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Autore: Virtual Deliverance    04/03/2020    0 recensioni
Un reboot di Superhuman Samurai Syber Squad, dove Malcolm Frink è il personaggio principale e Sam Collins non esiste. E' ambientato in un momento del tempo tra gli anni 90 e il prossimo futuro, in un universo alternativo in cui la tecnologia informatica si è evoluta in modo diverso dal nostro. Tutti gli anacronismi e le differenze dal telefilm originale sono intenzionali.
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Era la notte di Capodanno, e Malcolm stava sperimentando con gli strumenti di modding per Syndicate Revolutions. Nascosto tra i dati, aveva trovato un teaser segreto per l'episodio successivo (apparentemente, in uscita meno di un anno dopo) che lo portò a chiedersi quali altre novità avrebbe portato il nuovo anno. Pochi giorni dopo, ricevette una gustosa anticipazione.
L'annuncio sul sito della Commodore era scritto col preciso scopo di creare clamore, anticipando l'arrivo del nuovo computer Amiga 10000 che sarebbe stato rivelato proprio a gennaio al Consumer Electronics Show. Leggere del nuovo processore 68100 a 128 bit e del chipset 5A gli provocò un brivido di eccitazione, e poi, guardando il suo Amiga 9000, non poté evitare di provare una sfumatura di malinconia: una macchina che una volta era all'avanguardia stava per essere superata. Ma un altro pensiero lo confortò, mentre guardava la videocamera di suo padre, rimodellata da Kilokahn per digitalizzare la materia. In un modo o nell'altro, avrebbe ottenuto un Amiga 10000.

Quando venne il giorno di tornare a scuola, Malcolm viveva un crescendo di emozioni e dubbi contrastanti. Si presumeva che il preside e la professoressa Stone stessero lavorando a un progetto di informatica per lui. In cosa sarebbe consistito? Quando sarebbero state pronte le specifiche? Lo sarebbero mai state?
Sul piano personale, ora Yoli era al corrente di Kilokahn e del programma Sigma, e assistere a un evento che riteneva impossibile l'aveva lasciata piuttosto scossa. Cosa sarebbe cambiato nelle loro interazioni? E più importante, cosa sarebbe cambiato nella vita di lei?

Per la prima volta, Malcolm non si incamminò direttamente verso la sua classe, ma si fermò di proposito nell'atrio della scuola, aspettando una persona: doveva sapere se Yoli stava bene. E finalmente la vide.
Le si avvicinò, ma il suo "Ciao, come stai?" non provocò la reazione prevista. Invece, Yoli si fermò di botto, rispose con un esitante "Ciao, Malcolm" e iniziò a guardarlo da vicino, camminando intorno a lui, come se stesse esaminando il suo corpo.
"Ti senti mai un po' blu?" aggiunse.

Malcolm non capiva se fosse una battuta o una metafora. "Cosa intendi?" chiese. "Blu nel senso di triste? Blu nel senso di cianotico?"
"Blu come Sigma" rispose lei.
Lui la zittì immediatamente. "Non puoi parlarne qui! E se qualcuno ti sente?"
"Penseranno che parliamo di un programma per computer", disse. "Perché stiamo parlando proprio di questo, giusto?"
"Perché fai così?"
"Sono preoccupata, Malcolm. Se ti dovesse cambiare in qualche modo? Se diventassi... meno te stesso? Più sintetico?"

Lui rise sommessamente. "Quando sono nel dominio digitale, io sono letteralmente sintetico!"
"Dovrei chiamarti Malcolm o Sigma?" insistette lei.
"È qualcosa su cui ho riflettuto. Mi sento sempre me stesso. Sempre Malcolm."
"Sei sicuro che non ci siano cambiamenti che non vedi ancora?"

Malcolm si fermò un momento a pensare. "No. E tu non sei sicura che esista qualsiasi cambiamento."
Yoli aggrottò le sopracciglia.
"Ascolta", continuò lui, "se mi succede qualcosa di brutto, sarai la prima a saperlo, se lo desideri."

La prima lezione della giornata era informatica pratica, quindi, al suono della prima campanella, Malcolm e Yoli si diressero al laboratorio di informatica insieme al resto della classe.

L'insegnante era in piedi accanto alla porta chiusa del laboratorio, in attesa degli studenti. Quando arrivarono, annunciò: "Okay, statemi a sentire."
Tutti gli studenti fissarono lo sguardo su di lei. "C'è stato un furto durante le vacanze", continuò. "Tre computer sono stati rubati e il proiettore è stato danneggiato. Finché il problema non sarà risolto, possiamo fare solo teoria."

Gli studenti iniziarono a brontolare: si sentivano puniti per il comportamento di qualcun altro.
Malcolm intervenne: "Il ladro era un ritardato?"
"Ripeti?" disse la professoressa Stone, visibilmente offesa.
"L'Amiga 7300 è stato discontinuato quattro anni fa", spiegò Malcolm. "Non ha più mercato, specialmente ora che sta per uscire l'Amiga 10000!"
"Sul serio non hai mai sentito parlare di furti di RAM?" disse l'insegnante. "I moduli di RAM mantengono valore più a lungo delle CPU, e prendere un computer intero è più veloce che smontarlo. Adesso entra e siediti!"

Malcolm sentì l'impulso di fare una battuta sarcastica, sostenendo che la situazione fosse un tentativo dell'insegnante di eludere la sua richiesta, ma resistette, ricordando la promessa di comportarsi bene.

In laboratorio erano rimasti solo sei computer, il proiettore era stato portato via e lo schermo di proiezione era stato arrotolato, esponendo la lavagna che c'era dietro.
Appena tutti si furono seduti, la professoressa scrisse la parola "AGENTE" a grandi lettere sulla lavagna. "Oggi parleremo del concetto di agente", ha detto. "Qualcuno lo conosce già? Non guardate ancora il libro di testo."

Malcolm aprì immediatamente il browser sul suo portatile e cercò la stringa "agent in computing" (agente in informatica).
Il primo risultato tecnico fu l'homepage di un'azienda di nome Forte, che vendeva un programma chiamato Agent, utilizzato per leggere e scrivere messaggi nei newsgroup.
Malcolm alzò la mano. "È un newsreader!" esclamò.

L'insegnante si avvicinò a Malcolm e guardò il suo schermo, poi si rivolse alla classe: "Tanto perché lo sappiate, quel programma non contiene alcun agente. Nessun altro?"

Dal retro della classe, Daniel Miller alzò la mano. "È un personaggio di Matrix!"
La maggior parte degli studenti rise, ma l'insegnante sorprese tutti dicendo: "Non ha completamente torto!"

Tutti la guardarono e lei spiegò: "La maggior parte di ciò che vedete in quei film sono giochi di parole che fanno riferimento a sistemi informatici. Nella realtà, un agente è un programma semi-autonomo che agisce per conto del suo utente. Ha uno scopo, ma non ha regole preesistenti, quindi raccoglie informazioni dal suo ambiente. Più informazioni raccoglie, meglio svolge il suo compito.
Un filtro antispam bayesiano è un agente. Quando viene lanciato per la prima volta, non sa cosa fare. Ma in seguito, potrebbe notare che il suo utente elimina sempre i messaggi contenenti la parola 'Viagra'. Dopo un po' potrebbe chiedere: 'Ho notato che elimini sempre questo tipo di messaggi. Vorresti che lo facessi per te?' Se l'utente dice di sì, al suo comportamento viene aggiunta una nuova regola.
Altri agenti possono prevedere il tipo di video che volete guardare nei siti di streaming, o cosa volete acquistare nei siti di e-commerce. Associano vari livelli di probabilità a comportamenti diversi, e più un utente vi interagisce, più sono accurati."

Dopo quel discorso, Malcolm ricordò una discussione con Kilokahn, che spiegava di usare proprio quel metodo per predire le azioni di Malcolm.
In quel preciso istante, la professoressa Stone chiese alla classe: "Che ne pensate? È un esempio di intelligenza artificiale?"

Malcolm avrebbe voluto rispondere "Sì, è ciò che fa un'intelligenza artificiale algoritmica/euristica per prevedere il comportamento del suo utilizzatore." Tuttavia era ovvio ciò che l'insegnante voleva sentire, quindi fece un sorriso falso e alzò la mano, pronto a recitare la sua parte.
"No, certo che no" disse.
"Perchè?" lo incitò lei.
"Perché creare un'intelligenza artificiale sarebbe un enorme spreco di tempo e denaro!"
"Bene" disse l'insegnante. "E perché lo sarebbe?"
"Perché lo dice il nostro libro di testo."
"E il libro di testo lo dice perché...?"
"Perché è la verità!" esclamò Malcolm.

Aveva appena applicato la logica circolare dei fondamentalisti cristiani in un contesto scientifico, ma con sua grande delusione, l'insegnante se ne accorse. "Non proprio" disse dandogli un'occhiataccia. E poi, alla classe: "Supponete di poter risolvere un problema in due modi. L'approccio numero uno richiede la creazione di un programma autocosciente che può pensare in maniera autonoma. L'approccio numero due richiede solo un paio di semplici formule. Quale scegliereste?"
Molti studenti risposero "Il numero due!" e la professoressa chiese immediatamente: "Perché?"

Dopo alcuni secondi, Yoli alzò la mano. "È il più semplice", disse.
"Giusto" disse la professoressa Stone. "Ma come fai a saperlo? Immagina di leggere il codice sorgente di due programmi. Qual è il più semplice?"
Questa volta fu Malcolm ad alzare la mano. "Quello con il minor numero di istruzioni!"
L'insegnante inclinò la testa. "La risposta è accettabile. La lunghezza del programma più piccolo che produce un determinato output si chiama complessità di Kolmogorov, e un agente vi si avvicinerà sempre e comunque più di un'intelligenza artificiale."

A differenza di quanto Malcolm aveva sperato, il resto della lezione non continuò con una spiegazione su come scrivere un semplice agente. Invece, fu una vaga dissertazione su come chiunque acceda a Internet venga schedato dagli agenti, che lo voglia o no. Concetti pomposi che non aumentavano la sua capacità di scrivere codice, come al solito.

Successivamente ci fu una lezione di elettronica della professoressa Paula Koch, che iniziò con un'introduzione ai condensatori. Questo, essendo un concetto di fisica, riuscì a farlo ragionevolmente bene; tuttavia, al momento di collegare quelle nozioni con il funzionamento di una cella DRAM, si rimise a leggere ad alta voce dal libro di testo.
Per un momento, Malcolm si chiese se comprendere che ogni bit in un blocco di memoria era immagazzinato come carica in un condensatore fosse davvero al di là delle capacità della prof, e quando lei non riuscì a capire che il passaggio "Nessun atomo viene mai aggiunto a un condensatore, quindi si può veramente dire che i bit non hanno peso" era un goffo tentativo del libro di fare dell'umorismo, lui abbassò la fronte sul banco.

Alla fine della lezione, gli studenti si alzarono immediatamente, diretti alla caffetteria per l'intervallo. Mentre camminavano nel corridoio, Yoli si avvicinò a Malcolm e lo fermò.
"Dove finiscono i tuoi atomi quando ti trasformi in Sigma?" gli chiese.
"Senti, non è questo il momento..." iniziò Malcolm, ma lei lo interruppe, le mani sui fianchi. "No, Malcolm Frink, questo è proprio il momento. Hai sentito la prof, nessun atomo viene mai aggiunto a un condensatore, quindi non entrano nel tuo computer, nè in quello di chiunque altro. Dove vanno?"

Lui esitò, quindi Yoli lo esortò. "Lo sai, almeno?"

Malcolm fece un respiro profondo. "Kilokahn dice sempre di dirgli l'effetto che si vuole ottenere, non i mezzi per raggiungerlo..." iniziò.
"Dove?" Yoli lo interruppe di nuovo. Stava iniziando a gridare.
"Ci sto arrivando, lasciami spiegare!" esclamò lui. "Ho scritto le specifiche parlando di digitalizzare la materia ed entrare nel dominio digitale, ma so che rimodella la realtà manipolando l'iperspazio. Quindi, riguardo a dove finiscono i miei atomi, direi... probabilmente nell'iperspazio."

"Aha" disse Yoli. "Ecco la domanda da un milione di dollari. Se Sigma è nel mondo del computer, ma i tuoi atomi sono nell'ipermondo..."
"Iperspazio" Malcolm la corresse di riflesso.
"Stessa cosa" continuò lei. "Tu sei in un luogo e Sigma è in un altro. Come puoi dire di essere ancora te stesso quando Sigma se ne va in giro, parlando con la tua voce? Come fai a ricordare di essere Sigma? Come fa Sigma a ricordare di essere te?"

Malcolm ripensò a ogni volta che entrava nel dominio digitale. Per quanto ne sapeva, non c'era discontinuità in ciò che riusciva a ricordare, nessuna sensazione di tempo mancante, e la sua intera memoria era conservata.
"Un'ipotesi plausibile", iniziò, "è che ci sia una sorta di canale, o wormhole, che collega la mia mente nell'iperspazio al programma Sigma nel dominio digitale. Qualsiasi movimento decida di fare, viene trasmesso al modello poligonale del programma Sigma. Tutto ciò che vede o percepisce lui, viene trasmesso al mio cervello."

Yoli non era convinta. "E se non fosse questa la spiegazione?" disse. "E se... e se Sigma fosse un agente?"

Seguirono alcuni secondi di silenzio. E poi Malcolm emise un "COME?!" in tono scioccato.

"Un Iper Agente, se preferisci", continuò lei. "Che si attiva ogni volta che vieni trasportato nell'iperspazio. A quel punto, potresti anche essere in stato di incoscienza, o morto, o addirittura non esistere, ma questo non importa! Sigma, l'Iper Agente, agisce da solo per conto del suo utente: tu. Raccoglie tutti i dati che Kilokahn gli fornisce e fa tutto ciò che Kilokahn crede che faresti. Alla fine, ti riporta nel mondo reale e aggiorna la tua memoria con tutto ciò che ha fatto, così puoi sederti alla tua scrivania e rilassarti, totalmente convinto di aver fatto quello che invece ha fatto Sigma."

Questo era un punto di vista che Malcolm non aveva mai considerato. Turbato, vi rifletté per un po', fino a quando ricordò di aver letto un'argomentazione simile del filosofo David Chalmers, sulla natura della coscienza, che derivava dalla credenza religiosa in un'anima.
Conoscere i controargomenti che la riducevano a un'idea che si confuta da sola lo confortò, quindi, con un sorriso, disse: "Questa è l'ipotesi dello zombi filosofico. I fisici la ripudiano perché non c'è differenza tra una persona reale e..."

Yoli lo interruppe. "Malcolm, non mi importa degli zombi. Mi importa di te! E c'è un'enorme differenza. Se Sigma è un agente, ogni volta che lo usi finisci per avere pensieri che non sono tuoi! Sono solo come ti vede Kilokahn! Ogni volta che lo usi, diventi meno simile a te stesso e più simile a Kilokahn! Per favore, Malcolm, prometti che non lo userai mai più!"

Malcolm si allontanò da lei. "Okay, chiariamo una cosa. Il vecchio cartone animato dei Watchmen è una cosa, la vita reale è un'altra. Quindi, se vuoi che ti ascolti, non trattare il programma Sigma come una metafora della droga."
Lei fece una faccia confusa. "Non ci avevo nemmeno pensato! Ma nessuno ha mai fatto quello che fai tu, e può essere pericoloso!"

Malcolm sospirò. "E' ovvio che non posso essere certo che l'ipotesi... uhm, dell'Iper Agente sia falsa, ma sono certo di questo: mio padre ha scritto Kilokahn in modo che determini la volontà estrapolata coerente del suo utilizzatore. Significa che quando gli ordino di fare qualcosa, non si limita a quello che dico: fa quello che intendo. E l'ipotesi dell'Iper Agente è sicuramente qualcosa che non intendo."

Yoli insistette. "Ti prego, se c'è anche una sola probabilità su cento che sia vera, allora, per la tua sicurezza, devi considerarla una certezza assoluta!"
Ciò non riuscì affatto a impressionare Malcolm, che invece si mise a ridere. "Non dirlo al professor Dawkins, potresti beccarti una F!"

"MALCOLM!" esclamò Yoli, e lui si rese immediatamente conto che forse avrebbe dovuto usare più tatto. Tornò completamente serio e si scusò. "Mi stai chiedendo di rinunciare alla visione di un futuro in cui tutti sono superumani, e onestamente, non posso. Ma c'è un modo per verificare la tua ipotesi: se mai dovessi fare qualcosa di seriamente bizzarro per me, ma naturale per Kilokahn, ciò la convaliderebbe."
"Tipo cosa?" chiese lei.
"Qualcosa come indossare un mantello e ordinare agli altri di inchinarsi a me. O chiamarti ammasso di carne. Lo sai che preferisco analizzare le cose con la logica anziché accontentarmi delle emozioni che causano, ma non ti umilierei mai."

"E... tutto qui?! A volte mi chiedo se hai un computer al posto del cuore!" disse Yoli, mentre la sua voce faceva trasparire un misto di delusione e rabbia.
Malcolm abbassò la testa. "Lo so, non è la risposta che volevi sentire, e chiedo perdono se ti fa stare male. Ma non posso smettere così, senza prove. Il potenziale del programma Sigma è troppo alto. Inoltre, se improvvisamente promettessi di abbandonarlo, dopo tutto quello che ho detto, non mi crederesti. Sbaglio?"
"No" disse piano Yoli. "Ma se avessi la prova che Sigma è davvero un agente, smetteresti di usarlo?"
"Se e solo se" Malcolm annuì. "Perché significherebbe che non sono mai stato superumano."

In quel momento, l'interfono della scuola si attivò. "Lo studente Malcolm Frink è pregato di recarsi all'ufficio del preside."
Quella era l'occasione che Malcolm stava aspettando, il progetto scolastico che lo avrebbe esentato dal frequentare lezioni di informatica così al di sotto del suo livello. Ma in qualche modo, anche quello ora sembrava una bazzecola, rispetto all'orribile possibilità di non aver mai avuto il controllo del programma Sigma.

E poi, all'improvviso, gli sovvenne il piano di riserva che sarebbe dovuto essere ovvio sin dall'inizio. Se l'ipotesi dell'Iper Agente si rivelasse vera, sarebbe semplicemente tornato a disegnare mostri Megavirus.

  
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