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Autore: Keeper of Memories    01/03/2020    2 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Zona desertica, Tuchanka, 2246 EC

Seduta sulla navetta, Rebekha stava regolando il calibratore del suo Disciple, immersa in un silenzio tombale.
«Quella non è certo un’arma comune, nemmeno per un’asari» osservò il salarian seduto accanto a lei.
«No, non è in dotazione alle comuni cacciatrici» rispose, lapidaria.
«Oh ma vedo che lo avete modificato!» Il salarian si sporse verso di lei, poteva vedere le sfumature aranciate sulla pelle chiara.
«Si, l’ho modificato a mio piacimento» rispose allontanandosi, gesto che non sfuggì allo sguardo sveglio del salarian.
«Perdonate l’intrusione. Non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Zerum Solus»
«Rebekha T’Soni» disse, riportando l’attenzione sul suo fucile a pompa.
«Ehi capo, se non fai stare zitto quel salarian lo faccio stare zitto io.»
A parlare era stato uno dei due membri della squadra di Mordin, un krogan particolarmente grosso e dalla placca bluastra, la presa stretta sul suo fucile d’assalto.
«Risparmiati per i bruti, Tral» rispose Mordin, quindi si rivolse a Zerum «Io e la mia squadra siamo abituati a tacere durante i trasporti. Aumentiamo la tensione e la scarichiamo in battaglia.»
«Oh, ma è una tattica molto intelligente, sfrutta alla perfezione la forza bruta di-»
«Solus» lo interruppe Rebekha, lanciandogli un’occhiataccia.
«Giusto.»
 
«Ehi, siamo quasi arrivati» grugnì a un certo punto il secondo membro della squadra di Mordin, seduto alla guida del trasporto corazzato su cui si trovavano «Sempre che il salarian non ci abbia portato nel posto sbagliato.»
«È il posto giusto. Lasciaci dietro quelle alture» disse Zerum, indicandole al krogan alla guida «proseguiremo a piedi.»
«C’è un motivo per tutto questo astio?» chiese Rebekha a Mordin, dopo essere scesa dal veicolo.
«Tral e Vork sono tra i guerrieri più anziani degli Urdnot, ricordano ancora i tempi della genofagia. Hanno bisogno di tempo, come ne hanno bisogno tutti i krogan.»
«Capisco. E com’è possibile che una krogan con meno di un secolo sia a capo di una squadra di veterani?» chiese, accennando alla placca rossiccia di Mordin non ancora del tutto saldata.
«Stolta ragazzina» grugnì Tral «i krogan seguono solo i più forti.»
Rebekha ebbe l’impulso di lanciare lontano il krogan con i suoi poteri biotici ma forse, rifletté, litigare prima di scendere in campo non l’avrebbe aiutata a farsi pubblicità.
«Siamo arrivati» annunciò Zerum, in testa al gruppo. Avevano camminato in mezzo ad alcune formazioni rocciose chiuse ad anello, trovandosi quasi in cima ad una di esse. Sotto di loro, il terreno scendeva ripido fino a uno spiazzo di piccole dimensioni. Lì, attorno all’ingresso di un bunker sotterraneo, si trovavano delle colossali creature informi, un amalgama di tessuti organici che ricordavano a volte un krogan, a volte un turian. Rebekha ne contò sei.
«Quelle creature sono i cosiddetti bruti, giusto?» chiese Mordin.
«Precisamente. Urdnot Grunt ne ha uccisi tre, ma ce ne sono ancora troppi» rispose Zerum.
«Se vogliamo capire cosa ci fanno qui, dobbiamo arrivare a quel bunker. Quindi» Rebekha imbracciò il suo fucile a pompa, sorridendo «facciamo a chi ne uccide di più?»
«Ah! Non mi farò battere da un’asari» annunciò Tral, prima di buttarsi lungo il pendio.
«Aspettate!» tentò di fermarli Zerum, ma Mordin e Vork lo stavano già seguendo. «Per favore T’Soni, non fare nulla di…»
Con i suoi poteri biotici, Rebekha concentrò un campo di forza sulle sue gambe e, presa la rincorsa, saltò, atterrando sulle massicce spalle di uno dei bruti.
«… avventato.»
Zerum prese dalla cintura una minuscola sfera metallica, che premette appena tra le dita sottili, e la fece scivolare lungo il pendio, attendendo qualche secondo mentre questa ghiacciava il terreno al suo passaggio. Quindi seguì tale percorso, slittando sul ghiaccio, e arrivò in fondo al pendio quasi contemporaneamente alla squadra krogan.
 
Rebekha era in equilibrio precario sulla spalla del bruto, mentre questo cercava di scuotersela di dosso in maniera goffa. Per tutta risposta, l’asari attivò la lama del factotum con cui trafisse il bestione all’altezza del torace. Non aveva mai visto nulla del genere: masse di pelle grigiastra tenute insieme da impianti e strutture cibernetiche, quello più esteso collegava una minuscola testa turian a un massiccio corpo krogan, che di krogan aveva ben poco poiché la stazza era almeno il triplo rispetto a quella dei nativi di Tuchanka.
Dopo una rapida occhiata, fu proprio il “collo” a sembrarle la parte più vulnerabile di quel bestione. Fece un respiro profondo, concentrandosi in quella baraonda prima per creare un campo biotico non troppo forte ma sufficientemente esteso in quel punto, poi per farlo variare repentinamente in intensità in alcuni punti, disgregando in parte i fragili circuiti a causa dell’improvviso cambiamento della massa. (*)
Il bruto smise di dimenarsi ed emise un verso stridulo, prima di sollevare un poderoso braccio e lasciarlo cadere sopra Rebekha, che ebbe pochi secondi soltanto per disattivare la lama factotum e schivare la manata lasciandosi cadere a terra.
Sbuffò, usando di nuovo i suoi poteri biotici per spiccare un salto verso il braccio del bruto, fisso a terra mentre si metteva in posizione per caricarla. Non ci impiegò molto ad arrivare ad una delle protuberanze ossee che proteggevano il fragile collo sintetico, alla cui base si accavallò. Quindi strinse le braccia attorno al collo, appena sopra i cavi che poco prima aveva danneggiato, puntò i piedi alla base e spinse con tutte le forze che aveva, modificando il campo di forza attorno alle sue gambe per avere più spinta.
Tra urla inumane, Rebekha schizzò lontano, assieme alla testa del bruto che stava saldamente abbracciando.
«Ehi Tral, ne ho ucciso uno da sola» gridò verso la squadra di krogan che poco più in là aveva appena abbattuto uno dei bruti, crivellato di colpi.
«Beh anche noi, come vedi!» rispose il krogan più anziano.
«Certo, siete in tre! Ci avete anche messo troppo.»
«T’Soni!» la chiamò una voce acuta alle sue spalle.
Rebekha si voltò di scatto, appena in tempo per vedere uno dei bruti caricarla.
«Oh, per la Dea…»
Ci furono esattamente quattro spari, due per ogni gamba del bruto, prima che questo cadesse rovinosamente a terra ad alcuni metri da Rebekha, gli arti inferiori totalmente coperti di ghiaccio.
«Tutto bene?» chiese Zerum, accorso al suo fianco imbracciando un lanciagranate.
«Tutto bene» rispose Rebekha, con il fiatone.
«È una buona idea sfruttare la debolezza strutturale del collo come hai appena fatto. Tuttavia, non sei stata abbastanza efficiente.»
«Ma davvero? E allora illuminami, genio» commentò sarcasticamente, poco prima che il bruto rompesse il ghiaccio e si rialzasse «Maledizione.»
Zerum però non si scompose, puntò invece il lanciagranate e sparò, centrando alla perfezione il collo del bruto. «Usa i tuoi poteri biotici sul ghiaccio, presto!»
Istintivamente, Rebekha eseguì, ricoprendo il ghiaccio con un campo di forza che, di nuovo, fece variare rapidamente. Il ghiaccio si disgregò con facilità, staccando di netto la testa del bruto.
«Beh, siamo a quota due.»
Con questa tattica, Rebekha e Zerum eliminarono un altro bruto, arrivando a contendersi il quarto con la squadra krogan in una disputa che avrebbe determinato il pareggio o la vittoria per Rebekha.
Fu la giovane Mordin a prendere tutti alla sprovvista: attese che Zerum usasse il suo lanciagranate, poi, prima che Rebekha potesse agire, lanciò una granata che fece esplodere il ghiaccio in migliaia di schegge taglienti, decretando il pareggio di quella gara improvvisata.
Rebekha si lasciò cadere a terra, ansimante, assieme ai tre krogan. L’unico che non mostrava segni di fatica era Zerum, che invece si sedette compostamente.
«Non combatti male, per un’asari» commentò Vork, il krogan che li aveva condotti fin lì.
«Neanche tu combatti male per un krogan» rispose Rebekha, ridacchiando.
«Assurdo, la selezione naturale ha chiaramente operato sui krogan per renderli i predatori perfetti su un pianeta selvaggio e inospitale come-»
«Solus.»
«Ah. Era una battuta vero?»
«Tu piuttosto, combatti bene per un salarian» osservò Rebekha.
«Mandare su Tuchanka un ambasciatore incapace di difendersi è sciocco quanto pretendere affetto da un varren a digiuno. I membri della famiglia Solus che vogliono intraprendere la carriera dell’ambasciatore vengono addestrati assieme alle reclute della Squadra Operazioni Speciali.»
«Capisco.»
«Faremmo meglio a sbrigarci. Dobbiamo entrare in quel bunker» osservò Mordin, rimettendosi in piedi.
«Prima di andare, vi suggerisco di prendere uno di questi» disse Zerum , prendendo dalla cintura degli stimolanti e offrendoli ai presenti «Non sappiamo cosa affronteremo là dentro, meglio essere pronti.»
D’accordo con il salarian, tutti ne presero uno, Rebekha prima di tutti poiché l’uso prolungato dei suoi poteri biotici l’aveva sfiancata.
Non ci volle molto per aprire il bunker, il protocollo che gestiva l’apertura delle porte era facilmente hackerabile anche con programmi reperibili su extranet, a dimostrazione che chiunque abitasse quel bunker aveva ritenuto sufficienti i bruti come difesa.
L’interno non era particolarmente spazioso, due stanze appena, la più ampia adibita a laboratorio mentre la seconda ad alloggio. Fu la prima però ad attirare l’attenzione di tutti. Il laboratorio sembrava perlopiù intatto, tutti gli analizzatori e gli scanner puliti e in ordine, le provette e i vetrini mai usati.
L’unica nota stonata era quello che a prima vista sembrava un sistema di contenimento di qualche tipo, simile a quelli comunemente usati per analizzare oggetti irradianti nei laboratori. Non aveva nessuna marca, quindi non era stato prodotto da nessuna industria nota, ma era troppo ben fatto per essere un lavoro artigianale.
«Solus, hai idea di cosa sia questo?» chiese Mordin, osservando attentamente l’oggetto ignoto.
«Mai visto in vita mia. È chiaramente un sistema di contenimento di qualche tipo ma posso avere indizi su cosa contenesse solo dopo un’analisi approfondita.»
«Molto bene. Informeremo Urdnot Bakara e l’ambasciatore, prenderanno i provvedimenti necessari.»
«Ho trovato qualcosa d’interessante» annunciò Rebekha, facendo capolino dagli alloggi. Mordin e Zerum la raggiunsero subito.
«Di cosa si tratta?»
«Ci sono tre posti letto, quindi non più di tre persone vivevano qui. Nella dispensa ho trovato scorte alimentari sia destrogire che levogire, con una prevalenza di quest’ultime.»
«Probabilmente per un turian. Non si vedono molti quarian in questa zona» osservò Mordin.
«Ho pensato la stessa cosa» rispose Rebekha, annuendo «non è tutto. C’è anche un dispensatore di medigel che permette di selezionarlo nella sua formulazione classica o in quella specifica per hanar.»
«Quindi abbiamo un gruppo di tre ricercatori, tra cui un turian e un hanar» disse Zerum.
«Avete un buon spirito di osservazione T’Soni Rebekha» osservò Mordin, prima di volgere nuovamente l’attenzione verso il laboratorio «Ehi, Vork! Trovato nulla in quel computer?»
«Non molto capo» rispose il krogan anziano «Hanno provato a fare pulizia, ma andavano di fretta. Sono riuscito a recuperare qualche file.»
Vork ne aprì uno: un’immagine tridimensionale di un simbolo apparve sullo schermo olografico. Rebekha non ne aveva mai visto uno ma perfino lei sapeva che quella era la rappresentazione stilizzata di un razziatore.
«Sembra che la preoccupazione di Urdnot Bakara fosse fondata dopotutto» osservò Zerum.
«Avremo bisogno di una squadra di tecnici per recuperare le informazioni da quel computer e analizzare gli strumenti. Andiamo, non abbiamo altro da fare qui» concluse Mordin.
«Aspettate» li fermò Rebekha «posso avere i file recuperati finora? Conosco qualcuno che potrebbe saperne di più»
«E sia. Vork trasferisci i dati sul factotum di T’Soni. Vi attendiamo al mezzo di trasporto.»
«Subito capo.»
 
«Ehi Quilla?»
Rebekha stava raggiungendo il resto del gruppo assieme a Vork, quando decise di non perdere tempo e chiamare subito l’amica.
«Rebekha! Ci hai messo poco. Hai già trovato quello che cercavi?»
«Non proprio. Ho aiutato una squadra krogan in una missione e recuperato qualche video di sorveglianza dove faccio fuori un bestione a mani nude da far circolare su extranet. Sai com’è, pubblicità.»
«Interessante, ma non è questo il motivo per cui mi hai chiamata vero?»
«No infatti.» Rebekha inviò alla drell i dati ottenuti dal computer, aggiornandola brevemente sugli eventi accaduti.
«Curioso» commentò Quilla «ho appena congedato un turian con dei file interessanti su un gruppo noto come Adoratori delle Antiche Macchine. Il simbolo che li identifica era lo stesso che mi hai appena mandato.»
«Perfetto! Riusciresti a dirmi di più?»
«Dammi qualche ora, ma fai attenzione. Questa setta ha membri anche tra i rappresentanti politici, scegli con cura le persone con cui condividere queste informazioni.»
«Capisco, farò attenzione.»
«E non caricare quei video su extranet! Potrebbero venirti a cercare.»
«Va bene» sbuffò Rebekha. Tanto lavoro per niente.
«Ti chiamo appena ho i dati. A presto»
«A presto»
 
 
(*) non è nulla di trascendentale, Rebekha ha solo usato deformazione sul bruto. Vedere il codex per approfondimenti.
   
 
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