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Autore: biatris    02/03/2020    1 recensioni
Il biondo rimase a guardarlo mentre se ne andava con la stessa rapidità con cui era comparso. Rabbrividì. Quel gatto gli suscitava sentimenti contrastanti e, se da un lato riusciva a stimolarlo come poche altre persone, avrebbe quasi potuto dire nessuna, dall’altro ne era intimorito. Sospirò. Non che potesse farci molto, ma gli sarebbe comunque piaciuto capire come comportarsi con lui. Scosse la testa, si aggiustò gli occhiali e raggiunse i compagni...
Erano amici. o no? Compagni di squadra? E allora cos'era quella strana sensazione? Il piccoletto avrebbe potuto giurare i non provare la stessa cosa con nessuno dei suoi amici o compagni di squadra...
E sì, forse le cose erano davvero più complicate di quanto sembrasse. O forse erano innegabilmente semplici.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tetsurou Kuroo, Tobio Kageyama
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TSUKISHIMA POV
Non appena Sawamura gli aveva chiesto di alzarsi Tsukishima sibilò dal dolore. Non era sicuro che sarebbe riuscito a camminare sopra al proprio piede nella situazione in cui era.
  • Se il vostro quattrocchi ha rotto il piede farlo alzare peggiorerà la situazione – sentì dire a Kuroo – se uno dei tuoi giocatori mi darà una mano, lo porterò io stesso all’infermeria della scuola senza che debba appoggiare quel piede –
Ecco, quello era però ciò che voleva evitare. Tentò di protestare, ma sapeva che se Kuroo fosse riuscito a convincere Sawamura e il coach non avrebbe avuto scelta.
  • Suga, vai tu con loro? – ecco, appunto.
Sospirò. Il moro si avvicinò e, dopo aver scambiato due parole con Sugawara, si abbassò per caricarselo in spalla, aiutato dallo stesso alzatore.
 
HINATA POV
Tsukishima era caduto e si era fatto male. Ed ora cosa dovevano fare? La partita era stata momentaneamente sospesa, in fondo era solo un’amichevole.
  • Pensate che si sia fatto molto male? – chiese Hinata ai compagni.
  • Idiota, per come è caduto è già un bene se non si è rotto un piede! – lo rimproverò Kageyama.
  • Ehi! Ho solo chiesto! – ribatté lui – E poi porti sfiga!!! Perché dovrebbe essersi fatto così male! –
  • Perché è caduto sopra il piede di Kuroo! – spiegò il moro – E non è fatto di burro come il tuo cervello! –
  • Parla per te! – urlò il rosso.
La discussione fu interrotta dall’arrivo di Sawamura.
  • Hinata, Kageyama, finitela! – disse solo.
I due si guardarono. Il capitano arrabbiato faceva paura, ma la versione di Sawamura che si trovava davanti a loro non era nemmeno arrabbiata, era piuttosto preoccupata. Hinata fissò il ragazzo.
  • Capitano, credi che Tsukishima si sia fatto molto male? – chiese.
L’altro scosse la testa.
  • Non ne ho idea – rispose – Ma di sicuro litigare tra noi non migliorerà le cose –
Il rosso abbassò la testa. Sawamura aveva ragione, come al solito.
  • Kageyama – chiamò.
L’altro lo fissò interrogativo.
  • Scusa – disse solo Hinata.
Il moro annuì, poi fece una cosa che non aveva mai fatto. Gli accarezzò i capelli.
  • Di cosa? – chiese.
Il rosso lo fissò. Come sarebbe a dire di cosa? Si chiese con espressione sospettosa continuando a squadrare il moro, che sbuffò.
  • Lasciamo perdere – disse – Vieni, c’è Suga. Sentiamo cos’ha Tsukishima –
 
KAGEYAMA POV
Quell’idiota. Possibile che per parlarsi dovessero per forza litigare? In quella situazione la cosa che aveva meno voglia di fare era proprio quella. In fondo, pensò, sebbene Tsukishima fosse a tratti insopportabile, non avrebbe mai voluto che si facesse male veramente. Fissò il capitano, il quale li aveva appena rimproverati. Aveva innegabilmente ragione, si disse.
  • Kageyama – si sentì chiamare.
E ora cosa voleva quel mentecatto? Si voltò verso di lui.
  • Scusa – disse solo il rosso.
Tobio lo fissò. gli aveva davvero chiesto scusa? E ora cosa avrebbe dovuto dire? Fissò un secondo il compagno di squadra, poi annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma al momento non era sicuro di riuscire a parlare senza trovarsi a balbettare. Fece l’unica cosa che gli venne in mente. Alzò la mano e la passò tra i capelli del più basso. Di solito Hinata era un tipo abbastanza fisico, si disse sperando che così l’altro avrebbe capito.
Il rosso lo fissò con una strana espressione. Tobio dentro di sé si maledisse. Era evidente che non avesse capito quell’idiota. Sbuffò.
  • Lasciamo perdere – disse - Vieni, c’è Suga. Sentiamo cos’ha Tsukishima –
L’arrivo del vice-capitano gli aveva fornito l’occasione di scappare da quella scomoda situazione. La squadra si avvicinò a Sugawara, che si passò una mano tra i capelli.
  • Ho appena parlato con il coach e il professor Takeda – disse – Porteranno Tsukishima in ospedale per fare una radiografia. Fino ad allora non possiamo escludere che sia rotto –
Nel momento di confusione che seguì la dichiarazione Tobio faticò a capire chi dicesse cosa. Alcune volte il biondo aveva ragione quando diceva che la Karasuno era incredibilmente chiassosa.
  • Calma – intervenne il capitano Sawamura a placare i compagni – Non siamo sicuri di nulla al momento. Chiederò al professor Takeda di poter accompagnare Tsukishima in ospedale e vi farò avere notizie al più presto –
Daichi fu interrotto da un braccio di Sugawara, il quale gli disse a bassa voce qualcosa all’orecchio. Il capitano annuì e rispose velocemente. Poi raggiunse i coach delle rispettive squadre, i quali si erano portati all’esterno dell’infermeria.
 
TSUKISHIMA POV
In tutto il tempo che passò da quando lasciarono la palestra a quando Kuroo lo depose su un lettino dell’infermeria, Kei non disse nulla. Il piede pulsava dolorosamente e, guardandolo meglio, sembrava anche essersi gonfiato.
Una donna in camice sui quarant’anni si avvicinò al lettino al loro ingresso.
  • Buongiorno ragazzi, cosa… – sorrise, poi vide Kuroo – Tetsuro! cosa ci fai qui? – chiese.
Evidentemente il ragazzo doveva essere familiare all’infermiera, pensò Kei. L’aveva chiamato con il suo nome.
  • Akane-san – sorrise infatti il moro – Stavamo giocando a pallavolo contro la Karasuno. Tsukishima ed io abbiamo avuto uno scontro, mi è finito sopra il piede. – spiegò il ragazzo.
Kei notò come il moro sembrasse triste per tutto quello che era successo. Sperò solo che non si sentisse in colpa. Già sopportarlo normalmente era difficile, ma doverlo sopportare mentre si rodeva dai sensi di colpa sarebbe probabilmente stato oltre la sua portata.
  • Oh, capisco – disse la donna – Fammi vedere ragazzo –
Il biondo osservò la donna mentre gli esaminava il piede.
  • Non è rotto, vero? – chiese Kuroo dopo qualche secondo.
  • Non posso dirlo ora – rispose la donna – Per saperlo per certo dovrà fare una radiografia. Di sicuro il colpo è stato piuttosto forte. Credo che dovreste portare questo ragazzo in ospedale per saperne di più –
Tsukishima deglutì. Poteva essere rotto. E alle porte del campionato nazionale. Questa proprio non ci voleva, pensò. Si riscosse quando si sentì toccare una spalla. Guardò Sugawara e Kuroo al suo fianco. Fu il primo a parlare.
  • Vado a parlare con l’allenatore Ukai e il professor Takeda – disse – Chiedo se possiamo portarti in ospedale. Kuroo, stai qui tu con lui? –
Il moro annuì, incredibilmente serio.
Anche Kei annuì. Non era sicuro di riuscire a rispondere. Gli sembrava come se la sua gola si fosse improvvisamente seccata.
Sugawara uscì dall’infermeria dopo pochi secondi lasciandoli soli con l’infermiera.
  • Rimanete qui, vado a prendere una benda intanto. Lo fasceremo per il momento – disse prima di sparire attraverso una porta.
Kei sospirò. Ci mancava solo l’infortunio, si disse. Ora che finalmente aveva provato la sensazione di giocare in una squadra, la voglia di vincere, l’ultima cosa di cui ci sarebbe stato bisogno era quella caduta.
  • Io…Mi spiace – Kuroo lo riscosse dalle sue elucubrazioni.
Il biondo lo fissò. Si stava davvero dando la colpa per quello che era successo?
  • Ti spiace cosa di preciso? – chiese -Ti spiace di non avermi fatto più male, o ti spiace di non poter perdere contro di me al campionato nazionale? –
L’altro lo fissò per un attimo, come se non si aspettasse una risposta simile. Poi ghignò.
  • Credo mi dispiaccia di non averti fatto perdere l’uso della lingua – rispose – In fondo sarebbe stato sicuramente meglio –
Si guardarono, poi Tsukishima sorrise.
  • È capitato, non è colpa tua – disse.
Kuroo annuì. Doveva essersi stupito dell’affermazione di Kei, il quale, avvertendo addosso il suo sguardo, si sentì a disagio.
  • E poi quando ti senti in colpa sei ancora più insopportabile di quando parli a vanvera – disse perciò per stemperare la tensione.
Kuroo scosse la testa.
  • Il nostro piccolo Tsukki – lo prese in giro – Imparerai mai ad accettare che qualcuno si preoccupi per te? –
Kei lo fissò. Ed ora cosa avrebbe dovuto ribattere? Il moro lo stava fissando con un sorriso che era tutto un programma. Era inutile, pensò. Con Kuroo non l’avrebbe mai avuta vinta. Quel ragazzo era come un gatto: inopportuno, insopportabile, testardo, ma, esattamente allo stesso modo di un gatto, stare alla larga da Kuroo diventava davvero difficile quando il ragazzo ci si metteva. E Kei non era sicuro che quella situazione gli piacesse.
  • Vieni ragazzo, ti fascio il piede – lo riscosse l’infermiera – Poi Tetsuro ti accompagnerà di là. Ho parlato con il tuo allenatore che mi ha assicurato che ti porteranno a far vedere quel piede –
Tsukishima annuì allungando l’arto e facendosi fasciare dalla donna. La osservò notando con quanta cura maneggiasse il suo piede.
  • La ringrazio molto – disse alla fine il ragazzo.
L’infermiera sorrise.
  • E di cosa? È il mio lavoro! – rispose – E poi ho curato così tante volte Tetsuro che ormai curare arti disintegrati dalla pallavolo è il mio pane-
Tsukishima guardò il moro incuriosito. Non pensava che il ragazzo fosse così fragile. Kuroo, dalla sua parte, ebbe la decenza di arrossire.
  • Akane-san è mia zia – spiegò – Lavora qui da anni, ma come potrai immaginare mi ha curato più volte fuori da scuola che qui… -
Kei annuì. Ok, questo non se lo aspettava. ed ora come avrebbe dovuto comportarsi?
  • Capisco – disse solo.
  • Ok, sei a posto – disse la donna – Tetsuro, puoi portarlo di là –
  • Grazie, Akane-san – sorrise il moro.
Tsukishima lo fissò. Se gli avessero chiesto quando la sua concezione di Tetsuro Kuroo era cambiata, probabilmente gli avrebbe descritto quel momento. Kuroo aveva sorriso sinceramente a quella donna. Ed era bellissimo, pensò Kei. E lui era rovinato, si disse.
  
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