A happy pair they made, so decorously laid
Neath the gay illuminations all along the promenade
It’s so good to know there’s still a little magic in the air
I’ll weave my spell
Le
luci del Brighton Palace Pier si stagliavano verso l'alto contro il
cielo terso della notte estiva e contemporaneamente anche verso il
basso tuffandosi nell'acqua per essere poi rifratte in un variopinto
gioco psichedelico.
Il
suggestivo luna park di Brighton occupava fieramente l'ultimo tratto
del molo panoramico inaugurato nel 1899 che malgrado la veneranda età
attirava ancora a sé frotte di visitatori e costituiva una delle
principali mete turistiche dell'Inghilterra.
La
serata era stata molto piacevole: Crowley e Aziraphale avevano cenato
in un delizioso ristorantino con vista sulla spiaggia e ora
passeggiavano sul molo mano nello mano, confondendosi tra la
variegata fiumana di persone, inglesi e non, che si godevano la
frescura notturna dopo una giornata di rovente sole agostano.
Ogni
tanto qualcuno li intercettava con lo sguardo e magari si lasciava
sfuggire un sorriso intenerito da quanto quei due formassero una
bella coppia: bizzarra, forse, ma certamente unita e affiatata.
L'amore che li legava sembrava irradiarsi oltre la superficie dei
loro corpi e lambire chiunque entrasse a contatto con quell'aura di
gaiezza.
Percorsero
il molo fino ad arrivare all'ingresso del Pier, con la sua pomposa
insegna luminosa e le torri parallele sulle quali svettava la Union
Jack mossa appena dalla pigra brezza marina. Dall'interno del parco
proveniva una musichetta allegra: una fanfara irriverente e
scanzonata dal sapore un po' vintage appositamente scelta per
regalare agli avventori la sensazione di trovarsi alcune decadi
indietro nel tempo, quando, prima dell'avvento di internet e dell'era
digitale, posti come quello rappresentavano un baluardo di sollazzo e
aggregazione per umani di tutte le età.
La
coppia si fermò ad ammirare la facciata costruita in modo da
richiamare quella di un palazzo reale balzato fuori direttamente
dalle pagine de Le Mille e una Notte.
-
Che ne dici, angelo? - domandò Crowley, voltandosi verso il biondo
al suo fianco. - Andiamo a dare un'occhiata? Ti va? -
Aziraphale
gli rispose con un sorriso che, agli occhi del demone, fece sfigurare
miseramente il tripudio di luci che sfavillavano intorno a loro. -
Con piacere, caro. Non ci sono mai stato. -
I
due si avviarono senza fretta verso l'entrata, accodandosi a uno
stuolo di ragazzini ridanciani. Crowley allungò una banconota al
ragazzo dei biglietti, il quale staccò due rettangoli di carta
colorata da un blocchetto e augurò loro una buona permanenza.
Una
volta entrati, furono investiti da un miscuglio di odori, suoni e
colori che, tutti insieme, gridavano una sola parola d'ordine:
“DIVERTIMENTO!”
L'aroma
zuccheroso e penetrante dei dolciumi si univa a quello degli hot-dog
e dei popcorn che scoppiettavano vivacemente; tutt'intorno a loro
risuonava un concerto di risa, chiacchiere spensierate e voci di
bambini che andavano ad unirsi al sottofondo della fanfara
preregistrata che aveva appena attaccato un valzer dai toni sfacciati
e un po' dissonanti, quasi che i musicisti fossero stati ubriachi
durante l'esecuzione; le giostre dai colori sgargianti erano tutte in
movimento creando l'impressione di trovarsi in un chiassoso
caleidoscopio multidimensionale.
Crowley
fece scorrere lo sguardo sulle attrazioni e gli stand. - Be', è
quasi uguale a come lo ricordavo. -
Aziraphale
lo guardò, incuriosito. - Se già stato qui? -
Il
demone aggrottò la fronte e una piccola ruga di concentrazione gli
comparve tra le sopracciglia. - Mmh, dovevano essere gli anni '80,
credo. Appena dopo la costruzione del parco per rimpiazzare il
vecchio teatro. Forse l'88, ma non ci giurerei. - fece una pausa e
distolse l'attenzione dalle attrazioni del parco per farla confluire
tutta su Aziraphale. - Però, in
effetti, qualcosa di diverso c'è. -
-
Che cosa, caro? -
-
Tu, angelo. - rispose con semplicità, sfiorando con le nocche le
gote morbide del Principato. - Direi che è una differenza degna di
nota. -
Il
biondo emise una gioiosa risata argentina e depositò rapidamente un
bacio sulle dita del demone, dopodiché passò un braccio intorno
alla sua vita sottile e gli posò il capo sulla spalla.
-
Be', direi che è perfetto! Così puoi farmi da guida. - disse
allegramente, premendosi più forte contro il fianco di Crowley. -
Non sono un grande esperto in fatto di luna park. Per esempio, quello
cos'è? -
Aziraphale
indicò una struttura circolare sulla quale ruotavano almeno una
decina di coloratissime tazze da tè con tanto di manico e motivi
decorativi.
-
Sono le tazze rotanti. - rispose il demone, sorpreso che l'amico non
ne avesse mai viste. - Ti siedi all'interno, ti aggrappi al sostegno
al centro e quelle ruotano su loro stesse mentre girano anche in
tondo. -
L'angelo
osservò la giostra in funzione: le persone ridevano in quel modo un
po' isterico tipico di quando il divertimento si interseca con una
punta di paura, che paradossalmente non fa che amplificarlo. Alcuni
gridavano ma nessuno sembrava davvero spaventato.
Quando
la corsa terminò, tutti abbandonarono le postazioni barcollando e
pendendo ora a destra, ora a sinistra come se avessero bevuto troppo.
Molti di loro avevano un colorito indefinibile tra il bianco e il
verdognolo.
-
Oh, cielo. Non sembrano stare molto bene. - constatò Aziraphale
seguendo con gli occhi la figura vacillante di un ragazzo in preda
alle vertigini e pallidissimo.
Crowley
si permise un piccolo sogghigno. - Non è un'esperienza per i deboli
di stomaco, questo è vero. - ammise. - Però ti assicuro che ha il
suo perché. -
La
giostra si svuotò, pronta ad accogliere nuovi intrepidi che
desiderassero mettere alla prova la resistenza dei propri stomaci.
-
Vuoi salire? - Il tono del demone era suonato piuttosto neutro, ma ad
Aziraphale non era sfuggita la nota speranzosa nascosta in fondo a
quella domanda.
Crowley
si sarebbe volentieri concesso un giro su quelle tazze scatenate, era
palese; lo si poteva facilmente intuire dal malcelato desiderio col
quale scrutava le sedute che si stavano pian piano riempiendo
un'altra volta.
L'angelo
venne afferrato dall'improvvisa voglia di esaudire le speranze
dell'amico, sebbene quel tipo di giostra non sembrasse incontrare
esattamente i suoi gusti.
Aziraphale
si accorse che Crowley stava sbirciando la sua espressione per capire
se avrebbe infine acconsentito a provare quella nuova esperienza. Ma
sì, che male c'era nello sperimentare qualcosa di inedito? Era stato
proprio il demone, nel corso della loro millenaria frequentazione, a
fargli comprendere come il divergere dagli schemi e dalle abitudini
potesse aprire nuovi, spettacolari orizzonti e portare a risvolti
sorprendentemente gradevoli.
Il
Principato mise fine all'attesa di Crowley volgendosi verso di lui
con un sorrisone. - Sì, mi piacerebbe molto. -
La
stupita felicità che illuminò i tratti del demone fu più che
sufficiente per convincere Aziraphale che, nel bene o nel male, ne
sarebbe comunque valsa la pena.
I
due si accomodarono all'interno di una tazza e strinsero saldamente
il sostegno circolare. L'ultima cosa che l'angelo vide prima che il
mondo iniziasse a vorticare a più non posso fu l'occhiata colma
d'amore ed entusiasmo che Crowley gli indirizzò.
Le
tazze presero sempre più velocità. Aziraphale, schiacciato contro
lo schienale dalla pressione del movimento, era solo vagamente coscio
della risata euforica del demone seduto accanto a lui poiché tutti i
suoi sensi erano troppo occupati nel tentativo di raccapezzarsi e
trovare un baricentro che potesse riportare ordine in quella folle
doppia centrifuga.
Le
dita del Principato stringevano spasmodicamente la maniglia, tuttavia
egli non poté fare a meno di scoppiare a ridere a sua volta quando
la forza della rotazione finì per scaraventarlo senza tanti
complimenti addosso a Crowley.
La
corsa durò per un tempo che Aziraphale non avrebbe saputo
inquadrare, ma quando finalmente le tazze rallentarono il ritmo
convulso della loro giravolta, l'angelo scoprì di essere scivolato
di lato e di essere finito lungo disteso col busto addossato a
Crowley, anch'egli afflosciato sul sedile della giostra.
Tutti
e due scoppiarono in una fragorosa risata che, nel caso del
Principato, conteneva un'evidente sfumatura di sollievo.
-
Come ti senti, angelo? Tutto bene? - domandò il demone, cercando a
tentoni il braccio di Aziraphale, impresa non così facile dato che
vedeva la sua immagine quadruplicata.
-
Sì, ma ora mi verranno le vertigini ogni volta che vorrò bermi una
tazza di tè. - gemette l'angelo, sistemandosi il cravattino tutto
storto.
-
Poco male. - ironizzò Crowley, rimettendosi in piedi e tendendo una
mano ad Aziraphale malgrado l'equilibrio precario. - Ci sono sempre
gli alcolici. -
Il
tour del luna park proseguì seguendo all'incirca lo stesso schema:
Aziraphale indicava una giostra e Crowley gliene illustrava il
funzionamento, lasciando poi che fosse l'angelo a stabilire se fosse
il caso di provarla oppure no. Le adrenaliniche montagne russe
vennero strategicamente ignorate, mentre la giostra dei cavalli
meritò addirittura un bis. Aziraphale si era sistemato su un
maestoso cigno a due posti con tanto di coroncina, Crowley si era
seduto accanto a lui e le loro mani erano rimaste allacciate l'una
all'altra per tutta la durata della corsa.
L'alta
torre dello scivolo elicoidale, decorata a patriottiche strisce
bianche, rosse e blu, era, purtroppo e con grande delusione di
Aziraphale, un'attrazione riservata ai soli bambini.
L'Horror
Hotel aveva fornito ad entrambi il pretesto, se mai ce ne fosse stato
bisogno, per stare ben bene appiccicati l'uno all'altro nella
penombra inquietante del locale degli orrori. Crowley era quasi
letteralmente saltato in braccio ad Aziraphale quando un orrendo
mostro meccanico era comparso all'improvviso di fronte a lui. Il
demone aveva cercato di uscirne con nonchalance e contegno, ma aveva
capito dal sorrisino malizioso del biondo che quella clamorosa caduta
di stile gli sarebbe stata rinfacciata molto a lungo.
Anche
la ruota panoramica aveva regalato ai due una gemma preziosa da
conservare nel proprio scrigno dei ricordi: le luci della città
costiera di Brighton brillavano placide nella notte mentre una
magnifica luna piena e pasciuta splendeva sul mare specchiandosi sulla
superficie ondeggiante. Una vista incantevole alla quale tuttavia
entrambi dedicarono solo una fugace occhiata d'apprezzamento,
preferendo poi contemplare il paesaggio, non meno mozzafiato, dei
rispettivi volti uno di fronte all'altro.
Nessuno
faceva caso a loro: gli umani che li circondavano erano troppo presi
dal proprio svago per dedicarsi ad altro ma, a onor del vero, un
discorso analogo valeva anche per gli stessi Crowley e Aziraphale,
immersi in quella moltitudine festante ma uniti nella loro personale
bolla di serenità e armonia.
Quando
ebbero provato tutte (o quasi) le attrazioni offerte dal Palace Pier,
angelo e demone visitarono la sala giochi che sorgeva esattamente al
centro del luna park sotto una vasta cupola dalla struttura in ferro.
Aziraphale
sgranò gli occhi davanti a quello spettacolo di lucine lampeggianti,
box di vetro colmi di peluche e apparecchiature più o meno datate
ideate al solo scopo di intrattenere e divertire. Lì sotto l'aria
era ancora più satura di profumini invitanti, probabilmente a causa
di un paio di chioschi rasenti le pareti, e la melodia ironica della
fanfara arrivava alle orecchie più smorzata, sovrastata dai suoni
emessi dalle macchine per giocare: un'irritante cacofonia di Bip,
Bang!, Crash! Ai quali si aggiungevano gli immancabili “Ritenta,
sarai più fortunato” e i più rari “Bravo! Hai vinto!”.
-
Caro, come funziona quello? Sembra piuttosto spassoso. -
Aziraphale
indicò un chiosco strabordante di peluche e animali di pezza davanti
al quale si era radunata una famigliola: i due bambini stavano
lanciando degli anelli di plastica alla volta di uno strano
pupazzetto che sorrideva sornione e seguitava a muoversi
sconnessamente e senza schema lungo il fondo della struttura,
rendendo l'impresa più ardua alla coppia di determinati fratellini.
Crowley
seguì la direzione dell'indice di Aziraphale tra la folla di
giocatori e macchinari fino a intercettare la scena.
-
Si tratta di un gioco molto semplice, almeno a parole. - fornì con
tranquillità. Ormai si era abituato al suo ruolo di cicerone e, a
dirla tutta, non gli dispiaceva per niente anzi cercava di
interpretarlo al meglio delle sue capacità. - Stanno cercando di
centrare il bersaglio a forma di clown con quanti più cerchi
possibile. Più anelli riesci a impilare attorno al pupazzo
meccanico, più sale il punteggio e alla fine puoi ritirare un
premio, in base a quanto hai totalizzato. -
Aziraphale
aveva ascoltato la spiegazione puntuale del demone con aria rapita,
neanche Crowley gli stesse rivelando la formula alchemica per
tramutare la materia in oro. Osservò affascinato il bambino più
grande fare un centro perfetto ed emettere un ruggente urlo di
trionfo.
Crowley
sorrise davanti alla sua espressione stupefatta: Aziraphale era un
angelo millenario, aveva visto l'Eden e brandito una spada di fuoco,
operava miracoli e aveva attraversato la Storia intera della Terra
fino a quel momento, eppure bastava un'invenzione semplice come un
passatempo umano per stupirlo e incantarlo. Era una delle cose che
amava di lui: l'età e la sua condizione di entità sovrannaturale
non intaccavano minimamente la sua capacità di provare stupore e
meraviglia per le cose più banali. Qualità che quella serata stava
ponendo eccezionalmente in risalto.
La
partita era terminata e i bambini avevano appena scelto di portarsi a
casa un orso di peluche grande il doppio di loro due messi insieme.
La famiglia si allontanò dallo stand con il gigantesco premio peloso
proprio nel momento in cui Crowley e Aziraphale lo raggiunsero.
-
Vuoi provare? - fece il demone, al quale non sfuggì la lunga
occhiata che il suo compagno rivolse al clown ghignante.
L'angelo
gli scoccò uno sguardo raggiante. - Possiamo? -
Crowley
scrollò le spalle. - Ormai siamo qui. Tanto vale immergersi
nell'esperienza del luna park a 360 grandi, non credi? -
La
coppia si avvicinò al chiosco, dove li accolse una sorridente
signora di mezz'età. - Buonasera, ragazzi! Volete tentare la sorte?
-
Crowley
annuì. - Ci dia un cesto di anelli, per favore. -
La
donna posò un cestino colmo di cerchi colorati proprio di fronte a
loro, dopodiché azionò il meccanismo del gioco: la musichetta
insolente ripartì e il supporto sul quale era collocato il pupazzo
riprese a muoversi.
Aziraphale
agguantò una manciata di anelli e iniziò a lanciarli verso il clown
mentre Crowley cercava di aiutarlo con qualche consiglio
sconclusionato.
-
No, non da quella parte... aspetta, hai lanciato troppo presto... a
sinistra, a sinistra! Troppo a sinistra! -
-
Smettila, Crowley! Mi stai mandando in confusione! -
-
Prendi la mira, angelo! Non gettare i cerchi a caso! -
-
Ci sto provando! Quel coso si muove troppo in fretta! -
Alla
fine, grazie agli sforzi congiunti di angelo e demone, almeno un
terzo del totale degli anelli centrò il bersaglio.
-
Molto bravi! - cinguettò la donna del chiosco, recuperandoli uno ad
uno e contandoli con l'occhio esperto di chi praticava quell'attività
tutti i santi giorni da anni. - Avete raggiunto un punteggio finale
di 50! Complimenti! Potete scegliere uno di questi come premio. -
indicò una serie di animali di peluche appesi al soffitto che li
scrutavano con i loro occhi vitrei e le espressioni simpatiche
quantomai improbabili.
-
A te la scelta. - fece Crowley. - Io mi chiamo ufficialmente fuori. -
Aziraphale
non parve convinto. - Sei sicuro? -
-
Assolutamente. - dichiarò il demone, alzando le mani. - Questa è la
tua prima volta al luna park ed è giusto che tu abbia un souvenir.
Forza, scegline uno. - lo incoraggiò con una strizzatina d'occhio.
Aziraphale
studiò attentamente l'assortimento di peluche prima di aprirsi in un
grande sorriso e indicare un buffo serpente verde acceso con tanto di
occhietti strabici (dorati, guarda caso) e linguetta biforcuta di
stoffa rossa. - Prendo quello, se non le dispiace. -
Mentre
la signora del chiosco era intenta a recuperare l'animaletto
prescelto, Aziraphale ne approfittò per far balenare un sorrisetto
allusivo verso il demone.
-
Molto spiritoso. - commentò Crowley con un sogghigno divertito che
fece miseramente fallire ogni proposito di allestire un'espressione
imbronciata che risultasse anche solo lontanamente credibile.
-
Lo chiamerò Anthony, in tuo
onore. - scherzò l'angelo prendendo il serpente dalle mani della
donna.
-
Idiota. - bofonchiò Crowley girandosi dall'altra parte per sottrarre
all'angelo la vista della stupida espressione lusingata che
troneggiava stupidamente sulla sua stupida faccia.
La
luna aveva compiuto ormai più della metà del suo cammino nel cielo
quando i due arrivarono allo stand delle caramelle. Acquistarono un
sacchetto di dolciumi assortiti e uno di popcorn, più un enorme
matassa di zucchero filato rosa confetto da dividersi. Solo a quel
punto si avviarono verso l'uscita del parco.
-
Allora, - esordì il demone, staccando una nuvoletta fragrante dal
bastoncino di legno. - com'è stata la tua prima volta al luna park?
Qual è il verdetto? -
Il
Principato finì di sgranocchiare i popcorn. - Oh, è stata
un'esperienza molto interessante, caro. -
-
Molto interessante? - ripeté Crowley arricciando il naso in una
smorfia contrariata. - Solo “molto interessante”? -
-
Che c'è? Ho detto qualcosa di male? - chiese l'angelo con un mezzo
sorriso furbo.
Crowley
sbruffò plateale. - Un documentario sulle anatre è molto
interessante. Un libro sulle auto d'epoca può essere molto
interessante. Una maledettissima Apocalisse mancata è una storia
molto interessante... -
-
E va bene, mi sono divertito tantissimo. - si corresse l'altro,
sghignazzando. - Una delle serate migliori che abbia mai passato in
vita mia. Assolutamente tickety-boo! Questa versione ti piace di più?
-
-
Direi di sì. - borbottò Crowley, prendendo tardivamente coscienza
dello scherzo. - Bastardo. -
-
Permaloso. -
Aziraphale
lasciò che il demone gli cingesse le spalle con il braccio mentre si
lasciavano alle spalle l'insegna scintillante del Palace Pier e
ripercorrevano a ritroso la promenade.
Camminarono
in silenzio per un po', peni di una felicità e una spensieratezza
che avevano conosciuto di recente, per la precisione da quando erano
quasi morti per mano dei rispettivi dirigenti.
Popcorn
e zucchero filato erano terminati a una velocità impressionante
durante la passeggiata ma il sacchetto delle caramelle poteva vantare
ancora qualche superstite.
Infine,
Crowley prese la parola dando voce ad un pensiero che lo assillava
già da qualche ora. - Sai, non posso credere che tu non avessi mai
visitato un luna park prima di oggi. -
Aziraphale
si strinse nelle spalle, ancora cinte nell'abbraccio del demone. - I
miei ex-capi non hanno mai approvato quel genere di luogo. - ammise
con noncuranza. - Gabriel non era troppo contento neppure del fatto
che mi fossi stabilito a Soho e non mi sembrava il caso di mettere
ulteriormente alla prova la sua pazienza. Era molto prevenuto. -
-
Ha senso. - commentò Crowley annuendo con fare pensieroso. - In
effetti non mi sorprende che lassù non approvino i luna park.
-
-
Che vuoi dire? -
-
Hai visto com'è, no? Se ci pensi bene, un luna park è un
concentrato di vizi e tentazioni. Un paese dei balocchi in piena
regola. -
Aziraphale
inarcò le sopracciglia, stupito. - Vizi e tentazioni, dici? -
-
Ma sì. - fece Crowley, prendendo a contare sulle dita. - Dunque,
abbiamo il gioco d'azzardo, - indicò il peluche che l'angelo teneva
sottobraccio e sollevò il pollice. - poi i peccati di gola, -
continuò, alludendo al sacchetto di caramelle e alzando l'indice, -
e naturalmente i tunnel dell'amore: antri di lussuria e lascivia. -
L'angelo
rise. - Antri di lussuria e lascivia, addirittura? Non ti sembra di
esagerare un po'? -
-
Affatto! - esclamò l'altro, sgranando gli occhi. - Sai quanti
bambini sono stati concepiti grazie ai tunnel dell'amore di tutti i
luna park del mondo? - Crowley ammiccò furbescamente.
-
Mmh, mi sa che questa te la sei inventata, caro. -
Il
demone fece affiorare alle labbra un sorrisino colpevole. - Può
darsi. - concesse, enigmatico. - Ma, d'altra parte, chi può saperlo
con certezza? -
Azirapahle
gli scoccò una finta occhiata di rimprovero, dopodiché estrasse dal
sacchetto dei dolciumi un bastoncino di zucchero caramellato e se lo
portò distrattamente alla bocca. L'ingenua sicurezza con cui si
preparò ad addentare il dolce mise in allarme il demone: era chiaro
che egli non avesse la minima idea della minaccia nascosta in quel
subdolo cilindro dai colori squillanti.
Crowley
sbiancò: sapeva cosa sarebbe successo e doveva assolutamente
impedirlo prima che fosse troppo tardi.
-
Sta' attento! Quella caramella è... -
Nel
momento esatto in cui il bastoncino entrò in collusione con i denti
di Aziraphale, si udì uno schiocco secco immediatamente seguito da
un gemito di dolore da parte dell'angelo.
-
...dura come un sasso. - concluse Crowley con un sospiro. Non aveva
fatto in tempo.
-
Ouch! Me ne sono accorto. - fece il biondo, tenendosi una mano
premuta contro la guancia destra con aria sofferente.
-
Be', c'è un motivo se si chiama Brighton Rock. - commentò il
demone con un sottile velo di ironia nella voce. - È davvero della
stessa consistenza di una roccia. Credo che molti dentisti abbiano
fatto fortuna grazie a questi bastoncini traditori. -
-
Mmh. - mugolò Aziraphale,
continuando a premersi la mano contro la guancia. - Credo di essermi
appena giocato almeno un canino e forse un paio di molari. -
Crowley
lo guardò con infinita tenerezza. - Fortunatamente per te, sei più
che in grado di guarirti da solo senza ricorrere all'ortodonzia degli
umani. -
-
Già. - assentì Aziraphale, massaggiandosi delicatamente la mascella
dolorante. - Ma potresti... potresti farlo tu? -
Il
demone sbatté le palpebre, interdetto. - Io? E perché mai? -
domandò. - Ti basterebbe un banalissimo miracolo per risolvere il
problema. -
Aziraphale
sospirò. Era ovvio che gli sarebbe bastato ricorrere ad un
banalissimo miracolo, se avesse voluto. Il punto era proprio quello:
la volontà, che, nel suo caso, nulla aveva a che fare con la
necessità. Perché a volte la sorte gli presentava su un piatto
d'argento delle occasioni imperdibili per spingere Crowley a
elargirgli una dose extra di coccole, premure e tenerezze. Non che il
loro rapporto risentisse della mancanza di tali elementi, ma
Aziraphale non se ne sentiva mai sazio e fare gli occhi dolci al
demone era qualcosa che lo divertiva oltremodo.
-
Per favore, caro. Accontentami. - mormorò con voce morbida,
esibendosi nella sua migliore interpretazione del cucciolo ferito.
Crowley
capitolò all'istante: sentì la bocca prosciugarsi all'improvviso,
il cuore mancare un battito e si convinse a gettare via qualunque
obiezione circa la completa inutilità pratica di un suo intervento
per una questione che Aziraphale sarebbe stato in grado di risolvere
tranquillamente da solo. Alzò una mano verso il viso dell'angelo,
preparandosi a guarire il danno provocato dalla caramella rocciosa,
poi parve ripensarci e la ritirò, esitando.
Aziraphale
lo guardava in attesa, totalmente fiducioso, totalmente innamorato.
La fede limpida e incondizionata che lesse nel suo sguardo
cristallino diede al demone il coraggio di assecondare la curiosa
idea che lo solleticava. Si chinò un poco e accostò le labbra alla
guancia destra di Aziraphale. Le mantenne a contatto con la sua pelle
per qualche secondo, assaporandone il tepore e la morbidezza e
inalandone il profumo divino.
Sarebbe potuto rimanere in quella condizione di beatitudine per ore,
giorni, settimane. Il respiro dell'angelo gli lambiva l'orecchio e
anche se in quel momento non lo poteva vedere, ebbe la certezza che
un sorriso si fosse appena dipinto sulla sua bocca fragrante di
zucchero. Crowley si prese ancora un secondo per incamerare le
sensazioni meravigliose che quel momento gli aveva generosamente
regalato, infine lasciò cadere un serico bacio e soffiò lievemente
sulla gota dell'angelo provocandogli la pelle d'oca sul collo.
-
Come va ora? - chiese in un sussurro, allontanandosi e guardando
l'altro con intensità, come se lo stesse accarezzando con gli occhi.
Aziraphale
rilasciò un espiro più profondo prima di rispondere: era evidente
che l'iniziativa del demone non avesse avuto un effetto piacevole
solo su di lui.
-
Mai stato meglio, caro. - dichiarò il Principato, arrossendo
leggermente. - Mai stato meglio. -
O rock of ages, do not crumble,
love is breathing still
O Lady Moon, shine down
a little people magic if you will
Brighton Rock, Queen, 1974
Nota:
Ho cercato di presentare il Brighton Palace Pier e le sue attrazioni il più fedelmente possibile alla realtà, basandomi soprattutto sulle immagini che ho trovato in rete e sui social. Le giostre nominate sono tutte presenti nel vero luna park, così come la sala giochi sotto la cupola.