Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    27/02/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I caldi raggi del sole filtrano dalla finestra, posandosi sul mio viso e risvegliandomi dal sonno in cui ero crollata. Dovevo essere davvero esausta… quanto ho dormito? Dalla luce si direbbe all’incirca la mezza. Mi stropiccio gli occhi e mi passo le mani tra i capelli, quando un leggero mormorio accanto a me cattura la mia attenzione. Asra sta ancora dormendo, accoccolato al cuscino e con la faccia nascosta dalle proprie braccia. Mi incanto ad osservare la sua figura, sembra molto più piccolo ed indifeso, quando dorme. Il suo ciondolo acquamarina è appeso accanto al letto ed i raggi del sole filtrano la pietra, creando diversi bagliori colorati sul suo corpo. È davvero splendido, mi chiedo cosa stia sognando… Io ho ancora addosso la sensazione del mio sogno, ormai svanito dalla mia mente ma che ricordo come importante. Credo avesse proprio a che vedere con Asra, ma perché pensare ai sogni, quando posso ammirarlo qui al mio fianco? Vedo un tremolio sulle sue lunghe ciglia bianche e le sue spalle vengono scosse da un profondo respiro. Si sta risvegliando. Lo sbircio sorridente, studiandomi quei movimenti pigri che compie mentre si gira sulla schiena, stiracchiandosi e passando una mano sul volto. Io mi sporgo un po’ verso di lui, che intanto ha aperto gli occhi. La prima cosa che fa è sorridermi, dolce.
“Mmm… ‘Giorno. Dormito bene?”
Domanda, con la voce ancora troppo assonnata. Le mie mani si muovono istintivamente verso il suo viso, per scostare alcune ciocche dei capelli soffici e candidi.
“Buongiorno… Direi di sì!”
Lui ricambia il mio gesto, passando delicatamente le dita sul mio viso e poi tra i miei capelli, che gli ricadono sul petto per come sono chinata verso di lui. Ridacchia divertito, cercando il mio sguardo.
“Quando sono rientrato già dormivi, e parlavi nel sonno… Ma non ho capito molto di quello che hai detto.”
Parlato nel sonno, io? Non credo sia mai successo prima d’ora. Lo guardo, stupita da quel che mi ha detto. Intanto Asra si mette seduto sul letto, a gambe incrociate di fronte a me. La testa tenuta tra le mani, pigramente. Mi sbircia sottecchi con un sorrisetto malizioso.
“Ho capito solo che stavi parlando di noi due…”
Aggiunge, facendomi arrossire all’improvviso, ma allo stesso tempo mi torna in mente il sogno tutto d’un tratto!
 
***
C’era una figura possente, nel mio sogno, che portava una spessa catena al collo. Ricordo le sue parole, dette senza una vera e propria intonazione.
”Voi due insieme… Sempre da soli… Sempre solo voi due… Quando è con te non gli interessa nient’altro. Ormai è solo questione di tempo prima che voi due svaniate nel vostro mondo perfetto insieme…”
***
 
Sono costretta a scuotere il capo per riprendermi, rendendomi conto di essermi imbambolata, e batto le palpebre velocemente.
“Oh… sì…”
Asra mi guarda con le sopracciglia inarcate e una certa confusione in viso. Inclina un po’ il capo da un lato e mi osserva con insistenza e con la sua solita premura.
“Uhm… tutto bene?”
Annuisco, con un sorriso e mi scosto una ciocca dei capelli scompigliati, spostandola dal viso fin dietro l’orecchio.
“Ho fatto un sogno curioso, in effetti.”
Rivelo, mordicchiandomi le labbra e sporgendomi un po’ verso di lui. Asra mi imita, poggiando le braccia sulle proprie gambe così da potersi muovere verso di me a sua volta. Il mio viso è ad un soffio dal suo. Mi scopro intenta ad osservare le sue labbra, piegate nel suo sorriso malizioso.
“Ah sì? E cosa succedeva?”
Mi passo la lingua sulle labbra ed a mia volta sorrido e sollevo un po’ il mento.
“Non che ricordi perfettamente, eh? Ma era qualcosa riguardo un nostro mondo perfetto, dove possiamo essere solo io e te…”
Asra si muove per cambiare posizione, finendo per avanzare ancora verso di me ed io assecondo quel suo gesto, tornando stesa sul letto. Lui mi sovrasta col suo corpo e sento la sua mano scivolare dietro la mia nuca.
“Oooh… Questo sì che sembra un bel sogno…”
Mi sussurra ad un soffio dall’orecchio ed un brivido di piacere percorre la mia schiena e vibra in tutto il mio corpo. La sua mano scivola di nuovo lungo la mia schiena, fino ad infilarsi sotto la mia veste così da entrare in contatto diretto con la mia pelle. Mi fa sospirare ed il mio corpo si muove, come se fosse attratto dal suo. Le sue labbra si posano sulle mie in un gesto quasi irruento, affamato. Un bacio che dura finché entrambi non abbiamo realmente bisogno di riprendere fiato. Dopo di che rimaniamo qualche secondo a guardarci negli occhi, entrambi sorridendo.
Asra si discosta da me, tornando steso sulla schiena per stiracchiarsi quasi fosse un gatto. Mormora mentre lo fa e mi fa ridere, perché è davvero buffo.
“Non mi prendere in giro!”
Dice, punzecchiandomi sul fianco e finendo per farmi ridere ancora di più, visto che soffro il solletico!
Si alza di nuovo, stavolta scivolando giù dal letto, non prima di avermi rubato un altro bacio rapido sulle labbra.
“Ora però mangiamo qualcosa, ti va? Vedo cosa posso preparare!”
Lo guardo mentre si sposta verso la cucina. Non che debba fare molta strada, la casa è composta da una sola stanza e l’unica cosa che divide l’ambiente è un separé di legno che copre il letto. Asra si mette a frugare nella dispensa ed io ne approfitto per darmi un’occhiata intorno. Appena entrata ero troppo stanca per mettermi a curiosare, quindi solo adesso noto che anche qui dentro, come il giardino fuori, è pieno di piante di ogni tipo. Alcune le riconosco facilmente, visto che le usiamo anche in negozio, altre le ho viste solo nei libri. Altre ancora mi sono totalmente nuove e mi fermo ad osservarne i dettagli con curiosità. Noto che tutti i vasi sono stati decorati con dei glifi magici ed anche in essi riconosco il tocco inconfondibile di Asra. Il suo essere prezioso si nota anche in queste piccole cose, nella cura che ci mette in ciò che ama, anche se si tratta di semplici piante. Ed è proprio verso una di queste che si sposta, mentre ricomincia a parlare.
“Allora, abbiamo diverse spezie dolci, qui c’è il cardamomo… Oh, sembra anche più buono di quello che abbiamo a casa! In dispensa c’è del riso, potrei fare un budino per colazione, ti va?”
Mi porto una mano sullo stomaco. Non ho mangiato molto da quando abbiamo lasciato il palazzo, se non il pane del fornaio ed in effetti ora un budino di riso dolce mi fa tremendamente gola.
“Approvato!”
Gli dico con un sorrisetto spensierato. Mi mancava svegliarmi così, tranquilla e senza grossi problemi a tormentarmi. Lui mi fa l’occhiolino e si attrezza per iniziare a preparare il riso e mi indica il cardamomo nel vaso.
“Lo macini tu intanto? C’è il mortaio lì sullo scaffale.”
Annuisco e mi alzo dal letto, legandomi velocemente i capelli nella stessa acconciatura che avevo il giorno prima, anche se frettolosa. Quanto basta perché non mi finiscano troppo sul viso, insomma! Mi piace macinare le erbe, è una cosa che faccio per abitudine al negozio e quindi non mi pesa. Mi avvicino allo scaffale, allungandomi per poter raggiungere mortaio e pestello. Questi sono quei momenti in cui essere ad altezza bambino o poco più è uno svantaggio. Ma alla fine ci riesco e prendo i due oggetti, esaminandoli una volta che sono tra le mie mani. Sono intagliati artigianalmente con delle forme di animali. I loro occhi sono estremamente espressivi ed i colori brillano come se fossero stati appena smaltati. Mi ricordano alcune statuette in legno che ho al negozio, raffiguranti un gufo, un serpente ed una volpe. Me le ha regalate proprio Asra, di ritorno da uno dei suoi viaggi…
Asra si sporge per sbirciarmi, ed intanto ha tutto il necessario per iniziare a cucinare. Mi rivolge ancora un sorriso e poi si volta verso la finestra.
“Il sole è forte… oggi farà caldissimo! Qui fa più caldo rispetto a Vesuvia…”
Mi informa e si mette a preparare il riso. Io intanto ho iniziato a macinare il cardamomo ed il profumo delle spezie inizia a diffondersi per tutta la stanza. Inspiro, è un odore a me familiare, sa di casa e mi sento in pace. Asra mi parla, senza smettere di prestare attenzione a quel che sta facendo.
“Mmm… devo inventarmi qualcosa per farti allenare con la magia, oggi! Comunque, qui ci vorrà ancora qualche minuto. Potresti andare fuori a prendere una boccata d’aria se vuoi…”
E mi osserva con la sua solita tranquillità contagiosa. Io metto da parte le bacche macinate e poso una mano sulla sua, tagliando ogni distanza tra noi. Non sono molto brava a fare la ragazza provocante, sono ben consapevole di essere troppo timida, impacciata ed il mio aspetto da bimbetta è poco credibile in generale, ma a lui sembra piacere lo sguardo che gli sto rivolgendo.
“…Oppure potrei rimanere qui con te a darti una mano!”
Sembra quasi essere sorpreso dalla mia proposta. Mi osserva con gli occhioni sgranati ed io devo mordermi le labbra per trattenere una risata e rovinare la posa che avevo messo su con tanto impegno.
“Davvero?”
“Beh, che c’è di strano? Ti ricordo chi è che cucina di solito a casa?”
Lo dico fingendomi offesa, cosa che mi riesce davvero molto male, tanto quanto fare la provocante. Ma ci posso fare ben poco, almeno l’ho fatto ridere!
“Oh beh, in effetti sono estremamente fortunato…”
Mi sfiora la punta del naso con il dito indice.
“E siccome sei stata tanto brava nella foresta ieri, ti va di accendere tu il fuoco? Consideralo parte dell’allenamento!”
Dice come se mi stesse sfidando ed io non ho intenzione di mostrarmi impreparata. Lo vedo farsi da parte e con un gesto teatrale mi indica il focolare spento ed io mi ci piazzo davanti, prendendo un profondo respiro per poter accrescere la mia concentrazione. In un attimo focalizzo la mia magia verso la mia mano e schiocco le dita, giusto perché anche io voglio essere teatrale stavolta e non essere da meno! Il fuoco si accende in un attimo, di un blu intenso, e mi volto con un sorrisetto soddisfatto ed il mento sollevato, fiera ed orgogliosa. Asra sembra altrettanto soddisfatto e mi si avvicina quanto basta per soffiarmi un bacio sulla guancia.
“Ormai lo fai meglio di me! Ma non avevo dubbi dopo quello che hai realizzato l’altra notte…”
Il tono di voce è caldo, pacato e non smetterei mai di starlo a sentire. È sincero nel complimentarsi con me e non lo nasconde, e questo mi rende ancora più orgogliosa dei progressi che ho fatto negli ultimi giorni.
 
Ora che il fuoco è acceso, riprende a cucinare. Si distanzia da me per pochi secondi, tempo di prendere una bottiglia di vetro con sopra incisa un’altra runa magica dalla sua sacca, contenente quello che sembra semplice latte. Torna da me ed inizia a preparare la colazione per entrambi. Io mi accosto a lui, col mio corpo pressato contro la sua schiena e le mie braccia strette attorno alla sua vita. Il mento appoggiato alla sua spalla. Sento i suoi riccioli morbidi solleticarmi le guance e stringo un po’ la presa su di lui, come se non mi bastasse mai la vicinanza dei nostri corpi. Ne voglio di più, sempre di più. Lui si volta appena a sbirciarmi con la coda dell’occhio, donandomi un sorrisetto premuroso. Solleva il cucchiaio dalla pentola, soffiando sul riso caldo e speziato. Il profumo è delizioso e devo ammettere che inizio ad avere davvero fame adesso.
“Assaggia, dimmi se va bene.”
Mi porta il cucchiaio alle labbra ed io mi sollevo sulle punte dei piedi per arrivarci decentemente da quella posizione, perché sono dannatamente bassa. Assaggio il budino di riso ancora caldo. Il gusto è delizioso, ma forse un po’ troppo dolce… forse ci starebbe bene qualche spezia in più. Decido di giocare un po’ con Asra e mormoro vicino al suo orecchio.
“Mmm… magari un po’ più piccante?”
E nel dirlo cerco di far più pressione col mio corpo contro il suo, strusciandomi appena. Lui sta al gioco e si volta di nuovo a strapparmi un bacio.
“Se poi sei tu a renderlo un po’ più piccante non ho nulla in contrario…”
Premo le mie labbra contro la sua spalla. Gli do un primo bacio, percorrendo la sua pelle scoperta dal collo slentato della camicia, fino a risalire fino al suo orecchio. Prendo il lobo tra le mie labbra e poi gli do un bacio più intenso sul collo. Le mie mani intanto allentano la stretta intorno alla sua vita per potersi muovere liberamente sul suo petto e sui suoi fianchi, al di sotto della camicia. Lo sento gemere appena e poi soffiare una risatina. Sbircio quello che sta preparando, intanto, e lo vedo aggiungere effettivamente qualche spezia in più al riso. Di nuovo ne prende un po’ col cucchiaio e soffia delicatamente, lo assaggia prima lui stavolta e lo vedo leccarsi le labbra soddisfatto.
“Ora dovrebbe piacerti… Prova!”
Fa per porgermi il cucchiaio ma il mio sguardo è attratto da un paio di chicchi di riso rimasti attaccati sotto il suo labbro inferiore e mi viene un’idea. Mi sporgo come se volessi dargli un bacio ed invece gli lecco le labbra, lentamente. Lo vedo diventare paonazzo e rimanere stupito dalla mia iniziativa. Eppure, con le labbra così pericolosamente vicine, non tarda a ricambiare e finiamo di nuovo a perderci in un bacio voglioso. Lascia andare qualsiasi oggetto si trovasse nelle sue mani in quel momento per avvinghiarle alla mia schiena, sollevandomi la veste e carezzandomi i fianchi. Mi tira a sé, facendo aderire i nostri corpi ancora una volta ed io assecondo ogni suo movimento. Le mie mani percorrono la sua schiena ed una si ferma tra i suoi capelli, con le dita che si intrecciano tra i ricci candidi e lo fanno gemere di piacere. Riesco quasi a percepire la stessa sensazione di benessere sulla pelle, come quando percepisco la sua magia, ma stavolta è una sensazione molto più intensa.
Ci stacchiamo per necessità, perché dobbiamo respirare prima o poi, anche se indugiamo a lungo prima di deciderci. Lo vedo leccarsi ancora le labbra e mi dona un bacino delicato sulla punta del naso.
“Beh, deduco che ti piaccia!”
Passo la mia lingua sulle labbra e annuisco, picchiettando anche con l’indice sul suo petto.
“Da impazzire…”
Gli sussurro e vedo i suoi occhi assottigliarsi in un’espressione da malandrino.
“Abbiamo qualche minuto prima che sia pronto…”
Mi trascina verso il tavolo ed io non oppongo resistenza. Si siede e mi tira su di sé, tenendomi sulle proprie cosce. Una mano rimane sui miei fianchi, l’altra sale fin dietro la mia nuca. Riprendiamo il bacio da dove l’avevamo interrotto, con la stessa intensità e la stessa fame l’uno dell’altra. Vorrei tanto che il tempo si fermi all’istante. Vorrei tanto poter vivere solo dei suoi baci e non avere alcun altro pensiero. Ma a quanto pare qualche minuto passa più in fretta del previsto quando stai bene e sentiamo la colazione bollire nella pentola. Ci stacchiamo di nuovo sbuffando entrambi. Mi scanso per permettergli di alzarsi. Lo fa controvoglia, mi bacia rapidamente ancora una volta e si passa una mano tra i capelli, mentre torna al focolare.
“E ti pareva…”
Lo sento brontolare e mi viene da ridere. Ultimamente sta uscendo fuori un lato di Asra molto più umano e meno misterioso. Un lato di lui che già conosco, in fondo, ma che si accentua ogni momento di più ora che si è aperto con me e che stiamo… beh… insieme. Ma proprio insieme e non più come maestro e allieva. Ma come una vera e propria famiglia. Lo eravamo già, dopo tutto, è stata solo una piacevole evoluzione di un affetto che ci legava profondamente da prima di quanto possa ricordare. Ed un po’ mi fa male non ricordare ogni momento nostro, appartenente ad un passato andato ormai perduto.  Mi concentrerò sul presente e non ho alcuna intenzione di perderlo.
 
Asra torna con due ciotole, ovviamente spaiate perché lui non è mai in grado di fare qualcosa di veramente ordinato, contenenti la nostra colazione ancora fumante. Decidiamo di sederci fuori per mangiare, per goderci il sole caldo ed estivo di quella splendida giornata. Ci accomodiamo sui gradini dell’ingresso, spalla contro spalla, osservando il panorama mentre consumiamo il budino dolce. Devo dire che me lo sto davvero gustando! Cucinare è una delle cose che ad Asra riesce molto bene… su altre invece cade dal pero. Ad esempio, per fare il tè, devo sempre pensarci io. Chissà perché poi…
Mentre mangiamo, lui inizia a parlare, osservando il panorama desertico ed assolato al di là del piccolo giardino.
“Sai Hanan, ci sono davvero tanti altri posti dove vorrei portarti…”
Lo sbircio, finendo di mangiare un altro boccone del budino.
“Posti dove sei stato nei tuoi viaggi?”
Domando, sinceramente incuriosita dall’argomento. Dopotutto ha iniziato a parlarmi realmente delle sue ‘fughe’ soltanto negli ultimi giorni. Annuisce.
“Posti dove vorrei che andassimo insieme, non ho più intenzione di andarmene da solo e lasciarti indietro.”
Sorrido, felice di sentirgli dire queste parole. Ho sempre desiderato poter andare con lui ma finora mi aveva sempre negato questa possibilità con mille scuse diverse. Mi appoggio alla sua spalla e lui segue il mio movimento, posando la testa contro la mia. Rimaniamo così in silenzio finché non terminiamo di mangiare.
Prendo la sua ciotola e faccio per dirigermi alla fontanella per sciacquarle, ma Asra mi afferra dalla veste per fermarmi. Lo vedo farsi pensieroso.
“Uhm… mi è venuta un’idea. Ti va di provare qualche magia nuova?”
Ha la mia attenzione, ovviamente, lo guardo in attesa della sua proposta senza rispondergli. Si alza e mi affianca, indicando proprio la fontana.
“Hai visto cosa ho fatto stamattina, no? Quando siamo arrivati, ho trasformato la sabbia in acqua.”
Mi spiega, ed effettivamente è una cosa che gli ho visto già fare altre volte anche a Vesuvia e che qualche volta ho tentato di fare anche io, senza però riuscirci. Con una smorfia poco convinta, guardo verso la fontana.
“L’ultima volta che mi hai fatto provare non è successo proprio nulla…”
Gli ricordo, tornando a guardare la fontana. Lui mi mette una mano sulla spalla e si sporge un po’ per entrare nel mio campo visivo.
“Lo so che non è da tutti riuscirci, ma stavolta ho un buon presentimento!”
In effetti ha senso che lui ci riesca. La sua magia ricorda molto l’acqua. È fresca, piacevole, ti scorre addosso come la corrente un ruscello di bosco in una giornata estiva. Una delle sensazioni che più amo al mondo è la sua magia che solletica la mia pelle. La mia energia invece ricorda più una nebbia, un fumo che muta e non riesce a trovare una vera forma. È cangiante e acerba ma… Perché no? Ho migliorato notevolmente le mie abilità, potrei quasi riuscirci stavolta.
“Ma sì, proviamo!”
Mi sorride, soddisfatto della mia intraprendenza e ci posizioniamo insieme attorno alla fontana. Tutto intorno vi è solo sabbia, sabbia ed ancora sabbia. Secca, granulosa e dai toni aranciati. Nulla che possa ricordare dell’acqua neanche lontanamente. Asra mi spiega come fare, col tono pacato che ha sempre quando assume il ruolo di insegnante.
“Allora, immagina tutta questa sabbia asciutta come se vi fosse piantato un seme. Il seme ha bisogno d’acqua per sbocciare.”
Mi posiziona lui le mani, con movimenti lenti, per illustrarmi la maniera giusta di evocare questo incantesimo. Io tengo le braccia sciolte, per facilitarlo, ed ascolto con estrema attenzione.
“Chiudi gli occhi ed immagina di circondare il seme con l’acqua…”
Le sue mani lasciano le mie ed io chiudo gli occhi, focalizzando l’energia sul palmo delle mie mani. Prendo respiri profondi e ben scanditi, immaginando dentro di me il profumo della terra bagnata dall’acqua, il rumore delle gocce che cadono in una pozzanghera, il seme che assorbe l’acqua ed è così pronto a sbocciare. L’energia fluisce attraverso il mio corpo e giunge sui miei palmi aperti rivolti verso il basso. Sento un gorgoglio provenire dalla terra sotto di me ma mi costringo a non aprire gli occhi e rimanere concentrata. Sento Asra soffiare quella che sembra una risata soddisfatta e percepisco il suo tocco sulla mia spalla. Non mi sta aiutando con la sua magia, non vuole interferire e nemmeno io voglio che lo faccia. Devo riuscirci da sola, ma il suo tocco è comunque incoraggiante. Posso farcela.
“Ci sei quasi! Pensa alla sensazione dell’acqua sulle tue mani…”
Mi sussurra, per non spezzare la mia concentrazione. Io ascolto il suo consiglio e cerco di immaginare di avere le mani immerse in una vasca d’acqua fresca e cristallina. Immagino il getto della fontana cadere sulla mia pelle e scivolare nella vasca al di sotto. Il fresco sui miei polsi che pervade tutto il mio corpo ristorandomi dal caldo.
“Oh!”
Sento Asra scuotersi appena e muoversi davanti a me. A quel punto dischiudo un occhio per sbirciare e noto che la sabbia ai miei piedi ha effettivamente assunto la forma dell’acqua! Ma quando vi passo una mano per accertarmene, mi rendo conto che quella che ho generato è solo un’illusione che al tatto si rivela per quello che in effetti è: sabbia asciutta.
Asra non sembra deluso, comunque, mentre sul mio viso si dipinge una smorfia per niente contenta. Lui mi sbircia sottecchi, mentre osservo la pozza illusoria che ho generato con poca convinzione. Una sua mano raggiunge il mio viso e mi solleva il mento con un gesto delicato.
“Ehi, guarda che è un ottimo inizio. Mi è venuta un’idea! Prima provo a farti percepire cosa dovresti provare, così forse avrai le idee più chiare! Chiudi gli occhi…”
Lo faccio, lasciando che le sue mani raggiungano le mie. Le tengo ancora coi palmi aperti rivolti verso il basso mentre quelle di Asra mi sfiorano sul dorso. Quella sensazione fresca e piacevole data dalla sua magia solletica di nuovo la mia pelle, come se percepissi un flusso d’acqua corrente che mi bagna le mani e mi rinfresca in tutto il corpo, rigenerandomi sotto quel sole cocente. Cerco di fare del tutto mia quella sensazione e visualizzo l’immagine di un ruscello con le mie mani sul pelo dell’acqua. È piacevole, intenso, ora che posso percepirlo nella sua interezza. Prima che possa rendermene conto sento una nuova sensazione mischiarsi a quella della magia di Asra.
È la mia stessa magia che inizia a fluire attraverso il mio corpo, tornando a concentrarsi sui palmi delle mani. Asra si sposta, pur non potendo vederlo ad occhi chiusi, percepisco la sua aura irradiarsi alle mie spalle ed avvolgermi come un abbraccio. I miei occhi sono chiusi ma non vedo oscurità davanti a me, bensì un’intensa luce violetta che si mischia ad una più cangiante, che racchiude diversi colori come un arcobaleno. All’improvviso però qualcosa interrompe il momento e spezza la mia concentrazione.
È la bestia che ci ha condotti fin qui, che sonnecchiava ancora placida sul retro della casupola. Ci raggiunge, per avvertirci di qualcosa.
”Qualcuno arriva”
 
Asra si sposta da dietro di me e mi si para di fronte, scrutando nella direzione indicata dalla creatura. Mi alzo in piedi e lo raggiungo, rimanendogli alle spalle e poggiandomi alla sua schiena con una mano.
“Qualcuno che viene qui? Questo è strano…”
Dice, visibilmente perplesso. Osservo anche io, incuriosita a questo punto e vedo una figura che sta chiaramente venendo verso la casa, non ci sono dubbi. Qualcuno che sembra essere in difficoltà e che, non appena ci vede, inizia a sbracciarsi per attirare la nostra attenzione. Io e Asra ci guardiamo, scambiandoci lo stesso sguardo preoccupato ed allo stesso tempo incuriosito. La figura ci raggiunge di fretta, capendo di essere stata notata, sembra essere qualcosa di urgente e vediamo quella persona affannarsi sotto al sole.
“Ma tu sei il mago, Asra! Sei tornato, grazie al cielo! Ti ricordi di me?”
Asra osserva l’uomo di fronte a noi come se fosse consapevole di averlo già visto, ma con la tipica espressione di chi non ricorda dove o come nemmeno lontanamente. Immagino sia passato diverso tempo dall’ultima volta in cui Asra è stato in questo posto… ma è anche vero che lui a volte si distrae con una facilità quasi allarmante e tende a dimenticarsi cose come volti o nomi.
“Uhm… Credo di sì. Mi ripeti il tuo nome?”
L’uomo non sembra troppo turbato dal fatto che Asra non si ricordi e gli risponde con calma, nonostante sembri ancora piuttosto turbato da qualcosa.
“Oh, non ricordi? Sono Saguaro! Ci siamo conosciuti alla Festa dell’Arcobaleno di margherite…”
Io in tutto ciò sto sbirciando Asra, e sono assolutamente certa che lui non si ricordi MINIMAMENTE di quest’uomo! Lo vedo prima imbambolarsi, un istante di totale vuoto, poi mette su il sorriso più affabile e criptico e finto della storia dei suoi sorrisi ed io devo impormi di non ridere con tutta la mia forza di volontà. Per ora resisto bene, anche perché comunque l’uomo di fronte a noi sembra essere qui per chiedere aiuto.
“Aaaah! Sì… sì certo! Saguaro! Beh è… uhm… un bel po’ che non ti vedevo, scusami! C’è qualcosa che non va?”
No, come non detto, non ce la faccio. Mi viene troppo da ridere per questa sua risposta e ci metterei la mano sul fuoco che persino Saguaro sia rassegnato al fatto che Asra non si ricordi affatto di lui. Mi devo mordere le labbra e sono costretta ad abbassare il capo, per non ridere.
L’uomo comunque lascia correre, perché vi sono questioni più urgenti a quanto pare.
“Non va molto bene. Sono… avvizzito. Un po’ come tutto, qui intorno ultimamente. Ormai vengo qui ogni santo giorno sperando di trovarti e finalmente eccoti qui!”
Asra torna più serio e così anche io, ci scambiamo un’occhiata preoccupata e lasciamo che Saguaro continui a spiegarsi.
“Asra, tu sei un mago, sei la nostra unica speranza… La sorgente da cui il villaggio prendeva l’acqua si è seccata all’improvviso e noi non resisteremo ancora a lungo di questo passo.”
L’uomo si fa triste oltre che preoccupato, ma ora ha la nostra totale attenzione. Asra si irrigidisce appena, visibilmente turbato da questa notizia. Saguaro continua il suo discorso.
“Purtroppo siamo messi male, molto male, e non abbiamo molto con cui ripagarti se vorrai aiutarci… Possiamo solo offrire un pasto caldo e una serata di musiche.”
Asra sorride, incoraggiante verso l’uomo e scuote il capo.
“Per me è più che sufficiente e sono disposto ad aiutare ma… Eravamo qui per uno scopo, quindi…”
Si volta verso di me, a cercare la mia approvazione.
“…quindi decidi tu, Hanan. Che ne dici, andiamo?”
Ora sia gli occhi di Asra che quelli speranzosi di Saguaro sono puntati su di me. L’uomo mi scruta con estremo interesse ed in attesa di una mia risposta. Risposta che ovviamente è positiva. Non lascerò un villaggio intero a morire di sete se possiamo fare qualcosa per evitarlo! Ed Asra sa creare acqua, quindi siamo davvero la loro unica speranza, in questo momento. Annuisco, convinta.
“Non c’è nemmeno da chiederlo! Certo che andiamo!”
Saguaro sembra davvero sollevato, tanto da portarsi una mano al petto e rilasciare un sospiro profondo. Mi dona uno sguardo carico di gratitudine. Asra mi rivolge un sorriso fiero, anche se da una parte sembra essere dispiaciuto per quell’interruzione dalla nostra fuga.
“Tu sì che sei sempre pronta a fare ciò che è più giusto…”
Forse mi sto sbagliando, ma c’è qualcosa nel suo tono che non mi convince. Come se questa sua frase nascondesse un significato più profondo e non si stia riferendo solo a questo momento. C’è qualcosa che incrina la sua voce. Ma forse è solo una mia sensazione, anche perché dura un battito di ciglia e il suo sorriso ben presto torna normale e si rivolge a Saguaro.
“Beh, oggi è il vostro giorno fortunato, avete ben due maghi ad aiutare il villaggio!”
Saguaro mi osserva ancor più lieto e quasi ha le lacrime agli occhi. Il problema dell’acqua starà andando avanti da troppo ormai, se è così disperato.
“Non sapete quanto questo mi renda felice! Temevo non avreste accettato e in quel caso non avrei più saputo cosa fare! Il villaggio sarebbe stato spacciato… Ma voi siete i maghi più gentili che abbia mai incontrato… Grazie di cuore!”
Sia io che Asra rientriamo rapidamente in casa il tempo necessario per prendere le nostre borse e ci ricongiungiamo con Saguaro, seguendolo lungo la strada polverosa attraverso il deserto.
 
Non dobbiamo fare troppa strada. Il villaggio è vicino, sull’altro lato della collina rocciosa rispetto al rifugio di Asra, per questo non potevamo vederlo da lì. Arriviamo nella piazzetta centrale nel pieno del calore pomeridiano. Il sole è alto e brucia tanto da spaccare il terreno, secco nella maniera più totale dalla mancanza di acqua. L’intera città sembra essere arsa dalla luce e dal calore. Non c’è nessuno in giro, se non un pastore, un paio di capre magrissime ed una mucca dall’aria malata, che cercano rifugio all’ombra di una casa di mattoni del medesimo rosso della sabbia. Qualche abitante si affaccia alla finestra, rimanendo al sicuro all’ombra della propria abitazione, ma ci sbirciano con curiosità mentre passiamo. Asra mi tiene la mano e percepisco tutto il suo disagio in quella stretta, nel ritrovarsi di fronte ad un panorama così desolato e morente. Io stessa sento una morsa al petto e la mia gola si secca tanto da bruciare quando deglutisco. Al centro della piazza vi è un pozzo che sembra quasi abbandonato, tanto è secco e polveroso. Accanto vi sono gli abbeveratoi per gli animali, che dal pozzo si estendono come fossero dei raggi attorno ad un sole, ma all’interno non vi è altro che sabbia.
“Qui è dove c’era la sorgente?”
Chiede Asra, allarmato da quanto sia grave la situazione.
“Già… Adesso non si direbbe, ma quel pozzo era pieno d’acqua fresca e cristallina fino a qualche tempo fa. Ora invece, nulla di nulla.”
Io ed Asra ci scambiamo un’altra occhiata e lo vedo mordersi le labbra, pensieroso. Poi prende ad incamminarsi verso il pozzo e si siede sul bordo, iniziando a scavalcarlo. Mi fa cenno di seguirlo con la mano. Io non sono molto convinta, ma decido di seguirlo comunque. Lui mi afferra e mi tiene forte, praticamente in braccio, ed io mi aggrappo a lui. Un attimo dopo saltiamo giù, ma comunque non è un’altezza eccessiva. Nell’atterraggio Asra piega le ginocchia e lo sento emettere un gemito, per l’impatto, mentre mi lascia scendere. Io lo guardo, allarmata da quel verso.
“Non ti sei fatto male, vero?”
Lui scuote il capo, con un sorriso rassicurante, e torna dritto. Tiro un sospiro di sollievo e finalmente ci guardiamo intorno. E se qui sotto una volta c’era dell’acqua, ora non ve n’è la minima traccia. Solo sabbia e polvere asciutte. Asra tasta il terreno prima con un piede, poi si china e tocca la sabbia con le mani, sollevandone una manciata e facendola scivolare tra le dita. Io nel frattempo tocco le pareti della sorgente. Non c’è alcun segno di acqua qui, nulla che me la faccia percepire. Sospiro, sconsolata, e guardo Asra.
“Che facciamo?”
Gli domando e lui mi guarda, pensieroso.
“Non lo so davvero. Qui è tutto asciutto fino all’osso ma… Non senti anche tu come se ci fosse del movimento qua sotto?”
Osservo incuriosita la sua mano aperta col palmo premuto contro la sabbia. Il suo sguardo parla chiaro, c’è qualcosa che non va lì sotto. Mi chino accanto a lui e poggio entrambi i palmi aperti sul terreno arido e chiudo gli occhi. Per un attimo ho sperato di percepire il flusso dell’acqua ma non c’è nulla di simile qui. Tutto ciò che riesco a percepire è… rosso. Qualcosa di rosso che si muove al di sotto della sabbia. Non riesco a capire bene cosa sia, so solo che è qualcosa di sbagliato. Qualcosa di terribile che non dovrebbe essere lì. Qualcosa che, tra l’altro, mi lascia addosso una sensazione orrenda di disagio.
Riapro gli occhi e vedo Asra guardare in alto verso l’ingresso del pozzo. Una serie di facce curiose si sporgono e guardano verso di noi. Qualcuno illuminato dalla speranza, altri sembrano rassegnati al fatto che ormai il pozzo sia secco e senza possibilità di trovare una soluzione.
“Oh, abbiamo il pubblico…”
Commenta Asra, guardandomi come se stesse cercando di sdrammatizzare. Gli rivolgo un sorrisetto come risposta al suo tentativo, poi entrambi torniamo seri.
“Hanan, ho un brutto, bruttissimo presentimento… Per stavolta lascia fare a me, ok?”
Sgrano gli occhi a quella sua richiesta. Deglutisco e scuoto il capo insistentemente.
“No, non ti lascerò metterti in pericolo da solo. Lasciati aiutare.”
Wow, devo essere risultata davvero categorica nel mio ‘no’, perché Asra mi guarda quasi sorpreso da tanta iniziativa da parte mia. Lo vedo, il suo sguardo apprensivo… non vorrebbe che io l’aiutassi ma lo sa che tanto lo farò comunque. Se davvero qui sotto c’è qualcosa di pericoloso, non gliela lascerò affrontare da solo. Asra sospira e annuisce, permettendomi così di dargli una mano. Mi fa cenno di avvicinarmi ad un punto preciso, dove ora è poggiata la sua mano. Mi sposto al suo fianco, posando la mano subito dopo la sua.
“Lo senti? È proprio qui sotto.”
Annuisco, senza parlare perché percepisco la sua magia iniziare a fluire, come se stesse cercando di guardare al di là della sabbia. Il suo sguardo è concentrato, sottile, teso. Lo è tutto il suo corpo e quella tensione è così palpabile che pervade anche me.
“Questo suono… non è acqua ma l’ho già sentito prima. Sembra…”
Prima che possa finire di parlare, il terreno inizia a vibrare violentemente sotto di noi senza preavviso. In quel momento, tutto quello che facciamo in tempo a fare è guardarci a vicenda, scossi, prima che una vera e propria eruzione di… qualcosa, dal colore rosso vivido come fosse sangue, prende a sgorgare dal terreno schizzando in alto fino all’esterno del pozzo e salendo sempre più su.
Chiudo gli occhi di colpo ed inizio ad urlare, spaventata, e tutto quello che sento sono le braccia di Asra che mi afferrano con urgenza. Finisco stretta tra le sue braccia, ma percepisco ancora quella roba… qualsiasi cosa sia… camminarmi addosso.
 
  
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