Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: NyxTNeko    23/02/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Isola di Santo Stefano, 23 febbraio

Il forte vento, il mare in burrasca avevano ritardato la partenza dal porto di Bonifacio, prevista per il giorno 19, della fregata Fauvette, con a bordo 600 uomini, composta da 450 volontari e da 150 uomini della guardia nazionale corsa. Non mancarono, inoltre, le difficoltà che vi furono nell'attraversare quel piccolo tratto di mare, che separava la Corsica dalla Sardegna, denominato bocche di Bonifacio.

L'ammiraglio Laurent de Truguet e la sua piccola flotta avevano fatto il possibile per evitare il peggio, eppure, il giovane Buonaparte aveva sofferto molto il mare durante quel viaggio, che ai suoi occhi pareva un incubo, e più volte dovette nascondersi nel momento in cui rimetteva, per evitare che qualcuno potesse vederlo e farlo innervosire. Non voleva perdere la calma e, seppur si fidasse poco di coloro che avevano organizzato la spedizione, Paoli in primis, dimostrò un incredibile autocontrollo e una discreta capacità di collaborazione.

Come se non bastasse erano stati avvistati e presi di mira dalle mezze galere dei maddalenini e dai cannoni della batteria di Balbiano, per cui furono costretti a riparare nella rada di Mezzoschifo, dove ancorarono in fretta e furia. Quando videro gli isolani arrestare i loro colpi, verso il tardo pomeriggio, senza farsi notare, riuscirono a sbarcare a Santo Stefano.

Il vedere la terraferma fu una gioia immensa per Buonaparte, non solo perché finalmente avrebbe potuto mettere i piedi su una superficie stabile che non fosse il legno della nave, ma anche e soprattutto, perché poteva finalmente tastare le proprie abilità e dimostrare a tutti di che pasta fosse fatto. Il giorno stava lasciando lentamente il posto alla notte, che in quei mesi invernali arrivava presto. A Napoleone non interessava, non vi era differenza tra luce e buio, per lui.

I suoi colleghi e uomini erano stanchi, spossati dal viaggio tortuoso, mentre egli si era ripreso subito dal mal di mare.  Immediatamente prese il cannocchiale e, nascondendosi per bene, si mise ad osservare attentamente l'isola, aveva studiato le carte e calcolato la distanza che vi era tra esse "Non sono lontane" pensò tra sé "Anzi, con qualche cannone, posizionato in zone strategiche, sarà molto facile sparare alle vicine isole della Maddalena e di Caprera, gli restituirò ogni colpo con gli interessi" il suo occhio si fermò su una fortezza costruita sopra una piccola altura, il forte San Giorgio.

- Tenente colonnello Buonaparte, nemmeno siamo scesi e già siete all'opera! - esordì ridacchiando il capo della spedizione, il trentaseienne Rocca, avvicinandosi cautamente al giovane ajaccino.

Napoleone fece finta di non ascoltarlo, non aveva alcuna voglia di stare a parlare con un uomo del genere, né perdere altro tempo prezioso. Spostò solamente le iridi grigie verso di lui. Rocca gli diede una forte pacca sull'esile spalla che lo fece sussultare - Finalmente mi prestate attenzione...

Buonaparte, trattenendo il dolore, si fece forza e ruotò leggermente il viso, guardandolo, non lo sopportava, era il classico omuncolo che andava avanti per raccomandazione, per nome. Tuttavia, doveva mostrare di provare per lui del rispetto, seppur immeritato - Perdonatemi, ma ero intento a trovare una sistemazione adeguata per l'artiglieria, generale - rispose freddamente - Quando sono concentrato non presto attenzione a chi o cosa mi circonda

- Ho avuto modo di notarlo - fece Rocca comprensivo. Napoleone era ancora giovane, ardente, desideroso di darsi da fare, aveva quell'agitazione tipica dei novellini alle prime armi. Lo zio Paoli gli aveva detto che la spedizione era il suo primo, vero incarico ufficiale, una sorta di battesimo del fuoco, per questo, ci teneva a fare una bella figura - Tuttavia potete anche rilassarvi, all'alba inizieremo, anche i nostri avversari sono stanchi di darci la caccia...

- Io non ho nessuna intenzione di perdere altro tempo - lo interruppe Napoleone con tono imperioso - Già abbiamo sprecato intere giornate per arrivare qui - indicò il sole quasi vicino all'orizzonte, che permetteva ancora di vedere nitidamente l'ambiente circostante - Inoltre c'è ancora luce a sufficienza per sistemare l'artiglieria su quella fortezza laggiù e cominciare ad attaccare la Maddalena, se possibile - spostò il braccio e gliela mostrò. Rocca fu ampiamente smentito da quelle affermazioni, non si aspettava tanta determinazione da lui. "Non ha nemmeno 25 anni, com'è possibile che abbia tutta questa volontà?".

- Voi se volete potete anche riposare, generale - riprese Napoleone guardandolo con la coda degli occhi, Rocca abbassò lo sguardo - Io e i miei uomini ci daremo da fare, d'altronde sono io il responsabile del mio settore, vi auguro un buon riposo, cittadino Pier di Cesari Rocca - riferì lui liquidandolo e raggiungendo i suoi uomini, non molto lontani, con passo felpato e accorto.

- Anche a voi, cittadino Buonaparte... - riuscì a dire a fior di labbra, imbambolato.

Napoleone, però, si era già allontanato, Quenza, lo vide e gli venne incontro, sapeva che li avrebbe fatti lavorare sodo, per non sprecare un singolo secondo, lo conosceva bene, ormai - Cittadino Quenza - esordì Napoleone trovandoselo davanti - Dobbiamo immediatamente sistemare i cannoni e il mortaio che abbiamo a disposizione sul forte, stanotte, il buio ci coprirà e poi a nessuno verrà in mente di controllare le nostre mosse - spiegò gesticolando. Dal tono della voce trapelava l'agitazione che lo scuoteva dalla testa ai piedi.

- Agli ordini - replicò il collega senza batter ciglio. Seppur fosse alla pari con quel giovane, aveva intuito fin dalla prima volta in cui avevano collaborato con lui, che Napoleone Buonaparte non sarebbe mai stato al suo livello. Aveva studiato nelle scuole più prestigiose, si era specializzato nell'artiglieria, conosceva ogni aspetto di quella branca militare, così come ogni singola arma, era davvero preparato, stava solamente aspettando la sua occasione per emergere. Aveva intravisto nella spedizione quell'opportunità che gli mancava. "Persone come lui, non sono destinate a restare nell'ombra" si diceva "Il governo corso dovrebbe essergli più riconoscente".

- Andiamo allora - scattò Napoleone, precipitandosi alle navi, assieme agli uomini della guardia che li seguivano. Chiesero ai marinai dove fossero i cannoni e il mortaio d'assalto. Una volta saputolo, li presero e li trasportarono, con grande fatica, nonostante fossero di modeste dimensioni, fino alla fortezza. Buonaparte, come sempre, dava l'esempio e, seppur gracilino, dimostrava una forza incredibile, che stupiva tutti. Non smetteva di spingere quei quattro cannoni assieme a loro, persino lungo la rampa di scala attraverso cui si accedeva al piazzale, sul quale vi erano una camera e una polveriera. Li incoraggiava con la sua presenza e le sue parole.

Il buio della notte era giunto in fretta e non appena ebbero sistemato il tutto sulle troniere per le bocche di cannone, che si aprivano sui parapetti, Napoleone concesse loro di riposare - Ve lo siete meritati - sorrise guardandoli uno ad uno, sudatissimo e affannato. Durante il tragitto avevano scorto un ampio locale, talmente grande da poterli contenere, decise che si sarebbero sistemati lì. Riuscirono ad installare un quartier generale di fortuna, in quanto sapevano che sarebbero rimasti sulla piccola isola qualche giorno, se non addirittura ore. In realtà lo sperava, perché tutta quella storia non lo convinceva per nulla.

Poi si lasciò cadere, sulla sedia, stanco, ma comunque soddisfatto di aver anticipato un lavoro che altrimenti avrebbero fatto la mattina presto. Pure i soldati si accasciarono esausti e contenti - Finalmente riposo! - esclamò un ufficiale con le poche forze rimanenti, sventolando il cappello per asciugarsi il sudore.

- Il tenente colonnello non ci fa di certo stare con le mani in mano - rise un altro, uno dei più anziani - Però ci rispetta, non ci fa mancare mai la sua presenza e il suo entusiasmo!

- Hai ragione, fossero tutti così, la gente sì che avrebbe uno scopo nobile per cui combattere e dare la vita - confermò un altro ancora, più giovane e imbevuto di ideali rivoluzionari.

Napoleone li sentiva compiaciuto, era contento di sapere che tra le risatine c'era rispetto per lui. Le letture di Cesare, riguardanti soprattutto il rapporto di estrema fiducia che instaurava con i propri uomini, gli furono davvero utili quel giorno - Ve lo meritate anche voi, cittadino Buonaparte - disse Quenza avvicinandosi a lui, che era poggiato su uno dei tronieri, a scrutare il cielo - Il riposo intendo - ridacchiò osservando il suo profilo aquilino.

- Devo controllare le carte - disse lui scrutando gli astri - Tutto deve essere pronto per domani, non dobbiamo farci trovare impreparati, se fosse possibile mi piacerebbe anticiparli, così facendo, acquisteremmo vantaggio - aggiunse fiducioso delle sue abilità, girandosi verso di lui.

Quenza lo guardò intensamente e ridacchiò - Siete davvero incredibile, Buonaparte, non solo avete recuperato le forze ma sapete perfino come agire...

Napoleone ricambiò lo sguardo e ridacchiò a sua volta - Mi basta poco per tornare in forma, cittadino Quenza, ma se volete riposare, non ve lo nego, mi servite sveglio e scattante - Il collega annuì e obbedì, stendendosi sul suo letto da campo. I soldati e i sottoposti furono lieti di potersi rifocillare, prima della 'battaglia', per scaricare la tensione.

Buonaparte, invece, si raddrizzò e si appartò in un angolino, dove c'era il tavolo impolverato, accese la candela, prese le cartine, gli strumenti, li sistemò e cominciò a studiarle attentamente, paragonando i calcoli che aveva elaborato prima a quelli che aveva annotato dopo aver studiato la fortezza. Corresse alcuni errori che aveva fatto per via della poca precisione e riempì di segni i confini dell'isola, in particolare quelli del fortino di San Giorgio, di recente costruzione. Lo aveva notato dal modello che si adattava perfettamente all'artiglieria moderna.

Si sentiva bene quando si dava da fare, invece di perdere le forze, le recuperava, veniva pervaso da un'energia sconosciuta. Gli piaceva lavorare, non lo vedeva come una costrizione o uno sforzo, tutt'altro, per lui era una nobilitazione dell'umanità, non era mai riuscito a concepire la vita degli aristocratici nelle varie corti, sempre intenti a festeggiare, a mangiare, a ballare, un'esistenza frivola e inconsistente ai suoi occhi. Provava disagio solo a pensarci, per un introverso, un solitario come lui, era sempre stato difficile stare in mezzo a tali trambusti.

Anche all'accademia aveva messo il dovere, lo studio, l'impegno al primo posto, anziché il divertimento, che non lo attirava. Anche se si era dimostrato un abile ballerino, era goffo e buffo nel mettere in pratica le buone maniere. Era sempre stato rude, rustico, quasi manesco, per cui trovava estremamente complicato l'adeguarsi a certe regole. In Corsica era stato sempre libero, le regole le seguiva relativamente, a costo di rimproveri e schiaffi.

- Bene - fece Napoleone dopo aver esaminato nuovamente la mappa, controllò l'orologio, erano da poco passate le undici, si alzò, la prese, uscì e si presentò al cospetto di Rocca, accampatosi poco distante dal forte, per riferirgli il piano che aveva elaborato - Desidererei esporre la mia strategia - riferì una volta entrato. Tutti si voltarono e lo osservavano curiosi, alcuni stupiti, qualcuno titubante.

- Prego, avvicinatevi pure - lo invitò Rocca affabile. Napoleone non perse tempo e subito avanzò, srotolando la cartina e mostrando il suo semplice piano: bombardare i forti maddalenini, la flotta all'ancora e lo stesso abitato di La Maddalena, utilizzando i pochi che aveva a disposizione. L'indice sottile della mano sinistra si muoveva preciso sul foglio, a cui seguivano gli occhi del comandante - Dunque?

- Una strategia semplice, ma molto efficace, sono certo che riuscirà - disse Rocca al ragazzo per dargli ancora più fiducia. In realtà sapeva che non avrebbe potuto negargli l'assenso, poiché aveva già sistemato il tutto sulla fortezza adocchiata, impossessandosene. Era una sorta di sottile, tacito ricatto, se si fosse opposto, avrebbe solamente scatenato la sua ira inutilmente. Era più utile averlo come alleato che come nemico, non poteva negare la sua prontezza, voglia di fare e spregiudicatezza. Ricordò le indicazioni dello zio Paoli "Non contraddirlo se non necessario, lascialo fare, se dovesse combinare qualche disastro ci penserò io" risuonò nelle sue orecchie. 

Napoleone annuì e risistemò le carte - Benissimo allora - detto questo uscì, nel breve tragitto ripensò al fatto che disponessero di pochi mezzi per poter avere la meglio sui sardi, se n'era lamentato con Paoli in persona. Si augurò che il generale avesse tutto sotto controllo e avesse organizzato ogni cosa. Non aveva dimenticato il giuramento di vendetta che aveva proferito nei giorni scorsi, poco prima di partire, perciò strinse i pugni leggermente, sperando che il suo battesimo del fuoco avvenisse con successo.

- Buonaparte - lo chiamò Quenza vedendolo tornare - Il comandante ha approvato?

- Sì, stranamente ha accettato il tutto senza opporre la minima resistenza, mostrando molta accondiscendenza - emise Napoleone, sedendosi sulla scrivania, a braccia conserte - Spero solo che non abbia un secondo fine, era fin troppo tranquillo, la cosa non mi piace...

Quenza abbassò lievemente la testa, si augurò che non ci fosse qualcosa sotto, altrimenti sarebbe stato il divorzio definitivo da Paoli. Egli aveva accettato l'incarico solamente per permettere al promettente collega di poter mettere in pratica i suoi studi nella sua terra natale, come più volte gli aveva confessato. Poi lo guardò, il volto era lievemente accigliato, teso - Venite fuori  parlare con qualcuno, distrarvi, vi farà bene - gli consigliò calorosamente. Gli uomini della guardia nazionale corsa avevano approfittato del momento tranquillo per uscire all'aria aperta, rimanendo cauti e prudenti, per scaldarsi e per mettere qualcosa sotto i denti.

Napoleone scattò in piedi e lo fissò - Avete ragione, mancano poche ore all'attacco, i libri li ho già letti tutti, lasciamo che i maddalenini dormano sereni ancora un po' - distese leggermente i lineamenti e sorrise - Per cui accetto, inoltre lo stomaco reclama nutrimento - ridacchiò ed uscì fuori. Fu accolto amichevolmente dai sottoposti, Quenza si accomodò accanto a lui, gli parve un'altra persona, aperta, disponibile e molto loquace, sempre pronta ad ascoltare e a controbattere pacificamente. Un tenente gli offrì da mangiare, lui accettò e degustò volentieri, mentre si chiedeva quale fosse la vera personalità di quel bizzarro ufficiale chiamato Napoleone Buonaparte. 



 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: NyxTNeko