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Autore: C_Totoro    01/03/2020    4 recensioni
Questa storia nasce dalla volontà di approfondire il rapporto tra le sorelle Black. Davvero Bellatrix, Andromeda e Narcissa non si sono più viste dopo che Dromeda ha “tradito” i Black sposandosi con un Nato Babbano? Davvero da quel giorno si sono solo odiate?
“Sapeva bene quanto Dromeda, nonostante tutto, amasse le sue sorelle. Odi et amo, diceva Catullo, ed erano proprio questi i sentimenti contrastanti che, Ted lo sapeva, alloggiavano nell’animo della moglie. Non aveva nessuna importanza che non vedesse Bellatrix da quasi dieci anni, che quest'ultima non avesse mai mostrato nessun interesse per Andromeda o Ninfadora da allora. Certi sentimenti non si possono cancellare neanche volendolo.”
I personaggi potrebbero risultare leggermente OOC, ma immagino dipenda dall'idea che ci si è fatta dei personaggi.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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“Dora, nessuno meglio di me può capire quello che provi, ma… insomma Remus è-”

“E’ una persona, un uomo fantastico!” la interruppe Ninfadora con veemenza.

Andromeda si zittì e guardò la figlia.

Alla fine il suo sesto senso non l’aveva ingannata: tra Remus e Dora c’era qualcosa. Ma, almeno inizialmente, le cose sembravano essere rimaste a un punto fermo. Per tutto lo scorso anno, Andromeda aveva visto Dora struggersi per quell’amore, almeno in apparenza, non corrisposto. Una parte di Andromeda, quella più egoista e calcolatrice, era stata contenta di quella sofferenza: voleva dire che, per lo meno, Remus Lupin un cervello lo aveva e sapeva che, essendo un licantropo, non era il caso si fidanzasse o sposasse con persone normali. Non era il caso che si fidanzasse con la sua bambina, la sua Dora. Come al solito, però, la sua testa, la sua anima e il suo cuore erano divisi in due: una parte di lei si malediceva per fare quei pensieri; alla fine sembrava non essere poi così diversa dai suoi genitori, infatti, sembrava ripetere ciò che loro e le sue sorelle le avevano detto quando aveva deciso di mettersi con Ted.

È un Sanguesporco, non è alla tua altezza.

È pericoloso.

E ora eccola dire quelle stesse frasi a sua figlia, quando si era ripromessa che lei sarebbe stata diversa, che non avrebbe fatto quegli stessi errori, che sarebbe sempre stata aperta di mente e accettato chiunque.

“E’ troppo grande per te, Dora, non è alla tua altezza”

“E’ un licantropo, è pericoloso”.

E sua figlia, ovviamente, glielo aveva rinfacciato. D’altra parte, come darle torto? Quante volte aveva raccontato a Dora come era stata trattata dalla sua famiglia, quante volte l’aveva stretta a sé ripetendole che lei non si sarebbe mai dovuta preoccupare?

Anche Ted, tuttavia, viveva i suoi stessi dilemmi; il discriminato era diventato colui che discriminava.

“Vi rendete conto di ciò che mi state dicendo? Siete stati voi a crescermi insegnandomi che siamo tutti uguali, che tutti abbiamo lo stesso diritto alla vita e alla felicità, credevo avreste capito!” la voce di Ninfadora era incrinata, ferita.

“Certo, Dora. Ma… un licantropo!” fece Ted, titubante “E se durante una luna piena qualcosa andasse storto? E se mordesse anche te?”

“Prende la pozione, non ha mai morso nessuno, Remus! È un brav’uomo”

“Sì. È un brav’uomo” concordò Andromeda. Perché sì, effettivamente Remus Lupin era un bravo uomo. Tranquillo.

Gentile.

Educato.

“Ma rimane un licantropo. Non puoi paragonare la situazione che abbiamo vissuto Ted ed io con la tua e di Remus. Capisci?” esitò per qualche istante poi, prima che Ninfadora potesse controbattere aggiunse “Quella ragazza con cui ti frequentavi a Hogwarts, era così carina, com’è che si chiamava? Hannah? Potresti provare a risentirla...”

Ninfadora sbuffò “Mamma, ma sei seria? Avevo quindici anni! Ti senti? Senti quello che dici? Se ti avessero proposto di sposare Rabastan Lestrange al posto di papà cosa avresti detto? Ma sì, proviamoci?” la guardò male per quale secondo, poi aggiunse “No, non funziona così”

“Lo so che non funziona così, Dora” mormorò Andromeda. Era consapevole del fatto che Ninfadora avesse ragione, non poteva davvero pensare che una persona valesse l’altra. Ma non voleva, non voleva, che sua figlia si mettesse in pericolo. Sarebbe riuscita a sopportare diventasse un lupo mannaro…? E i figli? Se avessero avuto figli cosa sarebbero stati? Degli ibridi?

Si sarebbe presa a sberle.

Questi erano esattamente i ragionamenti che avevano fatto i suoi genitori. Ma le due situazioni erano diverse. Non potevano essere comparate, Ted non era mai stato pericoloso...

Ninfadora scosse il capo.

“Ti dirò di più. Sposerò Remus con o senza il vostro consenso… ora, potete essere i genitori che ho sempre pensato che foste, oppure potete comportarvi come nonna Druella e nonno Cygnus. A voi la scelta” disse Ninfadora risoluta prima di uscire come una furia di casa.

“Dora!” la chiamò Ted, rincorrendola ma lei si era già smaterializzata da Lupin.

“Stiamo sbagliando tutto?” chiese alla moglie, guardandola sconsolato. Andromeda si sedette sul divano e si prese la testa tra le mani.

Le ultime settimane erano state piene di eventi.

Silente era stato ucciso da Piton; Voldemort e i Mangiamorte stavano acquisendo sempre più potere.

“Questo è solo l’inizio” si era detta Andromeda, “La scelta di non denunciare Bellatrix sta già avendo conseguenze”.

Si incolpava per la morte di Silente. Oh sì, come si incolpava. Non importava che Bellatrix non fosse stata presente a Hogwarts… sapeva che se Bellatrix fosse stata ad Azkaban forse il Signore Oscuro avrebbe spostato la sua attenzione su altro, forse Silente sarebbe ancora vivo. Forse ora non sarebbero in quella drammatica situazione. Qualcosa dentro di lei le ripeteva che era solo questione di settimane – forse giorni – prima che anche Ted fosse in pericolo. E Dora? Bellatrix avrebbe mantenuto la sua promessa? O avrebbe infranto quel voto?

La morte di Silente comunque aveva messo in discussione tutto e, alla fine, sia Ted che Andromeda si erano decisi a entrare a far parte dell’Ordine della Fenice. Fu in quell’occasione che videro come Remus e Dora si fossero avvicinati e ora avevano deciso di sposarsi, senza neanche aspettare un minimo, si erano messi insieme praticamente da due giorni e già volevano sposarsi…

Andromeda si strinse nelle spalle.

“Non lo so Ted. Non so cosa sia giusto e cosa sia sbagliato” sospirò mentre Ted si sedeva accanto a lei e l’abbracciava “So solo che non voglio perderla e non la allontanerò come hanno fatto i miei genitori e come hanno fatto Bellatrix e Narcissa” scosse di nuovo la testa “No, per quanto non mi piaccia, noi dovremo essere al suo fianco, sempre”

Ted annuì, dandole un bacio sui capelli.

“Hai ragione. Dovremo starle vicino. Sempre”.


 

Il matrimonio di Remus e Dora si svolse in un paesino della Scozia, con pochissimi invitati. Andromeda nonostante tutto sentì il suo cuore scoppiare di gioia nel vedere la sua Ninfadora così raggiante e si disse che lei e Ted avevano fatto la scelta giusta: non c’era nulla di più importante di starle vicino e farle sapere che avrebbe sempre avuto il loro sostegno.

Fecero qualche foto tutti insieme e Remus le fece quasi tenerezza; era così timido e insicuro, guardava Ninfadora come se dovesse scomparire da un momento all’altro. Come se dovesse ripensarci.

“So che non eravate entusiasti all’idea di me e Ninfadora insieme” disse loro a un certo punto con un sorriso triste “ma vi prometto che non le farò mai del male, non la farò mai soffrire”.

Ted sorrise e gli strinse la mano.

“Non ho mai visto Ninfadora così felice in vita sua. Mi basta questo”

Andromeda annuì, comunque non del tutto sicura. Dora era felice sì, almeno quanto lei era stata felice quando aveva sposato Ted. Ma sarebbe durata? Remus davvero non era un pericolo? Solo il tempo le avrebbe dato una risposta. E non era neanche tanto sicura di volerla sapere, quella risposta. La notizia, poi, sicuramente si sarebbe propagata e quando fosse arrivata alle orecchie di Bellatrix cosa sarebbe successo? Qualcosa dentro di lei le sussurrava che non l’avrebbe presa bene. Passi un Sanguesporco, passi un Mezzosangue… ma un licantropo…?

Dromeda guardò Dora e Remus scambiarsi un bacio e i tutti i suoi timori all’improvviso svanirono.

Erano solo due persone che si amavano.

***

Non può esistere piacere più grande” ripeté Voldemort, il capo inclinato a studiarla. “Detto da te, Bellatrix, vuol dire molto”.

Bellatrix si sentì avvampare, gli occhi le si gonfiarono di lacrime di gioia. Il Signore Oscuro era stato così scostante con lei negli ultimi mesi! Prima la gravidanza, poi la scoperta che era andata da sua sorella Andromeda, poi Piton aveva ucciso Silente, prendendosi per sé tutta la gloria… In poco tempo sembrava essere diventato il braccio destro del Signore Oscuro e occupava ormai sempre più spesso il posto che, una volta, era stato un’esclusiva di Bellatrix. Ma lei non si lasciava abbindolare, lo scrutava sempre silenziosa e non importava cosa Piton facesse o dicesse, Bellatrix continuava a non fidarsi di lui. Il Signore Oscuro, tuttavia, sembrava non curarsi dei suoi dubbi, li ascoltava in silenzio e poi commentava sempre con “Sei solo invidiosa perché Severus si sta dimostrando un ottimo servitore”. Lei gli portava prove e dubbi e Lui neanche li prendeva in considerazione! Eppure per lei era così evidente… così evidente che Piton tramasse qualcosa. Era stato troppo innamorato di quella Lily Evans, non poteva aver dimenticato così! Lei non avrebbe mai dimenticato il suo Padrone se fosse… si sarebbe lasciata morire, forse, ma non lo avrebbe dimenticato. Tantomeno si sarebbe alleata con chi era stato causa di quella morte. Perché il Signore Oscuro non capiva? Era lapalissiano!

Per di più, non sembrava neanche curarsi troppo della bambina che, in segreto, Bellatrix, aveva dato alla luce una manciata di mesi prima. Bellatrix lo vedeva osservare la piccola con sguardo critico ed era sicura che il Signore Oscuro avesse grandi progetti per Delphini (sì, alla fine aveva deciso di darle il nome scelto da Andromeda), altrimenti non le avrebbe mai chiesto di portare avanti quella gravidanza. E ora eccoli lì, a interagire a una riunione di Mangiamorte, ormai una delle poche occasioni in cui Bellatrix poteva dimostrargli che lei era ancora lì per Lui, pronta a tutto.

Il mio Signore sa che dico solo il vero!” esclamò Bellatrix, guardandolo con occhi adoranti. Era a metà del tavolo, lontano da Lui… messa al bando vicino ai Malfoy, come una Mangiamorte qualunque… quando invece le cose erano così diverse!

Non può esistere piacere più grande… nemmeno l’evento che ha allietato la vostra famiglia questa settimana?”

Bellatrix lo fissò, le labbra socchiuse, disorientata. Non capiva davvero a cosa si stesse riferendo, non poteva di certo essere la nascita di Delphini visto che aveva già un mese e mezzo e, soprattutto, non ne avrebbe parlato davanti agli altri Mangiamorte.

Non capisco cosa volete dire, mio Signore”

Sto parlando di tua nipote, Bellatrix. E della vostra, Lucius e Narcissa. Ha sposato il lupo mannaro Remus Lupin. Ne sarete fieri”.

I Mangiamorte presenti alla riunione scoppiarono a ridere, schernendo i Malfoy e Bellatrix, alcuni picchiarono i pugni sul tavolo. Bellatrix sentì il suo cuore perdere un battito, non lo capiva, non capiva per quale motivo la stesse umiliando così.

Lucius... be’, Lucius le umiliazioni le meritava. Ma lei? Lei cosa aveva fatto di male per meritarsi un trattamento del genere? Sentiva gli occhi rossi di Voldemort guardarla con insistenza. Lei ricambiò il suo sguardo, fiera.

Non è nostra nipote, mio Signore. Quella mocciosa non ha niente a che fare con nessuno di noi, e tantomeno ce l’hanno le bestie con cui si accoppia” urlò sopra il frastuono. Nessuno sembrò fare caso alle sue rimostranze vide anzi la bocca del Signore Oscuro curvarsi in un sorriso malevolo. Sapeva di averla ferita e godeva nel farla soffrire a quel modo. “Cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento?” continuava a chiedersi Bellatrix, senza trovare una risposta.

Molti dei nostri più antichi alberi genealogici si guastano, nel tempo” disse Voldemort, mentre Bellatrix pendeva dalle sue labbra, senza fiato e implorante. Non esisteva nulla di più importante della sua approvazione, nulla di più importante di Lui, di renderlo felice del suo operato, di renderlo contento di lei e averlo di nuovo vicino, come era stato in passato, prima di Azkaban, quando lei era l’unica, la sola fedele, la sola allieva…

Dovrete potare il vostro, vero, per mantenerlo sano? Tagliar via quelle parti che minacciano la salute del resto”

Sì, mio Signore” mormorò Bellatrix, sentì di nuovo i suoi occhi traboccare di lacrime di gioia. Lui era davvero il suo Signore, il solo in grado di procurarle gioia o dolore. Era completamente in balia del suo potere. E le piaceva. “Alla prima occasione!”

L’avrai” disse Voldemort. “E nella vostra famiglia, come nel mondo… recideremo il cancro che ci infetta finché non resteranno solo quelli di sangue puro…”

Bellatrix seguì a stento il resto della riunione.

Aveva appena promesso al Signore Oscuro che avrebbe ucciso Ninfadora, la mocciosa di Andromeda. Gli aveva detto che lo avrebbe fatto, alla prima occasione. Gliel’aveva promesso senza neanche pensarci, perché qualsiasi cosa Lui desiderasse doveva essere fatta, senza se e senza ma. Aveva partorito per Lui, poteva ben uccidere una mocciosa con la quale non aveva mai avuto a che fare… se non fosse che aveva promesso ad Andromeda che l’avrebbe risparmiata. Avevano fatto il loro Voto Infrangibile e lei avrebbe dovuto infrangerlo. Non c’era alternativa.

Era di fronte a un bivio.

Andromeda?

Il Signore Oscuro?

La sua scelta l’aveva fatta decenni prima. Aveva sempre scelto Lui e lo avrebbe sempre scelto anche in futuro. Sempre. Per sempre. Avrebbe ucciso chiunque per Lui, anche se stessa.

Ninfadora Tonks era un problema che doveva essere eliminato e lei lo avrebbe fatto. D’altra parte quella sciocca si era sposata con un lupo mannaro – un lupo mannaro! - e questa non era altro che la prova che a essere troppo permissivi si sarebbe instaurata l’anarchia. Una Purosangue aveva sposato un Sanguesporco, la Mezzosangue aveva sposato una bestia, un essere inferiore. Il prossimo passo quale sarebbe stato? Era necessario riportare ordine. Il Signore Oscuro, come sempre, aveva ragione.

Ma Andromeda?

Bellatrix guardò di sottecchi Narcissa. Aveva uno sguardo terrorizzato, continuava a guardare fisso, quasi senza battere le palpebre, la professoressa di Babbanologia che sarebbe stata uccisa di lì a poco. Ma sotto al tavolo vide che teneva stretta la mano di Lucius e quella di Draco, protettiva. Se il Signore Oscuro gliel’avesse chiesto Bellatrix avrebbe ucciso anche Draco, senza pensarci due volte. Avrebbe perso, senza nessuna esitazione, anche sua sorella Narcissa. Le voleva bene, provava un affetto profondo per lei, ma ciò che provava per il Signore Oscuro andava al di là dello scibile umano, era qualcosa di viscerale che le annebbiava la mente. Guardava Lui e tutto il resto scompariva, non c’era nulla, nulla, che avesse importanza quanto Lui.

Uccidere Ninfadora.

Andromeda l’avrebbe odiata. Definitivamente. Non ci sarebbe più stato modo di recuperare… se la immaginò mentre apprendeva della morte della figlia per mano sua, cosa avrebbe fatto? Si sarebbe pentita di non averla denunciata? Avrebbe parlato di Delphi con qualcuno? Sarebbe venuta a cercarla per vendicare la morte della figlia?

“Bella”

Bellatrix sussultò e si guardò intorno. Era stata così concentrata sui suoi pensieri da non essersi accorta che la riunione era finita, l’ultimo Mangiamorte che correva fuori dalla sala, allontanandosi da Nagini che stava mangiano il corpo della professoressa morta. Bellatrix si girò verso destra e alzò lo sguardo verso di Lui.

“Mio Signore, perdonatemi, ero sovrappensiero”

“L’ho notato” sussurrò lui, sedendosi accanto a lei, lo sguardo fisso su Nagini.

Bellatrix sentì un brivido percorrerle la schiena: vedere Nagini mangiare non era un bello spettacolo, ma Lui invece sembrava indifferente, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Lo farai?” le chiese accarezzandole con un lungo dito bianco una guancia “Lo farai per me, vero?”

Bellatrix chiuse gli occhi e si perse nel suo tocco.

“E’ importante per me sapere che la tua lealtà è tutta per me, che quella scappatella da tua sorella sia stata solo una sbandata…”

Bellatrix aprì gli occhi di scatto e lo osservò fisso per alcuni attimi. Quegli occhi rossi che incutevano timore a tutti a lei facevano invece perdere un battito del cuore. Era incredibile come, anche ora che aveva il viso serpentesco, per lei fosse l’uomo più bello del mondo. Le avessero chiesto il suo tipo ideale avrebbe descritto Lui, solo Lui, mille volte Lui.

“Perché mettete in dubbio la mia lealtà, la mia, che per voi ho passato quattordici anni ad Azkaban che…” si bloccò e si guardò velocemente intorno “… che per voi sono rimasta incinta e ho avuto una figlia!”.

Era risentita. Non gli aveva mai, mai, dato modo di dubitare di lei e, solo perché per una volta, in preda agli ormoni, era finita a piangere a casa di Andromeda la rinnegata, ecco che veniva derisa e messa alla prova! Per di più era successo davanti a tutti, davanti a tutti gli altri Mangiamorte che non vedevano l’ora che lei cadesse in disgrazia come i Malfoy. Yaxley era lì, come un avvoltoio pronto a prendere il suo posto… e Piton! Oh, Piton! Quanto le sarebbe piaciuto cruciarlo e ucciderlo. E poi perché, perché lei era messa costantemente alla prova quando invece Piton, Lucius e tutti gli altri potevano continuare a sbagliare e a non dover dimostrare nulla? Sembrava quasi che Lui la volesse spingere al limite, come se si aspettasse che lei, a un certo punto, avrebbe finito con l’indietreggiare e lasciarlo solo… quanto si sbagliava! Più tentava di allontanarla e più lei gli avrebbe dimostrato che si poteva fidare e che sarebbe sempre stata lì, pronta a servirlo, sempre al suo fianco. Fino alla morte e anche oltre.

“Lo vedi? Lo vedi che ti prendi troppe libertà con me, Bellatrix?” le rispose Voldemort, avvicinandosi di più a lei. “Ricordati qual è il tuo posto”

“Alla vostra destra, mio Signore! Eppure voi continuate a farci sedere quel Piton…” rispose lei, sprezzante “Un Mezzosangue della peggior specie”.

Bellatrix si morse le labbra e lanciò un’occhiata allarmata a Voldemort che invece rimase impassibile. Anche Lui era un Mezzosangue e lei, fin troppo spesso, faceva fatica a ricordarsene.

Lui, l’Erede di Serpeverde… un Mezzosangue.

Lui, il Signore Oscuro… un Mezzosangue.

Lui, l’uomo che amava… un Mezzosangue.

“Non ti fidi di lui, vero, Bella?” le chiese con voce fredda e ferma. Bellatrix non sapeva dire se fosse adirato o meno.

“No, non mi fido per nulla… lui amava quella donna, la Sanguesporco madre di Potter”

Voldemort sbuffò.

“E allora?”

Bellatrix si volse completamente verso di Lui, cercando di ignorare i rumori provenienti da Nagini. Possibile che davvero non capisse? Che non capiva che, effettivamente, l’amore poteva far fare pazzie? Che l’amore non era minimamente paragonabile alla sudditanza, alla lealtà… a niente? Possibile che non vedeva l’amore che lei provava per Lui? Che era proprio quello a farla esporre per Lui?

“Prestate attenzione, mio Signore. Non credo si sia dimenticato di lei” si morse le labbra “io non mi dimenticherei di Voi…”

Voldemort la scrutò in silenzio per alcuni attimi, poi si alzò in piedi di scatto e Bellatrix abbassò lo sguardo, che si fosse spinta troppo oltre?

“Lo terrò a mente. Ma tu non perdere di vista l’obiettivo, fa’ ciò che ti ho chiesto. La tua lealtà deve essere per me solo, io sono la tua famiglia. Non le tue sorelle”

Bellatrix alzò lo sguardo di scatto, sorpresa da quelle parole. Ma Lui se n’era già andato, lasciandola sola con i suoi dubbi e i suoi pensieri.

***

I mesi successivi furono probabilmente i più duri che Andromeda avesse mai vissuto, non appena il Ministero cadde Ted fu costretto a scappare e Andromeda si ritrovò sola. Lei sarebbe voluta scappare con lui, gli sarebbe voluta rimanere a fianco ma lui, proprio perché consapevole che lei lo avrebbe seguito anche in capo al mondo, era fuggito a tarda notte mentre lei dormiva. Le aveva solo lasciato un bigliettino, niente grandi frasi, niente addii strappa lacrime.

Ti amo.

Ted non era mai stato un grande scrittore od oratore, Andromeda lo sapeva molto bene. Aveva preso quel bigliettino e se lo era stretta al petto, mentre calde lacrime le rigavano il viso. Al posto del suo cuore sentiva solo il vuoto, si guardava intorno e non poteva credere che Ted non sarebbe più stato lì con lei. Non poteva credere che non sarebbero più stati sdraiati insieme davanti al camino, non poteva credere non avrebbe più sentito le sue labbra sfiorarla… per settimane non si diede pace. Provò a rintracciarlo, provò a cercarlo. Non le importava quanto potesse essere pericoloso, non poteva stare separata da lui, non poteva lasciargli affrontare tutto questo da solo.

Ripensò all’ultima notte insieme, se solo avesse saputo che quella era l’ultima volta che poteva sentire la sua voce, l’ultima volta in cui avevano fatto l’amore…

Prese a calci una sedia e urlò. Eccola un’altra conseguenza della sua stoltezza. Per proteggere una sorella che non si faceva scrupoli a uccidere a destra e a manca aveva perso l’amore della sua vita. E con ogni probabilità aveva messo una sentenza di morte sulla testa di Ninfadora. Andromeda guardò verso il salotto dove, qualche mese prima, poco dopo l’imoboscata a Potter, erano stati tutti riuniti.

“Bellatrix sembrava decisa più che mai a farmi fuori” aveva sospirato Ninfadora lasciandosi cadere pesantemente su una delle poltrone del salotto dei suoi genitori insieme a Remus.

“Bellatrix?” ripeté Andromeda incredula. “Bellatrix vuole ucciderti?”

Ninfadora aveva alzato le sopracciglia confusa.

“Ti sorprende? Sono una Mezzosangue e ho appena sposato un licantropo… a me non stupisce di essere in cima alla sua lista”

Andromeda si morse le labbra e scosse il capo a quel ricordo. Non poteva davvero credere che Bellatrix stesse ignorando così la promessa che si erano fatte. Era rimasta zitta, senza aggiungere nessun altro tipo di commento, ascoltando distrattamente Ted che raccontava a Remus e a Dora come gli incantesimi avessero resistito e come Hagrid e Harry fossero piombati nel loro giardino.

Andromeda si prese una ciocca di capelli e iniziò ad attorcigliarseli intorno a un dito, meditabonda. Se Bellatrix stava ignorando il voto che si erano fatte qualche mese prima allora lei avrebbe dovuto dire del figlio di Bellatrix, mettere al corrente l’Ordine… poteva essere un’informazione importante, tutto sommato. Magari in qualche modo questa informazione poteva aiutare Ted a tornare a casa.

Era tutto senza senso.

Nonostante tutto, non riusciva a trovare il coraggio di tradire sua sorella. Qualcosa glielo impediva ma neanche lei avrebbe saputo dire con precisione cosa.

Possibile che non riuscisse a farlo neanche per sua figlia e suo marito le persone che, in assoluto, amava di più al mondo?

Andromeda si alzò in piedi, prese il piccolo borsone che aveva preparato e diede un ultimo veloce sguardo alla casa dove per così tanti anni aveva abitato. Ogni angolo era ricco di ricordi e ogni ricordo felice era come una stilettata nel petto.

Le sembrava di stare rivivendo il giorno della sua fuga, quando aveva lasciato Bellatrix e Narcissa. Anche in quell’occasione era stata dura uscire di casa e lasciarsi indietro tutti quei ricordi che, alla fine, creavano la sua persona, tutti quegli eventi che avevano forgiato il suo modo di essere. Quando aveva lasciato Casa Black sapeva che avrebbe creato altri ricordi felici, con Ted. Sapeva di stare lasciando una vita che non l’appagava fino in fondo per prendere in mano la sua esistenza e iniziare davvero a vivere accanto all’uomo che amava.

Ora cosa sarebbe successo?

Dora e Remus l’avevano convinta a trasferirsi da loro, di modo che potesse rimanere vicino a Dora durante la gravidanza, di modo che non dovesse passare tutte le sue giornate da sola con il pensiero di Ted.

Chissà se Bellatrix lo avrebbe ucciso se lo avesse trovato. Andromeda era sicura di sì. Eppure si ritrovava completamente incapace di fare l’unica cosa che avrebbe dovuto fare. Nonostante tutto, non poteva tradire la fiducia di Bellatrix.

Marciò all’interno del camino, tra le fiamme verde smeraldo.

Chissà se sarebbe mai riuscita a crearsi altri ricordi felici.

***

Narcissa non avrebbe saputo decretare con esattezza il momento in cui la sua vita aveva preso una piega completamente sbagliata. Si scervellava giorno e notte per trovare una risposta, era come se da un giorno all’altro fosse passata da vivere la vita dei suoi sogni a vivere nel peggiore dei suoi incubi.

Sì, forse tutto era riconducibile al momento in cui il Signore Oscuro era tornato.

Da allora Lucius era diventato scostante, sempre impegnato in riunioni per poi arrivare a quella disastrosa missione.

Lucius ad Azkaban.

Poi Draco era stato incaricato di uccidere Silente e, se non ci fosse stato Severus, a quest’ora Silente sarebbe ancora vivo e lei e suo figlio morti e sepolti.

Da lì in poi la rovina più totale, continue umiliazioni e Narcissa aveva imparato a convivere con la paura, l’ansia costante di incontrare quell’uomo, di averci a che fare.

Era l’essere più imprevedibile che Narcissa avesse mai incontrato, non riusciva neanche a considerarlo un uomo. Quale uomo poteva essere così egoista, senza scrupoli, cattivo, nel vero e proprio senso del termine.

Narcissa guardava sua sorella e si domandava come facesse a esserne innamorata. Perché, va bene, Bellatrix non era sicuramente una persona buona, era folle, sadica… ma rimaneva una persona. Lui no. Più Narcissa vi aveva a che fare e più si rendeva conto che lui non era una persona. E sua sorella lo amava alla follia.

Narcissa non aveva assolutamente chiaro il tipo di rapporto che vi fosse tra i due, ma qualcosa doveva esserci. La missione al Ministero era stata un fiasco anche per Bellatrix, eppure lei non era finita di nuovo ad Azkaban. Anzi, era stato il Signore Oscuro in persona a prenderla e a portarla via. Quale era stata la sua punizione? Nessuna! Lui aveva continuato a tenersela vicina e a rivelarle ogni suo segreto, ogni dettaglio di ogni missione… a sentire Bella la sua punizione era stata quella di non poter prendere parte alla missione di Hogwarts. A Narcissa quella però non sembrava affatto una punizione, piuttosto era un occhio di riguardo: se anche quella missione fosse fallita, tutti i presenti a Hogwarts sarebbero finiti ad Azkaban senza se e senza ma… e lui forse non voleva che lei finisse di nuovo in prigione.

E anche ora… ora che Potter e i suoi amichetti erano scappati da Malfoy Manor, chi è che era punito? Ma Lucius ovviamente! Nonostante a chiamarlo fosse stata Bella, la punizione spettava a Lucius.

Era arrivata a detestare sua sorella.

Non sopportava di vederla sempre con quello sguardo adorante, sempre pronta a servirlo e a concedergli tutto. Per Bellatrix il Signore Oscuro aveva sempre ragione e ogni punizione era meritata. Tanto a lei che importava? Non era lei a beccarsi le sue cruciatus, non era lei che rischiava di morire.

Narcissa guardò di sottecchi Bellatrix. Erano sedute intorno al tavolo di Malfoy Manor per cena. Draco era tornato a Hogwarts e quindi c’erano solo loro due e Lucius che, ancora debilitato dalle torture subite, mangiava lentamente facendo attenzione a non fare movimenti bruschi. Bellatrix invece a malapena toccava cibo, il Signore Oscuro l’aveva confinata lì e non si stava più facendo vedere, era partito di nuovo per mete sconosciute.

“Ho sentito che i ghermidori hanno ucciso quel Ted Tonks” fece Narcissa dopo un po’, giusto per dire qualcosa. Non le piaceva cenare in silenzio.

Bellatrix smise di giocare con il cibo nel piatto e ricambiò lo sguardo della sorella più piccola.

“Così pare”

“Chissà Andromeda come starà”

E, per la prima volta dopo anni, Narcissa si ritrovò davvero a chiedersi come stesse sua sorella. Scosse leggermente il capo immaginandosi il dolore di Andromeda che doveva sicuramente superare qualsiasi sofferenza Narcissa avesse mai provato. Più passavano i giorni, più Narcissa iniziava a capire cosa avesse voluto dirle Andromeda tanti anni fa.

Aveva ragione, il Signore Oscuro non era la soluzione.

Aveva ragione, c’erano cose più importanti della purezza del sangue.

Avrebbe voluto andare da Andromeda e abbracciarla, scusarsi con lei, chiedere protezione, per lei, per Lucius e per Draco. Avrebbe voluto lasciare Bellatrix alla sua follia, tanto ci stava bene. Stava bene sempre appiccicata a quell’orribile essere.

“Com’è che tutt’a un tratto t’interessa di Dromeda?” le chiese Bellatrix. Narcissa si strinse nelle spalle. Aveva sempre pensato che Bellatrix era la sorella che era rimasta e ora la consapevolezza di quanto quel pensiero fosse stato completamente sbagliato la colpì come una secchiata di acqua fredda. Bellatrix era rimasta solo per Lui. Bellatrix viveva in funzione di Lui.

“Non m’interessa” mormorò Narcissa “Non mi è mai interessato”.

***

Andromeda arrivò a Hogwarts alle prime luci dell’alba. La battaglia era stata vinta, così diceva il patronus di Kingsley eppure c’era qualcosa che non andava. L’aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava. Perché non era stato il lupo di Dora a raggiungerla?

Ma non poteva essere… non poteva essere…

Strinse a sé il piccolo Teddy mentre varcava l’ingresso del castello, ormai distrutto, e si diresse con passo deciso verso la Sala Grande.

Sapeva che non avrebbe dovuto far andare Ninfadora, eppure si era lasciata convincere. Si lasciava sempre convincere da Dora.

“Mamma, io non posso rimanere chiusa in casa mentre gli altri combattono!” le aveva detto con veemenza allacciandosi il mantello “Non posso rimanere qua mentre Remus è in prima linea a combattere, con che coraggio potrei poi guardare mio figlio?”

Andromeda teneva in braccio Teddy, immobile come una statua.

“Dora” le aveva detto piano “Tuo figlio ha bisogno di te”

“Mio figlio ha bisogno di un futuro e io devo lottare per darglielo” le aveva risposto Ninfadora dura. Poi addolcì lo sguardo “Andrà tutto bene” aveva cercato di tranquillizzarla mentre prendeva Teddy dalle sue braccia e se lo stringeva al petto.

“Come fai a dirlo? E se… e se non dovesse andare tutto bene?”

Ninfadora l’aveva guardata ancora per qualche istante Teddy, poi lo aveva posto delicatamente nella culla, sfiorandogli i radi capelli turchini con una mano.

“Se non dovesse andare tutto bene ci sarai tu. E sarai la nonna migliore del mondo, la madre migliore del mondo” le aveva detto stringendola forte tra le braccia.

Dora…

“Signora Tonks”

Andromeda sussultò e si volse di scatto, trovandosi di fronte Harry Potter.

“Mi dispiace molto” sussurrò il Prescelto senza riuscire a guardarla negli occhi.

Un’altra pietra di consapevolezza andò a posarsi sul suo cuore.

“Dov’è?” chiese con voce ferma e con una tranquillità che sapeva di non avere.

“Sono là, in fondo” rispose Potter, indicando il fondo della Sala Grande, “Se vuole tengo io Teddy, sono il suo padrino” si offrì tendendo le braccia per prendere il bambino. Andromeda guardò per qualche istante quel ragazzo troppo giovane per aver sopportato e superato tutto ciò che aveva vissuto. Aveva sfidato il Signore Oscuro e ora eccolo lì, vivo e vegeto, pronto per fare il padrino di Teddy.

Ma dov’era invece la sua Dora? E Remus? Perché Teddy sarebbe dovuto crescere orfano come lui? Perché?

“Ti ringrazio” rispose lasciandogli il piccolo Teddy che, con la sua piccola mano paffuta, provò ad afferrare gli occhiali del ragazzo.

Andromeda si guardò intorno e, nonostante la vittoria, capì che le perdite avevano colpito tutti. Indistintamente.

Eccole le conseguenze delle sue scelte.

Marciò con passo funereo nel punto indicatogli da Potter. Intravedeva già i capelli rosa di Dora e sentì la gola stringersi, faticava già a respirare...

Dora giaceva accanto a Remus bella come l’aveva lasciata qualche ora prima. Quasi poteva ancora sentire la sua energia uscire dal corpo. Lei che era sempre così vivace e determinata, ora giaceva inerte senza vita.

Lo sguardo divenne annebbiato dalle lacrime.

Prima la morte di Ted, ora la morte di sua figlia. Aveva perso tutto e non poteva neanche dare la colpa di quanto successo a qualcun altro. Se solo non fosse stata una sciocca forse a quest’ora sua figlia sarebbe viva e avrebbe potuto veder crescere suo figlio. Se solo non avesse riposto la sua fiducia in Bellatrix… in Bellatrix. Come aveva potuto? Avrebbe voluto strapparsi il cuore e lanciarlo lontano, smettere di sentirlo battere e pompare. Sua figlia giaceva morta e lei invece respirava. Lei, la causa di tutto il suo male. Lei che avrebbe dovuto crescere suo figlio.

“Mi dispiace Dromeda”

Andromeda trasalì sentendo una mano posarsi delicatamente sul suo braccio.

“Mi dispiace davvero”

Andromeda si spostò, evitando il contatto.

“E’ un po’ tardi Narcissa” rispose con tutta l’alterigia che riuscì a mettere insieme.

“A quanto pare i Malfoy ne escono di nuovo vittoriosi” sibilò irritata. Come poteva essere che lei avesse perso tutto mentre Narcissa continuava ad avere marito e figlio nonostante fossero entrambi Mangiamorte? Dov’era la giustizia?

“Nessuno ne è uscito vittorioso, neanche noi” mormorò Narcissa, lo sguardo rivolto verso Ninfadora. Verso quella nipote con cui non aveva praticamente mai parlato.

“Non esiste vittoria in questa sofferenza”

“Però tutte le persone alle quali tieni sono vive” constatò Andromeda senza riuscire ad addolcire il tono. Provava troppa sofferenza, troppo dolore e Narcissa non c’era mai stata. Cosa ne sapeva lei della rinuncia, della perdita, del dolore di vedersi strappata la propria figlia e vederla morta. La sua Dora che era appena diventata madre ora era lì, un guscio vuoto.

“Sai chi è stato?” chiese infine Andromeda. Ma una parte di lei sapeva già la risposta, non poteva essere stato nessun altro. Ninfadora era abile… una brava Auror, Andromeda sapeva bene che non fossero in molti a essere alla sua altezza.

Narcissa annuì e, ancora una volta, non riuscì a sostenere lo sguardo della sorella.

“E’ stata Bellatrix” mormorò “Lo so perché ero presente quando lo ha comunicato all’Oscuro Signore”

Andromeda ci mise qualche istante per registrare quelle parole.

Eccola.

Eccola la conseguenza di non aver parlato, di aver coperto un’assassina. Ma perché doveva essere proprio Dora la conseguenza, perché Bellatrix non era venuta a uccidere lei, perché proprio Dora… avevano stretto il Voto… lo avevano stretto…

“E cosa doveva importargliene a quel mostro se mia figlia era viva o morta?” chiese lentamente voltandosi infine verso la sorella.

Era pallida, i lunghi capelli biondi scompigliati, qualche graffio in viso ma nulla di più.

“Aveva chiesto a Bellatrix di potare il nostro albero genealogico perché…” Narcissa deglutì lanciando un rapido sguardo verso i due corpi stesi uno accanto all’altro “perché Ninfadora aveva sposato un lupo mannaro”.

Andromeda rimase zitta. Non sapeva cosa controbattere, non le interessava rispondere. Si sarebbe voluta stendere accanto a Dora e lasciarsi morire lì, accanto a lei. Ma non poteva farlo. Doveva essere forte per Teddy, il suo nipotino, lo doveva a Dora, gliel’aveva promesso. E Andromeda manteneva le sue promesse.

Fece qualche passo indietro e volse le spalle ai due sposi asciugandosi le lacrime con le mani.

“E dov’è Bellatrix?” domandò a Narcissa, cercando di tenere la voce ferma.

“Dov’è?” ripeté un po’ più forte vedendo che la sorella non le rispondeva.

“E’ nella stanza accanto, insieme a Lui”

Andromeda sbuffò, le prudevano le mani. Avrebbe preso Bellatrix e l’avrebbe strozzata, l’avrebbe uccisa con metodi babbani, probabilmente non esisteva affronto peggiore per lei. Poi pensò che anche Bellatrix doveva essere disperata; se Lui era morto lei non poteva esserne felice. Si sentì un po’ più tranquilla con la consapevolezza di sapere che anche Bellatrix stava soffrendo. Mal comune mezzo gaudio. Sì, che vivesse nella sofferenza come avrebbe vissuto lei, che vivesse con la consapevolezza di aver perso la persona amata.

“Vado da lei” disse ad alta voce dirigendosi a passo svelto verso l’uscita della Sala per entrare nell’altra stanza, “la devo guardare in faccia… dopo che mi aveva promesso… me l’aveva promesso!” urlò a Narcissa, attirando l’attenzione degli altri sopravvissuti.

“Andromeda! Aspetta!” le urlò Narcissa inseguendola fuori dalla Sala Grande. Ma Andromeda non voleva fermarsi, doveva vedere Bellatrix, doveva parlarle e capire il perché. Doveva esserci un perché, doveva esserci un motivo se sua figlia era morta. E non poteva essere solo perché aveva sposato Remus. Che motivazione era per morire? Aver sposato la persona che si ama, che motivazione era? Soprattutto dopo che le aveva promesso che non l’avrebbe toccata! Si erano scambiate le promesse.

Me l’aveva promesso! Il nostro Voto Infrangibile… non può essere davvero stata lei, non consapevolmente. Non posso crederci, non posso farmene una ragione.

Andromeda aprì la porta come una furia. Si aspettava strepiti e singhiozzi, si aspettava di rivedere Bellatrix come l’aveva vista prima del processo, anzi peggio, voleva vederla sofferente, voleva vederla isterica, voleva vederla in preda a spasmi di dolore... e invece si ritrovò in una stanzina silenziosa, vuota, fatta eccezione per due corpi adagiati su dei banchi. Andromeda rimase ferma sulla soglia, il cuore che le batteva a mille.

“E’ morta” le disse Narcissa appena raggiuntola. “L’ha uccisa Molly Weasley”

Andromeda alzò le sopracciglia.

Molly Weasley aveva ucciso sua sorella e lei non sapeva cosa provare. Bellatrix Lestrange, la luogotenente di Lord Voldemort, uccisa da Molly Weasley, la mamma, la massaia. C’era qualcosa di biblico in quell’immagine.

Finché l’aveva creduta in vita aveva provato un odio bruciante e accecante, avrebbe voluto vederla soffrire e strisciare per terra, avrebbe voluto vederla condannata a mille anni di Azkaban, al bacio del Dissennatore… qualsiasi cosa che potesse provocarle dolore. Aveva voluto la vendetta. Ma ora…

Andromeda fece qualche passo all’interno, seguita da Narcissa che chiuse la porta alle loro spalle. Gli occhi di Bella erano ancora spalancati. Vuoti, guardavano il nulla.

“Mi aveva promesso l’avrebbe risparmiata” sussurrò Andromeda, la voce roca “Mi aveva promesso che non avrebbe toccato la mia Dora”

“Promesso…? Quando?” le chiese Narcissa e, dopo un attimo di esitazione, allungò una mano per stringere quella della sorella. Andromeda rimase per alcuni secondi immobile, poi decise di ricambiare la stretta. Quasi poteva sentire la voce di Ted sussurrarle che era una persona buona, dal cuore grande, sempre pronta al perdono.

“E’ venuta a casa mia prima della morte di Silente” rispose lentamente, sempre fissando Bellatrix. Sembrava quasi innocua nella morte.

Narcissa fece un gesto sorpreso.

“E’ venuta a casa tua? Perché?”

Andromeda esitò. Anche ora, ora che Bellatrix aveva infranto la promessa, ora che aveva ucciso Dora, ora che le conseguenze di quell’affetto indissolubile erano evidenti a tutti, anche ora, esitava.

“Ormai la nostra promessa è rotta” fece e, proprio nel dirlo, si rese conto che il loro Voto Infrangibile aveva funzionato esattamente come l’incantesimo vero e proprio. Bellatrix aveva ucciso Dora, contravvenendo alla promessa e, per questo, era morta.

La promessa era sciolta.

“Bellatrix era incinta” spiegò Andromeda spostando infine lo sguardo da Bellatrix per fissarlo su Voldemort. Anche lui nella morte non faceva poi così paura, il viso rattrappito, gli occhi rossi vuoti. Come aveva potuto Bellatrix amare un uomo del genere? Forse, tutto sommato, Bellatrix aveva sofferto per tutta la sua vita, amare lui poteva effettivamente essere una condanna peggiore della morte stessa. Come doveva essere amare un uomo che di umano non aveva più nulla, neanche l’aspetto? Perché poi condannarsi a una vita di sofferenza, perché ricercare l’affetto di un essere di quel tipo… Non si sceglie chi amare e Bellatrix ne è l’ennesima dimostrazione.

Narcissa sciolse la loro stretta di mano, voltandosi di scatto verso Andromeda.

“Non è possibile, negli ultimi mesi ho vissuto praticamente sempre insieme a lei” fece una pausa “me ne sarei accorta se avesse partorito, se avesse avuto un figlio!”

Narcissa era sconvolta. Non poteva essere vero, non aveva senso. Anche lei spostò lo sguardo su Voldemort e all’improvviso capì.

“Oh” fece piano “oh” ripeté più forte “Un bambino del Signore Oscuro?”

Andromeda annuì. Le stava scoppiando la testa, oltre che il cuore. Non sapeva più cosa provare, troppe emozioni contrastanti si accavallavano in lei.

Odiava Bellatrix ed era dispiaciuta per la sua morte. Poteva volerle ancora bene? Poteva? Dopo che quella pazza le aveva ucciso la figlia?

Sembrava di sì.

Ma ci avrebbe pensato in un secondo momento. Non importavano i suoi sentimenti per Bellatrix. Il dolore per la morte della figlia ricopriva tutto il resto. Qualsiasi emozione provasse non era libera dal dolore per la morte di Ninfadora, sentiva che non sarebbe più potuta essere davvero felice o soddisfatta, la morte di Dora sarebbe stata sempre con lei. Uno velo vagamente visibile, come un leggero strato di polvere.

Allungò la mano e pose due dita sugli occhi di Bella, chiudendole le palpebre.

E non hai bisogno del mio perdono. Che ti perdoni o no, rimarrai lo stesso per tutta la vita nel mio cuore come una ferita.

(I Fratelli Karamazov, Fedor Dostoevskij)


 

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Ed eccoci giunti alla fine di questa storia! Sono un po’ emozionata perché è la prima ff che termino, è normale provare un po’ di malinconia, suppongo?

Spero che questo capitolo non sia una delusione, probabilmente avrei potuto fare la storia un po’ più lunga e suddividerla in più capitoli, ma alla fine credo che così abbia abbastanza equilibrio… sempre che questi sbalzi di tempo e di prospettiva non destabilizzino troppo ^^’

Per quanto riguarda quell’accenno alla sessualità di Dora… nei libri sappiamo solo che è innamorata di Remus, non sappiamo nulla di più. Mi piaceva accennare a un personaggio bisessuale o pansessuale senza però farne un dramma, genitori che non accettano ecc. mi piaceva l’idea che, nel mondo magico, etero o gay non sia importante e credo mi terrò su questa linea anche in altre ff. L’amore è amore e sono sicura che i maghi ci siano arrivati prima di noi Babbani ;)

Per il resto, niente. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate!
Ringrazio tutti voi che avete letto e avete recensito. Grazie davvero per il supporto!

Clo

P.S. Le parti in grassetto sono prese paro paro dai Doni della Morte, capitolo 1!


 

  
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