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Autore: Ahimadala    19/02/2020    1 recensioni
Ricomincia un nuovo anno ad Hogwarts: il sesto anno.
Ma per Draco Malfoy non sarà un anno come gli altri: in una sola estate le sue certezze sono state stravolte e iniziano a crollare una dopo l'altra.
Un compito dal Signore Oscuro ed un unico obiettivo: sopravvivere e far sopravvivere la sua famiglia.
Tra tutti i problemi che appannavano la sua idea di futuro, l'amore per una mezzosangue era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
Dal testo:
La osservò mentre le sue dita percorsero il profilo di quel marchio. Era strano. Un tocco così delicato su quel segno così oscuro. Si sentiva in qualche modo guarito.
Lei aveva questo effetto su di lui.
"Perchè vuoi farlo? Perchè vuoi mettere in pericolo la tua vita per aiutare me?"chiese.
"La mia vita è già in pericolo" affermò decisa, continuando a fissare il suo avambraccio.
"Solo per questo?"
[...]
"Lascia che io ti aiuti" furono le parole di Hermione, sussurate sul bordo delle sue labbra.
"Ad una condizione" rispose lui. Non aveva scampo, era debole di fronte a lei.
Le sue resistenze crollavano, la sua volontà vacillava, la sua ragione e il suo buon senso si dissolvevano.
"Devi permetterti di proteggerti"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Lavanda/Ron
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Hermione gli aveva dato appuntamento, quella sera, nella stanza delle necessità. Draco aspettava con ansia che le lezioni di quella giornata terminassero per poterla rivedere. Era distratto, continuamente. Pensava solo a lei: moriva dalla voglia di rivederla, di assaggiare le sue labbra.
Ripercorreva mentalmente quello che era successo la sera precedente e non riusciva a fare a meno di sorridere: come poteva una cosa così sbagliata farlo stare così bene?

Ma questo flusso di coscienza non era tutto rose e fiori: ripensava al marchio, a cosa avrebbe dovuto raccontarle, a come fare per non metterla in pericolo. Avrebbe dovuto dirle la verità, o almeno, mentire il meno possibile: era troppo sveglia. Avrebbe capito se l'avesse presa in giro. 

Finita l'ultima lezione si avviò verso la stanza delle necessità deciso ad aspettarla lì. Pansy Parkinson gli si affianco. "Draco" lo chiamò. "Stavo pensando che è da parecchio tempo che saltiamo i nostri soliti incontri. Che ne diresti, adesso, in camera tua?" 

A Draco venne quasi da ridere. Ripensava a quello che aveva vissuto la sera precedente: non c'era assolutamente paragone, era una un punto di non ritorno. Il sesso con Pansy non era male, era normale, come avrebbe dovuto essere. Ma la sera prima, con Hermione era stata tutta un'altra cosa: era stato esplosivo, travolgente, come una tempesta aveva spazzato via tutto il resto, colpendolo in pieno petto e lasciandogli un solco indelebile. Non sarebbe mai riuscito a stare di nuovo con Pansy, forse non sarebbe mai riuscito a stare con un altra che non fosse lei.
-Sono fottuto pensò. 

"No, Pansy. Ho da fare"

"Oh, ok" il volto della ragazza assunse un'espressione contrariata. "Ci vediamo stanotte, allora? Sala comune?"

"No, non ci vediamo proprio" replicò, accelerando il passo e svoltando al primo corridoio sperando che non lo seguisse. 

Si diresse al corridoio del settimo piano, sapeva che la stanza si trovava lì, sebbene non avesse ben chiaro ancora come funzionasse. 

Camminò avanti e indietro per un po'. Non successe nulla.
Decise di rassegnarsi e aspettare che arrivasse lei. 

Intanto si perse a pensare alla sua notte con la grifondoro. Sicuramente le avrebbe detto che si era pentita di ciò che era successo e che non sarebbe dovuto succedere più. 

Tuttavia una parte di lui non smetteva di pensare alle sue mani strette intorno a i suoi capelli, ai suoi gemiti dolci e trattenuti, al suo nome uscire da quella bocca che aveva a lungo disprezzato. 

E mordendosi il labbro immaginava cosa sarebbe successo se avesse avuto l'opportunità di farlo di nuovo, di averla una volta ancora.
-Non succederà- tentava di ricordarsi.
ma se...

Sentì un rumore soffocato. Si voltò di scatto, osservando la grande porta apparsa sul muro sul quale era appoggiato. 

Si affrettò ad entrare con il cuore in subbuglio. 

***

Hermione aveva saltato tutte le lezioni della giornata per stare accanto a Ron. Quello che era successo non era certamente colpa sua, ma uno strano ed incomprensibile senso di colpa comunque non la abbandonava: non era pentita di aver fatto l'amore con Draco Malfoy, ed era proprio quello il problema.

Non si sentiva in colpa perciò che aveva fatto.
Si sentiva colpevole perchè lo voleva rifare. Perchè non le importava del marchio, non le importava che fosse sbagliato, non le importava di nulla. Lo desiderava.

Doveva impegnarsi con tutte le sue forze per scacciare il pensiero delle sue labbra su di lei, dei suoi baci, delle sue mani lungo il suo corpo. Era ormai sera, le lezioni dovevano essere già finite. Pensò all'appuntamento con Malfoy, avrebbe dovuto essere già la, sempre che avesse deciso di presentarsi.
Mentre era intenta a leggere, seduta accanto a Ron sul bordo del letto, Ginny entrò in infermeria con una scatola di cioccolatini e delle riviste di quidditch. 

"Come stai, Ron?" chiese apprensivamente.

"Bene, grazie. Ora che se qui puoi dire ad Hermione che è libera di andare?" replicò il rosso. Si rivolse all'amica seduta sul bordo del letto. "È tutto il giorno che sei qui, Herm. Sarai stanca, e annoiata. Vai, dico sul serio".

Hermione guardò Ginny, lanciandole un occhiata che nascondeva un mi devi delle spiegazioni e dove cavolo sei finita, poi salutò Ron e si diresse verso la stanza delle necessità assicurandosi che nessuno la vedesse.

Draco era lì da un pezzo quando Hermione arrivò. Aveva quasi temuto che lei non venisse, ma sarebbe rimasto lì ad aspettarla anche tutta la notte, se necessario. 

"Dove sei stata oggi?" le chiese. Fu la prima cosa che gli venne in mente. Non era da lei saltare le lezioni.

"Le domande le faccio io" fu la sua risposta, che lo zittì immediatamente.

Ma lui non ne era dispiaciuto, anzi, gli piaceva questa parte del suo carattere. Era ciò che la rendeva diversa dalle altre, diversa dalle ragazze a cui lui era abituato. E inoltre, non poteva darle torto, aveva ragione lei, e si sentiva in debito nei suoi confronti. 

"Come hai fatto?" chiese la grifona.
Draco non capì. 

"Cosa?" domandò confuso. 

" A smaterilizzarti Malfoy, come hai fatto?" 

Draco si aspettava qualsiasi altra domanda purchè quella. Aveva scoperto che era un mangiamorte e la prima cosa che aveva da chiedergli era quella? La curiosità di quella ragazza superava ogni limite. 

"Non sei l'unica ad avere abilità al di fuori della media, Granger" sorrise. 

"Eh?" Hermione non capiva a cosa si riferisse, e doveva certamente aver frainteso se le sembrava che le stesse facendo un complimento.

"Tu sei capace di fare magia senza bacchetta, cosa ti importa di una stupida smaterializzazione?" nel porle questa domanda si avvicinò a lei, per osservare l'espressione sorpresa che sarebbe apparsa sul suo volto. Chiarì subito i suoi dubbi. "Ti ho vista confondere Cormac, alle selezioni, per aiutare Weasley. Scelta discutibile, secondo me, ma in ogni caso..."

Hermione stava per interromperlo ma Draco alzò la voce, impedendoglielo.
"in ogni caso...Sei incredibile, Granger" 

Erano davvero uscite dalla bocca di Draco Malfoy quelle parole? Non ci credeva.
Draco guardò Hermione arrossire , dopo una prima espressione sorpresa. Era ancora più bella quando arrossiva.

"Malfoy tu mi odi, da anni... Quello che è successo ieri sera... è stato uno sbaglio" 

A quelle parole il volto di Draco cambiò espressione, il suo sorriso si spense.

"Io non ti odio. Avevo undici anni quando ti ho conosciuta, e.... eri la migliora amica di Potter, e la mia famiglia mi aveva fatto il lavaggio del cervello, credevo di essere migliore di te per il mio stupido sangue" si portò una mano ai capelli. Attese qualche secondo, respirando profondamente. 

"Ho fatto un sacco di cose sbagliate nella mia vita, ma uno dei miei errori più grandi è stato pretendere che non mi importasse nulla di te in tutti questi anni" parlò guardandola negli occhi. 

"Sono stato costretto a pensare brutte cose, su di te e su quelli come te...Ma tu mi hai smentito, Granger: sei la strega più forte che abbia mai conosciuto, sei brillante. Il Signore Oscuro in persona ti teme" 

Draco non controllava più le parole che uscivano dalla sua bocca, ma ormai era abituato a perdere il controllo in presenza di quella ragazza. Forse era l'odore di vaniglia che emanavano i suoi capelli. Dovette trattenere l'istinto di afferrarla e baciarla. 

A sentir nominare Lord Voldemort Hermione si ricordò il motivo principale per cui era lì, voleva delle spiegazioni, o lo avrebbe denunciato al preside, era un mangiamorte. Quella dichiarazione l'aveva scossa pesantemente, era difficile rimanere concentrata. Dovette allontanarsi da lui per resistere alla tentazione che le labbra del biondo rappresentavano.

"Sei stato costretto anche per quello?"chiese la ragazza, indicando il polso dove sapeva fosse impresso il marchio nero.

"È una lunga storia" sospirò Draco, abbassando lo sguardo sulla manica della sua camicia: uno sguardo che racchiudeva vergogna e colpevolezza.

"Ho tempo, mi devi delle risposte " rispose lei, poi si avvicinò a lui, afferrandogli il braccio che stava osservando. "Non sono andata da Silente appena l'ho scoperto Malfoy, perchè una remota parte di me continua a ripetermi che non sei malvagio. Ma devi spiegarmi, io posso aiutarti"

Avrebbe voluto. Lui avrebbe voluto davvero farsi aiutare da lei. Ma non poteva farlo.

 La osservò mentre le sue dita percorsero il profilo di quel marchio. Era strano. Un tocco così delicato su quel segno così oscuro. Si sentiva in qualche modo guarito.
Lei aveva questo effetto su di lui. 

"Perchè vuoi farlo? Perchè vuoi mettere in pericolo la tua vita per aiutare me?"chiese lui. 

"La mia vita è già in pericolo" affermò decisa, continuando a fissare il suo avambraccio. 

"Solo per questo?" 

Alzò lo sguardo. I loro occhi si incrociarono.
Erano di nuovo abbastanza vicini da sentire l'una l'odore dell'altro. Fu di nuovo Draco a parlare.

"Davvero per te è stato solo un errore, ieri notte?" pronunciò quelle parole velocemente, una parte di lui temeva la risposta a quella domanda.

Fissava le labbra semichiuse di Hermione, intente a parlare. Erano la parte del suo volto che amava di più. 

I suoi occhi mostravano sempre orgoglio, fierezza, sicurezza. Dicevano io ho ragione. E come darle torto? 

Ma quelle labbra...
Quelle labbra raccontavano un'altra storia. Sembravano chiedere conferme.
Dicevano ho ragione, vero?
Quelle labbra erano ricoperte da un velo di incertezza, che lui voleva assaggiare, mordere, strappare via. 

Tutta la sua insicurezza la vedeva adesso più chiara che mai in quella sottile inclinazione dell'angolo della bocca, nel leggero fremito del labbro superiore. 

"Smettila" fu ciò che uscì da quelle labbra che lui era incantato ad osservare. 

"Smettila cosa?" 

"Smettila di guardarmi così.." ansimò.

I loro occhi si incatenarono per un attimo che sembro un'eternità. Dopodiché si baciarono, ancora. Di nuovo. E fu diverso. Era sempre diverso: ogni bacio aveva un sapore nuovo rispetto al precedente.
Passarono pochi minuti, o forse ore, quando si separarono.

"Lascia che io ti aiuti" furono le parole di Hermione, sussurate sul bordo delle sue labbra. 

"Ad una condizione" rispose lui. Non aveva scampo, era debole di fronte a lei.
Le sue resistenze crollavano, la sua volontà vacillava, la sua ragione e il suo buon senso si dissolvevano. 

"Devi permettermi di proteggerti" 

   
 
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