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Autore: cin75    01/03/2020    5 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di giorni dopo, Jared tornò alla centrale e quando Jensen lo vide entrare, notò che il giovane aveva un porta abiti tra le mani.
“Cos’è? Devi andare ad un matrimonio dopo?”
“No, ma tu devi andare in tribunale adesso!” rispose sorridendo.
“Cosa?!”
“Il giudice ha saputo tutto quello che c’era da sapere sul tuo caso e ha indetto un’ udienza  immediata. Tra un’ora dobbiamo essere in tribunale, quindi tu adesso vieni con me in bagno, ti dai una sistemata, una rasata e infili questo!” fece, tirando giù la zip del porta abiti e mostrando a Jensen un abito grigio dal taglio semplice ma elegante, una camicia antracite e una cravatta a tono.

Quando arrivarono in aula, l’avvocato che doveva affiancare Jensen – specificatamente indicato da Morgan – gli fece cenno di avvicinarsi a lui. Si presentò e gli spiegò che per lo più sarebbe stato il giudice a parlare e solo se , il giudice stesso lo avesse richiesto, poteva dire qualcosa. Jensen era nervoso.
Forse non lo era mai stato tanto in vita sua.
Forse perché ora si rendeva conto che si stava giocando la sua vita.
La prima volta , era talmente sconvolto e confuso da tutto e tutti, che nemmeno se ne rese conto di essere passato dall’insegnare al braccio della morte. 

Poi si girò. Cercò Jared, almeno con lo sguardo. Lo vide seduto in fondo all’aula. Sorridente. Il giovane alzò i due pollici verso di lui, segno che sarebbe andato tutto bene e in quel momento il cancelliere richiamò tutti e fece ingresso il giudice Sheppard.
Jared per un attimo si sentì nervoso, poiché Sheppard passava per uno decisamente duro e severo. Anche JD lo aveva “affrontato” in un paio di casi ed era stata sempre una dura lotta. Per un attimo temette il peggio, ma poi pensò all’effettivo incartamento di Jensen e non poteva andare diversamente da come aveva pensato andasse.

“Avvocato Olson, per il verbale, dichiari il motivo di questo riesame.”
L’avvocato accanto a Jensen, si alzò e spiegò tutto. Caso, prove, analisi e tutto ciò di cui in quelle settimane avevano discusso e che era stato rimesso al vaglio della giustizia anche se in maniera ancora discreta e non pubblica.
Poi si rimise seduto.
Il giudice , nel mentre continuava a visionare le carte che aveva davanti irichiamò JD: “La procura?”
“Jeffrey Dean Morgan, per la procura, Giudice!”
“Procuratore Morgan, ci rivediamo!! Avevo ragione io riguardo quel suo ultimo caso. ”
“Spero di pareggiare riguardo questo caso, signore.”
“Questo lo deciderò io.”
“Naturalmente!” asserì diplomaticamente Morgan.
“Qual’è la posizione della Procura riguardo alla situazione del sig. Ackles!”
“Come lei sa, signor Giudice, sono procuratore di questo distretto da poco tempo e solo da qualche settimana , il caso del sig. Ackles è stato portato alla mia conoscenza e quando ho letto i vari….”
“Pochi giri di parole, procuratore. Qual’è la posizione della procura di Stato a riguardo?!”
“Imbarazzante, signore. Decisamente imbarazzante!” rispose schietto Morgan, tanto che perfino il giudice Sheppard si ritrovò ad alzare le sopracciglia, sorpreso da una tale presa di posizione. “La procura è pronta a rimediare con ogni mezzo giuridico a propria disposizione.”
“Ok!” e tacitando chiunque stesse per parlare, riportò lo sguardo sui documenti e più lui li studiava , più lo stomaco di Jensen si contorceva. Si girò appena per guardare Jared che gli fece un sorriso accennato , incoraggiandolo comunque.
“Sig. Ackles!” tuonò la voce del giudice.
“Sissignore!” rispose d’istinto, il ragazzo, richiamato.
“Sig. Ackles si alzi, per favore.” intimò il giudice Sheppard seduto al suo scranno.
Jensen obbedì, si alzò, poggiando appena le mani ancora ammanettate sul bordo della scrivania davanti a lui.
“Oltre 18 mesi fa, lei fu portato davanti a questo Giudizio poiché accusato di omicidio di primo grado eseguito con inaudita efferatezza. Il mio esimio collega , il giudice Morrison, presiedette alle poche udienze. Una giuria di suoi pari la ritenne colpevole e la giudicò, all’unanimità, come tale. E lei venne condannato alla pena di morte tramite iniezione letale. E’ giusto?!” chiese con autorità sia al detenuto che all’avvocato al suo fianco.
“Sì!” risposero entrambi.
“Qualche giorno fa, al mio ufficio è stata consegnata la sua pratica. Questo perché , purtroppo, il giudice Morrison non è più tra noi. Mi è stato chiesto con veemenza e urgenza , da due miei esimi colleghi, di studiarla, poiché, dopo che la sua esecuzione è stata rimandata, anche se le rammendo che una nuova data è imminente fino a mio differente giudizio a fine di questa udienza." asserì serio fissando l'imputato che si ritrovò a deglutire terrore pensando che quell'incubo poteva ricominciare di nuovo.
"Beh!...sig. Ackles...” e scartabellando ancora tra le varie carte, sospirò frustrato.
Jensen sentì il suo cuore fermarsi e scoppiare d’ansia, in quei pochi momenti di silenzio.
Fin quando il giudice non riprese il suo discorso.
“Da quello che ho letto e che leggo ancora, mi trovo concorde con l’imbarazzo della Procura. Io davvero sono allibito e sconcertato da quello che ho visto tra queste carte e non capisco come si sia potuto arrivare ad un giudizio simile. Ne’ la difesa, né la Procura, tanto meno ogni singolo membro della giuria sembra aver fatto ciò per cui era stato chiamato a fare: giustizia. Non vedo prove a discarico nel suo fascicolo, non vedo esami biologici tra le prove forensi che la indichino come solo e unico responsabile della morte della giovane Bradbury; non vedo testimonianze che potevano escludere ogni ragionevole dubbio a favore della sua innocenza. Nemmeno la richiesta di un riesame, di una prova d’appello. Ciò che vedo e che ho letto sono solo prove indiziare su un uomo che era nel posto sbagliato al momento sbagliato.” e così dicendo, Jensen vide il giudice fare cenno alla guardia giurata al suo fianco, mentre quelal sorta di giustificazione continuava: "Se si dovesse indicare un'udienza per spiegare il significato di "terribile errore giudiziario", questa udienza sarebbe la sua!"
L’agente gli si avvicinò e dopo aver preso le chiavi dalla sua cintura, gli tolse le manette ai polsi e alle caviglie.
Non ci fu mai suono più bello di quello che fecero le catene di quelle manette quando caddero al suolo, lasciandolo libero.
Jensen si sentì sollevato, ma stranamente ancora non riusciva a sorridere di quel sollievo. Quindi tornò a fissare il giudice.
“Sig. Ackles, dichiaro nullo il suo procedimento. La dichiaro estraneo ai fatti che la indicavano come causa della morte della povera Celeste Bradbury. Ordino la cancellazione dalla sua anagrafica di ogni riferimento a quell’imputazione e la dichiaro innocente. Lei è libero di andare.”
“Io...io...” riuscì solo a balbettare , Jensen, incredulo.
“Ordino al mio Ufficio , altresì ,  di quantificare equamente in valuta monetaria il danno psicologico e da quello che vedo anche fisico che lei ha subito in questo periodo...” poiché sul viso di Jensen vi erano ancora i segni dell’aggressione in prigione. “... e ad atti….”
Ma Jensen si permise di intervenire. “No, Signor Giudice io non voglio niente...”
“E’ una mia decisione e di questa Corte, sig. Ackles. La sua opinione in proposito non mi tange. Una volta che avrà avuto quello che le deve essere dovuto sarà libero di farne ciò che vuole. Chiaro?” replicò severo il giudice a cui Jensen non potè che annuire ubbidiente.
“Riprendiamo….Ordino, ad atti consegnati, di riaprire il caso Bradbury, al fine di fare realmente giustizia e poiché , lei , sig. Ackles, era comunque presente a quell’infausto avvenimento….a lei chiedo, qualora ce ne fosse bisogno, di rendersi disponibile comunque alle nuove indagini.”
“Lo farò, signore. Nonostante io sia di nuovo un uomo libero, non posso dimenticare che una vita è stata spezzata. Una giovane vita innocente. Io per primo so cosa significa essere innocente e pagare ingiustamente. Farò quello che posso perché chi ha commesso quel reato, paghi per ciò che ha fatto!”
“Questo le fa onore, Ackles.” poi, richiudendo il fascicolo che aveva davanti e passandolo al cancelliere al suo fianco, ordinò: “L’udienza di riesame è conclusa. Gli atti verranno rimandati alla Cancelleria.”

E mentre tutti andarono via, svuotando l’aula. Compreso l’avvocato che affiancava Jensen, il ragazzo, non riusciva a muovere un passo, fin quando non si accorse che aveva qualcuno di fronte. Alzò di poco lo sguardo, che fino a quel momento era fisso sui suoi polsi liberi.
“Jared!” sussurrò. “Io...io sono...”
“Libero, sì. Sei libero, Jensen.” sembrò confermargli , l’investigatore.
“Non ci credo. Io ancora non ci credo!”
“Beh! Credici, amico. Perché è così. Sei libero e puoi , anzi devi, riprenderti la tua vita!”
“Tu….sei ...sei stato tu!” disse all’improvviso.
“Io, cosa?!”
“Tu mi hai salvato la vita, Jared. Mi hai creduto quel giorno in parlatorio e mi hai...”
“Jensen, eri innocente e io ho fatto solo il mio lavoro. Offrimi il pranzo e siamo pari!” provò a tranquillizzarlo e a scherzare.
“Sì...sì...certo che sì. Certo che ti porto a pranzo e a cena e a….”
“Ok! Ok!!! mi basta il pranzo di oggi!!” lo fermò ridendo, Jared. 

In quel momento un impiegato del Tribunale si avvicinò a loro.
“Signore, sono arrivati i suoi effetti personali dal penitenziario. Quando vuole, può ritirarli!”
Jensen lo ringraziò e poi, facendo un respiro profondo, fece per avviarsi e prendere la porta che dava sul corridoio dei detenuti così da poter andare a ritirare le sue cose.
Ma non appena si mosse, il braccio di Jared lo trattenne.
“Jared ma cosa….devo andare a ...”
Jared gli sorrise.
“Non da lì, Jensen.” disse. “Ma dalla porta principale e a testa alta, come ogni uomo libero e innocente.”
Jensen restò senza fiato e fissò quasi interdetto la porta principale dell’aula da cui Jared gli aveva detto che aveva tutto il diritto di oltrepassare.
Tutto esplose in quel momento. In quella consapevolezza.
Jensen abbassò lo sguardo, forse imbarazzato. Le sue spalle si curvarono appena.
Pianse. In silenzio.
Nascondendo il viso nel palmo di una mano, cercando di trattenere i singhiozzi nel suo petto.
Sentendosi, poi, improvvisamente, più libero di sfogarsi quando si rese conto che Jared lo stava abbracciando e che cercava di consolarlo e calmarlo.
“E’ finita, Jensen. È finita. Sei libero, sei finalmente libero!!” gli sussurrava Jared in quell’abbraccio consolatore, mentre Jensen rispondeva a quell’abbraccio e a quelle parole con semplici “Grazie!”

Passarono alcuni giorni da quello in cui la vita di Jensen riprese a scorrere.
Alla tv non si faceva che parlare di quello che gli era successo, della sua cattura, della sua condanna e di come poi, dopo un anno e mezzo, era stato rilasciato perché completamente innocente.  Di come si stava per andare incontro all’ennesimo errore giudiziario che sarebbe finito tragicamente con una morte, a cui niente avrebbe portato rimedio.
Ma della possibile implicazione dell’ex procuratore ora sindaco, nessun cenno.
Naturalmente in quei giorni ci furono anche manifestazioni di quelli che, cogliendo la palla al balzo, manifestarono contro la pena di morte, le varie testate giornalistiche si sfiancavano per avere un' intervista con Jensen e il ragazzo, pur essendo di nuovo libero, era , paradossalmente, prigioniero nel suo appartamento.

Una sera, però, si rese conto che la ressa sotto casa sua era diminuita e allora approfittando della scala antincendio sul retro del suo condominio, riuscì a sfuggire ai vari giornalisti che ancora volevano una sua esclusiva sulla storia.
Si avviò cautamente verso i vicoli bui che lo avrebbero portato ad un isolato diverso dal suo e quando fu, finalmente lontano, respirò a fondo quell’aria di libertà che da tanto non sentiva riempirgli i polmoni. Camminò per un po’ tra le vie della città e quando, dopo essere entrato in un piccolo market per prendere qualche snack e un pacco di birre, ebbe l’impressione di essere stato riconosciuto, pagò in contanti per evitare che il commesso leggesse il nome sulla sua carta di credito e uscì dal locale. Velocizzò il passo e senza rendersene conto, si ritrovò, con sua stessa sorpresa , nella via in cui abitava Jared.
L’investigatore gliel’aveva detta durante uno dei loro incontri, gli aveva descritto il bel parco giochi che aveva di fronte all’ingresso principale, la statua di un impettito angelo a guardia di quello stesso parco, il negozio di caramelle poco distante e a Jensen bastò guardarsi intorno per capire che era davvero nella via in cui Jared abitava. 

Fece il giro dei pochi ingressi abitativi che c’erano e quando ad un portone di legno lesse “J. Padalecki, 2B”, capì che era davvero casa di Jared.
Stava per bussare quando il portone di ingresso si aprì e ne uscì una giovane coppia. Jensen rimase un attimo interdetto, ma i due giovani gli sorrisero, lo salutarono cortesemente e vedendo quello che aveva in mano e credendo che stesse per bussare per far visita a qualcuno, gli lasciarono il portone aperto.
Jensen ringraziò sorridendoli e poi entrò.

Salì a piedi fin quando non si ritrovò davanti ad una porta su cui c’era un 2B affisso all’angolo alto.
Bussò.
Un paio di volte.
E quando la porta finalmente si aprì, lo sguardo sereno ma decisamente sorpreso di Jared, lo investì in pieno.
“Jensen...ma cosa...cosa ci fai qui?!”
“Scusa….scusa….lo so non sarei dovuto passare così….ma è che io….” e poi vedendo comunque la perplessità sul volto del più giovane , Jensen, si convinse di aver fatto un grosso sbaglio e cercò di rimediare. “Ok! Senti….ho...ho sbagliato. Tu sei di certo impegnato o in compagnia….”
“Jensen!”
“... e io non avevo alcun diritto di….”
“Jensen!!”
“..di presentarmi qui e...”
“Jensen sta’ zitto!!” disse finalmente autoritario Jared. E Jensen si ammutolì. “Sta’ zitto e vieni in casa!” fece poi più cordialmente, lasciandogli lo spazio per entrare.
“Sei sicuro?!”
“Non sono impegnato, non sono in compagnia e l’unica cosa che mi aspetta è un film sul divano. Tu, a quello che vedo, hai snack e birra, quindi!!”
“Ok!” fece più rilassato ed entrando in casa.
Jared gli indicò la cucina e poi si chiuse la porta alle spalle.

   
 
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