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Autore: lagertha95    03/03/2020    3 recensioni
Kylo Ren, alias Ben Solo: retaggio familiare pesante, solo, giovane, rabbioso, deluso, poco paziente, diviso, nerovestito, Lato Oscuro della Forza con sprazzi improvvisi di Luce.
Rey di Kakku, alias la mercante di rottami: retaggio familiare inesistente, sola, dinamica, entusiasta, alla ricerca di una figura a cui far riferimento, giovane, vestita di colori chiari, Lato Chiaro della Forza con sprazzi di Oscurità.
Kylo Ren e Rey di Jakku sono due facce della stessa medaglia, attratti inevitabilmente l'uno dall'altra, complementari: impareranno a vedere o si limiteranno a guardare?
Assolutamente Reylo, da raccolta di OS si è trasformata in una long che, pian piano, sto portando avanti.
"Nella guerra degli sguardi, vince chi riesce ad andare oltre ciò che vede." cristinik, twitter.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Salve a tutti/e!
Eccomi di nuovo, terribilmente in ritardo su una tabella di marcia che, alla fine, neanche esiste.
In realtà a questa storia tengo tantissimo, solo che ho una terrificante difficoltà nel farla procedere come voglio io, evitando di farla finire in modo totalmente opposto a come avevo immaginato.
Per questo, quindi, gli aggiornamenti non sono per nulla puntuali nè hanno una scadenza precisa: quando vengono vengono, spero che tutto sommato per voi non sia un problema.
Senza dilungarmi oltre, vi lascio alla lettura del nuovo capitolo :)
Ringrazio tutti e vi mando un grande bacio, 
Lagertha

 

Prendersi le misure
 
 
“Non sono niente, non sarò mai niente, non posso voler essere niente,
a parte questo ho dentro di me tutti i sogni del mondo.”

Alvaro De Campos

 


Prendersi le misure. Quello che avevano attivato era un processo lungo e da affrontare senza fretta. Conoscersi era basilare, avevano deciso, così procedevano lenti, a piccoli passi.
Un bacio, qualche carezza.
Al sesso ancora non erano arrivati, nonostante entrambi morissero dalla voglia di sentirsi completamente l’uno dell’altra.

Kylo, con quell’istinto di protezione che da sempre provava nei confronti di Rey, aspettava che lei fosse pronta, non sapendo che, per certe cose, non ci si sente mai pronti davvero.
Lei, di risposta, temeva il rifiuto, dandosi poi della stupida perché sapeva perfettamente che non l’avrebbe mai e poi mai rifiutata con la paura di perderla di nuovo, come sulla Starkiller.

La notte dormivano insieme, abituandosi alla fisicità l’uno dell’altra, al dormire rannicchiata di Rey, al russare lieve di Kylo.
Avevano provato a dormire da soli, ma non aveva funzionato: separati avevano incubi realistici e terribili.
Kylo Ren spesso si svegliava in preda agli incubi e allora neanche la voce di Rey, le sue mani, riuscivano a calmarlo.
Quasi come se la vicinanza avesse fatto perdere loro le capacità curative che fino a quel momento, vissuti lontani anni luce l’uno dall’altra, avevano avuto e allora Rey impazziva.
Non riusciva a vedere Kylo in quelle condizioni, ogni notte, urlante e sudato, preda degli incubi che lo intrappolavano e incapace di fare qualcosa.


Batuu era selvaggio e inospitale, ma li aveva accolti inaspettatamente bene, senza scatenargli addosso bestie sconosciute e feroci o disastri naturali di vario genere.

Si allenavano ogni giorno, senza eccezioni, combattendo con le spade laser o con i bastoni, usando la forza in acqua oppure sul ciglio di un burrone.
Si tenevano occupati, evitando di pensare a quello che si erano lasciati dietro – la ribellione e il primo ordine, una guerra che coinvolgeva tutta la galassia, amici, parenti – e sforzandosi di non pensare a che cosa fossero loro due, adesso insieme.

Si erano desiderati così tanto, con così tanta intensità, che adesso che erano finalmente insieme si sentivano, a volte, a disagio. Non sapevano come toccarsi, erano impacciati, sentivano di aver bisogno ognuno dei propri spazi eppure, al tempo stesso, di non riuscire a concepire la separazione, non adesso che erano riusciti ad ottenerla.

Ogni tanto entrambi sentivano i richiami di chi avevano abbandonato, soprattutto Rey li sentiva, ma li ignoravano e continuavano quella loro vita umile e solitaria cercando ogni giorno il loro punto di equilibrio.


A Kylo Ren meditare piaceva, se possibile, meno di quanto piacesse a Rey.
La ragazza aveva, a differenza di lui, una capacità di mettere da parte quello che voleva per quello che doveva e questo significava meditare anche quando, magari, avrebbe avuto solo voglia di saggiare la consistenza delle labbra di Kylo.
Ovviamente, quanto costasse loro sforzo di darsi tempo entrambi lo sapevano, ma mentre lui scalpitava, lei respirava, accantonava la fretta – che non era mai stata una buona consigliera neanche ai tempi di Jakku, quando per la fame si gettava nelle astronavi abbattute e poi, quando ne usciva carica di rottami, veniva derubata dai rottamai astuti che l’avevano seguita facendole fare tutto il lavoro sporco – e si rilassava, rimandando i desideri al momento in cui si fossero davvero conosciuti.

“Vorrei provare una meditazione diversa.” Esordì una mattina Rey, durante la colazione che, come ogni giorno, consumavano a bordo del Millennium.

“Mmh…” mugugnò lui in risposta, che ancora non si era abituato all’assenza di silenzio al mattino.

“Vorrei provare una meditazione combinata.” Continuò, noncurante del rifiuto mattutino alle chiacchiere del ragazzo che aveva di fronte. “Uniamo le menti, fondiamole e proviamo a meditare.”

Kylo alzò gli occhi su Rey.

“No.” Disse secco, senza spiegare il perché di quel rifiuto così drastico.

“E perché no?” chiese lei, incrociando le braccia al petto e fissandolo con durezza.

Kylo non vuole spiegarle perché non esiste al mondo che uniscano le loro menti. Vorrebbe che lei capisse che unire le menti vuol dire non avere segreti per l’altro e che ci sono cose che ancora Kylo non si sente pronto a rivelarle.

“Perché no. Non ne discuteremo più.” Decretò lui, tornando a prestare attenzione alla sua misera colazione.

La sentì, senza vederla, alzarsi e, pestando i piedi come una ragazzina capricciosa, andarsene, lasciandolo lì solo e in silenzio.


Rey camminò per molto tempo nel bosco di Batuu, borbottando e digrignando i denti, rendendosi conto di quanto fosse difficile, adesso che erano insieme, vivere con Kylo Ren.

Kylo Ren, prepotente e chiuso, le stava rendendo impossibile la vita ormai da troppo tempo.

“È come un animale ferito, devi solo dargli tempo.”

La voce del suo maestro la colse impreparata, facendola sobbalzare e voltare con la spada laser sguainata.

“Maestro…”

Luke Skywalker la guardava con affetto e con una pace che Rey non gli aveva mai visto indossare.

“Mio nipote ha bisogno di sicurezze e attenzioni e cure. Può essere faticoso, soprattutto se anche tu ha bisogno di certezze e attenzioni, ma lui è ferito più di te, lo sai anche tu. Non vuole ferirti, anche se a volte lo fa. E di certo non vuole rifiutarti, ma cerca di comprenderlo, Rey.”

Rey lo comprendeva, stava per dirlo, quando Luke le fece segno di tacere e di chiudere gli occhi, di meditare, prestare attenzione al mondo circostante e Rey obbedì, chiuse gli occhi, tacque, iniziò a meditare, immergendosi nel flusso costante della Forza.

Inizialmente non sentì altro che la vita del pianeta scorrerle intorno, lenta, costante, con quella vena impetuosa propria di tutto ciò che è selvaggio.
Poi si focalizzò sulle creature viventi: cercò l’onda verde delle prede, quella rossa dei predatori, quella flebile delle creature più piccole e quelle onde simili a quelle che si infrangevano sulle scogliere di Ach-To di chi era più grande.
Poi, improvvisamente, un torrente tumultuoso di forza grezza, non chiara ma neanche interamente scura, si abbatté sulle percezioni di Rey che, colpita, rimase senza fiato.

Nonostante sapesse del suo tormento interiore, nonostante fosse venuta a contatto con la crisi di Kylo Ren, solo in quel momento Rey si rese conto dell’entità di quel caos e di che cosa il ragazzo le avesse tenuto nascosto.
Riaprì gli occhi, sentendosi sciocca e impaurita.

“Devo andare…” sussurrò, più a se stessa che al maestro, tremante.

Correndo, spada laser in mano e codini disfatti che le lasciavano i capelli liberi di amoreggiare con il vento, Rey fece rapidamente ritorno al Falcon.

“Perché non me lo hai detto?!” chiese a Kylo, entrando nella nave come una furia. “Perché non mi spieghi mai niente e mi lasci a impazzire?”

Rey era arrabbiata e Kylo Ren sentiva provenire da lei ondate inarrestabili di forza che, nell’abbondanza di luce, presentava ad ogni ondata un po’ più di oscurità.

Guardandola e lasciando perdere il quadro di componenti elettronici che stava – inutilmente – tentando di riparare, il ragazzo tirò un sospiro e le indicò il pavimento di fronte a sé.

“Perché cerco di proteggerti, sempre, anche se evidentemente non ci riesco mai.” Kylo guardò fuori dal portellone del Falcon. “Perché sono un problema che nessuno può risolvere, neanche tu.” Poi rivolse lo sguardo nero su di lei che ricambiò, intimidita. “Se ti avessi concesso la meditazione condivisa…


“Avresti potuto tirarmi giù con te, catturarmi nel vortice del caos che governa la tua forza…” completò lei, sussurrando e capendo un po’ di più perché quel ragazzo fosse da solo.

Il silenzio avvolse il Falcon.
Su Batuu non si muoveva niente, neanche la brezza che era passata in mezzo ai capelli di Rey.
Nessun suono se non quello dei respiri asincroni di Kylo e di Rey che continuavano a fissarsi negli occhi, cercando quella facilità nel parlare, nel dirsi la verità, che aveva caratterizzato le loro chiacchierate interstellari.

Mi dispiace, dovevo capirlo prima.

Non fa niente, non è import-

Lo è, invece. Tu lo sei, per me.

Rey…

Smettila. Risolveremo anche questa cosa. Siamo insieme adesso.

Rey si avvicinò gattonando al ragazzo dall’aria cupa che l’aveva raggiunta in quell’angolo sperduto della galassia.
Gli sfiorò il naso con il proprio e poi, chiusi gli occhi, gli diede un lungo e intenso bacio sulle labbra saporose di polvere, di cenere e di casa.
Rey non si stupì: in fondo, lo aveva sempre saputo che era lui la sua casa.
   
 
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