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Autore: LilithMichaelis    26/02/2020    1 recensioni
Sherlock riportò l'attenzione al messaggio, e poco ci mancò che avesse un mancamento.
O forse lo ha avuto per davvero.
John non ricorda.
Venite in centrale.
Emergenza.
È Lestrade.
Non chiamare tuo fratello.
-Anderson

______________________________
In una giornata come tante altre, Sherlock e John sono chiamati a risolvere il mistero della scomparsa di Lestrade.
Ed è quando la paura di arrivare troppo tardi diventa insopportabile che parte la corsa contro il tempo.
{Mystrade/Johnlock - after season 4 - Spoiler!Allert - Introspettivo - Romantico - Drammatico - Trigger warning: menzione di morte, violenza, descrizione di atti violenti}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Mycroft Holmes osservava i movimenti all'interno della casa in silenzio. Non che ce ne fossero molti, erano quasi le 4 del mattino, ma non poteva negare di sentirsi attratto da quel luogo, come se fissandolo abbastanza potesse costringerlo a rivelargli i suoi segreti.
Il fatto che Scotland Yard non avesse ritenuto necessario lasciare un piantone fisso a sorvegliare la casa lo disturbava, essendo così diverso dal suo modus operandi, ma aveva dovuto convenire con Sherlock che se il rapitore era riuscito ad eliminare già tutte le sue tracce - secondo lui, Lynch si era travestito da agente per approfittare del libero accesso alla scena del crimine - allora era ben difficile che tornasse sui suoi passi.
Mycroft, però, si sentiva fatalmente attratto da quel luogo, come se, aspettando abbastanza a lungo, avesse avuto la capacità di sussurrargli la soluzione al mistero della scomparsa di Gregory.
Si sentiva in colpa per non essere stato in grado di proteggerlo abbastanza, ma sapeva bene che, se Gregory fosse stato con lui in quel momento, lo avrebbe rimproverato e gli avrebbe ricordato di essere consapevole dei rischi del suo mestiere, di non aver bisogno della sua protezione.
Il coraggio di Gregory era stato uno degli elementi che lo avevano attratto di lui. Il coraggio di non abbassare la testa in sua presenza, di trattarlo come una persona normale, di sorseggiare un the nel suo ufficio, mentre si spaparanzava sulla poltrona, come se fosse totalmente a suo agio.
Il coraggio di baciarlo, di far scivolare le dita sul suo corpo...
Mycroft dovette prendere un profondo respiro.

Aveva seguito il consiglio del fratello, lavandosi e tagliando la barba. Adesso sembrava molto di più il grande Governo Britannico. Era deciso a non permettere a chi gli aveva portato via il suo Gregory di vederlo in altro modo. Aveva deciso che non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo in ginocchio, nonostante si sentisse distrutto, ferito mortalmente.
Aveva deciso di lasciare che le lacrime, l'insicurezza, la paura, scivolassero via insieme all'acqua bollente della doccia e al sapone profumato, mentre lavava via tutto ciò che in quel momento non era in grado di sopportare. Ciò che gli ricordava, suo malgrado, di essere un uomo come ttti gli altri.
Non era pronto per gestire quella rivelazione. Non era pronto per nessuna rivelazione, sin dal disastro di Eurus. Non da solo.
Ma l'unico uomo che er riuscito a guardare oltre la sua maschera di ferro era proprio l'uomo che mancava dal suo fianco.

Preso dai pensieri, dai ricordi, dalle mille considerazioni, Mycroft non si accorse della figura che gli si avvicinava. O forse sì, ma non voleva essere distratto da nulla. In ogni caso, sussultò lievemente quando udì la voce di Sherlock.

«Lo sai che non è qui, vero? Hanno setacciato la casa centimetro per centimetro. Ho controllato»

«Eccellente deduzione, Sherlock»

«Eppure sei ancora qui. Viene da chiedersi perchè»

Mycroft sospirò. A dire il vero, neanche lui sapeva dire perchè si trovasse in quel luogo. Sapeva solo che il senso di colpa lo stava logorando. Senso di colpa per non essere riuscito a proteggere Gregory. Senso di colpa per non essere mai riuscito a comunicargli i suoi sentimenti. Era stato vicino a pronunciare quelle due parole così tante volte.
Le mattine in cui apriva gli occhi e il viso di Gregory era accanto al suo.
Mentre si preparva per andare a lavoro, perdendo un istante in più per osservare il corpo nudo di Gregory avvolto nelle lenzuola candide.
Di notte, mentre i loro corpi si univano e la stanza si riempiva dei loro sospiri.
Quando lavorava fino a tardi e Gregory gli si sedeva accanto, accarezzandogli la nuca deicatamente.
Dopo ogni bacio, dopo ogni risata, ogni volta che Gregory gli prendeva le mani tra le sue...
Ma Mycroft era fatto così: nel suo lavoro non c'era spazio per le distrazioni, per le relazioni romantiche, per i sentimenti.

Caring is not an advantage era il suo motto, il suo monito.

Ma Gregory era arrivato lo stesso, con i suoi sorrisi e la sua semplicità. Con quel modo di capirlo senza bisogno di parlare. Con il the e la torta di mele dopo una giornata difficile. Con le mille domande e lo sguardo di ammirazione. Con la sua bellezza. Con tutto ciò che lui era.

E ora, qualcuno glielo aveva portato via.
Fu quello il momento in cui Mycroft sentì il pugno nello stomaco che è la consapevolezza di aver perso qualcosa di importante. Fu quello il momento in cui Mycroft, per la prima di molte volte, si ritrovò a chiedersi cosa sarebbe successo se non l'avessero trovato. Se fossero arrivati troppo tardi. Se non avesse potuto avere la possibilità di baciarlo ancora, di scusarsi con lui.
Di dire quelle due, maledette, parole.

Mycroft non sapeva rispondere alla domanda del fratello, perciò non lo fece. Lasciò che fosse Sherlock a leggergli tutto sul viso.

Il giovane Holmes non disse nulla. Non lo prese in giro, non commentò con sarcasmo, non fece sentire Mycroft inadeguato.
Mycroft ne fu sorpreso, in parte, e, allo stesso tempo, rattristato. Se solo la loro vita fosse stata diversa, forse e solo forse, avrebbero potuto appoggiarsi l'uno all'altro in tutti i momenti di difficoltà e disperazione. Invece, entrambi avevano lavorato attivamente affinchè potessero essere l'uno il nemico dell'altro.
Ma, nonostante tutto, il bambino dai capelli scuri saltava ancora al collo del ragazzino cicciottello, in quell'angolo di memoria che Mycroft aveva sperato di seppellire per sempre.

Senza una parola, Sherlock si limitò a posargli una mano sulla spalla, a guardarlo negli occhi, comunicandogli mille emozioni. Perchè, in fondo, Sherlock lo comprendeva. Capiva cosa si provasse, dopo una vita passata a definirsi una macchina senza sentimenti, ad innamorarsi di una persona perfettamente ordinaria.
Mycroft lesse negli occhi di Sherlock migliaia di parole e una sola certezza: non lo avrebbe abbandonato. Nè ora, nè mai.

Per un attimo, la mente di Mycroft corse ai suoi genitori: non aveva mai capito perchè sua madre, d'intelletto non certo inferiore al suo, avesse scelto un uomo tanto ordinario di cui innamorarsi. Ma lei non aveva scelto, non era così che funzionava. A un certo punto della sua vita si era ritrovata ad innamorarsi di suo marito e aveva deciso di creare una famiglia.
Mama Holmes era il primo e più sincero esempio di amore che Mycroft avesse mai conosciuto.

Mycroft si chiese se Sherlock potesse dedurgli i pensieri sul volto, ma se anche la risposta fosse stata affermativa, il minore non lo fece notare. Attese che fosse Mycroft a parlare di nuovo.

Quando il maggiore provò a comunicare, però, la voce gli morì in gola. Un singhiozzo lasciò le sue labbra e una singola lacrima scese dai suoi occhi. Sherlock capì tutto quello che era stato lasciato non detto. Abbracciò Mycroft, per la prima volta dall'infanzia, e gli sussurrò nell'orecchio:

«Lo troveremo, te lo prometto. Fidati di me»

E Mycroft si fidò.

I due avevano sempre nascosto a tutti il loro vero rapporto, così da proteggersi l'un l'altro, se le cose si fossero messe male, ma avevano portato la maschera per così tanto tempo da esserne convinti loro stessi. Invece, provavano un enorme affetto fraterno l'uno per l'altro, da sempre, ma non avevano idea di come agire a riguardo.
E in quel momento, mentre entiva le braccia forti di suo fratello avvolgerlo e stringerlo forte, Mycroft decise che le cose sarebbero dovute cambiare. Non avrebbe dimenticato il suo passato, ma lo avrebbe usato affinchè non si ripetesse più nel futuro.
Non avrebbe lasciato suo fratello da solo, intervenendo solo quando ormai era tardi, quando ormai era riverso sul pavimento lurido di un covo di drogati.
Non avrebbe lasciato che nulla lo allontanasse dall'affetto che per secoli aveva finto di non desiderare.

Per questo, Mycroft agì nell'unico modo che gli venne in mente: si fidò.

***
Note dell'Autrice:
Finalmente siamo giunti a uno dei miei capitoli preferiti, perchè ci dà la possibilità di capire un po' di quel che passa per la testa di Mycroft.
Sono molto curiosa di sapere quello che ne pensate. Forse è un capitolo un po' corto, ma volevo dare spazio solo a Mycroft, invece di alternare i vari POVs.
Al prossimo capitolo!
Lilith

 

   
 
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