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Autore: Spensieratezza    03/03/2020    3 recensioni
Dean è innamorato di Benny, ma poi arriva la tempesta Sam a sconvolgere tutte le carte.
Questa è una storia in cui niente è come sembra, in cui tutti i personaggi cambieranno e faranno delle metamorfosi che non ti aspetteresti mai.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Famiglia Harvelle, Famiglia Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Prima stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eterno'
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Avviso: bentornati in questa storia che ho tenuto in sospeso da tanto. Scusate se non mi dilungo ma non sto bene.
Siccome ci sono stati diversi capitoli di flashback e potreste non ricordare dove eravamo rimasti (che non è il capitolo precedente ) dovreste leggere questo capitolo se non ricordate come Dean e Sam si sono trovati in questa situazione.
Ps do il benvenuto a Abby che ha recuperato la storia e ora legge con noi in diretta <333


Cap 49 Le cose rimaste in sospeso
Avviso: per agevolarvi la lettura, ho segnato in corsivo le frasi dei ricordi, in rosa quello che i protagonisti dicono riguardandosi ^^ 
non so se il rosa sia proprio estetico da vedere, magari lo sostituirò con l'azzurro xd
devo vedere.
Comunque sono molto contenta di questo capitolo, spero piaccia anche a voi!






Nei recessi delle coscienze di Sam e Dean



Balthazar portò Sam e Dean da Castiel e Gabriel.
Erano in un magazzino buio, ma le loro grazie bruciavano di qualcosa che sembrava come l’universo, come l’amore.
Le loro ali brillavano. Erano davvero, davvero bellissime.
Perlate e color dell’arcobaleno.
Castiel, Gabriel, ve li ho portati.” Disse Balthazar.
Dean e Sam erano ipnotizzati.

“Ciao.” Disse Castiel facendosi avanti. Aveva degli occhioni blu, mozzafiato, non teneva la mano dell’altro angelo, ma qualcosa gli diceva che erano legati come da un doppio filo.
“Io..e mio fratello..vorremmo parlarvi..ecco..”
“Dean, Sam, lascerete che Castiel e Gabriel tocchino le vostre anime?” gli chiese dolcemente Balthazar.
Sam e Dean retrocessero così tanto che caddero a terra. Erano terrorizzati.

“Non vi preoccupate. Le anime sono preziose, sono le cose più care che avete. Non lo sapete ma vi accarezzate l’anima ogni volta che donate dell’affetto e del calore all’altro, ma un angelo può farlo con la sua grazia, che dovrebbe essere più..speciale. Anche se delicato.” Disse Cas.
“Ci succederà qualcosa?” chiese Sam.
“Se davvero vi siete incontrati prima, dovreste stabilire una connessione emotiva con loro, rivivere gli stessi ricordi.”

“NO. Sam non rivivrà quel momento.” disse Dean, convinto.
“È da tutta la vita che aspetto questo momento, Dean, per favore non portarmelo via.” Lo supplicò il minore.
Dean capiva di cosa stava parlando Sam. Crowley gli aveva cancellato quei ricordi che aveva rivissuto in sogno. (ND: rileggere capitolo Sam e Crowley )
Dean allargò le braccia.
“Come posso negare a questa peste qualcosa?”

Castiel si avvicinò. Il suo sguardo azzurro sembrava perforare le loro stesse anime. Aveva un trench grigio. Curioso.
“Non preoccupatevi. Non farà male.”
E contemporaneamente con Gabriel affondarono le loro mani nel petto dei due fratelli.
Una luce bianca li avvolse. Loro in realtà gridarono. Meno male che non doveva fare male! E poi sparirono!
 
 
 
*

Dean si ritrovò in un corridoio dalle pareti rosse e dal pavimento nero e lucido come quello di un sudario.
C’era un altare e diversi mini pozzi al centro.
“Oh perfetto. Siamo in uno di quei giochi a indovinello dove per passare devi fare la cosa giusta? Oh, che bellezza! Ero una FRANA in quelle cose.” Disse Dean, poi si fermò e disse al nulla. “SE SAM SI FA MALE, VI AMMAZZO TUTTI, ANGELI O NO, AVETE CAPITO?”
Silenzio.

Spero di sì, disse Dean.
Poi si avvicinò alla stanza.
Tirò su il primo secchiello e quasi vomitò.
SANGUE.
Ma cosa diavolo c’entrava il sangue con i loro ricordi?
Forse si riferivano al sangue di demone che Sam aveva in corpo?
Ma poi Dean capì.
No. Era il sangue di Benny!

Nel momento in cui l’ebbe pensato, il vampiro si materializzò nella stanza, appoggiato al muro con le braccia conserte e un sorriso sul volto.
“Ciao Dean, ci rincontriamo.”
“Benny!” a Dean vennero le lacrime agli occhi, fece per andargli incontro, ma Benny puntò un piccolo pugnale contro di lui.
“Benny! Ma che stai facendo, sono io!! Non mi riconosci?”

“Bevi il sangue, Dean.”
“Ma che stai dicendo!”
“Bevi TUTTO il sangue.”
Dean guardò a bocca aperta i secchielli che Benny indicava.
“Tu non sei Benny.” Disse guardandolo con disprezzo.
Benny rise. Una risata che gli fece male. Una risata che gli era tanto mancata.
“Bevi il sangue o ti uccido.” Disse il vampiro.

A Dean venne in mente a quel punto che forse era l’unico modo per uscire da quella porta.
Però appena posò il secchiello alle sue labbra il sangue scompare.
Atterrito, provò a farlo con l’altro.
Ma uno dopo l’altro , tutti i secchielli sparirono.
Benny era ancora là.
“Ancora.” Disse.

Non è colpa mia, i maledetti secchielli svaniscono. Lasciami andare!”
“Ancora.” Disse Benny.
Mi senti, ti sto dicendo che..”
Benny si avvicinò e gli puntò il pugnale alla gola.
“Ti sto dicendo..di provare ancora.”
“Va bene!”
“Va bene!” sorrise Benny.

Dean cercò di pensare lucidamente, poi si accorse dell’altare che era posizionato ancora li.
Sgranò gli occhi.
Non era quello il sangue giusto.
“È il mio sangue che vuoi, Benny? È quello che vuoi? Eccotelo!”
Benny sgranò gli occhi, lo sentì gridare “NOOOOO.” Mentre Dean si faceva una ferita superficiale al braccio e poi cercava di far colare le gocce nei recipienti vuoti.

I recipienti esposero e Benny rise più forte che mai.
“Non so cosa devo fare..Benny aiutami..”
“Non stai usando il pugnale nel modo giusto.”
“Ma qual è il modo giusto??”
“È scaduto il tempo. Adesso morirai!”
Dean era scettico sul fatto che sarebbe morto davvero, Balthazar non l'avrebbe mai invischiato in qualcosa di mortale, ma era difficile appellarsi alla logica quando lotti per rimanere vivo, Benny cercò di colpirlo più volte, alla fine Dean si difese, piantandogli un pugnale nel petto.
Benny crollò su di lui sussurrando.
“Bravo..bravo..”
No! Io non volevo! Non l’ho mai voluto!”
“A…..a volte.abbiamo bisogno di uc..ucidere chi am..amiamo..per salv a—arlo..e pper sal va rci..”

Dean si mise una mano sulla bocca, mentre Benny crollò a terra.
Si alzò e vide un bigliettino d’oro vicino a Benny.
Mi hai salvato, perciò ti salverai. (ND: l'ultima riga delle favole )
Lacrime rigarono le guance di Dean. Salvato?? Ma Benny era in una tomba! Cibo per vermi e quelle stupide parole vuote non l’avrebbero riportato in vita. Che significava tutto questo? E poi che cosa aveva a che fare con Sam, con tutti loro?

Conservò il biglietto e si preparò a uscire dalla porta.
Quando successe, desiderò morire.
 
Un bambino di all’incirca tre anni, con una testa più grossa del corpo, e le orecchie da elfo, era seduto sul pavimento che mangiava qualcosa.
Dean aveva il terrore di scoprire cosa.
“Sam? Sam, sei tu?”
“Yiiiiiiiiiiiiii”

Dean si accorse che doveva essere la carcassa di qualche animale morto e indietreggiò.
D’improvviso tutta la stanza era piena di sangue, anche nei muri.
Sam gli saltò addosso come fosse un cavallo alato e sembrò volerlo colpire, Dean lo spinse via e il bimbo cadde a terra, all’improvviso pianse disperato.
Il suo pianto gli fece venire i brividi.
“Perdonami.” Disse.

Il bambino pianse più forte, Dean lo prese in braccio a sé e lo cullò,
“Cativo...me..sangue…”

“No..no..” disse Dean con gli occhi pieni di lacrime. “Sai una cosa, piccolo? Una cosa che non ti ho mai detto..tu mi ricordi..sì mi ricordi una persona..sai..si chiamava BENNY, anche lui credeva di avere il sangue avvelenato..di esere un mostro..e essere costretto a bere sangue di sconosciuti per restare in vita..credeva che non fosse degno di essere amato per questo..ma non era vero..non è il sangue che abbiamo in corpo a definire chi siamo..a definire il nostro amore..non hai scelto di avere sangue di demone, Sam, così come non hai scelto di avere il mio stesso sangue, ma IO TI AMO LO STESSO, il tuo sangue non mi impedirà di amarti.” Gli disse prendendogli il viso tra le mani.
“Tuuuu amiiii?”
“Sì.”
Gli baciò la fronte e continuò a cullarlo.
Non si accorse nemmeno che Sam era tornato adulto e che ora erano tornati grandi abbracciati sdraiati sul pavimento.

La porta era spalancata.
“Dean. La porta è aperta. Dean!”
“E c’è un biglietto.”
La strada è sgombra… (ND: L'ultima riga delle favole)







Il viale emozionale nei ricordi della Matrioska




“Oroscopo. Farete un lungo viaggio che vi renderà alla fine una persona illuminata.” Leggeva Matt, sul giornale, buttandolo sul tavolo con un ghigno.
“Dovresti dar retta all’astrologia, amico. Non si danno le spalle alle stelle.” Diceva Gellert.
“Le stelle si fanno gli affari loro, Gel. Non gli importa delle vite di noi umani, sulla Terra.”

E sembrava forse un caso, che il suo migliore amico, aveva una sfumatura triste in quello che disse? Ma decise comunque di lasciar perdere.
“Vado a prendere la colazione.” Disse all’improvviso Matt. Si trovavano in un supermercato che fungeva anche da bar.
 
 “Da quando è incinta, è diventata una cosa impossibile. Benny, non intendo cambiare idea!” diceva una voce.

La spalla di Dean si scontrò con quella di Matt mentre si voltò e le sue dita mentre prendevano la tazza del cappuccino, sfiorarono le sue.
I due ragazzi si fissarono per due soli istanti, il blu nel verde, poi il ragazzino andò via imbarazzato.
Dean si limitò a fissarlo per un momento.
“Dean, va tutto bene?”

“Sì…quel ragazzino..è scappato via come se avesse le ali.” Si grattò la testa.
“Probabilmente ha pensato che tu sia uno che va a inseminare in giro povere donne innocenti e bisognose d’affetto.” Ridacchiò Benny.
“Sei fortunato che ho la colazione in mano, se no ti davo uno scappellotto e una spallata.” Disse Dean.

“Mmmm..suona sexy.” disse Benny,andando a tavolino.
“Comunque, che immagine raccapricciante! Brrrr non farlo più.” disse e Benny rise più forte.

“E poi mia madre è tutt’altro che innocente. Povera creatura,”
“Dean! Non fare così, è sempre tua madre, dai.”

“Ci ha reso la vita un inferno in questi mesi. Forse credeva di farmi tenerezza con l’idea del bambino. Invece a me non frega un tubo secco. Insomma, dai, non ho più cinque anni..questa idea del fratellino..”
“Sì?” indagò Benny.
“Mi lascia indifferente.” Scrollò le spalle.
“Mi dispiace davvero tanto, Dean.”
“Cosa? Per lei?”

“No! Per te! Non sei cresciuto nell’amore di una famiglia e non sai cosa si prova ad amarne una.”
“Beh, è un po' difficile sapere cosa sia, quando sei cresciuto con dei genitori che non ti hanno insegnato altro che uccidere i mostri. Sono cresciuto tra violenza e morte. Ma non parliamo di queste cose qui.”
“Dean, c’è..altro..”

Dean sospirò pesantemente.
“Cioè?”
“Beh, Mary, tua madre mi ha chiamato. Vuole parlarci di nuovo.”
Dean ripetè il sospiro.

“A quanto pare il parto è quasi giunto al termine, dice che avverte dei dolori, pensa che..il bambino stia per nascere!”
Rimase a guardare l’espressione di Dean, farsi pallida.

“Possibile che non c’è nessuno che possa occuparsene? Papà?”
“Dice che ha provato a chiamarlo ma non risponde al telefono.”
Dean rimuginò su.

“Dean, stiamo parlando di una cosa importante! Lascia stare i dispetti da bambini.” disse Benny e Dean rimase sorpreso di notare la sua linea dura.

“Benny, non lo so! Papà non ignorerebbe mai le sue chiamate se mia madre davvero..insomma, cazzo, si sono addirittura incontrati, qualche volta per discuterne! Non la ignorerebbe mai davanti a questo, il che mi porta a dire, e se fosse solo una bugia?”
“Non puoi parlare sul serio, non metterebbe mai in mezzo il bambino. Dean, se non vieni con me, ci andrò da solo.”
Dean sbiancò.

“D’accordo, andremo, ma..se ha detto una bugia solo per convincermi ad andare da lei, mi sentirà!”
 
Poco più in là, Matt stava parlando con Gellert, dell’incontro con Dean e Benny, di poco fa.

“Pensi che intenda abbandonare quella povera donna?” chiese Matt.
Gellert rise.
“Ma io che ne so, Matt. Neanche ho sentito!”

“Stava parlando di una donna incinta e ha detto che non intende cambiare idea..forse ha intenzione di farla abortire o..o andarsene. È terribile.”
All’improvviso Dean non ci vide più e sbottò ad alta voce.

“Per tua norma e regola, la donna incinta di cui parlavo non è la MIA DONNA, parlavo di mia madre!! Che da quando è incinta rende la vita impossibile a me e AL MIO RAGAZZO, ragazzino pettegolo e inacidito!”

Un silenzio tombale sovrastò per un attimo il locale, Matt sembrò troppo scioccato per dire una parola e avvampò così forte che sia Benny che Gellert ebbero pietà per lui.
“Okay, il mio amico ha frainteso, ma calmiamoci tutti quanti, ha solo fatto un appunto, non voleva offendere nessuno.”

“Sì, beh, allora il tuo amico dovrebbe aspettare di sentire tutta la versione delle storie prima di giudicare persone che neanche conosce.”
“Dean, adesso basta, andiamocene.”
Dean lo guardò indispettito, ma lo seguì a continuare la colazione in un altro tavolo.

Matt si prese la faccia tra le mani, voleva sprofondare.
“Che vergogna, oh, che vergogna. Voglio morire.

“Ohhh che melodrammatico, sei sempre il solito melodrammatico, patatone mio.” disse Gellert, prendendogli la faccia tra le mani.
La reazione di Matt fu immediata. Avvampò così forte che sentì la faccia bruciare nei punti dove Gellert lo aveva toccato.
“Ma che cosa fai?” si spostò istantaneamente.
“Scusa.” Disse frettoloso Gellert, ma rise ancora, malizioso.

“Tu pensa cosa doveva succedere! Finiamo questa colazione alla svelta e poi andiamocene!” disse Matt, cambiando discorso e senza più guardarlo in faccia.


Castiel e Gabriel assistevano entrambi a quel ricordo.
“Gabe..siamo noi..” disse con lo sguardo luccicoso.
“Sono sicuro che Matt eri TU, la tua goffaggine ti fa sempre fare di quelle figure.” Disse Gabriel.
“Ehi, come ti permetti??”
“E anche il tuo essere moralizzatore è rimasto uguale.” Disse lui sempre più divertito.
“Piantala! Pensa al tuo egocentrismo!”
“ E come hai distolto lo sguardo quando ti ho toccato?”
“Io..non è..non è..”
“Non è come penso?” disse con fare malizioso.

L’immagine cambiò e Cas potè evitare di rispondere.
 
 
Dean nel frattempo stava assistendo tutto da lontano. Aveva sentito il suo sé stesso parlare con Benny e poi con i ragazzi.
Era impressionante riguardare una cosa che avevi fatto, da un’altra prospettiva.
Quanto siamo impazienti e scortesi e poco educati e pazienti con le persone quando siamo di cattivo umore! Quante volte diciamo frasi di cui poi ci pentiamo!
Quante volte pensiamo di non poter perdonare qualcuno per aver capito male o aver detto una frase sbagliata! Ma noi quante volte capiamo male, quante volte diciamo cose imperdonabili e gli altri ci perdonano?
Avrebbe voluto che Sam fosse lì con lui, o anche Benny, per potergli dire queste cose, condividere con lui questo momento, ma Sam non era li con lui. E neanche Benny. Non poteva neanche parlare con lui, chiedergli scusa per averlo dimenticato, non poteva chiedere scusa a Sam per pensarci ancora, adesso, non poteva chiedere scusa a nessuno dei due.
Per Benny non poteva fare più nulla, ma Sam..magari non era lì, perché non era ancora nato, non era il suo ricordo questo.
Ma si sentì comunque solo, e quindi abbracciò sé stesso, immaginando di farlo con suo fratello.
 

*
Erano in un altro ricordo.
Dean riconobbe subito il posto.
Era il bar in cui si erano rifugiati dopo il brutto incontro con Mary, dove aveva minacciato lui e Benny.
Era uno degli ultimi posti in cui era stato con Benny, prima di..non era un bel ricordo per lui.
 
Quello che di certo non si aspettava Matt, era quello di trovarsi davanti i due tizi strambi di quella mattina, nello stesso locale, qualche ora dopo.
Dopo quella disastrosa colazione, Gellert era tornato a casa sua, infatti erano in quella città solo perché Gellert aveva accompagnato Matt ad un colloquio di lavoro come cassiere in un supermarket, poi era tornato a casa, perché aveva impegni, anche se fino all’ultimo aveva insistito affinchè restasse con lui e facessero la strada insieme.

Ora era sera, aveva deciso di fermarsi per almeno un paio di giorni, da sua zia Anna e ora si trovava in quel bar e stranamente aveva rivisto quei due tizi della mattina, sembravano molto sbattuti.

Matt si ricordò di avere un panino extra di uova e bacon. L’aveva tenuto per le emergenze, capitava spesso che aveva cali di pressione, ma quel giorno non aveva molta fame. Pensare a Gellert gli aveva fatto passare l’appetito
.

Castiel e Gabriel stavano rivedendo il giovane Matt, con uno sguardo cupo, guardare il panino con aria indecisa.
“Cas, cosa ci facciamo qui? E perché ci sono di nuovo..LORO?” chiese Gabe stranito.
“Non lo so, Gabe, ma credo fosse logico no? Stiamo ripercorrendo i nostri ricordi, quindi tutte le volte che ci siamo incontrati?”
“Quindi ci siamo incontrati più di una volta? Cazzo, la cosa si fa sempre più strana. Ma io..dove sono?” chiese Gabe.
“Non lo so..ma non mi piace quello sguardo.” Disse Castiel, sentendo una strana espressione addosso come di negatività, come di..tristezza.
“Non è che sono già morto?”
“Gabe non scherzare ti prego, guarda, mi sto alzando..voglio dire, LUI si sta alzando.”

 
Decise che tanto valeva cercare di farsi perdonare.
“Ciao. Uh, ti ricordi di me?”
Dean alzò lo sguardo dal tavolo e il ragazzo rimase a bocca aperta. Il biondo sembrava avere il viso tutto rosso, probabilmente aveva anche pianto e aveva i capelli tutti spettinati.

“Certo che mi ricordo, senti, non è proprio un bel momento, quindi potresti..”
“Volevo solo darti questo!” disse Matt velocemente.
Dean si bloccò e guardò allibito il panino incartato.
“Uova e bacon. Per farmi perdonare di oggi. Io lo mangio sempre quando sono giù..e credo di aver notato che..sia una giornataccia, ecco.”
Dean lo guardò come se fosse un alieno.

 
Castiel e Gabriel rimasero allibiti davanti a quella scena, con la bocca aperta.
“Ottimo espediente, fratello! Con gli uomini funziona così, ti perdonano tutto con del cibo e del buon sesso!” disse Gabe.
Castiel era ancora allibito.


“Oh, è davvero un’idea stupida. Perché mai dovresti volere il panino di uno sconosciuto con cui hai litigato solo stamattina? Perdonami davvero tanto, continuo a fare figuracce e..”
“Va bene!”
“Cosa?”
“Va bene. Grazie. Accetto.” Disse Dean con un sorriso, prendendo il panino.
" È uno dei miei preferiti.” Disse ancora e addentò un grosso morso, facendo un “Mmm” di soddisfazione.
“Senti, mi dispiace davvero, sono mortificato.” Disse Matt sedendosi.
“Va bene, adesso basta, scusarti. Sei abituato a farlo spesso, non è vero? Scusarti, intendo.”
Matt si grattò la testa imbarazzato.
“Sai, la donna di cui parlavamo stamattina..oggi pomeriggio ha fatto una cosa molto brutta..” disse Dean con voce triste.
Matt trattenne il respiro.
“Ha provato a fare del male a me e al mio fidanzato. Voleva ucciderlo.
Matt era a bocca aperta.

 
“Gli uomini fanno cose idiote quando sono spaventati.” Sussurrò Gabriel.
 
“E io non sono riuscito a difenderlo.” Gli occhi tornarono lucidi. “Abbiamo evitato il peggio, ma..non so come avrei fatto se io…se lui..”
Matt si alzò in piedi, come se avesse voluto abbracciarlo, ma si trattenne e si morse il labbro.
 In quel momento Benny, uscì dal bagno.
“Che succede? Ancora tu?” chiese guardando il ragazzo con sospetto.
“Oh, io..non c’entro…io non ho fatto niente!” disse Matt sventolando le mani agitato.
“Dean..” Benny era molto spaventato da vederlo così.

“Scusa, Benny, ho avuto solo un altro momento di sconforto. Adesso mi passa.”
Benny andò subito da lui ad abbracciarlo.
“Stavo solo dicendo a questo ragazzo che donna è quella che lui ha difeso stamattina.” Disse ancora Dean.
“Mi dispiace davvero tanto. Non ho parole per dire quanto sono mortificato.” E poi facendosi coraggio. “Ma se vi ha fatto del male, dovreste denunciare il fatto alla polizia.”
“ È una donna incinta” disse Benny seccato. “Senti ragazzo, senza offesa, non è che non apprezzi la tua preoccupazione, ma tu non c’entri in questa situazione, che è già molto difficile, quindi puoi lasciarci soli?”

“Io..sì, ok..ma..” disse quasi ripensandoci. “Volevo solo dirvi che io..grazie a voi, ho scoperto che..sì, insomma..avete presente il ragazzo che era con me? È il mio migliore amico..e lo so che in questo momento non ve ne può fregar un cazzo di niente e vorrete solo mandarvi al diavolo perché avete problemi più gravi, ma io dovevo dirvi che grazie a voi..io..io ho capito del tutto che lo AMO e…e sono così..terrorizzato ..ho paura di perderlo e..” cominciò a lacrimare. “Oddio, che imbarazzo! Voi avete appena subito una cosa terribile e io vi angustio con i miei problemi superficiali..perdonatemi..adesso me ne vado..” disse asciugandosi gli occhi con la mano.

Benny era troppo basito per replicare, ma Dean si alzò dalla sedia come se avesse il fuoco.
Non sono superficiali!”
Matt si girò guardandolo basito.

Amare qualcuno è la cosa più meravigliosa del mondo, più importante della morte o della perdita e anche della paura della perdita.” Disse avvicinandosi.

“Se ami il tuo migliore amico è una cosa stupenda e dovresti dirglielo.”
“Ma se..se lui non provasse lo stesso? Io lo perderei..”

“Se ti ama veramente, anche solo per amicizia, preferirebbe morire che perderti, e se non è così, non ci avrai perso niente.” Disse Dean.
Grazie.” Disse Matt, uscendo dal locale.

 
La scena divenne nera come se qualcuno avesse chiuso il sipario.
Castiel cadde a terra,mettendosi le mani ai lati del viso, gli occhi divennero lucidi.
Prima che dicesse qualcosa, le parole di Gabriel caddero fuori come pioggia sciolta al sole.
“Adesso ho capito perché sei diventato un angelo, Castiel.” Disse Gabriel. “Trovo straordinari certi cuori umani, in particolare quelli come il tuo, che dicono una cosa cattiva ma poi se ne pentono e poi provano rimorso e chiedono scusa, tutti cadono ma ben pochi chiedono perdono, il momento in cui hai offerto quel panino a quell’uomo..è meraviglioso. Un bellissimo gesto. E quello che hai rivelato..vorrei che fossi io, sai? Vorrei essere io quel ragazzo..”
“Lo sei.” Esalò Castiel.
“Come puoi saperlo per certo?”
 
“Perché lo so! Ho capito che lo amo!” disse Castiel.
“Cas, Cas..” Gabe gli mise una mano sulla spalla.
“Sento i sentimenti di Matt e mi stanno sopraffacendo, Gabe.” disse l'altro, alzandosi.
“Cas, sei sicuro che..”
Cas si alzò e lo guardò in volto.
“Ora SO perché avevo paura di dirti che ti amo, Gabe.” Disse guardandolo negli occhi.
“P-perchè?” Gabe cercava di trattenere le lacrime.
“Perché quando l’ho fatto io..TU sei MORTO.” Rabbrividì per la potenza di qelle parole.
“Che significa che sono morto, Cas?”
“N-non lo so. Non ancora.”
Gabe provò ad abbracciarlo, ma prima che ci riuscì, sparirono nuovamente.
 

 

“Gel, ascolta, dove sei? Ho bisogno di dirti una cosa.”
Dove si trovava? Era in una macchina sul sedile posteriore.
“Gabe? Gabe dove sei?”

“Nei pressi di Lawrence, volevo farti una sorpresa!”
“Cosa?” il suo cuore perse un battito.

Gabe era da solo in una macchina con il tipo riccioluto.
“Cas?” Ma Cas non c’era.


“Qui c’è un negozio tanto carino di abbigliamento che mi piace tanto. E poi pensavo che almeno avremmo potuto stare un po' insieme.”
Gabe avvertì una sensazione strana all’altezza della bocca dello stomaco. Brividi.
“Rischiavi di non trovarmi. Sto per tornare a casa.”
“Cosa? Non avevi deciso di fermarti per un po' da tua zia Anna?”


Cas avvertì brividi. Aveva capito cosa stava per succedere.

“Ho..cambiato idea..” disse Matt esitante. “Sono in strada, tra Avenue Crame e Drabble streat, tu?”
“Ci separeranno una decina di chilometri allora!” disse  Gellert, e Matt se lo figurò a guardare il contachilometri.  Sorrise pervaso dalla tenerezza, ma qualcosa lo turbava. C’era qualcosa di strano nell’aria.

“Ok, aspettami, ci incroceremo a metà strada.”
“NO!! NON ANDARE! FERMATI, INCONTRERAI LA MORTE Lì!, TUTTI E DUE INCONTRERETE LA MORTE!” gridò Gabriel ma il suo sè stesso di una volta, non poteva sentirlo.
“Va bene, senti, Matt..che cosa devi dirmi..?”

“Io..te lo dirò quando ci vediamo.,” disse Matt, ma all’improvviso non era più sicuro di volerglielo dire. Voleva ripensarci. E voleva allo stesso tempo dirgli tutto ADESSO. SUBITO. Che cosa gli stava succedendo? Una strana ansia lo pervase.
Gellert avvertì tutto il suo corpo tremare. La sensazione della morte crescente, ora sapeva, si sapeva che era lui, Gellert, eppure uno strano sentore lo pervase. Il suo amore stava per dirgli che lo amava. E non è forse qualcosa per cui gli umani darebbero anche la loro stessa vita?
 
Stava ancora guidando, il pensiero che Gellert gli stava venendo incontro dal senso opposto, gli donava un senso di rassicurazione e conforto che non sapeva spiegare. Forse poteva anche non rivelargli i suoi sentimenti, forse poteva trovare altre parole. Altre dolcissime tenere parole per spiegare all’amico quanto tenesse a lui, chi dice che esiste solo l’amore carnale?
Si figurava loro due seduti uno di fianco all’altro a disquisire di sentimenti, si figurava se stesso a dire all’amico quanto provasse per lui, avrebbe detto che era amicizia e Gellert l’avrebbe creduto ma non importava, sarebbe stato colmo d’amore solo per questo, non importava che dovessero essere per forza amanti, bastava che lui lo amava, e che sarebbe stato sempre al suo fianco, bastava che lui sapesse che provava dei sentimenti fortissimi per lui e che avrebbe fatto TUTTO per lui, non era necessario che comprendesse l’intensità

Castiel poteva sentire i pensieri del suo sé stesso di una volta, ma non ebbe il cuore di contraddirlo, pensò sentimentalmente che non avrebbero mai fatto quelle cose o forse le avrebbero fatte, un giorno..tanti tanti anni dopo, dopo essere stati brutalmente divisi. La morte non è la fine, non è la fine di ogni cosa..eppure se era così, perché stava piangendo, ora? Non piangeva per loro, si rendeva conto, ma per il ragazzino che era stato, per le sue speranze infrante.
 

Gel, sto arrivando da te..
E non era più lui a pensarlo, erano entrambi, erano un tutt’uno adesso.
 
KA BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM

È strano, quando sta per arrivare la fine, non senti subito il dolore.
Lo senti dopo un po'.
 
Matt cadde fuori dal finestrino aperto, sull’asfalto.
Gocciolava sangue dalla tempia.

Rimase carponi e cercò di fissare lo sguardo dritto davanti a sé.
Era tutto così offuscato.
Non gli sembrava di essere neanche più sulla strada, non riconosceva lo scenario che vedeva.

Il cielo sembrava arancione e il sole una palla infuocata di rosso.
 
L’asfalto.
 
Non vedeva più sè stesso da fuori, ora era DI NUOVO lui, un ragazzino troppo giovane per il peso che si portava dietro, un mortale senza ali, stava rivivendo la sua imminente morte.
Rivivere tutto da capo è ancora peggio di come ti immagini che sia. È un po' come nei sogni ti accorgi che stai sognando e desideri toccare il terreno per sapere che consistenza ha, se il tatto nei sogni è lo stesso della realtà, te lo immagini ma sentirlo è diverso, ti stupisci sempre di quanto sembri reale.
Allo stesso modo rivivere le cose di un tempo, prima che accada pensi di ricordare il dolore, le sensazioni , le emozioni, ma non sarà MAI come riviverle da capo.
RICORDARE di aver vissuto una cosa non è mai come riviverle.
Il dolore, che credevi di aver dimenticato, si riaffaccia e non è mai stato così reale.
Credevi che essere angelo, essere spogliato della possibilità di scegliere, fosse brutto, ma sentire il tuo corpo dilaniato caduto fuori da una macchina distrutta, non si può immaginare il dolore.
Lo stupore dello scenario che hai davanti a te, come allora.
Ti stupisce come allora.
 
Un uomo o almeno credeva che quello fosse un uomo, era cosparso da capo a piedi dalle FIAMME, ne era avvolto totalmente.
No…
sembrava soffrire enormemente ma non per il fuoco che lo divorava, ma per
altro..

strizzò gli occhi, accanto a lui c’erano i demoni, che torturavano una povera donna che si contorceva sull’asfalto.
Lei TENTAVA di proteggere QUALCUNO, qualcuno che stava per raggiungere l’inferno. Sì, i demoni stavano per risospingerlo li dentro e la sagoma bruciante li vicino emetteva rantoli di dolore strazianti.

Oh, ti prego fallo smettere.
 
Come allora!
Solo che ora SAPEVA che l’uomo avvolto dalle fiamme non era davvero un uomo avvolto dalle fiamme, era solo una metafora del dolore che stava provando. Un uomo divorato dalle fiamme. Non c’era nessun demone attorno alla donna, e ora capì che le persone in preda allo shock e ai traumi possono avere anche allucinazioni che li fanno impazzire. Questa consapevolezza riuscì a scacciare le illusioni e il giovane ora aveva le sembianze di un giovane Dean, che gridava, gridava, davanti a sua madre sofferente in preda alle doglie.
 
La sua testa era accasciata sull’asfalto.

Voleva morire per non dover più vedere.
 
Vide anche altro.
E lì desiderò di morire davvero.
Era tutta colpa sua per quello.
 
La macchina di Gellert!
Aveva sfondato il guardrail e aveva preso anche un lampione.
“No!”

Non seppe dove trovò la forza per strisciare fino a lui, ma lo fece.
Riuscì con uno sforzo sovrumano a tirarlo fuori dalla macchina.
“Non morire..oh ti prego non morire..”

 

Nonostante sapesse che erano già morti, non potè evitare di ripetere la stessa frase, forse è questo che fanno le persone, non possono fare a meno di ripetere le stesse cose, gli stessi errori..le stesse frasi all’infinito.
“Cas..anzi, Matt..” disse dolcemente Gabriel accarezzandogli una guancia. “Io e te sappiamo che lo sono già..”
“No..NO..” singhiozzava come un bambino, adesso, la mente era confusa e delirante. Sospirò. “Gabe..io devo..devo dirti..” si aggrappò a lui.
“Non farlo.” Lo fermò.
“Cosa?”
“Lo so già..anzi, forse...l’ho sempre saputo.."
Cas cominciò a lacrimare.
“Non perder tempo..amore mio..qualcuno ha bisogno di te..guardalo..”
Cas si voltò a guardare , l’uomo avvolto dalle fiamme era tornato, forse attirato dalla sua ignoranza e della sua infelicità e cecità.
GUARDA MEGLIO.

Forse era la voce di Dio, lo stava guidando.
“Non lasciarmi solo.” Pregò Gabe,
“Sono con te.” Gli strinse la mano, e Matt/Cas si alzò.

La donna lì aveva bisogno d’aiuto, l’uomo avvolto dalle fiamme non riusciva ad aiutarla.
I demoni erano tornati e non aveva più importanza se fossero reali o no.
Volevano fare del male alla donna.

 
 
Matt credeva di sapere cosa intendevano tutte le persone che sostenevano di possedere una seconda vista.
E Matt, il psicanalista da strapazzo, annuiva, sostenendo di capire cosa intendevano dire.
In realtà aveva creduto davvero di saperlo, ma forse lo capiva davvero soltanto adesso, pensava, quando vedeva le visioni svanire a intermittenza.

L’uomo infuocato, all’improvviso era solo un uomo. Non c’erano fiamme intorno a lui, ma gridava come se fosse avvolto dalle fiamme, era biondo, lo aveva riconosciuto. Ci aveva parlato una volta, lo aveva incoraggiato a dichiararsi a Gellert.
Quel passo era per lui.
E avanzò.

La donna si contorceva assieme ai demoni, lui li spinse via, arrancando e aiutando la donna a proteggere il bambino. Gridò quando lo vide, ma Matt non ci fece caso, capì che la donna non era in sé e probabilmente lo aveva scambiato per uno di loro.
“Voglio solo aiutarti..” biascicò e capì che da sola non ce la faceva a proteggere la creatura, che si era avviluppata dietro di lei quasi fino a confondersi, le faceva male, ma era solo una creatura spaventata.
“Vieni da me.”
Era tutto molto confuso, ma una volontà più grande lo aiutava. Un bambino.
Sì, un bambino.
Aveva capelli castani che gli coprivano la faccia e occhi smeraldi lucenti.

“Aiutalo!! Ti prego!” disse l’uomo, non era più avvolto dalle fiamme, ma sembrava che stava bruciando ugualmente.
“Vieni da me, vieni!”
La donna gridò, il bambino non sembrava volerla lasciare.

“Piccolo. Ascoltami. Io sono qui per proteggerti, devi fidarti di me. Adesso lasciati prendere. Avanti!! Forza!!!” disse quell’ultima parola, più forte, gridando.
E FINALMENTE il bambino gli aveva dato ascolto!!
 
Poi all’improvviso tutto cessò.

Il cielo non era più arancione, il sole non era più una palla di fuoco, i demoni erano spariti e non erano all’inferno, ma sulla Terra, in quell’inferno chiamato Terra.
E il bambino non era ancora un bambino. Ma un neonato.
Teneva un neonato sanguinante tra le braccia e il suo sangue si andava a mischiare con il proprio, imbrattandogli i vestiti.

Avvertiva la presenza di Gellert accanto a lui, fisica. Gli dava forza.
 

POV DEAN
Dean stava rivivendo tutto da capo.
Non aveva idea che sarebbe successo e non era preparato all’idea.
Sapeva solo che si era ritrovato avvolto dalle fiamme, ma poi aveva compreso che era il calore della sua stessa rabbia.
E che era stato avvolto di nuovo dalla paura folle di perdere il suo fratellino.

“Ti ringrazio per avermi dato il cucciolo.” Disse un uomo, che non era un demone, ma lo sembrava, o forse era il contrario. Gli strappò di mano il bambino.
Grida. Della donna e del ragazzo. No. Come aveva fatto a farsi strappare il bambino con quella facilità?


“LASCIALO!!” gridò il ragazzo biondo, incurante della gamba ferita.

L'uomo, posò il bimbo a terra e diede un calcio al povero ragazzo, esso con una forza sovrumana cercò comunque di alzarsi e aggredirlo. Miracolosamente, Matt notò una pistola tra le macerie della casa distrutta. Dentro di sè ricordò che aveva pensato: Un PARTO. Ma Dentro di lui aveva visto e continuava a vedere dei DEMONI. I moribondi vedono sempre male. Prese la pistola, e sparò all'uomo malvagio, quel colpo era per Dean, per quell'uomo che amava un altro uomo e aveva tentato splendidamente di render felice anche lui - Matt. Pensò alla donna, che aveva appena partorito e a quell'uomo che aveva cercato di portargli via il bambino, lui aveva pensato che fossero dei demoni dell'inferno. Aveva capito male, i moribondi capiscono sempre male. 
Sparò un altro colpo, quel colpo era per Mary e per i moribondi che capivano male.

Azazel si girò tenendosi il fianco, con un luccichio pericoloso degli occhi, che sembrava giallo, disse:
“Tornerò.”
 
Il ragazzo si precipitò dal neonato e lo strinse a sé come se fosse un’ancora di salvezza.
Matt ricordò una cosa improvvisa. Da qualche parte ricordò che aveva pensato che Dean non lo aveva neanche ringraziato, che non ti dicono neanche grazie dopo averti slavato.
Ma stavolta straordinariamente, Dean si voltò, stringendo il fagotto urlante e pianse, e lo guardò.
“GRAZIE. GRAZIE.”

Castiel sorrise. Quanto era bella quella voce, o forse era solo la parola. Grazie. Ci aveva messo..
“Ci hai messo anni per dirla, ma meglio tardi che mai.”
Dean sorrise, facendo una risatina imbarazzata.

Castiel non lo guardò più, stava guardando Gabriel al suo fianco, lo sguardo gli sfuggì a Gellert alla macchina e sussultò.
“Non guardarlo. Guarda ME.” gli disse Gabriel.
Cas cercò di dargli ascolto, ma vide il suo sé stesso alzarsi e venire proprio verso di lui, lo attraversò fisicamente come un fantasma, Castiel sussultò alla sensazione e sussultò di nuovo, quando il suo sè stesso si avvicinò alla macchina.
“Cas..”
“Ce l’hai fatta..” sussurrò lui.
“Ce l’abbiamo fatta!” disse Matt, andando da lui e stringendolo tra le braccia.
“Sei stato un eroe…Matt..sono fiero di te..”

Era incredibile come Gellert con quelle ferite pressapoco mortali, fosse ancora vivo, forse era la forza dell’amore? Matt sperò che fosse così.
“SIAMO STATI degli eroi..” precisò Matt.
“Cas..” Gabe non voleva che ascoltasse. Lo baciò e Cas si lasciò cullare da quel bacio.
“Dean..” Sam era tornato adulto, gli accarezzò il viso e Dean lo baciò di impulso.


“Non piangere..ricordi Matt? Ricordi l’oroscopo..?” gli chiese Gellert, accarezzandogli una guancia.
Era la voce dell’altro Gellert, mentre Castiel piangeva, baciando Gabriel.
“Non piangere..” ripetè Gabriel baciandolo ancora.
 
 Farete un lungo viaggio che vi renderà alla fine una persona illuminata.” Leggeva Matt, sul giornale, buttandolo sul tavolo con un ghigno.
“Dovresti dar retta all’astrologia, amico. Non si danno le spalle alle stelle.” Diceva Gellert.
“Le stelle si fanno gli affari loro, Gel. Non gli importa delle vite di noi umani, sulla Terra.”
(citazione dal libro L'enigma del solitario)  

“Non mi hai mai detto cosa pensavi di un ipotetico viaggio..” farfugliò Matt, stringendolo.
“Che sei un egoista, Gel..sai che ti seguo dappertutto, amico mio..” disse Gellert ridendo.
Castiel e Gabriel si baciarono più passionatamente, forse anche per cercare di sovrastare quelle frasi.
Fanculo il tuo cinismo, madre, fanculo quella tua corazza che ti vestivi per ferirmi. Siamo stati degli eroi. Mi hai sentito? Siamo stati degli eroi.
E poi il silenzio.
 
  



Dean divorato dalle fiamme




Dean, Sam, Castiel e Gabriel, tornarono al magazzino buio, abbracciati.
Dean era abbracciato a Sam, i due angeli erano stretti insieme, tutti e quattro erano in lacrime.
“Voi..v-vi ho v-visti. Er-eravate la, t-tu mi h-hai aiut-tato. Ti ho visto. Io ti ho visto. Mi ricordo.” Disse Sam, guardando l’angelo Castiel, poi si immobilizzò, scosso dal pianto.

“Sam, ma che cosa..” disse Dean, sgranando gli occhi.
“Credo che Sam abbia vissuto come tutti noi, il suo punto di vista, e quindi ha rivissuto il momento della sua nascita.” Disse Castiel, emozionato, accarezzandogli una guancia.
Fu un gesto innocente ma che ingelosì Dean, Sam dal canto suo, si ritrasse con un sorriso imbarazzato.
“Piano dongiovanni, non ha più un giorno di vita, eh.” Disse Dean, piazzandosi davanti a lui.

Sam voleva quasi morire dalla vergogna, mentre Castiel rimase un attimo senza fiato, per poi scoppiare a ridere fragorosamente, Gabriel sembrava indeciso se incazzarsi o ridere anche lui, alla fine gli mollò uno scappellotto sulla testa, dicendo: “Non c’è niente da ridere!”
“Scusatemi..scusa, Sam.”
“Ma di che..” si schernì Sam. “Certo, è un po' strano.”
“Maledizione! Non potevi mandare me stavolta, me?? Sono suo fratello, cazzo! Avrei dovuto essere io stavolta. Tu sei un estraneo.” Disse Dean veemente.

“Dean, quello che ho fatto, l’avevo già fatto.” Gli fece notare Castiel.
“Sì, ma stavolta lui aveva la testa di una persona di 23 anni! Cioè era..Sam..” disse Dean facendo una smorfia imbarazzata.
“Non mi importa così tanto, in fondo ero tutto concentrato a rivivere il momento della mai nascita che era abbastanza traumatico, sai.” Disse Sam ironico.
“Sì, ma…Castiel, non l’hai toccato TROPPO, vero?”

Tutti guardavano Dean con ansia, Sam con uno sguardo di supplica.
Alla fine Castiel disse:
“Dovevo farlo nascere. Certo che ho dovuto toccarlo altrimenti come facevo a prenderlo!!”
“CASTIEL, NON SAI PROPRIO COME FARE PER ALLEGGERIRE LA TENSIONE!” sbottò Sam.
“Quindi hai toccato lui nudo, prima di ME.” disse Gabriel. “Ti piace di più lui?” gli chiese un po' infastidito.

“Mi sembra che siete tutti fuori di testa.” Disse il povero Castiel, spettinandosi i capelli esasperato e cercando di fuggire, ma Dean non glielo permise.
“L’hai toccato…li?” chiese Dean imbarazzatissimo ma anche arrabbiato.
“Li dove?”
“DEAAAAN!”
Dean guardò male il povero angelo.

“Ohhhh. Li. Beh, ma che diavolo ne so. Non ci ho fatto caso, era così minuscolo che..bo..non ho sentito niente, lo giuro Sam.” disse Castiel.
Sam si coprì la faccia con le mani.
“Non lo toccherai mai più.” disse Dean con sguardo minaccioso.
“Sono un ANGELO.” Disse Castiel. “Stai per caso accusando un angelo del signore di pseudo pedofilia nei riguardi di un neonato?”

Dean cominciò a tremare e a balbettare, Castiel non era veramente incazzato, si godeva il momento con un sorriso crudele, ma poi Gabe sbottò.
Cancellagli la memoria, subito!”
Castiel alternò lo sguardo tra lui e Sam allibito.
“NON PROVARCI NEMMENO, CASTIEL, se mi fai un altro buco nel cervello, tu avrai un altro buco da qualche altra parte.” Disse Sam, puntandogli la pistola e guardando in basso, Castiel si chiese tra sè e sè, incazzato e anche un po' terrorizzato, come mai fossero tutti così ossessionati da una cosa di dubbia lunghezza che ti spunta in mezzo alle gambe, buona forse solo per scaricare liquidi corporali.
“Stai minacciando un angelo.-“ disse Castiel allibito.
“Non mi interessa! Mi hanno già fatto troppi buchi in testa quei depravati di Crowley e Gadreel!!” strillò lui.

“Condanni un angelo per il peccato di uno e di un demone corrotto?”
“Sam, non capisci che..” si intromise Dean.
Sta zitto., Dean. Hanno giocato tutti con il mio cervello, non permetterò che nessun altro giochi con la mia testa.”

“Va bene, tutta questa storia è molto divertente, ma ora piantiamola, no? Sembra che stiamo recitando uno sketch. Dean, ragiona, perché dovresti essere..uh..geloso di una cosa che è già successa? E perché poi dovresti essere geloso in generale di TUO FRATELLO?” chiese Gabriel.
Dean sembrò sprofondare negli abissi di un mare nero e gelato.
Fece per avere uno svenimento, ma le ali di Castiel si allargarono e gli impedirono la caduta.
“G-grazie..” disse Dean con la testa su quelle morbidissime ali fruscianti bianche perlate, Dean le sfiorò con una mano.

“Calmiamoci tutti e teletrasportiamoci al motel, ok?” chiese Castiel.
 
 
 
*

Quando tutti si furono calmati, Dean si scusò della scenata ridicola che fece e Gabe dovette ammettere che gli aveva dato manforte più per divertirsi che per altro.
“A proposito, cos’avevi detto riguardo al fatto che Castiel dovrebbe conoscere prima te come corpo?” chiese Dean.
“DEAN!”
“Eh dai, Sam, non capita tutti i giorni di mettere a disagio un angelo.” Ridacchiò Dean.
“Noi..uhhh..stiamo insieme.” Disse Gabe, ammettendolo.

Dean e Sam rimasero impressionati.
“Gli angeli possono stare insieme tra di loro?” chiese Sam timidamente.
“Sì..anche se non è..di uso comune, ma possiamo cambiare argomento?” chiese Gabe.
“Ma fate anche..sesso?” chiese Dean.
“DEAN!”
“Hai cominciato tu!”

“Cambiamo argomento.” Sbuffò Castiel.
“Ma io voglio..”
“Dean..”
“Non ancora ma potremmo farlo a breve. Ora vogliamo discutere finalmente di quello che abbiamo vissuto invece di continuare a fare i cazzoni?” disse Gabe allegramente.
Dean sospirò e poi li guardò ancora.

“Mi ricordo di voi, non riesco ancora a credere che eravate quei ragazzi.”
“Quindi era la prima volta che tu e quel ragazzo ci conoscevate? Non sapete proprio chi siamo vero?” chiese Gabe.
Dean li guardò incuriosito.
“Non avete detto che ricordate?”

“Per metà soltanto, ricordiamo solo gli spazi in cui vi abbiamo incontrato, sappiamo che ci amavamo ma ci mancano dei pezzi.” Disse Gabe.
Castiel si volse verso Sam.
“Tu eri con Dean?”
A quel punto Dean e Sam raccontarono dei loro incubi peggiori e mostrò loro i biglietti che aveva trovato.
“Strano che ci fosse Benny nel tuo incubo peggiore, beh, magari ha qualcosa a che fare con il fatto che fa parte del giorno in cui è nato Sam.” disse Cas.

“Sì, credo sia così, ma cambiamo argomento per favore. Dopo che io e Sam ci siamo riuniti, mi sono ritrovato da solo, poi ho continuato a vedervi a tempi alterni, ma voi non c’eravate, solo le vostre versioni più giovani.” Disse Dean.
“Ma poi ci siamo riuniti. Tu Sam dov’eri?” chiese Gabe.

“Ero avvolto in questa specie di sacco amniotico, era tutto appiccicoso, ma potevo respirare, una cosa disgustosa ma allo stesso tempo..quasi confortante. Sapevo che nulla di male mi poteva capitare li sotto. Era caldo.” Disse Sam abbracciando sé stesso.
Gli angeli sorrisero.
“Il ventre materno lo è sempre o quasi.” Disse Cas.

“Ma poi non è stato più così, ho avvertito un pericolo. Un pericolo MORTALE. All’improvviso mi sono sentito come se..come se..fossi morto anch’io.” Disse e una lacrima scivolò dal suo occhio.
“Questo è interessante.” Disse Cas, ma Sam riprese a raccontare. Raccontò di come si sentiva turbato e disperato, a sentirsi strappare via da quell’abbraccio materno.

“Davanti a me vedevo quell'essere, mi ha preso in braccio, mi voleva rapire, poi sei arrivato TU, ed eri..sembravi..UN ANGELO..avevi delle ali proprio come quelle che hai tirato fuori quando hai preso Dean.” Spiegò Sam.
Gli angeli si guardarono con interesse.
“Quando mi ha preso, mi sono sentito confortato,cullato, protetto..” disse Sam e i suoi occhi divennero lucidi.

“Non ero un angelo, non ancora, Sam.” disse Cas. La sua sincerità era come al solito disarmante.
“Non importa..io..”
Lo eri già invece.” Disse Dean stupendo tutti.
Lo guardarono tutti e lui con gli occhi lucidi aggiunse: “L’hai salvato, l’hai protetto, eri già un angelo per me. Non ti sarò mai debitore abbastanza per averlo protetto..per aver fatto ciò che non sono riuscito a fare io..”
“Dean..”

“No! Voi avevate la vostra vita, e io e Benny vi abbiamo infilato in questo turbine..forse se non ci aveste mai incontrati..ne conosciuti..”
“Sarebbe successo lo stesso, Dean, non siete stati voi a metterci su quella strada, non ci avete detto voi di trovarci entrambi davanti casa vostra quando esplose, se era destino che le nostre vite dovessero spezzarsi cosi presto, non avreste potuto fare niente per evitarlo.” Gli fece presente Gabe,
“E so anche che se non fosse successo..forse mio fratello non sarebbe vivo..probabilmente neanche io lo sarei..o so, lo so ma non posso fare a meno di pensare che siete morti perché la nostra casa..e sentirmi in colpa per questo.”

Castiel andò da Dean e lo abbracciò, cercando di infondergli quanto più coraggio e benessere ci voleva.
Ma nel momento in cui cercò di instillargli la sua grazia, ebbe una prepotente visione.
Dean era avvolto dalle fiamme, venivano dal suo corpo ed erano TUTTE attorno a lui.
Si sentì quasi svenire e stavolta Dean doveva reggere LUI.
 

“Cas, Cas, parlami, ti prego.” gli disse Gabe. L'angelo era inginocchiato al suo fianco, Cas era accasciato al pavimento con la testa tra le mani di Dean.
“Il..il fuoco..le FIAMME..” ansimò Castiel.
Dean corrugò gli occhi, non capendo ovviamente.
“Dean..era avvolto dalle fiamme..”
Dean scosse la testa.
“Non sono avvolto dalle fiamme, credo stia delirando.”
“No, invece.” Disse Gabe stralunato e così si mise a spiegare ai due fratelli, che cosa sia lui che Cas avevano visto.

“Non avete pensato di dirmi che avevo l’aspetto di uno che si era appena lanciato una tunica di benzina addosso?” chiese Dean scandalizzato.
“Non credevamo di dover dare peso alle visioni.” Sventolò la mano Gabriel.
“Ma adesso la cosa si fa seria, tutti noi ti abbiamo visto così.” Disse Cas.
“Invece no! io no.” protestò Sam.
“Ma era perché tu dovevi ancora nascere, Sam.” disse Castiel.

“Che cosa vuol dire tutto questo? Morirò in un incendio come..” si mise le mani negli occhi. Non voleva dire quel nome, Non davanti a SAM.
“Dobbiamo indagare, probabilmente se Sam è riuscito a vedere me come un angelo, prima che lo diventassi, queste VISIONI sono come delle specie di PROFEZIE.” Disse Castiel.
Sam aveva cominciato ad agitarsi e a tremare a queste parole.

“Sta calmo, Sam, le profezie possono anche non verificarsi mai, ma occorre prudenza, nel frattempo è meglio che tu, Dean, stia al sicuro da tutto quello che emana calore fiammifero.” Disse Gabe.
“Perché dovreste volerci aiutare?” chiese Dean.
Cas e Gabe guardarono i due fratelli con un sorriso triste.
“Abbiamo condiviso qualcosa insieme, no? Anche se è stato tanto tempo fa..ma ciò non vuol dire che ora siamo come estranei..” disse Cas allungando la mano verso di loro in una specie di stretta invisibile come se facendo cosi potesse legare lui a loro, ma senza prendere le loro mani.

“Vi abbiamo distrutto la vita..e voi invece ci avete salvato..ve ne saremo per sempre grati..” disse Dean.
“Mio fratello ha ragione..e anche io vi sono debitore..” disse Sam.
Cas e Gabe tornarono da loro e li abbracciarono, le loro ali bianche si espansero, avvolgendoli in un profumo di gigli e narcisi.
“Se volete sdebitarvi con noi, c’è in effetti qualcosa che potete fare.” Disse Gabe.
“Cosa??” chiese subito Dean. Cercò di alzare la testa, ma Cas glielo impedì, era un momento loro e volevano che durasse.

“Gabe!! Non chiederemo niente a questi poveri ragazzi!” disse Cas.
“Cercateci! In ogni senso. Cercate le nostre vecchie vite, trovate le tracce che abbiamo seminato nella terra, aiutateci a scoprire chi eravamo.”
Sam lo guardò e poi si illuminò.
“È una grandiosa idea!” disse poi. “Mi piace l’idea di giocare a Sherlock Holmes, finalmente una cosa divertente.”
Cas sembrava dubbioso.

“Credi sia una buona idea forzarci a ricordare?”
“Mio caro fratellino, tutto accade per una ragione, se non fosse stato nel nostro destino, non avremmo ricordato neanche questa parentesi, forse è destino che LORO debbano aiutarci a ritrovare noi stessi.” Disse Gabe.
 


















Note dell'autrice:  sono commossa e faccio fatica a scrivere queste note, spero vi sia piaciuto, mi rendo conto che tante cose sono in sospeso e non temete, con Cas e Gabe non è finita qui, se avete notato, non ricordano tutta la loro vita ancora, ma ci sarà tempo anche x questo :))

non avete idea di quanto è stato difficile scrivere questo capitolo, credevo fosse più semplice nella mia testa, finchè era nella mia testa, mi immaginavo Cas e Gabe congedarsi subito dai fratelli e passare ad altro, non so perchè poi perchè diavolo appena ho cominciato a scrivere, si sono fermati a chiacchierare xd
spero vivamente che abbiate capito la vena ironica della cosa, non è mio assoluto interesse far pensare che Cas abbia potuto metterci della malizia quando ha fatto nascere Sam, e non è assolutamente così LOL, spero che nessuno abbia trovato la cosa sgradevole xd era solo la gelosia di Dean pensando al fatto che Sam ha rivissuto la cosa ma con la mente da adulto e nella sa testa è geloso che Cas gli ha messo "le mani addosso" diciamo xd ma è stata una cosa sciocca, anche perchè non è stato altro che rivivere il passato e senza malizia assolutamente Sam era un neonato!! xd infatti era una cosa irrazionale di Dean, infatti poi si è anche scusato xd

Voi cosa ne pensate di questo? Io all'inizio devo dire che avrei voluto cancellare questa cosa della assurda gelosia di Dean, perchè mi sembrava troppo demenziale e temevo che la profondità del capitolo ne risentisse xd ma non potevo farne a meno, cioè mi sembrava di non essere neanche io a scrivere, più cercavo di fermarmi e cancellare, e più scrivevo xd non riuscivo a fermarmi xd

Vabbè parliamo del fatto della visione di Dean. Anche qui il capitolo si è scritto da solo, avete capito a cosa si riferisce? Se non l'avete capito, ve lo dico io LOL a Dean che andrà all'inferno LOL
ed è stato sempre così, cioè anche dalla prima volta che ho scritto la scena xd solo che non avevo progettato che loro investigassero sulla visioni xs ma ance stavolta i personaggi hanno fatto come hanno voluto xd

Ora dovremmo aver finito con le cose difficili e dovrei riuscire ad aggiornare con più regolarità xd 
 
 MATT E GELLERT: lasciate che li scrivo in verde, perchè li ho bistrattati anche troppo questi poveretti e la mia prima nota colorata merita di essere assegnata a loro xd
almeno questo glielo devo! Se avete fatto caso ancora loro non ricordano tutto, spero non vi deluda la cosa ma a tutto c'è una ragione, credetemi, e restate sintonizzati, nel prossimo capitolo compariranno di nuovo :))
   
 
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