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Autore: Calia_Venustas    24/02/2020    3 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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✭ DARKNESS STRIKES ✭

Monsters and bed sheets to creep.
While underneath my bed it hears me speak
about these problems I've yet to find.
These monsters read my mind,
with ears and eyes to paralyze, demise.
Tell me, how can I contain everything inside?
Slow down! Do you wanna slow down?
In the moment that you start to fall,
Are you comfortable?
Devils come out at night.
In the form of people that I love.
[Start to fall - Get Scared]
 

Gli occhi blu dello straniero saettavano qua e là brillanti e vivaci, senza lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio.

Kida, al contrario, non riusciva a concentrarsi su nient’altro che non fosse lui. Quell’uomo era al contempo così familiare e così sconosciuto che davvero non sapeva come doveva comportarsi con lui.

Lo stava conducendo in giro per i luoghi più importanti della città come la piazza del mercato, il tempio e il quartiere dei tessitori e dei vasai, ma la sua attenzione veniva irrevocabilmente attratta dalle rovine che ancora circondavano le zone abitate. Gli edifici più recenti non destavano in lui alcun interesse, ma continuava a tartassarla di domande su cosa ci fosse stato sulla cima di un determinato colle cosparso di macerie, dove conducesse una galleria ormai collassata e se c’erano mai state delle sculture sul parapetto di un ponte crollato e lei, ovviamente, non aveva alcuna risposta da dargli.

Era come se Perbias stesse ricostruendo una mappa mentale della città prima del cataclisma e quando dopo alcuni minuti fu in grado di anticipare, senza il minimo margine d’errore, in quale rovina si sarebbero imbattuti una volta girato l’angolo, Kida fu definitivamente costretta a scendere a patti con lo stesso dubbio che aveva offuscato il volto di suo padre nella sala del trono.

“C’era una terrazza con una grande fontana alla fine di questo sentiero, oltre i giardini?”

Kida smise di camminare e il Maestro si fermò a sua volta, guardandola con fare confuso. “Principessa?”

Lei serrò la mascella. “Quella terrazza c’è ancora. Il cataclisma l’ha risparmiata.”

“Allora non può che significare che sono già stato qui!” esclamò lui, visibilmente eccitato “Anche se non lo ricordo… posso vederlo. E’ così curioso.”

“Come fai a vedere queste cose, esattamente?”

L’uomo sorrise appena “Sono sceso fin nelle profondità dell’Ade per stringere un patto con le Dee del Fato.”

Kida lo fissò incredula, senza riuscire a capire se stesse scherzando o se fosse maledettamente serio. Temendo di ricevere conferma della sua seconda ipotesi, scelse di non approfondire “Questo può aiutarti a capire cosa sia successo quando eri qui?”

“Credo che troveremo le risposte nel luogo dove hai sempre saputo che fossero. Dietro la porta che tuo padre ha sigillato.” proseguì lui, tornando a scrutare l’orizzonte velato dai vapori generati dalle colossali cascate che si gettavano nel mare di lava. “Penso di sapere che cosa nasconde.”

Nell’udire quelle parole, lei sobbalzò “Che cosa?”

Perbias estrasse un libro dalle pieghe della tunica, porgendolo alla sua interlocutrice dopo averlo aperto ad una specifica pagina. Il tomo era rilegato in pelle e punzoni di metallo, con un curioso simbolo a spirale sulla copertina. Lei se lo rigirò tra le mani con evidente nervosismo. Non le era difficile interpretare l’illustrazione sulla sinistra, ma il blocco di fitti caratteri geroglifici sull’altra pagina era per lei del tutto incomprensibile nonostante riconoscesse l’alfabeto come lo stesso presente sugli obelischi e murali di Atlantide.

“Tu… tu sai leggere qui?” chiese, impressionata.

“Diciamo che mi sono fatto aiutare da un computer. Decodificare testi come questo non è facile... Ecco, vedi questo simbolo?” le indicò il disegno raffigurante una stella luminosa sospesa sulla città. “Ogni Mondo là fuori ha un cuore. Un centro nevralgico dove tutte le emozioni dei suoi abitanti si coinvogliano, alimentandolo e sostenendolo e in cambio il cuore tiene vivo il Mondo. Rende fertile la terra, dona poteri straordinari a persone e cose, permette alla realtà stessa di obbedire a regole completamente diverse da quelle degli altri mondi.”

“Questo cristallo… è il cuore di Atlantide?”

“Sì. Ma è diverso dai cuori degli altri Mondi. Forse perchè a differenza di tutti gli altri, è connesso direttamente a Kingdom Hearts.”

Lei lo guardava sempre più confusa “E pensi che sia ciò che mio padre sta nascondendo?’

“Vedi, qui il diario dice che ‘Il Cuore di Atlantide si specchia negli Occhi del Suo Re.’” 

Kida si morse il labbro inferiore “...i sotterranei del palazzo! Si estendono sotto la sala del trono dove siede il re!”

Perbias annuì energeticamente “Esattamente ciò che pensavo.”

“Ma perchè mio padre dovrebbe-” Kida s'interruppe di colpo "...la luce dei miei ricordi! È questo 'Cuore', non é così?"

"Lo scopriremo presto. Mostrami la porta per i sotterranei."

 

°°°

 

Era ormai notte fonda ma Luxu non riusciva a dormire sapendo che il Maestro non era ancora tornato e dopo le mille peripezie e rivelazioni delle ultime ventiquattro ore. Se ne stava lì, con Schad acciambellato sulle ginocchia, a guardare fuori dalla finestra la luna che a poco a poco saliva sempre più alta.

Soltanto il giorno prima, lui e i suoi compagni avevano combattuto un enorme mostro marino, passeggiato tra le rovine di una civiltà perduta e scoperto che il loro eccentrico Maestro ne faceva parte. Era difficile raccapezzarsi in mezzo a tutto quel caos, ma non era quello ad impedirgli di prendere sonno.

La Torre Meccanica, sempre così accogliente gli trasmetteva uno strano senso di disagio e sembrava più buia del solito, come se le lampade alogene non stessero ricevendo l’adeguata dose di corrente elettrica. 

Nel momento stesso in cui mise piede in corridoio, capì che c'era qualcosa che non andava.

Raggiunse la stanza del Maestro guardandosi attorno con circospezione, incapace di scrollarsi di dosso l’inquietante sensazione di essere osservato. Bussò alla porta senza ricevere alcuna risposta e così decise di provare ad abbassare la maniglia e dare una sbirciata all’interno. Proprio come prevedeva, la stanza era aperta.

Probabilmente, pensò Luxu avanzando cautamente in mezzo alle altissime colonne di libri, il suo Maestro riteneva superfluo perdere tempo con le serrature quando stava addestrando i suoi allievi nell’uso di chiavi magiche in grado di aprire qualunque porta.

Gettò uno sguardo sul letto a soppalco per assicurarsi che il Maestro non fosse già tornato senza che lui se ne accorgesse, ma la stanza era completamente deserta e silenziosa.

Stava per richiudersi l’uscio alle spalle e tornare ad accoccolarsi nel letto assieme a Schad, ma qualcosa lo convinse a trattenersi all’interno dello studio. Forse un presentimento, forse una sensazione…

Qualcosa…

Qualcosa lo stava chiamando.

 

Non avere paura.

 

Avrebbe dovuto allarmarsi, guardarsi in torno alla ricerca del possessore della voce, sobbalzare e chiedere “Chi è là?” ma invece si sentiva innaturalmente calmo.

E quella voce… era così familiare!

Vieni avanti.

 

Il ragazzo obbedì senza esitazione. Era come se stesse obbedendo ai suoi stessi desideri e pensieri. Sapeva che la voce non gli avrebbe fatto del male.

 

Quel che hai perduto,

diventerà uno solo.

 

Perduto…? Cos’è che aveva perduto?

Aveva ormai raggiunto la scrivania del Maestro rischiarata da un tiepido lume giallo. Il curioso macchinario simile ad un organo a canne collegato da grossi tubi direttamente ai meccanismi della Torre aveva il coperchio sollevato, rivelando le due file di tasti neri e bianchi che Perbias suonava con così tanta abilità.

 

Più vicino.

 

Luxu sentì la strana voce rimbombargli nella cassa toracica fin su nella gola.

Quella era la voce che aveva udito così tanti anni prima durante il Tuffo nel Cuore!

Era la sua voce!

“Possa il mio Cuore… essere la mia Chiave Guida” mormorò il ragazzo mentre un’espressione sbalordita si faceva largo sul suo viso lentigginoso. Era questo che significava lasciarsi guidare dal proprio Cuore? Era come venir presi per mano da un amico invisibile e accompagnati lungo il cammino. “...cosa vuoi mostrarmi?”

 

Quel che hai perduto.

 

“Cos’è che ho perduto?” ripeté, cercando di barcamenarsi meglio che poteva in quella situazione così surreale.

 

Un pezzo di te stesso.

Reclamalo.

Torna ad essere uno.

 

Un bagliore improvviso si sprigionò dall’interno dell’armadietto di mogano poggiato contro il muro. Era anonimo proprio come tutto il resto della mobilia stipata di libri ed alambicchi da laboratorio. Le ante non erano chiuse da alcun lucchetto e la luce filtrava intensa attraverso la fessura che le separava.

Ancora una volta, il ragazzo si mosse senza esitazione, completamente incurante del fatto di star mettendo il naso là dove non gli competeva, tra le cose del Maestro, nella sua camera privata così simile alla tana di un animale, con le sue gallerie scavate nelle montagne di libri e gli strumenti scientifici gettati un po’ ovunque alla rinfusa.

Luxu afferrò i pomelli d’ottone e spalancò le ante.

 

Non avere paura.

Ma la aveva.

Eccome se aveva paura! 

Restò a fissare le sei giare ordinatamente disposte sui ripiani interni in file di tre come impietrito. Oltre il vetro spesso ed appannato dal calore, splendevano sei piccoli pezzi di cristallo che fluttuavano sospesi ciascuno all’interno della propria boccia.

Luxu non aveva mai visto niente del genere, eppure un brivido di puro e viscerale terrore lo percorse da capo a piedi, facendolo vacillare sulle ginocchia.

Quelli… erano Cuori. O almeno, frammenti di Cuori, tenuti sotto vetro come una macabra collezione di trofei. O peggio ancora, come ingredienti in attesa di essere gettati nel calderone per compiere chissà quale maleficio.

Sei giare sigillate da sei lucchetti d’argento.

Luxu allungò una mano verso i barattoli. Le dita gli tremavano così visibilmente che dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non ritrarre la mano e correre fuori dalla stanza a gambe levate.

Sapeva benissimo a chi appartenessero quei frammenti. E le implicazioni di quella scoperta erano così inquietanti da lasciarlo paralizzato ed intontito. La sua mente era una tabula rasa. 

Obbediva soltanto alla voce tenue e gentile del suo Cuore che altro non desiderava se non riunirsi con il pezzo che gli era stato sottratto.

Sfiorò la prima giara e capì immediatamente che essa conteneva una scheggia del cuore di Mava. Poteva quasi sentire la sua voce risuonare con quella che gli cantilenava insistentemente nella testa. Spostò le dita sulla boccia successiva e poi su quella adiacente e puntualmente ricevette una risposta dai cuori intrappolati al loro interno.

Nahara, Salegg, Azal, Hafet.

C’erano tutti.

E ovviamente, c’era anche il suo.

Prese la giara, sollevandola alla luce flebile della lampada. Era così surreale tenere tra le mani un pezzo del proprio Cuore. Posò nuovamente lo sguardo sull’armadietto. A giudicare dalla polvere depositata sulla mensola, era chiaro che quei sei contenitori fossero lì da molto tempo.

Com’era possibile che non si fossero mai accorti di niente? Davvero avevano vissuto le loro vite in quello stato, incompleti e ignari?

Era stato il Maestro a far loro questo?

Quando diamine era successo? E come?

Perbias li aveva forse drogati e vivisezionati su un tavolo operatorio come uno scienziato pazzo? Come accidenti si faceva a strappare a qualcuno un pezzo del loro cuore?

E soprattutto… perchè l’aveva fatto?

Luxu non sapeva veramente dove sbattere la testa, cosa fare, cosa pensare. Sentiva solo un terribile senso di vuoto, la consapevolezza improvvisa di essere stato derubato e tradito dalla persona in cui più di ogni altra riponeva la sua fiducia. 

Sfortunatamente, non ebbe il tempo di far maturare lo shock e la rabbia che le lampade già tremolanti della stanza si spensero del tutto, lasciandolo nel buio completo eccezion fatta per i sei cristalli sotto vetro.

“Ma che diamine sta succedendo in questo posto?” mormorò, stringendo istintivamente al petto la giara. Era come se la torre avesse smesso di funzionare, eppure l’immancabile ticchettio degli ingranaggi incassati nelle pareti di pietra non era cessato. 

Con una goccia di sudore freddo che gli scendeva lungo il collo, Luxu si mosse a tentoni verso la porta, urtando le pile di libri al suo passaggio. Non aveva alcuna intenzione di restare lì un minuto di più, ma non poteva neanche privarsi della sua unica fonte di luce. Doveva scendere al piano di sotto e svegliare gli altri, rivelare loro cos’aveva scoperto, dovevano confrontarsi, stare uniti, pensare a cosa fare senza lasciarsi prendere dal panico…

 

“Hey Luxu, dove credi di andare?”

 

Quella voce…!

Luxu ebbe appena il tempo di voltarsi che qualcosa lo colpì dritto alla tempia così violentemente da fargli perdere la presa sulla giara mentre il ragazzo s’accasciava, cacciando un grido.

Il barattolo sigillato rotolò lontano da lui, lasciandolo nel buio più assoluto.

Con le orecchie che gli fischiavano e la fronte che pulsava dolorosamente, Luxu arrancò, aggrappandosi ad uno scaffale per rimettersi in piedi. “C-chi sei?!”

Un paio di occhi gialli s’accesero nella fitta tenebra che l’avvolgeva, a pochi passi da lui.

 

“Lui non si è mai degnato di darmi un nome. Ma puoi chiamarmi Oscurità.”

 

Stringendo i denti, Luxu evocò il suo arco ed incoccò una freccia, mirando in direzione dei due puntini incandescenti. L’alone magico dell’arma rischiarò l’area tutt’intorno al ragazzo, ma non era abbastanza potente da rivelare la figura del suo interlocutore che rimaneva una massa nera al limitare del cerchio di luce. “Fatti vedere!”

Per tutta risposta, l’essere si avventò su di lui senza alcun preavviso. Per Luxu fu come vedere un filo di fumo nero fendere la bolla luminosa proiettata dal suo arco, poi sentì un senso di gelo così intenso da mozzargli il fiato e nuovamente l’impatto brutale con qualcosa di solido, stavolta dritto contro il petto.

Il ragazzo rantolò a terra, ma nel farlo lasciò la presa sulla corda dell’arco e la freccia fu scagliata attraverso la stanza, rimbalzando sulle superfici e mandando in frantumi specchi ed alambicchi. 

Si sentì afferrare bruscamente da un paio di mani nere come la pece e sbattere con la schiena contro la scaffalatura stipata di libri che caddero tutt’intorno a lui. Nonostante il dolore e il buio quasi totale in cui era prigioniero, Luxu non smise di dimenarsi “Lasciami andare!”

 

“Neanche per sogno.”

 

La giara contenente il frammento del suo cuore fluttuò come sorretta da una forza invisibile e la sagoma nera che incombeva su di lui la afferrò tra le dita filacciose e semi-trasparenti. Il lucchetto argentato che teneva sigillato il coperchio saltò via senza opporre alcuna resistenza e la mano di Oscurità si serrò con crudeltà attorno al frammento di cristallo. Nell’estrarlo dal contenitore, Oscurità dette uno strattone e il ragazzo annaspò senza fiato, come se quella stessa mano fosse serrata attorno alla sua gola.

 

“La senti, non è vero? La catena che ti ha messo al collo. Senti come tira, quanto è pesante… E’ il momento di scoprire quanto sarà sincera la tua lealtà una volta che ti avrò tolto il guinzaglio.”

 

Sibilò Oscurità in un gorgoglio divertito per poi conficcargli la scheggia di cuore dritta tra le costole senza alcun preavviso, come fosse la lama di un pugnale.

Luxu sgranò gli occhi, non perché il cristallo gli avesse causato una vera ferita mentre penetrava sempre più a fondo fino a tornare ad unirsi al resto del suo cuore, ma perché d’un tratto fu come se una parte di lui si fosse risvegliata.

Con una rapidità e risolutezza che stupirono lui per primo, spalancò un portale dritto dietro di sé con l’ausilio dei suoi poteri di manipolazione dello spazio e lasciò che fosse la pressione del corpo fumoso del suo aggressore a spingerlo dentro, per poi richiudere immediatamente il varco mentre un secondo s’apriva nel bel mezzo del corridoio appena fuori dalla stanza. 

Ascoltando le grida di frustrazione di Oscurità, Luxu balzò fuori dal portale e prese a correre a perdifiato diretto verso la scala a chiocciola, la luce della luna che gli permetteva di vedere quanto bastava per non andarsi a schiantare contro un muro.

Il petto gli faceva male da morire, ma quando la consapevolezza di essere tallonato da qualcosa di grosso e strisciante s’abbattè su di lui non poté far altro che stringere i denti ed accelerare ancora.

Era come se ogni ombra in quell’edificio senza corrente elettrica si stesse protendendo per trattenerlo. Adesso assolutamente terrorizzato e col cuore appena ricompletato che gli martellava furiosamente nel petto, il ragazzo si fiondò giù per le scale strillando i nomi dei compagni nella speranza che venissero a soccorrerlo.

Un’ombra lo afferrò per la caviglia facendogli perdere l’equilibrio ma la sua presa non fu salda abbastanza da trattenerlo e il ragazzo ruzzolò rovinosamente giù per l’ultima rampa di scale e fin nel corridoio dove si trovavano le camere degli altri apprendisti.

Svegliati dal baccano, i cinque ragazzi si precipitarono fuori sorprendendosi del buio soffocante e chiedendo a gran voce cosa diamine stesse succedendo. 

Luxu afferrò il primo di loro che gli capitò a tiro per il braccio “C’è qualcosa al piano di sopra! Sta arrivando!” farneticò, mentre le mani di Salegg si posavano sulle sue spalle nel tentativo di calmarlo. 

“Che diamine succed-” ebbe appena il tempo di dire l’apprendista più anziano prima che le ombre striscianti li assalissero in massa.

Quello che seguì fu puro caos.

Luxu sentì Mava gridare mentre il bagliore crepitante di uno degli incantesimi di Hafet percorreva il corridoio con tale violenza da far schizzare via le piastrelle dal pavimento e crollar giù i quadri dalle pareti. Nonostante la visibilità ridotta e il fatto che non avessero la minima idea di cosa stessero combattendo, Azal e Nahara reagirono ben più prontamente degli altri studenti, fendendo l’onda d’oscurità con un attacco combinato delle loro armi. Il Keyblade argenteo di Azal generò una vampa di fiamme bianche così intensa da ricacciare su per la scala a chiocciola qualunque fosse quella cosa oscura e strisciante che li aveva assaliti mentre Nahara creava una barriera magica per proteggerli tutti e sei da un eventuale nuovo attacco.

Finalmente illuminate dal bagliore dello schermo Reflect, Luxu vide le espressioni allarmate e scosse dei compagni. Azal restava in testa al gruppo, col Keyblade ancora sollevato e gli occhi grigi fissi contro l’ingresso della scalinata. 

Nahara corse incontro a Luxu, prendendogli il viso pallidissimo tra le mani con la premura di una sorella maggiore ed immediatamente iniziò a mormorare le parole magiche di un incantesimo di guarigione. Fu solo in quel momento che il ragazzo si rese conto di avere un brutto taglio sulla fronte e la camicia del pigiama imbrattata di sangue. 

“Luxu, che è successo lassù?” lo interrogò Hafet, senza fiato.

Il ragazzo scosse la testa, ancora confuso “Io… io non lo so. Ho sentito una voce e-”

“Azal, andiamo a controllare.” tagliò corto Salegg, serrando la presa sulla propria arma eterea.

“Vengo con voi!” esclamò Mava, raggiungendoli ed evocando il suo Keyblade. Vedere i suoi compagni così combattivi nonostante indossassero solamente camicie da notte e pantofole era l’ennesima situazione surreale in cui Luxu avrebbe decisamente preferito non trovarsi.

“No, resta qui.” la tenne a bada Azal “Se quella cosa dovesse tornare-”

“Siamo sei, Azal. Se proprio dobbiamo dividerci allora lo facciamo in gruppi di tre!” insistette la ragazza con risolutezza.

“Che ne dite se invece non ci separassimo affatto?” strepitò Hafet. “Non ho la minima idea di cosa sia quell’affare che ci ha assalito! Ho studiato tutto il compendio ma non ho mai visto un Heartless come quello...” proseguì, continuando a tenere d'occhio la tromba delle scale.

“So riconoscerlo un Heartless quando lo incontro. E questo è qualcosa di molto peggio.” controbatté Luxu rabbrividendo.

“Come fai a dirlo?” lo incalzò Mava “Luxu, cos’hai visto?”

“Non ho visto un bel niente è questo il punto! Ma quella cosa mi ha parlato, maledizione! Gli Heartless non parlano!”

Nahara posò una mano sulle spalle dei due apprendisti più giovani cercando di calmarli, ma era ovvio che anche lei fosse molto nervosa  “Dovremo aspettare il Maestro, non lanciarci incontro al pericolo-”

Un verso agghiacciante proveniente dal piano di sopra li fece ammutolire tutti quanti.

Era difficile capire che cosa fosse, se una voce o il latrato di un animale… ma l’altro suono che seguì fu quello inconfondibile ed acuto del miagolare furioso di un gatto.

Luxu sgranò gli occhi “Schad!”

Senza che gli altri potessero impedirglielo, il ragazzo dai capelli rossi si lanciò di corsa su per le scale, troppo preoccupato per il proprio animale domestico per pensare a quanto fosse stupido esporsi di nuovo in quel modo.

“Luxu, sei uscito di testa?! Torna qui!” gridò Azal tentando di afferrarlo per la camicia ma prima che potesse anche solo raggiungerlo sulle scale, Mava gli sgusciò a fianco e prese a salire a sua volta.

“Oh, maledizione vorrà dire che andremo tutti!” sbottò Salegg spingendo il compagno su per la ripida rampa a spirale.

Luxu correva davanti a tutti con il cuore ancora dolorante che gli rimbombava nelle orecchie.

Non era preoccupato solamente per Schad… ma anche per i pezzi di cuore che aveva lasciato incustoditi nella camera del Maestro.

Che cosa sarebbe successo se quella cosa avesse preso le giare di vetro? Un normale Heartless non avrebbe esitato un solo istante ad ingurgitarne il contenuto e Luxu nemmeno voleva pensare a cosa sarebbe successo se un pezzo del loro cuore fosse finito in pasto alle tenebre… ma ‘Oscurità’ non era un Heartless, di questo Luxu ne era certo. Perchè diamine avrebbe dovuto restituirgli il suo frammento invece di consumarlo? 

E tutto quel parlare di catene, lealtà da dimostrare…! A chi? A Perbias? Oscurità voleva sapere se sarebbe rimasto leale al Maestro? Chi accidenti era questa ‘Oscurità’? Niente aveva più un briciolo di senso! 

Non sapeva neanche come diamine avrebbe fatto a dire agli altri della macabra scoperta che aveva fatto nella camera del Maestro, figurarsi cercare di raccapezzarsi in mezzo a tutte quelle domande.

Luxu arrivò sul pianerottolo col fiato corto, seguito a ruota dagli altri apprendisti e il suo cuore sprofondò nel preciso istante in cui vide il corpicino esanime del gatto tigrato.

Schad giaceva immobile in mezzo al corridoio, come se si fosse frapposto tra loro ed il secondo tentativo da parte di ‘Oscurità’ di scendere verso i piani inferiori. 

Il ragazzo raccolse la creaturina tra le braccia con mani tremanti e gli fu immediatamente chiaro che stavolta nemmeno l’intervento tempestivo del Maestro sarebbe riuscito a salvare l’animale. Schad non era più un cucciolo disperatamente attaccato alla vita ma un gattone ormai vecchio e pigro che però non aveva esitato un solo istante ad agire se questo significava proteggere il proprio padroncino.

Prima ancora che Luxu potesse dargli un’ultima carezza o versare una sola lacrima, l’animale fu avvolto in una sfera di luce bianca e si dissolse tra le sue dita, il suo cuoricino splendente che si librava nell’aria.

Mava si portò una mano alla bocca trattenendo a sua volta i singhiozzi. “Luxu... mi dispiace.”

Salegg si precipitò alla porta della stanza del maestro e sollevò la mannaia d’ottone pronto a colpire chiunque o qualsiasi cosa si trovasse dall’altro lato, ma quando aprì la porta con un calcio, si trovò di fronte una  camera vuota e ben illuminata.

Con un ronzio, la corrente tornò a circolare per tutta la torre e i sei apprendisti furono costretti a stringere gli occhi per non restare abbagliati dopo quei lunghi minuti di panico spesi nel buio quasi totale. Restarono come impietriti a guardarsi intorno per alcuni secondi preda di un’inquietudine così pesante da essere quasi soffocante. Soltanto i singhiozzi sommessi di Luxu gli strapparono da quello stato di paralisi e in un attimo, tutti e cinque si strinsero attorno a lui per cercare di consolarlo, ma il ragazzo si liberò dalla loro stretta e si precipitò nella camera invasa di libri. 

Le giare con i frammenti di cuore…!

Le giare erano scomparse, ad eccezione di quella che aveva contenuto il suo cuore e che ancora stava lì, vuota ed immobile sul pavimento.

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Buongiorno/sera a tutti quanti... sono tornata! E dopo Re:Mind e gli ultimi aggiornamenti di KHUX, finalmente le cose si fanno serie! Ci avviciniamo ai momenti clou della storia, perciò allacciate le cinture! Come al solito, grazie mille per tutti i bei commenti ed incoraggiamenti, ci vediamo nel prossimo capitolo :)
- Calia

   
 
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