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Autore: Sette Lupe    22/02/2020    0 recensioni
Malík non era un falconiere, non gli era mai interessato e non gli interessava tutt'ora diventarlo; inoltre, in tutti i piani che aveva fatto per la sua vita, proprio non c'era nulla che potesse anche solo vagamente riguardare un animale impegnativo e dispendioso da mantenere come un'aquila. Magari un pappagallo, o meglio un canarino se proprio avesse voluto.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Al Mualim, Altaïr Ibn-La Ahad, Kadar Al-Sayf, Malik Al-Sayf, Roberto di Sable
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1. Tratto dalle acque
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“Questa volta no, Kadar. Non intendo permetterlo”
 
“Ma Maliiiik guardala! È così fradicia e sfinita, non può volare in questo stato!”
 
Certo che Malík la vedeva; la vedeva anche troppo bene: era dall'inizio della videochiamata che quel vile essere che un ingiusto fato gli aveva assegnato come fratello continuava ad inquadrare l'animale tremante rannicchiato sul fondo della barca da pesca.
Ora, di norma, a lui non seccava nemmeno troppo questa mania di Kadar di raccogliere e portare a casa qualunque bestia malconcia trovasse durante le sue numerose gite, era una seccatura certo, ma nulla di ingestibile. Questo però era tutto un altro paio di maniche: quella sul fondo della barca era una maledettissima aquila!
 
"Assolutamente no. Credo, tra l'altro, sia illegale portarsi a casa un'aquila. Inoltre non sta male, è solo molto bagnata; lasciala sulla riva: si asciugherà al sole e se ne volerà via quando sarà pronta a farlo" 
 
L'immagine dello schermo ruotò bruscamente per inquadrare il volto imbronciato di Kadar: "Oh, certo!" sbuffò il ragazzo: “Se prima non finisce nella pancia di qualche cane randagio o di qualche altro animale! Santo cielo Mal, non li guardi i documentari?!"
 
"La dura legge della natura Kadar, cosa vuoi che ti dica..." rispose lui, irremovibile, roteando gli occhi: “Un’aquila così stupida da non capire la differenza tra un lago ed il ramo di un albero non avrebbe comunque una vita molto lunga. E se li hai guardati bene, i documentari, dovresti sapere che non è giusto interferire con i meccanismi della natura; avrai già fatto una cosa sufficientemente buona portandola a riva"
 
"Dillo ai suoi pulcini, uomo senza cuore" replicò Kadar bruscamente:" Stai pur certo che mamma e papà sapranno come hai condannato a morte un'intera famiglia di aquile con il tuo egoismo"
 
Eccolo di nuovo: la minaccia di raccontare tutto a mamma e papà era quella preferita dal suo subdolo fratello minore; presentata con un elaborato corollario di lacrimosi occhi da cucciolo e pietose esagerazioni, di norma era sempre capace di convincere tanto i genitori quanto Malík ad accettare qualunque assurda richiesta da parte di Kadar. Ma non questa volta. Questa volta Malík non intendeva cedere: non avrebbe permesso questa follia:" Certo" ritorse con un ringhio:" anzi, sai cosa ti dico? Glielo dirò io stesso. E dirò loro anche che le arance, quando finirai in galera per detenzione di un animale protetto, te le porterò molto volentieri. Bada Kadar, se quella bestia varca il cancello di casa io chiamo la polizia" 
 
"Ti sfido a farlo"
 
"Ed io ti aspetto con il telefono in mano" intimò Malík chiudendo bruscamente la chiamata. 
Riappoggiò il telefono sulla sua scrivania ed emise un sospiro esasperato; perché quel pazzo di suo fratello non poteva limitarsi a soccorrere leprotti e passeri come qualunque persona assennata? 
 
Eppure il tarlo del senso di colpa aveva già cominciato a rodere la sua anima (accidenti a Kadar e alle sue arringhe), impedendogli di tornare alla relazione che voleva terminare entro sera per potersi godere il fine settimana in pace. Certo portarsi a casa un'aquila non era fattibile, e quasi certamente nemmeno legale... avrebbero potuto finire in seri guai... Ma se davvero quell'uccello avesse avuto un nido di pulcini ad attenderlo? Se fosse finita nel lago perché troppo disperata nella ricerca di cibo per i suoi piccoli per badare alla prudenza? Era stagione di riproduzione per i rapaci? La situazione era plausibile? Ma soprattutto, perché toccava sempre a lui avere a che fare con questo genere di situazioni?! 
 
Malík si stropicciò furiosamente i capelli nel tentativo di sgombrarsi la testa e proseguire nel suo lavoro, ma l'immagine di una nidiata affamata che pigolava sempre più debolmente continuava a tormentarlo. Maledetto uccello! Lo odio! Pensò, rinunciando definitivamente al suo proposito di lavorare alla sua relazione per prendere il cellulare e avviare una ricerca su internet, cercando di capire cosa fare per salvare quella stramaledetta aquila e non finire dietro le sbarre al tempo stesso. 
 
C'è un rifugio con clinica veterinaria per uccelli rapaci a circa un'ora di macchina da qui. Di seguito ti mando il link. Contattali. Ti diranno loro cosa fare. Scrisse in un messaggio a Kadar. Era tutto quello che poteva fare. 
Questo e sperare che suo fratello non fosse troppo indispettito per leggere altri messaggi da parte sua, che non decidesse ugualmente di portarsi dietro quella maledetta bestiaccia fino a casa, o che almeno sarebbe riuscito ad udirlo arrivare in modo da poterlo fermare prima di combinare qualche altro disastro convincendolo magari a recarsi direttamente al rifugio per rapaci. 
 
Sbagliato, sbagliato e sbagliato: troppo impegnato sulla sua relazione, non sentì la macchina di Kadar arrivare, almeno non finché un tremendo caos esplose al piano di sotto; trovò il fratello appoggiato ansimante alla porta che dava verso la rimessa, le braccia coperte di tagli e graffi, la maglietta strappata in più punti e un sorriso imbarazzato sul volto: "ahem… L'avevo messa nel baule ma è sicuramente imparentata con Houdini… Ho letto solo ora il tuo messaggio fratellone" ridacchiò:" È una magnifica idea!" 
 
Malík lo osservò torvo per quasi un minuto (minuto che impiegò per ricordare a sé stesso che l'omicidio è un crimine più grave della detenzione senza permesso di animali selvatici) prima di annunciare con un basso ringhio: "chiamo la polizia" 
 
"No aspetta!" gemette Kadar: "Abbi pietà Malík! Senti, chiamiamolo ora il santuario dei rapaci! Prometto che non tenterò di tenerla!" 
 
"Ci mancherebbe anche questo. Quando questa storia sarà finita giuro che ti rispedisco subito da mamma e papà: stavolta hai davvero esagerato" sentenziò Malík in risposta, troppo infuriato per essere sensibile alle pietose suppliche del fratello, lo sguardo già concentrato sullo schermo del suo telefono da cui stava attivando la chiamata verso il centro rapaci. 
 
"Centro per la tutela dell'avifauna Lionheart" rispose una voce baritonale dall'altra parte dopo un paio di squilli: "Come posso aiutarla?" 
 
"Buongiorno, sono Malík Al-Sayf. Mio fratello ha raccolto un uccello che era caduto in un lago. Crediamo che sia un'aquila, volevamo portarvelo direttamente, ma purtroppo è riuscita a liberarsi e ora sta facendo un macello nel garage" 
 
L'uomo dall'altra parte ridacchiò: "Sì, beh, di solito sconsigliamo sempre di tentare la cattura di un animale selvatico se non si è esperti, sarebbe stato sufficiente tirarla fuori dall'acqua e portarla sulla riva per poi segnalarci la zona dove era stata avvistata... Avremmo fatto il resto noi. Comunque se mi dà il suo indirizzo verrò a prenderla il prima possibile"
 
Malík non poté esimersi dal roteare gli occhi con uno sbuffo esasperato: "Quando arriva potrebbe ripeterlo anche a quel cretino di mio fratello?" 
 
L'uomo dall'altro capo della linea rise bonariamente: "Immaginavo che ci fosse di mezzo un bambino: è sempre così" 
 
"Più che di bambino parlerei di ritardo mentale" sbuffò Malík procedendo poi a dettare al gentile falconiere l'indirizzo di casa sua. 
 
"Comunque, giusto per prendere l'attrezzatura corretta, potrebbe descrivermi l'uccello in questione?" 
 
"Sì, dunque, è un uccello grande, sarà lungo mezzo metro o anche più dalla coda alla testa… Becco grigio e zampe marroni... Ah, ed è bianca" rispose Malík sforzandosi di ricordare più dettagli possibili su ciò che aveva visto durante la videochiamata con Kadar; ad entrare in garage non ci pensava nemmeno, almeno finché non fosse stato affiancato da qualcuno di competente. 
 
"Bianca?" gli fece eco l'uomo all'altro capo della linea: "assomiglia al gufo di Harry Potter?" 
 
"No no, è un rapace simile ad un'aquila, solo che è bianca con striature ocra e sulle ali..." 
 
"Per la misera!" esclamò l’uomo: "Avete per le mani un Priore!" esclamò: “Fantastico! È un animale estremamente raro, lo sa? Non si preoccupi comunque, non è un animale selvatico: le Aquile Nizarite sono una razza domestica di aquile e sono tutte abituate al contatto con l'uomo."
 
"Dal casino che sta combinando di là non si direbbe" commentò Malík scettico. 
 
Il falconiere rise ancora e chiuse la chiamata raccomandando di prestare attenzione ma di non preoccuparsi: sarebbe arrivato nel giro di un'ora. 
Kadar era salito al piano di sopra per ripulirsi e cambiarsi… E probabilmente anche per avere un po' di privacy così da poter inveire e lamentarsi con sé stesso riguardo crudeltà del fratello maggiore. 
 
Malík rimase quindi solo davanti alla porta del garage da cui finalmente non si udivano più rumori. 
Finalmente un attimo di quiete. Fu il primo pensiero, accompagnato da un sospiro di sollievo. 
 
Oddio, e se quella bestiaccia si è uccisa? 
 
Malík aveva questo brutto vizio di aspettarsi sempre conclusioni catastrofiche per ogni situazione che gli capitasse di affrontare e quindi farsi perseguitare dal timore che qualcuno potesse soffrire a causa della sua mancanza di azione… Altri l'avrebbero definita bontà d'animo, lui stupidità. 
 
Accidenti. Potrebbe essersi impigliata da qualche parte, o essersi tirata addosso qualche scatolone pesante…. Quanto odio quella bestia! 
 
A perseguitarlo ora non c'era più solo l'immagine di pulcini morenti ma si aggiunse una nuova tremenda visione della loro madre che soffocava lentamente schiacciata da una pila di scatoloni, quindi Malík non poté esimersi dall'ignorare il proprio buon senso e socchiudere la porta per controllare cosa succedeva nel garage scarsamente illuminato. 
 
L'aquila giaceva scomposta sul pavimento, in effetti, ma non era schiacciata da nulla grazie al cielo. Le sue zampe e un'ala erano tuttavia impigliate in un groviglio di lacci di cuoio. Poverina… Oh, accidenti a lei: non posso certo lasciarla così legata per oltre un'ora… Dio quanto la odio! Finirò per lasciarci un dito! Gemette tra sé e sé. 
 
Si fece coraggio prendendo un profondo respiro e attraversò la soglia avendo cura di chiudere subito la porta dietro di lui: "Ok ragazza, ora fai la brava: io ti voglio fuori di qui tanto quanto tu vuoi andartene, ma dobbiamo aspettare il tuo chauffeur e tu non puoi restare così per un'altra ora o anche più. Cerchiamo di essere civili e collaborare fino ad allora, va bene?" mormorò avvicinandosi lentamente con le mani aperte perché sperava in tal modo di mostrare all'animale le sue buone intenzioni. L'aquila lo fissò per tutto il tempo con meravigliosi occhi color ambra, seguendo ognuno dei lenti movimenti con cui procedette a sbrogliare la matassa di lacci di cuoio. I nodi che legavano le cinghie alle zampe richiesero un po' di lavoro, ma in pochi minuti Malík poté allontanare le mani trionfante. L'aquila continuò a restare immobile fissandolo con la testa inclinata in quel curioso atteggiamento che hanno gli uccelli quando guardano qualcosa che li attira. Malík piegò di lato la testa imitandola: "Allora aveva ragione quel tizio" mormorò incapace di impedire ad un leggero sorriso di tirargli le labbra:" sei davvero una brava ragazza. Brava e anche bella, devo ammettere" aggiunse prendendo coraggio e allungando nuovamente una mano per sfiorare lo splendido piumaggio. L'animale ancora restava immobile, e Malík dedusse che le carezze non le dovevano dispiacere. 
 
Era a metà della seconda carezza quando l'aquila decise di aver osservato il comportamento dell'umano abbastanza a lungo: torse il collo in un colpo troppo veloce perché lui potesse ritirarsi e assestò una beccata abbastanza potente da aprire un profondo taglio sull'anulare del poveretto. Malík si afferrò la mano ferita e scattò all'indietro mentre il suo aggressore si rialzava e, con un singolo battito d'ali, raggiungeva un armadio dall'altra parte del garage per poi ricominciare a fissarlo. 
 
"Maledetta puttana!" ululò Malík dimenticando all'istante ogni pensiero positivo riguardo a quel demonio alato:" spero ti facciano presto al forno!" aggiunse prima di uscire in tutta fretta dal garage sbattendo la porta.
 
Quando il campanello suonò entrambi i fratelli erano intenti a medicare le rispettive ferite, uno in bagno e l'altro in cucina, ancora arrabbiati l'uno con l'altro. 
" Buongiorno, sono Robert, Robert De Sable, del centro Lionheart, abbiamo parlato prima al telefono" si presentò cortesemente il falconiere sulla soglia, un gigante pelato talmente imponente da dover piegare la testa per entrare dalla porta. 
 
"Buongiorno, io sono Malík, mentre questo è mio fratello Kadar. Prego l'aquila è da questa parte" tagliò corto Malík che non aveva proprio voglia di perdersi in smancerie finché quel demonio alato soggiornava in casa sua, mentre Kadar sembrava aver deciso di rifilare a Robert l'infinito ed accorato discorso che probabilmente aveva in origine preparato per i genitori, tallonando l'uomo durante i suoi preparativi così da vicino che in un paio di occasioni rischiò di farsi pestare.
 
"Eccola, è sopra quell'armadio" sussurrò Malík al falconiere una volta che i tre si furono intrufolati in garage. 
 
Robert fu molto meno furtivo nell'approccio: "Altaïr!" tuonò abbastanza forte da far vibrare i muri:" cosa ci fai qui?" rise subito dopo. 
 
L'aquila parve riconoscerlo anche se non sembrava affatto felice di vederlo: allargò ali e coda con fare minaccioso ed emise un acuto stridio. 
 
"Giovanotto, ora posso dirti con certezza che non ci sono nidiate in procinto di morire di stenti: Altaïr non è in riproduzione e… non è nemmeno femmina temo" ridacchiò Robert dando una leggera pacca sulla spalla di Kadar: " inoltre tuo fratello aveva ragione a dirti di lasciarlo stare: è un tipo piuttosto scontroso sai?" concluse strizzando l'occhio a Malík che sentì un improvviso slancio di simpatia verso il gigante. 
 
"Niente pulcini?" guaì Kadar deluso guadagnandosi uno schiaffo sulla nuca dal fratello. 
 
"Quindi conosce il suo proprietario immagino" 
 
"Certo, glielo porterò direttamente appena l'avrò preso: non è la prima volta che questo lestofante scappa…Uhm… per caso non avete notato dei lacci di cuoio legati alle sue zampe?" 
 
"Oh, sì. Sono stato io a toglierli perché se li era arrotolati addosso fino a non riuscire a muoversi, le chiedo scusa" 
 
"Nessun problema" lo rassicurò Robert: "avrebbero reso più facile prenderlo certo, ma credo di poterlo gestire ugualmente senza problemi" aggiunse estraendo da un sacchetto un pezzo di carne cruda che attirò immediatamente l'attenzione di Altaïr. 
 
Grosso errore. 
 
  
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