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Autore: AliceRiddle7    26/02/2020    1 recensioni
Come potete immaginare Altair è la figlia di Gellert Grindelwald. Voi penserete -Be' sarà una storia intorno agli anni trenta-. No, non lo è. Infatti Altair andrà ad Hogwarts negli stessi anni del maghetto più famoso del Mondo Magico: Harry Potter. E perchè Altair va a scuola in quegli anni? Ho fatto nascere Gellert dopo? No ragazzi, sarebbe stato insensato. Gellert è sempre nato... nell'anno in cui è nato. Il motivo del perchè Altair sia in quell'epoca lo scopriremo più avanti.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Qualcuno bussò alla porta degli alloggi di Altair.
Era seduta a gambe incrociate sul grande letto rotondo intenta a leggere un libro che aveva trovato nella libreria del salottino. Era il libro che trattava della storia di Ilvermorny. Si era messa la divisa della scuola, per compiacere il preside e i professori, ovviamente.

-Avanti- disse comparendo nel salottino
-Altaaaair-
Quella voce. Quell'orribile voce.
-Signor Ariston. Come mai qui?- cercava di non avere un tono irascibile e spazientito ma le costava davvero tanta fatica. 
-Sono venuto a vedere come stavi. E anche a farti un ultimo ritocchino. Tranquilla, tocco solo i capelli, niente taglierini affilati o sangue da spargere oggi- disse come se fosse tutto un gioco. E in effetti, lo stava diventando.
-E ha già qualche idea, suppongo- intanto che parlava, prese una brocca d'acqua e ne versó il liquido in un bicchiere. -Vuole qualcosa da bere?-
-No, cara, ti ringrazio. Ultimamente mi astengo dall'alcool e poi ho già bevuto il mio litro e mezzo giornaliero. Comunque, sì, ho già una fantastica idea per la tua nuova acconciatura-
-Magnifico. Iniziamo subito?- chiese col tono più entusiasta che riuscì a trovare.
-Ma certamente. Devi sapere che a me non piace perdere tempo-
Nemmeno a me, pensò la ragazza mentre si accomodava su una sedia. 
Ariston fece comparire un grande specchio, le mise un lenzuolo sul petto e prese delle forbici. 
-Pensavo di tagliarteli di circa trenta centimetri. Secondo me, per come li hai adesso, sono troppo lunghi. Mi stupisco che tu non abbia caldo-
In effetti, i capelli le erano diventati davvero troppo lunghi anche per i suoi gusti. Ormai le arrivavano a poco più di metà schiena. 
-Poi avevo in mente di farti anche qualcos'altro ma deciderò al momento-
-D'accordo... -

Altair guardava Ariston tagliarle con cura i capelli attraverso lo specchio. Guardava le forbici che aveva in mano. Appuntite. Lunghe. Affilate. 
Quei pensieri risvegliavano il suo volere vendetta. 
-Prendigli le forbici Altair. Il resto sarà facile-
Quella voce. Lei stava tornando. Lei voleva prendere il controllo della situazione. 
-Non é ancora il momento- le disse Altair.

-Allora- iniziò la ragazza quando Ariston aveva quasi finito -Come funziona qui lo smistamento?-
-Sono felice che tu me lo abbia chiesto. Vi portano tutti davanti nel salone circolare dell'ingresso. Uno ad uno andrete sopra al disegno del nodo gordiano sul pavimento. Se ti sceglierà il Serpente cornuto, il cristallo che ha sulla fronte si illuminerà. Se invece ti vuole il Wampus, questo ruggirà. Se ti sceglie, il Thunderbird sbatte le ali. Mentre il Pukwudgie alza la sua freccia in aria. Sono quattro statue di legno, davvero ben fatte, a mio parere. Se più di una scultura ti sceglie starà a te decidere dove andare. In seguito vengono assegnate le bacchette, o queste scelgono il mago. Ma visto che tu ne hai già una, suppongo che Fontaine te la ridarà-
-Quindi adesso ce l'ha lui?-
-Suppongo di sì. Il baule lo ha portato il tipo mezzo cieco. Credo che gli abbia dato anche la tua bacchetta. Non penso proprio che Seraphina abbia deciso di tenersela-

-No, Altair, la bacchetta non ti serve. Ci sono io qui per te-
-Lasciami ragionare in pace!-

-Bene, adesso che sono più corti starai più fresca. Che ne dici se ti faccio delle treccie?-
Che schifo, ancora un po' che me li tagliava e sembravo Pansy, pensò la ragazza inorridita.
-Si, mi sembra un'ottima idea-
-Cinque vanno bene?-
-Certo-


Altair guardò fuori dalla finestra. Era giorno ma il cielo era interamente coperto di nuvole scure. Segno che di lì a poco si sarebbe messo a piovere.

Ariston finì di farle le treccie. Dopotutto non stava male. Ma preferiva i capelli sciolti. O almeno li preferiva quando ancora non assomigliavano a quelli di Pansy.
-Che giorno é oggi?- chiese alzandosi
-Il 31 agosto. Domani ci sarà lo smistamento. E spero anche che ci sia un tempo migliore-
-Non le dispiace se apro un po' la finestra, vero?-
-Affatto- disse mentre tirava fuori una specie di astuccio piatto e rettangolare. 
Altair spostò le tende e spalancò la portafinestra che dava sul terrazzo semicircolare. Da lì poteva vedere l'albero nato dalla bacchetta di Serpeverde. 
Sentí il rumore ormai inconfondibile dell'acciaio che veniva estratto dal fodero. Si girò lentamente e fissò quella lama tagliente che tanto bene aveva potuto conoscere. 
-Non ti dispiece se d'ho una controllata al lavoro di questa notte, vero? Magari, nel mentre, mi salta fuori qualche altra ideuzza-
-Faccia pure- disse tranquillamente
-Se ne ha il coraggio- terminò lei -É il momento Altair-
-Non ancora-
-Lasciami uscire, dai. Ci divertiremo-

Ariston le si avvicinò col coltello in mano. Dalla tasca sporgeva il taglierino e nel taschino sopra vi era il filo rosso. 
-Ti devo togliere io la maglietta?- chiese l'uomo puntandole la punta della lama alla gola
-Non servirà-
Con uno scatto fulmineo, Altair gli prese il polso è glie lo giró. Gli tirò un calcio dietro al ginocchio ma quando lui cadde la prese per una caviglia, quella caviglia, e la fece cadere con lui. 
Altair gli assestó un calcio allo stomaco mentre lui le teneva ancora stretta la caviglia con la mano libera. La trascinó verso di lui e la mise in piedi per poi sbatterla contro il muro e sfiorandole il collo con la parte affilata della lama. 
-Purtroppo non posso ucciderti, mi hanno ordinato di mantenere la calma. Ma non mi hanno vietato di torturarti, questo lo comprenderai... -
-Altair, fammi uscire!-
-Essia! -

Gli occhi della ragazza diventarono più scuri. Le vene cambiarono colore, diventando nere. Nello sguardo di Ariston, Altair e lei percepirono esitazione e paura. 
Alzarono la mano destra e l'uomo iniziò a fluttuare. La faccia gli stava diventando man mano sempre più viola, come se lo stessero soffocando. 
-A me invece non hanno dato nessun ordine. Questo lo comprenderai...- la voce che ne uscì era un misto fra quella di Altair e di lei. Sembrava quasi robotica. 
Ariston venne lanciato contro lo spesso tavolo di quercia, facendolo a pezzi. 
Presero il coltello e si avvicinarono lentamente e minacciosamente all'uomo. 
Si sentí un rumore di passi provenire da fuori la porta. 
Ariston aveva preso in mano la bacchetta e ora la puntava alla ragazza. Provò a lanciarle un Cruciatus ma lo deviarono. In compenso, lui ne ricevette uno molto potente. 
La porta si spalancò ed entrò Fontaine, bacchetta in pugno, pronto a combattere la ragazza. Fecero levitare anche lui e lo scaraventarono contro la libreria. 
Intanto Ariston si era rialzato e, preso il taglierino si avventó alla ragazza. Avevano ancora il coltello in mano. Ariston cercò di prenderglielo, invano. Con una mano le teneva il polso col quale tenevano il coltello, mentre con l'altra affondava la lama del taglierino nella carne della mano libera della ragazza. Con un gesto secco, spezzarono la lama del taglierino e mulinarono il coltello, procurando all'uomo numerose ferite profonde. 
Fontaine era riuscito a rialzarsi e, tenendo alta la bacchetta, "chiamò" a raccolta tutti i coltelli che Ariston si era portato dietro, dirigendoli a tutta velocità verso Altair. Se ne accorsero e bloccarono le lame proprio quando furono a pochi centimetri dal loro naso. Misero le braccia a X sul petto e le ritirarono giù in diagonale con uno scatto. Un'onda di energia nera fece volare i coltelli per la stanza e alcuni di questi si conficcarono nei corpi dei due uomini. 
Si diressero al balcone, mentre il vento le scompigliava i capelli. 
-Gli auror ti troveranno subito Altair- iniziò Fontaine mentre cercava di togliersi un coltello a lama seghettata dalla gamba -Non c'è un posto in cui potrai nasconderti-
-Non mi serve un posto per nascondermi- iniziarono a dire tranquillamente, girandosi per guardarlo -Sto tornando a casa- adesso i suoi occhi avevano nuovamente cambiato colore. Uno, quello destro, era interamente bianco, pupilla compresa. L'altro, al contrario, era interamente nero. 
-L'orfanotrofio non ti terrà al sicuro- disse con tono spavaldo cercando di nascondere tutto il dolore che provava
-E chi ha parlato dell'orfanotrofio?-
Fontaine spalancò gli occhi e digrignó i denti, mentre loro salivano sul parapetto del balcone. 
-Hogwarts é la mia casa-
Spalancarono le braccia e si lasciarono cadere nel vuoto. Intanto che scendevano in picchiata, fumo nero iniziò ad uscire dal corpo di Altair. Ben presto le si creò attorno una nuvola nera tempestata di scariche elettriche.
Fu così che Altair Grindelwald scappò da Ilvermorny e da Seraphina Picquery.

Volarono nella nube di nuvole che nel frattempo si era scurita. Piovigginava e i primi tuoni si facevano sentire. 
D'un tratto, per poco un fulmine non le colpì. Ce ne fu un altro e poi un altro ancora finché non sentirono un verso simile a quello delle aquile. 
-Ritorna- disse Altair
-E perché? Mi sono così divertita, tu no?- rispose lei
-Ritorna ho detto!- Altair non si sentiva bene. Tutta quell'adrenalina, quella magia scaturita di colpo... Tutto quel sangue attorno a lei... -Ne ho abbastanza, o torni da sola o ci penso io-
-Non ne hai le forze. Lasciami fuori ancora un po'... - 
-In modo tale che tu possa farmi uccidere altre persone? No grazie-
-Oh andiamo, non sappiamo se siano morti o meno-
-Ariston sembrava morto-
-Si ma... - 
-Ora basta!- Altair riuscì a fermarsi di colpo. 
Attorno a loro i fulmini aumentarono. Altair cercò tutta la forza che aveva in corpo e "risucchiò" la nube nera che l'avvolgeva, come se la sua pelle avesse formato un mantello e questo stesse tornando dentro di lei. 
Altair la sentì svanire man mano che la nube tornava dentro di lei. 
Quando tornò normale perse i sensi e iniziò a precipitare nel vuoto. 
Riaprí gli occhi subito dopo esser atterrata su qualcosa di morbido e si rese conto di essere a cavallo di un maestoso uccello bianco, con le piume delle ali che brillavano di una luce dorata. Aveva sei ali, due code e un paio di corna sulla testa. 
Era un Thunderbird. Ne aveva visto uno al museo sotto Central Parck. O almeno, aveva visto il suo "ologramma". 
-Grazie- gli disse mettendosi più comoda
-Ho fatto solo la cosa giusta. Dove vuoi che ti porti?-
-Hogwarts, Scozia-
-Ci vorrà un po'. Ma tieniti forte comunque-
Lanció svariate scariche elettriche e aumentò la velocità.

 

4.30 ORE DOPO: HOGWARTS

Narcissa Malfoy si era appena smaterializzata ad Hogsmade, il villaggio magico sotto la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Si era incamminata a passo spedito verso la scuola, era entrata dal cancello principale, aveva salito la strada fino alla scalinata dell'ingresso e, una volta dentro, andò con la stessa velocità verso la torre ovest dove si trovava l'ufficio del preside. 
Qualche giorno prima aveva mandato un gufo a Severus dicendogli che molto probabilmente sarebbe andata da Silente e che quindi le sarebbe servita la parola d'ordine per accedere all'ufficio. Il professore, nonché suo grande amico, le mandò subito la risposta. E per fortuna la parola d'ordine era rimasta la stessa. 
Bussò freneticamente alla porta. 
-Avanti- la voce del preside arrivò seria ma con una nota di quella che sembrava speranza
-Ah... Signora Malfoy. A cosa devo il piacere di questa visita? Spero che al signorino Malfoy non sia successo nulla di grave- Silente era rimasto seduto sulla sua sedia dietro alla scrivania. Come sempre, portava gli occhiali a mezzaluna. Indossava una tunica di un color blu fiordaliso, con ricami argentati a forma di triangoli intervallati da quelli a forma di cerchio. Fanny, la fenice, guardava la signora Malfoy con sguardo indagatore. 
Narcissa, invece, indossava un cappotto di pelle nera lungo fino alle ginocchia, calze, anch'esse nere, e portava tacchi bassi, neri. I capelli davanti erano raccolti in una piccola coda, lasciando sciolti e dentro al cappotto gli altri. 
-Sono qui per sapere dove si trova Altair, signor Silente- aveva un tono risolutorio, di quelli a cui non ci si può opporre. Il suo portamento, dritto e duro, incorniciava perfettamente l'intera rabbia e frustrazione che quella situazione portava. 
-Mi spiace signora Malfoy, ma ne so quanto lei. Mesi fa sono andato al 
M.A.C.U.S.A. per riportare indietro Altair. Purtroppo, la signorina Grindelwald ha deciso di rimanere là e io non ho posto resistenza-
-Io voglio sapere dove si trova adesso- la signora Malfoy incalzó specialmente sull'ultima parola
-Suppongo che sia al M.A.C.U.S.A. assieme a Madama Picquery o con uno dei suoi uomini-
-Mi spiace contraddirla, Silente- iniziò la donna più che irritata -Ma non credo proprio che lei ne sappia quanto me su questa situazione-
Silente parve preoccuparsi -Vorrebbe, per favore, spiegarmi cosa intende dire?-
-Si da il caso che mio marito abbia delle conoscenze all'interno del 
M.A.C.U.S.A. e che queste gli abbiano detto di aver visto Madama Picquery, i suoi uomini e Altair entrare in una carrozza trainata da Thestral e scomparire nel nulla. Poco dopo sono tornati tutti... Tranne Altair. E questo, signor preside, é successo quattro giorni fa e nessuno l'ha più vista-
-L'avete fatta spiare?- Silente non si fidava molto della signora Malfoy. Ma se le cose stavano così... 
-Per quello che siamo riusciti a scoprire-
-Il che sarebbe?-
-Cose orribili, a quanto pare-
-Non potrebbe scendere nei dettagli?-
-Non ne sappiamo molto. E poi a lei cosa importa? Non ha nemmeno provato a convincerla a tornare- Narcissa sputó letteralmente quelle parole come un serpente sputa veleno
-Ho provato a convincerla... - 
-Bè non ha provato abbastanza. Mesi fa ha detto... Se avessi saputo prima tutto ciò sarei andata personalmente e più volte, se necessario. Ma visto che l'ho scoperto ieri... Non mi stupisce che Altair sia rimasta con gli americani. Avrà pensato che se fosse venuta con lei non sarebbe potuta venire da noi. La capisco, anche io avrei fatto la stessa cosa. Se fossi andata io, invece, sarebbe venuta eccome-
-Signora Malfoy, sono sicuro che i motivi per cui Altair abbia deciso di rimanere lì siano altri. Dunque, suppongo, che anche se fosse andata lei non avrebbe fatto differenza-
-Io suppongo di sì, invece. Lei si crede tanto superiore, tanto potente e solo perché é un mago formidabile. Crede di poter essere l'unica persona di cui Altair abbia bisogno e questo perché lei e suo padre... Eravate molto amici, per così dire. Ma le assicuro che lei non sceglierà mai qualcuno che ha messo in prigione suo padre...-
-Signora Malfoy... - Silente si era alzato dalla sedia, visibilmente irritato
-No, signor Silente. Questa é la verità e lei non la vuole ammettere. Non creda che non sappia che non le sia piaciuta l'idea che Altair sia stata da noi in estate. E non creda che non sappia che lei la controlla. Sicuramente sa benissimo dove si trova e non vuole dirmelo perché non vuole che la figlia del suo amante segreto frequenti gente imparentata con dei criminali. O peggio... Non vuole che frequenti quelli della sua stessa specie-
-Che intende dire?-
-Purosangue- la parola le era venuta fuori piena di orgoglio
-Oh Narcissa, smettila, tutto questo é ridicolo- era stato Phineas Nigellus Black a parlare
-No, zio, ti sbagli. Io sono nella ragione e per ciò voglio sapere dove si trova Altair!-
-Gliel'ho già detto e ripetuto, signora Malfoy. Non lo so-
-Male. Se davvero le volesse bene lo saprebbe. Lei ha tutti i mezzi per farlo, Silente. E lo sa-

In quel momento nell'ufficio entrò Piton, seguito dalla professoressa Mc Granitt. 
-S-Signora Malfoy. Buona sera- disse la professoressa mentre si avvicinava al preside. Narcissa aveva gli occhi lucidi e il battito del cuore accelerato dall'ira ma la testa alzata e l'orgoglio tipico dei Black non lasciava spazio alle emozioni compromettenti. 
-Silente- continuò la Mc Granitt vedendo che la donna non ricambiava il saluto -Remus Lupin ha accettato il lavoro. Arriverà domani con all'Hogwarts Express- sussurró al preside
-Molto bene. Ti ringrazio Minerva- disse con tono tranquillo continuando a fissare Narcissa
-Professor Silente- Piton si era accostato alla signora Malfoy -Hagrid dice che i centauri sono inquieti. Dicono che arriverà... Qualcosa di insolito, minaccioso e oscuro... Qui ad Hogwarts- era molto calmo. Spostò lo sguardo verso la finestra, dalla quale si poteva vedere il temporale imminente
-Sicuramente parleranno dei dissennatori- rispose il preside pacato -Il ministero vuole che ce ne siano alcuni anche nei dintorni della scuola, semmai venisse avvistato Sirius Black-
-É proprio necessario?- chiese la professoressa
-Io non credo... - iniziò Silente
-Signor preside- Narcissa si era avvicinata alla finestra, seguita da Piton
-Solo un momento signora Malfoy-
-Albus- questa volta era stato Severus a parlare. Lui è Narcissa avevano aperto la finestra e si stavano sorgendo per vedere meglio. Anche la professoressa Mc Granitt e Silente andarono all'altra finestra per cercare di capire. Ma se i due Serpeverde sembravano preoccupati, loro sembravano non comprendere. A un tratto un fortissimo tuono ruppe il silenzio e un mare di fulmini viola e blu elettrico squarciarono il cielo nero. Dalla massa di elettricità sbucó quello che assomigliava a un enorme uccello bianco... Con qualcosa di parzialmente colorato in groppa. 
Narcissa corse fuori dall'ufficio, seguita a ruota da Severus. Silente e Minerva restarono a guardare l'animale finché non si fece più grande e visibile. Quando questo viró verso la torre di astronomia, uscirono anche loro.

 

   
 
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