Anime & Manga > Nana
Segui la storia  |       
Autore: Layla    18/02/2020    0 recensioni
Questa fiction inizia alla fine dell'ultimo capitolo pubblicato del manga.
Cosa è successo a Nana? Come mai se ne è andata?
Come ha raggiunto Londra.
E Hachi? Hachi cerca di vivere la sua vita senza di lei, imprigionata nella sua vita di casalinga con due figlie, ma innamorata di un altro uomo. Il suo scopo è trovare Nana.
Quando troverà Nana troverà il coraggio di cambiare la sua vita?
Shin, da parte sua, troverà finalmente l'amore in qualcuno di inaspettato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki, Nobuo Terashima, Reira Serizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo secondo.

 

In quel periodo ero a un passo dall’esaurimento nervoso.
Ren – il mio eroe, idolo e amico – era morto e io non avevo avuto il
tempo di vivere quel lutto né di processare che lui era diventato
un drogato senza che nessuno lo potesse aiutare.
Nana non parlava, sembrava voler ignorare la faccenda e aspettare il
ritorno del suo amore ormai perduto.
Hachi era venuta a vivere nel comprensorio e i nostri sentimenti, mai sopiti,
si erano risvegliati con la violenza di un uragano.
Asami dal conto suo non faceva che tormentarmi con crisi di gelosia.
Non ne potevo più.
-Nobu

 

“Oh, stai bene. Quindi non hai più bisogno della moglie di Takumi al tuo fianco, no?”
Quella frase fece trasalire Nobu, nemmeno gli avessero tirato un secchio di acqua gelata addosso.
Ora vedeva Asami Matsumoto per la prima volta e ne era disgustato, non era Nana quella che se ne fregava di tutto, era lei: Asami.
Lei non sapeva nulla dell’amicizia che legava Nana e Hachi eppure si era pronunciata con una leggerezza imperdonabile perché era gelosa di lui.
Egoismo allo stato puro.
“Asami!”
Disse, scattando in piedi.
“Dov’è? Se n’è andata finalmente?”
La finta bionda non lo aveva nemmeno sentito, normalmente non ci avrebbe fatto nemmeno caso – erano tante le persone che non lo ascoltavano – questa volta però la misura era colma.
La prese per un braccio senza alcuna gentilezza.
“Vieni, dobbiamo parlare.”
Il tono gli era uscito più duro di quello che avrebbe voluto, ma la rabbia ribolliva e non riusciva a contenerla.
Era arrivato il momento di sistemare le cose con la sua ragazza una volta per tutte, ora come ora non riusciva a sostenere anche il carico psicologico dei complessi di Asami, il suo era già fin troppo pesante.
Uscirono dalla stanza e lui la guidò fino a una camera vuota accanto alla sala comune, lì la lasciò libera e chiuse la porta con uno scatto nervoso.
“Asami, non possiamo andare avanti così!”
Sbottò.
“È per via della moglie di Takumi? O del mio lavoro che ti fa schifo?
Sii sincero per una volta nella tua vita!”
“Il problema non è né Nana né il tuo lavoro, tu sei il problema, Asami!”
La vide impallidire, probabilmente non era la prima volta che si sentiva rivolgere un’accusa simile.
“Io?”
Nobu sentì del trambusto nella stanza accanto, lasciò perdere la sua donna e andò a dare un’occhiata: Nana era stesa terra con un sacchetto di carta sulle labbra.
Era in preda a uno dei suoi attacchi e lui sapeva bene quale fosse stata la causa, tornò nella stanza dove lei lo aspettava con una strana espressione sul volto, lui non aveva voglia o tempo di decifrarla.
“Sarai contenta, Yuri.
Grazie alle tue parole Nana ha avuto un attacco d’ansia.”
“La moglie di Takumi?”
“No, la mia amica! Quella che tu accusi di non soffrire per la morte di Ren.”
“Ma…”
“Zitta! Tu non sai niente di Nana o di me.
Nana ha bisogno di Hachi perché è la sua migliore amica e la sua unica certezza in questo periodo difficile, quindi ha tutti i diritti di stare qui e smettila di usare la sua gravidanza come alibi.
Io sono stanco della tua gelosia e di come ti comporti, Yuri.
Prima dici che non ti piace il lavoro che fai e fai finta di non voler stare con me per via dei tuoi film, costringendomi a trovare una soluzione.
Ti ho detto che ti avrei mantenuta una volta che il tuo contratto fosse scaduto e lo volevo fare davvero, perché credevo di amarti e credevo che quello fosse il modo migliore di dimostrartelo.
Insomma, così avresti capito che non me ne fregava nulla del fatto che tu eri una pornostar e che volevo fare sul serio con te.
Ma per te non era abbastanza, vero?
Tu volevi tutto. Volevi me e il lavoro.
Così hai firmato un altro contratto senza dirmi nulla e mi hai costretto a fare buon viso a cattivo gioco una volta che ho scoperto tutto.
Non era ancora abbastanza.
Quando ti sei vista minacciata ti sei attaccata a me fino a soffocarmi!”
Prese fiato un attimo e si preparò alla stoccata finale.
“Io sono stanco, Yuri.
Non sei la persona che credevo che fossi, non ne posso più dei tuoi capricci e, a dirla tutta, non ti amo nemmeno.”
“Mi stai lasciando, Nobu?”
La voce di Asami tremava.
“Sì, ti sto lasciando.
Mi dispiace.”
Lei lo prese per mano.
“Ti prego, non farlo!
Posso cambiare, essere meglio di così.”
Nobu la compatì, probabilmente non era la prima volta che un uomo la lasciava per ragioni simili e lei non voleva che accadesse. Il biondo poteva capirla, ma non accontentarla: era stanco di farsi mettere la testa sotto i piedi da tutti.
“No, non puoi cambiare e la ragione è semplice: questa è la vera Yuri.
Qualsiasi altro volto mi mostreresti sarebbe una maschera e io non posso stare con una maschera.
Ho bisogno di una persona vera, mi dis…”
Non finì la frase perché lei gli diede uno schiaffo.
“È la moglie di Takumi che ami?”
“Non sono più affari tuoi.”
“Sì, hai ragione.
Vuoi sapere una cosa, Nobu?
Sono stata con te solo perché eri il chitarrista di una band famosa, se fossi stato uno comune non ti avrei nemmeno guardato.”
Lui le rivolse un sorriso storto.
“Grazie per aver confermato uno dei miei sospetti, adesso sono sicuro di aver fatto la cosa giusta.”
Lei uscì sbattendo la porta, Nobu uscì poco dopo e andò nella sala comune, era rimasto solo Yasu che fumava una delle sue sigarette.
“Come sta Nana?”

“Si è ripresa anche questa volta, adesso è con Hachi.
Tu?”
“Io cosa?”
“Hai rotto con Asami?”
“Ah, quello. Sì, ho rotto con lei, non riuscivo più a sopportare la sua gelosia.
Non eravamo fatti per stare insieme e poi lei stava con me solo perché sono il chitarrista dei Blast e sono abbastanza sicuro che non lo sarò più per molto.”
Yasu non disse nulla.
“Vado a dormire, è stata una giornata piuttosto lunga.”
Il batterista annuì, era perso in chissà quali pensieri.
Nobu era sicuro che non fossero positivi e che qualcosa di disastroso li stesse aspettando dietro l’angolo.

 

Sai, Hachi…
Anche dopo che capii che Ren era morto sul serio
e che non era solo un sogno il tempo continuò a
rimanere fermo. La lancetta non riusciva a scattare in
avanti. Potevo solo cantare contro il volere di Ren stesso.

 

La mattina dopo fui la prima a svegliarmi, Hachi sembrava così indifesa nel sonno con quella pancia enorme.
Mi chiesi cosa avesse provato mia madre quando era incinta di me e poi di Misato, mi aveva voluto bene o aveva voluto bene solo a mia sorella?
In fondo era lei che aveva scelto di crescere e non me, io ero quella che era stata lasciata davanti alla stessa porta da cui la Misuzu adolescente era uscita per non rientrarci mai più.
Ero stata abbandonata da mia madre e ora anche da Ren.
Mi toccai il tatuaggio, chiusi gli occhi e lottai per non piangere, non potevo, non ancora.
Ora probabilmente dovevo prepararmi a una guerra per evitare che la mia band venisse scaricata dalla casa discografica e non potevo crogiolarmi nel dolore come avrei voluto.
I Blast erano l’unica cosa che mi rimaneva, lì potevo cantare per tutti: i miei amici, Hachi, i fan e Ren.
Lì potevo ancora aiutare qualcuno o almeno così speravo.
La lettera che Misato mi aveva spedito continuava ad apparire e sparire nella mia testa, mi indicava la via da seguire, ormai non ne avevo un’altra.
“Buongiorno, Nana.
Come stai?”
La voce di Hachi mi riscosse dai miei pensieri.
“Ciao, Hachi. Sto bene, non ti preoccupare.”
“Dove sei andata stanotte? A un certo punto non c’ero più.”
“Sono andata da… Ren.”
Chiusi gli occhi e abbassai la testa, ma quando li riaprii mi accorsi che Hachi stava sorridendo.
“Sono felice che tu ci sia andata.”
Almeno lei non mi giudicava, ma la cosa non mi stupiva, non lo aveva mai fatto.
Dopo una doccia ed esserci cambiate scendemmo nella sala dove si pranzava, erano tutti, mancava solo Yuri Kosaka.
Mi sedetti accanto a Nobu, volevo evitare che la mia amica si sentisse a disagio e mi guardai intorno, stavano tutti mangiando, solo io non lo stavo facendo.
“Nobu… Dov’è Yuri Kosaka?”
“Non lo so.”
Gli rivolsi un’occhiata perplessa.
“Ci siamo lasciati.”
“Capisco.”
Adesso sapevo perché questa notte mi era stato risparmiato il loro concerto, iniziai a mangiare anche io, non avevo più nulla da dire per ora.
Una volta che tutti ebbero finito, Hachi e Miu sparirono con le stoviglie e lasciarono la mia band da sola, iniziammo a guardare Yasu che si accese una sigaretta: quello era il suo modo di iniziare a dare un annuncio.
“Ieri ho parlato con la Gaia Records e la Shikai Corporation, volevano scaricarci, per loro non siamo stati altro che una perdita di soldi. Prima Shin e poi Nana, hanno speso più di quanto hanno guadagnato.”
“È finita?”
Domandò con voce neutra Shin.
“No, ho convinto Kanemoto e Sugimura a darci un’ultima possibilità grazie all’aiuto di Misato e Kawano.
L’idea è quella di fare un concerto per strada come ai primi tempi per attirare di nuovo l’attenzione sulla band, ma prima vogliono incontrare Nana.”
“Vogliono assicurarsi che io non svenga o mi metta a piangere durante i concerti?
Non lo farò, non ho tempo per essere triste.”
“Io lo so, ma loro no.”
“Ma almeno ti manca Ren?”
L’urlo esasperato di Shin mi fa voltare verso di lui.
“Certo che mi manca! Mi manca ogni momento adesso che so che non ritornerà, vorrei poter tornare indietro e dirgli un sacco di cose, ad esempio che lo amo.
Ma non si può tornare indietro e adesso non posso nemmeno piangere o per la band è finita, lo capisci questo?
Ci hanno fatti debuttare solo perché avevano scoperto che ero la donna di Ren, adesso ci vogliono scaricare perché una band punk non la volevano fin dall’inizio.
Ti sembra giusto?
Io devo lottare affinché questo non accada e dovresti farlo anche tu!
Cosa farai se i Blast dovessero sciogliersi?”
Shin abbassò gli occhi.
“Sì, hai ragione.”
Qualcuno – Yasu – mi appoggiò una mano sulla spalla.
“Nana, alle nove abbiamo appuntamento con Sugimura e Kanemoto.”
“Ok.”
Salii di nuovo in camera mia e mi vestii come la ragazza aggressiva che conoscevano: mini di pelle nera, maglietta di Vivienne Westwood, maglione, calze nere tipo autoreggenti.
Mi truccai, sentendomi più che altro come un guerriero che si prepara alla battaglia, recuperai i miei gioielli e indossai il mio cappotto leopardato preferito.
Il batterista alzò un pollice e insieme ce ne andammo, persa nella mia nebbia non mi ero accorta che marzo stava per finire e che era freddo.
“Sei sicura, Nana?”
“Non ho scelta, Yasu.
Lo sai benissimo, che io sia pronta o no non conta nulla, loro vogliono che io gli porti dei soldi.”
“Non sei obbligata a farlo.”
“Non voglio che la band muoia e poi cosa ne sarebbe di Shin se la band andasse a puttane?
Non ha una casa a cui tornare, non ha finito il liceo, finirebbe per tornare sulla cattiva strada.”
Yasu sorrise.
“Hai perfettamente ragione, sono felice che tu abbia detto queste parole.”
Io gli sorrisi a mia volta, in quei brevi momenti mi sembrava davvero di stare meglio.
La verità era che camminavo mano nella mano con un fantasma e non lo sapevo.
Kanemoto e Sugimura ci aspettavano alla Shikai Corporation, chiesero come me la stessi cavando per cortesia più che altro, le mie risposte non gli interessavano minimamente, mi scrutavano come rapaci.
Erano alla ricerca di una crepa, un appiglio per farmi desistere, ma io non avrei offerto il fianco: troppe persone dipendevano da me e io non potevo tradirle.
“Allora, Nana. Visto che stai meglio possiamo parlare di lavoro, giusto?”
Iniziò Kanemoto.
“Sì. Io voglio cantare.”
“È la risposta che ci aspettavamo.”
Continuò Sugimura, in tono falsamente felice.
Nessuno dei due aveva mai voluto una band punk, ci avevano fatto debuttare perché la trasmissione Morning Seven aveva forzato loro la mano.
“Bene.”
“Nana, purtroppo la tua carriera solista è stata accantonata, ora preferiremmo concentrarci sulla band.”
Non ero ancora abbastanza stabile per tentare una carriera del genere.
“Abbiamo optato per un ritorno alle origini, qualcosa che torni a farla conoscere a più gente possibile: concerti all’aperto.
Nei live esprimi al meglio la tua energia e personalità e siamo convinti che la sia la soluzione migliore: in studio ci sono ancora dei problemi, ma dal vivo sono tutti catturati dal tuo carisma.”
Io annuii.
“Per me va bene.”
“Perfetto, tra una settimana vi esibirete. Vi comunicherò il luogo nei prossimi giorni, cercate di provare.
Nana, come stai gestendo il lutto?”
“Bene, credo.”
Bugia numero uno.
“Hai avuto ancora degli attacchi di ansia?”
“No.”
Bugia numero due.
“Allora, è tutto a posto.
Dateci dentro.”
Sorridevano entrambi, ma tutti e due continuavano a scrutarmi alla ricerca di un qualche segno di debolezza, ormai eravamo zavorra, una band scomoda di cui non sapevano come liberarsi.
Li odiavo.

 
Sai, Nana…
C’è stato un momento dopo la morte di Ren
In cui credevo che tutto sarebbe andato bene.
Non sapevo ancora quanto le tue ferite fossero
profonde e della forza dei demoni che ti portavi dentro.
Tu eri il mio eroe, non sapevo fossi fatta di cristallo.
Ero troppo egoista per notarlo, perdonami se puoi.

 

Quando mi svegliai quella mattina avevo l’impressione che durante la notte fosse successo qualcosa di importante, Nana mi guardava e i suoi occhi erano diversi.
Sembrava pienamente consapevole di cosa fosse successo, non si rifugiava più nella fantasia, ma era piena di dolore. La patina di tristezza che a volte scorgevo nel suo sguardo aveva preso il sopravvento, ma in fondo brillava una piccola luce e sapevo che Nana vi era testardamente avviluppata.
Non so perché mi sentii meglio, non ero sicura di niente, poteva essere tutto frutto della mia immaginazione, volevo parlare con lei e allo stesso tempo temevo di intavolare il discorso.
“Buongiorno, Nana.
Come stai?”
Chiesi con il mio solito tono e il batticuore, speravo che mi dicesse bene o qualcosa del genere.
 “Ciao, Hachi. Sto bene, non ti preoccupare.”
Sospirai internamente di sollievo, forse potevo procedere con le domande.
“Dove sei andata stanotte? A un certo punto non c’eri  più.”
“Sono andata da… Ren.”
Qualcosa dentro di me esplose di gioia, ringraziai lo spirito di Ren e sorrisi.
Si stava avviando verso la guarigione, forse.
“Sono felice che tu ci sia andata.”
Lei mi sorrise a sua volta.
Ci facemmo una doccia, prima lei e poi io, e scendemmo a fare colazione, Yuri non era al nostro tavolo, Nana chiese a Nobu perché, lui disse che si erano lasciati a il mio cuore fece una capriola di gioia, per quale motivo il mio cuore voleva tenere legato a sé quel ragazzo quando ormai ero la moglie di Takumi?
Sapevo di essere egoista, ma non fino a questo punto, decisi perciò di tenere tutto per me e di seguire il flusso della situazione e vedere dove mi avrebbe portato. In fondo il mio matrimonio non era mai stato molto saldo e Reira era la priorità di mio marito ora, forse lo era sempre stata.
Io e Miu sparecchiammo, lavammo le stoviglie e sparimmo, Yasu doveva parlare alla band e comprensibilmente voleva un po’di privacy.
“Io ho un copione da ripassare, tu cosa vuoi fare, Hachi?”
Mi chiese Miu, sapeva che mi piaceva provare con lei, ero appassionata di sceneggiati e l’idea mi tentava.
“Adesso vado a fare la spesa, ci vediamo quando torno.”
Lei guardò il mio ventre.
“Sei sicura di farcela? Non ti starai strapazzando troppo?
Dopotutto partorirai tra un mese.”
“È tutto ok, vado al supermercato dietro l’angolo.
Compro giusto un paio di sacchetti di roba.”
La ragazza di Yasu mi sorrise.
“D’accordo, dopo vieni da me. Il copione ti piacerà da morire.”
“Non vedo l’ora.”
Lei andò in camera sua, io mi misi il cappotto, controllai di avere abbastanza soldi e uscii, era già passato un anno da quando ero arrivata a Tokyo piena di sogni. Quasi non ci credevo e non mi capacitavo di come i miei sogni si fossero trasformati in incubi.
Dove avevo sbagliato?
Dove si era persa la ragazza che si meravigliava per tutto e voleva l’amore più di ogni altra cosa?
Forse era solo una maschera a cui io stessa avevo finito per credere.
Pensavo a questo mentre riempivo il carrello e poi pagavo: due sacchetti precisi e nemmeno troppo pesanti, ormai avevo l’occhio della massaia esperta.
Non appena misi piede fuori dal supermercato un’ombra si staccò dalla parete, era un uomo e io lo guardai carica d’odio.
“Kurada! Cosa vuole ancora?
Non ha rovinato abbastanza la vita di Nana?”
“Signora Ichinose, io faccio solo il mio lavoro e non provo piacere…”
“La smetta! Non mi frega più.
Devo andare.”
Quell’uomo non aveva fatto altro che giocare con me per sapere il più possibile su Nana e i Blast, non avrei commesso lo stesso errore due volte.
Una mano si chiuse sul mio polso e io mi voltai.
“Se non mi lascia immediatamente mi metto a urlare.”
“Devo dirle una cosa importante, mi permetta di prendere una delle borse e di comunicargliela, poi valuterà lei come agire.”
“Kurada, lei non ha fatto altro che giocare con me, perché dovrei fidarmi di lei?”
“Perché vuole bene a Nana e sa che in uno stato delicato come il suo basta un niente per farla crollare.”
La serietà nel suo sguardo e la voce ferma fecero scattare i miei campanelli d’allarme, quell’uomo non stava scherzando, doveva esserci qualcosa di grosso che bolliva in pentola, qualcosa che poteva sconvolgere Nana.
“Va bene.”
Kurada lasciò andare il mio polso e mi fece cenno di seguirlo, ci infilammo in un piccolo bar, lui ebbe cura di scegliere il tavolo più riservato.
“Vuole qualcosa?”
“Un tè e che vada dritto al punto.”
“Va bene.”
Ordinò e poi mi guardò, i suoi occhi erano diversi da quelli che avevo imparato a conoscere.
Dopo la morte di Ren vi aleggiava sempre un alone di tristezza che nascondeva a stento un tormento, mi avevano detto che era stato lui a trovare il mio amico ormai morto nelle lamiere accartocciate della macchina. Sicuramente era una cosa che segnava dentro.
“Misuzu Uehara vuole parlare con Nana, presto il giornale pubblicherà questo scoop e lei farà meglio a preparare psicologicamente la sua amica.”
“Come lo avete scoperto?”
“Misuzu è venuta a riprendersi Misato qui a Tokyo, l’ospitava una certa Shion, un’amica di Yasu.
Uno dei nostri giornalisti ha sentito Shion dire a Yasu che Misuzu desiderava incontrare sua figlia, con la morte di Ren è stato tutto accantonato, ma ora…”
“Ora sarebbe un bello scoop, vero?
Dopo la morte di Ren Nana dovrà affrontare la madre che l’ha abbandonata a quattro anni.”
“Ha capito al volo e sa che ora Nana non è nello stato adatto per ricevere una notizia del genere senza che qualcuno la prepari.”
Io annuì.
La notizia mi aveva scossa, ma non potevo darlo a vedere, dovevo essere forte per Nana.
Lei mi aveva sostenuta durante i miei stupidi drammi ora toccava a me aiutarla in questioni molto più serie.
Glielo dovevo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Nana / Vai alla pagina dell'autore: Layla