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Autore: Lovy91    05/08/2009    6 recensioni
La storia è ambientata nel 2009, a Los Angeles. Alisha Moore aveva una vita normale come tutte le adolescenti: un ragazzo, un'amica che considera come una sorella, andava bene a scuola e una famiglia al di sopra della media. Fino a una mattina in cui le hanno fatto notare che era pallida... Da quel momento, una terribile verità la sommerge. Sta cambiando... Sta per diventare una Different... Una persona dotata di capacità al di fuori della norma. Così, viene mandata al Collegio, una scuola dove adolescenti come lei vengono aiutati a gestire le proprie capacità. Però, lei ha qualcosa di diverso... perfino per la sua nuova razza...
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. Un piccolo aiuto

Era passato un mese da quei secondi terribili. Quei secondi in cui avevo appreso che Melinda e Charlie erano pronti a colpire anche le persone che amavo. Oramai il pericolo nei miei confronti era molto alto, tanto che gli insegnanti avevano deciso di lasciare la mia famiglia alla scuola almeno fino a quando la situazione non si sarebbe risolta. Per Janet non era stato possibile per via della scuola così la sua famiglia fu fatta trasferire in un luogo a conoscenza solo dagli insegnanti. Nemmeno le autorità più potenti ne erano a conoscenza visto che sia Melinda e Charlie leggevano nel pensiero.
Io mi sentivo diversa. Dopo i primi tre giorni passati a piangere la morte di Dylan che nonostante tutto avevo amato e anche di quei ragazzi che conoscevo mi ero data da fare. Avevo accettato ormai cosa mi aspettava. Le lezioni erano ricominciate e quando finivano io mi recavo con alcuni insegnanti per allenare i miei poteri. Ne avevo assorbito altri: Liliane mi aveva convinta a assorbire il suo così anche Alan e Justin. Avevo tre poteri più, oltre a quelli che già avevo. Il preside mi aveva convinto ad assorbire anche il potere di Dustin, così avrei capito subito che poteri avevano Melinda e Charlie e anche altri Different. Dovevo ammettere che non era poi così male possedere altri poteri. Rendevano tutto molto più facile. Ero diventata molto più determinata e combattiva, senza contare che non avevo intenzione di farmi uccidere da Melinda. Non riuscivo a capacitarmi di questo cambiamento. Però le persone che mi volevano bene mi stavano sempre accanto. Per il mio sedicesimo compleanno, le mia amiche avevano organizzato una grande festa in palestra durata tutta la notte. Non mi ero mai divertita così tanto. Perfino Serenity partecipò fino a quando la piccola non crollò.
Guardavo constatemene telegiornali e Internet alla ricerca degli spostamenti dei due. Erano spariti nel nulla. Nessuna riusciva a trovarli. Se erano anche mutaforma, allora che la cosa era complicata abbastanza. Mi rendeva nervosa non sapere dove fossero le persone che per me erano ormai i miei nemici. Cercavo di apparire una ragazza come tante, però non riuscivo a togliermi dalla testa Melinda. Era diventata un ossessione, un chiodo fisso. Spesso mi dicevano di non pensarci, di aspettare la fine della scuola però non ci riuscivo. Il dolore che aveva provocato a me e agli altri era troppo grande. Non c'è la facevo. Una mattina, Serenity entrò ancora in pigiama in camera mia e saltò sul letto, svegliandoci tutte. Saltellò finché non mi svegliai.
<< Sveglia! Sveglia! Oggi è sabato! Mi avevo promesso che andavano a fare una passeggiata nel parco della scuola! >>.
Guardai l'orologio. << Serenity, sono solo le otto del mattino! >>.
<< Dormigliona! Dormigliona! >> cantilenò, scendendo dal mio letto e andando in quello di Cassie.
<< Cassie, Cassie! Mi fai vedere di nuovo quell'animaletto? >> chiese, entusiasta e un piccolo esserino peloso, morbido e bianco si materializzò dentro la stanza. Non sapevamo di preciso cosa fosse, però Cassie aveva detto di averlo letto su un libro di storia antica e mitologica. Serenity saltò giù dal letto e abbracciò l'animaletto che stridette disperato. Io mi alzai, passandomi le dita fra i capelli disordinati.  Sorrisi alla mia sorellina. Con lo sguardo fissai la spazzola sulla mobile e la presi al volo, cominciando a pettinarmi i capelli. Qualcuno bussò alla porta.
<< Posso entrare? >> chiese mia madre. Con un gesto pigro della mano, aprì la porta e la mamma entrò.
<< Buongiorno, ragazze. Sono venuta a recuperare la piccola. Serenity, vieni a cambiarti >> disse mamma, tendendo la mano a Serenity che torturava l'animaletto peloso. Fece una faccia imbronciata ma la seguì ugualmente, portandosi dietro la palla di pelo.
<< Alisha, vieni a prendere Serenity all'ingresso per la passeggiata >>.
<< Certo. Lo so. L'ho visto ieri >>.
Mamma scosse la testa e uscì dalla stanza. Io andai in bagno per farmi una doccia e dare il tempo alle altre di fare lo stesso. Ci misi più del solito e sentivo che Liliane e Cassie erano impazienti. Non so perché, ridacchiai. Non era poi così male, l'empatia. Uscii dal bagno e loro fecero una faccia di felicità.
<< Era ora. Volevi restarci ancora un po'? >> mi chiese Cassie, dirigendosi verso il bagno ma Liliane la fermò.
<< Prima io! >>.
Si guardarono per un secondo. Poi adocchiarono la porta con lo sguardo e tornarono a guardarsi. Io mi sedetti sul letto per assistere alla scena. Liliane corse verso la porta con Cassie e l'attraversò prima che Cassie abbassasse la maniglia della porta. Cassie pestò un piede, irritata. La faccia di Liliane apparve al centro della porta e le fece una linguaccia. Cassie le tirò il cuscino dal letto ma beccò solo la porta. Io risi a crepapelle. Era la stessa scena ogni mattina e vinceva sempre Liliane. Mi vestii e mi truccai leggermente. Sentii che qualcuno camminava per il corridoio. Un animo sereno.
<< Sta arrivando Kristen >> informai a Cassie e lei guardò la porta. Dopo dieci secondi, Kristen bussò.
<< Avanti >> disse in risposta Cassie e la ragazza entrò, già vestita e truccata.
<< Buongiorno. Il sole splende e sarà una... >>.
<<... fantastica giornata nuvolosa >> completai io e lei rise. Ormai ero una veggente brava quanto lei.
Liliane uscì dal bagno e Cassie ci entrò a passo pesante guardando storto l'amica che la ignorò.
<< Ha vinto ancora Liliane? >> chiese Kristen, additandola.
<< Come se tu non lo sapessi >> risposi, scuotendo la testa e finendomi di passare il lucidalabbra. Dopo circa un quarto d'ora, finalmente riuscimmo a uscire dalla stanza tutte sistemate e a ha incontrare Selene insieme Alan e Justin all'ingresso dei dormitori. Avevano accettato di accompagnarmi a passeggiare con Serenity e perfino per me rimaneva un mistero del perché. Nell'atrio vidi i miei con la mia sorellina seduti su un divano in stoffa azzurra.
Serenity mi corse incontro e mi saltò in braccio. << Andiamo? >>.
<< Si. Adesso andiamo. La riporto per mezzogiorno, okay? >>.
I miei genitori annuirono e si alzarono. Mamma diede un bacio a entrambe e se ne andarono. Serenity mi trascinò fino al portone e gli altri mi seguirono. Camminammo per le aiuole e i pergolati pieni di fiori colorati e  ben curati. Non sembravano soffrire il caldo come le altre piante che avevo visto in passato a Los Angeles. Chissà cosa usavano. Ormai avevo capito che in quella scuola c'era da aspettarsi di tutto. Mi ero ambientata bene, dopo il primo difficile impatto. Anche se Melinda e Charlie avevano complicato le cose. Mi sentivo più forte e sapevo perché: Melinda aveva oltrepassato il confine della mia pazienza uccidendo Dylan e altre persone che conoscevo. Aveva liberato l'ira che c'era dentro di me. Non mi importava che fosse mia sorella: non la consideravo tale. Anche se a volte dovevo ammettere che mi chiedevo come sarebbe stata la mia vita se Melinda si fosse limitata a essere un genio e basta. Se non fosse mai stata la bambina malata e maligna che era stata. A quest'ora sarei una Different lo stesso, probabilmente, però diversamente. Magari lei sarebbe diventata un insegnante come tante altre sue compagne prima di lei e avrei avuto un appoggio. I mie veri genitori sarebbero ancora vivi e io sarei cresciuta con loro. E avrei voluto bene a Melinda. Invece la odiavo. Spesso mi chiedevo come si poteva odiare qualcuno che aveva il mio stesso sangue, anche se io mi sforzavo di non riconoscevo quel legame. Lo trovavo assurdo che gli eventi della vita portassero anche a questo.
Una gomitata spezzò i miei pensieri. Vidi Alan che con un cenno della testa mi indicava da una parte e lo obbedì. Sapevo chi era: Cameron.
Lui si girò e mi sorrise. Gli occhi verde chiaro, che adoravo guardare, si erano illuminati di una luce che vedevo solo quando mi guardava. Stava seduto su una panchina di pietra bianca con un libro tra le mani, un tomo molto grosso. Io risposi al suo sorriso.
Di colpo, mi sentii tirare la mano. Quella di Serenity lasciò la mia e la vidi correre verso Cameron. Ritrassi l'istinto di riprenderla con la telecinesi e corsi dietro a mia sorella, lasciandomi dietro le risate dei miei amici. La bambina corse fino ad arrivare davanti a Cameron, Si portò le mani dietro le schiena e lo guardò.
<< Cosa leggi? >>.
<< Una cosa noiosa >> rispose lui, sorridendole. Io corsi fino ad acchiappare mia sorella per un braccio e riprendere fiato.
<< Serenity! Non devi più scappare così! Mi fai spaventare! >> la rimproverai e Cameron si alzò.
<< Non preoccuparti. Hai solo una sorellina curiosa >>.
<< Non volevo che ti disturbasse. Immagino tu stia studiando >>.
<< Si. Ma non fa niente. È sempre bello scambiare quattro chiacchiere con una bella bambina. E non solo >>  concluse, guardandomi dritta negli occhi e sapevo di essere arrossita.
<< Alisha! Mi stai congelando il braccio! >> si lamentò Serenity e la lascia come se scottasse. Stupida, stupida, stupida. Perché mi succedevano cose del genere quando era imbarazzata?
Per fortuna, Cameron rimase serio. Prese un fazzoletto e asciugò il braccio di mia sorella nello stesso momento in cui io feci lo stesso. Sfiorai la sua mano e lo guardò istintivamente e lui fece lo stesse. Dopo pochi secondi, mi ripresi. Scossi la testa, come se fossi entrata dentro un sogno e mi stessi svegliando.
<< Ora vado. È stato un piacere, Serenity. Anche con te, Alisha >>. Ci salutò entrambe e si allontanò.
Guardai mia sorella e lei fece un sorriso, quasi per intenerirmi.
<< Serenity... Si può sapere perché tenti sempre di parlare con Cameron quando ci sono anche io? >>.
<< Ti piace >> rispose semplicemente lei. << E io voglio che stai con lui, anche perché a me piace! >>.
<< Devo smettere di lasciarti con le mia amiche >> mi ripromisi a me stessa. La trascinai di nuovo verso gli altri che avevano assistito senza fiato alla scena. Cassie mi diede una pacca sulla spalla e io mi girai con una tarantola chiusa in un vaso da tra giorni.
<< Perché lo hai fatto? >>.
<< Come “perché”? Dovevi baciarlo! >>
<< Davanti a mia sorella? >>.
<< Non mi scandalizzo mica. Ho cinque anni, mica sono scema >> mi disse Serenity, pestando entrambi i piedi con le scarpette nuove.
Scossi la testa. << Ma è una congiura? Un piano? >>.
Si guardarono tutti, compresa mia sorella. << Si >>.
Ringraziando il cielo, sono una ragazza razionale quindi non dissi niente di cui poi mi sarei pentita. Perciò mi limitai a una occhiataccia. Visto che era quasi mezzogiorno, riconsegnai mia sorella ai miei. Dovevo studiare e volevo farlo prima di pranzo. Mi recai in camera e presi i volumi di storia e chimica. Non so quanto rimasi lì, da quanto ero concentrata. A pranzo, chiacchierai con i miei amici come sempre e ridevamo. Però notai che avevano qualcosa di diverso. Ogni tanto si scambiavano a turno uno sguardo di intesa che io notai benissimo. Cercai di vedere qualcosa nel mio futuro, ma stranamente non ci riuscivo. Ero un po' in ansia quindi decisi di non pensarci.
Il resto del pomeriggio lo passai divisa tra le lezioni per i miei poteri, la mia famiglia e i miei amici. Mi sentivo come sempre e anche quando la televisione informò gli spettatori che le tracce su i due erano state trovate a Pechino. Annotai su un blocco come facevo ogni volta che sentivo qualche notizia su di loro. Non potevo farne a meno. Erano la mia ossessione.
La sera (una bellissima serata di luna piena) tornai in camera e quando oltrepassai la porta, vidi che la camera era vuota. Sul mio letto c'era un vestito: blu cobalto, che si allacciava da dietro e lasciava le spalle nude. A terra c'erano dei tacchetti dello stesso colore, poco più chiari e riconobbi la mia collana che con il diamante a forma di cuore al centro di un ciondolo.  Lo guardai confusa. Non era mio, però era sul mio letto. Un bigliettino era sopra e lo aprì, leggendoci il mio nome.
・Mettilo, truccati e fatti trovare all'ingresso della scuola. Non ti azzardare a far finta di niente. Lo sapremo. Riceverai altre istruzioni lì”.
Ancora più confusa, feci come diceva il biglietto rendendomi poi conto che stavo facendo quello che un pezzo di carta mi ordinava. Lo feci lo stesso. Dovevo ammettere che il vestito mi stava bene. Risaltava la mia figura e gli occhi. Mi lascia i capelli sciolti e mi truccai. Poi uscì dalla stanza, sempre chiedendomi cosa diamine stessi facendo. Scavai nel futuro senza successo. Eppure non mi avevano mai ingannata fino ad ora. Ma c'è sempre una prima volta, evidentemente. Ignorando gli sguardi delle ragazze, alcuni gelosi devo dire, e quelli dei ragazzi presenti dentro all'ingresso che dava al dormitorio (non volevo neanche sapere cosa stessero pensando). Quando uscì all'atrio e aprii la porta dell'ingresso, pensai di trovare Cassie o Liliane oppure qualcuno di loro ma trovai... Cameron. Rimasi a bocca aperta dallo stupore. Lui indossava una camicia bianca e un paio di jeans chiari e aveva i capelli in perfetto ordine. Mi sorrise.
E io capii.
Collegai gli sguardo d'intesa, il biglietto, le scarpe, il vestito. I miei amici avevano organizzato tutto. Gli sorrisi.
Non ero mia stata così felice di una cosa simile fatta dai miei amici. Avevano capito che avevo bisogno di un... aiuto e si erano attivati. Raggiunsi Cameron e scoppiammo a ridere.
<< Fammi indovinare: hai trovato un biglietto con scritto che dovevi indossare quello che c'era sul tuo letto e di venire qua >> dissi, più un affermazione che una domanda.
Lui annuì. << Già. Opera dei tuoi amici, immagino >>.
<< Anche mia sorella avrà partecipato >> aggiunsi e scoppiammo a ridere di nuovo.
<< Ma ora? >> si chiese Cameron.
<< Ora venite con noi >> gli rispose una voce che conoscevo benissimo. Justin era entrato dal portone.
Ci guardammo e lo seguimmo. Fuori c'erano anche Selene e Alan. Camminammo per un po' fino al centro del giardino della scuola. Quando arrivammo lì, sia i che Cameron rimanemmo a bocca aperta. Al cento c'era un patio di legno con un tavolo coperto da una tovaglia candida. Due sedie e due coperti. Intorno c'era un'aria quasi speciale e una leggera nebbiolina che rendeva tutto suggestivo. Senza contare le rose e gli altri fiori così vicini al nostro tavolo che le potevo toccare se avessi voluto. Justin ci fece cenno di sederci.
Gli obbedimmo, anche perché entrambi non sapevamo certamente cosa fare. Era quasi una trappola. Ma mai trappola è stata così piacevole.
<< Adesso aspettate che arrivino i piatti >> disse Justin, allontanandosi con gli altri. Cameron mi guardò con intensità. Sentivo che era agitato e emozionato allo stesso tempo. Io non ero da meno.
<< Cavoli. Ci tengono proprio alla tua felicità >> disse lui, passandosi una mano tra i capelli.
<< Alla nostra >> specificai, guardandolo negli occhi.
Chissà come, i piatti apparvero di colpo lasciandoci basiti per pochi secondi. Un po' diffidenti, assaggiammo.
<<< Cavoli! È buonissimo! >> esclamai, dopo aver assaggiato un antipasto composto da varie portate.
<< Veramente buono. Chissà chi ha cucinato... O se hanno cucinato >> specificò Cameron e io ridacchiai.
Quel primo antipasto ci mise di buon umore cominciammo a chiacchierare e scherzare. Quando finimmo, i piatti sparirono e apparve una bottiglia di acqua naturale. Cameron me ne versò un bicchiere.
<< Grazie >> dissi, dopo  aver bevuto un sorso. Posai il bicchiere e mi morsi un labbro. << Posso farti una domanda? >>.
<< Personale? >>.
<< Si >>.
<< Okay >>.
<< È vero che entrambi i tuoi sono Different? >>.
Lui sembrava quasi sorpreso che io lo sapessi. <>.
<< Tu sei il più piccolo?>>.
<< Già >>.
<< E l'unico Different della tua famiglia, a parte i tuoi >>.
Sul suo viso apparve dolore che io non capii. << Mia sorella Laura era una Different. Non ti ho detto quanti anni avevano i miei genitori quando si sono incontrati. Mia madre aveva diciassette anni quando è nata Laura. Quindi io e Katherine siamo arrivati molto più tardi >>.
<< Un momento... hai detto... “era”... >>.
Abbassò lo sguardo. << È morta l'ultimo anno. Uno dei tre studenti. Era anche lei telecinetica >>.
Rimasi quasi sottoshock. Ero una vera idiota. Perché non mi era stata zitta?
Cameron doveva essersene accorto. << Non devi pensare di avermi fatto del male. È successo. Non lo sapevi >>.
<< Mi dispiace. Credimi >> mormorai, prendendogli una mano che lui strinse.
<< Non preoccuparti. Il tempo guarisce tutte le ferite >>.
Lo guardai negli occhi e lui fece lo stesso. Sembrava che non ci fosse altro che lui e io. L'edificio, i fiori e anche il cielo sembravano essere spariti per lasciare il posto a noi due. Era un momento assolutamente perfetto.
Rotto dallo schiocco di altri piatti apparsi davanti a noi. Ricominciammo a mangiare e piano piano l'atmosfera tornò a essere quella di prima. Ero così felice. Ero certa di non riuscire più a ritrovarla dopo che Melinda era entrata in camera mia. Invece ci ero riuscita ancora. Tutto grazie a Cameron e ai miei amici.
La luna illuminava il nostro tavolo di una luce argentata che io guardai più volte. Non volevo che finisse, però finì. Ci alzammo e questa volta non venne nessuno ad portaci al portone. Camminammo in silenzio e ci fermammo proprio dove la luna illuminava con la sua luce le scale e il portone. Cameron mi guardò.
<< Devo dire che è stata proprio una serata fantastica. Ma sopratutto perché c'eri tu >>.
Io gli sorrisi. << Non avevo dubbi >>.
Lui ridacchiò. Sentii che l'agitazione dentro di lui non c'era più. Era sparita. Era sereno e sembrava stesse aspettando qualcosa. Io, invece, avevo il cuore che voleva uscirmi dal petto. Ero sicura che lui lo sentisse. Si avvicinò lentamente e mi mise una mano sotto il mento e mi alzò il viso. Furono secondi interminabili. Vedevo il suo viso e quegli occhi avvicinarsi sempre di più ed era un agonia perché non attendevo altro. Finalmente le sue labbra arrivarono alle mie. Mi lasciai andare e gli passai una mano tra i capelli e dovetti alzarmi in punta di piedi. Sentii la sua mano scivolare dai mie capelli a cingermi la vita mentre con l'altra teneva il mio viso come se temesse potessi scappare. Ma non l'avrei mai fatto. Non avrei mai rinunciato a un momento come quello... Dimenticai chi ero, mi scordai di Melinda, Charlie e tutto il resto. Nella mia mente c'eravamo solo io, Cameron e la luce della luna che ci illuminava quasi una perfetta metafora dei nostri sentimenti usciti allo scoperto. Sentii il bacio farsi sempre meno lieve fino a quando non si staccò. Aprii gli occhi tenuti chiusi sino a ora. I suoi erano illuminati. Io ero annebbiata dalla felicità.
<< Alisha... Io credo di provare qualcosa per te >> mi confessò alla fine.
<< Anche io >> sussurrai, abbracciandolo e lui mi circondò con le braccia. Chiusi gli occhi: volevo godermi quel momento. Alzai il viso e lo baciai. Passò qualche altro minuto e ci staccammo ancora.
<< Io voglio stare con te >> disse Cameron, passandomi le braccia sulla vita.
Stare con lui... ma Melinda? Se avesse saputo che stavo con lui, lo avrebbe ucciso. Volevo quasi piangere. Nessuna doveva impedirmi di essere felice. Nessuno. Nemmeno Melinda Button e il suo fidanzato fuori di testa.
<< La penso allo stesso modo >> concordai. Mi strinse in un abbraccio e io sorrisi.
Rimanemmo lì per chissà quanto tempo. Il tempo ormai non esisteva più per noi due. Sentii delle voci provenire da dentro e il portone aprirsi.
<< Vieni qui! >> sibilò la voce di Cassie ma mia sorella uscì lo stesso dal portone. Saltellava e sembrava essersi bevuta un intera tazza di zucchero iperdolce.
<< Ti sei messa con lui? Si, vero? Vero? >> esclamò, in preda a un qualche attacco da zuccheri.
Ci guardammo e ridemmo. Anche i miei amici uscirono fuori e Cassie afferrò Serenity, prendendola in braccio.
<< Scusala. Ma qualcuno le ha fatto assaggiare le zollette di zucchero puro >> disse, dando un occhiataccia a Alan che si strinse nelle spalle e aveva un espressione di scuse sul volto.
<< Ma visto che ci siamo... >> provò Liliane.
<< Liliane! >> esclamarono tutti.
<< Siete curiosi anche voi! >>.
Cameron rideva a crepapelle e la mia espressione era di assoluto divertimento e scoppiai a ridere con lui come due bambini.
<< Si. Stiamo insieme >> li informai, dopo aver smesso di ridere.  
<< Evvai! >> urlarono tutti.
<< Grazie a voi. Devo dire >> disse Cameron, abbracciandomi.
<< Avevate bisogno di un aiuto... E abbiamo pensato di aiutarvi noi! >> disse Selene.
<< Ora c'è ne andiamo >> disse Cassie, ignorando le proteste di mia sorella.
<< Uffa! >> sbuffò lei, entrando dentro.
Quando fummo da soli, lo guardo un po' dispiaciuta.
<< Scusali. In fondo, un po' merito se lo dovevano prendere. No? >>.
<< Certo >> rispose Cameron, avvicinandosi e baciandomi ancora.
Credo proprio che diventerà la serata più bella della mia vita. Nemmeno quelle con Dylan era la stessa cosa. Questa era speciale. Cameron era speciale.
Fu così, che quella sera mi guadagnai un po' di felicità.

   
 
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