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Autore: z e r o    05/08/2009    1 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

IL MINIMINISTERO

DELLA MAGIMAGIA

 

La mattina dopo Harry si svegliò di colpo e completamente, mentre il pensiero dell’udienza riempiva ogni piccola parte della sua mente e lo schiacciava, schiacciava, schiacciava, come se avesse un peso sullo stomaco. Aprì gli occhi e vide che il puccioso Cracker era disteso sopra di lui. Nel giro di qualche secondo, durante i quali Harry connesse tutte le sue sinapsi cerebrali ed esegui un check-up completo, si rese conto della cosa è saltò in piedi urlando; Cracker volò addosso a Ron, che stava placidamente avendo incubi avvolto nella sua perenne aura apatica. Harry, liberatosi dalla pucciosa minaccia, si accinse a indossare i vestiti stirati dalla signora Weasley il giorno precedente. Dopo una rapida occhiata agli immondi stracci che la perversa signora Weasley avrebbe voluto fargli indossare – una camicia bianca! BIANCA! Ma stiamo scherzando?! E poi… i blue jeans! Ma come si fa?! Cose da pazzi! – optò per la solita maglia con il collo alto nera, i pantaloni neri, gli stivali con inserti di borchie neri e il cappotto lungo di pelle. Nero. Si vestì sghignazzando diabolicamente senza alcun motivo, poi uscì dalla stanza e si diresse in cucina, mentre Ron parlava nel sonno.

 

«No… con la motosega no…quello mi serve… aaah, che male…» bofonchiò, voltandosi dall’altra parte.

 

In cucina trovò i signori Weasley, Sirius, Lupin e Tonks che lo stavano aspettando. Harry entrò nella stanza come se stesse sfilando. La signora Weasley lo fulminò con lo sguardo – in segno di disapprovazione per i vestiti che indossava – ma lui si spostò e il fulmine finì addosso a Tonks, che cadde dalla sedia, folgorata. Harry si sedette, e guardò la colazione – un penoso mucchietto di cenere.

 

«L’ho preparata io» disse Tonks rialzandosi in piedi, i capelli afro «Mangia!»

 

“Contaci” pensò Harry, guardandola con odio. Poi avvertì un pizzicorino alla nuca – sesto senso? – e vide che la signora Weasley gli si stava avvicinando alle spalle con in mano un pettine bagnato, l’espressione folle e gli occhi ridotti a due lucine bianche.

 

«Uh uh uh uh…» ridacchiò la signora Weasley. Harry inorridì, i suoi capelli erano in pericolo.

 

«Vade retro, creatura demoniaca!» la apostrofò Harry. Poi prese il piatto con la colazione carbonizzata e lo lanciò come un frisbee. Il piatto si convinse di essere il chakram di Xena, e cominciò a rimbalzare per la stanza, finché sfondò una finestra e finì fuori.

 

«Andiamo» disse ad un certo punto il signor Weasley «starai meglio al MiniMinistero che qui a ciondolare».

 

«Ma a me piace ciondolare! Ciondolo sempre!» protestò Harry, ciondolando.

 

«Andrà tutto bene» gli disse l’ebete Tonks, dandogli delle pacche affettuose sul braccio. Harry le spezzò il polso.

 

«E se non va bene» disse sepolcrale Sirius «ci penso il al giudice…uh uh uh… BWAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!» e scomparve in una nuvola di fuoco, fiamme e fumo nero, ridendo satanicamente come un certo Bryan Fury di un certo videogioco chiamato Tekken 5.

 

* * *

 

Harry e il signor Weasley giunsero infine alla stazione della metropolitana.

 

«Eccoci alla metropolitana… Underground!» disse il signor Weasley, come se stesse recitando in una pubblicità. «Dobbiamo solo stare attenti alle lotte tra Vampiri e Lycan…»

 

«Quello è Underworld» lo corresse Harry.

 

Lo sguardo del signor Weasley incrociò le biglietterie automatiche; partì la colonna sonora de Il tempo delle mele, e il signor Weasley abbandonò la ventiquattrore e corse, al ralenty, verso le biglietterie. Harry scosse la testa, mentre il signor Weasley svolazzava al rallentatore, poi prese l’iniziativa e tirò la valigetta in testa al proprietario. La musica di bloccò e il signor Weasley rinsavì. Non ci furono altri particolari problemi, e Harry e il signor Weasley salirono a bordo.

 

«Ancora diciassette fermate» lo avvertì il signor Weasley.

 

Harry si esibì in una lugubre risatina nervosa, mentre i maniaci sessuali, i necrofili e i vagabondi che di solito bazzicavano nei dintorni lo fissavano famelici. Durante il resto del viaggio, Harry fu parecchio occupato a difendere la sua integrità sessuale. Quando giunsero alla loro fermata, Harry schizzò giù dal mezzo. Il signor Weasley lo guidò fino ad una cabina del telefono rossa. Harry fece per entrarvi, ma il signor Weasley lo bloccò.

 

«Da questa parte» gli disse, indicando un cassonetto della spazzatura.

 

Harry inorridì al pensiero della spazzatura a contatto con il suo bellissimo e incontaminato corpo. Il signor Weasley lo prese e, senza tanti complimenti, lo ficcò nel cassonetto. Poi lo seguì, il fondo del cassonetto si aprì e precipitarono entrambi nel buio più totale.

 

«Com’è gooooooooooooooooth!!!» gridò Harry, mentre precipitava.

 

* * *

 

Dopo chilometri e chilometri passati a precipitare nel vuoto durante i quali Harry si era quasi addormentato – come se ci si potesse addormentare precipitando nelle tenebre – i due si schiantarono su un materasso. Lì intorno era ancora tutto buio, ma Harry riuscì ugualmente a distinguere una cabina del telefono, gemella di quella che aveva visto in superficie. Sopra c’erano delle lucine come quelle degli ascensori.

 

«Scendere in cabina no, eh?» commentò sarcasticamente Harry, controllando che le sue bellissime ossa – come facciano ad essere bellissime delle ossa, poi – fossero tutte integre e pettinandosi stizzito i capelli scarmigliati.

 

Il signor Weasley, intanto, si diresse verso una parete su cui era attaccato una specie di citofono con una tastiera simile a quella dei telefoni. Digitò il numero.

 

«1…7…1…7…1…7…1… e 7». Harry alzò in modo molto fashion gli occhi al cielo, come per dire chissà-perché-ma-me-lo-aspettavo. Si udì una voce.

 

«Benvenuti al MiniMinistero della MagiMagia» disse la Voce «Per favore, dichiarate il vostro nome e il motivo della visita».

 

«Arthur Weasley, Ufficio per l’Uso Improprio dei Babbei; sono qui per accompagnare Harry Mystryss Darque Nyght ecc. ecc. Potter che deve presentarsi ad un udienza disciplinare» disse il signor Weasley.

 

«Grazie» disse la Voce «Il visitatore è pregato di raccogliere la spilla e fissarla sul vestito».

 

Si udì un rumore, in alto, e Harry e il signor Weasley alzarono lo sguardo per vederne l’origine. Dall’alto cadde una spilla – aperta – che si conficcò nella fronte del signor Weasley. Questi, dopo aver lanciato un ululato degno d’un coyote, cominciò a danzare selvaggemente dal dolore. Harry era piegato in due cercando di non ridere. La Voce cominciò a sghignazzare diabolicamente. Dopo qualche momento di caos, durante il quale la Voce smise di ridere, Harry ricevette la spilla. Sopra c’era scritto Harry M.D.N.R.R. Potter, Udienza Disciplinare PS Se dopo l’udienza hai un momento…il mio ufficio è al diciassettesimo piano… Ti aspetto, tesoro ♥ BY VOCE.

 

«Ho fatto colpo» pensò gongolando Harry, poi guardò la spilla in cagnesco e se la mise in tasca –bucare i suoi vestiti? MAI! –.

 

«Il MiniMinistero della MagiMagia vi augura una buona giornata» salutò la Voce. La parete su cui si trovava il citofono si sollevò in alto, e dietro di essa si intravide un grande ingresso, con il soffitto nero e il pavimento dello stesso colore.

 

«Com’è goth!» pensò Harry, commosso.

 

A destra e a sinistra c’erano due file di camini argentati dai quali entravano e uscivano maghi e streghe – alcuni entravano in collisione e finivano per prendere fuoco –. Al centro dell’ingresso c’era una grande fontana, con un gruppo di statue in mezzo.

 

Queste statue rappresentavano:

- un ninja del villaggio della foglia;

- un partecipante allo Shaman Fight;

- un campione (come no) di Beyblade;

- un alchimista;

- un insegnante-mago-bambino di dieci anni;

- un giovane uomo sulla ventina con un quaderno nero in mano e un’espressione da pazzo schizofrenico.

 

Guardando quell’accozzaglia di individui, a Harry venne quasi da rimettere – per usare un sinonimo elegante di “vomitare” –. L’acqua zampillava dal kunai del ninja, dalla katana dello sciamano, dalle orecchie del campione di Beyblade – che, come si sa, dentro la testa non è che abbia granché –, dall’auto-mail dell’alchimista, dal bastone dell’insegnante-mago-bambino, e dalla penna del giovanotto.

 

«Da questa parte» disse il signor Weasley, artigliando Harry per un braccio e trascinandolo attraverso l’ingresso. Passando vicino alla fontana, Harry lesse il cartello vicino ad essa posto:

 

TUTTI I PROVENTI DELLA FONTANA DEI MAGICI FRATELLI

(RAPPRESENTANTE – PER CHI NON L’AVESSE ANCORA CAPITO –

NARUTO UZUMAKI, YOH ASAKURA, TAKAO KINOMIYA

EDWARD ELRIC, NEGI SPRINGFIELD E LIGHT YAGAMI)

VERRANNO DEVOLUTI ALL’OSPEDALE SAN FUNGO

PER MALATTIE, FERITE, LESIONI ecc.ecc. MAGICHE

 

«Se non mi espellono da OhSchwartz, butto diciassette galeoni» pensò Harry – chissà perché proprio diciassette, poi… –.

 

Harry e il signor Weasley giunsero ad una scrivania sopra la quale era scritto Sorveglianza. Il mago seduto ad essa si alzò e tirò fuori un lungo arnese metallico, con aria minacciosa. Harry impallidì, ma il mago si limitò a passarglielo davanti e dietro, poi gli chiese l’arma magica. Harry gliela porse e questi la mise sotto ad uno scanner e controllò i dati sul computer. Poi restituì la pistola magica a Harry, non prima di avergli preso le impronte digitali e un campione di dna. Quindi il signor Weasley lo prese per la collottola e lo trascinò senza tanti complimenti fino all’ascensore. Le porte dell’ascensore si chiusero, e questi schizzò in alto, con un’accelerazione da 0 a 100 in un secondo. Quando giunse a destinazione, si fermò di botto e tutti gli occupanti si spiaccicarono sul soffitto. Si udì una voce, anzi, la Voce.

 

«Settimo Livello, Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, comprende il Quartier Generale della Lega Giappo-Asiatica del Kwidditch, il Club Officiale di Trollbiglie e l’Ufficio Brevetti Grotteschi».

 

La porta si aprì, ma non salì nessuno – nell’ascensore c’erano solo Harry e il signor Weasley –. Le porte si richiusero e Harry si rannicchiò a terra terrorizzato. L’ascensore scattò come poco prima, frullando ben bene i passeggeri. La porta si riaprì.

 

«Sesto Livello, Ufficio per il Trasporto Magico, comprendente l’Autorità della Metrosabbia, il Controllo Regolativi delle Scope, degli Aspirapolvere e dei Catturapolvere Swi**er, l’Ufficio TeletrasPorta, e il Centro Esami di Materializzazione» disse la Voce.

 

Ovviamente, nessuno salì su quella macchina infernale. Le porte si richiusero minacciosamente; Harry era inginocchiato sul fondo dell’ascensore e pregava il suo Dio Oscuro. L’ascensore ripartì, riducendo gli occupanti in polpette. La porta si aprì nuovamente.

 

«Quinto Livello, Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica, comprendente il Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali, l’Ufficio Internazionale della Stupida Legge sulla Magia e la Confederazione Internazionale dei Maghi» spiegò la Voce.

 

Anche qui nessuno si avvicinò all’ascensore, e quindi le porte si richiusero. A Harry venne quasi una crisi di pianto. L’ascensore continuò la sua ascesa, mentre i due passeggeri sperimentarono cosa prova la frutta per diventare marmellata. L’ascensore si fermò e aprì le porte per l’ennesima volta.

 

«Quarto Livello, Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri, Spiriti Maligni, Fantasmi-che-non-sono-ancora-passati-oltre, l’Ufficio delle Relazioni con i Gobelin e lo Sportello Consulenza Flagelli» disse la Voce con il suo solito tono monotono.

 

L’ascensore ripartì, mentre Harry cominciava a scrivere il suo testamento. Quando si fermò, aveva quasi finito.

 

«Terzo Livello, Dipartimento delle Catastrofi e degli Incendi Magici, comprende la Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, il Quartier Generale degli Sterminatori di Massa e il Comitato Eliminazione Babbei» illustrò la Voce ai suoi sciupati passeggeri.

 

Harry si stese a terra come i cadaveri nelle bare.

 

“Devo sembrare davvero goth” pensò Harry, mentre il cigolio minaccioso dell’ascensore in movimento giungeva alle sue orecchie. L’ascensore riaprì le porte quando giunse al Secondo Livello.

 

«Secondo Livello» disse la Voce «Ufficio Applicazioni della Legge sulla Magia, comprende l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Avatar e i Servizi Amministrativi Wizard-gamot».

 

«È il nostro, Harry» disse il signor Weasley. Harry schizzò fuori dall’ascensore prima che chiunque potesse dire “goth”.

 

I due voltarono un angolo e si ritrovarono davanti ad un ufficio con un cartello appeso: Quartier Generale degli Avatar. Al loro interno Harry vide Kingsley Shacklebolt. Harry si mise a saltellare agitando le braccia per salutarlo.

 

«Yuuuhuuu, Kingsyyyyyyy!!!» cantilenò Harry in modo pericolosamente gaio. In tutta risposta, il signor Weasley gli tirò un calcio negli stinchi, scatenando la sua indignazione.

 

«Ma signor Weasley! Che cosa fa?!» e poi, pensando “Se mi viene un livido vedi, brutto bastardo!”

 

Comunque, in qualche modo i due arrivarono all’ufficio del signor Weasley (uno sgabuzzino per le scope), e vi si… accomodarono? dentro. All’improvviso, la porta si aprì violentemente, sbattendo altrettanto violentemente sulla faccia di Harry, che ci era seduto proprio dietro.

 

«D’oh!» esclamò Harry.

 

«Oh, Arthur!» esclamò l’intruso attentatore «È arrivato un messaggio urgente diciassette…»

 

«Minuti?» intervenne Harry massaggiandosi il naso.

 

«No, SECONDI!» sbraito l’intruso attentatore »Hanno cambiato l’udienza del giovane Potter, comincia alle diciassette e diciassette SECONDI giù nel vecchio tribunale, nell’aula diciassette».

 

«D’ho!» esclamò il signor Weasley.

 

«Ehi!» strepitò Harry «Quella è la mia battuta!» – anche se la battuta appartiene di diritto ad un certo Homer Simpson –.

 

Il signor Weasley impallidì visibilmente, poi afferrò Harry per un braccio e lo trascinò fuori.

 

«GERONIMOOOOOOO!» urlò – citando inspiegabilmente il noto capo indiano –, correndo lungo il corridoio. Poi i due si fermarono davanti alla diabolica macchina.

 

«No, quello NO!» piagnucolò Harry, guardando terrorizzato la porta dell’ascensore. Ma il signor Weasley lo trascinò dentro – contro la sua volontà, s’intende –. L’ascensore scese in picchiata battendo la velocità del suono – ciò significa, per i mal informati, molto, ma molto velocemente –.

 

«Ufficio Misteri Misteriosi» disse l’ormai famosa Voce.

 

Quando l’ascensore si fermò, i due scesero barcollando, e il signor Weasley, sempre afferrando saldamente il braccio di Harry, cominciò a tirarlo verso delle scale che scendevano, scendevano… ed erano così buie, in fondo, che non se ne vedeva la fine. Harry guardò a sinistra e vide un luuuuungo corridoio con in fondo una porta nera e lucida.

 

«Come i miei capelli» pensò Harry altezzoso.

 

«Andiamo» disse, barcollando, il signor Weasley. Harry liberò la presa del suo artiglio d’acciaio dal suo braccio e il signor Weasley rotolò giù per le scale, rimbalzando, qualche volta. Harry gli andò dietro con tutta calma. Alla fine, in un modo o nell’altro, entrambi giunsero di fronte ad una porta grande come quella di un hangar. Il signor Weasley cominciò a spingerla, spingerla e spingerla ancora.

 

«Puff… pant… non pensavo che fosse così dura» ansimò sbuffando il signor Weasley.

 

«Ahem, signore…» cercò di interromperlo Harry.

 

«Non ora, non ora, non vedi che sono occupato? Se non apriamo questa porta in tempo, è la fine!» disse preoccupato il signor Weasley, continuando a spingere, spingere e spingere.

 

«Signor Weasley» sospirò spazientito Harry «guardi che c’è scritto TIRARE».

 

«Ah».

  
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