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Autore: la luna nera    06/03/2020    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il direttore Cowen cercò sulla rubrica telefonica, poi selezionò il numero individuato.
“Signora Stanford, salve! Sono Cowen, come sta?”
“Oh, direttore, che piacere sentirla! Ho ancora i postumi di un brutto raffreddore, ma non posso lamentarmi. Lei?”
“Anch’io non mi posso lamentare, tuttavia se l’ho chiamata, nonostante sia piacevole parlare con lei, intuisce che qualcosa non va.”
“Non mi dica che Mathilde la sta facendo preoccupare più del solito!”
“No, lei oramai è una presenza amica e innocua, sappiamo bene come comportarci nei suoi confronti. Il motivo che mi ha spinto a chiamarla è che questa volta è tornato anche Arthur.”
“Cosa?! Ma ne è sicuro?”
“Sì, nel modo più assoluto. Signora, so che lei è molto impegnata, ma debbo pregarla di trovare il tempo per venire qui prima che qualcuno corra dei rischi.”
“Mhm, capisco. Senta, io adesso mi trovo a Banchory, in Scozia: la Dama Verde del Castello di Crathes ha bisogno di trovare quiete…. Mi dia un paio di giorni, poi sarò da lei. La mia vecchia camera è sempre disponibile?”
“Naturalmente! Grazie infinte e buon lavoro.”
“A presto, direttore.”



Cowen terminò la telefonata, tutelare l’incolumità di studenti e insegnanti, specialmente quelli nuovi, era di fondamentale importanza e Sandra Stanford già in più di un’occasione si era rivelata fondamentale. Si alzò dal suo tavolo, dirigendosi verso il quadro del Duca di Kent, lo spostò ed aprì il vano segreto per sincerarsi che quei documenti fossero ancora lì.
 








“Oh, cavolo! E’ tardissimo!” Charlotte aveva indugiato più del dovuto nell’asciugarsi i capelli dopo una rilassante doccia mattutina. Si vestì in fretta e furia, precipitandosi poi verso la sala prove dove Gary la stava aspettando per studiare e perfezionare Moon River. Percorreva il corridoio come una forsennata, sapeva che un ritardo eccessivo poteva costarle una nota di demerito ed era l’ultima cosa a cui ambiva. Non c’era nessuno in giro, ma proprio un attimo prima di entrare nella sua sala prove, con la coda dell’occhio le parve di scorgere un’ombra biancastra accoccolata presso la porta in fondo all’ambiente, quella che portava all’aula magna, dove suonavano tutti assieme. Si stropicciò gli occhi e di quell’ombra non c’era più traccia.

“Ah, signorina Wittel, giusto in tempo.” Il professor Owen salutò l’allieva ritardataria e la invitò a prendere posto. “Bene, signori, proveremo adesso Moon River assieme a Judy e Charles che ci accompagneranno con oboe e clarinetto, poi decideremo se e come proporre il brano al concerto. Siete pronti?”
Al cenno dell’insegnante i quattro giovani talenti iniziarono a riempire la stanza di armonie di rara eleganza.
“Eccellente, eccellente davvero.” Si complimentò l’uomo. “Adesso proveremo solo con il flauto traverso e pianoforte, poi facciamo una piccola pausa. Uno, due tre!” E di nuovo si ripeté l’incanto della musica.




“Ragazzi, noi andiamo a bere un caffè. Venite?” Judy invitò Gary e Charlotte ad unirsi a lei e Charles, mentre il professore era già sceso in caffetteria.
“Oh, no, ti ringrazio.” Gary declinò l’invito. “Preferisco restare qui a suonare.”
“Tu vieni con noi?”
“Io?” Charlotte era propensa ad accettare. Poi guardò Gary, aveva una faccia piuttosto ombrosa. “Vi ringrazio, ma non mi va ora. Sarà per un’altra volta.” Salutò i compagni con un sorriso e si avvicinò silenziosamente al ragazzo che già stava strimpellando. “Va tutto bene?”
Lui smise all’istante di suonare. “Sì, certo. Perché me lo chiedi?”
“Perché mi sembri piuttosto pensieroso. Sappi che puoi contare su di me se hai bisogno.”
Accennò un lieve sorriso. “Tu da quanti anni studi musica?”
Lei restò meravigliata da quella domanda: che c’entrava con la sua presunta tristezza? “Beh… Avevo più o meno dieci anni di età. Ero ancora una bimbetta con le treccine modello Pippi Calzelunghe! Adoravo la musica e quando finalmente ebbi la possibilità di iniziare a studiarla ero la persona più felice del mondo. Avrei preferito studiare pianoforte, ma non era possibile perciò scelsi il flauto traverso.” Notò un sorriso accennato sulle labbra dell’amico. “Tu invece?”
Sospirò profondamente. “Il pianoforte fa parte di tutti i miei primi ricordi d’infanzia, non so dirti con esattezza a che età ho iniziato a suonare.” Sfiorò un paio di tasti. “Avete… Avete già iniziato le indagini di cui parlava Ethan?”
“No.” La sua risposta fu quasi un sussurro. Era evidente l’interesse di Gary, ma per qualche motivo sembrava volesse starne fuori. “Tu non hai ancora deciso cosa fare?”
Il ragazzo si alzò in piedi e si mise di fronte alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto. E restò muto.
Lei gli si fece vicino. “Ci conosciamo da poco e non riesco a capire cosa ti fa stare così male, vorrei aiutarti ma non so come.”
“Ti ringrazio Charlotte, ma c’è ben poco da fare” Sospirò.” Io sono venuto qui solo e soltanto per suonare e portare alto il nome della mia famiglia.”
“Tutti noi siamo venuti qui per suonare.”
“Già. Tuo padre è un musicista affermato così come tuo nonno? Tua madre è una cantante lirica? Tua sorella sta già debuttando nei più famosi teatri del mondo?”
Restò in silenzio lei questa volta, fissandolo e mettendo in fila ciò che aveva appena udito. “Credo di aver capito cosa intendi.”
“Io non ho avuto possibilità di scegliere, ho dovuto studiare musica. Mi piaceva la pallavolo, ero affascinato da quello sport, ma dovevo passare i pomeriggi fra lezioni di pianoforte e di solfeggio. E poi scuole private ovviamente ad indirizzo musicale, ore ed ore a fare le scale sulla tastiera del piano intervallate dall’oboe, dalla chitarra e dal violoncello. Sai quando ho suonato per la prima volta in pubblico? A quattro anni. E non era la recita di Natale della scuola materna…. Io non ho mai potuto fare nulla di mia scelta, dovevo e devo essere solo il figlio perfetto, il talentuoso Gary Ascott figlio di Bernanrd Ascott, un figlio da esporre come un trofeo ovunque si vada.” Aveva la voce gonfia di rabbia e pronta ad esplodere. “Se per assurdo mi unissi a voi nel dar la caccia ai fantasmi e venissi espulso, non so cosa ne sarebbe di me. Getterei tanta di quella vergogna e tanto di quel disonore sul mio cognome che…bah, non saprei.”
Charlotte era rimasta molto colpita dalle sue parole: leggendo il suo profilo credeva fosse il classico figlio di buona famiglia, viziato, superbo e altezzoso. Invece, conoscendolo, si era rivelato tutt’altro, quasi le faceva pena, lo vedeva come un uccello chiuso in una gabbia il cui compito è solo cantare melodiosamente per deliziare il pubblico. “Per quello che posso, ti aiuterò.” Gli strinse la mano, tentando di infondergli vicinanza e amicizia. “E poi non è detto che ci sbattano fuori se scopriamo dove si nasconde il fantasma!”
“Grazie e ….scusa per lo sfogo.” Abbassò ulteriormente la testa, era sull’orlo del pianto, quella battuta tuttavia era riuscita a smorzare leggermente la tensione.
“Non pensarlo nemmeno. ” Gli sorrise. “Se hai voglia di dare la caccia ai fantasmi, puoi farlo restando in disparte, ti terrò aggiornato sulle eventuali novità senza che tu debba esporti troppo. Poi se una sera hai voglia di testare il livello della tua adrenalina, sarai il benvenuto.”
Sorrise, mentre la rabbia che poco prima lo aveva invaso stava pian piano affievolendosi.
“Dimmi una cosa: ti piace il rock duro?”
“Come?” La domanda lo destò da quella sorta di torpore in cui era caduto.
“Roba coma Back in Black degli ACDC, Fear of the Dark degli Iron Maiden, l’intramontabile Satisfaction dei Rolling Stones? Ti piace?”
“Certo che sì! La mia playlist è piena di rock…. Camuffato da musica leggera naturalmente.”
“Ah, allora il figlio perfetto trova il modo di trasgredire ogni tanto.” Gli diede due leggere gomitate che lui ricambiò con il sorriso.
“Forza, fammi vedere come te la cavi con uno dei mostri sacri. “Cercò sul tablet The wall. “La conosci?”
“Secondo te?” Prese il faluto e al cenno dell’amico iniziò a suonare.








 

L’orologio dell’Accademia batté le cinque del pomeriggio, Emily era nel chiostro del dormitorio in attesa di Sophie, si sarebbero recate nell’antica biblioteca delle monache a caccia di qualcosa di utile per iniziare a far luce sui misteriosi avvenimenti.
“Ciao Em, scusa il ritardo.” Sophie salutò l’amica con un luminoso sorriso. “Andiamo?”
“Certo.” Si avviarono lungo il corridoio adornato di immagini sacre che conduceva alla grande biblioteca. “Tu hai qualche idea? Voglio dire, da dove potremmo iniziare?”
“Abbiamo una data e due lettere, la A e la M.” Arrivarono davanti all’ingresso, aprirono la porta ed entrarono in un ambiente che sembrava fuori dal tempo. Restarono entrambe a bocca aperta per la meraviglia che emergeva da ogni particolare, a partire dal pavimento, realizzato con pietre intarsiate e marmi colorati. I libri erano collocati in scaffali di legno lavorato ed ogni montante recava uno stemma rifinito in oro. Anche la scala che permetteva di accedere alla balaustra superiore era un capolavoro di falegnameria, per non parlare poi dei due impressionanti lampadari in ferro battuto che pendevano dal soffitto, anch’esso meravigliosamente affrescato con un cielo azzurro, nuvole e putti svolazzanti con cascate di fiori. “Mamma mia, non avrei mai immaginato potesse esserci una cosa simile a due passi da me.”
“E guarda i volumi!” Confermò Emily. “Ce ne sono alcuni davvero incredibili. Non mi stupirei se vi trovassimo formule magiche o pozioni…”
Si lasciò sfuggire un sorriso. “Era la biblioteca delle monache, non di Hogwarts.” Risero assieme. “Mi sa che ci siamo lasciate trasportare troppo da Harry Potter.”
“Già. Per certi aspetti questa accademia mi ricorda molto la Scuola di Magia, almeno per come me la sono immaginata leggendo i romanzi.”
“Coraggio, adesso al lavoro!” Sophie si avvicinò ad alcune teche che contenevano testi risalenti al Medio Evo. “Propongo di partire dalla data: cerchiamo qualcosa che ha a che fare con il 1898.”
Le ragazze iniziarono a scartabellare i registri cartacei in cui figuravano tutti i testi presenti nella biblioteca, sarebbe stato più comodo e veloce utilizzare gli archivi informatici, ma di comune accordo, scelsero la via più sicura per non lasciare tracce nei computer della loro ricerca.
“Potremmo controllare nei registri parrocchiali della chiesa, che ne dici?” Propose Emily.
“Che intendi?”
“Mio nonno è appassionato di ricerche genealogiche e spesso si è appoggiato al registro parrocchiale per ricostruire l’albero della nostra famiglia e quello di altri conoscenti. Ha scovato un sacco di cose interessanti, per cui credo possa essere utile dare un’occhiata.”
“Perché no? Hai visto se sono conservati qui?”
“Uhm….sì, ci sono. Partono addirittura dal 1548, probabilmente questa struttura esiste da quel periodo.” Verificò dove poter trovare i registri e finalmente individuò gli scaffali che li ospitavano. “Sono lì, dobbiamo andare su per le scale.”
Le ragazze salirono velocemente e con circospezione, era trascorsa quasi un’ora dal loro ingresso e non dovevano assolutamente farsi scoprire. “Ecco qua: questi vanno dal 1851 al 1900. Ci sono i registri dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali.”
“Io andrei sui battesimi.” Propose Sophie. “Non sarebbe la prima volta che qualche monachella si fa affascinare dal pastore o da qualche galante gentiluomo. Ci va a letto, resta incinta non per opera dello Spirito Santo, ma la sua condizione non le permette di tenere il pargolo, così lo fa battezzare per donargli la Grazia di Dio facendolo passare per trovatello e lo dà in adozione.”
“Il ragionamento non fa una grinza.” Osservò l’altra. “Bene, tu guarda fra i battezzati, io mi faccio i funerali.”
“E i matrimoni? C’erano due iniziali sul monumento, ricordi? Potrebbero essere quelle degli sposi.”
“E’ vero…. Beh, i funerali possono aspettare. Sotto con gli sposi!”
Una volta indossati i guanti, le ragazze presero a consultare i registri parrocchiali su cui scorrevano i nomi dei bambini nati e battezzati nel 1898. Fra le femminucce era di gran moda il nome Victoria, evidente omaggio alla sovrana dell’epoca, così come Mary ed Elizabeth. Per i maschietti i nomi più gettonati erano Albert, come il principe consorte scomparso nel 1861, Edward, George e Arthur.
“Mary e Arthur o Albert: le iniziali potrebbero appartenere a due bambini che sono stati chiamati così.” Osservò Sophie. “Tu hai trovato qualcosa fra i matrimoni di quell’anno?”
“Non si sono sposate molte coppie e comunque nessuna è formata da persone i cui nomi iniziano per A e M.”
“Ok, allora i matrimoni sono scartati.”
Emily ripose il volume dove lo aveva prelevato poco prima e posò la mano su quello dei funerali. “La mortalità infantile era piuttosto alta a fine ‘800, potremmo controllare se il nome di qualcuno dei bambini battezzati si trova pure qui.”
“Da un lato mi auguro di no, però va bene, controlliamo.”
E iniziarono a scorrere tutti i nomi delle persone decedute. “Accidenti, certo che un tempo la speranza di vivere a lungo era un’utopia… Questa ragazza aveva 32 anni, è morta di parto. Ed è morto pure il piccolo… che tristezza.”
“John Blake, eccolo qua. E’ stato battezzato immediatamente dopo la nascita, temevano per la sua vita ed hanno affrettato le cose.” Sophie restò in silenzio, pensando a quel piccolo angelo e alla sua mamma. “Però non è quello che cerchiamo, coraggio Emily.” Entrambe erano enormemente rattristate.
La ragazza dai capelli rossi proseguì, passando in rassegna nomi su nomi. “Guarda questa.” La sua attenzione cadde sulla registrazione di un decesso le cui cause e la data esatta non erano state riportate come per gli altri defunti. “Mathilde”
Sophie osservò in silenzio.
“Non c’è scritto altro, neanche il cognome. Strano.”
“Fammi scattare una foto.” Estrasse il cellulare e catturò l’immagine. “Vedi se c’è qualcos’altro di simile con un nome che inizia per A.”
Emily girò una pagina, controllò e non notò niente di strano. Girò un’ulteriore pagina ma anche lì tutto era regolare.
L’orologio dell’Accademia batté le sei e mezza. “Accidenti, è tardi. Dobbiamo tornare nelle camere e prepararci per la cena. Torneremo domani pomeriggio e…. Cavolo sta entrando qualcuno! Via, via!”
“Aspetta!” Emily la bloccò. “Guarda qui.”
 










 
Buon Venerdì a tutti.

Onestamente ho avuto poco tempo per rivedere il capitolo, non so cosa è uscito fuori e mi scuso per gli eventuali errori. Forse non è gran ché, spero non me ne vogliate ma il periodo che stiamo attraversano non mi sta aiutando ad andare avanti con la storia. Le misure contenitive attuate in tutta Italia hanno mutato gli stili di vita di ognuno di noi e per questo non so dirvi quando riprenderò la pubblicazione, lo farò sicuramente non appena mi sarà possibile e farò del mio meglio per far passare meno tempo possibile.
In questo capitolo ho messo un po’ di carne al fuoco, come l’imminenete arrivo di un nuovo personaggio e un primo tassello del mosaico per quanto riguarda la ricerca dell’identità dei fantasmi che infesterebbero l’Accademia. Più qualcosa sulla vita di Gary.
Grazie a tutti quelli che mi stanno dando fiducia.
Spero di tornare presto.


Un abbraccio

La Luna Nera

 
  
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