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Autore: apollo41    06/03/2020    2 recensioni
A undici anni dalla fine della guerra Draco ha trovato un nuovo equilibrio: è il proprietario di un negozio di successo, vive con la sua migliore amica e si gode l’anonimato che deriva dalla mancanza di una vita sociale. Certo, è consapevole di un vuoto che non sa come riempire, ma lo ignora occupando le giornate in un’inutile battaglia contro il Poltergeist che infesta il magazzino del suo negozio. Basta però che a varcare la soglia di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch sia un vecchio nemico per fargli scoprire che quel vuoto ha in realtà dei contorni ben definiti.
Dal testo:
Draco poteva sentire fisicamente su di sé lo sguardo di Potter, eppure non riuscì a distogliere l’attenzione da quel pezzo della sua famiglia che non avrebbe mai avuto l’opportunità di conoscere a causa degli errori del suo passato. Era così vicino, eppure così distante che Draco poté quasi sentire il suo cuore spezzarsi.
Teddy, nella sua totale ignoranza di chi lui fosse, gli aveva ricordato per la prima volta in molto tempo cosa di preciso avesse perso per colpa della guerra: qualcosa che neppure tutto l’oro del mondo avrebbe mai potuto dargli.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Capitolo 14

 

Through all of the battles that I will fight

 

Come prevedibile, sia Accessori di Prima Qualità per il Quidditch che il suo appartamento divennero zona off-limits per giorni interi a causa delle indagini del Ministero.

Da un lato, la cosa lo rassicurò. Sembrava infatti che questa volta ci fosse un numero maggiore di persone a controllare l’area, seppure il caso fosse ancora affidato alla Squadra Speciale e Cornfoot fosse sempre a capo dell’investigazione.

Dall’altro lato, divenne un grosso inconveniente. I lavori di ristrutturazione del negozio, dopotutto, non sarebbero potuti iniziare finché il Ministero non gli avesse dato il via libera.

Non ci volle molto, quindi, perché a Draco cominciasse a venire un prurito nervoso al solo pensiero del buco sul soffitto che attendeva di essere riparato mentre gli uomini di Cornfoot ciondolavano senza sapere che pesci pigliare.

Con suo grosso disappunto, dovette attendere quasi due settimane anche solo perché consentissero a lui e Saoirse di entrare nelle loro stanze per recuperare le loro cose, e anche quella concessione gli venne permessa soltanto purché accompagnati da un agente della Squadra Speciale.

A detta di Cornfoot, era una misura prevista per la loro sicurezza in caso la struttura del piano superiore avesse ceduto a causa dei danni. Secondo Saoirse, stavano solo cercando un pretesto per ficcanasare, quasi stessero subdolamente indagando su di loro.

Draco non si era preoccupato da quel loro ficcanasare; non c’era davvero nulla di nascosto che potesse incriminarlo per qualsiasi cosa il Ministro avrebbe tanto voluto di sicuro incastrarlo. Ed era comunque troppo occupato a valutare i danni per prestare attenzione a cosa stesse facendo la loro scorta.

Dopo tutto quel tempo senza che nessuno badasse loro, le adorate piante di Draco, già provate dal fumo che le aveva intossicate, erano diventate un caso irrecuperabile e si era visto costretto a gettarle quasi tutte. Il gesto gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca che non aveva nulla a che fare con l’odore acre che ancora permeava nella stanza.

La cosa che aveva rischiato di farlo ricominciare a piangere, tuttavia, era stato Rory. Quando si era voltato verso la cucina e l’aveva visto galleggiare pancia all’aria nella sua boccia di acqua ormai putrida, Draco si era solo chiesto come avrebbe fatto a dirlo a Teddy.

Sapeva che non sarebbe riuscito a mentirgli se gli avesse chiesto del piccolo pesciolino, eppure non aveva neppure il coraggio di dirgli che non era stato in grado di prendersi cura di lui come avrebbe dovuto.

L’unica cosa che gli diede un minimo di sollievo dopo quella visita, fu l’idea che non sarebbe più stato costretto ad attraversare ogni due giorni la collina che separava il cottage di sua zia da quello di Harry per recuperare dei vestiti da prendere in prestito.

Non che non avesse trovato conforto nell’indossare i vestiti di Harry. Si era solo stancato alla svelta di portare maglioni che erano forse due taglie troppo grande per lui.

Vivere ospite in casa Tonks, invece, si era rivelato piacevole, nonostante le orribili premesse che lo avevano obbligato in casa di sua zia.

Andromeda era una donna molto divertente e affettuosa, seppure in certe occasioni sapesse essere pungente e calcolatrice. Gli ricordava molto sua madre, che era forse il motivo per cui da qualche tempo aveva cominciato a desiderare di passare di nuovo più tempo anche con Narcissa.

Si era reso comunque conto ben presto quanto mancasse nella sua vita anche la presenza sarcastica di Saoirse. Da quando vivevano assieme, la sua migliore amica non aveva mai perso occasione di riempire le giornate di Draco con i suoi commenti esilaranti, e ora che non era divisi aveva c’erano un vuoto e un silenzio quasi assordanti sempre pronti a ricordargli la sua assenza.

Dopo l’incendio, infatti, Saoirse si era vista costretta a tornare momentaneamente in Irlanda, dove i suoi genitori l’avevano accolta a braccia aperte.

Draco riceveva ancora sue lettere ogni giorno, e trovava divertente il suo tragico commentario di quanto fosse tremendo essere tornata a vivere in quel posto nel mezzo del nulla.

Non poteva negare di essersi sentito almeno un po’ in colpa nonostante Saoirse avesse tentato di rassicurarlo ripetendogli di non leggere troppo nel suo terribile senso dell’umorismo e che l’unica cosa che le mancasse davvero fosse Draco stesso, non la sua casa o il suo lavoro.
Se possibile, comunque, la cosa che più di tutte aveva reso il suo umore il più tetro possibile in quelle prime settimane fu la mancanza di qualcosa di concreto da fare. Il negozio era chiuso, non era necessaria la sua presenza per le indagini, Harry e Teddy erano occupati a scuola, e Andromeda aveva imparato anni prima come riempire le proprie giornate…

Draco si era sentito ancora una volta come subito dopo la guerra, quando aveva creduto che non sarebbe più riuscito a fare nulla della sua vita. Quella sensazione, familiare e assolutamente indesiderata, lo aveva gettato prima in un nervosismo instancabile e poi nell’assoluto sconforto.

Aveva provato un immenso sollievo quando, alla fine di aprile, Cornfoot gli aveva dato infine la notizia che non c’era più nulla di concreto che potesse fare al negozio e che Draco avrebbe potuto iniziare a occuparsi del rinnovo, se era ciò che desiderava.

Quel giorno stesso Draco si mise in azione.

L’ispezione dell’edificio andò meglio del previsto.

La struttura dello stabile non era stata compromessa, al contrario di quanto aveva temuto. L’appartamento aveva subito danni tutto sommato minori, se si escludeva la facciata rivolta verso la via principale del tutto annerita e l’enorme buco che si affacciava al piano di sotto dove in passato c’era stato il vecchio sofà.

Non era comunque sicuro per lui restare nell’appartamento, e i lavori avrebbero richiesto delle settimane, ma perlomeno i costi non lo avrebbero ridotto sul lastrico né lo avrebbero costretto a strisciare in ginocchio alla Gringott supplicando per ottenere un prestito.

La perdita maggiore riguardava, paradossalmente, la merce nel negozio. Era sicuro, tuttavia, che molta di più avrebbe fatto compagnia alla cenere sparsa ovunque se non fosse stato per il Poltergeist e il suo essere protettivo verso la polvere.

Sembrava infatti che nel tentativo di salvare più polvere possibile, lo spettro avesse spostato parecchie casse e sganciato gran parte degli scaffali, prima di ammucchiare tutto verso il fondo del magazzino, in pratica bloccando le scale subito dopo che Saoirse e Draco erano passati per uscire.

Draco era sicuro che quel gesto gli avesse salvato una grossa quantità di denaro, ma allo stesso tempo si domandò se il Poltergeist non avesse involontariamente inquinato la scena del crimine.

Se doveva essere sincero, ricordava anche un forte rumore e un urlo di donna la notte dell’incendio, oltre che uno scaffale già abbandonato a terra quando lui e Saoirse avevano sceso a fatica le scale.

Forse il Poltergeist aveva salvato molto di più che dei manici di scopa…

Decise che appena possibile avrebbe chiesto a Harry di recuperargli un po’ di polvere da Grimmauld Place o dai sotterranei di Hogwarts. Era sicuro che il Poltergeist avrebbe apprezzato il regalo.

 

*****

La notizia dell’attacco era ovviamente comparsa sul Profeta. Forse anche per colpa della grossa nube nera di fumo che perfino i Babbani avevano notato e menzionato nella loro stampa – seppure con una storia fittizia – non c’era stato modo per loro di ignorare la cosa.

La Gazzetta del Profeta aveva comunque relegato l’articolo a una sola colonna della quinta pagina, in cui a malapena stato menzionato l’incidente di vandalismo di mesi prima. Avevano ovviamente continuato a rifiutarsi di parlare del Marchio Nero che aveva imbrattato le sue pareti, quasi anche solo nominarlo potesse causare di nuovo l’isteria nell’intera comunità magica.

Nonostante avesse previsto la cosa, lo fece comunque arrabbiare.

Saoirse, sempre fedele, s’infuriò a tal punto che più volte si uscì quasi con furia dal camino in casa Tonks. In particolare, quando qualche giorno più tardi un articolo della Skeeter mise in dubbio quanto potesse essere al sicuro Harry ora che frequentava qualcuno come lui, che aveva un passato tutt’altro che pulito, Saoirse era piombata nel salotto di sua zia ancora in pigiama.

Draco sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe pubblicato qualcosa di simile. Se avessero parlato solo in tono positivo della prima relazione seria in anni che Harry sembrava essere a suo agio nel mostrare pubblicamente, prima o poi i giornali avrebbero smesso di vendere.

Nonostante la consapevolezza che sarebbe accaduto, non era certo felice di vedere il suo passato spiattellato nero su bianco, con tanto di foto uscite della sua adolescenza che non aveva idea di quale dei suoi vecchi amici potesse aver fornito alla Skeeter.

Non aveva idea di chi fosse la sua fonte, ma gran parte dell’articolo aveva una serie di verità nascoste in una versione molto romanzata e ricamata di bugie di ciò che era stata effettivamente la sua esperienza a Hogwarts in adolescenza.

Erano in molti che probabilmente sarebbero stati più che ben disposti a umiliarlo in quel modo pur di guadagnare qualche galeone.

Non tutti quelli che avevano avuto genitori Mangiamorte erano stati fortunati come lui, che aveva ottenuto accesso al JUST proprio grazie alla sua stupidità adolescenziale, dopotutto. O come Blaise, che sapeva, dai loro sporadici contatti, avesse intrapreso una carriera di successo come Spezzaincantesimi in America grazie alla neutralità che sua madre aveva sempre ostentato perfino nel bel mezzo della guerra.

Quel primo articolo della Skeeter era stato seguito da altri, che avevano lentamente scavato sempre più a fondo, prima nel suo passato e poi in quello della sua famiglia.

Per la fine di maggio la stampa aveva infine notato come Harry e Draco non avessero più fatto uscite pubbliche dal giorno dell’incendio.

Qualcuno di razionale avrebbe detto che semplicemente fosse una misura pensata per la sicurezza di Draco in seguito all’attentato alla sua vita. Tuttavia il Profeta aveva passato l’incendio, nella sua stupida colonna a pagina cinque, per un semplice atto di vandalismo che era quasi finito in tragedia: nessuno, nella comunità magica, pensava davvero che la sua vita fosse in pericolo.

Anzi, se possibile la stampa aveva provato a insinuare nella mente dei lettori il messaggio opposto.

Al Profeta credevano che il suo passato fosse un ovvio segnale della sua ancora terribile reputazione e imputavano l’incidente a inesistenti attività illegali che gli si dovevano essere ritorte contro, cosa che avrebbe finito per mettere di mezzo anche il loro adorato Salvatore.

Draco avrebbe voluto essere forte abbastanza da smettere di leggere quella spazzatura, tuttavia quelle parole, seppure costellate di bugie, erano come tarli che si cibavano di dubbi che già gli ronzavano nel cervello.

Chi lo minacciava con qui gufi lo aveva avvertito, d’altronde, che avrebbero colpito ciò che amava. Avevano iniziato distruggendo il suo negozio. Come poteva sapere cosa avrebbero colpito in futuro?

Non aiutava che lui e Harry si stessero davvero vedendo molto poco, ed esclusivamente a casa Tonks o nel cottage dall’altro lato della collina, quasi avessero ricominciato a nascondere la loro relazione.

Maggio, con i suoi eventi in memoria della guerra e gli esami alle porte a Hogwarts, stava assorbendo tutto il tempo e le energie di Harry, che a volte aveva a malapena il tempo di passare a salutarlo, prima di essere costretto a scappare per tornare a scuola.

Una vocina nella testa aveva iniziato a suggerirgli che perfino Harry si fosse reso conto di quanto la loro relazione fosse una causa persa.

Attendeva con angoscia che si accorgesse, appena l’anno scolastico fosse finito, che il pericolo con cui conviveva Draco si sarebbe esteso anche a Teddy, e che le parole che si ripetevano sempre di proteggersi a vicenda venissero ritirate per il bene di quel figlioccio che Harry aveva sempre trattato come sangue del suo sangue.

Odiava come quel mantra che gli aveva dato forza e lo aveva incoraggiato a credere nella loro relazione, all’improvviso gli si stesse rivoltando contro.

 

*****

In una delle rare notti in cui erano rimasti entrambi al cottage a dormire, Draco si svegliò urlando, cercando di liberarsi dalla presa di Harry che lo teneva per le spalle, sentendosi ancora intrappolato nell’incubo che lo aveva tormentato.

“Va tutto bene, era solo un sogno,” ripeté Harry. La sua voce, ancora roca a causa del sonno, fu come un caldo abbraccio che lo riportava con gentilezza alla realtà.

Draco crollò di nuovo steso sul materasso.

Era madido di sudore, ma tremava al solo ricordo di ciò che aveva appena sognato. Lo terrorizzava dall’idea di abbassare lo sguardo sulle sue mani e scoprirle ricoperte del sangue di Harry e di Teddy, eppure non riuscì a impedirsi di alzarle per controllare che non fosse così.

Doveva avere la certezza che le sue mani fossero pulite, che non avessero davvero ucciso le due persone a cui teneva di più al mondo.

Osservò per lunghi istanti le sue dita, assicurandosi che non ci fosse una singola goccia di sangue neppure sotto le unghie.

Le sue mani erano pulite, seppure pallide e un po’ sudaticce.

Il fiato gli uscì dai polmoni in un gemito, quasi non si fosse accorto di aver trattenuto il respiro per lunghi istanti, e all’improvviso scoppiò in lacrime, le braccia che ricadevano contro il materasso.

“Sono qui,” mormorò Harry ancora seduto accanto a lui.

Harry continuò a consolarlo a lungo, carezzandogli i capelli per spostarli dal suo viso sudato e dandogli dolci baci sulla fronte. Non gli fece pressioni perché gli parlasse dell’incubo, rimase solo lì, accanto a Draco, ancora una volta la sola roccia a cui potesse aggrapparsi per non annegare.

Quando infine riuscì a calmarsi, si rigirò sul letto e nascose il viso contro la coscia di Harry, che continuò a carezzargli la nuca.

“Pensavo di avervi perso,” borbottò. Non era neppure sicuro che Harry lo avesse sentito all’inizio.

“Ho promesso che ci sarò sempre per te,” gli rispose infine.

Draco sospirò, girandosi di nuovo di schiena per guardare Harry negli occhi nonostante la posizione bizzarra. A Harry non pareva dispiacere stare chinato sopra di lui.

“Io… Nell’incubo era colpa mia.”

Harry gli sorrise con affetto, abbassandosi abbastanza per stampargli un bacio a fior di labbra. “Non potresti mai fare nulla che…” stava dicendo in un tentativo di rassicurarlo, ma Draco lo interruppe.

“Vi uccidevo.”

Cadde il silenzio.

L’espressione di Harry si fece seria, tuttavia non sembrava spaventato. Stava solo ascoltando, gli stava lasciando l’occasione di dirgli esattamente ciò che gli passava per la testa, proprio come aveva sempre fatto.

“Non usavo neppure la magia,” riprese, la sua voce a malapena un sussurro. “C’era sangue ovunque, e tu e Teddy…”

Harry si sporse in avanti e per un attimo Draco si chiese se si sarebbe alzato dal letto e se quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto. Invece Harry si limitò ad afferrargli una mano tra le sue, per poi portarsela alle labbra e baciarne con dolcezza il dorso.

Si mise quindi in ginocchio sul letto e lo guardò dritto negli occhi con lo stesso sguardo determinato che gli aveva visto spesso illuminargli il viso.

“Draco, era un incubo. Lo so che sei spaventato. È colpa di ciò che sta succedendo e di quello che dicono sui giornali,” disse in tono sicuro mentre ancora gli stringeva la mano. “Ma voglio anche che ti ricordi che ho piena fiducia in te. Non mi faresti mai del male e non ne faresti mai a Teddy, non importa ciò che dicono gli altri.”

Draco sospirò. “Morirei piuttosto di vedervi ridotti in quello stato…” fu tutto ciò che riuscì a rispondere, le lacrime che gli salivano agli occhi.

“Lo so.” Harry gli baciò di nuovo il dorso della mano e sembrò quasi una promessa, anche se Draco non era sicuro di che genere di promessa si trattasse.

“Morirei anche se qualcuno vi usasse per arrivare a me…”

Harry gli sorrise, prima di tornare a stendersi accanto a lui per riuscire a stringerlo in un abbraccio.

“Ho detto qualcosa di molto simile a Ron ed Hermione anni fa,” borbottò Harry contro il suo collo. “Era qualcosa che temevo, durante la guerra, e Voldemort ha sfruttato questa paura contro di me molte volte.”

Draco sentì un brivido salirgli lungo la schiena alla menzione di quel nome, ma si limitò a deglutire e a stringere Harry tra le braccia.

“Ci è voluto del tempo, e alla fine tra tutti è stato proprio Piton a farmelo realizzare, ma al mondo ci sono, e ci saranno sempre, persone che non sono disposte a vedermi usato in quel modo. Come io preferirei fare da scudo perché loro non siano in pericolo per me, loro preferirebbero combattere per me mille altre volte perché io non debba sacrificarmi di nuovo.” Si alzò sull’avambraccio sinistro per riuscire a guardare Draco negli occhi. “Ha senso?”

“Suppongo di sì. Non capisco come si applichi alla mia situazione, ma…”

“Draco, te lo ripeterò mille volte e ci crederò ogni volta alla stessa maniera. Sono spaventato quanto te dall’idea di perdere ciò che abbiamo, ma non significa che non farei di tutto per impedire che succeda qualcosa a te o a Teddy. Però è anche vero che sono già arrivato molto vicino alla morte più volte, e se devo essere sincero, non sono un fan dell’esperienza,” fece una pausa in cui sorrise, quasi divertito. “Quindi, farò anche sempre del mio meglio perché neppure voi non dobbiate mai rinunciare a me.”

Per qualche istante Draco boccheggiò colto di sorpresa. Infine strinse Harry a sé ancora più forte e lo baciò come se soltanto con quel gesto fosse in grado di trasmettergli tutto ciò che provava.

Forse Harry capiva davvero, forse stavolta non sarebbe stato un codardo.

Stavolta Harry gli avrebbe prestato il coraggio di cui aveva sempre avuto bisogno per lottare.

Stavolta sarebbe riuscito a trovare un angolo di felicità per se stesso e avrebbe avuto la forza per proteggerlo.

 

*****

Da quella notte le cose sembrarono andare meglio.

Draco era comunque preoccupato per la mancanza di notizie dalla Squadra Speciale, che sembrava non avere neppure un sospettato nella loro lista dei colpevoli, tuttavia sapere con sicurezza che Harry gli sarebbe stato accanto a prescindere fu abbastanza per non fargli perdere del tutto la ragione.

I lavori nel negozio avevano continuato a proseguire e l’appartamento era tecnicamente già stato risistemato abbastanza perché fosse abitabile per la fine della seconda settimana di maggio.

Su richiesta di Draco, comunque, Saoirse rimase in Irlanda dai suoi genitori e lui continuò a essere ospite in casa Tonks. Non pensava, infatti, che fosse una buona idea rientrare in casa sua, almeno non finché il colpevole dei due attacchi al negozio non fosse stato catturato.

Aveva ricevuto una Strillettera da parte di Saoirse per quella decisione, tuttavia le sue lamentele riguardavano solo il dover trovare un altro alloggio a Londra per la riapertura del negozio, quindi Draco non si era davvero preoccupato che l’amica si fosse offesa.

Saoirse lo aveva perdonato alla svelta dopo la generosa offerta di un rimborso completo dell’affitto di qualsiasi posto avesse scelto come residenza sostitutiva.

Le lettere che lo avevano reso davvero felice erano quelle di Teddy, che con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico si erano riempite di piani per l’estate.

Teddy aveva già compilato una lista infinita di attività che voleva lui, Draco e Harry facessero tutti assieme, anche se aveva precisato di voler invitare sia Drew che Angie a passare del tempo con lui al cottage.

Harry, a quella notizia, si era premurato di trovare il modo di far stare altri due letti nella stanza di Teddy, e dalla velocità con cui la camera si era ingrandita, Draco aveva il sospetto che Hermione avesse facilitato il processo – se non preso direttamente le redini del progetto.

Lo aveva stupito, però, quando Andromeda gli aveva comunicato che solo lui e Harry sarebbero andati a recuperare Teddy alla stazione.

Era vero che sua zia in generale non usciva molto spesso, ma li aveva accompagnati alla stazione per la partenza di Teddy e Draco credeva che avrebbe voluto essere presente anche al suo ritorno.

Tuttavia Andromeda aveva soltanto sorriso in modo un po’ criptico e gli aveva detto che avrebbe riabbracciato suo nipote quando sarebbero rientrati, prima di rimettersi ai fornelli per prepararsi una tazza di tè.

Draco aveva passato gran parte della giornata in cui Teddy avrebbe fatto ritorno in uno stato di frenetico eccitamento.

Aveva quasi contato le ore, chiedendosi spesso cosa stesse facendo Teddy in quel preciso momento, tanto che Harry, che si era Smaterializzato nel cottage oltre la collina nel primo pomeriggio, aveva provato invano a calmarlo con un paio di partite a scacchi.

Dopo aver battuto Draco per 3 volte consecutive, Harry aveva deciso che non stava funzionando come avrebbe affatto e lo aveva trascinato a sfogare un po’ di energie in modo più… creativo.

Si distrassero forse con un po’ troppo successo l’uno nelle braccia dell’altro.

Si Smaterializzarono in un vicolo vicino alla stazione di King’s Cross quasi in ritardo.

Il sole era già basso all’orizzonte, e la luce rossa e dorata che illuminava una serie di nuvole dall’aspetto grigiastro preannunciavano pioggia di lì a poche ore.

La folla di adulti in attesa al Binario 9 e ¾ non sembrava preoccupata dalla prospettiva del brutto tempo in arrivo. Erano tutti così intenti a osservare l’angolo da cui di lì a pochi minuti l’Espresso per Hogwarts sarebbe comparso che nessuno prestò loro molta attenzione quando attraversarono il passaggio di corsa con una risata trattenuta.

Si sentiva già, sempre più vicino, il rumore fragoroso della locomotiva, quindi si fecero spazio nella folla alla frenetica ricerca di un posto in cui fossero visibili.

L’arrivo fu come al solito caotico e rumoroso, tra urla di genitori che riabbracciavano i figli e versi di animali che riempivano l’aria delle loro grida quando le gabbie in cui erano contenuti venivano spostate, non sempre con la dovuta delicatezza.

Draco cercò di allungare il collo oltre la folla alla ricerca di Teddy, che aveva promesso avrebbe scelto un colore di capelli sgargiante appositamente per essere più visibile.

Quando Harry gli diede una gomitata e gli indicò una spettinata chioma di capelli verde fluo, scoppiarono quasi entrambi a ridere, prima di farsi strada verso Teddy, che si stava ancora guardando intorno preoccupato, con Drew che lo seguiva.

Appena Teddy li notò, lasciò la presa dalla mano di Drew e corse tra le braccia di Draco, che lo strinse in un abbraccio caloroso.

“Bentornato, Teddy,” mormorò appena si separarono, spettinandogli i capelli.

Drew si avvicinò un po’ incerto e salutò educatamente Harry, che aveva visto l’ultima volta solo poche ore prima a colazione. Porse poi la mano a Draco, che la accettò ben volentieri.

“Stai aspettando qualcuno, Drew?” gli chiese Harry.

Il ragazzino si guardò la punta dei piedi e scrollò le spalle. “Credo di sì? La Preside ha contattato la Direttrice dell’orfanotrofio, ma credo mi aspettino oltre il passaggio.”

Harry gli sorrise in modo amichevole e gli poggiò una mano sulla spalla. “Puoi restare insieme a noi per il momento. Forza ragazzi, recuperiamo i vostri bagagli.”

Ci fu ancora una volta un po’ di confusione mentre cercavano di farsi strada nella calca di genitori e studenti che recuperavano i bagagli dal treno, ma alla fine riuscirono a districarsi dalla folla e a mettersi in coda di fronte al passaggio, in attesa dell’okay del controllore per attraversarlo.

Per qualche ragione, mentre aspettavano Draco si sentì osservato.

Come era accaduto l’ultima volta che erano stati alla stazione, pensò che la sensazione fosse legata soltanto alla presenza di Harry, che di per sé attirava l’attenzione dei curiosi. I capelli ancora verde fluo di Teddy certo non aiutavano a farli confondere nella folla.

Oltre il passaggio, rallentarono e osservarono con attenzione verso Drew, che però non sembrò riconoscere nessuno del personale dell’orfanotrofio ad attenere né alla banchina numero 9, né alla numero 10.

Si avviarono quindi in direzione dell’uscita con molta calma, Teddy che chiacchierava dei risultati degli esami e della vacanza per cui la loro amica Angie era già partita ore prima tramite Passaporta, senza davvero aspettare risposta da parte di nessuno di loro quando passava da un argomento a quello successivo.

Era ovvio che appena Drew gli era sembrato sopraffatto dall’imbarazzo e dall’ansia, Teddy avesse deciso di fare tutto ciò che gli era possibile perché si sentisse di nuovo a suo agio.

Erano ormai vicini all’entrata quando una ragazza sulla ventina quasi si scontrò con loro nella sua foga di abbracciare Drew. Aveva una chioma di capelli castano chiaro un po’ spettinata e un vestito estivo a fiori che si muoveva intorno alle sue caviglie alla tiepida aria del tardo pomeriggio.

“Mi dispiace, davvero, non riuscivo a trovare parcheggio!” esclamò rivolgendosi per la prima volta a Harry e Draco.

Drew sbuffò mentre cercava di liberarsi dalla stretta soffocante. “Sto bene, Rosemary,” disse infine in tono più deciso e finalmente la ragazza lo lasciò andare. “Loro sono Teddy, il signor Malfoy e il Professor Potter.”

“Piacere di conoscervi!” rispose stringendo la mano a tutti con entusiasmo.

Draco ridacchiò. “Possiamo sapere il suo nome?”

“Certo, certo. Rosemary Miller. Lavoro alla Casa.”

“Sembra molto giovane,” borbottò Harry, ora alle spalle di Teddy e Drew quasi con fare protettivo.

Rosemary arrossì appena, ma raddrizzò la schiena, quasi fosse incerta se vergognarsi o essere fiera di ciò che stava per dire. “Ero ospite anch’io. Mi hanno offerto un lavoro appena finiti gli studi.”

Stupendo tutti, Drew si mise di fronte a lei, e li affrontò a testa alta. “Gli altri responsabili sono o troppo cattivi o provano a comprarci con le caramelle. Lei ci vuole bene sul serio!”

A quella dimostrazione di coraggio e affetto, gli occhi di Rosemary quasi si riempirono di lacrime e per un istante la ragazza sembrò pronta a stringerlo in un altro abbraccio.

“Sono felice che ci sia qualcuno come lei a starvi vicino, allora,” disse Harry rivolto a entrambi, guadagnandosi un cenno di assenso da parte di Drew, che aveva ora le gote rosse.

Accettò comunque ben volentieri di prendere per mano Rosemary quando lei gliela offrì.

Proseguirono tutti insieme ancora per un po’ mentre percorrevano il marciapiede subito fuori dalla stazione; infine Teddy salutò Drew con un abbraccio, e si separarono.

Teddy, che per settimane aveva insistito con Harry e Draco perché tornassero a casa non tramite Materializzazione, Passaporta o Metropolvere, ma con l’uso del Nottetempo, aveva iniziato di nuovo a fremere.

Dopo un primo istante di tristezza per essersi lasciato l’amico alle spalle, aveva iniziato quasi a saltellare a ogni passo mentre tutti e tre insieme si infilavano in un vicolo un po’ appartato per chiamare l’infernale mezzo di trasporto che li avrebbe riportati a casa.

Harry e Draco camminavano quasi abbracciati, Teddy di fronte a loro che proseguiva spedito nonostante avesse insistito per trascinare il baule senza il loro aiuto.

Era tutto perfetto e pacifico.

Fu un istante: prima il vicolo era riempito solo dal rumore delle loro risate, poi qualcuno urlò per due volte di seguito l’incantesimo di disarmo.

Né lui né Harry avevano avuto modo di reagire. Si girarono soltanto in tempo per notare una familiare figura dai capelli neri avvolta in un mantello lurido che bloccava loro la strada.

Stringeva nella mano sinistra le bacchette di Harry e Draco, la destra ancora alzata che li teneva sotto tiro.

Alle loro spalle, un tonfo improvviso fece loro sapere che Teddy aveva lasciato la presa sul baule.

Per un attimo Draco sentì il cuore piombargli nello stomaco e si chiese se qualcuno lo avesse attaccato. Imprecò per avergli voltato le spalle, per averlo lasciato del tutto scoperto e senza difese.

Tirò un sospirò di sollievo quando sentì le dita di una delle mani di Teddy aggrapparsi alla sua camicia e fu sicuro di sentire accanto a lui Harry fremere, rincuorato allo stesso modo dal gesto.

Avrebbe voluto girarsi per rassicurare Teddy che lo avrebbero protetto, tuttavia il suo sguardo era troppo occupato a tenere sotto controllo la figura ancora all’erta di fronte a loro.

All’istante la riconobbe come la figura che aveva intravisto al Paiolo mesi prima, eppure c’era qualcosa di più…

Sotto il mantello aperto s’intravedevano abiti da strega in pessime condizioni e i capelli neri erano sudici e appiccicati a un viso smunto e corrucciato in un’espressione di palese odio; il sorriso di pura vittoria, se possibile, era l’unica cosa che se possibile gli fece intuire quasi come una doccia gelata chi avesse di fronte.

“Pansy…” mormorò.

Lei ridacchiò, quasi in modo isterico eppure così familiare che un brivido gli corse lungo la schiena.

Non sapeva perché, ma in quel momento gli ricordò Bellatrix subito dopo l’evasione da Azkaban.

“Oh, pensavo che ti fossi dimenticato di me.”

“Cosa ti è successo?” domandò in tono quasi preoccupato, sperando di calmarla.

Se possibile le parole ebbero quasi l’effetto contrario.

Pansy fece un passo avanti, la sua faccia che si contorceva per l’ira e la presa sulle bacchette di Harry e Draco che si stringeva, quasi volesse spezzarle.

“Potter, ecco cosa è successo! Doveva morire!” La sua voce rimbombò tra le pareti degli edifici che circondavano il vicolo e Draco sperò quasi che qualcuno li sentisse e arrivasse in loro aiuto.

Per qualche ragione, era sicuro che sarebbero morti molto prima se non avessero provato a fare qualcosa. Harry doveva aver pensato la stessa cosa perché gli strinse la mano, come a incoraggiarlo a fermarsi. O forse a continuare a farla parlare.

Non sapeva di preciso quale delle due fosse l’opzione giusta, ma sperava che il suo istinto di creare un diversivo per Harry lo stesse guidando nella direzione corretta.

E sperava soprattutto che Harry avesse già un piano; si fidava che li avrebbe tenuti al sicuro, dopotutto, ma era consapevole che Harry avesse bisogno che facesse anche lui la sua parte per proteggere Teddy. E per assicurarsi che tutti loro ne uscissero vivi, se possibile…

“Ci ha provato, Pansy. L’Oscuro Signore non era abbastanza potente per ucciderlo,” cercò di bluffare, lasciando la presa sulla mano di Harry e facendo mezzo passo in avanti.

“Non è vero!” strillò lei. “Se si fosse fatto uccidere ora non sarei ridotta in miseria!”

Draco si forzò di rivolgerle un’espressione quasi stizzita. “Sei ridotta in questo stato perché sei sempre stata un’oca senza cervello incapace di cogliere opportunità.”

Quelle parole parvero pungerla sul vivo.

Pansy mosse la bacchetta quasi in una frustata e prima che se ne rendesse conto Draco si ritrovò in ginocchio, un profondo taglio che gli solcava il viso e gli faceva colare sangue sulla guancia sinistra.

Draco per un istante ebbe soltanto la forza per ringraziare che gli avesse mancato l’occhio…

Non aveva neppure idea di che maledizione avesse usato, sapeva solo che la guancia continuava a pulsargli e che forse provare a provocarla non era stata la più brillante delle idee.

“Incapace… Eppure il Ministero non ha ancora capito chi è stato a dare alle fiamme il tuo prezioso negozio, vero?” esclamò, prima di scoppiare a ridere. “Se quel dannato Poltergeist non mi avesse interrotto saresti già morto!”

Draco si ripromise di regalare un secondo vaso di polvere al Poltergeist appena possibile, prima di alzare di nuovo lo sguardo verso di lei.

Rimase a terra, nella speranza che l’illusione di avere potere su di lui la distraesse. Sperava anche che qualsiasi cosa Harry stesse cercando di fare la facesse in fretta.

“Credi che m’importi qualcosa di quel lurido negozio?” chiese provando con un altro bluff.

Pansy sorrise in modo malvagio, tutta la sua attenzione finalmente concentrata su di lui.

Se Harry voleva un’occasione per fare qualcosa di drastico, Draco gliel’aveva appena guadagnata.

“Oh, lo so per certo. Tanto quanto lo so che ci tieni a Potter e a quel lurido figlio d’un Mannaro…”

Pansy fece un passo avanti e Draco mantenne gli occhi fissi su di lei mentre fingeva di fremere per il terrore sotto il suo sguardo pieno d’odio.

Si costrinse a ignorare il lieve fruscio che sentì provenire da Harry e Teddy, ora un paio di passi dietro di lui, consapevole che presto tutto sarebbe finito se solo Pansy non si fosse accorta di qualsiasi cosa Harry stesse preparando.

“È meno divertente di quel che pensavo vederti in ginocchio ai miei piedi. Magari liberarmi di te lo sarà di più,” sibilò lei alzando di nuovo la bacchetta.

Draco ebbe a malapena il tempo di pregare che almeno fosse una morte il meno dolorosa possibile, quando un lampo di luce investì il petto di Pansy, che venne spinta un paio di metri indietro prima di crollare a terra in modo scomposto.

Immediatamente Draco si accasciò a sua volta, girando solo il viso verso Harry che teneva tra le dita la bacchetta di Teddy.

“State bene?” chiese loro con voce spezzata.

Harry lo guardava con un misto tra panico e sollievo negli occhi. “Sì, l’unico ferito sei tu,” mormorò controllando la sua faccia per un istante, prima di avvicinarsi a Pansy a passo svelto.

Recuperò tutte le bacchette che ancora teneva in mano e la legò, infine tornò verso di lui e si inginocchiò. Prese il viso di Draco tra le mani, facendo attenzione a non toccargli la ferita sulla guancia che ancora sanguinava, tornando a controllare che la ferita non fosse grave tanto quanto sembrava dalla quantità di sangue che ancora era consapevole stesse perdendo.

“Non dovevi lasciare gli atti di stupidità a me?” gli sussurrò.

Draco accennò un sorriso. “A quando pare tra noi sei tu la cattiva influenza…”

Teddy, alle loro spalle, emise un rumore a metà tra un gemito e un singhiozzo. Entrambi si girarono a guardarlo di scatto, quasi spaventati all’idea che qualcun altro fosse spuntato dal vicolo alle loro spalle.

I capelli ora grigio pallido, Teddy osservava la figura di Pansy immobile sull’asfalto mentre tremava come una foglia, gli occhi lucidi di lacrime.

“Lei… è…?” la domanda rimase incompleta, ma la sua voce era talmente fievole che quasi non lo sentirono.

“Schiantata,” mormorò Harry rassicurante. “Vieni qui, Teddy” aggiunse aprendo le braccia che vennero subito riempite da un ragazzino singhiozzante.

Draco sospirò e si unì all’abbraccio, facendo del suo meglio per non sporcare la maglia di Teddy.

Portò gli occhi al cielo, ora oscurato dalle nuvole, le ultime luci del crepuscolo che scomparivano dietro gli edifici.

Era finita.

Non nel migliore dei modi, era vero, ma almeno non avrebbe più dovuto preoccuparsi di un mostro in attesa dietro l’angolo.

Quando una goccia gli finì nella ferita facendola bruciare, Draco non era sicuro se avesse iniziato a piovere o fossero solo lacrime di sollievo quelle che gli scivolavano lungo le guance.



Note: Non so se lo avevo già detto, ma faccio schifo a scrivere finali/risoluzioni di "misteri", quindi se siete delusi, I'm sorry. Prometto epilogo fluffoso in un paio di giorni. 😊
Nel mentre, colgo l'occasione per lasciarvi di nuovo il link della playlist ispirata alla storia (che a questo punto non è più spoiler). https://spoti.fi/2TH6Oof
Grazie mille già da ora a tutti quelli che hanno letto.
❤️❤️❤️

   
 
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