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Autore: reggina    20/02/2020    2 recensioni
Non è tutto oro quello che luccica. All’apparenza i Ross vivono una vita da sogno ma, sotto la superficie perfetta, in realtà non c’è dialogo ma solo incomprensioni e muto rancore.
Nell’arco di un pomeriggio tutto si sgretola. Julian e la sua famiglia si ritroveranno con una realtà tutta da reinventare.
Alla paura iniziale si sostituirà, poco alla volta, la meraviglia di ritrovare dentro di sé le risorse per fare il mestiere più difficile del mondo: il genitore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole d’inizio autunno inonda il mondo intorno a Tokyo di tepore e di luce; di minuto in minuto cresce sempre più fiero tanto che già si suda come in piena estate.

Fancy Ross esce di casa, arzilla come una scolaretta, profumata vagamente di mandorla, con i capelli che sembrano fiocchi di neve tenuti in ordine da un fermaglio d’argento: la mattina ha sempre una marcia in più, mentre il cambio della sua Herbie inizia a diventare duro e alcune volte non riesce ad ingranare la prima e rimane a folle.

Balza alla guida del suo Maggiolino, fa manovra per uscire in retromarcia dal vialetto di casa e, con le mani aggrappate allo sterzo come se fosse un salvagente, percorre il chilometro e mezzo che la separa da casa di suo figlio Gregory.

Julian la vede svoltare, con la bella testa quasi incollata al parabrezza come se una ventosa la risucchiasse, e sul suo viso imbronciato si allarga un sorriso.

Un sorriso bonario e allo stesso tempo un po' ironico.

“Buongiorno! Salta su Oro di Yamashita!”

Fancy è una nonna un po' sopra le righe, originale e pazzerella come una crazy cake dove tutti gli ingredienti si mescolano direttamente nella teglia.

Quando esce a piedi per il quartiere si porta sempre un paio di cesoie in tasca e non riesce a trattenersi: capita spesso che qualche vicino la trovi a potare a regola d’arte piante e cespugli del proprio giardino, per quanto possa sembrare strano vista l’inflessibilità della nonna quando si tratta della benché remota possibilità che qualcuno si permetta di toccare le sue piantine con un dito.

E così è diventata il guru dei giardini. Degli altri.


Julian apre la portiera dal lato passeggero: è fresco di doccia, con i capelli ancora bagnati e il broncio tipico di un adolescente offeso con il mondo.

Gli occhi di Fancy incontrano quelli del nipote e, per un istante, le sembra fragile e delicato come vetro soffiato.

In altre circostanze lui apprezzerebbe questi viaggi folli con sua nonna, vivace di intelletto e con gli occhi attenti, che gli parla di mondi passati e saggezze antiche.

Oggi però sono diretti in ospedale per una visita di controllo e Fancy sa che ogni parola di conforto in certi momenti è totalmente inutile.

Anzi dannosa.

Meglio il silenzio, far decantare il malumore del ragazzo e magari questo insolito muro tra di loro si abbatterà automaticamente.

Julian cerca disperatamente di non pensare per tutto il tragitto ma dopo cinque minuti di silenzio assoluto, fatto salvo per il leggero sottofondo musicale della radio, è proprio lui a rompere gli indugi.

“Sai nonna, i miei sogni mi sembrano fragili come le ali di una farfalla. Basta il tocco di un bambino dispettoso e loro muoiono!”

È un ragazzo introverso, profondo ed intelligente, e parlare per metafore lo aiuta ad esternare quello che ha dentro.

“Beh piccolo è vero che la felicità è fragile come questo delicato esserino alato ma se la inseguiamo non riusciamo mai a prenderla, se ci mettiamo tranquilli può anche posarsi su di noi!”


L’ospedale è pieno di persone. Persone che accompagnano e non sanno dove guardare, persone che non vogliono essere viste e altre che non vogliono vedere.

C’è chi si dispera e piange, chi è terribilmente preoccupato, chi cerca di nascondere la paura prima di tutto a sé stesso, chi aspetta e chi spera.

E poi c’è l’esercito di chi lavora con uniformi di colori e modelli diversi.

È strano ma adesso che è qui Julian si sente sereno.

Suo padre lo aspetta già nella sala visite del reparto cardiologia: l’ortopedico è a fine turno ma solo le occhiaie lo tradiscono, cerchi violacei che gli infossano gli occhi e gli danno l’aspetto stralunato e un po' assente di quando è dominato da un’ansia che non riesce a governare se non restando perfettamente immobile.

Il Dottor Johnson, che è insieme a lui e ne indovina i pensieri, allunga la mano per un gesto di conforto che gli riesce a metà, anchilosato.

Quando Fancy e Julian appaiono dal nulla, entrambi i dottori scattano in piedi all’istante come soldati richiamati all’ordine.

Mentre la porta si chiude con un click appena accennato, Gregory mima un grazie con le labbra a sua madre. Andy oggi è rimasta incastrata in tribunale e la nonna si è sempre dimostrata una valida sostituta di questi genitori sempre impegnati.


“Ok Julian cominciamo con l’eco-cardio!”

Il Dottor Johnson è precisissimo, scrupoloso, gentile, simpatico e sa sempre come metterlo a proprio agio.

“Benissimo!”

Il ragazzo toglie gli abiti e li poggia su una sedia cercando di mantenere la calma. Suo padre e sua nonna fanno un passo indietro diventando semplici spettatori adesso.

John Johnson lo fa sdraiare su un lettino e fin qui non è difficile. Rimane zitto per tutta la durata dell’esame e, di riflesso, anche gli altri restano muti.

“Va bene, qui è tutto a posto!”

Decreta il Dottor Johnson con un sorriso d’incoraggiamento.

Lo sapeva. Ha fatto lo stesso identico esame qualche settimana fa ma detto dal cardiologo ha tutto un altro sapore.


Si passa ad un altro esame, questa volta per misurare il volume polmonare. Il dottore gli passa il boccaglio dello spirometro.

“Adesso soffia, Julian!”

È buffo: è la stessa frase che si dice quando si soffia sulle candeline della torta di compleanno, sperando che i desideri si avverino.

Lui inspira il più possibile, poi butta fuori tutto a lungo. E anche questa è fatta!

Elettrocardiogramma da riposo: tutto ok.

Si arriva all’ultima stazione di questa via Crucis di visite mediche: l’elettrocardiogramma sotto sforzo.

“Se fossi in un videogioco adesso dovrei uccidere il mostro dell’ultimo livello, giusto?”

Essere spiritosi quando si è sotto stress e segno di maturità e generosità. Forse è una battuta scherzosa ispirata dall’amarezza ma funziona come battuta spezza-tensione anche tra i tre adulti.


Julian sale sulla cyclette, gli attaccano gli elettrodi al petto e comincia a pedalare.

Gregory lo guarda, più stressato di lui.

Il ragazzo pedala determinatissimo.

Il dottore aumenta la difficoltà, i pedali si fanno più duri, il falsopiano si fa salita e Julian spinge, spinge come un dannato: vuole mangiarsi questa salita.

È una sfida contro sé stesso e non sarà certo lei a fermarlo.

Gli manca il fiato e allora capisce: il cardiologo vuole affaticarlo. Giustamente vuole essere sicuro prima di dargli il lasciapassare.

Ci mette ancora più rabbia, ancora più grinta.

È madido di sudore e sul punto di cedere, Fancy sta quasi per urlare che la smettano di torturarlo a questa maniera, e finalmente il dottor Johnson pronuncia le fatidiche parole.

“Tutto a posto!”

È una porzione di sole, un’emozione che Julian, abituato a stare in equilibrio tra angoli e spigoli, non sa gestire.

Quando la vertigine di gioia lo inebria, le braccia di Gregory lo sorreggono e lo avvolgono in un abbraccio esultante.

Guarda suo padre e poi sua nonna e quasi gli scappa da piangere.

“Quindi mi dà l’idoneità?”

È talmente bello che quasi non ci crede.

John Johnson pensa a questo paziente speciale che sembrava una piccola farfalla il cui volo sembrava destinato a durare meno di una stagione. Eppure Julian ha resistito, è cambiato ma è rimasto uguale a sé stesso nell’essenza.

Niente è più lontano dalla polvere di quelle ali di sogni spezzati e dalla cromia di un battito dalla consistenza dell’acciaio.

In questo ragazzo il fragile contiene il resistente.

“Certo che te la diamo!”

   
 
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