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Autore: Storytime_Love    21/02/2020    2 recensioni
Alec si trasferisce in un nuovo liceo, uguale a tenti altri tranne che per la presenza di un gruppo di ragazzi speciali, la corte dei dorati, guidati da un Re e una Regina. Bellissmo, carismatico, forte e inavvicinabile per Alec Magnus Bane non è un re ma un drago, il suo drago.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno di Camille 7.1


Ora che Magnus era stato accettato dai fratelli Lightwood scoprì che erano una famiglia davvero unita. Isabelle passava a trovare il fratello senza invito e spesso senza avvisare, dando luogo a situazioni imbarazzanti. Jace aveva chiamato Alec per riprendere le uscite “solo ragazzi” con Simon: partite a paint-ball, film d'azione e biliardo. Alec aveva esteso l'invito a Magnus il quale era sempre disponibile per una sfida a biliardo, a volte li accompagnava al cinema ma aveva gentilmente messo in chiaro che vestirsi con tute informi e giubbotti imbottiti mentre correva nei boschi cercando di non farsi imbrattare di vernice non era la sua idea di divertimento.
Di solito dopo le partite a paint-ball i ragazzi mangiavano un hamburger insieme, per festeggiare una vittoria o per tirarsi su dopo una sconfitta ma quella sera Jace era stato precettato da Clary, e Simon si era beccato un ramo in fronte e voleva solo andare a sdraiarsi un po', quindi dichiararono finita la serata e ognuno a casa sua. Cosa che ad Alec non spiaceva per nulla, aveva bisogno di una doccia e voleva chiedere a Magnus se gli andava di lavargli la schiena.


Era arrivato a casa cantando sotto voce l'ultima canzone che Magnus gli aveva dedicato, aveva aperto e... Magnus aveva la lingua nella gola di una ragazza con lunghi capelli castani. Al rumore della porta i due si erano staccati di scatto e l'avevano guardato, lei con un sorriso di soddisfazione, Magnus col panico nello sguardo.
Un secondo, forse due e mille pensieri. Quella donna con labbra scarlatte e un vestito aderente che non lasciava nulla all'immaginazione era Camille Belcourt, Magnus era incollato alle labbra di Camille. Che problema aveva il suo uomo con le cotte del liceo? Alec voleva andarsene di lì, girare sui tacchi e sparire, senza neanche prendersi il tempo di raccogliere i pezzi del suo cuore sparsi sul pavimento. Ma non era più il ragazzino insicuro di un tempo, lui e Magnus si amavano, ne era certo, non avrebbe permesso a quella serpe con lo smalto rosso di diffondere il suo veleno.
Avanzò con un sorriso di sufficienza: “Ciao amore, sono a casa”.
Arrivò davanti a Camille, nessuno si muoveva. Calma Alec, sorridi, non lasciare che ti turbi.
“Credo tu abbia qualcosa di mio!” disse glaciale, passando un braccio intorno alla vita di Magnus il quale, al contrario del solito, sembrava aver perso l'uso della parola.
Camille rise portando la sua delicata manina davanti alla bocca: “Tienitelo pure, caro. Non mi piace la merce difettata”.
Alec sentì Magnus irrigidirsi, fece un passo avanti e prima di potersi trattenere tirò un pugno con tutta la sua forza. Colpì la porta dietro le spalle di Camille, appena a sinistra della sua testa. “Non picchio le donne,” ringhiò, “ma se non te ne vai subito potrei fare un'eccezione”.
Lei non si scompose: “Oh, oh, al cucciolo sono spuntate le zanne. Allora vi lascio, divertitevi.”
Arrivata alla porta si girò verso Alec: “Bravo cagnolino, goditi gli avanzi”.

Divertitevi. L'augurio di Camille pareva echeggiare nell'aria. Sentire quella vipera che sminuiva l'uomo più fantastico del mondo, colpendolo proprio dove faceva più male, gli aveva fatto perdere la calma come non succedeva da tempo. Alec era spesso stato accusato di rimuginare troppo sulle cose, di seguire le regole alla lettera, ma mai di essere violento, semplicemente non era nelle sue corde. Magnus ribaltava il suo mondo, per salvarlo da se stesso lo aveva schiaffeggiato e ancora si sentiva in colpa, e ora, quando Camille aveva detto quelle cose per poco non le aveva spaccato la faccia. In realtà sapeva di aveva sempre mirato alla porta, e sapeva anche che mai e poi mai avrebbe colpito una donna, fosse anche la regina della Thornvalley. Sperava solo che Magnus non avesse dato troppo peso alle parole di quella stronza, lui l'aveva amata davvero e le parole di chi ami hanno un peso enorme.
“Alexander, ti prego, guardami...”
La voce di Magnus lo riscosse dai suoi pensieri e Alec si voltò verso il suo uomo. Era visibilmente preoccupato, triste, la sua meravigliosa bocca tirata e lo sguardo spento.
“Non darle retta, tesoro, lo sai che voleva solo farti del male...”, disse proprio mentre Magnus parlava a sua volta: “Non è come sembra, credimi!”
Alec si era praticamente dimenticato del bacio, si fidava di Magnus in modo totale e incondizionato. “Lo so, non ho mai dubitato.” Beh, forse per un secondo o due. “Anche se non mi dispiacerebbe sapere come mai era qui e... il resto”.
Magnus sopirò e si lasciò cadere sul divano: “E' arrivata senza preavviso, ha semplicemente suonato alla porta. Non la vedo da quando eravamo alla Thornvalley, davvero. Mi ha preso alla sprovvista e l'ho lasciata entrare, non so, pensavo che magari fosse cambiata. Aveva un giornale, sai quel numero di Vogue con l'intervista, ha detto che appena l'aveva visto, mi aveva visto, si era resa conto che le mancavo, che voleva essere lei la mia musa come una volta, che insieme avremmo fatto faville, quel genere di cose lì”.
Alec riusciva a immaginarsela benissimo sfogliare Vogue e trovarsi davanti un articolo sul suo ex. Magnus magic. La miracolosa rinascita dello stilista del secolo. Alec era stato così fiero quando l'aveva letto, in pochissimo tempo Magnus era riuscito ad affiancare alle sue creazioni di alta moda una linea prêt-à-porter che aveva insistito a battezzare Forever Light, cosa che ancora oggi gli faceva salire in sangue alle guance e sciogliere il cuore. La collezione estiva, colorata e fresca risultava provocante senza cadere nel volgare, elegante ma mai banale. I costumi, ad esempio, erano pieni di fiori tropicali, il bikini non era troppo succinto e si adattava a ogni fisionomia, ma grazie a giochi di vedo non vedo, nello specifico fiori in voile semitrasparenti sui fianchi dello slip e sulla parte alta del reggiseno, attirava gli sguardi. Il fatto che la maggior parte dei pezzi poteva essere portato in più modi, a seconda della personalità o dell'occasione, ne aveva fatto un immediato trionfo. Ma Alec era sicuro che ad attirare Camille non era stata la bravura di Magnus bensì la sua fama. Quella donna si era sempre nutrita di attenzioni e ora sperava di tornare sotto le luci grazie a Magnus.
“Mentre si avvicinava ho rivisto la ragazza del liceo, la regina della corte d'oro, ma è stato un niente Alexander, un battito di cuore...” Magnus muoveva le mani inanellate per spiegare meglio e come sempre Alec rimase ipnotizzato dalla grazia dei movimenti. Quelle mani erano fatte per danzare, nell'aria, sulla sua pelle...
“Scusa, non... mi sono perso l'ultimo pezzo”.
Magnus lo guardò un po' sorpreso, lesse il suo sguardo e sorrise: “Se sei stanco possiamo fare una piccola pausa e riprendere dopo”.
Alec stette al gioco: “No, finiamo la storia, così poi possiamo andare a dormire con calma”.
“Stavo dicendo che le ho fatto presente che non ero interessato, che avevo una storia importante. Non ho fatto il tuo nome, so che preferisci non metterti in mostra e poi visto i trascorsi...”
“Era un bella idea, anche se temo che ormai l'abbia scoperto” .
Magnus annuì. “Lei era lì dove sei tu, penso che ti abbia visto arrivare dalla finestra. E' stata lei a... non me l'aspettavo Alexander, e di sicuro non lo volevo. Sembra una storia assurda, lo so...”
“Con una come Camille? Ci credo Magnus, quelle è una manipolatrice nata. Non devi provarmi niente, mai. Volevo solo capire cosa dovevamo aspettarci. Non so perché ma penso che la rivedremo presto...”
Magnus annuì di nuovo e appoggiò la testa allo schienale. Alec aveva notato che quando qualcosa lo faceva dubitare di sé muoveva involontariamente la mano verso la benda, un movimento appena accennato che bloccava subito, proprio come quello che aveva fatto ora.
Era sempre così bello ma oggi superava sé stesso. Indossava un gilet aperto, di pelle nera senza niente sotto, solo muscoli. I jeans slavati erano talmente stretti che era un miracolo riuscisse a sedersi, le collane di varie lunghezze posavano sul petto nudo, un tocco di rosso si ripeteva negli stivaletti di pelle, in una ciocca di capelli, nel rubino dell'orecchino e nei cristalli della benda. Sembrava incredibile che potesse dubitare del suo fascino.
“Magnus, dimmi cosa c'è, cosa ti preoccupa”.
L'uomo alzò la testa e gli rivolse un sorriso fiacco: “Niente cucciolo, tutto bene”.
Alec si sedette accanto a lui e gli posò una mano sulla coscia: “Sai che puoi dirmi tutto...”
“Sto bene, davvero”.
“Non è vero e lo sai”.
Magnus si voltò verso la finestra: “Uno come te potrebbe avere qualsiasi uomo ai suoi piedi. A volte penso che se ti amassi abbastanza dovrei allontanarti, che sono egoista a tenerti legato a - com'era? - merce difettata”.
“Magnus, tu sei la cosa più perfetta che io abbia mai visto. Sei splendido, dolce, generoso, quello che hai fatto per Jeffrey Harp... nessuno al mondo sarebbe stato così altruista, così pronto al perdono. E poi c'è l'impegno, l'entusiasmo e l'estro che metti in tutto quello che fai, dalle cose grandi a quelle più piccole, il lavoro, la cucina, addirittura le foto per Madzie”.
“Ti amo, cucciolo...”

Mi ami ma non sei convinto, te lo leggo nello sguardo e mi fa un male cane. “Odio vederti così, mi fa sentire così impotente, un fallito. Se ancora pensi queste cose è perché non sono riuscito a farti capire quanto sei speciale. Vorrei che tu potessi vederti come ti vedo io...” Un tesoro inestimabile piovuto dal cielo, un arcobaleno che colora la mia vita di magia, il mio drago, il mio per sempre. “Non puoi lasciare che le parole di Camille ti tocchino, nulla di quello che dice ha valore, direbbe qualsiasi cosa per un suo tornaconto personale”.
“Lei è scaltra, spietata ed egoista ma è bravissima a capire il valore delle cose”.
“Per questo è venuta a cercarti. Voleva un po' della tua grandezza,” disse Alec posandogli un bacio sulla fronte. “Ti porto un drink, stai qui, rilassati, oggi preparo io la cena”.
Magnus rise e scattò in piedi: “Sai sempre come farmi reagire, vero? Attento con le minacce, prima o poi mi potrei vendicare!”
La nube era passata e il sole era tornato a splendere. Quella risata al miele gli faceva saltare un battito ogni volta. “Posso almeno aiutarti a tagliare le verdure?”
“Solo se prometti, mano sul cuore, di non toccare le spezie”. Rispose Magnus mimando il gesto.
“Così mi ferisci!” scherzò Alec.
“Forse, ma ci salvo la vita. Ci tengo parecchio ad arrivare al dolce...”

E il dolce fu zucchero puro, mani che volavano sulla pelle, che carezzavano, sfioravano, massaggiavano, bocche che si cercavano, che scendevano lievi come neve sul corpo dell'amante. Infine si trovarono piano, con dolcezza e poi più veloce, in un crescendo di passione.
Il mio amore, il mio bellissimo drago dorato.

   
 
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