza che aveva provato. Lo avrebbe perdonato senza neanche pensarci, come il suo cuore aveva già fatto. Ma non era il cuore il problema di John. Era la sua testa che non voleva saperne di ammettere la verità, qualcosa che aveva già scoperto, ma ci sarebbe voluto ancora tempo affinchè potesse dire di aver appreso:

Che una vita senza Sherlock Holmes non era una vita degna di essere vissuta.

That I'd fallen for a lie
You were never on my side
Fool me once, fool me twice

John telefonò in fretta a Lestrade, per assicurarsi che qualcuno arrivasse prima di lui. Giusto in caso...
Ma il D.I. gli aveva assicurato che Sherlock fosse al sicuro con uno dei suoi agenti. Per un secondo potè sentire Sherlock chiamarlo un idiota e John si rese conto di come le parole "Sherlock" e "al sicuro" nella stessa frase fossero una gigantesca bugia, se John non era compreso.
Sherlock sarebbe stato al sicuro solo se John fosse stato al suo fianco. Così come ora non lo era. Era così semplice, ma come aveva detto Mary, Sherlock doveva farsi ammazzare perchè lui lo capisse.

Gli aveva fatto credere di aver perso la testa, di essere arrivato al punto di non ritorno. John ci aveva creduto, perchè sapeva, nel profondo del cuore che Sherlock lo avrebbe fatto davvero.
Poi gli aveva fatto credere di essere protetto. John aveva voluto crederci, perchè era più semplice che accettare tutte le verità che gli si affacciavano in mente.

Finalmente, giunse in ospedale, ma mentre saliva le scale e tutta questa consapevolezza gli si avvolgeva addosso come un'armatura, John perse il dettaglio più importante, la chiave che, per Sherlock, avrebbe risolto il mistero. Ci era arrivato vicino, a onor del vero, ma quando fingi per così tanto, a volte la finzione si mischia con il vero, e l'atteggiamento che John aveva assunto per mascherare la sua debolezza - ciò che tutti consideravano pazzia - gli impedì di rendersi conto del più grande progresso di quei giorni:

John era solo in quella macchina. Mary non era seduta al suo fianco.

Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die

John corse. Corse come non aveva mai corso in vita sua. Un unico pensiero gli risuonava in mente:
Doveva salvare quel Detective bugiardo.

Per un secondo, vedendo la porta chiusa e nessuno a guardia, l'angoscia prese il sopravvento. Era convinto di essere arrivato troppo tardi. Ma non si sarebbe arreso, non quando era così vicino.

Sfondò la porta con l'estintore e la conferma di tutti i suoi dubbi fu lì, davanti ai suoi occhi.
Culverton Smith premeva le mani sul viso di Sherlock che si muoveva debolmente, come se non avesse la forza di difendersi, o come se ci avesse rinunciato.

Aldilà della sbruffonaggine tipica di quell'uomo, il suo perfetto escamotage per nascondere ogni traccia di sentimento, John vide qualcos'altro negli occhi di Sherlock.
Vide sollievo, tristezza, paura, colpa, gratitudine.

John sentì l'oppressione tipica del pianto assalirlo e serrargli i polmoni in una morsa, ma non avrebbe pianto lì, Sherlock dovette accorgersene, perchè fece quello che in tutta la sua vita era riuscito a fare meglio: riportò l'attenzione della sala su se stesso.

Il sorrisetto a mezza bocca che Sherlock gli riservò servì solo a rimarcare il pensiero che aveva già avuto in macchina:

Sherlock Holmes non meritava di morire.

«Sei stato l'uomo migliore e più saggio che io abbia mai incontrato» fu l'eco nella sua mente.

No time to die
No time to die

John guardò Greg negli occhi e fu lui la prima persona a cui confidò quella nuova consapevolezza dei suoi sentimenti in tutta quella situazione.
Greg, che era già posseduto dai fantasmi delle confessioni di Culverton, non riuscì a spingere John verso la giusta direzione, come invece avrebbe fatto fosse stato più lucido.
Confessò a John quelle che credeva fossero le sue proprie colpe, e al medico questo bastava e avanzava.

That I'd fallen for a lie

Sherlock si era suicidato. Falso.
Sherlock aveva ucciso sua moglie. Falso.

You were never on my side

Sherlock teneva solo a se stesso. Falso.
Sherlock non aveva sentimenti. Falso.

Fool me once, fool me twice

«Una volta mi hai detto che non eri un eroe»  quanta menzogna era dietro a queste parole? Ovvio che Sherlock fosse un eroe. Gli eroi si sacrificano per salvare chi ne ha bisogno. Non era ciò che aveva appena fatto?

«C'erano volte in cui non credevo tu fossi umano» e, invece, Sherlock era l'unico tra tutti loro che aveva affrontato la sua vita nel modo più umano possibile, senza il plagio di una società che vuole tutti macchine senza sentimenti, inclini solo al lavoro.

Are you death or paradise?

«Fai un'ultima cosa per me, un ultimo miracolo, Sherlock, per me. Non essere morto»

«Ti ho chiesto una cosa. Ti ho chiesto di smettere di essere morto» «Ti ho sentito»

«Sherlock, ti stiamo perdendo»

Sherlock era sempre tornato indietro. Per lui. Quasi non potesse tollerare l'idea di lasciarlo solo.

Now you'll never see me cry

«Eri l'uomo migliore, l'essere umano più umano, che io abbia mai conosciuto, e nessuno mi convincerà che tu mi abbia mentito. Ero davvero molto solo e ti devo davvero tanto.»

Aveva pianto, sulla tomba di Sherlock. E lui non era lì, non lo aveva visto piangere. O forse sì? Lo avrebbe lasciato entrare di nuovo? Avrebbe pianto di nuovo? Con lui, per lui?

There's just no time to die

Era il momento di dissotterrare quella bara. Di riportare le cose a com'erano prima.

Ma non sarebbero mai tornate come prima. Avevano bisogno di un nuovo equilibrio, di una nuova vita insieme, perchè essere così distanti aveva la disperazione della morte e il sapore della disperazione.

Non è ancora giunto il tempo di morire.

Fu il pensiero che lo colse mentre singhiozzava tra le braccia di quell'uomo che gli aveva ridato la gioia del vivere.

***
Note dell'Autrice:
Finalmente abbiamo anche la versione di John. È stata letteralmente un parto, ma sono contenta di com'è uscita. Questo John è il mio John, forse un po' diverso da come altre interpretazioni lo dipingono, e, per me, è proprio questo il bello.
Spero che riusciate ad apprezzare il mio John tanto quanto lo apprezzo io.
Il link alla canzone è una versione lievemente diversa, che ho voluto utilizzare per differenziare i ritmi e le emozioni delle due storie e permettere una minima variazione durante la lettura.
Detto questo, vi saluto.
Al prossimo capitolo!
Lilith
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: LilithMichaelis